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Autore: Padme Amidala    31/08/2003    6 recensioni
Un'altra battaglia, quella finale, è all'orizzonte. Come se la caveranno Harry e i suoi amici?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“SAI CHE C’E’ DI NUOVO

“SAI CHE C’E’ DI NUOVO?”

 

 

CAPITOLO 3: DELIRIO COLLETTIVO

 

 

 

Now this looks like a job for me
So everybody just follow me
Cause we need a little controversy
Cause it feels so empty without me!
Little hellions,
Kids feeling rebellious, embarrassed
Their parents still listing to Elvis
They start feeling like prisoners helpless
'Till some comes along on a mission and yells…

 

 

 

***

 

“Corri, Ron, corri, corri!”

“Sto correndo, Harry, sto correndo!”

Harry, Ron, Hermione e Ginny, spingendo i carrelli con i loro bauli, stavano cercando di farsi strada il più veloce possibile attraverso la massa di gabbani che affollavano King’s Cross Station quella mattina del primo settembre.

Harry lanciò uno sguardo ansioso all’orologio che portava al polso: le undici meno cinque. Soltanto cinque minuti per raggiungere la barriera del binario 9 e 3\4, attraversarla senza dare nell’occhio e salire sul treno.

“Ecco, lo sapevo!” piagnucolò Hermione, cercando di ignorare gli sguardi curiosi che i gabbani indirizzavano verso di loro “Adesso perderemo il treno, non potremo tornare a Hogwarts, non potremo diplomarci, non potremo trovare lavoro…”.

Hermione si era lanciata in una apocalittica previsione del loro futuro, ma fortunatamente Ron intervenne “Vuoi darci un taglio? Esibirsi in un brutto rifacimento della Cooman non ci porterà da nessuna parte!”.

“Un- un- UN BRUTTO RIFACIMENTO DELLA COOMAN?!” esclamò Hermione, indignata. “Come ti permetti?!”.

“Beh, è quello che hai fatto” rispose Ron, continuando a spingere il carrello.

“Oh, Ron, non sono mai stata così…”

“Volete piantarla, tutti e due?” sbottò Harry. Erano arrivati alla barriera che divideva la banchina nove da quella dieci. “Sbrigati, Ginny, vai per prima”.

Ginny non se lo fece ripetere e in un attimo sparì oltre la barriera, seguita da Hermione, Harry e infine da Ron.

Il treno stava per chiudere le porte, quando i ragazzi buttarono dentro i bauli e si arrampicarono velocemente. Harry tirò un sospiro di sollievo, ma subito se ne pentì: guardando tra la folla accalcata sul marciapiede, notò la testa rosso brillante del suo amico, bloccato nel mucchio di genitori che salutavano i propri figli.

“Ron!” gridò Harry “Spicciati, dai!”

Hermione corse al fianco di Harry con la bacchetta levata, puntata verso il baule di Ron.

Accio!” esclamò e il baule prese il volo verso di lei, che si scansò all’ultimo momento, e colpì un innocente ragazzino del secondo anno che passa di lì per caso.

“Oops, scusa” fece Hermione, senza nemmeno guardarlo “Muoviti, Ron!”

Finalmente Ron fu libero di spintonare a destra e a sinistra per passare, ma quando raggiunse le scalette del treno, questo stava già cominciando a muoversi.

“Dammi la mano!” lo incitò Harry, sporgendosi un po’.

“Non… non ce la faccio” sbuffò Ron, mentre correva dietro al treno, che nel frattempo stava acquistando velocità.

“Dai, Ron, forza corri!” gridarono Hermione e Ginny in coro.

Harry afferrò la mano di Ron all’ultimo momento, e con uno strattone lo tirò dentro la carrozza. Ron, appena si sentì sollevare da terra mise un piede sullo scalino per aiutarsi, ma inciampò, perse l’equilibrio e franò addosso a Harry.

“E’ questa la ricompensa per averti aiutato?” mugugnò Harry, mezzo intontito.

“Scusami, Harry” disse Ron balzando in piedi e aiutando l’amico a fare lo stesso.

“Sei un disastro vivente, Ron” commentò Hermione.

“Beh, se non avessi perso tempo a rispondere alle tue sciocchezze, non sarebbe successo niente!” rimbeccò Ron.

Ginny stralunò gli occhi. “Ok, ehm, penso che andrò a cercare le mie amiche… ciao ciao!” disse, e si dileguò, lasciando Harry a combattere con i caratteracci dei suoi due amici.

