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Autore: queenjane    05/03/2019    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Tuttavia, quando appresi che a fine ottobre sarebbero andati a Carskoe Selo e poi a Kiev per salutare la zarina madre, tirai un sospiro di sollievo. Una pausa, egoista, che non dovevo preoccuparmi dei colpi o di un raffreddore, e tanto me la ero voluta, a  mio discarico posso solo osservare che non mi scattarono più i nervi, non con lo zarevic, almeno, in quelle settimane stavo maturando la certezza di essere proprio, senza dubbio in dolce attesa, non vedevo l’ora di avere un figlio dal principone Fuentes.
“Cat”Mollai rapida la traduzione, scattando in piedi, se esordiva con il mio nomignolo era un cattivo segno come che ignorasse il mio gesto di abbracciarlo, avevo aperto le braccia, rapida, e si era scostato, di un passo..
Che succedeva.. A QUEL GESTO AVEVA SEMPRE REAGITO, irritato o divertito, a volte arrabbiato, ma ora..?   
Fuori pioveva, tanto per gradire, era pioggia, fango e morti in trincea, un cupo dopo pranzo, il cielo color inchiostro.
Un cupo novembre, per essere in tema, il tavolo era pieno di dispacci e fogli, avevo le nocche sporche d’inchiostro, davanti a me una tazza di caffè amaro, una arancia a spicchi.
E una marea di rapporti da tradurre.
“ Zarevic”ricorsi alla formalità.
Si tolse il cappotto umido, il cappello, omise la battuta, ero in pantaloni con un maglione di lana a collo  alto, a coste beige, non aspettavo nessuno, in genere diceva che ero un maschio mancato, per affetto ed esasperazione. Pessimo segno, come che mettesse subito in ordine. Non lo assillare, è già nervosissimo ora. È arrossito e tiene le spalle troppe rigide, si è seduto di schianto sul divanetto e..  ormai avevo appreso a declinare in modo abbastanza esatto le sue gioie, le tristezze e lì non ci voleva tanto, che hai bambino mio, che ti è successo? Altro che Alessio il Terribile, come lo chiamavano per le sue cattive maniere, il modo in cui esasperava, Aleksej.. perché non ti comporti male...se non mi toccava era un pessimo segno, in privato era affettuosissimo.
Andres mi fece un cenno dalla porta, enunciò solo che doveva ritornare in riunione, l’odore di sigaretta si percepiva da sette passi di distanza, alzò le sopracciglia, un cenno .. Te lo dico dopo o un affare del genere.
Respirai la pioggia, la disperazione sottile.
“Posso..?!” nemmeno fosse stata la mia cucina e il mio divano, e tanto era. Mi sedetti vicino a lui, che avevano inventato a Kiev con la zarina madre. La sensazione generata dal disastro rumeno era stata grande, il ministro degli esteri, Sturmer, era considerato responsabile di quelle disfatte e raccoglieva sempre maggiori poteri .. lo odiavano per il nome, le sue azioni, manteneva il potere solo grazie (pareva) all’essere un protetto di Rasputin, si sosteneva che millantasse simpatie per la Germania, il suo cognome era tedesco. Corruzione, imbrogli, peculato, un capo di accusa più grave dell’altro. E tutti chiedevano allo zar di prendere misure energiche, di sicuro la zarina madre aveva impetrato in quel senso, domandando di levare dai piedi Rasputin, Alessandra e compagnia. A dicembre si sarebbe riunita la Duma e si prospettavano scontri, avversità, complotti.. Trattenni la lingua tra i denti, non lo innervosire ancora di più, mi prese una manica, stropicciando la lana, non chiedere nulla, non gli stare addosso, il viso girato.
Una specie di abbandono, buttò la maschera e le spalle tremavano, pensai, Aleksej bambino mio, che ti è successo?
