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Autore: shywr1ter    03/03/2019    0 recensioni
Due omicidi, entrambi di ex SEAL, riuniscono due cugini a un continente di distanza.
Crossover tra la prima serie di Dark Angel e NCIS. Ambientato intorno all’anno 2020 nel mondo di Dark Angel. Max/Logan.
ATTENZIONE: questa storia è stata scritta nel 2006.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questa storia può essere trovato qui .
   DISCLAIMER: Sempre lo stesso.
   



   Di anime gemelle e promesse



  SEATTLE, WASHINGTON. 14 febbraio 2020. 2:24 pm.
   
   Settore Nove. Fogle Towers. Garage.
   

   « Cindy! » La reazione di Max nel vedere la sua amica fu un misto di imbarazzo e frustrazione. « Avevi promesso di aspettare… » le ricordò in un ora inutile sussurro.
   « Bambolina, credimi, vorrai esserci quando il tuo ragazzo lo aprirà. » Incorniciata dal finestrino aperto di Logan, Original Cindy ignorò il disagio di Max e sorrise al destinatario della sua consegna. « Ehi, Logan. »
   « Ehi, Cindy. » La sorpresa di Logan si trasformò in un sorriso divertito: Max aveva mandato la sua collega con un regalo per lui. Qualcosa per San Valentino, immaginò. L’idea che Max avesse pensato qualcosa per lui per quel giorno lo scaldava più della sua zuppa di pomodoro.
   « Vuoi firmare, tesoro? » Original Cindy gli stava passando la cartellina; lui la prese, firmò, tirò fuori delle banconote dal posacenere dell’auto e le attaccò alla clip prima di restituire il tutto a Cindy in cambio del pacchetto. Guardando impotente, Max rimase seduta senza sapere cosa fare. Non era un granché, il suo regalo. Non rispetto a tutto quello che aveva fatto lui, rispetto a “tutto ciò che ho è tuo”, come faccio a competere…
   « Grazie » disse Logan alla fattorina.
   « Grazie a te. » Original Cindy sorrise per la generosa mancia che subito mise in tasca; non era una sorpresa, ma era certamente apprezzata. « E grazie per aver usato Jam Pony! » ridacchiò rivolta alla sua coinquilina. « Max, ti copro almeno fino alle tre, così puoi stare ancora un po’ qui. » Si voltò per andarsene.
   « No, aspetta! » Max disse d’istinto. « Non andartene ancora! »
   Cindy si fermò e si voltò verso Logan e Max. « Uh… Max, in tre siamo troppi. » Rivolta poi a Logan, alzando gli occhi al cielo, aggiunse « O almeno dovremmo esserlo. »
   Max si accorse appena della risata di Logan. « Beh, ma hai partecipato anche tu. Hanno partecipato tutti… » Guardò finalmente Logan. « Senti, non è bello da parte mia dirlo. L’ho a stento accennato e tutti si sono buttati ad aiutarmi. Ma non ho nemmeno dovuto provarci a cercare cosa regalare a un tizio che ha tutto. »
   Max era seriamente in apprensione per il regalo, e Logan cercò di calmarla accarezzandole la spalla. « Qualsiasi cosa sia… » guardò Cindy per includerla nelle sue parole, « già vedere tutto questo lavoro di squadra Jam Pony è un bel regalo. » Le sorrise, felice che avesse speso del tempo per lui, indipendentemente da cosa avesse infine scelto. Max preoccupata per San Valentino? Per me? Sarò drogato, si prese in giro divertito. Che anestetico starà usando Sam? Ha come effetto collaterale le allucinazioni. Sarà brutto svegliarmi…
   « Beh, sbrigati! Original Cindy di solito non deve aspettare che i clienti aprano i regali per fare gli occhi dolci alla donna che li ha fatti! » Cindy era decisamente troppo contenta per la lentissima coppietta per rendere la sua lamentela credibile. E sapendo cosa c’era nel pacchetto, voleva davvero restare – voleva vedere la reazione di Logan.
   Logan lasciò andare Max per prendere il pacchetto con entrambe le mani e scuotere la scatolina con gentilezza, come in ascolto; guardò prima Cindy, poi Max che era ancora a disagio. « Andiamo, Max. Onestamente, il solo fatto che tu mi abbia fatto un regalo… »
   « Andiamo, voi due! è San Valentino! E mentre voi due perdete tempo, Original Cindy si sta perdendo le mance. »
   Logan fece spallucce, come arrendendosi a qualcosa che non dipendeva da lui e aprì il pacchetto marrone. Ne tirò fuori una scatola rossa liscia, con un modulo attaccato. Leggendolo, la sua espressione si trasformò dal solito sorriso al crescente stupore.
   « Max… » Riuscì a stento a battere le palpebre prima di tornare a guardare il modulo. « Come hai fatto? è incredibile… »
   Northwest Regional Wheelchair Basketball Tournament, lesse. Modulo ufficiale di iscrizione.
   Lo aveva visto prima, quando Corey lo aveva preso e ne aveva discusso con la squadra. Ma c’era un campo rimasto vuoto e ora finalmente riempito, un campo di cui avevano parlato a lungo.
   Sponsor ufficiale: Jam Pony Messenger Service
   
