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Autore: queenjane    10/03/2019    1 recensioni
Catherine Raulov cresce alla corte di Nicola II, ultimo zar di tutte le Russie, sua prediletta amica è Olga Nicolaevna Romanov, figlia dello zar. Nel 1904 giunge il tanto atteso erede al trono, Aleksej, durante la sanguinosa guerra che coinvolge la Russia contro il Giappone la sua nascita è un raggio di sole, una speranza. Dal primo capitolo " A sei settimane, cominciò a sanguinargli l’ombelico, il flusso continuò per ore e il sangue non coagulava.
Era la sua prima emorragia.
Era emofiliaco.
Il giorno avanti mi aveva sorriso per la prima volta."
Un tempo all'indietro, dolce amaro, uno spaccato dell'infanzia di Aleksej, con le sue sorelle.
Collegato alle storie "The Phoenix" e "I due Principi".
Preciso che le relazioni tra Catherine e lo zar e la famiglia Romanov sono una mia invenzione, uno strepitoso " what if".
Al primo capitolo splendida fan art di Cecile Balandier di Catherine.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nella notte tra il 28 e 29 dicembre 1916, Feliks Jussupov e il medico Lazovert presero in consegna Rasputin e lo accompagnarono nel palazzo del primo, in una stanza insonorizzata per procedere al Gran Complotto.
Rasputin si era fatto convincere dall’idea di incontrare la principessa Irina, moglie di Feliks J., splendida tra le splendide dame della corte dello zar, la sua avvenenza era squisita, che l’avesse conquistata? Il sibarita siberiano e la principessa, Irina era la sola nipote femmina dello zar, nata nel 1895, una delle più belle fanciulle della nostra generazione ondivaga..
A modo suo aveva cercato di presentarsi il meglio possibile, lavandosi con sapone a buon mercato, barba e capelli sistemati con cura. Pantaloni di velluto nero, una camicia di seta gialla con fiorellini e un cordone intorno alla vita da cui pendevano vari fiocchi completavano l’insieme, quella sera il programma era sedurre la bella puledra che era Irina, non scordiamo che Rasputin era il figlio di uomo che aveva allevato cavalli.
 I cospiratori volevano togliere di mezzo il Male Oscuro, la Spia Tedesca, il Demonio, tante belle giustificazioni, all’atto pratico  era un omicidio.. Con cura, avevano preparato quattro bottiglie di Madera avvelenato al cianuro, cianuro iniettato per maggior cura anche nei pasticcini, oltre che nel vino. Partecipava poi il granduca Dimitri, amato nipote dello zar e cugino prediletto dei suoi figli, mio mancato marito (!!) ed il deputato Puriskevic, che aveva accusato Rasputin di corruzione e tradimento nel suo discorso alla Duma in novembre.
 
Erano in una stanza al piano superiore.
Jussopov parlava amabilmente con R., che beveva e mangiava i cibi avvelenati, senza dare cenni di sentirsi male, parlarono e Felicks suonò la chitarra, cantando due ballate gitane, e salendo poi dagli altri congiurati.. Satana non moriva, occorreva sparargli..
Felix sparò colpendo Rasputin nel petto tra lo stomaco ed il fegato per poi risalire al piano di sopra, ove bevve per farsi coraggio.
Sceso ancora, si convinse che era davvero il demonio, Rasputin riaprì gli occhi e si lanciò per la scale, cercando di uscire, barcollando nella notte e verso la salvezza, riuscì ad andare nel cortile.
 Purishkevich scese  e sparò ripetutamente a Rasputin. Uno  dei proiettili penetrò il rene destro e si conficcò vicino alla spina dorsale, alla fine cadde nella neve, che si imbrattò di sangue.
In uno stato di parossismo totale, Jussupov colpì violentemente il siberiano, che si decise a morire, finalmente!!
A questo punto, due poliziotti in servizio alla città, sentiti gli spari e avendo visto il via vai di autoveicoli, si insospettirono: uno di loro, prima interrogò senza esito il maggiordomo di Jusupov, poi, si avvicinò al palazzo; Purishkevich si vantò di aver ucciso Rasputin e chiese al poliziotto di non rivelare la notizia ai superiori, che vennero informati a ogni buon conto.
Il corpo venne  avvolto in un telo blu, legato con delle corde e ficcato nell’auto di Puriskevic.
Attraversarono la città fino al ponte Petrovskij sulla Neva e vi gettarono il cadavere.
 La notte era finita, l’incubo iniziava per altri.


