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Autore: BellaLuna    14/03/2019    2 recensioni
Raccolta di storie incentrate sulla coppia Bulma/Vegeta ambientate in diversi Universi Alternativi.
#1: CardCaptorSakura!AU: "La verità era che Bulma avrebbe volentieri ceduto il suo ruolo di cattura carte a Vegeta, e grazie tante!"
#2: Avatar, theLastAirBender!AU: Vegeta, principe dei dominatori del fuoco, scopre che esiste qualcosa di più forte dell'odio per cui valga la pena combattere.
#3: LOST!AU: "Forse, semplicemente, il destino di Vegeta era sempre stato quello di salvarla dalla catastrofe, come il suo quello di salvare lui da se stesso."
#4: Victoria!AU: "Bulma sapeva già come sarebbe andata a finire. Vegeta l'avrebbe guardata e non avrebbe visto nient'altro che una corona. Non avrebbe mai visto una donna, non avrebbe mai visto lei."
#5: TheVampireDiaries!AU
#6: LaBellaAddormentataNelBosco!AU
#7: FullMetalAlchemistBrotherwood!AU
#8: DragonTrainer!AU
#9: GossipGirl!AU
#10: TeenWolf!AU
#11: SKAM!AU
#12: YourName!AU
#13: Mulan!AU
#14: L'IncantesimoDelLago!AU
#15: StrangerThings!AU
[Il Capitolo Uno, il Capitolo Quattro e il Capitolo Quattordici di questa Raccolta partecipano alla "Seasons Die One After Another Challenge Edition!" di Laila_Dahl sul forum di Efp.]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO DODICI: YourName!AU



Introduzione: Bulma è una giovane e brillante recluta dell’elitè intergalattica, sezione aereonautica spaziale. Vegeta, invece, è il principe dei saiyan, una stirpe di guerrieri che va alla conquista di pianeti ospitabili per poi rivenderli a buon prezzo, sotto il mercato gestito da Freezer, signore della galassia.  Così, mentre Bulma e i suoi amici cercano di trovare un modo per fermare la tirannia di Freezer, i saiyan invece sono piegati ai suoi ordini. I due ragazzi, quindi, sembrano essere più che mai distanti uno dall’altra, quando, un giorno, per caso, l’uno si risveglia nel corpo dell’altra.
 
***
 
“Ma tu… chi sei? Qual è il tuo nome?”

Un tempo era con quella domanda che martellava nella sua testa che Bulma si svegliava ogni mattina, insieme a grosse lacrime che le scivolavano lungo le guance e la sensazione di aver appena ritrovato qualcosa o qualcuno e di averlo poi perduto l’attimo dopo.
Questo però, accadeva nei giorni buoni, perché c’erano altri giorni, invece, che si risvegliava nel corpo di un ragazzo, ( ricorda quella volta, in accademia con Jaco, dopo essere stata nuovamente presa in giro dagli altri studenti perché fare i piloti non è cosa da donne! e lei aveva urlato a nessuno in particolare “nella prossima vita voglio essere un guerriero fortissimo, un bellissimo ragazzo super forte!” e quindi forse era colpa sua, quindi forse se l’era cercata da sola), e viveva una vita più che mai diametralmente opposta alla sua.
In questa vita era un principe mercenario al servizio del mostro che da sempre invece aveva desiderato distruggere, in questa vita era forte e potente eppure imprigionata, piegata da catene invisibili.
Una volta ricordava il suo nome, ricordava il suo pianeta, aveva imparato a conoscere il suo popolo, le sue tradizioni, e aveva anche imparato a comunicare con lui tramite i loro scouter.
Avevano dovuto imparare a farlo perché, all’inizio, stare l’uno nel corpo dell’altro era stato più che complicato.
