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Autore: Angel Of Fire    10/03/2019    3 recensioni
Nelle anime il legame del dolore è più forte del vincolo della felicità e della gioia, e l'amore che viene lavato dalle lacrime rimane puro, bello ed eterno.
(Kahlil Gibran)
Post TLJ
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Chewbacca, Lando Calrissian, Principessa Leia Organa, Rey
Note: Lime, Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 2.3 - Il segreto di Jedha


«L'ho vista di nuovo, maestro.»

«Chi?»

«Lei, la ragazza... Era qui con me, poco fa.»

«Eri incosciente poco fa. Quando Yancey ti ha trovato eri solo.»

«Ti dico che l'ho vista, mi ha parlato, mi ha toccato.»

«Siamo in luogo sacro, una visione della Forza può sembrare talmente reale da indurti a confonderla con la realtà. Non farti trarre in inganno, ragazzo.»

«Anche tu, come mia madre, ti rifiuti di credermi. Era qui, ti dico! È stata lei ad aiutarmi!»

«Riprendi il controllo Ben. Non lasciare che tue emozioni prevalgano sulla ragione.»

«... »

«D'accordo, descrivimela.»

«Aveva un viso dolce, gli occhi grandi e sorridenti, e una voce gentile. Era esile ma forte. Indossava degli abiti umili, di lana grezza... ma il suo aspetto non era trasandato come quello dei pellegrini.»

«Che cosa voleva?»

«Non lo so. Era sorpresa di vedermi. Sembrava quasi che avesse paura di me. Poi ha notato che ero bloccato dalle rocce e mi ha liberato.»

«Ti ha detto il suo nome?»

«No. Ma io lo conosco. Rey. Il suo nome è Rey.»




Cap. 2.3 – Il segreto di Jedha



Posizione: Territori dell'Orlo Mediano, Settore Terrabe - Sistema NaJedha - Orbita di Jedha


Il Falcon uscì dall'iperspazio con uno scossone più violento del solito. Un paio di allarmi presero a suonare freneticamente e numerose spie luminose iniziarono a lampeggiare impazzite sul pannello di comando.

Rey sbuffò esasperata, senza sapere dove mettere le mani. BB–8 si mise subito in agitazione rotolando a destra e a manca e contribuendo a mandarla ancora più in crisi.

Accidenti. Ci risiamo!

Pensò irritata, lasciando la cabina di guida come una furia, mentre cercava di capire, per l'ennesima volta, quale fosse il problema. Quel dannato pezzo di ferraglia ne aveva sempre una e la cosa iniziava ad essere scoraggiante.

Dopo una rapida analisi, supportata dal rapporto del piccolo droide, collegato col computer centrale del Falcon, comprese che, se voleva effettuare un altro salto nell'iperspazio e rimanere tutta intera, avrebbe dovuto riparare il sistema di raffreddamento dell'iperguida.

Sempre se Kylo non l'avesse uccisa prima.

Era davvero un brutto affare.

In quel momento, l'assenza di Chewbacca, si fece sentire più che mai.

Aveva dovuto faticare parecchio per convincere il suo copilota peloso a restare su Batuu, Chewbe aveva sbraitato e grugnito in tutti i modi possibili per cercare di distoglierla da quella follia, per non parlare di Finn, Poe e Rose, che erano rimasti perplessi ed ammutoliti difronte alla sua definitiva decisione di estromettere lo wookiee dalla missione su Ilum.

Non andava certo fiera del suo comportamento, ma in quel frangente era stata costretta a mentire, non lo avrebbe mai fatto se non fosse stata certa che era per una giusta causa; aveva inventato qualcosa a proposito di una visione mistica della Forza che la esortava ad intraprendere quel percorso da sola e, di conseguenza, nessuno aveva potuto obiettare, nemmeno il generale Organa.

Aveva lasciato a Finn il radio faro ad occultamento binario, con la muta preghiera di non farle domande, il suo lo avrebbe acceso solo se le cose si fossero messe male. La Resistenza avrebbe saputo che triste fine aveva fatto, che aveva mentito come un'idiota per andare a farsi uccidere da Kylo Ren, e i suoi amici avrebbero almeno potuto recuperare quel rottame e BB-8.

Lo sguardo preoccupato di Finn e quello più accigliato e sospettoso di Poe, erano le ultime tristi immagini che l'avevano accompagnata, mentre saliva sul mercantile per lasciare Batuu.

Attivò i sensori esterni, ma di Ben non c'era ancora alcuna traccia, e questo contribuì ad accrescere la sua inquietudine. Riparare il guasto all'iperguida non era una faccenda da poco e se, disgraziatamente, avesse dovuto allontanarsi velocemente da quella luna, sarebbe stata nettamente in svantaggio.