Logan tornò a guardare Max, gli occhi spalancati per l’incredulità. « Hai convinto Normal a sponsorizzarci? » Per settimane i giocatori si erano aggrappati alla speranza di trovare uno sponsor. Scoraggiati, si erano arresi all’idea che Logan, come membro della squadra, ne diventasse anche lo sponsor e donasse le centinaia di dollari necessari per la quota d’iscrizione e tutte le spese. Erano ua vera squadra, e significava tutto per loro riuscire a trovare un vero sponsor, per quanto fosse generosa l’offerta di Logan. « Max… Come? »
   Lei si strinse nelle spalle imbarazzata, minimizzando la faccenda. « Non sono stata io. Ho solo fatto parlare Normal e Corey. Corey ha fatto tutto… »
   Senza essere notata, Cindy fece qualche passo indietro e allegramente si incamminò con la sua bici.
   « Normal ha ora tre nuovi clienti » stava spiegando Max, le parole che si accavallavano per l’insicurezza. « La sua attività, quella di Denny – è un grafico – e lo studio legale della moglie di Corey. E non è stata un’idea solo mia: quando ho scoperto che cercavate uno sponsor ne ho parlato con Cindy, e ho detto qualcosa su Normal e se mai fosse stato possibile convincerlo a fare da sponsor. Cindy ha detto che si trattava solo di vedere lui cos avrebbe potuto guadagnarci, e… e niente, ho iniziato a pensarci. Ho parlato con la moglie di Corey all’ultima partita, e Corey mi ha aiutata a organizzare. Ha fatto tutto lui, si è occupato delle attività e ha convinto Normal. E Cindy e gli altri hanno aiutato – hanno tallonato Normal, gli hanno detto che la pubblicità ci avrebbe fatto bene, che ci sono ovunque manifesti di altre aziende e che era ora che ci facessimo conoscere anche noi. » Prese un respiro, scrutando il viso di Logan per cercare di capirne i pensieri in mezzo allo stupore. Poteva essere molto suscettibile, a volte, riguardo la sedia, il suo dipendere e tutti i cambiamenti che la sparatoria e la lesione avevano portato nella sua vita; forse Max stava superando il limite, si stava lanciando in qualcosa di troppo delicato. Fece di nuovo spallucce, insicura, la sua voce non era noncurante come avrebbe voluto. « Quindi la Jam Pony ha dei nuovi clienti regolari, e la squadra ci farà pubblicità. Ci guadagniamo tutti. »
   L’incertezza nella sua voce scosse finalmente Logan dal suo torpore. La guardò improvvisamente, con gli occhi pieni di riconoscenza. Scosse la testa lentamente, gli occhi sul modulo, la voce bassa. « Hai fatto tu tutto questo. »
   Max sospirò, desiderando che fosse vero, un sorriso triste sulle labbra. « L’ho a stento accennato e tutti sono saltati a bordo, pronti a organizzare tutto con Normal… Quindi no, non è mio, il regalo. »
   La sorpresa di Logan lasciò il posto alla commozione per la donna al suo fianco. « Max » le disse con dolcezza, « vieni qui. » La attirò a sé, un braccio intorno a lei. « Sei andata da Corey, giusto? »
   « Giusto… » Max era scettica.
   « E gli hai detto che avresti potuto convincere Normal a fare da sponsor. » Portò anche l’altro braccio ad avvolgerla, e la osservò dritta negli occhi per quanto la macchina consentisse. Sperava che capisse.
   « Sì » ammise lei controvoglia.
   « E gli hai detto che, se Normal ci avesse guadagnato dei clienti, il patto sarebbe stato stretto? » Logan fece spallucce di fronte a quegli occhi che infine stavano cedendo. Rise affettuosamente. « Sei stata tu, quindi, a fare tutto. »
