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Autore: Black Drop    13/03/2019    4 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18.L’attacco del bouquet


“Se per il tuo vestito si è contenuta, direi che per il suo è andata a briglia sciolta.” esordì Soul, rivolgendo a Blair un’occhiata stranita che fece sogghignare Maka. Si era avvicinato appena entrato nella sala, separandosi momentaneamente dalla sua famiglia.
Maka sospirò.
“Fidati, si è contenuta abbastanza anche per il suo.” gli disse, ricordando con un brivido gli altri due orrori che Blair aveva quasi scelto.
Soul corrugò le sopracciglia curioso, ma Maka si limitò a stringere le labbra e scuotere il capo.
“Comunque, cos’è successo all’occhio di tua zia?” chiese poi Soul, sempre confuso. Maka si ritrovò a ridacchiare, suo malgrado.
“Oggi sembriamo tutti matti, eh!” scherzò rassegnata, facendo ridere anche Soul. “A quanto pare ha un’abrasione all’occhio. Comunque hanno detto che dovrebbe passarle nel giro di due giorni o giù di lì.”
Soul storse le labbra in una smorfia, probabilmente immaginando il dolore della ferita, ma non disse nient’altro. Maka lo osservò con aria assente per qualche istante.
Tutti matti, aveva detto scherzando. Il punto era che di certo gli invitati non avrebbero dimenticato facilmente quel matrimonio, soltanto per la stravaganza del corteo. Prima di tutto c’erano Blair, il suo vestito psichedelico e lo sposo troppo emozionato dalla lacrima facile. Poi avevano il testimone con l’amichevole sorriso da serial killer e la moglie pirata, le amiche svitate della sposa, che definivano l’aggettivo inappropriato in ogni sua accezione, e infine lei, la damigella a un passo dal vincere l’Oscar per la migliore performance per tutti i sorrisi preimpostati che aveva tirato fuori per le foto e per tutte le volte che si era trattenuta dal roteare gli occhi nelle ultime due ore (prevalentemente durante gli scatti in questione).
Effettivamente non ci si sarebbe potuto aspettare niente di molto diverso, visti gli individui. Spirit e Blair erano abbastanza strani presi singolarmente e insieme non facevano che accentuare le reciproche peculiarità (forse peculiarità era un po’ generoso, ma quello era un giorno di festa d’altronde). Maka ne aveva avuto l’ennesima conferma quando li aveva sentiti parlare, mentre si recavano nella sala del ricevimento, dei rispettivi malesseri mattutini.
“Ieri ci siamo andati abbastanza pesanti, stamattina ho anche vomitato.” aveva bofonchiato Spirit con un sospiro.
Blair si era illuminata.
“Anch’io.” aveva ridacchiato, rivolgendogli uno sguardo sognante immediatamente ricambiato da lui.
Maka li aveva scrutati con sconcerto, ritrovandosi a scuotere il capo sconsolata. Erano incredibili!
E lei che si era convinta che Blair si fosse ripresa soltanto grazie alla doccia.
Soul la riportò al presente con una leggera gomitata, distraendola dai suoi pensieri.
“Mi sa che ti vogliono.” le fece notare, gli occhi puntati sull’altro lato della sala.
Seguendo il suo sguardo, Maka si ritrovò a ricambiare le occhiate curiose delle amiche di Blair e il sorriso della sposa stessa che agitava la mano nella sua direzione, facendole cenno di avvicinarsi.
Maka si raddrizzò, schiarendosi la gola.
“Probabilmente mi vuole presentare ad altri dei suoi strani amici.” constatò con aria rassegnata. Aveva avuto pochissimo tempo per parlare con Soul e non si erano mai trovati del tutto soli. Non che ci fosse un’atmosfera pesante o imbarazzante, ma Maka sentiva il bisogno di parlargli una volta per tutte in tranquillità. Anche se ciò comportava rispondere alle sue scomode domande riguardo il famoso messaggio.
In ogni caso avrebbero dovuto rimandare ancora, e all’idea Maka si ritrovò a scrollare stancamente le spalle.
Gli lanciò un’occhiata veloce per salutarlo, facendo qualche passo all’indietro. “A dopo.”
Soul le sorrise con un’alzata di spalle, ricambiando il suo saluto e allontanandosi a sua volta nella direzione opposta.
Per i venti minuti seguenti, Maka si ritrovò a stringere le mani di almeno una decina di persone, tra amici di Blair e colleghi di suo padre, prima di potersi finalmente accomodare a tavola.
Quando stavano ormai finendo gli antipasti, si rese conto dei sorrisetti compiaciuti che le stavano rivolgendo Lisa e Arisa. Prima che potesse chiedere che avessero per la testa, Blair le mise un nuovo vassoio sotto il naso, distraendola momentaneamente. A quel punto Arisa si schiarì la gola, attirando di nuovo la sua attenzione.
“Ehi Maka, chi era il bel giovanotto con cui parlavi?” fece con un sorriso malizioso. “Il tuo ragazzo?”
A Spirit andò di traverso il vino in maniera alquanto rumorosa. Tossicchiò prepotentemente, mentre agitava le mani con frenesia e diventava sempre più paonazzo.
“Non è il suo ragazzo!” sputò quando fu nuovamente in grado di respirare. “Sono solo amici!”
“Oh! Solo amici!” ripeté Arisa, rivolgendo a Maka uno sguardo molto eloquente, mentre Lisa annuiva con la stessa identica espressione stampata in faccia.
Maka le incenerì entrambe con un’occhiataccia, prima di notare che anche Blair le stava sorridendo con aria complice e persino Marie e Stein sembravano trattenere a stento dei sorrisetti. Ma che gli era preso a tutti quanti? Avrebbero dovuto smetterla. Papà avrebbe continuato a negare soltanto fino ad un certo punto, non era mica stupido.
Il fatto che poi il suo cervello avesse risposto a quella situazione con un continuo replay del bacio del giorno prima non faceva che peggiorare le cose.