Con una rapidità che non ritenevo possibile, mi posò il viso contro  il petto, rigirandosi, le braccia sul mio collo,  serrandosi ancora di più quando cercai di guardarlo in faccia. Già, non mi ricordavo come fosse rapido a sparare, un cavaliere in sella, quando stava bene era agile, svelto, una  scheggia, perché omettevo in altri momenti. Le spalle gli sussultavano, stava piangendo, piano, desolato, mi imposi di respirare adagio, calma, lo serrai con un braccio, lo sfioravo con l’altro, possessiva, me  lo serrai contro il busto.
Rabbia e stupore.
Che avevi combinato? 
 Alessio ..eri il mio bambino, in quel momento e nel passato e sempre. Ti sfiorai la nuca, sussurrai qualcosa a caso. Nulla. Che succedeva?
“ Aleksej, non ti forzo, sfogati, solo mi devi dire se ti fa male qualcosa. A livello fisico, intendo, per favore.” Un piccolo no a distanza, gli posai il mento sui corti capelli castani, lo baciai a caso, come sua madre quando aveva un pensiero, anzi, come lei consolava me, da piccola, per quanto fossi asfissiante e rompiscatole. Senza essere un genio, ci voleva ben poco a comprendere che stava soffrendo. Imponendomi di respirare piano,a intervalli regolari, senza forzarlo ...va bene.. facciamo in un altro modo, calmati, respira … che cazzo era successo???  Cazzo ripetuto tre volte. Non gli mettere ansia, che a te sta venendo l’ansia.
“Perché dici le parolacce..”
Avevo imprecato a voce alta senza riflettere“Perché sì, va bene” Tacendo l’ovvietà che mi stava venendo una sincope, che c’è zarevic, mi limitai a pensarlo. Ridacchiò, poi percepii che mi sfiorava la collana con la perla, giocherellava con le dita della mia mano destra, poi ci diede un bacio che ricambiai. E la maternità mi aveva già cambiato, avevo appreso la pazienza, l’attesa. Gli strinsi il gomito, quanto era esile, Sasha Raulov, il figlio di mia madre Ella, aveva le ossa lunghe come lui, in proporzione,  ed era tanto più robusto. Mio fratello, come lui,  ricordai, e mi straziava, Sasha .. Aleksej. Per favore. Che c’è?
La freddezza di chi devi amarti e non lo fa ferisce più del caldo e del freddo, Aleksej lo andava imparando allora, in modo esatto, gli stringeva il cuore e si sentiva solo.   E con me non lo era, credo. Mi aveva voluto bene quando ero cupa sia dentro che fuori, potevo ricambiare, almeno un poco, e tanto sarei stata sempre in debito.
“Non è una risposta” Almeno si era calmato, rovesciò il viso e mi guardò. Aveva lo sguardo oscurato da dolore, rabbia e pena, una mistura che mi strinse il cuore, come il suo viso arrossato per il piangere. E sapevo decodificare, variava l’equazione, quello era il risultato, una bambina che tornava dalle assenze.  La bambina che ero stata, arrabbiata, sempre sulla difensiva.. che temeva gli sguardi del principe padre, i movimenti sofferti di sua madre, fino a esplodere, furia cieca, una ribelle ora e  sempre.
“Paghi pegno, le regole non sono solo per me, quattro copechi, lo hai detto quattro volte, una signora non impreca, Cat”sbuffando nel rabbuffo, distratto dalla sua tristezza.
“Sarò ben lieta, Aleksej.”Ripescai un fazzoletto dalla tasca e glielo diedi. Si soffiò il naso, premendosi contro il mio maglione, odorava di fumo di treno, sudore, leggero, infantile, pane e prezzemolo (.. ma che avevi mangiato zarevic??)
“Per favore, vai a lavarti le mani, puzzi di fumo”
“Fumano tutti, io non ho colpa..” Poi capì l’antifona, implicita, e andò a sciacquarsi, gli davo il tempo di ricomporsi e a me di riprendere la calma.
“Io devo finire qui, è urgente, poi sono da te..” Aleksej tesoro mio…
“Fai con calma, sono io che ti ho interrotto, piuttosto, me lo dai un foglio e ..” si interruppe, le matite e gli acquarelli erano terminati da un pezzo, però lo soccorsi.