Alle 8:00 della mattina seguente, la polizia si presentò all'appartamento di Rasputin e chiese alle figlie dove fosse il padre; dopo tre ore di attesa, la scomparsa fu segnalata ad Anna Vyrubova la quale avvisò l'imperatrice, sottolineando come la principessa Irina fosse assente da Pietroburgo. A quel punto il ministro degli interni, menzionò il racconto del poliziotto.
Su ordine di Alix, fu disposta una inchiesta la quale provvide immediatamente a controllare l'appartamento, il conto in banca e la corrispondenza di Rasputin per poi concentrare la propria attenzione su alcune macchie di sangue rinvenute presso una porta secondaria di Palazzo Jusupov.
 Il principe Felix cercò di spiegare le macchie di sangue affermando che nel corso di una festa di benvenuto, tenuta la sera prima, uno dei suoi cani era stato ferito; quanto al comportamento tenuto da Puriskevich, disse che la sera precedente aveva parlato sotto effetto di alcolici; chiese, inoltre, una udienza presso l'imperatrice ma la Zarina si limitò a dire che avrebbe potuto spiegare l'accaduto tramite una lettera
Alle 22:00 della sera stessa, Purishkevich, dopo aver aiutato i principi Felix e Dimitri nella stesura della lettera, lasciò la città per andare al fronte.
 Il giorno seguente, fu provato che il sangue rinvenuto era umano e il principe Yusupov e il granduca Dmitrij furono posti agli arresti domiciliari.
Frattanto, nel pomeriggio, furono rinvenute tracce di sangue ed uno stivale presso il Bolshoy Petrovsky; lo stivale fu riconosciuto dalle figlie di Rasputin stesso e, per l’effetto,la polizia riprese le indagini, la mattina dopo fu trovato il corpo congelato, poi sottoposto a esame autoptico.
Lo aveva ucciso il terzo proiettile che, dopo aver lacerato il lobo frontale, era uscito nella parte posteriore del cranio; fu, inoltre, estratto il secondo (l'unico a non essere stato sparato a distanza ravvicinata) e fu esaminato il contenuto dello stomaco; non furono rinvenute tracce di acqua nei polmoni (segno, quindi, che Rasputin fosse già morto al momento di essere buttato dal parapetto) né di cianuro nello stomaco.
 Infine, furono esaminate le ferite superficiali: quella all'occhio destro, compatibile con lo stivale, la frattura nasale e alla guancia, dovute probabilmente all'impatto o al grappino usato per trascinare il cadavere fuori dall'acqua
Su richiesta del granduca Alessandro Romanov, suocero del principe Jusupov, lo Zar escluse la possibilità di un processo e decise di inviare il granduca Dimitri ed il principe Jusupov in esilio, Puriskevic era già al fronte.
Olga disse poi che era stata una fine orribile, anche se lui era stato “malvagio”, e loro, i Romanov, erano una tale famiglia, che uno poteva spaventarsi ad ammettere che erano parenti.
Sorvolando che Pietro il Grande aveva fatto uccidere suo figlio, sventato un complotto in cui lo voleva scalzare, Caterina II rovesciò suo marito Piero e per maggior tutela lo fece strozzare da altri, tanto per rimanere con gli esempi più famosi..  Di cosa stupirci? Adulteri, gelosie e complotti continuavano nel 1600 come nel 1900..
Rasputin  aveva predetto che se fosse morto per mano dei parenti dello zar, Nicola II avrebbe perso il trono e sarebbe morto entro due anni assieme ai suoi familiari.

L’inchiesta fu superficiale, celere e veloce, non si voleva scoprire troppo il vaso di Pandora. Tanto per dirne una, la granduchessa Ella, sorella di Alix e cognata dello zar, aveva ricevuto la sera prima del famoso tentativo criminoso un telegramma da Dimitri, in cui chiedeva la benedizione divina su quanto si accingeva a fare, lei era una monaca, un esempio di probità e aveva avallato un omicidio?
Perfino le blande misure, adottate dallo zar, ovvero mandare Jussupov nella sua bella tenuta in Crimea, Dimitri sul Caucaso dal suo reggimento furono accolte di malanimo. 
Comunque, in poche ore tutta la capitale fu a conoscenza della notizia, anche se i giornali non ne fecero menzione esplicita, si leggeva a titolo di esempio che un individuo aveva fatto visita a un tale con altre persone e, scomparso, uno dei soggetti aveva dichiarato che il primo non era stato a casa del secondo, anche se era vero il contrario. La gente andò ad accendere candele davanti all’icona di San Dimitri nella cattedrale di Nostra Signora del Kazan, abbracci e gioia collettiva, l’innominabile era morto ..


Allegria ed un amaro naufragio, pensai, ricitandomi come a novembre “Che belli..”lo zarevic mi passò il braccio intorno alle spalle, mi ero chinata per osservare ben sei bucaneve in un solo colpo. L’inverno era freddissimo, rare le giornate che consentivano di stare all’aperto senza rischiare una polmonite, a meno di non essere ben coperti, vedevo solo i suoi grandi occhi cobalto tanto era imbacuccato tra sciarpa, cappello, cappotto e guanti.  Senza parole, lo osservai mentre correva sul sentiero, reggevo i bucaneve e lui saltava, fingeva di essere un aeroplano, gli arti superiori spalancati, come le ali di un aereo, appunto, correva e spiccava il volo
“Mia madre pensa che la sua malattia sia un modo per mettere alla prova la sua fede . .E che un santone come Rasputin .. come è stato sia stato un messaggero di Dio. Davanti a lei recitava il pio e profetico contadino, per il resto era lo spirito della dissipazione, mettiamola così, con il suo harem di ammiratrici” era oggettiva, o tentava.
Con la Vyribova in testa, tra lei e Alix non sapevamo chi fosse più affranta, o fingesse di esserlo. Vyribova che ora soggiornava al palazzo di Alessandro, la zarina le aveva chiesto di trasferirsi lì per tema che la prossima vittima fosse lei. Olga cercava di vederla il meno possibile, ragguardevole impresa cui si impegnava stazionando nel suo ufficio direttivo e facendo qualche visita agli orfanotrofi o altri ospedali, in incognito, con la sua amata gallina, ovvero io.
Mi ero insediata a Carskoe Selo, nella villetta già di proprietà di R-R, suo dono per le nozze, ero spesso ospite al palazzo di Alessandro, senza fallo.


