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Autore: BellaLuna    06/03/2019    2 recensioni
Raccolta di storie incentrate sulla coppia Bulma/Vegeta ambientate in diversi Universi Alternativi.
#1: CardCaptorSakura!AU: "La verità era che Bulma avrebbe volentieri ceduto il suo ruolo di cattura carte a Vegeta, e grazie tante!"
#2: Avatar, theLastAirBender!AU: Vegeta, principe dei dominatori del fuoco, scopre che esiste qualcosa di più forte dell'odio per cui valga la pena combattere.
#3: LOST!AU: "Forse, semplicemente, il destino di Vegeta era sempre stato quello di salvarla dalla catastrofe, come il suo quello di salvare lui da se stesso."
#4: Victoria!AU: "Bulma sapeva già come sarebbe andata a finire. Vegeta l'avrebbe guardata e non avrebbe visto nient'altro che una corona. Non avrebbe mai visto una donna, non avrebbe mai visto lei."
#5: TheVampireDiaries!AU
#6: LaBellaAddormentataNelBosco!AU
#7: FullMetalAlchemistBrotherwood!AU
#8: DragonTrainer!AU
#9: GossipGirl!AU
#10: TeenWolf!AU
#11: SKAM!AU
#12: YourName!AU
#13: Mulan!AU
#14: L'IncantesimoDelLago!AU
#15: StrangerThings!AU
[Il Capitolo Uno, il Capitolo Quattro e il Capitolo Quattordici di questa Raccolta partecipano alla "Seasons Die One After Another Challenge Edition!" di Laila_Dahl sul forum di Efp.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Sei: LaBellaAddormentataNelBosco!AU




Introduzione: A causa di un’antica maledizione che si trasmette al ramo femminile della sua famiglia, Bulma è destinata a morire prima che il sole tramonti nel giorno del suo sedicesimo compleanno.
Così, nella speranza che nascondendo la bambina per tempo, la maledizione del Mago Babidi non si realizzi, i suoi genitori l’hanno affidata nelle mani di tre illustrissime divinità, Whis, Beerus, e KaioShin, i quali hanno deciso di crescere la bambina insieme nella solitudine del loro pianeta, sperando che i lacchè soggiogati da Babidi non siano in grado di trovarla.

