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Autore: queenjane    04/03/2019    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Alla sfilata battei le mani.
Era marziale e perfetto, un cavaliere alla  conquista del mondo.
Ero fiera di lui, I's pround of you, my Knight.
“SST.. niente critiche, solo complimenti” enunciò Alexei, il suo sorriso che rimandava l’eco del mio.
“Riassumo, superbo, zarevic” senza toccarlo, quello era uno scambio di report e osservazioni.
“Avevi previsto tutto”
“NO.. ma a livello statistico capita, lo so, che durante una rivista ci siano spari a salve, ho preparato il nostro Bucefalo, ti ho detto come fare, sei stato magnifico, Alexei” tralasciando che mi era venuto un mezzo infarto.
“Tu da cavallo sei caduta nel 1906 per degli spari a salve”Un incidente, e per poco non ero andata al Creatore. 
“Tutto il male  non viene per nuocere”
“OH CAT" adorante, felice, incredulo

“Sei un monello, Alexei” scherzai, alla fine di quel giorno, stava bene, nessun gonfiore, mal di testa o altro. Eravamo nelle private stanze di mio caro zione, R-R, nella stanzetta in cui dormivamo, io e lui. Era frenetico, entusiasta, parlava a tutto spiano, saltando di palo in  frasca.
“Quando Mr Gibbes (il precettore di inglese) mi vide la prima volta ero sui nove anni e lo misi in imbarazzo, lo fissavo per tutto il tempo, vestiti, modi di fare, e interrompevo spesso la lezione per chiedere di portarmi dei dolci, una volta facemmo dei cappelli di carta e io continuai fino allo sfinimento”
“Già e poi brontolavano che non avevi mai fame..De gustibus non est dispuntandum” ll’aria estiva vibrava, dorata, era una stagione bellissima, mite ed opulenta “Sempre meglio di quando mi sono infilato sotto un tavolo e ho preso la scarpa di una damigella d’onore, portandola a mio padre, un trofeo che ho reso e, dopo, lei ha strillato”
“Che ci avevi messo, una fragola.. Ormai credo che sia diventato un episodio leggendario” gli era stato vietato l’accesso al tavolo serale per settimane, era un genio nel combinare guai, pieno di gioia di vivere. Il degno complice di Anastasia, per gli scherzi e le buffonate. A circa otto anni, durante un party per bambini, era saltato da un tavolo all’altro, imitato dai suoi sodali. Quando Nagorny, il marinaio, avevano cercato di calmarlo aveva detto gaio “Tutti i grandi devono uscire” e cercava di mandarli via.
“Comunque il gusto per gli scherzi mica mi è passato..”
“Ah già” risi. Era stato alla Stavka, poche settimane prima, una cena per soli uomini, vi era il granduca Sergej Mikailovich, uno dei cugini dello zar, e a R-R, il mio zione, Alessio entrava nella stanza da pranzo e ne usciva, molte volte, snervante come sempre, quando era rientrato con le mani dietro la schiena R-R si era messo in allarme, che stava dietro la sedia di Sergej Mikailovich, che mangiava, peraltro. All'improvviso lo Tsesarevich aveva sollevato le mani, teneva mezzo melone nascosto dietro di sé, svuotato della polpa, rimaneva solo il succo, che era caduto sulla testa del Granduca. Il liquido era scorso sulla faccia e sul collo, così copioso che il poverino non sapeva come fare, un improvvisato e non gradito cappello. I presenti si erano a stento trattenuti dal ridere, mentre lo zar si conteneva appena e il colpevole aveva lasciato ridendo la stanza da pranzo, a mia volta risi e lo feci stendere vicino a me “Non è tardi ma è stata una giornata lunga..”
“A Carskoe Selo”la residenza abituale dello zar e famiglia”Mi mettono a letto alle otto”
“E magari sbaglio, dovresti andare prima” che erano le nove e tre quarti.
“NO” 
Ti ricordi, Alessio, di quando eri un piccoletto, e ti domandavo “Che navi hai visto?” eravamo in Crimea, tu eri sui quattro anni, credo.