Alix aveva fatto mettere un biglietto nella bara di R., quando vennero celebrate veloci e riservate esequie, “Mio amato martire, mandami la tua benedizione, che mi possa guidare nel triste e difficile cammino che devo ancora percorrere quaggiù. Ricordati di noi dal cielo nelle tue sante preghiere” . La funzione era stata breve e veloce, e tanto il dolore, lo sgomento della zarina continuavano, era prostrata, non era solo un teatro wagneriano, come pensava Olga, una variazione della sua tragica e isterica madre nell’arena del martirio, una santa, o che tale si pensava.

 Al solito, Alessandra comandava, piangeva e si disperava, nelle sue stanze, mai nulla faceva di pratico, Alessio lo gestivano Olga, Tata e i marinai, più me, come quando era più piccolo .. La zarina è mia madre, ma la mia mamma sei te, come Olenka e Tanik.. che esasperazione, quando diceva così e tanto era vero. Tralasciando che ora si arrangiava da solo, scatti e capricci un lontano ricordo, tranne che qualche sfogo occasionale. Dandogli maggiore autonomia, aveva imparato a controllarsi, una benedizione.
“Olga, io .. Non ho la fede che hai tu o le tue sorelle” Le passai un braccio sulla vita, percependo i rilievi di ossa e muscoli e lo scrutavo,onice contro zaffiro, i nostri occhi diverse schegge di vetro che scintillavano“ Ma una cosa la so.. Ha l’emofilia, ed è un guerriero, non molla mai ..con una voglia di vivere senza rimedio ..” cincischiando su parole e sentimenti.
“Spiegati..” alla peggio erano solo parole,  sorridevo, occultando i dispiaceri, sua madre piangeva ora per ora. In privato, che Rasputin era un suo baluardo per la malattia di Aleksey. E diventando madre a mia volta, o ci provavo, che la gravidanza era a buon punto, mi ero smussata, ero meno critica. E voleva bene a suo figlio e lui voleva bene a me, di qui la tolleranza, gli avrebbe regalato la luna in un piatto, figuriamoci la sottoscritta.. Alix si era convinta di essere sola, tranne che per pochi intimi, considerando gli eventi trascorsi, tutti i torti non li aveva. E avevo imparato da un pezzo che una persona tragica, abbia ragione o meno, attira meno di una allegra, smagliante, che non si lamenta, mio esempio Ella Rostov-Raulov, mia madre, sopravissuta a una dura infanzia, a un marito da incubo, cercava sempre di fare meglio che poteva, lamentarsi è solo una perdita di tempo, Catherine, fidati.