 
***


Il pianeta Namecc non sembrava alla fine essere così diverso da quello in cui Bulma era cresciuta, il pianeta dei Kaioshin.
C’erano tre grandi satelliti, la cui massa si stagliava su un cielo sempre verde, e vi erano degli alberi a fusto alto sparsi un po' ovunque, grandi foreste rigogliose dal fogliame interamente blu.
L’aria non era nociva, non aveva avuto bisogno di indossare la maschera per l’ossigeno che per ogni evidenzia aveva portato con sé quando aveva deciso di rubare la navicella di Whis.
Fra i tre tutori divini che l’avevano accudita sin da quando era una neonata, Whis era sempre stato quello a cui voleva più bene, quindi si sarebbe dovuto sentire in colpa, in realtà, per averlo ingannato a quel modo, ma l’arrabbiatura verso i suoi così detti “zii” era ancora troppo fresca e recente, per provare anche solo un briciolo di rimorso.
Quei tre non le avevano lasciato altra scelta che agire, prendere in mano le redini del suo destino e combattere per salvarsi dalla maledizione più stupida mai esistita.
Che cosa c’entrava lei, con ciò che i suoi antenati avevano fatto al mago tanti e tanti secoli prima?
Che poi, prendersela così tanto per non essere stato invitato a un banchetto reale, quel mago Babidi doveva essere proprio una checca isterica.
Per fortuna che quello stupido di Beerus aveva il vizio di parlare troppo quando cominciava a bere, o sennò non avrebbe conosciuto la verità se non quando sarebbe stato troppo tardi.
Adesso l’unica cosa che doveva fare era riunire le sfere del drago ed esprimere il desiderio che la maledizione svanisse per sempre.
Era stato per puro caso che un giorno, parlando con Whis, era saltata fuori la leggenda del potente drago Shenron.  
Bulma poteva avere fra i nove e i dieci anni, e nessuna fra le storie che Whis era solito raccontarle prima di metterla al letto l’aveva colpita come quella.
Aveva tartassato lo zio divino per giorni, cercando di raccogliere più informazioni possibili e allo stesso tempo provare a convincerlo per compiere una gita tutti insieme nello spazio – e tu ci sei mi andato su Namecc? E lo hai visto mai il Drago Shenron? Ed è vero che i namecciani hanno la faccia verde-verde? E non è che potremmo andarci qualche volta a vederlo? – ma la risposta di Whis era sempre stata categorica.
Mai, per nessuna ragione, Bulma avrebbe mai dovuto lasciare il pianeta o dar confidenza a qualcuno che non fosse loro.
Per tanto tempo la ragazza si era chiesta il perché – Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? O era lei a essere sbagliata e gli zii erano troppo gentili per poterglielo dire? – e aveva continuato ad annoiarsi nella solitudine del pianeta dei Kaioshin, con nessun amico della sua età con cui giocare o anche solo poter parlare, e come unico svago il laboratorio che Whis aveva fatto costruire per lei quando a cinque anni Bulma aveva dimostrato una mente più geniale della media.
Era lì dentro che l’abbozzo del dragon radar era venuto fuori, e adesso – adesso che avrebbe potuto farlo davvero e non solo come un gioco, facendo finta di cercare le sfere nelle vallate del suo pianeta – era venuto il momento di compiere la sua missione.
In teoria non sarebbe dovuto essere così difficile, il pianeta Namec era un pianeta abitato dai namecciani che erano un popolo pacifico, quindi, una volta trovate le sfere, Bulma avrebbe solo dovuto convincerli a consegnargliele spiegandole le sue ragioni.
Durante il periodo in cui era stata ossessionata dalla storia di Shenron, Bulma aveva anche chiesto a Kaioshin di insegnarle a parlare il namecciano, quindi se tutto fosse andato per il meglio, non ci sarebbero dovuti essere nemmeno problemi di comunicazioni.
Avrebbe preso le sfere, avrebbe espresso il suo desiderio e poi se ne sarebbe ritornata a casa, sulla Terra, dove la sua vera famiglia la stava aspettando, dove sarebbe finalmente potuto essere libera.
Non le restava molto tempo ormai, fra meno di un ciclo di luna sarebbe stato il giorno del suo sedicesimo compleanno e se ciò che Beerus – nel suo momento poco sobrio - aveva detto fosse stato vero, potevano già esserci degli scagnozzi di Babidi nelle sue tracce.
<< Una semplice gita su Namec! >> affermò fra sé e sé, per farsi coraggio mentre si allontanava dal suo globo, verso la foresta che si estendeva per miglia davanti a lei, lì dove il puntino del suo radar continuava a lampeggiare.
<< Che cosa potrebbe mai succedere di male? >>
 