“Nessuna”ironico, un gioco per distrarti, che ti sarebbe piaciuto muoverti sempre e ti stancavi in fretta, tenerti fermo richiedeva pazienza e fantasia.
Cullandolo vicino a me, anni dopo avremmo avuto quella soddisfazione, ora la avevamo avuta, di cavalcare, a dispetto di tutti e tutto.
A glass masquerade …I  love you, Alexei, you remain strong despite the harsh realities of life that you  faced during your way.  Most of all, for your bravery and courage.
Go my hero!
Alexei Nicolaevic Romanov e sua sorella alla conquista del mondo.
… autunno 1916
Chi poteva lasciava la capitale, si recava in Crimea o Finlandia, per scampare al duro inverno che si avvicinava, alle perdite e ai lutti..
Si metteva in salvo.
La carenza cronica di artiglieria per le truppe russe causava morti a non finire, la corruzione era ovunque e dovunque.. La Romania era entrata in guerra il 27 agosto 1916, a  fianco della Russia, Austria e Germania e Bulgaria l’avevano occupata, attaccando dai vari punti cardinali, lo Zar aveva inviato le truppe ma la lunga distanza aveva reso difficoltoso il processo, tanto che a inizio ottobre la nuova alleata era stata conquistata dagli imperi centrali, o quasi, un preludio della fine incombente.
Una disfatta, un immane disastro.
Lo zar era sempre in perenne riunione, a visitare le truppe, teso, preoccupato,il suo onore gli impediva di lasciare il conflitto, aveva giurato di non arretrare, nuanca, mai, pure la realtà degli eventi era inconfutabile, i suoi generali erano convinti che non avrebbero mai rotto la resistenza dei nemici.
Mio zio fumava una sigaretta dietro l’altra, come Nicola II, a mia memoria non era mai stato tanto teso e nervoso, mi appioppò una pila di report da tradurre e riassumere, sequestrando Andres  nei fatti, se non a parole,a stento lo vedevo, se non quando si ritirava a dormire o per i pasti. Era il suo braccio destro, la persona di cui più si fidava e lo sapevo, ormai eravamo parenti, lo considerava suo “figlio”, un amato nipote acquisito. Mia madre Ella e mio fratello erano in Crimea, io non volevo mollare il mio leggiadro consorte, ormai si era rassegnato, un fait accompli. O lui non voleva mollare me, Andres Fuentes, che tornava ad amare e ruggire, il giovane ed irruente leone era cresciuto, e forse non era diventato saggio, ascetico e senza desideri, tornava dalle distanze, la nostra passione non conosceva riposo o misura, ci eravamo sposati SOLO il 9 settembre 1916.
“Catherine, che facciamo?”sempre mi appellava Catherine o Cat, ansioso e possessivo, ricambiato in uguale misura, tornati alla stavka, ovvero al Quartiere Generale delle truppe, lo zarevic era sempre fisso con me. Amato e ricambiato
“Aspettiamo che spiova”
“CAT”
“Alessio.. tesoro” soffiai in un alito il suo tenero appellativo,  stava tanto con me, lo accudivo e lo scrutavo, fissa, che volevamo.. alla fine dei giochi, Alessio mi custodiva sempre.
Eravamo sotto una tettoia di fortuna, gli cinsi le spalle, per scaldarlo, si mise la mia sciarpa sul collo (evitiamo di prendere freddo, mi manca il raffreddore) Scrutai le nuvole, strizzando gli occhi, previdi che l’acquazzone sarebbe durato poco.
“Piove sempre”
“Quasi. Sediamoci..”
“Tutto a posto, marinaio numero tre” Ormai passava molto tempo con me, I suoi precettori e marinai si erano ammalati di febbre, una epidemia, una strage, per quarantena stava  lontano, altri erano in licenza.  “.. comunque sono contento che siete arrivati”
“Avevo notato, a momenti mi strozzavi” dopo gli avevo detto che i soggetti che denigravano la zarina e il sozzo siberiano erano in stato di arresto, mandati in Siberia,  il rapporto lo avevamo compilato insieme giusto che lo sapesse.
“.. E dai, sono migliorato. “Mi appoggiò la testa sulla spalla, lo cinsi per scaldarlo.