   « Ma li ho solo fatti incontrare » protestò. Era sinceramente sorpresa che il suo miero contributo contasse qualcosa.
   « Ed è questo tipo di incontri che fa andare avanti il mondo. Almeno quello degli affari » sorrise Logan, le dita che le accarezzavano la guancia. « Li hai fatti incontrare, due uomini d’affari che non sarebbero mai entrati in contatto altrimenti. Hai fatto sì che la Jam Pony diventasse lo sponsor di una squadra di basket in carrozzina – decisamente non un’unione scontata, eppure ha perfettamente senso, tra tutte quelle ruote. » Davvero la sedia non la spaventa, penso Logan stupido da quell’improvvisa realizzazione che si stava finalmente facendo strada in lui. E nemmeno io, o l’intera situazione. Quante volte lo ha detto? Quante volte lo ha detto Bling… o Tony? « Max… » Fece una pausa, cercando le parole giuste. « è… incredibile. Quello che hai fatto, quello che significa… Devi capire quanto è importante. » Le emozioni dentro di lui erano troppo difficili da afferrare. Batté la palpebre, deglutì. Scosse la testa. « è tutto. è perfetto. »
   Max sentì il battito accelerare, e un po’ iniziò a credere che il suo regalo fosse stato accettato con più gratitudine di quella che si sarebbe aspettata da quell’uomo che significava più di chiunue altro per lei. Ma era tutto così nuovo per lei, e quella sincerità la spaventava. Non era pronta per tutta quella speranza, e provò a difendersi. « Anche per San Valentino? » chiese. « Perché è da stamattina che consegno orsacchiotti, dolcetti e fiori. Non sponsor. »
   « Soprattutto per San Valentino. » La voce di Logan la avvolse e la rassicurò; si chiese se potesse farle capire. « Perché hai trovato qualcosa di speciale che non avrei potuto trovare da solo. Nessuno di noi ci era riuscito. Ed è il momento giusto dell’anno. » Le diede una spitarella. « Il torneo è tra soli dieci giorni. » Abbassò la voce per aggiungere « E tu hai fatto tutto questo perché sapevi cosa significava per la squadra… per me. » Si chinò per darle un bacio dolce. « Non riesco a immaginare un regalo migliore, Max. »
   Lei infine sorrise, contenta di averlo toccato così profondamente. Sovraccarica di più emozioni di quelle che sentiva di poter affrontare nei confini della Aztek, abbassò lo sguardo, sentendosi avvampare, e indicò la scatola. « Non l’hai ancora aperta. »
   Logan le baciò i riccioli. « C’è altro? » la prese in giro. Max abuffò e lui rise. « Devo aprirla ora? »
   « Se vuoi che io sia presente. » Voleva sembrare distaccata come suo solito, ma ottenne solo di far divertire Logan. « Normal mi caccerà. » Guardò Logan, ancora incerta. Lui se ne accorse.
   « Allora la apro. » Fece saltare il nastro adesivo che la teneva chiusa, sollevò il coperchio e, di nuovo, rimase senza parole.
   Nella scatola c’era una maglia senza maniche, di un colore arancio chiaro simile a quello dell’insegna Jam Pony che compariva anche sul badge di Max. Ma fu il disegno nero ad attrarre la sua attenzione: era il logo della Jam Pony, trasformato e spostato come se ci avesse smanettato lui stesso al computer. L’omino in bici era lo stesso, chino in avanti in velocità, ma la ruota posteriore della bicicletta era spostata più sotto al guidatore, che vi sedeva ora proprio sopra; la ruota davanti era più piccola, e col braccio dell’omino e il manubrio della bici in quella posizione sembrava una palla che rimbalzava dopo essere stata toccata dal giocatore.