Maka abbassò il capo, scrutando insistentemente il suo piatto e sperando di non essere arrossita.
Per l’ora seguente si concentrarono soltanto sulle prime portate di quella cena, con Lisa e Arisa che tenevano la conversazione viva nelle maniere peggiori possibili. Quando una delle due fece presente che il testimone avrebbe dovuto fare un discorso, Blair annuì e si rivolse a Stein.
“È vero, dovresti!”
Stein soppesò l’idea per un istante, girandosi poi verso Spirit.
“Vuoi che faccia un discorso?” gli chiese con un sorriso sornione. Era chiaro che quella domanda fosse del tutto inutile, aveva già preso la sua decisione.
Maka vide gli occhi di suo padre spalancarsi, colmi di terrore.
“No. Meglio di…”
“Troppo tardi!” cantilenò Stein, alzandosi in piedi e sbattendo con poca grazia la forchetta sul suo bicchiere per attirare l’attenzione.
Spirit scrollò le spalle, sconsolato e preoccupato, quando Stein salutò gli invitati e iniziò a parlare di come lui e papà si conoscessero da quando erano solo dei ragazzini.
“Non si può dire che sia cambiato molto, è sempre il solito casanova quando ci sono delle fanciulle e un disastro nella vita privata.” stava raccontando. Si interruppe per un secondo, quando Spirit lo colpì sul fianco. “Ma sicuramente ha conservato anche molti pregi nel tempo. In maniera particolare, è sempre stato estremamente divertente.”
Maka osservò il suo padrino interessata. Quello non sarebbe stato certo un complimento gratuito.
“Quando si spaventa è esilarante, il che rende davvero piacevole torturarlo.” spiegò Stein, lanciando un sorrisetto inquietante allo sposo. Non specificò se si riferisse a torture fisiche o psicologiche, semplicemente andando avanti col suo assurdo discorso. “È seriamente uno spasso! E adesso Blair può avere questo spasso tutto per sé!”
Maka soffocò a stento una risata nel suo bicchiere. Papà stava fissando Stein con una smorfia a metà tra la rabbia e l’imbarazzo, mentre al suo fianco Blair si stava sbellicando dalle risate. Di certo lei quel discorso lo stava apprezzando.
Stein fece per continuare ma sia Spirit che Marie lo afferrarono per la giacca e lo tirarono malamente giù, costringendolo a sedersi e ringraziare frettolosamente il pubblico per l’attenzione.
Lisa si avvicinò a Maka con un sorrisino nervoso.
“Il marito di Marie è spaventoso.” notò in un filo di voce e Maka si lasciò sfuggire la risata che aveva tentato di soffocare prima.
Il resto della cena proseguì in maniera abbastanza tranquilla. A stomaco pieno, Maka lasciò stare le posate e si rilassò nella sua sedia, in attesa che anche gli altri finissero di mangiare.
Mentre sempre più persone abbandonavano i propri posti per aggirarsi per la sala, Maka contemplò l’idea di andare a salutare gli Evans e magari prendersi da parte Soul per qualche minuto. Mezz’ora più tardi si ritrovò ad ammettere che l’idea era più facile a dirsi che a farsi. Veniva continuamente fermata da qualcuno che puntualmente non faceva che notare quanto fosse cresciuta e come gli sembrasse solo il giorno prima che era stata una bambina piccola.
Quando Blair e Spirit si piazzarono dietro la torta nuziale armati di coltello, era già passata un’ora e Maka aveva già raccontato almeno quattro volte che si sarebbe diplomata la prossima settimana e cosa avrebbe voluto studiare all’università.
Sarebbe tanto voluta uscire a prendere una boccata d’aria e rimanere in silenzio e in pace, ma dovette rassegnarsi a guardare papà e Blair tagliare una fetta sbilenca dalla grande torta mentre ridevano come matti, un po’ perché avevano bevuto, un po’ per qualche cosa che si erano detti in quel momento.
Poi Blair imboccò Spirit scossa dalle risate, sporcandogli il viso, e decise di rimediare leccandogli via la panna delle guance e dal mento, provocando mortificazione e imbarazzo a chiunque non fosse Lisa o Arisa, che nel mentre avevano iniziato a incitarli con fischi e risate. Maka li scrutò disgustata, scuotendo il capo con esasperazione. Erano davvero incorreggibili!
Fece in tempo a riprendersi momentaneamente da quella visione, che dovette poi sorbirsi la loro prima agghiacciante danza da marito e moglie. C’erano davvero poche parole che avrebbero potuto descrivere quello spettacolo, e di certo non erano cose come elegante o decente.
Quando la pista da ballo iniziò ad affollarsi, Blair e Spirit si separarono. La prima venne raggiunta dalle amiche con cui iniziò uno strano balletto sgraziato, mentre il secondo raggiunse Maka. Le porse una mano con un sorriso e Maka l’afferrò dopo un istante di esitazione.
“Lo sai che non sono brava a ballare.” borbottò impacciata, ma papà sembrava al settimo cielo.
“Non importa, voglio solo un ballo con la mia bellissima bambina.” le disse raggiante, mentre iniziavano a muoversi sulla pista.
Maka arrossì. Papà doveva sempre essere imbarazzante.
“Mi ricorda tanto quando eri piccola.” continuò lui, con sguardo sognante. “Anche all’epoca dicevi di non saper ballare quindi salivi sui miei piedi.”
Maka ridacchiò. “Oggi ho i tacchi, non ti conviene.”
Lui rise, stringendole affettuosamente la mano.
“Maka,” iniziò a bassa voce, facendosi più serio. “Grazie.”
Maka lo guardò con aria interrogativa.
“Per essere qui con noi, oggi.” chiarì papà, con un sospiro. “Per aver dato una possibilità a Blair.”
Lo sguardo di Maka scivolò sulla ragazza, ancora nel mezzo di una danza scatenata poco più in là. Si strinse nelle spalle.