***
 
“Sai bene che devi ubbidirmi! Noi due abbiamo stretto un patto! Tu non saresti niente senza di me, non avresti avuto la forza necessaria per sconfiggere Freezer e vendicarti del tuo popolo se non fosse stato per me! Perciò portami qui quella benedetta ragazzina o sai qual è la fine che ti spetta, Vegeta!”
Era stato con quelle esatte parole che Babidi – quella dannata checca isterica! – lo aveva spedito nello spazio, alla ricerca di non sapeva nemmeno chi, di cui però Babidi sembrava provare un’ossessione profonda.
In realtà Vegeta aveva preso la palla in balzo per prendersi una pausa dalle torture di Darbula che venendo trattato a pesci in faccia dal suo signore e padrone adorato non poteva far altro poi che prendersela senza alcuna ragione con lui.
Così, Vegeta aveva accettato quasi volentieri di compiere quella missione ridicola, e aveva ottenuto il suo corpo indietro e tanto bastava.
Non essere costretto ad avere le sembianze perenni di un corvo gracchiante era sufficiente, per adesso, e gli avrebbe anche dato tempo per trovare un modo per liberarsi una volta per tutte dal controllo di Babidi.
Era stato per vendetta che due anni prima aveva ceduto al suo orgoglio, vendendosi al mago pur di avere il potere di eliminare Freezer, il tiranno bianco che aveva sterminato il suo popolo.
Ma si era comportato da stupido, accecato dall’odio non aveva tenuto in considerazione che un patto del genere avrebbe avuto un prezzo altissimo da pagare, e così si era ritrovato a essere libero da un mostro solo per essere poi costretto a servirne un altro.
Che poi, Babidi non era nemmeno un problema.
Gli sarebbe bastato schioccare le dita per eliminarlo, ma il mago era stato furbo, e nella maledizione che gli aveva lanciato il giorno in cui Vegeta aveva scontato il prezzo del suo potere, oltre il fatto di doversi trasformare in corvo ogni qual volta a Babidi girassero le scatole, vi era anche l’irritante particolare di non poter uccidere nessuno, a meno che non fosse Babidi stesso a ordinarglielo.
Era quella la parte più esasperante, più di tutti quei giorni passati ad avere un becco per bocca ed essere costretto a cibarsi di carcasse e vermi schifosi.
Il suo piano, quindi, consisteva nel trovare una scappatoia all’incantesimo di Babidi così da poterlo finalmente far fuori e libarsi in quel modo della sua maledizione.
Poi, avrebbe finalmente compiuto il suo destino, quello che Freezer gli aveva soffiato sotto il naso, quello di diventare il guerriero più temuto della galassia.
Per tanto, in nessun punto del suo piano era previsto anche il ritrovare una stupida ragazzina da consegnare a Babidi, ma era stata una missione come un’altra da accettare solo per raccogliere qualche informazione sul modo in cui poter annullare l’asservimento che lo costringeva ai suoi ordini.
Inoltre, era anche curioso di sapere come mai quella ragazzina gli interessasse così tanto.
Perché voleva che morisse a tutti i costi?
La storia del mancato invito a corte, risalante ormai a un paio di secoli prima, non lo convinceva per niente.
Vegeta era certo che ci fosse sotto dell’altro, che Babidi in qualche modo addirittura temesse quella ragazza.
Altrimenti, avrebbe inviato uno dei suoi lacchè super scemi alla sua ricerca e non lui.
Forse, la chiave per liberarsi una volta per sempre di lui, era proprio quella maledetta terrestre.
Forse, in fondo, Babidi gli aveva perfino fatto un favore ad affidargli quella missione. Il problema era trovarla, sembrava infatti che la ragazza fosse scomparsa nel nulla.
Seduto dentro la sua navicella, Vegeta rilesse la lista che il mago gli aveva consegnato prima di partire, che comprendeva gli unici tre pianeti in cui la ragazza non era ancora stata cercata.
C’era il pianeta Yardarc.
Il pianeta For.
E il pianeta Namecc.
Su tutti e tre gli abitanti erano ritenuti pacifici, ma dotati di particolari poteri magici.
Vegeta chiuse gli occhi per qualche istante, come se potesse visualizzare il suo obbiettivo nel buio, e alla fine decise a caso.
Destinazione Pianeta Namecc.
La sua navicella lo informò che gli sarebbero voluti solo due giorni per arrivare, così azionò la sveglia per poi lasciarsi cadere addormentato.
Fece un sogno alquanto strano, su una principessa che da tanto tempo lo attendeva in cima a un torre o su di lui che si batteva contro un drago pur di salvarla.
 