Il ragazzo non aveva idea di come si facesse a pilotare un astronave, il che comprometteva la sua brillante carriera accademica, per non parlare poi, del fatto che era incapace in qualunque tipo di relazione sociale e avesse il vizio di minacciare di morte chiunque gli desse fastidio ( e Bulma sospettava anche che le avesse palpato le tette una volta o due, anche se non ne aveva la certezze e Dio, sperava almeno che avesse avuto la decenza di non guardare giù quando andava a fare pipì!).
Non che lei se la cavasse meglio, visto che il giovane era un guerriero assoldato da Freezer, super cazzuto e super forte e super minaccioso, e lei non aveva idea di come essere nessuna delle tre cose.
Di coraggio ne aveva da vendere, quello sì, ma quando ti trovavi contro bestioni di ogni genere che volevano la tua testa, il tutto diventava particolarmente più difficile da gestire.
E poi c’era anche la faccenda politica di mezzo, visto che il ragazzo era pure un principe- come se già essere un ragazzo alieno non fosse abbastanza, grazie, Grande Divinità Universo!
All’inizio, tutti non facevano altro che fissarla strana, perché era sempre troppo gentile, troppo sorridente, troppo chiacchierona e a quanto pareva, invece, lui non lo era per niente.
L’unica fortuna era stata che mai, quando si trovava nel suo corpo, Bulma era stata costretta a qualche missione nello spazio, perché a quel punto, quando l’avrebbero vista aiutare le popolazioni anzicchè sterminarle, tutti avrebbero capito che c’era qualcosa che non andava.
Per tutta quella serie di ragioni avevano iniziato a scambiarsi informazioni sulle loro vite.
Lui le scriveva cose del tipo “La pianti di fare la femminuccia in giro?! Comportati da vero guerriero o rovinerai per sempre la mia reputazione, maledizione!”
E lei rispondeva con “E tu allora? Se sbagli un’altra simulazione di volo mi sbattono fuori dalla super elitè, di sicuro! Sei capace di far saltare in aria le cose sparando fuoco dalle mani, quanto può essere difficile imparare solo pochi comandi!?”
E ancora “Ci sono troppe persone che mi girano intorno con aria strana, che hai fatto?!”
“Grazie a me, finalmente, sei diventato popolare! Sai com’è, la sottoscritta è molto più divertente e brillante di te e le persone lo hanno capito al volo! Vedi di non farmi perdere tutti i miei amici a proposito, Jaco è sempre più spaventato da me a causa tua, scemo!”
“Oggi ho dato un pugno a un tizio che ha detto che le femmine come te una navicella non dovrebbero vederla nemmeno con un binocolo. Se era tuo amico, non me ne frega un cazzo. Ora è in infermeria perché gli ho spaccato il sette nasale. Comunque, sei proprio fiacca, quel pugno mi ha fatto male alle dita. Dovresti allenarti di più.”
“Stranamente hai fatto qualcosa di buono. Grazie. Anch’io oggi ho fatto la brava. Ho cercato di non parlare troppo, ho evitato di sorridere, ma potei ecco... aver lanciato una battutina cattiva a Guldo della squadra Ginyu, era nella nostra sala del trono e stava facendo l’idiota e io ho detto che dovrebbe evitare di parlare se prima non si è lavato i denti! Spero che non avrai problemi per questa cosa.”
Erano andati avanti a quel modo per quasi due mesi.
Una o due volte a settimana si scambiavano di posto, senza una precisa logica, o qualcosa che potesse almeno avvisarli che il fatto stava per compiersi, e con il tempo alla fine Bulma aveva iniziato a imparare sempre più cose sulla vita del ragazzo e su di lui.
Era determinato e testardo e ambizioso come lei, mirava a diventare un vero Re per il suo popolo, voleva rendere la sua gente di nuovo libera dalla tirannia di Freezer, voleva allontanarli dalla spirale di violenza in cui il tiranno li aveva trascinati dentro.
“Noi siamo dei guerrieri non degli assassini” le aveva scritto una volta e Bulma e gli aveva risposto “Possiamo aiutarci a vicenda, vieni da me, qui alla super elitè, se potessimo allearci, noi insieme ai namecciani, forse avremo qualche possibilità contro Freezer”.