Improvvisamente qualcosa colpì lo scafo esterno del Falcon e la fece sussultare. BB-8 si mise subito in allarme. L'impatto non aveva causato danni significativi, ma che diamine stava succedendo là fuori?

All'ansia e al nervosismo che aveva accumulato, si aggiunse una nuova e strana sensazione, ed era qualcosa che aveva a che fare con la remota regione dello spazio in cui Ben le aveva dato appuntamento. Si rese conto, come una stupida, di non aver avuto nemmeno il tempo di accertarsi della sua reale posizione.

Tornò nella cabina di pilotaggio e il suo sguardo accigliato e avido, oltrepassò l'ampia vetrata del Falcon; quello che la vista le restituì la fece raggelare.

All'inizio le sembrò di essere capitata in un campo di asteroidi, e maledì mentalmente il momento in cui si era prestata a quella follia: un'infinità di rocce e detriti di svariate dimensioni fluttuavano nell'orbita intorno al pianeta e quasi lo nascondevano. Poi però guardò meglio e vide qualcosa che le straziò il cuore: l'unica luna di NaJedha, appariva immensa e gravemente ferita, nel buio dello spazio, la sua crosta superficiale era orrendamente squarciata*.

Quasi un quarto del satellite non esisteva più, come se fosse stato colpito da qualcosa di estremamente grosso e potente, proveniente dallo spazio esterno e non dalle sue profondità. Nell'emisfero in cui, un tempo sorgeva la Città Sacra, ora c'era un gigantesco cratere la cui voragine raggiungeva addirittura il nucleo incandescente.

Deglutì con angoscia nel pensare a quante vite innocenti erano state spazzate via, in pochi istanti, in quell'immane tragedia. Poteva ancora percepire l'immensa sofferenza che permeava quella regione dello spazio, come se le anime delle vittime innocenti non avessero mai abbandonato la casa che era divenuta la loro stessa tomba e gridassero vendetta. Si chiese come fosse possibile che un disastro minerario avesse potuto provocare una simile distruzione.

Attivò la scansione della superficie per testare le condizioni del suolo e accertarsi che l'atmosfera fosse almeno respirabile e quasi si ritrovò a rimpiangere le temperature gelide di Ilum. Non sapeva cosa aspettarsi da quella sconcertante scoperta e un brivido di paura la scosse fin nel profondo.

Perché Ben aveva scelto proprio quel luogo per tentare di riportare in vita il cristallo? C'era qualcosa che non le quadrava, in tutta quella faccenda, e voleva vederci chiaro al più presto. Su una cosa il Leader Supremo aveva ragione: in quell'angolo sperduto della Galassia, la presenza della Forza era particolarmente potente ed intensa, poteva percepirla chiaramente e faceva vibrare i suoi sensi come non le capitava da tempo.

Distolse lo sguardo da quella visione orrenda e dolorosa e sospirò, tornando mestamente nella hall centrale. Era irritata e nervosa; forse aveva a disposizione un po' di tempo per riparare il guasto, prima che l'illustrissimo si degnasse di presentarsi all'appuntamento.

In quel momento si rese conto che era davvero dura costringersi ad essere positiva: ma non voleva credere che Ben avesse cattive intenzioni, o peggio, che volesse incastrarla, anche se era ancora restia ad aprirsi totalmente verso di lui.

Durante le loro connessioni avevano avuto modo di riavvicinarsi, seppure lentamente, con difficoltà e diffidenza. Tra loro c'erano stati anche momenti molto intensi, ma era ancora troppo poco per potersi fidare di lui, visto come era andata a finire l'unica volta che gli aveva dato una chance.

Nonostante la sua naturale predisposizione all'ottimismo, per lei, Ben rimaneva colui che aveva giurato di distruggerla insieme a quel poco che era rimasto della Resistenza, che aveva quasi ucciso il suo amico Finn e che si ostinava a perseguire il totale controllo della Galassia, seminando morte e distruzione.

Non sapeva se sarebbe mai riuscita a condurlo verso la luce, Kylo Ren le aveva dimostrato di essere irremovibile sulle sue assurde posizioni vendicative; ma era altrettanto convinta che non avrebbe lasciato nulla di intentato. Avrebbe usato tutte le armi in suo possesso per fargli ricordare chi era veramente e aiutarlo a ritrovare se stesso e ciò che aveva rinnegato.


* * *


Circa un'ora dopo BB–8 corse ad avvertirla dell'arrivo di una nave appartenente al Primo Ordine, cinguettando animatamente, mentre lei era intenta ad ultimare le riparazioni.

Le mancavano ancora un paio di saldature e una stretta ai raccordi delle tubature di raffreddamento e l'iperguida sarebbe stata di nuovo operativa.