   « Max… » Logan la guardò, sorpreso. « è il logo della Jam Pony, ma… »
   « è solo una prova, per vedere come sarebbe venuta. Probabilmente saprai fare di meglio » si scusò la ragazza, di nuovo a disago – ancora a disagio dal primo regalo, e ora sopraffatta dal bisogno di farsi comprendere. Lui le aveva dato così tanto, aveva fatto così tnto… e tuttavia quella era una piccola cosa che lei poteva dargli. « O magari Denny, è lui il professionista. Ma il logo originale e questo sono comunque salvati sul tuo computer. L’ho usato di nascosto mentre dormivi, e ci ho messo una password. Quindi… »
   Ma lui passò dalla sorpresa allo stupore. « Max… l’hai fatto tu? »
   Max lo osservò e, dopo un momento di esitazione, sperando fosse contento, citò una cosa che lui stesso le aveva detto. « Dipende. » Lo scrutò mentre esaminava la maglietta. « Ti fa schifo? »
   « Stai scherzando, vero? » Tornò a guardare la maglia. « è perfetto. Richiama l’originale, ma è chiaramente un giocatore… » Scosse la testa, colpito da tutto quello che era successo nel corso della giornata. « Il logo, lo sponsor, tutto… » La guarò felice. « Max, è fenomenale. Grazie. »
   « Ma… per San Valentino? » La voce di lei era sottile, un soffio.
   E alla sua incertezza, Logan capì: era tutto nuovo per lei, questo tipo di intimità emotiva, e si ripromise che non avrebbe mai dimenticato cosa significava per entrambi il fatto che Max lo avesse si fosse fidata al punto da lasciarlo avvicinare tanto; il fatto che ci tenesse così tanto da essere ancora insicura su quanto fosse meraviglioso quel regalo - il fatto che fargli piacere significasse qualcosa per lei, che sentisse il bisogno di renderlo felice. Fu tutto questo a dargli il coraggio e la forza di pronunciare le parole che aveva sentito nel suo cuore per mesi. « Max. » Le si avvicinò per un altro bacio, per sugellare il suo destino. « Ti amo. »
   E in quel momento il mondo si aprì per Max, e realizzò intenerita e divertita che in quella macchina malconcia e sporca il ricco Logan Cale le aveva dichiarato il suo amore in mezzo ai rumori e agli odori di un garage, tra la benzina e la gomma e l’olio mescolati al sandalo e al vino. Quella sarebbe stata la loro notte al chiaro di luna, le loro stelle, le loro onde sulla spiaggia, perché era lì che l’uomo che amava aveva trovato il coraggio di dirlo per entrambi.
   E sorriendo, finalmente, Max brillava della bellezza del suo amore per lui. « Te l’ho fatto dire per primo » lo prese in giro.
   Lui la guardò a lungo, pieno di speranza, e la accarezzò. Max si abbandonò a uel tocco, e nei suoi occhi c’era desiderio e amore e bisogno riflessi. Più fiducioso ancora, mormorò « Perché è vero. Ti amo, Max. »
   Gli occhi scuri della ragazza brillavano. « Forse inizio a crederci. » Lo baciò con dolcezza e poi si allontanò per disegnargli il contorno della labbra con le dita. « è un bene. Perché, Logan Cale, ti amo anche io. »
   La luce negli occhi di Logan divenne più luminosa, amplificata dalle lacrime. Quelle parole, la prima volta che Max le aveva pronunciate, in risposta a quelle di lui. E le aveva pronunciate con coraggio, con certezza. E tutto ciò che riuscì a dire Logan in un sussurro fu « Che coppia. »
   Orgogliosa e sorridente, Max sollevò il viso quasi in segno di sfida. « è proprio quello che stavo pensando. »
   