“Era per prenderti in giro, sei molto più calmo”
“ E studioso, se non mi metto per tempo Gilliard mi fa nero, mi ha assegnato non so quanta roba” allungò la schiena, stese le gambe, come un gattino, il mio cucciolo.
“Magari dopo studi” E io traduco, che depressione “Mangiando qualcosa”
“Non ho fame” come volevasi dimostrare. “Voglio giocare” una pausa”Quando hai finito”
“Io, te che cosa c’entri.. Tesoro, se non hai fame non mangi, lo sai, abbiamo fatto una regola, basta che non fai il maleducato” Scosse la testa, ero diventata golosa in un colpo solo, soprattutto di frutta (meno male che era quello..) E zuppe calde, pollo arrosto, sperando di non diventare a mia volta un tacchino farcito extra large. “Scusami, lo so” ridacchiò “Se vuoi posso leccare il piatto o saltellare per la stanza.. E dai, Cat, scherzo, lo facevo prima, ora no..”
Era il secondo ciclo che saltavo “Alessio, sorvoliamo, domani andiamo a raccogliere funghi, scommetto che è pieno, senti che odore”
“EH? E che sei un cane da tartufo, hai sviluppato un fiuto, io non percepisco nulla, ora annusi i funghi..”perplesso.
“Concentrati.. Il profumo delle foglie, l’odore della pioggia, e.. “
Scosse la testa “Stamattina ti sei lavato con il sapone di tuo padre?”
“Sì, come fai a saperlo” Sbigottito. In tripla misura. “Per .. il mio era finito”lo serrai ancora più stretto, chissà se si era accorto che in piedi non lo prendevo più in braccio, per non sforzare i muscoli dell’addome, e tanto se omettevo si imbronciava.
“Lo so, in fondo sono una maga”Sorrisi. “ Scherzo, ho sviluppato un buon olfatto, è buffo, sai” Rectius, ero diventata sensibile oltre ogni dire agli odori, ai profumi, altro sintomo, oltre alle voglie. Due o tre mattine mi ero svegliata con la nausea, ero in ritardo di circa due mesi.. E il seno si  era ingrandito, almeno un poco, rispetto all’usuale piattume, la pelle del viso era luminosa, mi sentivo radiosa.. Sperando di avere preso da mia madre, almeno la gravidanza, che non aveva sofferto troppo di nausea o vomito, mi aveva raccontato, giusto i primi tre mesi, una serena gestazione e due parti infernali, di 20 ore cadauno, in dato senso era da capire se aveva avuto solo due figli, intervallati da 12 anni. E la pelle di Andres era il profumo più bello, la sera riceveva una trionfale accoglienza. A regola, ci saremmo dovuti astenere dai rapporti, tranne che .. Che uso e uso, aveva chiosato mia madre Ella, dipende dalla donna e dall’uomo, nelle case di piacere, alcune prostitute hanno rapporti e.. i bambini arrivano, senza fallo, come se noi donne non dovessimo provare desiderio. La zarina madre era rimasta scandalizzata, a quel giro, poi aveva convenuto che sono le donne che devono decidere, non certo i maschi, meglio tenere il marito nel proprio letto che mandarlo a zonzo in quelli altrui. Una conversazione del luglio 1914, ormai si parlava senza peli sulla lingua, la zarina Maria si era accompagnata ad un certo gentiluomo.. Comunque, con il marito che mi ritrovavo io era una buona cosa. Forse era una voglia come un’altra, cui il mio principone si associava volentieri, ben lieto di adempiere ai suoi doveri coniugali.
“Va beh, poi mi spiegherai .. Te sai di arancia amara, rosa, lavanda, e lo so chè usi questa roba per lavarti”
“Già. Lo hai ben visto, zarevic” Gli diedi un bacio.
“ E che ti inventi..Con Olga e Tata e Marie ci avete cicalato un pomeriggio intero, di profumi e lozioni, facevate entrare il mal di testa.. Proprio cose da donne“, rassegnato, buffo.