“E’ nato così e non ha colpe..”la malattia si passa di madre in figlio, aveva iniziato la regina Vittoria e il morbo si era trasmesso alla sua discendenza, nelle case regnanti di Germania, Spagna e Russia. Sorvolando che uno dei cuginetti di  Alessio, John, soffriva di epilessia e da anni viveva nella campagna inglese, isolato dalla sua famiglia. Nato nel 1905, sarebbe morto nel 1919, dopo una crisi devastante del suo male.
” Non c’entra nulla con la fede di tua madre, una messa alla prova o che. .. Spiegami perché le bestie abortirebbero i loro cuccioli  o le assassine partorirebbero” feci una pausa, senza spingerci oltre, quello della religione era un campo minato, io la vedevo in un modo e lei in un altro, fine E io avevo ucciso, ero una assassina per difesa e tanto.. E se Alexei avesse potuto scegliere, avrebbe voluto essere normale, sicuro,normale senza emofilia, che tristezza. 
“Dio ha visto le tue preghiere, il tuo bambino non  morirà, aveva detto a Mamma..”
“Olga, parli con me, non altri..” (idioti).. “ Una coincidenza..” Mi svuotai di ogni pensiero e mi scrutò, capiva più di quanto dicessi e di segreti ne avevamo spartiti molti.
“Una cosa la so, Cat. Prima ancora di diventare madre, sei stata una mamma con lui, nonostante tutto. E ti ama e lo ami.. Anzi, sei una mamma“ la Sua Mamma, aggiunse piano, e udii lo stesso. Povero Alessio.
“Bel ricavo, alla lunga, tutta una serie di affanni…” guardai ancora “ZAREVIC, VENITE qui ..” agitando una mano e alzando il tono di voce. E mi morsi le labbra per non dire attento a non scivolare, vi è il ghiaccio, non ti agitare, per evitare la modalità mamma ansiosa, o chioccia, inutile contare quante volte lo avessi tenuto tra le mie ali, pardon,  braccia.
“Non sono sua madre, comunque”leggermente piccata. Nel lungo termine lo sarei diventata
“Stupida, meravigliosa testarda. Che sei.  Lo ami e tanto.. E riesci a tenerlo tranquillo, niente smorfie.. che poi ti fanno male” mi sciolsi  in una risatina. 
Dai quaderni “.. puoi pensare e scrivere quello che vuoi, tranne che i gesti non mentono.. Guardavi Aleksej con occhi d’aquila, attenta a ogni gesto, apristi le braccia e  lui ti si fiondò addosso, mentre  brandiva i precoci bucaneve, ti congratulavi e non lo mollavi, disse che era un poco stanco, come no, voleva farsi coccolare senza essere brontolato.. E ti aveva buttato le braccia sul collo, come al funerale di padre R. rimanesti con lui, attimo su attimo. Eri e sei la sua mamma, fine della discussione“Ah Aleksey.. mi viene in mente una foto.” “Quale ?” “Sono seduta nella mauve room della zarina e ho te in braccio, dormivi e zac, il  rumore ti ha svegliato, anzi, ero io che ti avevo stretto di più, per la sorpresa ed il nervoso ed ho camminato  per calmarti” “Eravate buffissimi, tutti e due, dovevi fare dieci anni, lui avrà avuto quattro mesi..Della serie, passa il tempo e non cambiate mai” “ E appena mi fermavo, ti mettevi a piangere, riprendevo a camminare e smettevi, via così per un pezzo.” “Che mi dovevi dare retta, sempre, ora ti fai fotografare senza troppe smorfie” “Scaltro pure se piccolo” ti toccò il naso, poi ti chiese di mollare la stretta. E avevamo appurato che non fosse troppo stanco o sudato, dicevamo, prima ancora di partorire eri una mamma, come io e le mie sorelle, con la differenza che nei limiti lo lasciavi fare. Non che lo amassi di meno, anzi, era ancora di più.”
“Una metafora, glielo avevo raccontato dopo Spala”Un ricordo di puro orrore, avevo lo sguardo velato, rievocando come era, le urla e gli spasimi, che invocava la morte come una liberazione. Intanto faceva a gara di palle di neve con le altre sorelle, Marie e Anastasie erano tornate dai loro reparti, ogni giorno continuavano a portare fiori, un sorriso, scrivere per chi aveva bisogno. E visitavano il cimitero dei caduti costruito per dare l’ultimo riposo a chi era morto, un omaggio, una preghiera. Ed erano ancora ragazzine, che si divertivano con poco.  Che la guerra era in stallo, ma i feriti abbondavano. Tanik era in reparto, era inflessibile, infaticabile, la sua resistenza era ultraterrena, mai nessun cedimento apparente. “Un inverno la zarina Caterina II scorse un bucaneve precoce e lasciò una guardia a vigilare, che era una cosa splendida ma bisognosa di attenzione, che resisteva .. “
“Mi chiedo quale sia il bucaneve e chi la guardia, tra i due. E di Achille, a quel giro me lo ricordo pure io” Una pausa “Non è che gli vuoi bene, qualcosa di più..” io ero il bucaneve e Aleksej la guardia. E viceversa, uno scambio di ruoli, lo amavo fino allo spasimo.
“Ti adora, disgraziata, citando te” Sbuffò e stava per replicare quando colsi un movimento con la coda dell’occhio “Buttiamoci giù, che attaccano con le palle di neve..” Da davanti, in rapida e simultanea maniera, finimmo sul morbido e candido manto, attaccando a nostra volta.
E lo sentii.
Come avere inghiottito champagne a digiuno, un lieve battito intorno all’ombelico. Come una farfalla, premetti il palmo sul ventre, sorpresa, si incurvava appena e Lui.. c’era. La neve mi piovve sul viso e le spalle, non reagii.
FELIPE..  sussurrai dentro di me, un nuovo sfarfallio.
FELIPE.. è la tua mamma, benvenuto, tesoro mio.  E ora concentriamoci .. E Olga comprese al volo, senza che nulla osservassi, mi leggeva il viso come un libro aperto, quando non mettevo filtri,che leggeva dopo poco, chiariamo,  mi posò il palmo aperto sull’addome, dalle profondità del mio corpo salì un nuovo palpito, che percepì nonostante la pelliccia, gesti di confidenza che avrei concesso a lei e pochi altri “ E qui chi abbiamo? “Un ulteriore fremito, che quando mio figlio decise di muoversi si annunciò, ineludibile, senza fallo.
“Ciao, ci sei, allora Felipe .”Commossa “Potrebbe essere la digestione.. O una bambina, cosa ne sai “ coprendole le mani con le mie “ Io so che sarà un maschio, fidati, lo so” Un piccolo sospiro “E tanto io non ho mai torto.. Sarà Felipe.. Che, perdonami, Felipa in russo è uno strazio” per farmi ridere. “Forse.. e tanto..” le grida di Alessio su non so cosa, la protesta di Anastasia, Marie  che metteva pace ci inibirono dal proseguire“Tanto nulla, vai dai tuoi bambini elettivi..” che si sentiva Olga e Catherine, e Cat in ogni angolo “Dai nostri, semmai” “Alessio e Anastasia te li becchi tu” mi si cacciarono entrambi tra le braccia, ridendo, proprio due bambini. “Vieni qui, zarevic” mi si serrò addosso, annotai che ero stanca e avevo freddo, filammo a prendere il tè, ridendo, la gioia era ancora possibile.
Gli scoccai un raro gesto di affetto, un bacio vicino all’angolo delle labbra, un tenero tributo che richiedeva alle sue sorelle e a sua madre, le spalle accostate per non farmi vedere “ Grazie, CAT”
“Prego”
“Che bello quando sei affettuosa”
 “Mi manchi, Aleksey”confessai “Mi ero abituata a stare con te molto di più”
“Anche tu, sei brava a fare le patatine fritte come nessuno, mi facevi ridere tanto..” un barbaglio azzurro, divertito “Quando me le rifai?”