***
 
Bulma aveva già raccolto quattro sfere e – disobbediendo bellamente alle raccomandazioni sul non stringere rapporti con gli estranei – aveva anche fatto amicizia con un simpatico namecciano di nome Dende – che dopo aver ascoltato la storia della ragazza aveva convinto suo nonno, il capo villaggio, a cederle la sfera del drago dalle due stelle -, quando, nove giorni dopo dal suo arrivo, le cose cominciarono a farsi complicate.
Lei e Dende si erano fermati nei pressi di una fonte dentro l’ennesima foresta, giusto perché Bulma aveva la necessità di mettere qualcosa sotto i denti, e da lì avevano iniziato a chiacchierare del più e del meno.
<< Dopo che avrai chiesto di spezzare la maledizione quali saranno gli altri due desideri che chiederai al drago? >>
Alla domanda curiosa di Dende, Bulma aveva assunto un’espressione sognante << Voglio chiedergli un principe azzurro. >>
<< Un principe azzurro? >>
<< Sì, esatto, un principe bello e forte, che mi ami alla follia, che sia disposto a fare tutto solo per me. Una volta ne ho sognato uno, non sono riuscita a vederlo in volto, ma dal momento in cui è apparso ho capito che era lui la persona che stavo aspettando da tanto tempo. >>
Se solo Beerus avesse potuto sentirla in quel momento, avrebbe riso di lei fino a farsi venire mal di pancia.
Ma tutte le prese in giro del Dio della Distruzione non erano bastate ad eliminare quel sogno romantico che Bulma sin da bambina celava nel suo cuore.
Un sogno segreto, che forse si era sviluppato per via della solitudine totale in cui era cresciuta e delle favole che Whis le raccontava la sera, l’unico legame con la sua natura umana.
Dende l’aveva fissata confuso, poi però, di botto, era diventato rigido come un tronco d’albero.
Si era avvicinato di più a lei, e le aveva sussurrato in namecciano << Qualcuno ci sta spiando.>>
Bulma aveva sentito il sangue gelarsi nelle vene, e la mano destra era corsa alla fondina che portava al fianco, dove la sua pistola laser faceva bella mostra di sé.
A quanto pareva, alla fine gli scagnozzi di Babidi l’avevano trovata davvero.
Che fare adesso?
Le mancavano ancora tre sfere, non poteva riprendere la navicella e ritornare dai suoi zii, poi non avrebbe più avuto il tempo per fare ritorno su Namecc, e non era nemmeno sicura che Whis e gli altri glielo avrebbero comunque permesso.
Di sicuro erano furiosi con lei, di sicuro Beerus era già andato su tutte le furie distruggendo ogni cosa gli capitasse a tiro, sotto lo sguardo divertito di Whis e quello disperato di Kaioshin.
Che fare?
Poteva mettere in pericolo anche la vita di Dende? Poteva arrendersi ora che era così vicina al suo obbiettivo?
“No” si disse, estraendo la pistola e iniziando a esplorare con lo sguardo la fitta foresta che la circondava “Sono arrivata da sola fino qui, non ho nessuna intenzione di arrendermi adesso.”
 