“Le matite nuove, da inaugurare prima del previsto, apri il cassetto, sono per te”
“Grazie. Quindi mi pensi anche quando non ci sono, non sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze. Scusa se ho saltato il per favore o simili”
“Alessio, lo hai un copeco?Una parolaccia, paghi pegno, no, non lo hai, quindi io ne metto solo tre. Compensiamo, io denaro non ne presto. Non dire idiozie, che non è aria, intesi?Io a te ci penso sempre, fidati”
“Sì. “ radioso. Lo brontolavo ed era contento, che avevano fatto.. Non era possibile.
“Mi arrabbio e sorridi ? ”ero basita.
“Se di me non ti importasse nulla, mica mi brontoleresti, mi abbandoneresti a me stesso..”
“Aleksej, basta, mi fai piangere..che dici, lo sai che ti voglio bene, anche se non te lo dimostro tanto..”Strinse ancora più forte la manica e io lo serrai ancora di più, davvero, che succedeva, a mia memoria era ben raro che mi fosse incuneato addosso a quel modo. “Cat.. non piangere, ora sto calmo… Fidati di me”gli presi le mani, le strinsi, Aleksej, per favore..
“Mi fido.. Ecco qui il foglio e il resto, però prima .. Scusami, sono un disastro, disorganizzata come pochi”Poi” Una pausa, zarevic, vieni qui.. sono in pausa, brr che mani umide, fattele scaldare”Bambino mio, che ti hanno fatto?, lo pensai e basta, intanto lo toccavo, esitante, Aleksej, le scapole, la schiena”E senti come sei contratto, va bene, ti massaggio come con Olga, un poco, ehi....Aleksej, disegna, io devo finire qui, davvero, è urgente”
“Lo so..”Sbuffando. E si era calmato e rassicurato. Bambino mio, che ti hanno fatto, che è successo?ti metto sulla sedia, ecco il foglio e le matite, ti abbraccio e nulla osservi, aspetto, osservo, ora sei calmo, le spalle un poco rilassate. Mi impongo di non soffocarti di baci o inutili strette.
Finii di tradurre dopo quaranta minuti, quando alzavo lo sguardo vedevo che trafficava con i pastelli, poi lo riabbassavo, e sapevo che mi scrutava.
A disegnare era bravo, come lo zar, come le sue sorelle, specie Marie, avevo una cartella piena dei suoi schizzi.
“Che succede di brutto?” al termine, quando avevo impilato i rapporti. re mi sentii sollevata. 
 “L’imperatore d’Austria Franz Joseph sta male, ormai ha 86 anni e ..varie ipotesi, una più cruda di un’altra, il suo erede Carlo, lo dicono più uomo di chiesa che di armi. Per la Russia, non sarebbe un male, se cerca la pace, ma i suoi consiglieri sono guerrafondai fino all’osso, speriamo che non aizzino una ulteriore offensiva”  in modo sintetico, quello era. Senza aggiungere che non doveva farne cenno con nessuno, lo sapeva.
“Non guardare, Cat, è una sorpresa, per favore. Leggi, piuttosto”Aveva rigirato il foglio, le matite sparse in un colorato arcobaleno.
“Va bene, tu resta al tavolo, io mi metto in poltrona, non vedo, fidati” Infilai tre copechi in un salvadanaio, a ogni buon conto, poi presi i ferri da calza e un ammasso bitorzoluto da un cestino. Olga poteva avermi insegnato, tranne che era rimasta prostrata dall’ilarità a vedere gli sgorbi che cacciavo fuori a sferruzzare, dopo tanti anni di inattività ero solo peggiorata. Mossa a compassione, tra una risata e l’altra, come era contenta di divertirsi a spese mie, mi aveva dato due modelli, fatti da lei e un foglio riepilogativo, con le istruzioni, passo dopo passo.  Forse avrei avuto più chance a imparare l’arabo della maglia, negata ero stata e negata ero rimasta. Olga e le altre sorelle non erano state abituate all’ozio, a stare con le mani in  mano, ricamavano, facevano l’uncinetto o la maglia, leggevano o incollavano foto, io propendevo per quelle due ultime attività, che, appunto, dalle mie manine venivano fuori dei disastri, oggetti di dubbia utilità, le mie pezze ricamate erano buone giusto per fare dei cenci da usare per terra.