“Oh, adesso è colpa mia?” disse Hermione “Se tu avesse sentito la sveglia non saremmo arrivati in ritardo!”

“Ah, sì? Beh, se tu non avessi insistito per giocare a carte ieri sera fino a mezzanotte, io avrei sentito la sveglia!”

“Io non avrei insistito per giocare a carte, se tu non le avessi lasciate in giro per casa!”

“E io non avrei lasciato le carte in giro per casa se tu non le avessi portate!”

“Sì” fece Harry annuendo “E se tu non fossi nato, Ron, non avresti mai incontrato Hermione e adesso non saremmo arrivati a questo punto”.

Ron e Hermione si voltarono a guardare Harry, poi si guardarono e scoppiarono a ridere fragorosamente.

“Ma vi rendete conto di quello che dite?” chiese Harry, con un piccolo sbuffo di impazienza.

Ron scosse la testa, tra le risate. “Scusaci, Harry” disse, prendendo fiato “Però devi ammettere che è divertente!”.

Quando anche Hermione si calmò, Harry disse “Cerchiamo uno scompartimento, allora?”.

“Ok” disse Ron, e lui e Hermione seguirono Harry in uno scompartimento vuoto in fondo al vagone, trascinando i bauli dietro di loro.

“Oh, non mi pare vero!” esclamò Hermione, sprofondando nel suo sedile “Finalmente siamo su qualcosa di stabile”. Lanciò un’occhiata a Ron “Non avresti dovuto accettare il passaggio di Fred e George per venire qui”.

“Perché no?” disse Ron “Anche loro dovevano andare a Londra, per il negozio di scherzi. Mi è sembrato stupido sprecare la Polvere Magica per niente”.

“Sarà,” fece Hermione “ma almeno non avremmo dovuto correre come pazzi per arrivare in orario”.

“Quante storie!” sbottò Ron “Adesso ci siamo, no?”.

“Ehi, quella non è Amy?” disse Harry, indicando oltre la porta di vetro dello scompartimento.

“Oh, hai ragione” disse Hermione “Amy! Amy!” chiamò.

Amy si girò e, vedendo chi l’aveva chiamata, sorrise e agitò la mano in segno di saluto. Aprì la porta e mise la testa dentro. “Tutto bene, qui?” esclamò vivacemente.

“Certo!” rispose Hermione “Perché non ti siedi con noi? Ci sono dei posti liberi”.

“Oh, mi dispiace!” disse Amy, scuotendo la testa “Ma stavo cercando le mie compagne di stanza. Grazie comunque”.

“Ehi, aspetta!” intervenne Ron, prima che Amy se ne andasse “Ma che fine avevi fatto? Non ti sei più fatta viva dal compleanno di Harry!”.

“Ecco…” cominciò Amy, aggrottando le sopracciglia “Ho avuto, ehm… un po’ da fare. Beh, allora ci vediamo” disse e sparì dentro un altro scompartimento.

“Tu i fatti tuoi non te li fai mai, eh?” disse Hermione, guardando male Ron.

“Perché, che ho detto?” chiese Ron, sorpreso.

“Oh, lascia perdere!” sbuffò Hermione, tirando fuori il nuovo numero della Gazzetta del Profeta e immergendosi nella lettura.

Ron la fissò per un momento, poi scrollò le spalle e chiese “Ti va una partita a scacchi, Harry?”.

“D’accor…”. Harry si bloccò. Una fitta terribilmente dolorosa gli aveva appena attraversato la cicatrice. Con un debole gemito, Harry si portò la mano sulla fronte.

“Che cosa c’è?” esclamarono Ron e Hermione in coro.

Harry respirò profondamente e disse “Niente, è tutto ok”, ma Hermione gli era già addosso. “Ti fa male la cicatrice?” chiese, ansiosamente “Fammi vedere…”.

Per un attimo, Harry lasciò che Hermione gli toccasse la fronte con le sue dita fresche, ma poi, cogliendo l’espressione di Ron, si affrettò ad allontanarsi.

“Sto bene” disse “E’ già passato”.

“Sei sicuro…?” cominciò Hermione, ma la porta dello scompartimento si aprì di nuovo e Ernie Macmillan, Tassorosso del settimo anno entrò.

“Hermione?” disse “Ti dispiace venire, nello scompartimento dei Caposcuola, abbiamo un problema”.

“Io…” fece Hermione, lanciando un’occhiata preoccupata a Harry “Certo, arrivo”.