“Ma tu ascolti tutto”
“Basta”  Serio. Senza nessun scarto apparente, i suoi umori cambiavano come le nuvole ed il vento“Mi fai cavalcare?E sparare?” Di nuovo, in modo serio e costante. Sospirai.
“Hai voglia?”questione retorica, giusto, e tanto era.
“Sì. Se puoi, se ti riesce, per favore.  Sei la sola, come Andres, che mi tratta come un ragazzo ..”riflessivo, appunto, non era un capriccio passeggero, era viziato e rabbioso, e tanto del suo rancore dipendeva dalla malattia, dalla fragilità.
“Di 12 anni..”Prevenni O ci provo. “Fammi riflettere Alessio, su come fare..”Non ti voglio  indispettire, nemmeno ti posso far fare come se non avessi l’emofilia.. e so che mi stai mettendo alla prova, senza appello, vuoi essere trattato come un ragazzino normale, stavi per dirlo. Perché non sono come tutti? Perché non posso essere come gli altri? Quante volte lo hai pensato, lo hai detto quando non ne potevi più..
“Aspetta, non ti arrabbiare, pensavo che mio fratello ha 9 anni, so come trattare con lui, bene, insomma, mica con uno grande come te”Annaspando su metaforici specchi” Ti offendi se ti tratto come lui “Come no, aspirava a essere trattato come gli altri, senza lo spettro del morbo”A lui .. lo porterei al passo e al trotto, al limite, io dietro, per sparare .. come al solito, tranne che lo Zar ti deve dare il permesso, intesi, prima dell’inizio”
“Va bene” come convinse Nicola II è un mistero che ancora oggi ignoro.
“Se hai il permesso, bada bene, mi devi dare RETTA sempre. Alla prima alzata di ingegno che inventi chiudiamo sine die, cioè senza appello, ci proviamo Aleksej, io mi fido di te, a tua volta mi devi obbedire, per te, e con Sasha sarebbe uguale. La prima volta che ha fatto di capo suo ha chiuso, senza revisioni” dura e severa. “ E devi continuare a studiare e a impegnarti, bambino benedetto, non mi saltare in braccio, dai..” e mi riempiva di baci, il visetto contro la mia spalla, capii che era contento a prescindere dall’eventuale esito, che tacque per un pezzo “Ti darò retta. Non ti farò arrabbiare”
“Ora sei convinto..” Sospirai “ E’ una cosa importante, che tu non disobbedisca ..Per piacere, Alessio, qui non si tratta di darmi un bacio in più o in meno, ma della tua ..” tutela fisica. Perché sono così idiota, perché, riflettei tra me.. “Della mia sanità mentale, almeno la poca che rimane“ mi corressi 
“NOO. Questa è la cosa più bella che ho Catherine.. Fidati. Sei strana ma va bene, sai quanti matti ci sono in giro”
“Sei molto consolante, zarevic”lo abbracciai, possessiva. Era mio e basta, in quei momenti, fine trasmissioni.
“Ti obbedirò sempre”
“Ci conto .. “
“..e non è una speranza vana, ho imparato”
E così fu senza fallo, anche se dopo ero esausta per la tensione.
Che mascheravo sempre, o ci provavo, ero allegra e irriverente, silenziosa quando traducevo, tenera quando lui studiava, libri e quaderni, ogni tanto gli davo un bacio, dolce quando lo abbracciavo. E lui era contento, adorava andare a cavallo, in piano, al passo, in un recinto con la sabbia, sparare e.. mi dava retta,  senza capricci o alzate di ingegno.
Per essere due fratelli, divisi da sesso, età e via così eravamo veramente uniti.

E io adoravo lui, ricambiata, adesso si tratteneva un paio di sere a settimana, a cena e per dormire, si divertiva, senza misura, ma il momento più bello era quando mi buttavo sul divano della cucina e aprivo le braccia, Andres fumava una sigaretta sul portico, poi rientrava e appurava di essere battuto, sui gradi, un erede al trono che abbracciava una principessa, lui rideva e mi baciava il viso, le mani tra i capelli.
E il leone e la rosa, la fenice, avventure e pirati.
Dormiva sereno, la fronte contro il mio braccio.
   
 
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