“Non è così male, in fondo.” ammise con nonchalance, mentre suo padre sorrideva compiaciuto. “E poi solo gli stupidi non cambiano idea.”
Spirit esalò un’altra risata.
“Blair è una brava persona.” continuò Maka, fissandolo con serietà. “Non rovinare anche questa relazione.”
Lui ricambiò il suo sguardo con altrettanta serietà e per la prima volta le sembrò realmente consapevole dei suoi errori.
“Non lo farò.” affermò con tono fermo. Poi stirò le labbra in una leggera smorfia e Maka vide il senso di colpa nei suoi occhi. “Mi dispiace.”
Glielo aveva detto milioni di volte, insieme ai vari ti voglio bene e io amo te e la mamma più di chiunque altro al mondo. Maka aveva smesso di crederci anni prima, ma ormai era abbastanza grande e matura da distinguere quale di quelle frasi fosse reale e quale una semplice bugia di cui Spirit stesso aveva cercato di convincersi.
In quel momento, però, le scuse di suo padre erano più genuine di quanto non fossero mai state e Maka avrebbe perlomeno apprezzato lo sforzo.
“Lo so.” gli disse in un sussurro. “Non vuol dire che sei perdonato, non ancora, ma lo so.”
Papà aveva l’espressione di chi aveva appena ricevuto il regalo più bello della vita.
“Mi basta già questo.” balbettò con voce tremante e gli occhi, così simili ai suoi, che si riempivano di lacrime.
Maka si schiarì la gola nervosamente. “Stai piangendo di nuovo?”
Spirit si limitò a singhiozzare una risata, prima di stringerla a sé con affetto.
“Ti voglio bene, angelo mio.” le disse tirando su col naso. Era proprio un disastro.
Però Maka sorrise e ricambiò il suo abbraccio, incurante del fatto che ormai fossero fermi in mezzo alla pista da ballo, circondati da danze più o meno scatenate.
“Anch’io.” mormorò a bassa voce, ma papà mugolò felicemente tra le lacrime e la strinse maggiormente, dimostrando di averla sentita forte e chiara.
Quando si scostò, le accarezzò delicatamente la testa e le sorrise col viso tutto arrossato dal pianto. Maka ridacchiò.
“Sei in tinta col mio vestito.” scherzò, facendolo scoppiare a ridere.
“Scusa tanto per questo sfogo.” fece poi lui, schiarendosi la gola e provando a ricomporsi.
Maka gli posò una mano sul braccio con un sorriso. Era strano, quella era stata la conversazione più profonda che avessero avuto negli ultimi anni e Maka si rese conto in quel momento di quanto tempo perdessero quotidianamente a discutere.
Si schiarì la gola, quasi impacciata, e si congedò lamentandosi del dolore ai piedi.
Papà annuì con un sorriso. “Grazie per il ballo.”
I piedi le facevano davvero male, le sue bellissime scarpe la stavano uccidendo lentamente, ma si sarebbe fermata una volta trovata la compagnia ideale. Sempre ostacolata da conoscenti di suo padre o parenti che non sapeva neanche di avere, Maka riprese la sua ricerca dell’unica persona con cui le andasse davvero di parlare in quel momento.
Riuscendo finalmente a liberarsi dalle ennesime chiacchiere di circostanza sulla sua vita (erano tutti interessati ai suoi piani per il futuro a quanto pareva), Maka perlustrò la sala con uno sbuffo.
Finalmente individuò Soul, appostato vicino al suo tavolo con il fratello. Aveva ancora il piatto della torta in mano, nonostante sembrasse averla già finita.
Maka si fece velocemente largo tra la folla, sperando di non venire intercettata da nessuno.
Aveva una mezza idea di chiedergli di ballare, ma sarebbe stato inutile. Soul odiava ballare, per qualche motivo, nonostante al contrario di lei fosse pure bravo, e non sarebbe mai riuscita a convincerlo.
Mentre si avvicinava a loro, Wes la notò e disse qualcosa a Soul. Un attimo dopo anche lui si girò a guardarla.
“Ehi damigella.” la salutò quando fu abbastanza vicina.
Maka mimò uno strano accenno di un saluto militare, sentendosi improvvisamente impacciata. Ma porca miseria! Il confronto con papà doveva averla stordita.
Si fermò al fianco di Soul e incrociò le braccia sul petto, non sapendo bene che cosa farci.
Alle sue spalle, Blair stava annunciando il lancio del bouquet. Si voltò un attimo ad adocchiare distrattamente Arisa e Lisa che si piazzavano con aria incerta davanti alla sposa, scosse da sguaiate risate. Dovevano già essere completamente andate con gli alcolici.
Quando tornò a guardare Soul, vide che anche lui stava osservando la scena con un ghigno accennato. Con i tacchi era quasi alla sua altezza e non doveva alzare molto la testa per guardarlo. Ripensò agli ormai lontani giorni in cui a tredici anni aveva potuto vantare ben tre centimetri in più rispetto a lui.
“Tu non vai?” le chiese Soul.
Maka fece una smorfia.
“No.” affermò con tono cupo, facendolo ridacchiare.
Soul si schiarì la gola e poggiò il suo piatto sul tavolo vicino a loro. Si girò a lanciare una strana occhiata a suo fratello.
Soul e Wes avevano sempre dimostrato di avere un’intesa abbastanza buona da permettergli di comunicare senza parole. Era una cosa che Maka aveva invidiato moltissimo da piccola. E come volevasi dimostrare, dopo aver ricambiato lo sguardo del fratello, Wes tossicchiò e mostrò un sorriso di circostanza.
“Vado a prendermi qualcosa da bere.” annunciò, per poi congedarsi con un sorrisetto, lasciandoli finalmente soli. Era incredibile quanto ottenere quella agognata solitudine fosse diventato difficile in quegli ultimi giorni.
Soul le rivolse un sorriso divertito.