Non poté fare a meno di precipitarsi alla cabina di pilotaggio per dare un'occhiata. Ben si era presentato all'appuntamento a bordo dell'Y-Shuttle, le imponenti ali nere si stagliavano minacciose nel bagliore devastato di Jedha, come un oscuro predatore in attesa di assalire la sua preda.

Rey era abbastanza esperta di astronavi da sapere che ci volevano almeno tre copiloti per poterlo manovrare adeguatamente. Kylo era da solo, di sicuro aveva fatto largo uso dei suoi poteri.

Sbruffone.

Pensò, prima di aprire il canale di comunicazione e tornare al suo lavoro, al centro della hall, non poteva permettersi di perdere nemmeno un minuto prezioso. Sollevò l'ultimo pannello del pavimento e individuò l'ennesima ed ultima perdita da arginare.

Tra lei e Ben non c'erano stati più contatti, ma la minaccia di morte con cui lui aveva troncato la loro ultima connessione, non era riuscita ad impressionarla particolarmente.

Ci aveva messo dell'impegno per sembrare abbastanza spietato e implacabile, di questo gliene dava atto. Ma qualcosa, nel profondo, le gridava insistentemente che, il terribile Kylo Ren, il Leader Supremo del Primo Ordine, il Signore Oscuro della galassia, avesse abbandonato l'idea di farle la pelle già da un pezzo.

Sempre ammesso che l'avesse mai avuta.

Si era dimostrato fin troppo disponibile nei suoi confronti. Avrebbe potuto tranquillamente lasciarla alla sua missione su Ilum, ad affrontare il suo destino e lavarsene completamente le mani. Avrebbe potuto recuperare i resti del kyber di suo nonno in mille altri modi, molto più drastici e violenti. Invece le aveva rivelato l'inaspettata possibilità di riparare il cristallo.

Perché lo aveva fatto? Era questo l'interrogativo che più la tormentava.

Inizialmente aveva pensato che avesse voluto cogliere l'occasione per dimostrarle la sua superiorità e darle l'ennesima presuntuosa lezione. Ma andando più a fondo, nei suoi intenti, aveva scorto qualcos'altro. Il legame non le permetteva di sondare i suoi pensieri, ma le era sembrato che stesse cercando disperatamente un'altra occasione per incontrarla di nuovo, faccia a faccia.

Non poteva negare che anche lei, in fondo, lo desiderava. Il loro ultimo incontro reale era stato molto controverso ed intenso e risaliva al combattimento sul Supremacy, da allora era trascorso quasi un anno, ma le loro posizioni non erano sostanzialmente cambiate.

Nonostante tutto, aveva deciso di accettare il suo invito ad unire le forze per ricostruire il cristallo. Era una specie di dovere morale che andava oltre ogni possibile schieramento, e per lei era accettabile. Era come se entrambi stessero seguendo un richiamo, una volontà superiore che, per assurdo, non li voleva nemici.

«Ti avevo ordinato di venire da sola.» La voce di Ben risuonò minacciosa tra le pareti del Falcon e le fece l'effetto di una doccia gelata.

Ordinato? Non sei nelle condizioni di ordinarmi un bel niente!

Pensò subito, indignata, ma si morse le labbra prima di rispondere a tono. «Sono da sola» si limitò a sottolineare, calcando l'accento sulla prima parola. Non voleva partire con il piede sbagliato.

«I miei sensori rilevano la presenza di un'unità BB-8» precisò lui seccato.

«Non sapevo che considerassi i droidi alla stregua di persone» Rey lo disse sorridendo a quella piccola palla metallica che dondolava perplessa accanto a lei, «devo cominciare a preoccuparmi, Kylo Ren?» Poté solo immaginare la sua espressione irritata.

«Evita di chiamarmi così, se deve essere un ulteriore motivo per insultarmi o deridermi.»

A quella inaspettata esternazione Rey sussultò incredula. Davvero le aveva appena fatto capire che voleva che lo chiamasse Ben? Non sapeva se esultare o provare terrore. In effetti lei era l'unica persona a respirare ancora, dopo aver osato pronunciare il suo vero nome, in sua presenza. Possibile che non lo avesse rinnegato del tutto? «Come preferisci che ti chiami allora: Leader Supremo, Maestro dei Cavalieri di Ren, serpente assassino...» lo provocò divertita.

«Evita di chiamarmi. In qualunque modo» tagliò corto lui, indispettito. «Com'è che ce l'hai tu il droide di Dameron?» Lo sentì indagare con circospezione.

