APPENDIX 2
 

Il mattino splendeva fulgido sul Regno di Asgard, intarsiando i palazzi e le strade d'oro. Il sole non aveva mai smesso di sorgere, né vi era più stata una notte senza stelle e la natura tutta esplodeva attorno, rigogliosa.

Sul grande balcone del Palazzo Reale, Loki, Re degli Dei, stava in piedi, guardando l'orizzonte con fare assorto, in attesa.

Un vento leggero gli sfiorava il volto, muovendo i suoi capelli e scuotendo appena le sue vesti. I profumi dei fiori, nelle le loro infinite intensità raggiungevano le sue narici, inebriando di piacere la sua mente. L'aria era tiepida e non molto lontano di lì, il grande fiume sotto il ponte scorreva quieto, cullando col suo rumore lo stesso silenzio.

Era uno splendido giorno di primavera su Asgard.

D'un tratto avvertì qualcosa alle sue spalle, il suono di una porta che veniva richiusa, il rumore del metallo che veniva sganciato, dei passi lenti, una folata di vento.

Loki, senza voltarsi, sorrise.

“Sei in ritardo.”
Non ottenne nessuna risposta, se non i passi avvicinarsi ancora di più, fino ad arrestarsi dietro di lui.

“Quanti stavolta?” Continuò il dio “Quanti ne hai salvati? Quante terre conquistate?”

“Molte più di quanto tu creda.”

“Non starai forse, come tuo solito, esagerando?”

“Se non mi credi... guarda tu stesso.”

Il giovane re si voltò e rimase senza fiato.

La pura bellezza si era appena manifestata davanti ai suoi occhi. E lo stava aspettando, avendo aperto le braccia verso di lui in un chiaro invito.

“Se non fosse vero ciò che ti dico, ora tu non mi vedresti così.” Aggiunse l'altro. Ogni suo movimento rintracciava l'angolatura del sole che, posando i suoi raggi sul suo corpo, faceva rilucere ogni sua parte, abbigliata d'oro e di metalli preziosi.

Loki gli si fece vicino, fino ad assestarsi tra le sue braccia.

“Oh ma non sono queste gemme che porti addosso che me ne danno la conferma.” Mormorò, continuando a sondarlo come stregato “E' quel che vedo sul tuo volto e soprattutto nei tuoi occhi.”

“Dimmi cosa vedi.” Gli disse l'altro in un sussurro.

“Vedo un uomo che ha viaggiato a lungo per nuovi mondi, un uomo che ha conosciuto genti e si è fatto conoscere da esse, un uomo che ha sì conquistato terre, ma non più con la forza, non più con la spada. Non c'è stato sangue a scorrere. Vedo un re benevolo che se non fosse tale, non sarebbe tornato qui con questi doni che porta, né con questa luce nello sguardo.”

Al che l'altro gli sfiorò il volto con una carezza e, presagli una mano tra le sue, la baciò.

“Se c'è questa luce nel mio sguardo è perché ora sono nuovamente qui, da te.”
Ma il giovane dio scosse la testa, pur mordendosi le labbra per il brivido di emozione che l'aveva attraversato nell'udire quelle parole.

“Ti hanno amato, Thor, ovunque tu sia stato in tutto questo tempo, ti hanno amato e ti hanno ricompensato con...” lo carezzò a sua volta “questo.” Sorrise “C'è serenità in te e rare volte un guerriero torna a casa con questa luce addosso.”

Il dio del Tuono fece ancora un passo verso di lui e gli prese il volto tra le mani.

“Sono sereno perché ora sono di nuovo qui, con te.” Gli ripeté e, senza concedergli ulteriore tempo per una risposta, lo baciò sulle labbra.

Loki sorrise e, sensuale, gli sfiorò il torace con la punta delle dita.

“Beh, se è come dici allora, dovrai spogliarti di questi ori e di queste gemme che porti addosso e... festeggiare come si deve il tuo ritorno, mio Re!”

Thor lo guardò per un lungo momento con aria complice e, senza aggiungere altro, iniziò a liberarsi lentamente degli abiti preziosi, lasciandoli cadere a terra.

Rimase nudo dinanzi ai suoi occhi.

E preso il giovane per mano, lo condusse con sé verso il grande letto al centro della stanza, anch'esso avvolto da tendaggi chiari e ondeggianti.

Permise a Loki di spogliarsi a sua volta e finalmente quando furono nudi entrambi, s'insinuarono sotto le lenzuola, incastonandosi in un abbraccio.

Il dio del Tuono lo strinse a sé e lo baciò di nuovo, guardandolo come se non avesse visto niente di più bello per troppo tempo.

Il sole filtrava tra la stoffa, imperlando di sfumature i loro corpi perfetti e allacciati insieme.

“Mi sei così mancato...” gli sussurrò, mentre gli occhi blu si velavano di una profonda emozione.

“Qualcuno doveva pur restare a governare Asgard.”

Una carezza. Le dita a passare lentamente tra i suoi capelli neri.

“E come è stato il tuo governo?” Ancora un piccolo bacio “Il popolo ne è rimasto felice?”

“Oh, ne puoi star certo. Con me nessuno si è mai lamentato!” S'interruppe “In effetti, riflettevo... che il Re di Asgard dovrebbe essere soltanto uno e in questo caso io sarei perfet...”

Ma un altro bacio gli rubò anche quelle parole.

“Parli davvero sempre troppo.” Lo zittì Thor.

Il dio del Tuono s'insinuò tra le sue gambe e lo guardò profondamente. I loro cuori avevano preso a battere l'uno contro l'altro ad un ritmo, come al solito, difficile da controllare. Ancora carezze, piccoli baci, senza fretta, in un tempo che scorreva lento e regolare.

Al che Loki, preparandosi per lui, lo guardò un ultimo istante.

“Ricordi cosa si dicono gli uomini in momenti del genere?” Mormorò, stringendolo a sé.

L'altro sorrise.

“Posso forse dimenticarlo?”

“Allora dimmelo, dimmelo ancora, dimmelo per sempre, ogni volta che sarai con me.”

Un bacio. Una carezza. La primavera ad esplodere fuori. Asgard. La pace. La quiete. I loro corpi a unirsi, di nuovo. La loro vita insieme.

Thor lo guardò per un lungo, infinito momento e con l'aria di qualcuno che sta per dire qualcosa d'importante, sussurrò:

“Ti amo, re degli Dei, fratello mio, amico, amante perfetto, mio... amore.”

***