“Ok, ho giusto qualche domanda.” iniziò in un mormorio. “Sulla scorsa notte, per essere precisi.”
Maka gemette con una smorfia, coprendosi il volto con una mano.
“Prima di tutto, non è che il tuo messaggio fosse illeggibile, ma tu non fai mai errori.” continuò Soul imperterrito. “Sei assurdamente pignola con l’ortografia e la punteggiatura persino nei messaggi.”
“Era una frase semplice, non c’era bisogno di punteggiatura.” ribatté Maka, provando a ricordare come avesse scritto quel suo imbarazzantissimo pensiero notturno. Effettivamente era stata talmente distratta e intontita dal suo cocktail che aveva avuto troppa fretta, limitandosi a digitare ed inviare subito.
“Non hai messo il punto.” precisò Soul. “Ed era tutto minuscolo. In più c’erano ben due errori di battitura.”
Maka lo fissò imbronciata. “Ne hai per molto?”
Soul ridacchiò di nuovo.
“Insomma, chiaramente non era da te. E poi se aggiungiamo il contenuto…” fece sempre più divertito. Sembrava davvero compiaciuto per quella situazione.
“Devo chiedertelo.” disse infine, mettendosi le mani in tasca. “Eri ubriaca?”
Maka alzò gli occhi al cielo, storcendo le labbra. Aveva di nuovo le braccia conserte.
Scrollò le spalle e sospirò.
“Non direi ubriaca.” precisò in un sussurro. “Solo un po’ alticcia, magari.”
Soul aprì la bocca, stupito e trionfante al tempo stesso.
“Non ci credo che me lo sono perso.” fece con una mezza risata.
“Non è stato un bello spettacolo.” borbottò Maka imbarazzata.
“Cosa tutto è successo?” chiese ancora Soul, ormai deciso a conoscere i dettagli.
“Oh, non lo vuoi sapere. Fidati.” dichiarò lei, prima di venire sovrastata dal vociare degli invitati che si faceva sempre più alto.
Blair doveva aver lanciato il bouquet.
Soul scosse il capo e fece per parlare, ma fu interrotto da qualcosa di colorato che gli piombò addosso, colpendolo in piena faccia. I riflessi di Maka reagirono prima del suo cervello, facendole aprire le braccia per acchiappare l’oggetto in questione prima che cadesse a terra.
Sentì Soul imprecare, mentre abbassava lo sguardo per scrutare agghiacciata il bouquet della sposa tra le sue mani.
Doveva essere uno scherzo. Un bruttissimo scherzo.
Oltre le urla della folla, sentì qualcuno scoppiare a ridere lì vicino e quando alzò il capo vide Wes Evans sul punto di accasciarsi a terra per le risate poco lontano da loro.
Maka tornò a guardare Soul e notò solo in quel momento che si stava tenendo una mano sugli occhi, le labbra distorte in una smorfia.
“Soul?” gli bisbigliò, posandogli una mano sulla spalla. “Ti ha fatto male?”
“Mi è finito nell’occhio.” mugugnò lui, per poi imprecare di nuovo.
Maka si guardò intorno, notando che erano ormai al centro dell’attenzione. Si sentì avvampare.
Notò Blair con un enorme sorriso malizioso e suo padre che scuoteva il capo storcendo le labbra in una smorfia, chiaramente a un passo dal fare una scenata. Sentiva ancora le risate di Wes.
Sbuffò stizzita, mollò il mazzo di fiori sul tavolo e afferrò la mano di Soul, trascinandolo fuori dalla sala. Le sue orecchie captarono qualche parola di papà che affermava che il suo angioletto fosse ancora troppo giovane per sposarsi e che quel lanciò non voleva dire niente. Sentì anche qualche principio di dibattito su chi effettivamente tra lei e Soul avesse preso il bouquet.
Quando riuscì a chiudersi la porta del bagno alle spalle, tirò un sospiro di sollievo, trovandosi finalmente in silenzio e lontano dalle imbarazzanti attenzioni pubbliche.
Portò Soul fino al lavandino, afferrandogli poi il polso e provando a spostargli la mano dal viso.
“Fammi vedere.”
“Aspetta.” si lamentò lui. “Mi brucia.”
“Appunto, fammi vedere!” ripeté Maka piccata. “Togli questa mano!”
Gliela schiaffeggiò via, afferrandogli poi il viso e girandolo verso la luce.
“Se stai cercando di spezzarmi il collo, non si fa così.” borbottò lui con una smorfia.
“Non sono stata mica così brusca.” ribatté Maka, prima di spostargli i capelli dalla fronte. “Apri l’occhio.”
Soul fece una smorfia, probabilmente sul punto di ribattere ma Maka lo anticipò.
“Provaci almeno. Devo vedere com’è.”
Soul sbuffò, borbottando che lei non era mica un’oculista e che poteva essere un po’ più carina, ma comunque fece come gli aveva detto.
Aveva l’occhio arrossato, ma non sembrava ci fosse entrato niente.
Aprì il rubinetto e lo aiutò a sciacquarsi con l’acqua fresca. Sembrò dargli un po’ di sollievo. Almeno riusciva di nuovo a tenere gli occhi aperti senza troppa fatica.
Lo vide guardarsi intorno confuso.
“Siamo nel bagno delle donne?” le chiese poi, riportando lo sguardo su di lei.
“Sì. Avevo bisogno di acqua.” si giustificò Maka.
Soul arricciò il naso. “Bene. Così se entra qualcuno potrà darmi del pervertito.”
Maka fece un vago cenno della mano, come a scacciare le sue preoccupazioni.
“Preferivi che fossimo andati nel bagno degli uomini?” si informò.
Soul la fissò con una strana espressione.
“Come sei disinvolta.” ironizzò dopo un momento di silenzio.
“Per cosa?” Maka corrugò le sopracciglia interdetta, prima di capire. A quel punto gli mollò un colpo sulla spalla. “Deficiente!”