«Oh, me lo ha prestato per affiancarmi nella missione. Ti avevo avvisato che non mi avrebbero permesso di lasciare la Base senza un minimo di supporto» glielo spiegò senza smettere di rovistare in alcuni contenitori sgangherati, accatastati sul pavimento, per cercare una chiave idraulica. Mai, come in quel momento, fu più felice di rispondere ad una sua provocazione.

«Che pensiero gentile...» sibilò lui, tagliente come un rasoio.

Nell'udire il grugnito di disappunto che seguì, a Rey scappò un sorriso. «Che c'è, non sarai mica geloso?» lo punzecchiò con una punta di sarcasmo, mentre dava una generosa stretta ad un raccordo allentato, pregando che le guarnizioni sintetiche malandate, avessero retto almeno per il viaggio di ritorno.

«Scendi pure dal piedistallo sul quale ti sei auto-innalzata. Non sei più così interessante, Rey di Jakku.»Ben cercò di smontare il suo entusiasmo, senza però riuscirci davvero.

A quella sua reazione spropositata, Rey non poté fare a meno di sghignazzare di gusto.

Oh sì, sei decisamente geloso.

Si ritrovò ad ammettere soddisfatta.

«Si può sapere che diavolo stai facendo?» Le chiese perplesso, sentendola sforzarsi come una forsennata.

Uno sfrigolio al centro della hall l'avvisò che Ben aveva attivato l'holo-proiettore per cercare di capirci qualcosa.

«Niente di importante. Un piccolo problema all'iperguida.» Fu molto ottimista, «nulla che non possa risolvere con una buona chiave idraulica ed olio di gomito.» Si girò ed incrociò il suo sguardo torvo incastonato in un viso troppo pallido. Le dava l'impressione che non fosse affatto stupito della cosa. «Sta' tranquillo, non sarò costretta a chiederti un passaggio per ritornare alla Base» lo rassicurò, asciugandosi la fronte sudaticcia col dorso della mano. Finalmente aveva finito, sempre che non saltasse fuori qualche altra magagna imprevista.

«Ti sto inviando le coordinate» la informò asettico, cambiando drasticamente discorso, «riuscirai ad atterrare con quel catorcio senza schiantarti?»

Rey sussultò, Ben aveva appena fatto dell'ironia? Quasi le pareva di buon umore. Le premesse erano più rosee del previsto. «Ti stai preoccupando per la mia incolumità, o per quella del Falcon? Beh, sappi che ho compiuto atterraggi in condizioni di gran lunga peggiori.» Doveva smetterla di considerarla un'incapace, ci avrebbe pensato lei a togliergli quell'insopportabile espressione da essere superiore dalla faccia.

L'ologramma di Kylo sogghignò sfrigolando. «Continui ad appropriarti di cose che mi appartengono. Devo cominciare a pensare che la tua sia un'ossessione. Il tuo amico Poe Dameron non poteva prestarti anche il suo caccia?»

Rey accolse quella provocazione con una sana risata. «E tu continui a rimanere attaccato al passato e a cose di cui non ti dovrebbe importare più nulla.»

Ragazzino petulante.

Aggiunse mentalmente. Se cominciava ad insultarlo davvero, sarebbe stata la fine.

Per tutta risposta lui interruppe indignato l'holo-proiezione.

Rey tirò un sospiro di sollievo, lanciando la chiave idraulica dentro il porta attrezzi sgangherato; sarebbe stata una lunga ed estenuante giornata, ed era meglio se si fosse data da fare.



* * *


Il luogo che Ben le aveva indicato come punto di atterraggio, si trovava agli antipodi del cratere, dove un tempo sorgeva la Città Sacra, e non ne fu affatto stupita.

Chissà se quella luna è completamente disabitata?

Si chiese mentre inseriva le coordinate ed attivava i propulsori per addentrarsi nell'atmosfera densa, scansando abilmente numerosi ammassi di detriti. Oltre ad avere un ché di spettrale, pareva davvero improbabile che su quella luna si potesse vivere un'esistenza confortevole. Era più probabile che dopo la completa distruzione di Jedha City i pellegrini avessero perso qualsiasi interesse a visitare quelle lande desolate e, lentamente, era stata abbandonata anche dalle popolazioni locali, scampate al disastro.

Se era sopravvissuto qualcosa della religione Jedi, di sicuro erano in pochi a conoscerne l'esistenza.

Non appena il Falcon toccò il suolo, arido e sabbioso, in un modo un po' goffo, sollevando alte nuvole di polvere, Rey provò una strana sensazione: un'angoscia mista a terrore. Non aveva idea se dipendesse dalla particolarità di quel luogo o dall'ansia di incontrare di nuovo Ben. Probabilmente era dovuta ad entrambe le cose.