E anche Tanik lo comprese al volo, le bastò vedere la mia faccia mentre le portavo una tazza di orzo, la mia mano sull’addome,  lei aveva cura di tutti, ma chi curava lei? “Posso.. ‘?” Tenera. “Che dolcezza, Catherine..davvero” esitante, delicata“Nemmeno fossi la prima donna che aspetta un bambino, a questo stadio si muovono, credo”Rise, una ventata di allegria dopo le brutture dell’ospedale“Hai finito il turno, per oggi? Mettiti sul divano”Borbottò qualcosa che non volli identificare, le massaggiai i piedi gonfi, la convinsi a mangiare e riposarsi, dopo una lunga contrattazione per sfilare le scarpe, in cambio si divertiva con un nuovo passatempo, i calci di mio figlio nel ventre, definirla commossa era un eufemismo. Nessuna parola, solo i gesti, le dita  allacciate, anche lei pronosticò un maschio. Come io e Andres pensavamo da mesi. Felipe.
FELIPE .. Felipe Fuentes, principe,  signore di Ahumada y la Cruz, conte di Sierra Morena, il bambino dell’estate.. (mia figlia arrivò molto dopo..)
“Si vede.. “ “Finalmente sì.. “ Mi misi di profilo, ero senza busto e LUI si palesava. C’era, non era una favola che mi ero inventata. “Arriverà per il tuo compleanno, dopo ..pochi giorni..” “Che bel regalo” “Lo sai che ti voglio bene .. Tata, sempre” “Lo so” Una pausa“Felipe.. sarà un maschietto”  deglutì “Mi piace, che bel nome”

Quella sera, tirai fuori una confezione di marmellata di fragole, deponendola accanto a un cestello di ghiaccio con champagne, a un vaso con UN  bucaneve (Alessio aveva distribuito gli altri cinque tra madre e sorelle) e candele accese, pane tostato, insalata di pollo e patate,  una romantica atmosfera, seducente come la sottoscritta scalza e avvolta in una vestaglia di seta color cipria, con biancheria coordinata, i capelli scuri, lavati di fresco che piovevano sulle spalle. Seducente come una principessa orientale, mi ero concessa un lungo bagno e usato essenza di rosa e arancia amara, volevo essere irresistibile. Struggente.
“Catherine.. “annottando il trucco leggero, l’ombretto che mi faceva gli occhi ancora più grandi, un poca di cipria sugli zigomi e il rossetto chiaro. “Sei ..incantevole, ho dimenticato qualcosa?”perplesso, che ben di rado usavo i cosmetici.
“Andres.. non hai saltato nulla” rientrava esausto dalla ennesima riunione, ormai era un officioso aid de camp dello zar, era un diverso, cattolico, leale alla Russia, che sua madre era russa, saggio, umile e distaccato, un eroe oltre che mio marito, e io russa fino all’ultima goccia di sangue.
La  sua modestia un vessillo. I suoi titoli valevano un patrimonio, mai avrebbe fatto carriera sulla altrui corruzione. “Non hai omesso compleanni o anniversari .. Tranne che .. Oggi tuo figlio si è mosso e..Senti.. Un nuovo sfarfallio. “ mi  posai la destra sul ventre, avevo trascorso ore in quel nuovo passatempo, con Olga  e Tatiana.
“Oddio.. “con un viso che mai gli avevo visto, le sopracciglia corrugate, le iridi indefinibili, di fumo.
 “Andres..ho sbagliato qualcosa?”timida. Forse stava pensando a Isabel e Xavier, era ritornato a loro e soffriva nel ricordo. E ancora ignoravo il regalo che gli  avrebbe dato Erszi, lui forse ci aveva riflettuto e non aveva osato formulare ipotesi.
“Catherine, sei il mio tesoro.. “ Sotto il palmo, come istigato, ecco nuove vibrazioni, come se il feto riconoscesse il tocco di suo padre. E sorrise scacciando le ombre.
“Amore mio..” quindi “Ehm..” Riconoscendo un noto e familiare gonfiore.
“Ho voglia di te..sarà mai possibile, sono esausto.. pure”la saracinesca delle palpebre si fletté per un momento sui suoi occhi, adesso,  color malachite.
“Celebriamo la tua paternità.. Andres, io ti amerò per sempre “
“ E io pure..” si tuffò ridendo tra le mie cosce.

E allibii, era stanco e tanto il suo uccello risorgeva rapido, glorioso, come un tuono, come se avesse 18 anni e non 34.
Era un leone.
Era Andres Fuentes.
E rompemmo un letto per la foga.

Mi sarei scavata una ipotetica fossa per l’imbarazzo, quindi ci mettemmo a ridere.
Lui sbadigliò, pigro e soddisfatto, appariva un gattone, pardon, un felino, in riposo dopo la caccia, le iridi scure come tenera giada.
Il mio principone.

“Come ho desiderato e desidero te non è mai stato con nessuna”
“Bada che resti così”lo avvisai.
“E viceversa..” mi sfiorò la clavicola, scendendo alle coppe dei seni, pesanti e vellutati, una nuova pienezza che colse sotto le falangi, al ventre teso, finalmente la gravidanza si palesava“ Ti osservo e dovrei essere pieno di reverenza, trattenermi e declinare la sfumatura della tua pelle, come i tuoi capezzoli paiano ciliegie mature”Un brivido, me li sfiorò con la punta della lingua, iniziai ad ansimare” La trama dei polsi, la perfezione delle anche e..” Con delicatezza, approfondimmo l’esame delle mie bellezze e ricambiai con zelo riguardo alle sue  “..la madre di mio figlio, una principessa e ..” era in ottima forma, adesso, ristorato e .. pericoloso, da supino rotolò sullo stomaco, predisponendosi a una nuova sessione.
“Una donna con il suo uomo, che si amano”
Con i gesti, i corpi e le parole, ci stordimmo a vicenda.