Soul ridacchiò, sfregandosi ancora la pelle sotto all’occhio.
“Effettivamente, non dovrei più sorprendermi dopo la tua dichiarazione notturna.” continuò imperterrito, con il suo ghigno strafottente.
Maka gonfiò le guance indispettita, piantando i pugni sui fianchi. Voleva parlare del messaggio? L’avrebbe accontentato.
“Devo ammettere che sono sorpresa, comunque.” iniziò a testa alta, con tutta la dignità che riusciva a raccogliere nel suo imbarazzo. “Non mi aspettavo che ti ricordassi addirittura i nomi dei personaggi di Orgoglio e Pregiudizio.”
Il sorriso di Soul tentennò. Lo vide mordersi il labbro, vagamente impacciato.
“Questo è perché mi sottovaluti sempre.” disse con un tono talmente poco convincente che neanche lui sembrava crederci.
Maka sollevò un sopracciglio.
“Io non ti sottovaluto mai, Soul. So soltanto che a malapena ricordi i nomi delle persone che incontri, figuriamoci quelli dei personaggi di un libro che sei stato costretto a leggere per scuola.”
Soul la guardò senza dire niente per diversi secondi e Maka sapeva di aver vinto.
“Va bene, potrei essermi fatto aiutare da internet.” ammise dopo un po’ con una leggera smorfia. “Ma comunque sapevo di conoscere Darcy. Non ricordavo perché, semplicemente.”
Oh sì, riusciva a immaginarlo facilmente: Soul che, appena sveglio, leggeva il suo messaggio e cercava disperatamente di ricordare chi diamine fosse quel Mr. Darcy a cui l’aveva paragonato.
Maka sorrise trionfante, convinta ormai di averlo zittito.
“Questo non toglie il fatto che la tua spontaneità alcolica, a quanto pare, ti porti a dire delle cose molto interessanti.” riprese lui, con un’espressione più seria di quanto si sarebbe aspettata dalle sue parole.
Maka strinse le labbra in una linea sottile, scontenta.
“Ti stai divertendo?” grugnì, scrutando i lavandini infastidita.
Soul emise una strana risata amara.
“Dovrò pur trovare qualcosa per cui ridere, vista la fortuna allucinante che mi perseguita ultimamente.” ironizzò tetro.
Maka gli rivolse un’occhiata confusa.
“Solo per un occhio irritato?” commentò scettica. “Poteva andarti peggio, guarda zia Marie.”
“Non è solo per quello.” bofonchiò Soul, lo sguardo che gli si incupiva.
Maka gli rivolse un'occhiata confusa. Non era sicura di capire bene a cosa si stesse riferendo.
“Oh andiamo! Dovrai averlo notato anche tu.” disse a quel punto Soul con una smorfia a metà fra imbarazzo e irritazione.
Maka non disse niente, fissandolo sempre con aria incerta. Negli ultimi giorni avevano collezionato una serie di situazioni assolutamente anticlimatiche, grazie alle continue interruzioni, che probabilmente nessuno dei due avrebbe dimenticato facilmente. Aveva la vaga impressione che le lamentele di Soul si riferissero a quello.
“Credo di sì.” iniziò con una certa esitazione, prima di sorridergli smagliante. “Ma vedi il lato positivo, almeno un mazzo di fiori ha messo fine alle tue stupide prese in giro.”
“Prese in giro?” ripeté Soul scettico.
Maka si mordicchiò il labbro, incrociando le braccia sul petto e guardandosi con insistenza le punte delle sue belle décolleté.
“Sì. Per quello stupido messaggio.” mormorò impacciata. “Sarebbe stato meglio se lo avessi semplicemente ignorato.”
Soul sembrava nervoso tutto all'improvviso.
“Meglio per chi, scusa?” interrogò, scrutandola insistentemente.
Maka sostenne il suo sguardo con altrettanta testardaggine.
“Per me!” affermò con più veemenza di quanto fosse necessario. Non era una questione poi così importante dopotutto. “Mi sarei risparmiata un po' di commenti scemi.”
Soul si era fatto serio e Maka non era sicura di afferrare il motivo.
“Solo perché è imbarazzante?” le chiese con una strana cautela.
Maka lo guardò imbronciata, come se la risposta fosse ovvia. Il fatto che stesse arrossendo probabilmente non faceva che rendergliela ancora più evidente.
“Ok, mettiamo un attimo da parte le battute.” disse a quel punto Soul, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. “Maka, quel messaggio è la cosa più... Hai idea di quanto...”
Poi sbuffò senza finire le sue frasi e rivolse uno sguardo truce ai cubicoli vicino a loro.
“Possiamo andare da qualche altra parte? Preferirei non avere questa conversazione in un bagno. Uno in cui non potrei neanche stare, tra l'altro.”
Maka alzò gli occhi al cielo, ma lo seguì nel corridoio fuori dalle toilettes. Notando la sua incertezza, gli afferrò un braccio e lo guidò fino al cortile. Almeno lì avrebbero trovato finalmente un po' di tranquillità e soprattutto privacy.
Uscirono all’aria aperta e si fecero strada tra le aiuole fiorite, illuminati soltanto dalla luce che usciva dalle vetrate della sala del ricevimento e qualche lampione qua e là.
Maka sbirciò verso le finestre, notando che gli invitati avevano ripreso a ballare. Intravide una testa viola che si scatenava vicino a una chioma rossa e si tranquillizzò, pensando che almeno non avrebbero notato la sua mancanza.
Davanti a lei Soul aveva le mani ficcate in tasca e da come stava serrando la mascella pareva ancora nervoso. Si chiese su cosa stesse rimuginando, con quello sguardo intenso perso nel vuoto.
Poi i suoi occhi si sollevarono nuovamente su di lei e Maka alzò un sopracciglio, in attesa.
“Perché mi hai scritto quel messaggio?” le chiese Soul a bassa voce, cogliendola di sorpresa.