I due uscirono velocemente lo scompartimento, lasciando Harry e Ron da soli. Harry poggiò la fronte contro il vetro freddo della finestra.

Da quando Voldemort aveva riacquistato il suo corpo, tre anni prima, la cicatrice gli bruciava molto spesso, così probabilmente non c’era niente di cui preoccuparsi; ma forse Voldemort ne stava architettando una delle sue…

Harry decise di non pensarci, così con un altro respiro profondo, si voltò verso Ron.

“Quest’anno cominceremo da subito gli allenamenti di Quidditch, già da questa settimana” disse, sperando di suonare disinvolto. “Domani chiederò alla McGranitt l’autorizzazione per usar il campo”.

Infatti, dal suo sesto anno a Hogwarts, Harry era diventato capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro e l’anno precedente aveva faticato non poco a trovare dei validi sostituti ai suoi ex compagni di squadra, che si erano tutti diplomati e avevano lasciato la scuola.

Per tutta risposta, Ron si limitò a grugnire.

“Sai chi è il nuovo capitano dei Serpeverde?” provò di nuovo Harry “Malfoy” disse, quando vide che Ron non aveva intenzione di rispondere. Ron grugnì di nuovo.

“Non vuoi più giocare a scacchi?” chiese Harry, esitante.

Un altro verso non meglio identificato provenne dalla zona della bocca di Ron. Harry lo guardò per un attimo, stupito, poi disse “D’accordo” e tornò a guardare fuori dal finestrino.

Ron non aprì bocca per quasi mezz’ora e, alla fine, si alzò e stava per uscire dallo scompartimento quando Harry, incrociando le braccia sul petto, sbottò “D’accordo, qual è il tuo problema?”.

Ron si voltò. “Problema?” ripeté “Io non ho nessun problema!”.

“Uh, ne sei sicuro?” disse Harry “Perché sai, non è tanto normale non proferire parola per mezz’ora”.

“Bene, allora vuoi sapere qual è il mio problema?” chiese Ron, continuando a tenere aperta la porta della scompartimento. “TU! Sei tu il mio problema!”.

Harry balzò in piedi, preso in contropiede. “Che diavolo stai dicendo?” esclamò, incredulo.

“Te lo spiego subito che diavolo sto dicendo!” rispose Ron “Tu, tu continui ad attirare l’attenzione di Hermione anche se sai benissimo quello che…” Ron alzò considerevolmente la voce “quello che provo per lei!”.

“Oh, ce l’hai fatta finalmente!” disse Harry, acido.

“A fare che?” sibilò Ron, lanciandogli uno sguardo tagliente.

“Ad ammettere che senti qualcosa per lei!” rispose Harry allo stesso tono.

Ron rimase un attimo in silenzio, come pensando a quello che aveva appena detto prima poi esplose “Non è questo il punto, non cambiare discorso!”.

“Io penso che questo sia precisamente il punto” disse Harry.

“La cosa che mi dà fastidio è che con lei ti comporti come uno stupido esibizionista!” gridò Ron.

“Ma-ma-ma” balbettò Harry “MA SEI DIVENTATO MATTO? CHE COSA TI VIENE IN MENTE?!”. Numerose teste si affacciarono dagli scompartimenti per vedere chi fosse stato ad urlare.

“E’ la pura è semplice verità, Harry! E’ quello che hai fatto proprio adesso!” urlò Ron.

“Io non lo farei mai, lo sai bene!” gridò di rimando Harry.

Prima che realizzasse quello che stava facendo, Ron si ritrovò ad afferrare Harry per la maglietta.

“Ehi!” protestò Harry.

“Adesso stammi a sentire” sibilò Ron, tenendo ben salda la maglia di Harry "Se vuoi ancora Hermione allora siamo uno contro l’altro, perché io non ho nessuna intenzione di rinunciare a lei!”.

“Lo sai che lei non mi interessa” ribatté Harry, alzando ancora di più la voce “Non nel modo che pensi tu, almeno”.

Ron gli lanciò uno sguardo penetrante “Non mentire Harry, ti ho visto come la guardavi!” strillò.

Harry allontanò bruscamente le mani di Ron “Allora hai visto male, Ron”.

La collera sembrò impadronirsi di Ron. Afferrò di nuovo Harry per la collottola, questa volta con maggior decisione. I suoi pugni sembravano essere diventati autonomi mentre miravano al naso di Harry…

“Oh, santo cielo, che sta succedendo qui?”.

Ron bloccò la mano a mezzo centimetro dal volto di Harry e tutti e due si voltarono.