Lui si rammaricava di non essere molto romantico, quindi allibii ben bene quando trovai tre rose blu dinanzi alla mia toilette, accanto al famoso bucaneve.

Rientravo da una giornata movimentata, ero stata a Piter ( come gli abitanti continuavano a annoverare la capitale, il diminutivo di San Pietroburgo, rispetto all’attuale Pietrogrado) per noblesse oblige e all’orfanotrofio di Ella, quello della capitale, che ne aveva fondati e diretti almeno altri tre, quello che avevo inventato era forse una bella trovata. Far innalzare una giostra e sospendere le lezioni per un mezzo pomeriggio (Alexei ben si prestava in quel senso come fonte di idee) ed ecco la merenda con torte di mele, tavolette di cioccolato, introvabili rarità, dopo una battaglia a palle di neve.. il fiato corto, le guance rosse.
“Rose bianche di serra.. immerse nell’inchiostro”annotò, mentre mi massaggiava la schiena “Invenzione Fuentes..”E le spalle “Qui come va?” “Bene.. Avrei voluto portarli tutti via con me..Sai, ne ho presi in braccio due o tre, gli altri mi si sono attaccati alle gonne e ..”Un nodo di piombo. Per un gioco di dadi, mio figlio poteva nascere senza nulla, nemmeno una madre, alcuni bambini erano stati condotti lì per avere un riparo, cibo e riscaldamento, una possibilità di istruzione, e la guerra aveva aumentato il numero, molti padri non tornavano e le madri li mandavano lì per non farli morire di fame. E la rabbia e la frustrazione crescevano come un serpente pronto ad attaccare.
 “ Da zero a trenta” enunciò Andres. “E domani andrai a vedere le famiglie bisognose, come tua madre..” “Senza mettere una pelliccia di zibellino..Sarebbe vista come una inutile provocazione” “Come sei accorta..”Mi flettei a baciarlo “Non posso cambiare tutto il mondo, il mio egocentrismo non è ancora così sviluppato, qualcosa di utile si può sempre provare ..”una pausa “Vieni qui, Fuentes” il suo sesso sorgeva, miracoloso, tra le mie mani, planò allegro tra le mie cosce. Di nuovo.

La gente continuava a benedire chi aveva ucciso Rasputin, vi erano scioperi, manifestazioni in onore della “domenica di sangue” del 1905, la Duma aveva riaperto i lavori. Nulla di risolto, in pratici termini, se il freddo inibiva l’offensiva, andava osservato come gelo, viveri scarsi e prezzi esosi esautorassero le persone, la cui dieta principale era zuppa e pane raffermo
“Davvero, Alessio, è troppo pericoloso.. ci sono tanti disordini, insultano i cosacchi a cavallo che pattugliano le strade e lanciano i sassi..”
“Voglio fare un giro a Piter con te.. Ti prego, voglio uscire, Cat, non ne posso più..La mamma piange sempre, per il suo Amico ..”Strinsi le labbra, dannato Rasputin, se pensavano di annientarla avevano ottenuto solo di moltiplicare le  ansie della zarina e togliere il suo scudo, che in fondo usava il siberiano come paravento per propugnare le sue idee e lui era sempre stato abile nel far coincidere le idee di Alix con le sue, salvo poi morire come era morto. E moltiplicare le sue preoccupazioni per Alessio, il timore che gli venisse una crisi fatale e senza rimedio.
”E mi stanno tutti addosso..”Malinconico “ Mi fanno mettere i pannoloni, direttamente una sponda al letto.. e ..Ordini di mamma, e papà si arrabbia e ordina il contrario e poi lei di continuare…” scosse la testa, una bella contraddizione in termini “ A momenti mi farebbe stare sulla sedia a rotelle e portare sempre in braccio dai marinai. E non va, mica sto male, vorrei fare una bizza poi vedo come è triste e cerco di stare calmo, e non vedo più i miei amici, sai i cadetti o i figli di Deverenko e.. Mi manca Sasha, è stato bello quando è venuto a Mogilev con la tua mamma, prima che combinasse il guaio”mi abbracciò da dietro, la fronte contro la spalla, la nursery era piena di giochi, luce e calore e lui desolato
“Spero che passi, Alexei”diplomatica, che gli dovevo dire, che erano misure dettate da una isterica ansia, un modo per controllare una sfuggente situazione..
. “Comunque, te lo anticipo, qualche ragazzino verrà a giocare.. Non puoi stare sempre con i grandi.. Me lo ha detto tuo padre”
“Gioco volentieri con te e le mie sorelle, ma anche loro tra lavoro come infermiere negli  ospedali e visite.. Non possono sempre starmi dietro. Per disperazione, mi metto a studiare” lo feci girare verso di me, stupita
“Cioè, può essere anche piacevole..” una pausa, era saturo di premure e attenzioni ed era corretto quello che andavamo combinando? Sempre dietro alle sue spalle, un segreto e.. Sapendo che IO, ove si fosse sentito male, lo avrei tenuto in braccio per tutto il tempo, salvo stramazzare, o che non avrei fatto pari a portarlo in bagno, per renderlo indipendente, come era, aveva dodici anni, mica due,  avrei bandito i pannolini
“ E glielo ho detto, che non sono un bambino piccolo, che prenderò i miei provvedimenti, Mamma non ci crede e ..”Rimasi seria “Alexei, se ti porto fuori mi devi dare retta, lo sai”
“Da da..” disse in russo e mi cinse con le braccia. “Oppure portami a vedere l’orfanotrofio, hai avuto delle belle idee”  ne ebbi un’altra “Ora vuoi giocare a carte?” Tentiamo, non possiamo sempre agire di nascosto. “Abbracciami, invece”mi vietai di chiedergli se avesse l’emicrania o qualche dolore e tanto gli avevo promesso che sarebbe uscito. Ne presi coscienza come del suo bisogno cieco e disperato di evadere.