“Come?” Maka sbatté le palpebre, interdetta.
“Perché?” si limitò a ripetere lui.
Maka sbuffò, prendendo a giocare nervosamente con uno dei fiocchetti sul suo vestito.
“Te l'ho detto.” borbottò, senza guardarlo in faccia. “Ho bevuto un Long Island Iced Tea.”
Soul fece un passo verso di lei.
“Ok, riformulo. Perché la Maka di ieri notte si è scolata un Long Island Iced Tea e mi ha scritto quel messaggio?”
“Non me lo sono scolato.” precisò Maka piccata. “Non l'ho neanche finito, per tua informazione.”
“Maka.” la richiamò lui con una certa impazienza.
Lo scrutò leggermente confusa. Non le era chiaro perché si stesse agitando in quel modo e si chiese se non si stessero fraintendendo come milioni di altre volte in passato.
Non voleva dirgli che, nel suo stato di paranoia alcolica, aveva ritenuto assolutamente necessario scrivergli quella sua personalissima dichiarazione, ma sembrava importante per lui che gli rispondesse.
“Non è chiaro?” concesse dopo diversi secondi di silenzio, nonostante fosse in imbarazzo. “A me sembra abbastanza chiaro.”
Quello era un vero e proprio eufemismo, l'unico modo in cui sarebbe potuta essere più esplicita sarebbe stato seguire i dubbi suggerimenti di Blair ed esprimersi in apprezzamenti sul suo fondoschiena. Soul stesso sembrava aver colto perfettamente il significato, almeno fino a cinque minuti prima, perciò non capiva davvero quale fosse il problema lì.
“Anche a me sembrava chiaro, fino a poco fa.” disse allora lui, accigliato. “Ma a questo punto preferisco chiedertelo direttamente. Perché ogni volta che mi sembra di averti capito, tu poi fai o dici qualcosa che me ne fa dubitare.”
Glielo aveva detto con un tono d'accusa che non le piaceva per niente e Maka rispose con uno sguardo di sfida e il mento alto.
“Ma da che pulpito! Vogliamo parlare di incomprensioni?” rimbeccò beffarda. “Tu pensi di essere tanto facile da capire?”
Di certo non si sarebbe fatta lanciare frecciatine da uno che viveva con una costante faccia da poker perché guai a mostrare agli altri di avere dei sentimenti.
Soul non parve prenderla bene, fissandola ad occhi spalancati con sempre maggiore irritazione.
“Sai, per essere così intelligente, a volte sai essere proprio ottusa.” sbottò a quel punto.
Scusa?!”
“Cosa devo fare per rendertelo più chiaro?” ringhiò lui, arricciando le labbra. “Per la miseria, ieri ti ho baciato!”
Probabilmente Maka stava arrossendo di nuovo, ma lo ignorò in favore di difendere la sua posizione.
“Certo, adesso sì che è chiaro!” ribatté, non volendo lasciargli l'ultima parola. “Ma prima non capivo un accidenti di quello che ti passava per la testa!”
“Appunto, non lo capivi!” ripeté Soul, ormai proprio arrabbiato. “Hai idea di quanto tempo ci stavo girando intorno e tu non capivi?!”
“Magari se non ci avessi girato intorno ci sarei arrivata prima!” replicò Maka, indispettita. Quella conversazione non stava andando per niente come se l’era immaginata.
“Scusa tanto se ho preferito essere cauto!” esclamò Soul irato, e se Maka non fosse stata così nervosa avrebbe capito all’istante. Perché lei Soul lo conosceva davvero bene e sapeva che avvicinarsi a qualcuno così, aprirsi in quel modo e mostrare la sua stessa anima, era terrificante per lui. E lo avrebbe compreso. Che probabilmente aveva avuto paura che lei non ricambiasse, che il loro rapporto si rovinasse. Che forse si era lasciato tormentare da inutili paranoie tanto quanto lei.
“E come se non bastasse, quando ero finalmente abbastanza sicuro di quello che stavo facendo, è iniziata la sfiga!” continuò con rabbia, ormai intento a sfogare tutta la sua frustrazione. “Ogni volta che provavo a dire o fare qualsiasi cosa, c’era sempre qualcuno o qualcosa a interrompere! Che fosse tuo padre, o Blair, o il fottutissimo culo di Black Star!”
Maka lo stava osservando ormai in silenzio, rendendosi conto di quanto nervoso si doveva essere preso, e si chiese perché diamine stessero discutendo. Erano proprio due cretini patentati, loro, riuscivano a trasformare persino un momento del genere in un litigio.
“E adesso pure quel maledetto bouquet di merda che mi ha quasi accecato…” stava continuando Soul, accennando con una mano alle vetrate.
Probabilmente avrebbe avuto anche altro di cui lamentarsi, ma Maka ormai aveva deciso che dovevano finirla di perdere tempo a battibeccare come i due idioti che erano. Così gli afferrò il viso e senza tanti preamboli lo baciò, zittendolo definitivamente.
Questa volta fu lui a sciogliersi contro di lei, abbandonando tutta la collera che lo aveva invaso negli ultimi minuti e ricambiando il bacio con inaudito entusiasmo. La circondò con le sue braccia e la strinse a sé, avvolgendola in un piacevole calore e facendola sospirare contro di lui.
Si separarono dopo un po’, prevalentemente perché avevano bisogno di respirare. Si guardarono senza dire niente, soltanto accompagnati dal sottofondo della musica che proveniva dalla sala.
Soul esalò una risatina sospirata, chiudendo gli occhi e premendo la fronte contro la sua. Aveva ancora le braccia intorno alla sua vita e Maka prese a giocare con il colletto della sua camicia.
“È abbastanza chiaro?” lo prese in giro con tono sarcastico.
Soul riaprì gli occhi e si scostò appena per mostrarle un sorriso sprezzante.
“Vogliamo chiederlo alla Maka ubriacona?” sghignazzò senza pietà.