“ Grand Maman ha chiesto di essere più deciso, “ Mi bloccai, parlava mentre disegnava, mi voltava la schiena, trafficava con i colori, la sua vocina sommessa uno sfogo “Hanno discusso, lei e Papa, senza badare a chi ci fosse. Di sicuro la zia Ella e altri parleranno con mio padre, mia mamma. E Papa era d’accordo, solo che era irritato, nervoso, mi ha risposto male due volte” Pessimo segno, con il suo adorato bambino era sempre quieto e gentile “ E mi ha detto di togliermi di torno, che..” Discutevano e i toni si erano accesi, gli avevano ingiunto di togliersi dai piedi, mentre il litigio si spostava.
Aveva obbedito, poi si era accorto di avere lasciato la sua carabina giocattolo ed era rientrato, dove era? Dietro al divano.. E Nicola II e sua madre erano ritornati, la loro discussione procedeva tra una stanza e l’altra, camminavano e litigavano, i toni irosi, le voci alte, così presi da non accorgersi di lui.
“La devi bandire, Nicolas, devi fare qualcosa, è matta, non ci sono altre spiegazioni. Mandala in convento, in manicomio, a Livadia, toglila di torno”
“E’ mia moglie”
“Bell’affare, ci hai fatto, ne hai ricavato solo guai,quattro femmine e un solo maschio con ammalato, che non sa nemmeno stare in groppa a un cavallo o tirare un grilletto, che può morire per un raffreddore di troppo”
“ Mamma, basta, non ti permettere”
“Sarebbe stato meglio se avessi sposato Ella Rostov-Raulov, quando eravate giovani eravate innamorati. La tua Ella, dimmi quel che vuoi ma la hai amata e non era un capriccio, mica ti è passata, la ballerina K. ..È stata uno sfogo di gioventù, Ella invece..l’amore di una vita”
Alessio era rimasto immobile, ghiaccio e sale, si era raccolto le ginocchia contro il petto,  il dolore che germogliava dentro il cuore, l’anima. Mamma.. Catherine..
 “Ormai è andata, Mamma, è passata una vita, anche .. Le regole non le ho fatte io, uno zar, uno zarevic deve sposare una straniera.. Lo sai, i sentimenti nel nostro mondo hanno poca importanza” e non aveva negato, non aveva sostenuto che fossero malevole stoccate. Quindi era vero. Ella era la madre di Cat, la novella principessa Fuentes. E Alessandra, sua madre, sosteneva che si erano sposati per amore, ma .. non era stata la sua prima scelta.
“Volevamo cambiarle, nel 1889, quando sei uscito fuori con Alix. E abbiamo lasciato perdere, eri giovane, infiammabile, le origini familiari di Ella non erano impeccabili, il suo antenato era un bastardo, per quanto avesse acquistato rango e titoli con le sue sole forze. Ed era già promessa, in via informale a quel cretino di Raulov, che Jussupov a confronto è un principiante. No, non potevate se non a prezzo di uno scandalo.. Eri lo zarevic, erede al trono” Un sussurro, era persa in un rimpianto. Jussupov, marito della principessa Irina Romanov, era bisessuale, andava con donne e uomini, Raulov aveva una vena di crudeltà che Feliks non possedeva, comunque. Io  e il principe Raulov siamo incompatibili, gli aveva detto Cat più di una volta, sancendo chiaramente che non avrebbe tirato un fiato sull’argomento, il viso chiuso come una nuvolosa e buia giornata, non  intendo parlarne, inutile che chiedi, Alessio, non ti dirò nulla.