Prima di scendere prese lo zaino consunto che conteneva le due metà del cristallo e i pezzi dell'elsa da riassemblare, afferrò la sua fedele arma e si infilò nella cinta il blaster che gli aveva lasciato Han. Era affezionata a quel pezzo di ferro, almeno quanto lo era dell'asta che si era costruita da sola su Jakku, riciclando materiali di fortuna. Per anni era stata la sua unica compagna di vita. Non si sarebbe mai presentata all'appuntamento completamente indifesa, benché fosse pienamente cosciente che non avrebbe potuto tenere testa alla spada laser di Ben.

Non lo avrebbe mai ammesso in sua presenza, ma era affascinata dall'instabilità di quella lunga lama cremisi. L'unica volta che l'aveva impugnata e ne aveva saggiato la potenza, aveva sentito una scarica dolorosa attraversarle tutto il corpo. Ora lo sapeva: era la sofferenza di quel cristallo violato, ad averla pervasa, come era accaduto per il kyber di Anakin prima che venisse spezzato.

Tornò alla cabina di pilotaggio, sfilò i dadi di Han e se li mise nello zaino. Non aveva mai creduto nella fortuna, nel fato o in simili idiozie, sperava solo di riuscire a percepire la sua presenza accanto a sé, e che le infondesse il coraggio necessario per affrontare di nuovo suo figlio.

Poi si rivolse a BB-8 con la raccomandazione di stare all'erta. Se avesse captato l'attivazione del suo rilevatore, avrebbe dovuto inviare immediatamente un segnale di soccorso alla Resistenza e attendere l'arrivo dei ribelli, senza fare nulla.

Poco prima di aprire il portello del Falcon si obbligò, per l'ennesima volta, ad essere razionale e obiettiva; non aveva idea di come si sarebbero evolute le cose, dopo quella esperienza, ma era più che mai intenzionata a non farsi abbindolare di nuovo. Il motivo principale per cui aveva accettato di incontrarlo, e riaprire quella porta, era il desiderio, anzi, la speranza, di vedere un cambiamento, una piccola scintilla di luce a cui aggrapparsi per non ritenerlo definitivamente perduto. Ma era anche preparata allo scontro, se la situazione fosse degenerata in modo irreversibile.

Una folata di aria gelida la investì violentemente, non appena mise piede sulla rampa. Nonostante l'aspetto desertico, su Jedha faceva molto freddo, era una particolarità di quella luna. Ma lei era abituata agli sbalzi climatici e non se ne curò più di tanto. L'atmosfera era ancora respirabile, ma il pulviscolo generato dal disastro minerario aveva praticamente avvolto tutto il pianeta creando una leggera e perenne foschia.

Poco lontano l'Y-Shuttle si stava adagiando elegantemente su un largo spiazzo privo di rocce, le grandi ali nere ruotarono lente fino a mettersi in verticale, nell'esatto momento in cui toccò il suolo. Un atterraggio davvero impeccabile, fu costretta ad ammettere.

La rampa d'ingresso si abbassò, liberando aria dai pistoni, svelando al suo interno una figura alta e scura che si apprestò a scendere con un'andatura che ostentava sicurezza. Ben era avvolto nel suo solito mantello nero, che svolazzava nervoso, sotto la brezza gelida di Jedha, e la raggiunse in poche falcate.

Rivederlo di persona le fece inaspettatamente male. Deglutì, ma aveva la gola secca. Il cuore le martellava nel petto e sembrava volerle sfondare la gabbia toracica. Il respiro veloce tradiva impietoso il suo reale stato d'animo. Credeva che sarebbe riuscita a controllare l'emozione e l'inquietudine di averlo di nuovo vicino, ma si era sbagliata di grosso. Si avvicinò a lui obbligandosi a reprimere il desiderio di toccarlo, per accertarsi che fosse reale.

«Ciao, Ben...» si limitò a mormorare incerta, corrugando la fronte.

Come era prevedibile ricevette in risposta il silenzio. Il Leader Supremo l'accolse freddamente, restando immobile ed impassibile di fronte a lei. Questo suo caparbio atteggiamento la deluse. Non si aspettava di certo un abbraccio caloroso, ma nemmeno la totale indifferenza. Ancora si ostinava a volergliela far pagare...

I suoi sentimenti, non più schermati dalle immense distante galattiche che li avevano divisi, fino ad allora, la investirono violentemente come un tornado. Se anche avesse provato un minimo accenno di felicità nel rivederla, dopo tanto tempo, era dannatamente abile da mascherarlo del tutto.

Percepiva invece del rancore e della delusione, nei suoi confronti, e soprattutto il senso di frustrazione di chi non è riuscito nel suo intento ma, nonostante tutto, non vuole arrendersi. Forse era stata fin troppo ottimista. Doveva sforzarsi di mantenere i piedi per terra.