Il ragazzo aveva risposto, “va bene”, e Bulma ricorda ancora la sensazione di gioia ed eccitazione che l’aveva pervasa, come si era sentita bene, completa, all’improvviso, come se stesse aspettando quella risposta da sempre.
Eppure, da quel giorno, nulla era più successo.
Non era più scivolata nel corpo del ragazzo, aveva dimenticato il suo nome, qual’era il suo pianeta, quand’era che dovevano incontrarsi.
Pareva che ciò che li aveva uniti fino a quel momento si fosse spezzato.
L’unica cosa che gli era rimasta era un sigillo reale, scritto in un ideogramma che non riconosceva, e che qualcuno le aveva regalato anche se non ricordava di preciso chi, né quando.
Solo qualche giorno prima aveva scoperto la verità.
Le avevano affidato una noiosa missione nell’archivio dell’Accademia e il tizio che ci lavorava dentro aveva riconosciuto il sigillo che portava al collo come una sorta di medaglione, dentro un cordoncino rosso che lei stessa aveva intrecciato.
<< Ragazzina, che cosa diavolo ci fai con il sigillo reale dei saiyan?! Dove diamine lo hai trovato? >> le aveva chiesto, palesemente incredulo, quasi sconcertato.
Bulma gli si era allora lanciata addosso, sommergendolo di domande, e così la verità era venuta fuori.
I saiyan erano stati sterminati da una pioggia di asteroidi che aveva colpito il loro pianeta.
Quest’ultimo, per miracolo, esisteva ancora, ma adesso era solo una landa senza vita, in orbita nello spazio.
Nessuno dei saiyan si era salvato, perché tutti quel giorno erano stati richiamati dalle loro missioni nel pianeta natio da un ordine di Freezer.
Molto probabilmente la lucertola sapeva tutto e aveva voluto cogliere l’occasione per eliminare i saiyan prima che diventassero incontrollabili, tanto più che il Principe Vegeta sembrava essere rispettato e sostenuto e ammirato da tutto il suo popolo, che ormai era pronto a seguirlo senza nessuna esitazione se avesse deciso di sobillare una rivolta contro di lui.
Tutto questo, le aveva detto, facendola precipitare nella confusione e nella paura più totale, era successo tre anni fa.
 
***
 
Ciò che rimane dell’antica e nobile civiltà dei saiyan è soltanto polvere.
La navicella che Bulma ha rubato a Jaco alla stazione centrale dei guerrieri della super elitè, atterra senza attirare l’attenzione di nessuno, senza che nessuno possa più ascoltarla.
La terra è rossa e brulla, non quella che Bulma adesso finalmente ricorda di aver calpestato quando la sua mente era nel corpo del principe Vegeta.
Lì dove un tempo c’erano stati ruscelli, e alberi, e villaggi, adesso ci sono solo dune di sabbia rossastra, che sembra permeare anche la stessa aria, rendendole più difficile respirare di quanto ricordasse.
Anche la gravità pareva maggiore – camminare nel corpo di Vegeta era stato facile, si era sentita potente e leggera, e invincibile, mentre con fare studiatamente altero attraversava sale e villaggi e il suo mantello scarlatto volteggiava alle sue spalle – e ciò la costringe ad azionare il regolatore di gravità incorporato nella sua tuta spaziale, che impedisce che il suo corpo venga così schiacciato a terra da una forza insostenibile.
Con un nodo di disperazione ad attanagliarle la gola, Bulma si dirige nel luogo sacro di cui le veggenti le avevano parlato quando si trovava nel corpo del principe.
Chiude gli occhi, e prova a immaginarsi quel deserto com’era una volta, solo tre anni prima, con il palazzo che sorgeva a strapiombo ad est, circondato dalle varie basi di atterraggio delle capsule, e il grande tempio ad ovest.