Sulla soglia dello scompartimento c’era un ragazzo di una ventina d’anni, il genere che avrebbe fatto impazzire qualunque ragazzina dai dodici anni in su: capelli biondi che ricadevano sulla fronte con un’eleganza casuale da fotomodello e pelle abbronzata che risaltava gli occhi di un azzurro vivo. Il ragazzo fissava la scena con una sorta di educata perplessità stampata in volto.

“Che cosa c’è, ragazzi, mi dicono che state gridando come due matti…”.

“Ron, ma cosa diavolo stai facendo?” strillò una voce.

Hermione, accorrendo verso di loro, spinse via il biondo senza nemmeno accorgersene ed entrò nello scompartimento.

“Ehi, dico…” cominciò questo.

Harry spinse via Ron, che lo lasciò andare con riluttanza.

“Sembra che stiamo facendo a pugni per una ragazza” rispose Harry, aggiustandosi la maglietta “In realtà lui mi sta attaccando e io cerco di non farmi fare a pezzi”.

Hermione guardò Ron. “Ma sei impazzito?”.

Ron si lasciò cadere sul suo sedile, con lo sguardo rivolto a terra.

“Beh, non so proprio chi sia la sfortunata, ma vi suggerisco di smetterla o dovrò fare rapporto alla McGranitt e lei vi toglierà un centinaio di punti a testa”.

Detto questo, Hermione spinse di nuovo il ragazzo biondo per passare e scomparve nello scompartimento dei caposcuola. Il biondo sembrava decisamente confuso, mentre guardava Harry e Ron, poi disse, in tono un po’ incerto “Spero che questo comportamento non si ripeta mai più” e si allontanò, mentre iniziava il brusio di commenti delle persone che avevano assistito alla scena.

Harry sbatté forte la porta per chiuderla. “Al diavolo” borbottò “Chi è quell’idiota?”.

Ron si rialzò. “Non abbiamo ancora finito di parlare, io e te” ringhiò.

Harry lo squadrò freddamente. “Allora lascia che sia io a dire una cosa” disse “La vedi Hermione? E’ in gamba. E se tu non la smetti con questi atteggiamenti del cazzo, quanto tempo credi che ci vorrà prima che qualcuno passi e te la porti via? Con me, con tutti quanti ti comporti come se Hermione fosse tua moglie, ma quando sei con lei, la tratti come uno straccio vecchio… continua così e la perderai sul serio”.

La porta si aprì di nuovo e Hermione entrò e si sedette, guardando Harry e Ron di traverso.

“Voi due, avete finito di discutere?”.

Anche Harry sedette, poi guardò verso Ron. “Ricordati quello che ti ho detto”.

Il resto del viaggio trascorse in modo abbastanza normale, anche se c’era una certa freddezza nel modo in cui Harry e Ron si trattavano.

Quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade era già buio, e il cielo coperto faceva facilmente prevedere un forte temporale per il giorno successivo.

Harry, Ron e Hermione scesero dall’Espresso di Hogwarts e udirono l’ormai familiare richiamo: “Primo anno! Primo anno da questa parte!”.

Sorridendo, Harry si guardò intorno e vide immediatamente la colossale sagoma del guardiacaccia di Hogwarts.

“Ehi, Hagrid!” chiamò.

Hagrid si voltò e li vide. “Tutto bene voi tre? Ci si vede a  scuola!” disse, e si incamminò fuori dalla stazione seguito dalla lunga fila di ragazzini del primo anno.

Mentre aspettavano le carrozze trainate dai cavalli invisibili che portavano al castello, Hermione venne chiamata di nuovo dai suoi “colleghi” caposcuola, così Harry e Ron si trovarono di nuovo da soli. Ron aveva un’espressione decisamente contrita.

“Senti…io non so cosa mi abbia preso prima, ma…” cominciò, ma Harry lo interruppe.

“Ron, a parte il tuo impulso irrefrenabile di spaccarmi la faccia prima, io posso capire quello che provi. Davvero” aggiunse Harry, quando Ron lo guardò scettico.

Ron abbozzò un sorriso. “Grazie, Harry. Sei un amico”.

“E tu sei stupido” rispose Harry con un ghigno.

Ron gli diede un colpetto sulla spalla. “Pace fatta?”.

Harry annuì, con un sospiro. “Pace fatta”.