«Dove siamo diretti?» Chiese, volgendo lo sguardo in più direzioni. Per quanto si sforzasse non riuscì a trovare alcuna traccia di un insediamento o di qualunque cosa potesse vagamente assomigliare ad un tempio Jedi.

Intorno, il paesaggio, appariva abbastanza scarno e desolato; da un lato c'era solo una landa sconfinata e desertica che si perdeva a vista d'occhio, dall'altro c'era un'imponente ammasso roccioso, che si innalzava per diverse decine di metri dal suolo e pareva sfiorare quel cielo incolore, perennemente avvolto nella foschia.

«Seguimi.» Si limitò a comunicarle in tono freddo, muovendosi deciso verso le rocce.

Rey strabuzzò gli occhi e gli andò dietro, faticando a tenergli il passo.

Giunsero ad una larga fenditura, abilmente nascosta tra i costoni rocciosi e ne varcarono la soglia. Si addentrarono nella tenue oscurità del ventre della montagna, rotta a tratti da sprazzi di luce, provenienti dalle sottili fessure tra le pietre, e camminarono per diversi minuti in silenzio.

Rey iniziò ad avere più caldo, e non dipendeva dalle energie spese per evitare che Ben la seminasse; più si spingevano all'interno e più la temperatura tendeva ad aumentare. Era un fenomeno anomalo, ma affascinante.

«Che è successo alla Città Sacra?» Azzardò a chiedergli, per rompere quel silenzio devastante, consapevole che lui ne sapesse certamente di più sulla misteriosa catastrofe.

Ben si fermò per un istante, dandole l'impressione di volerle rispondere, poi però si ostinò ad ignorarla e proseguì impassibile per la sua strada.

Rey sospirò. Non poteva biasimare il suo silenzio. Non lo aveva voluto come maestro, lo aveva rifiutato sul Supremacy e adesso gli faceva domande come una scolaretta curiosa? Mentalmente si diede dell'imbecille. Tutta colpa della sua dannata buona fede.

Camminarono ancora per centinaia di metri, aggirando speroni di roccia e crepacci profondi e il percorso si fece più difficoltoso e disagevole.

«Hai intenzione di ignorarmi tutto il tempo?» Rey tornò all'attacco ansimando per lo sforzo. Ne aveva abbastanza di quel suo dannato atteggiamento di superiorità.

Se l'unico motivo per cui l'aveva voluta in quella missione, era per sfruttare il suo potere, non glie l'avrebbe data vinta, anche a costo di lasciare il cristallo esattamente com'era.

Ben percepì chiaramente il suo intento e si immobilizzò, poi si voltò a guardarla furioso, costringendola a fermarsi.

«Davvero vuoi sapere come è andata?» l'aggredì brutalmente, al punto da farla indietreggiare. «Non è stato un disastro minerario a distruggere Jedha... È solo una fandonia, divulgata per nascondere la verità.»

Rey non si stupì di quelle parole, seppure pronunciate con astio. Non appena aveva messo piede sulla luna aveva percepito qualcosa di strano, residui di un dolore immenso, profondo e ingiusto.

In quel momento tutto si fece più chiaro: udì l'eco di urla strazianti, preghiere e imprecazioni, e soprattutto sentì sulla propria pelle quel terrore. Un terrore che non era scaturito dalle profondità del satellite ma da qualcosa di più orrendo e spietato. Una volontà superiore.

Lo vide sogghignare. «È stato l'Impero» si limitò a svelare aspettando una sua reazione che non si fece attendere.

«Credo... credo di averlo sempre saputo» ammise, senza nemmeno rendersene conto.

«Fu un esperimento. Volevano testare quanto fosse potente, l'arma che avevano costruito per sedare la ribellione. È stata la Morte Nera a ridurre la Città Sacra in cenere e a dilaniare in quel modo orrendo il pianeta.»

A quella spaventosa rivelazione Rey non poté fare altro che reagire con rabbia. «E ad uccidere milioni di innocenti...» aggiunse indignata.

«Traditori, ribelli e avversari dell'Impero, dipende dai punti di vista» la liquidò prontamente.

«Scommetto che scoprirlo ti ha suscitato un piacere perverso.» Lo attaccò rabbiosa.

Mostro, sanguinario, genocida.

Aggiunse mentalmente, augurandosi, però, che lo percepisse forte e chiaro.

Ben invece reagì attristendo lo sguardo che diventò inaspettatamente meno severo, e a tratti addirittura addolorato. «Vedi? Era meglio se restavo in silenzio» protestò rassegnato, come se ogni loro conversazione dovesse degenerare irrimediabilmente in una lite.