Maka infilò le dita tra i capelli sulla sua nuca e tirò, facendolo lamentare.
“Sono cose come questa che ingannano, sai?” gli fece notare, pungente. “Mi dai dell’ubriacona, dell’ottusa.”
Soul ridacchiò ancora, premendo il naso contro la sua guancia.
“Non è che sei davvero ottusa. Sei la persona più intelligente che conosco.” farfugliò, le sue labbra che le sfioravano la pelle e la facevano rabbrividire. “E proprio per questo mi fa incazzare ancora di più che non lo capivi.”
Maka sospirò. Doveva ripeterlo ancora?
“Anche tutti quei commenti su quanto fossi piatta di certo non hanno aiutato.” accusò ancora con un maligno sorriso di trionfo.
Soul si raddrizzò e scrollò il capo con esasperazione. “Cristo, avevo 13 anni! Ero un idiota!”
Maka avrebbe voluto ribattere che quel tipo di battute erano state fatte anche più avanti, anche se effettivamente più di rado, ma Soul continuò a parlare senza darle il tempo di intervenire.
“E poi, chi se ne frega se hai le tette piccole. Sono tette! Sono belle lo stesso!” esclamò, con tono ovvio e Maka si sentì andare in fiamme per l’imbarazzo. Gli coprì la faccia con una mano, lamentandosi delle sue osservazioni da pervertito.
Soul rise, afferrandole il polso per liberarsi, prima di baciarla di nuovo.


Quando tornarono nella sala, la pista da ballo era ancora affollata. Lisa e Arisa parevano aver perso completamente il controllo e si stavano esibendo in un’imbarazzante danza scatenata, attirando molte occhiate sconcertate e probabilmente facendo scuotere il capo ai genitori di Soul, ovunque fossero.
Maka vide Blair che chiacchierava allegramente con quelli che aveva detto essere i suoi colleghi di lavoro, mentre papà era seduto a bere vicino a Stein e altri amici. Sembravano entrambi molto felici e Maka si lasciò sfuggire un sorriso, sovrappensiero.
La mano di Soul era calda avvolta intorno alla sua e Maka lo guardò di sottecchi per qualche secondo. Aveva i capelli in disordine per come Maka ci aveva affondato le dita nell’ultima mezz’ora, ma non sembrava importargli molto. Lei almeno aveva avuto la premura di darsi una sistemata prima di tornare dentro, onde evitare commenti inappropriati da parte di quelle svitate delle amiche di Blair o, peggio, un’altra scenata di papà.
Ripensò alla faccia che aveva fatto dopo il lancio del bouquet e increspò appena le labbra.
“Ti rendi conto che hai preso il bouquet, comunque?” esordì divertita.
Soul arricciò il naso.
“Io non ho preso il bouquet, sono stato aggredito e mi ha quasi fatto perdere un occhio!” puntualizzò corrucciato. “Tu l’hai preso!”
Maka fece per ribattere, non volendo assolutamente accollarsi quella responsabilità, ma fu interrotta da una voce alle loro spalle.
“Tanto non fa questa grande differenza ormai, no?” disse Wes mostrando un ghigno consapevole dietro al suo bicchiere.
Soul gli lanciò un’occhiataccia, le spalle incurvate per l’imbarazzo. “Chiudi il becco, Wes!!”
Lui lanciò una veloce occhiata alle loro dita intrecciate, sempre ridendosela sotto baffi.
“Lo sapevo!” sghignazzò, prima di dileguarsi per evitare eventuali insulti da parte del fratello.
Maka rivolse a Soul uno strano sorriso, aumentando la stretta sulla sua mano. Quando lui ricambiò lo sguardo, Maka pensò che avrebbe voluto baciarlo ancora e sperò che suo padre fosse troppo distratto per rendersi conto delle occhiate intense e definitivamente poco platoniche che si stavano scambiando lei e Soul.
Poi gli occhi le scivolarono oltre, sulla figura di Blair che li stava invece osservando con un sorriso compiaciuto. Come notò il suo sguardo le fece un occhiolino e Maka assunse nuovamente una sfumatura rosé.
Si schiarì nervosamente la gola e tirò Soul per la mano.
“Andiamo a sederci.” borbottò impacciata. “Queste scarpe mi stanno uccidendo.”
A fine serata aveva ormai perso la sensibilità alla pianta dei piedi, Blair l’aveva trascinata a ballare con lei e Maka aveva seriamente contemplato l’idea di togliersi le scarpe e sfoggiare un alternativo look a piedi nudi. Lisa, d’altro canto, non si era limitata a contemplare e si era levata davvero le sue zeppe colorate, abbandonandole in un punto non meglio definito della sala e andandosene in giro scalza senza farsi molti problemi.
Così, quando buona parte degli invitati era ormai andata via, Maka era finita a perlustrare con lei il pavimento in cerca della sua scarpa sinistra mentre Arisa sbraitava all’amica di darsi una mossa.
Mentre era intenta a sbirciare sotto l’ennesimo tavolo Soul si inchinò al suo fianco.
“Noi stiamo andando via.” le disse e Maka diede un’occhiata intorno, notando che anche gli ultimi rimasti stavano rivolgendo gli ultimi saluti agli sposi e recuperando i loro effetti personali. “Mia madre ha detto che se vuoi puoi tornare con noi. Così non fai spostare i tuoi zii.”
Maka tornò a guardare Soul, con un velo di sorpresa.
Effettivamente le dispiaceva far uscire nuovamente Stein e Marie, considerando che sarebbero dovuti tornare in hotel.
“Se non è un problema.” rispose con un piccolo sorriso, annuendo.
Soul piegò le labbra in un ghigno storto.
“Sì, portarti addirittura fino all’altra parte del prato è davvero un peso.” scherzò, raddrizzandosi e porgendole una mano. “Ma faremo questo sacrificio.”
Maka ridacchiò, lasciandosi tirare su.