   SEATTLE, WASHINGTON. 14 febbraio 2020. 8:34 pm.
   
   Settore Nove. Fogle Towers. Attico.
   

   « Il mio profumo preferito: la cena. »
   Queste parole annunciarono Max insieme al suono della porta d’ingresso che si richiudeva, la posta appoggiata sul tavolo in corridoio, i passi che si dirigevano verso la cucina. Logan già sorrideva quando alzò lo sguardo verso la porta, agghindato per lei con la nuova uniforme sotto alla giacca. « Non c’è niente di meglio di un pubblico che apprezza » commentò con quel suo sorriso accecante.
   Max non l’aveva pianificato; si era anche chiesta se da ora dovesse fare certe cose: Logan si aspettava che lei lo salutasse con un bacio, un gesto, come gli amanti nei film? E se non ne fossi capace? si era chiesta, già quel pomeriggio. Ma le lunghe ore di attesa per finire la giornata lavorativa e venire a trovarlo si sommarono ad un solo sguardo a quei capelli impossibili e spettinati, a quegli occhi verdi che brillavano di piacere, e Max si ritrovò ad andare dritta alle sue labbra; lo baciò con calore prima di poter formulare un altro pensiero. « No, facciamo il secondo profumo preferito » mormorò, le labbra contro quelle di lui, gli occhi chiusi. « Il mio preferito è il profumo di Logan. »
   Deliziato e anche un po’ imbarazzato dalla propria reazione, Logan rise. « No, dai… » Guardò quel viso bellissimo che gli sorrideva. Che sorrideva per lui, si ripeté ancora meravigliato. « E che profumo sarebbe? »
   E il sorriso di lei si fece divertito. « Il profumo di chi cucina la cena? » disse diabolica. Lui sbuffò una risata, e lei gli sfiorò ancora le labbra con le sue mororando « Bella maglietta. »
   Logan si illuminò. « Mi piace » annuì, gli occhi che la seguivano mentre si allontanava per permettergli di tornare ai preparativi.
   Dando uno sguardo ai fornelli, Max annusò l’aria ancora una volta e chiese « Marinara? » Logan annuì, lei sorrise e lui ridacchiò. « Ancora italiano. Tony sarebbe colpito. » Conquistando ancora un altro sorriso, Max continuò « Ed è giusto, visto che c’è una sua lettera, tra la posta. »
   « Davvero? » Logan alzò lo sguardo sulla busta marroncina di media grandezza che lei stava sventolando per catturare la sua attenzione; prese uno strofinaccio per pulirsi le mani e prese la lettera, contento. « Grazie, Max. » Sollevò la linguerra ne tirò fuori sue oggetti: una busta dall’aspetto formale e un cartoncino ripiegato. Scartando momentaneamente il cartoncino, Logan si rigirò tra le mani la busta e vide, in una grafia elegante e svolazzante, due nomi, uno sull’altro: “Logan Cale” e “Max Guevara”. Conscio di ciò che avrebbe trovato al suo interno, si illuminò e tirò fuori ancora un’altra busta.
   « Ma guarda un po’ » mormorò osservando il formale invito di matrimonio. « Tony si risposta, Max. » Il suo sorriso si fece divertito. « La fine di un’era. »
   Max sbirciò da sopra la spalla di Logan, scorgendo una nota scritta a mano sul bordo. « Ha scritto sull’invito? Ma non si fa, lo so persino io! »
   Cugino, non andrò fino in fondo senza di te come testimone. L’hai fatto per Bennett, e non è nemmeno il tuo cugino preferito. Quindi me lo devi. Se non ce la fai per questa data, sposteremo il matrimonio a quando potrai venire.
   Dico sul serio.