Rey sentì una puntura al centro del petto che la costrinse a soffocare l'astio nei suoi confronti. Per un istante l'immagine di Leia si sovrappose al suo viso e a lei mancò il terreno sotto i piedi. «Hai gli occhi di tua madre...» le sfuggì in un soffio, corrugando la fronte. La somiglianza tra loro era quasi dolorosa.

Si meravigliò di se stessa: perché era stata così stupida e patetica da farglielo notare?

«Questo è un colpo basso» replicò lui confuso.

«Era solo una constatazione.» Rey si irrigidì. Aveva sbagliato a toccare quel nervo scoperto, ma non aveva potuto fare a meno di notare quanto gli avesse fatto male sentirsi considerato ancora un mostro e quanto fosse legato alla sua famiglia, nonostante cercasse di rinnegarla in ogni modo.

«Non ti permetto di tirare in mezzo mia madre. Questa faccenda riguarda solo me e te e tale deve rimanere» l'aggredì, ma senza la rabbia malamente repressa di prima. «Cosa credi di dimostrare? Che cosa, dillo!» Questa volta il tono si era fatto più duro e riuscì ad intimidirla.

Rey si obbligò a mantenere la calma. «Lo sai. Non c'è bisogno che te lo ripeta. Gli manchi... e ti rivuole con sé. E so che anche tu lo desideri.»

Lo vide esitare qualche istante, e il suo cuore si riaprì ad una debole speranza.

«È troppo tardi» le mormorò, con gli occhi che sembravano più lucidi, facendole capire che si stava addentrando in un terreno insidioso e che non avrebbe tollerato oltre la sua intrusione.

«Non è vero. Non sarà mai troppo tardi per lei.» Rey si maledì per aver riaperto quella ferita, in un modo così brutale ed impietoso, ma riaverlo di nuovo accanto le aveva scombussolato del tutto i sensi. Come era accaduto sul Supremacy, riusciva a percepire il suo conflitto interiore, i suoi sentimenti contrastanti e così potenti, verso di lei. Ma soprattutto aveva scorto quella piccola scintilla di affetto, verso sua madre, che niente ancora era riuscito a spegnere.

«Chiudi quella bocca e seguimi» le ordinò drastico, e dal suo viso era già scomparso ogni piccolo accenno di dolore e commozione. Era diventato dannatamente bravo a reprimere le sue emozioni. Si voltò e proseguì, inoltrandosi in uno stretto sentiero che qualcuno aveva ricavato tra gli spuntoni di roccia. La luce era sempre più scarsa e a fatica riuscivano a distinguere la strada. Rey si dovette aiutare col bastone.

Proseguirono senza sosta fino a quando non comparve sullo sfondo una striscia luminosa. Man mano che si avvicinavano diventava sempre più larga ed intensa.

Rey ritrovò un briciolo di fiducia, quando si accorse che, forse, erano giunti ad una destinazione.

Attraversarono quella spessa spaccatura nella roccia ed emersero all'interno di un ambiente circolare molto più ampio ed alto, illuminato intensamente da una grossa apertura tondeggiante che si apriva nella parte superiore. Ma la luce non proveniva solo dai raggi solari, Rey si rese conto che tutta la superficie interna era costellata da piccole scintille luminose di vari colori. Era uno spettacolo molto suggestivo. Si avvicinò curiosa ad un ammasso di rocce e capì che quei bagliori non erano altro che cristalli kyber incastonati. La sua vicinanza provocò subito la loro reazione inducendoli a brillare più intensamente ed in maniera intermittente.

La giovane jedi si guardò intorno affascinata, non aveva mai visto un luogo del genere, così saturo dell'energia che permeava tutto l'universo. Non aveva mai provato un'esperienza così emozionante. Percepiva chiaramente la vita di quei piccoli cristalli pulsare frenetica. Fu tentata di toccarne uno, particolarmente bello, che rifletteva una delicata luce azzurrina e sporse la mano su di esso, quasi se ne sentisse profondamente attratta.

«Lascialo stare!» La voce tuonante di Ben la fece sussultare e d'istinto si ritrasse. «Non siamo qui per la Messe**, ma per qualcosa di più complicato. Non abbiamo tempo da perdere.»

Quell'ennesimo rimprovero riuscì ad infastidirla. Si voltò verso di lui accigliata pronta a protestare animosamente ma si trattenne, Ben la osservava cupo, al centro di quella grotta immensa e lei fu incapace di reagire. Nonostante le dimensioni del ragazzo fossero minute rispetto all'enorme ampiezza di quell'ambiente, a lei appariva possente. Era impossibile riuscire a nasconderlo a se stessa, Ben aveva il potere di affascinarla con il suo carisma, la sua inopinabile sapienza e il suo portamento nobile e fiero.

Che poi fosse anche un gran bastardo sanguinario era un altro paio di maniche.