E non era corretto che Alessandra prendesse certe decisioni e suo  marito il contrario, io che  assecondavo, lo zar, mi veniva naturale, pure era equo agire sempre di nascosto.  NO..
E Alessio nel mezzo, che se veniva fuori qualcosa, l’avrebbe riscontata lui. “ Per favore, Cat, io non ho fatto nulla di male “
“Aleksey.. “
“Per favore”
The tears of an angel, I think. “Please, Catherine” “Stop, we’ll see” “Promised?” “Promised. “vedremo, e tanto glielo avevo promesso, rigirandomi senza parere.

Cat, sei la mia mamma.. come Olga,e Tata. La zarina è mia madre, ma la mia mamma sei tu, come loro. Ti bacio e tanto so che ti ho rigirato. Uscirò, ballerò sulla neve, giocherò e .. Starò bene, Catherine, ora sbuffi, chiedo di scattare una foto e ti salgo sulle ginocchia, mi accogli, in automatico, sbuffi che le foto non ti piacciono e soprassiedi per me, il mento sulla mia spalla, rido e sorridi, il vento danza fuori, tra le nuvole e il cielo, sei tenera, buffa.

“In effetti.. non sarebbe una cattiva trovata” Tata appoggiò il mento sul palmo “Sono curiosa..E abbiamo avuto la stessa idea. E tanto la questione la devo sbrigare io, presumo”
“Tua madre tiene in conto il tuo parere..”Mi scrutò con i fantastici occhi grigi, allungati come quelli di un gatto, un radioso splendore “La Governante farà la richiesta..” Una pausa “Bel nomignolo, mi hanno appioppato i ragazz, da un pezzoi” Quando era nata tutti si aspettavano un maschio e i pianti di Alix avevano coperto i suoi fino al pomeriggio inoltrato, era efficiente, organizzata, un modello di precisione come la zarina e ambasciatrice delle richieste fraterne, quando vi era da impetrare qualcosa era la portavoce.
“ E tanto sei in credito, Catherine, sei stata superba”
“Insomma, mi sono messa a ridere dicendo che non mi interessava” a stento mi ero trattenuta dal romperle un piatto in testa, mi ero appellata a tutto il mio auto controllo, lanciando quella che pareva una boutade ed invece era la verità.
“E’ stata cattiva, io non credevo che..” scrollai le spalle, posando le falangi sul ventre, il bambino si mosse, guizzando.

Io e la cara V. non ci eravamo mai sopportate, ci ignoravamo, e tanto sapevo che cercava sempre di mettermi in cattiva luce. Prima di Spala aveva sostenuto che avessi fatto cadere Alessio, che fossi rimasta incinta prima del matrimonio, con Luois.. Tutto falso, chiariamo, tranne che era abile a mettere zizzania. Ai tempi dei soggiorni all’estero mi aveva coniato l’epiteto di spagnola, straniera, salvo strozzarsi per invidia  quando avevo sposato Andres ed ero rimasta incinta dopo un battito di ciglia, che Andres ..
“E’ l’invidia,credo,  lei..è stata sposata e tanto il matrimonio è stato annullato per mancata consumazione dal Santo Sinodo”Gli zigomi diventarono di un leggero color cremisi. Accudiva i feriti, lavandoli, curandoli e la imbarazzava quello. Senso del pudore.
” Avrebbe voluto una sua famiglia, dei figli, Tanik è una constatazione” E invece si era insediata in quella della zarina, diventando una fervente seguace di Rasputin, forse addirittura la sua amante. Per i pettegoli lo era dello zar, organizzava orge e intratteneva una relazione lesbica con la zarina.. Questo no, le orge ed il saffismo, le chiacchiere erano letali e destituite di ogni fondamento, per quegli argomenti specifici. Ero diventata cinica per amarezza
“Perché volerti turbare a quel modo? Io ci sono rimasta”
“Lasciala stare,  di rado le sono andata a genio, in fondo il nomignolo di spagnola o straniera che mi ha coniato è stato profetico ”


“Devo dirvelo”eravamo entrate a prendere il thè nella mauve room di Alix, che era sulla sua chaiselongue, io ero con Tatiana, veramente perplessa dalla frase diretta della Vyribova, in genere ci evitavamo. Il viso grassoccio  atteggiato alla tenerezza, falsa come Giuda, avevo meditato mentre la zarina scuoteva la testa “No..lasciamo perdere”  le faceva segno di tacere, Alix che mi difendeva??“Deve saperlo..si dice che vostro marito .insomma...”gesti vaghi, mezzi sussurri, avevo decodificato in fretta, ecco i trenta denari della maldicenza. Il tutto suggeriva che lo accusasse di infedeltà ai miei danni, insomma ero una povera cornuta e lei si premurava di informarmi, che delizia, un cristiano dovere “Quello che fa non mi interessa, sapete, è un uomo estremamente vigoroso, non mi stupirei di nulla”la avevo zittita, suggerendo scenari che ignorava, senza altro infierire che era una invalida. Si era congedata, annoverando un imprevisto impegno, filando sulle stampelle .. “Tata .. guarda che non batta una testata, per favore..” si era eclissata e Alix mi aveva chiesto scusa per lei. Lasciandomi spiazzata, allibita. E spegnendo il mio afflato di rabbia, che a posteriori realizzavo quanto fosse stata meschina e maligna, da romperle un piatto in testa.. E rispetto al passato ero più calma, posata, almeno formalmente. Finalmente ero cresciuta. 