Osserva il percorso del sole, che sta quasi per tramontare, e prima di lasciar andare ogni speranza – è arrivata troppo tardi, è giù tutto finito, non è riuscita a salvare nessuno – comincia a correre verso le rovine del tempio, l’unica struttura che la catastrofe non era riuscita ad eliminare del tutto.
Da ciò che aveva capito vivendo nel corpo di un saiyan, quest’ultimi non avevano Dei, non si appellavano a nessuna divinità quando scendevano in battaglia, né chiedevano il loro benestare o pregavano per i loro cari defunti.
I saiyan non davano conto a nessun Dio, seppur fossero tutti incredibilmente superstiziosi.
C’erano popoli che non osavano toccare, stelle che non osavano conquistare, tabù che non osavano infrangere, perché l’Universo conosce vari modi per punirti, se infrangi le sue regole.
Eppure, nonostante questo, i saiyan erano stati puniti lo stesso.
Un gruppo di asteroidi aveva preso in pieno il loro pianeta, e tutto il loro popolo era andato perduto.
Chissà se a quel punto, avessero invocato qualche divinità affinchè avesse pietà di loro, chissà come si erano dovuti sentire loro, i potenti guerrieri, il popolo più forte dell’universo, quando non erano stati in grado di sconfiggere quelle forze che da sempre avevano temuto.
Mancano pochi minuti al calar del sole – il momento in cui, secondo le antiche leggende, era possibile che più mondi, più realtà, coincidessero, e si riusciva quindi a vedere cose che normalmente sarebbe stato possibile vedere, come un ragazzo morto - e Bulma arranca sulla sabbia rossa, corre a per di fiato lungo quello che rimaneva di una terra che non le era mai davvero appartenuta, ma che, comunque, per un certo periodo aveva considerato come sua.
Vegeta aveva un modo particolare di affezionarsi alle cose che possedeva, o alle persone che gli giravano intorno.
Quante volte, mentre era nel suo corpo, e aveva parlato troppo, o sorriso troppo, o si era preoccupata troppo per quel suo popolo, si era vista guardare strana, come se fosse uscita fuori di testa?
E quante volte si era anche sentita acclamata per le sue idee innovative, quanti si erano schierati a suo favore quando aveva proposto un’alleanza con i namecciani e le forze della super elitè per mettere finalmente fine al regno di Freezer?
Non erano cose da saiyan, Bulma lo sapeva bene.
Vegeta le aveva scritto su tutta la faccia che era una tale idiota illusa e minacciato di farla scendere di grado nell’esercito della super elitè, cosìcchè non avrebbe mai più potuto guidare nessuna fottuta navicella.
Ma alla fine, anche lui aveva ceduto, avevano deciso di incontrarsi, di allearsi, parevano essere arrivati a un passo dal poter stare finalmente insieme e invece...
La sua linea temporale e quella di Vegeta non avevano mai conciso, non erano mai stati bloccati l’uno nell’altra insieme, il loro tempo non era mai davvero stato lo stesso.
Eppure... il sigillo che portava al collo... era stato un ragazzo a darglielo... lanciandoglielo contro…
“Bulma...? Bulma, sono io... non ti ricordi me?”
Vegeta era arrivato troppo presto, al tempo lei ancora non lo conosceva, al tempo, si trovava solo da qualche giorno sul pianeta della super elitè e stava ancora studiando per essere ammessa.
Qualcuno l’aveva raggiunta in biblioteca, indossava un mantello e aveva il cappuccio calato sopra la testa per non farsi riconoscere.
L’aveva chiamata per nome, attirato la sua attenzione bisbigliando e lei gli aveva risposto “Che vuoi? Non ti ho mai visto.”
Non aveva mai davvero avuto nessun potere per aiutarlo, allora?
Cosa doveva aver pensato di lei Vegeta, quando l’aveva rincorsa, l’aveva cercata, perché lei gli aveva promesso il suo aiuto, e invece si era trovato davanti una ragazzina che nemmeno sapeva chi fosse, un gruppo di soldati che detestava lui e tutta la sua gente?