“Allora vado a salutare anch’io.” annunciò, cercando con lo sguardo Lisa e trovandola seduta per terra a guardarsi intorno con aria sconfitta. “Ehi Lisa, mi dispiace ma devo andare via adesso.”
Lisa sollevò le spalle e agitò la mano sinistra verso lei.
“Non preoccuparti. La troverò.” borbottò stancamente, prima di salutarla.
Mentre lei e Soul si allontanavano, incrociarono Arisa che marciava in direzione dell’amica, borbottando imprecazioni, prima di aiutarla con la sua ricerca.
“Se devi essere così acida posso anche cercarla da sola.” Maka sentì Lisa lamentarsi. “Se ci fosse un bel ragazzo ad aiutarmi sarebbe molto più piacevole. Come Cenerentola, no?”
Arisa sbuffò. “Sì, Cenerentola ubriaca!”
Maka roteò gli occhi, finalmente raggiungendo Spirit e Blair, proprio mentre salutavano gli Evans. Li sentì accennare al regalo di matrimonio, che a quanto pareva sarebbe dovuto arrivare il lunedì seguente. Maka si chiese cosa sarebbe stato alla fine.
Poi la signora Evans la notò e le sorrise.
“Eccoti qui, Maka.” le sorrise elegante come sempre. “Ho già avvisato i tuoi che ti possiamo dare un passaggio noi.”
Maka vide suo padre annuire senza troppi complimenti e si affrettò a ringraziare gli Evans con un sorriso educato.
Poco più tardi stava salutando Marie e Stein, mentre i genitori di Soul andavano a prendere la macchina, per poi spostarsi da suo padre.
“Mi raccomando, chiudi anche la porta del retro.” le disse lui, prendendole le mani e stringendole tra le sue.
Maka annuì stancamente. Fosse stato un altro giorno gli avrebbe ricordato che non era decisamente la prima volta che rimaneva sola la notte, ma si impose di mantenere ancora il senso di pace che avevano creato dal momento in cui avevano ballato insieme.
Dopo averlo tranquillizzato si voltò verso Blair, pronta per un saluto degno delle sue espansive dimostrazioni d’affetto. Invece Blair le prese la mano e la guidò fino a un tavolo in un angolo del salone su cui stavano diversi sacchetti e decorazioni floreali.
“Grazie di tutto, micetta.” le disse con tono dolce, prima di metterle un mazzo di fiori tra le mani. Maka guardò interdetta prima i fiori, poi lei.
“Hai preso il bouquet.” spiegò Blair con un sorrisino fin troppo innocente.
Maka assottigliò gli occhi con sospetto.
“No, il bouquet è finito sull’occhio di Soul e poi mi è caduto addosso.”
“Ti è caduto tra le mani.” precisò Blair, ancora più divertita. “O se proprio vogliamo considerare chi l’ha toccato per primo, allora puoi dare questi fiori al tuo bello più tardi.”
Maka si sentì avvampare.
“Ti stai divertendo un mondo, eh.” bofonchiò imbarazzata.
Blair rise. “Effettivamente sì. Più di quanto mi fossi aspettata.”
Maka corrugò le sopracciglia, confusa.
“Insomma, è andata ancora meglio di quanto potessi sperare.” continuò lei, sghignazzando.
“Blair,” iniziò Maka con cautela. “Che cosa intendi?”
Blair si mordicchiò il labbro con aria colpevole, finendo poi per ridacchiare ancora.
“Dico solo che è bastato lanciare il bouquet nella direzione giusta.” fece con un’alzata di spalle e con decisamente troppa nonchalance.
Maka la fissò con gli occhi e la bocca spalancati, non credendo alle sue orecchie.
“Tu…!” balbettò, non sapendo neanche cosa dirle.
Era assurdo! La stava prendendo in giro?
“Che diamine ti è saltato in mente?!”
Blair emise un’altra risatina.
“Beh, mi pare che sia andata bene, no?” sogghignò con malizia. “Poi siete spariti per una mezz’ora buona.”
Se prima era un pochino arrossita, adesso doveva essere proprio diventata fucsia.
Aprì la bocca per replicare ma non ne uscì alcun suono.
Blair le strinse affettuosamente la spalla, sorridendole ancora.
“Adesso vado a salutare anch’io gli ultimi rimasti, così posso accomodarmi nella mia suite nuziale. Ci vediamo domani.” fece, senza darle possibilità di provare a dire qualcos’altro. Si sporse per baciarle la guancia, prima di fare un passo indietro.
“E goditi la casa tutta per te stanotte!” le raccomandò, facendole l’occhiolino.
Maka la fissò ad occhi sbarrati, mentre lei tornava da Spirit. Tra la rivelazione, i fiori che le aveva appioppato e quel suggerimento implicito l’aveva lasciata senza parole.
Fissò allibita il mazzo di fiori tra le sue mani. Se non altro, erano belli.











Note:
Questo capitolo mi ha fatto dannare, ma dopo milioni di taglia e incolla, taglia e basta, correzioni varie e un paio di scene che ho proprio riscritto da capo, devo dire che alla fine è come lo volevo.
Ha fatto dannare anche Soul, un po' come tutta la storia che se fosse stata scritta dal suo punto di vista sarebbe stata molto più frustrante. Almeno qui gli ho dato modo di sfogarsi, finalmente. xD
Andando contro ogni logica, la scena del bouquet è stata tra le primissime che ho pensato all'epoca in cui questa storia era solo uno dei tanti vaneggi nella mia mente (e doveva avere soltanto una decina di capitoli). Non mi sembra vero che finalmente stia vedendo la luce.

Diciamo che la storia vera e propria si chiude qui, il prossimo capitolo sarà solo un epilogo.
Che dire, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento tanto quanto il matrimonio è stato per Blair, che mi sa che è quella che si è divertita di più. 
Grazie per le letture e i commenti! :)

Alla prossima!
  
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