   Logan sbuffò, lo sguardo perso e commosso – e, Max notò, ci stava veramente pensando. Bene, sorrise tra sé, Tony forse riuscirà a fare breccia in quella testa dura. Mentre Logan rifletteva sul matrimonio, Max prese il cartoncino che giaceva dimenticato sul bancone. Curiosa come suo solito, lo prese per esaminarlo e dopo un momento, con un sorriso lieve, Max tornò a voltarsi verso il “cuginetto” di Tony.
   « Tony aveva ragione. » Le parole di Max, pronunciate a voce bassa, interruppero i pensieri di Logan, che alzò lo sguardo sul cartoncino tredici per diciotto che lei gli porgeva. Certa di avere ora la sua attenzione, Max gli rivolse uno sguardo tenero. « Vi siete davvero incontrati prima del lago » e gli porse le prove.
   E l’unico suono nella stanza fu il respiro trattenuto di Logan – un suono involontario, pieno di emozione.
   La foto che aveva tra le mani risaliva a molti anni prima e mostrava un adolescente che, dato il largo sorriso e gli occhi luminosi, non poteva essere altri che un giovane Anthony DiNozzo. Era in piedi, dritto e sorridente, le gambe large e il viso rivolto alla macchina fotografica, in una stanza che Max riconobbe come casa di Jonas e Margo, che aveva visto al matrimonio di Bennet. Ma con Tony, nella foto, cullato e protetto dalle sue braccia, c’era un bimbo addormentato che era poi cresciuto per diventare l’uomo che Max amava più di chiunque altro.
   « Guarda il retro » sussurò. E Logan girò la foto e lesse “i cuginetti si incontrano per la prima volta”.
   Logan sbatté le palpebre rapidamente, commosso dalla foto. Tornò a osservare la foto di Tony, giovane e felice e già orgoglioso del suo cuginetto appena nato. E dopo un momento di considerazione spostò la sua attenzione di nuovo all’invito e alla nota così tipicamente da Tony scritta a matita sulla formale partecipazione. Sbattendo ancora le palpebre per schiarirsi la vista, guardò le parole scritte, sorrise e alzò lo sguardo sulla donna che aspettava pazientemente, consapevole di quella foto. « Max… » iniziò. « Non dicevi che avresti voluto volare? »
   
   Fine
   
   Nota della traduttrice: e siamo alla fine, finalmente! Sono stata lentissima con questa traduzione e mi dispiace tantissimo. Purtroppo la real life non sempre va come vorremmo e conuistare il tempo per fare ciò che ci piace troppo spesso si rivela impossibile. Spero che abbiate apprezzato questa storia almeno la metà di quanto l’ho amata io, e che nonostante gli aggiornamenti così lontani tra loro, gli errori di battitura e le frasi a volte non proprio perfette siate riusciti a godervela. Vorrei nel prossimo futuro tornare su tutti i capitoli e correggere quello che nel tempo mi è sfuggito, anche se so che sarà complicato.
   
   Esiste tecnicamente un sequel di questa fic, ma è purtroppo stato abbandonato ormai da tempo. Se mai l’autrice decidesse di riprenderlo e portarlo a termine sarà mio onore e gioia tradurlo e postarlo qui su efp.
   
   Per l’ultima volta, qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.



   
 
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