“.. Selfcontrol..Io avrei fatto peggio, Catherine..” “E mi sarei messa al suo livello..  solo per una risata, che pettegolezzi diceva?Olga, non la strozzo, che tanto..” “Che tuo marito è così gagliardo che .. Di un letto rotto..E che è andato a una certa casa di piacere a …” “ALMENO citasse le esatte fonti.. Fuentes de cronica..””Non voglio sapere.. guarda..” Come no, era curiosa, accidenti a lei, mi vedeva ridere di cuore “Forse ha citato il fratello sbagliato, che Enrique ha di questi svaghi.. le frequenta regolarmente, e comunque Andres ci è andato una volta, per l’addio al celibato.. Senza combinare nulla”Ridacchiai, che me lo aveva ben raccontato “O ha smesso, Enrique, ora che si è sposato..” “E il letto?” sorrideva, le orecchie tese come castelli“Il letto era il nostro..” “Catherine sei improponibile..”Divertita, scandalizzata, contenta “Che coppia siete..” “Già.. il mio personale bandito.. hai presente Leporello nel Don Giovanni“lei teoricamente certe cose neanche doveva saperle e invece era vispa, curiosa, anche sua madre, prima ancora di sposarsi, ne sapeva molto sui cosiddetti fatti della vita.. perché prenderci in giro, facendo le false ingenue “Dalla Spagna sono solo mille e tre..“ Avevo citato Mozart, austriaco compositore le cui opere non erano più suonate, che era tedesco…Please, via. In via ottriata, che lei aveva decodificato. Le piaceva suonarlo, prima della guerra al pianoforte, ora no, che era anti patriottico “Sei una meraviglia” “Come te”una scheggia di reciproco divertimento, di luce.


“E tanto per i cattolici, il matrimonio, una volta consumato è indissolubile, Tanik, e qui ne abbiamo la prova evidente”osservai, ormai ero di quattro mesi, quasi cinque “Corna o meno.. non si annulla per quello” solo la morte ci avrebbe separato.
Per dire, Olga Aleksandrovna, sorella dello zar, aveva divorziato nel 1916 e si era sposata con il suo amante, circostanza che dieci anni prima mai si sarebbe avverata. E io lo amavo.. Se fosse andato con qualche altra ne sarei morta. Per amore, orgoglio e puntiglio. Tranne che lui mi aveva dato la sua parola d’onore e io la mia, a prescindere dai voti matrimoniali.  Io e lui, fino alla  fine del mondo. Sorvolando che se lo avessi tradito, andando con un altro, lui ne sarebbe morto.  “E niente divorzio, sarebbe un anatema” e il termine esatto era annullamento, se ti volevi sposare in chiesa, salvo vedovanze.
“Perché ti sei convertita?”evento che non avevo pubblicizzato e ormai..  Lei aveva una fede immensa, incrollabile, che la sosteneva,  non vacillava, non avrebbe mutato, mai, e le pareva incredibile che io lo avessi fatto
“Perché ..dovevo, in un certo senso. La madre di un principe Fuentes deve seguire la religione cattolica, Andres è l’erede di suo padre .. Che mio cognato Enrique alla fine si è sposato e lei appartiene alla borghesia, il titolo passa a lui e poi a nostro figlio. E quello che davvero penso lo tengo in fondo al cuore, e nessuno mi ha obbligato, a convertirmi, sai come posso essere cinica, quando voglio essere pratica” purtroppo ne aveva avuto vari assaggi. “Per il matrimonio sei stata squisita, con i fiori, gli addobbi.. Ed era in tono minore, rispetto a quello con Luois, le tradizioni iberiche per non scatenare un polverone..tralasciando che eravamo vedovi” un compromesso, nessuna damigella, Marianna mia cognata come testimone.. Le figlie dello zar seguivano il credo ortodosso, era già parecchio che avessero assistito alla cerimonia e partecipato alla festa. Il mio solito fatto compiuto, Olga e Alessio lo sapevano, altri no.
“Cat.. non ci pensare, tu e lui vi amate, fine, quella è pura cattiveria! Della Vyribova, non ci badare come hai fatto “
Una pausa reciproca. “Sarà un maschio”
“Vediamo..  Vedremo. Ah .. passando ad altro, pure mia cognata Marianna è incinta.. “ Per la sesta volta, brava a lei “Lo so .. mi ha scritto”
“Bene..  Se è una bambina la vuole chiamare Tatiana, come primo appellativo” Non lo sapeva. Mi sorrise, con il cuore e le labbra “Non Catalina..?” Catherine in spagnolo “Basto e avanzo io.. “ egocentrica come sempre, le strappai un sorriso. “Catherine, sei unica, sempre”sia in bene che in male
E mancava poco, l’infanzia di Aleksej stava finendo, un dolceamaro tempo che non sarebbe più tornato.

This is war. 
   
 
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