Lo vide voltarle le spalle e dirigersi verso un punto più scuro, situato più in basso, a cui si accedeva attraverso una gradinata di pietra e riprese a seguirlo a malincuore.

Ben si fermò davanti a quello che sembrava l'imponente ingresso di un antico tempio, affiancato da alte colonne intarsiate, scavate nella roccia. Gli si avvicinò cauta, studiando ogni dettaglio.

Le ante erano anch'esse di pietra, completamente decorate con delle raffigurazioni astratte a lei totalmente oscure, e parevano molto massicce e pesanti. Sarebbe stato alquanto difficile spostarle senza l'ausilio di un qualche tipo di potere.

L'unico tempio che aveva visitato in passato era quello dell'isola di Ahch-To, benché fosse un ambiente totalmente spoglio e diverso, in quel luogo si respirava la stessa affascinante atmosfera millenaria, e la stessa potente energia. Si sentiva eccitata e pervasa da una piacevole sensazione di benessere, nonostante l'ignoto le incutesse timore.

Rimase in attesa di un cenno di Ben. Avrebbe voluto fargli mille domande ma se ne guardò bene, gli avrebbe fornito solo un'ulteriore occasione per zittirla e farla sentire un essere inferiore.

Il suo accompagnatore studiò attentamente l'imponente ingresso, quasi riuscisse a capire il significato di quelle decorazioni che a lei continuavano a restare incomprensibili. Poi si voltò e si mise a cercare qualcosa guardandosi intorno. Chiuse gli occhi e si fece guidare dalla Forza, si avvicinò ad un cumulo di rocce poco lontano dal portale e vi posò la mano, come se stesse attivando una specie di interruttore.

Improvvisamente l'intera grotta prese a vibrare, e lei ebbe il timore che si stesse scatenando un terremoto. Invece, in una zona pianeggiante, perfettamente in asse con la metà del portale, lentamente iniziò a sollevarsi una porzione di roccia, di forma circolare e della larghezza di circa due metri.

L'innalzamento della lastra si fermò, arrivando a sporgere solo una ventina di centimetri dal suolo, formando una specie di pedana rialzata, proprio di fronte all'ingresso. Rey si avvicinò titubante e curiosa, ma non appena vide quello che sopra vi era raffigurato il suo cuore perse un battito, era lo stesso mosaico del tempio dell'isola di Ahch-To: la rappresentazione dell'equilibrio tra il Lato Oscuro e il Lato Chiaro, in un unico individuo.

Lentamente tutte le tessere del puzzle si andavano riunendo.

Ben salì sulla pedana di roccia restando nella metà che raffigurava il Lato Chiaro, poi le porse la mano, invitandola a salire e a posizionarsi sulla metà del Lato Oscuro.

Rey si fece guidare dai suoi gesti, lo seguì sulla piattaforma, e attese.

«Non è difficile, devi solo volerlo» le spiegò sintetico e lei capì immediatamente a cosa si stesse riferendo.

Insieme allungarono le mani verso il portale, richiamando l'energia di cui quel luogo era completamente pervaso e, quando si sentirono entrambi caricati e saturi, convogliarono la Forza verso le pesanti ante di pietra.

Dei leggeri scricchiolii annunciarono che qualcosa si stava muovendo, piccoli frammenti di roccia si sbriciolarono e si staccarono dalla parte superiore del portale che sembrava chiuso ermeticamente da decenni. Poi si udì un suono cupo e terrificante, simile ad un ululato, che pareva provenire dalle profondità della luna e, lentamente, le due pesantissime ante ruotarono intorno ai cardini e si aprirono mostrando ai loro occhi quello che ancora custodiva gelosamente il cuore di Jedha.




Continua...



_______________


Note:

* Per la descrizione delle reali condizioni di Jedha devo ringraziare JeanGenie, che mi ha gentilmente suggerito il numero di un fumetto canon in cui è narrata una bellissima avventura di Luke, Leia ed Han e viene descritta la luna dopo l'attacco della Morte nera, nei minimi dettagli. Il fumetto in questione è Star Wars (2015) Fascicolo #38, Le ceneri di Jedha.

** La Messe non era altro che il rituale con il quale i giovani padawan andavano alla ricerca del loro cristallo, all'interno di una miniera di kyber, da cui si accedeva attraverso un tempio Jedi. Il più famoso è quello situato su Ilum. Ma anche Jedha era sede di una immensa miniera di kyber, depredata quasi completamente dall'Impero, per costruire il famoso raggio distruttore della Morte Nera.

Ovviamente io ho immaginato che esistesse ancora una miniera di cristalli e che la sua posizione fosse sconosciuta, tranne che a pochi eletti ;)

  
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