 
***
 
Quando sette giorni prima Vegeta era atterrato su Namecc quasi non aveva creduto alla sua spettacolare fortuna.
C’era un’aura strana, presente sul pianeta, oltre quella dei namecciani.
Un’aurea non molto alta, ma particolare, qualcosa che al ragazzo sembrava familiare.
L’aveva seguita di nascosto e si era ritrovato proprio al cospetto della giovane che Babidi gli aveva descritto: Bulma Brief, terrestre, occhi e capelli color del cielo e labbra rosse come petali di una rosa.
Era molto bella, una di quelle bellezze pure e angeliche che era molto raro trovare nell’universo.
La ragazza sembrava stesse cercando qualcosa - delle sfere? -  a quando era riuscito a capire, ma non aveva compreso altro perché quando si rivolgeva agli abitanti del pianeta lo faceva usando la loro lingua e lui non aveva certo avuto tempo da perdere per imparare il namecciano.
Così, durante quei giorni, l’aveva pedinata a una distanza di sicurezza, foresta dopo foresta, villaggio dopo villaggio, a suo modo quasi ammaliato da lei.
Qualunque fosse la sua missione, pareva essere estremamente determinata, raramente si fermava a riposare e se lo faceva era solo per mangiare o dormire prima di rimettersi in viaggio.
L’aveva studiata a lungo per capire che cosa ci fosse di così speciale in lei. Per quale motivo Babidi avrebbe dovuto aver paura di qualcuno di così fragile, di così delicato?
Inoltre, c’era qualcosa in lei che gliela rendeva familiare, come il ricordo di un sogno passato, di qualcosa che aveva vissuto in un’altra vita.
La terrestre, durante le chiare notti di Namecc, quando era costretta a fermarsi dentro qualche albero cavo e riposare per qualche ora, cantava sempre la stessa canzone.
Una melodia dolce, ammaliante, ma anche estremamente triste.
La solitudine doveva essere qualcosa che avevano in comune. Anche lei pareva non avere nessuno al mondo, proprio come lui.
Anche lei era cresciuta con una maledizione che le scorreva nel sangue, proprio come lui.
Più la osservava, più la voglia di riportarla da Babidi svaniva, come se l’asservimento che lo legava a lui si allentasse, una sensazione che non aveva mai provato fino a quel momento.
Sentiva che più si avvicinava a Bulma, più la M che gli pulsava sulla fronte bruciava di meno.
Più si avvicinava a Bulma, più la voglia di uscire fuori dall’ombra e conoscerla e parlarle, si faceva forte dentro di lui.
Perché? Come era possibile che una semplice ragazza terrestre avesse quel potere?
Quando stava per raggiungere il quarto villaggio, era stato quasi sul punto di farlo, di mostrare la sua presenza, scoprire quale poteva essere la sua reazione, chiederle che cosa stesse cercando così disperatamente.
Ma poi il marmocchio namecciano era sbucato fuori.
Le aveva consegnato la sfera e poi aveva iniziato a seguirla ovunque, e Vegeta si era dovuto tenere sempre più distante, per paura che il piccoletto potesse notare la sua aurea.
Tuttavia, qualcosa di positivo da quell’incontro c’era stato.
La terrestre aveva iniziato a parlare usando la lingua comune – aveva una voce fiera e dolce allo stesso tempo, e una risata brillante e cristallina – e Vegeta era stato così in grado di comprendere qualcosa in più sul motivo per cui la giovane si trovasse sul pianeta Namecc.
La ragazza aveva saputo della sua maledizione solo di recente, e ora era alla ricerca di un modo in cui potersene liberare: le sfere del drago.
A quanto pareva sembravano avere il potere di esaudire i desideri e Bulma aveva costruito da sola un radar per riuscire a localizzarle tutte e sette in tempo per il suo sedicesimo compleanno, il giorno in cui per colpa di Babidi sarebbe dovuta morire.
Morire.
La notizia delle sfere avrebbe dovuto risvegliare il suo interesse, invece fu quel particolare a scuoterlo maggiormente.
Qualcosa era scattato nella sua mente, una sorta di ricordo lontano, una ragazza addormentata in una torre, un drago, una foresta di roghi, lui che era disposto a fare qualsiasi cosa pur di riuscire ad arrivare da lei, proprio come nel sogno che aveva avuto in viaggio verso Namecc.
Perché?
Quell’attimo di turbamento bastò affinchè perdesse il controllo della sua aura e il ragazzino si accorse della sua presenza.
Bulma si voltò alle sue spalle, la mano stretta intorno all’impugnatura della sua pistola laser, gli occhi spaventati che scrutavano la vegetazione che la circondava.
<< Vieni fuori. Sappiamo che sei qui. Fatti vedere se hai coraggio.>>
Vegeta avrebbe riso della stupidità del suo cuor di leone, se solo non avesse sentito il suo battere inspiegabilmente così forte dentro la gabbia toracica.
Ora non poteva più rimandare.
Era arrivato il momento di affrontare la ragazzina faccia a faccia.
 