“Sua figlia ha sposato l’erede dei Fuentes.. Andres” lo zar sapeva di non essere stato il prediletto di suo padre, lo zar Alessandro III, che piegava una forchetta per divertimento dei figli al pari di un ferro di cavallo a nude mani.. Ligio, ferreo ed infaticabile era stato un gigante, dalla tonate voce, che lo aveva educato ai piaceri della vita. Senza insegnargli gli affari di governo, le metier du roi.. E poi si era ammalato a 49 anni, facendo di lui il sovrano, la disgrazia peggiore che poteva capitargli.
“E si è convertita di corsa al cattolicesimo, che la madre di un principe cattolico deve seguire quella religione. Senza se e ma. Come fece al volo Vittoria Eugenia di Battemberg prima di sposare il re di Spagna. Io ai tempi, prima di sposare tuo padre, sul credo ortodosso. Mica come qualcuno di nostra conoscenza che ti ha tenuto in bilico per anni e al penultimo momento si rifiuta di cambiare, salvo mutare poi idea”La zarina Alessandra, che aveva mutato religione dopo una strenua lotta con la sua coscienza, o almeno così enunciava. Lo zarevic percepì la malevola stoccata” Catherine se lo è preso e subito, un marito con i fiocchi, l’eroe della Calle Mayor, bello e ricco, non le farà troppe corna e .. speriamo che si sbrighi a dargli un maschio, meglio più di uno, anziché stare dietro a quella perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  che è tuo figlio, lo adora, stravede per lui da quando era un moccioso, valla a capire, ha l’istinto materno fortissimo oppure adora le cause  perse, se potesse gli darebbe il mondo, lo ama senza ricavo, lo ama e basta“ insultava sia me che lo zarevic, senza distinzione,  a proposito. Come se l’amore seguisse pesi o misure, con Alessio era più quanto ricevevo di quanto davo, sempre, che cosa incongrua. E Andres, ci eravamo sposati da pochi mesi, perché doveva essermi infedele? O era cinica perché la realtà non dava adito ai sogni, se non poche volte. Sentire Alessio che mi riferiva quelle frasi mi dava la nausea, non le aveva inventate, era straziante, una sola agonia. Lo amavo, Alessio, vero, il mio egoismo non concedeva appello o revisione, che causa persa, lui non mollava di una iota e mi rendeva migliore.
La discussione era proseguita in un’altra stanza, sentiva i toni alti e non comprendeva quello che dicevano.
Era rimasto lì per un pezzo, senza muoversi. Annichilito. Una voragine. Per un figlio è ben dura sentire quelle cose sulla propria madre, oltre che appurare di essere appena tollerato.. Essere considerato un disastro. Ma CAT mi vuole bene..o mi ha ingannato, sempre.. NO. NO. Mi vuole bene. Cat..dove sei? Non mi lasciare solo.
“Alessio.. Quando è successo?” Schizzai accanto a lui, comprendevo appieno cosa significasse vedere rosso, come se fossi un toro e mi agitassero la muleta, il drappo scarlatto,  dinanzi. Bambino mio, che ti ha fatto,  è successo davvero ? È orribile. 
“Ieri. Poi Papa si è arrabbiato che ero sparito, voleva ripartire e non mi trovavano, in treno non mi ha parlato e guardava fuori dal finestrino. Scuoteva la testa e fumava. Quando siamo arrivati ho chiesto di poter venire qui, da te e la nonna manco la ho vista, e non voglio, non voglio” Deglutì “Non te lo volevo dire e.. Poi..” Lo guardai. Come mi fissava. Amore. Adorazione. E tremore, come se non lo considerassi per nulla. “Alessio.. ti voglio bene” sempre, lo dissi per istinto”Balle. fai come credi, credi a chi vuoi .. Ma io sono qui e ti ascolto,  non sei una perdita di tempo.. ANZI, ti voglio tanto bene, anche se a volte fai ammattire, con le tue trovate, scusami, e passeranno, lo so, prima o poi,  e tanto sei la cosa più bella che ho  “Combatti il buio con me Zarevic..”Sst, Alexei.. SST tesoro mio” respirai “E’ stato.. orribile e.. “stavo male io per lui e una crisi isterica sarebbe servita a molto poco, per entrambi. L’adulta o presunta tale ero io, di cui si fidava, sennò avrebbe taciuto e quello strazio lo dilaniava, come un cancro, una metaforica ferita che non rimarginava.