Doveva averla odiata, doveva essere morto pensando a lei come a una traditrice, una bugiarda... doveva aver pensato a lei... e... allora perché lasciarle il suo sigillo reale?
Per tanto tempo, lo aveva indossato senza nemmeno sapere che cosa significasse, finchè la sua mente non era stata di nuovo sballottata dentro il corpo del saiyan.
Allora aveva riconosciuto quello stesso medaglione pendere dal suo collo, oscillare sul suo petto,e aveva ricordato il momento in cui Vegeta se l'era sfilato dal collo per lasciarglielo a lei, prima di uscire fuori dalla biblioteca e andarsene, senza più rivolgerle la parola, senza che lei avesse il tempo di dire niente, o di fermarlo, o di chiedergli qual era il suo nome.
Manca meno di un minuto al tramonto, quando alla fine raggiunge le rovine del tempio.
Si osserva intorno, e prova a immaginare il grande lago di fronte a lei, le sue acque scintillanti, l’erba alta che danza nel vento, e l’odore di erba bagnata e vita.
Dura solo una frazione di secondo, e poi, prima che tutto sprofondi nelle tenebre, il rosso si trasforma in viola e l’ombra di Vegeta le appare dinanzi.
No, non la sua ombra, ma lui... vero... in carne ossa... e come… com’è possibile?
<< Il tramonto è il momento più fragile in cui le linee temporali possono incrociarsi... >> le spiega, come se si aspettasse di trovarla lì in quel momento, come se avesse aspettato il suo arrivo per tutto quel tempo.
<< Come lo sai? >> gli chiede, perché Vegeta non si era mai interessato a certe cose, a certe sciocchezze, le linee temporali, le anime gemelle, non erano roba da saiyan e basta.
<< L’ho letto in uno dei tuoi libri, quando ero nel tuo corpo.>> le risponde e poi, d’improvviso, il deserto che l’aveva circondata sparisce, e tutto intorno a loro ritorna a risplendere la maestosità di un pianeta colmo di vita, forte del suo futuro, salubre di speranze.
Bulma risente le lacrime ritornare a scorrere a fiotti sulle guance, sente il suo cuore ritornare a battarle nel petto, sente quel vuoto a forma di Vegeta che prima stava nella sua anima, ritornare a colmarsi.
Gli getta le braccia al collo, e quasi non crede che possa davvero toccarlo, che possa davvero respirare il suo odore, quasi non crede al fatto che lui non la stia cacciando via a calci.
<< Sei proprio una terrestre sentimentale... >> borbotta imbarazzato, pur non sottraendosi al suo abbraccio.
Bulma ride e struscia la sua guancia contro la sua, e il corpo di Vegeta è solido e caldo e sorprendentemente vivo, per essere diventato polvere tre anni prima << Credevo di essere arrivata troppo tardi, com’è possibile tutto questo…? Significa che... sono tornata indietro nel tempo, ma come? >> gli chiede, cercando risposte nei suoi occhi scuri e profondi.
Vegeta getta uno sguardo al tempio – ora indenne e maestoso – che si erge alle loro spalle.
<< Il grande universo deve avertelo permesso per qualche ragione... >> le risponde, nel suo solito tono caustico, mentre le sua espressione assume quella posa accigliata con cui lei tanto a lungo aveva cercato di copiare quando era nel suo corpo.
È molto più bello visto dall’esterno, non può fare a meno di pensare arrossendo, e le sue dita partono a giocare in maniera imbarazzata con ciocche dei suoi capelli << E’ perché noi siamo anime gemelle... >> gli dice, e lo vede arrossire e fare un balzo indietro come se lo avesse appena schiaffeggiato.
<< Certo che sei proprio sfacciata! Dire queste sciocchezze così adesso... >>
<< Io sarei quella sfacciata? Quante volte, di preciso, mi hai toccato le tette quando eri nel mio corpo? >>
Se possibile, a quel punto Vegeta raggiunge una tonalità di rosso ancora più accesa di quella prima, e Bulma pensa come sarebbe stato non riuscire più a ricordare la sua timidezza, il modo che aveva di tenersi a distanza dalle persone non solo perché era un piccolo snob, ma perché le relazioni non lo mettevano a disagio, non era bravo in certe cose.