***
 
Il giovane che uscì furi dall’ombra era tutto fuorchè ciò che Bulma si era aspettata.
Era muscoloso ma di statura media, poteva avere giusto un paio d’anni in più rispetto a lei, e il suo sguardo serio e corrucciato, il suo viso bello e austero avevano qualcosa di familiare, qualcosa che sembrava essere uscito fuori da un sogno lontano.
Un sogno che aveva sempre custodito nel suo cuore, che l’aveva aiutata ad andare avanti nella solitudine.
Non poteva essere reale... eppure... eppure...
Lo stupore di ciò che stava provando le fece abbassare la guardia.
Abbassò le mani che impugnavano la pistola, e continuò a fissare lo sconosciuto come in una sorta di stato di trance, come se il suo corpo fosse lì ma la sua mente fosse altrove, persa in un passato lontano, in cui un’altra lei era stata imprigionata in una torre e per cento anni aveva atteso l’arrivo di qualcuno che potesse riportarla alla vita.
La sensazione però venne spezzata dallo sconosciuto stesso, che le rivolse un ghigno diabolico, avanzando di ancora qualche passo verso il punto in cui si erano fermati a riposare lei e Dende.
<< Se vuoi sperare di colpirmi con quell’affare almeno cerca di mirare alla testa.>>
Il suo tono derisorio bastò per farla tornare in sé, risvegliando anche la sua linguaccia.
<< Guarda che ho un’ottima mira. Non ti conviene provocarmi.>>
Vegeta scosse la testa divertito, di sicuro il fegato non le mancava a quella terrestre.
<< Non sono un tuo nemico.>> affermò sincero, ma prima che Bulma potesse rispondergli il piccolo namecciano le disse qualcosa nella sua lingua.
Lo sguardo della ragazza divenne d’acciaio, la presa sulla sua pistola divenne sempre più sicura << Secondo il mio amico sei un bugiardo. Il simbolo che hai sulla fronte significa che sei al servizio di un mago malvagio.>>
Vegeta riservò al piccoletto un’occhiata assassina e quello andò a nascondersi spaventato dietro le gambe della ragazza.
<< Che Babidi vada pure a farsi fottere per quel che mi riguarda.>> normalmente, quando si trovava a una distanza così ravvicinata dal suo obbiettivo, la volontà del mago diventava più forte della sua, ma qualcosa stava impedendo alla magia di Babidi di fare il suo corso, qualcosa che Vegeta era sempre più convinto c’entrasse con l’aura particolare di Bulma, con il fascino che la giovane esercitava su di lui.
A soli tre passi l’uno dall’altro, circondati dagli alti alberi di Namecc, il saiyan vide la terrestre titubare un attimo, gli occhi ostinatamente fissi nei suoi, i raggi del sole che filtrando le foglie creavano ombre sulla sua pelle diafana.
<< Perché sei qui? >> gli chiese, mentre ciocche azzurre dei suoi capelli ondeggiavano al ritmo del vento.
Pareva davvero una sorta di sogno quella scena.
Qualcosa che era già accaduto, che si stava semplicemente ripetendo, come se il tempo si fosse fermato intrappolandoli al suo interno.
Vegeta gettò uno sguardo allo zaino posato a terra vicino ai piedi della ragazza.
Lo zaino che conteneva tutte le risposte ai suoi problemi, e che avrebbe potuto rubargli senza nemmeno impegnarsi troppo se solo lo avesse voluto.
Ma in quel momento, cercare di capire cosa lo legasse a Bulma sembrava essere la cosa più importante del mondo, qualcosa di cui non poteva fare a meno.
La ragazza seguì il suo sguardo e sobbalzò, come se fosse riuscita a cogliere il suo ragionamento.
<< Sei stato maledetto da Babidi anche tu, non è vero? >>
<< Sì.>>
Nonostante il suo amichetto namecciano la spronasse a non farlo, alla fine Bulma si ritrovò comunque ad abbassare la pistola, come se qualcosa dentro di lei non potesse evitare di farlo.
Come se, nonostante il suo buon senso continuasse a urlargli a gran voce di non fidarsi assolutamente di lui, una forza sconosciuta invece la spingeva a farlo.
La stessa forza sconosciuta da cui Vegeta si sentiva così attratto e che sembrava rendergli impossibile anche solo il pensiero di torcere un capello alla ragazza.
<< Un saggio mi ha detto che non dovrei fidarmi degli estranei...>> gli rivelò, non osando guardarlo negli occhi mentre, dopo aver riposto la pistola nel fodero, afferrò il suo zaino da viaggio e se lo rimise in spalla, il piccoletto namecciano ancora attaccato alle sue gonne.
Vegeta le si avvicinò ancora, fino a essere a un soffio di distanza da lei  << Ma io non sono un estraneo.>>
La sentì rabbrividire, seppur non osasse allontanarsi da lui.
<< Ah no? >>
<< No, lo hai detto tu stessa, non ti ricordi? Noi due ci siamo già conosciuti.>>
<< E dove? >>
<< Nei tuoi sogni.>>
 
 
FINE#6
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE…
Per riuscire a sviluppare in un modo degno questa trama ci sarebbe voluta una long, una one-shot e un solo giorno di tempo per realizzarla è veramente poco.
Perciò vi lascio con un finale apertissimo, e con un Vegeta che non mi convince per niente, ahimè!
Spero comunque di sentire presto vostre opinioni a riguardo :)
Alla prossima,
BellaLuna
  
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