“TI senti meglio, ora che ti sei sfogato?”Annuì.  Stai calma, non puoi marciare a Kiev e tirarle il collo.. Concentrati su di lui, cerca di non essere irruente, aprire bocca e lasciare correre. Ricorda un’altra bambina, di tanto tempo fa.
“Lo sai solo tu. Per favore, abbracciami ancora”
“Vieni qui”Posai le ginocchia sul pavimento, mi serrò in silenzio, ricambiato, gli appoggiai la fronte sul plesso solare. Ti voglio bene, sono qui, senti tutto l’affetto che ho per te, senza fallo, senza misura.
“La zarina e tua nonna non si sono mai intese, un dato di fatto”Sollevò la testa dalla mia spalla, giocava di nuovo con la collana e la perla, le dita intrecciate, tanto valeva tenerlo calmo e rassicurarlo, diceva che con me si sentiva al sicuro, sfruttavo quella sua preferenza. Si raccolse ancora più stretto.”Lei parla sempre a ruota libera, infischiandosene delle conseguenze,  Olga l’ha messa in croce per la fronte, fatti raccontare da lei, mmm?, non tenere in conto quello che dice” feci una pausa “Provaci. È stato orribile, Alessio, ferisce me sentirtelo raccontare, figuriamoci te sentire..” gli si incresparono le labbra e, tuttavia, rimase calmo. Era davvero cresciuto, in ogni senso della parola“ E tua madre?”
“Mia madre cosa? Io all’epoca non c’ero, che ne so che hanno combinato, è passata una vita, inutile rinvangare..”Sollevai le sopracciglia “Con il principe Raulov non si sono mai intesi, questo è, diciamo che sono incompatibili, va bene?”
“Di lui non dici mai nulla, come Sasha.. Neanche a ..” Al tuo matrimonio è venuto, avevo inteso.
“Alessio, come è incompatibile per mia madre lo è anche per me e non aggiungo altro. Meglio stare a distanza, basta così” Sbuffando mormorò va bene, aveva intuito che non avrei aggiunto altro, come da prassi. “Ti prego, Alessio, per me è un argomento doloroso..Se ci penso mi arrabbio e me la rifarei con te..Non voglio che succeda, perdona il limite, se soffri tanto la fai riscontare a chi ami, anche se non ci incastra nulla. ” una raffazzonata spiegazione che si fece bastare, molto più di quello che gli avessi mai enunciato.
“ Cat, comunque non è vero che sono una perdita di tempo, un rompiscatole viziato senza speranze  e che ti sprechi con me. Intanto .. ti tengo occupata, ti faccio ridere”Netto, deciso. “ Qualunque cosa dica la nonna, l’erede al trono sono io e non mio zio Michele o altri. Sono malato ma aspetta e vedrai, se un giorno regnerò, sarò come Pietro il grande o Caterina II” si raddrizzò, le spalle erette e il mento in fuori, fierissimo. “Anche se sono troppo debole, fragile” quelle parole lo avevano ferito, come un lupo azzannato dalla tagliola, aveva il cuore stretto, che in fondo in fondo lo pensava pure lui.
Quando chi devi amarti ti considera una nullità, o ti armi di arroganza o soccombi.. Come era vero. Io ero diventata una egocentrica di primo rango, una vera autocrate. Ed era il mio bucaneve, il mio tesoro.
“Quelle che sono le tue debolezze apparenti (calcai di proposito quella parola)  potrebbero diventare i tuoi punti di forza, no?” una casuale e apparente osservazione, e anche no, lo amavo e lo volevo rassicurare. Ora forse mi avrebbe creduto, quanto sancivo che lo adoravo, che era la cosa più bella che avevo.