Era una delle ragioni per cui aveva iniziato a piacerle, il cuore tenero dietro la corazza dura e invincibile.
<< E’... successo... solo una volta... >> le confessa, lo sguardo puntato altrove, le braccia incrociate come a mettere una distanza di sicurezza fra loro.
<< Bugiardo! >> gli dice, ma il suo tono è più divertito che accusatorio e i secondi passano implacabili su di loro, il crepuscolo sta quasi per finire e non resta loro molto tempo.
Bulma infila le dita sulla tasca della sua tuta spaziale e ne tira fuori una capsula che poi lancia in direzione di Vegeta che l’afferra al volo, come tempo fa lei aveva fatto con il sigillo che lui le aveva lanciato prima di uscire fuori dalla biblioteca.
<< Che cos’è? >> le chiede, fissando prima la piccola capsula fra le sue mani e poi lei.
<< E’ una mia nuova invenzione. In pratica creerà uno scudo protettivo intorno alla vostra atmosfera, che farà sì che, quando gli asteroidi cominceranno a piombare giù dal cielo, si infrangano diventando meno pericolosi e più facili per voi da distruggere. O se così non fosse, rallenterà la loro caduta permettendo a tutti voi di evacuare, perché tu stai iniziando le evacuazioni, non è vero? >>
<< A quanto pare, adesso sembra che la gente sia più ben disposta ad assecondare ciò che dico.>>
<< Tutto merito del mio fascino, cosa credi? Non è te che amano ma me. Li ho conquistati tutti quanti io.>>
Vegeta le rivolge un ghigno compiaciuto, prima di avanzare verso di lei e accarezzare con le dita il sigillo che porta ancora al collo.
<< Lo tieni sempre? >>
<< Certo.>> non sa il perché ma si sente più imbarazzata adesso, che non quando lo teneva stretto fra le sue braccia, forse per via del suo sguardo pieno di frasi non dette, che osserva il sigillo come se nascondesse un significato più profondo, qualcosa che lei è ancora capace di comprendere.
<< Me lo hai dato per una ragione? >> gli domanda allora, e Vegeta le sorride ancora a quel modo, piegando un solo lato delle sue labbra perfette, il suo viso adesso solo a pochi centimetri di distanza dal suo.
<< E’ un simbolo di appartenenza... a qualcosa o... qualcuno... >> le dice, e le sue dita adesso non sfiorano più il sigillo la sua guancia, il contorno della sue labbra.
<< Significa che... ovunque tu sarai nel mondo io ti troverò... perché tu sei mia... >>
Bulma chiude gli occhi e aspetta con il cuore in gola che lui la baci... ma le ombre ritornano a inghiottirla e il calore del corpo di Vegeta, delle sue dita sulla sua pelle d’improvviso scompaiono lasciandola perduta, in mezzo al nulla...
Qualcuno le si avvicina alle spalle, una signora raggrinzita, piegata dall’età, che sembra avere mille anni, i capelli grigi le ricadono in due lunghe ciocche sul viso.
<< Una straniera... chi stai cercando, ragazza? >> le domanda, e Bulma la osserva e prova a ricordare che cosa ci faccia in un posto del genere, quando e come e perché era finita in un pianeta sconosciuto, mentre stringe fra le dita il suo medaglione.
Osserva la signora anziana, e le pare di conoscerla, le pare che una volta le abbia parlato del tempo, della grande divinità Universo, di una profezia sulla fine di un popolo... ma sembra quasi la visione di un sogno, non la realtà.
<< Mi scusi... >> bisbiglia, la voce che le esce a fatica dalla gola, come se fosse rimasta in silenzio per tanto tempo << Ma non me lo ricordo... >>
  


FINE#12
  
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