“Cioè”
“Sei molto sensibile e quindi saprai ascoltare chi ha bisogno, quando sai che ci sono dei problemi agisci da subito per risolvere, no? A stare attento ai colpi hai imparato.. Sarai saggio, accorto.. E fino a prova contraria, armi e cavalli ti piacciono e ti stai impratichendo, mica ti ha visto, lo sappiamo in pochi che ti stai preparando. Addirittura vai al passo da solo, tieni le redini tu, io mi limito a guardare” Alessandra mi avrebbe ammazzato direttamente, se avesse saputo, nei suoi panni avrei fatto uguale pure io, e tanto doveva imparare.  Almeno le basi.
“ Certo.. Anche se sei sempre in tensione che mi succeda qualcosa”
“Sì, e cerco di non starti troppo addosso. Mi spiace, non ti volevo mettere in ansia” Mi aveva sgamato. Per favore, non mi trattare pure tu come un bambino piccolo .. Ci avevo provato, e tanto, le abitudini di una vita erano ardue da scordare, se pensavo che, appena nato, lo avevo sfiorato appena con un pollice..ritraendomi poco dopo,  ne avevo fatti di passi avanti, e ancora non vi eravamo, o no. O in semplicità sarei stata demente a lasciarlo fare senza preoccuparmi.“E per la tua età sei molto maturo, fidati, quando hai voglia”
“ Cerco di stare bene. Se tu non fossi in ansia, saresti una stupida e non lo sei affatto.”mi diede un bacio all’angolo delle labbra, rapido, approfittando, che in genere non volevo, mai. Sorrisi, posai la guancia  sulla sua. “Lo strappo, eh.. che la regola è quella, io non sono tua madre, questi gesti sono per lei, non per me” sorvolando sulle sorelle..
“ E sei un lottatore, non molli mai, come Achille” Seria.
“Alle volte, mi sembra di impazzire per il dolore, quando ho una crisi. Seria, e me lo ricordo sai, anche quando ero piccolo .. venivi sempre da me, se potevi, e mi raccontavi qualcosa,  avevo dolore e mi distraevi ..Non mollavo, sapevo che prima o poi saresti arrivata, come Mamma, come le mie sorelle” Non aprii le cateratte per miracolo “ E che mi volevi bene, e mi vuoi bene, solo che non sapevi gestirmi al meglio.. Avevi paura a toccarmi, di farmi male, e invece.. ” gli sfiorai le labbra con un bacio, IO, un gesto volontario, tenerezza, amore. Per la seconda volta, evitai un’inondazione di lacrime.
“Non lo posso immaginare..il patimento, dico.. Avevo paura a toccarti Alessio, di farti male, anche non volendo.. ”La volta del raffreddore, del dicembre 1915,impressa a futura memoria, mi rimbalzava in testa,  da come mi stringeva avevo i polsi martoriati dai lividi e dai segni delle sue unghie, spasmi involontari per segnare il confine della sofferenza.  E sapevo delle emicranie, dei dolori alle articolazioni, delle febbri intermittenti, a dare retta.. Ogni mese ve ne era una..Sorvolando sulla tua infanzia e la crisi di Spala, come gestirti ..Ci abbiamo messo anni a prendere le misure, un soffio, un  battito a diventare inseparabili. Spero di averti distratto, almeno un poco, il tuo dolore era il mio, Alessio, sapevo combattere corpo a corpo e le parole erano stanche, miseri viandanti contro il tuo dolore. E tu rassicuravi ME. “Poi siamo diventati una vera squadra.. perdonami, se non ci siamo riusciti subito..”
“Passiamo ad altro, sennò ti rattristi” Pausa, tracciò i contorni del mio viso con le mani  “Posso assaggiare un po’ di caffè?delle sorelle hai taciuto, a proposito”
“ Va bene, solo un goccio, eh, che hai disegnato? Sulle sorelle .. nulla, che mica posso ripetere sempre le stesse cose” me lo accostai sulla spalla, gli diedi un bacio sulla tempia.
“ VA beh.. guarda”
E rimasi senza parole. Uno scudo, inquartato. Aveva schizzato un bocciolo di rosa, un leone rampante, una torre e una conchiglia.
“Non sarà perfetto, e tanto si capisce, anche se è stilizzato, molto, pardon”
“Io so tracciare appena una riga dritta.” 
   
 
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