In quel momento tornò Hermione di corsa. “Oh, non posso crederci!” sbraitò “Pare che abbiano fatto esplodere dei Fuochi d’artificio Filibuster dentro il baule di Neville… quando pesco chi è stato…” Hermione concluse la frase con un violente gesto della mano.

“Che cosa gli farai, lo prenderai a pugni?” chiese Ron, pungente.

“No, non sono come una certa persona, io” rispose subito Hermione.

“Che cosa vorresti dire…?”.

“Sono arrivate le carrozze” disse Harry ad alta voce, così Ron e Hermione smisero di parlare e lo seguirono attraverso la folla di studenti fino ad una carrozza vuota.

“Allora, me lo dite?” chiese Hermione, non appena si fu sistemata.

“Cosa?” disse Harry.

“Che c’è, fai il finto tonto?” disse Hermione ridendo “Per chi stavate litigando prima?”.

“Oh, quello” fece Harry “Niente di…”.

“Non sono affari tuoi” lo interruppe Ron seccamente.

 Hermione sbatté gli occhi,sorpresa. “Oh, ok” disse “Scusami se ho osato impicciarmi degli affari di cuore di Ron Weasley, non lo farò più”.

“Quello che Ron voleva dire,” disse Harry, con un’occhiata all’amico “ma che forse ha espresso male, era che non si trattava di niente di particolare”.

“Mi pare che Ron si sia spiegato benissimo da solo” ribatté Hermione.

Harry alzò le sopracciglia. “Beh…” cominciò, ma Hermione era già partita in quarta.

“Allora, prima vi siete chiariti voi, adesso se permetti, Harry, tocca a me” disse “Sentimi bene, Ron. Io non so quale sia il tuo problema, ma una cosa è certa, se ce l’hai con me io sono qui pronta a discutere e a risolvere le cose, d’accordo? Perché non ne posso più di questo tuo darmi addosso continuamente, lo sai?”.

Harry guardò Hermione. Sembrava davvero esasperata.

“Di tutti gli anni che abbiamo passato insieme, mi sembra che ti sia sfuggito un particolare molto importante e questo…”.

“E cioè?” chiese Ron, accigliato.

“E cioè che anch’io sono un essere umano!” disse Hermione, quasi strillando. “E come tale anche io ho il mio limite di sopportazione e posso dire di averlo raggiunto già da un bel pezzo con te”.

Ron sembrava interdetto. Hermione non era solita a questi attacchi d’ira.

“Ehi, senti io non…” cominciò, con un tono che sperava suonasse accattivante.

“Cerca di crescere, Ron” disse Hermione, piattamente “Fino ad allora… lasciami in pace”.

A bocca aperta, Ron guardò prima Hermione, che si era girata verso il finestrino della carrozza e sembrava particolarmente interessata ad osservare la strada sotto di loro, poi Harry che appena colse il suo sguardo, gli scoccò un’occhiata del tipo te-lo-sei-meritato-non-credi?.

Con una scrollata di spalle, Ron borbottò tra sé e sé “Ma che gli è preso a tutti quanti?”.

Fu una fortuna che la carrozza si fermò proprio in quel momento e che i tra ragazzi poterono scendere, perché l’atmosfera era così pesante da poter essere tagliata con un coltello.

Harry, Ron e Hermione balzarono giù e iniziarono a salire la rampa di pietra che portava al maestoso portone d’entrata. Nella Sala d’Ingresso la professoressa Mc Granitt stava reclutando i ragazzini che dovevano essere smistati, e proprio di lato, le porte della Sala Grande erano spalancate.

La Sala Grande era uno splendore, come sempre, decorata per il Banchetto di Benvenuto. Le quattro lunghe tavolate erano già affollate di studenti vocianti, mentre al tavolo dei professori, gli insegnanti chiacchieravano tranquillamente tra di loro. Harry fissò Piton, il professore di Pozioni, ma distolse immediatamente lo sguardo. Non aveva voglia di pensare alle nuove trovate diaboliche che Piton aveva architettato per rendergli impossibile anche l’ultimo anno a Hogwarts.

I tre ragazzi raggiunsero il centro del tavolo di Grifondoro e sedettero vicino a Nick-quasi-senza-testa, il fantasma della loro casa.

“Buonasera” li salutò Nick, educatamente.

“Salve, Nick!” rispose Harry, dato che Ron e Hermione non erano esattamente in vena di conversare. “Tutto bene?”.

“Oh, sì, abbastanza bene, sai” disse Nick “A parte, naturalmente, il solito tafferuglio da tra Mastro Gazza e Pix… credo che il custode stia cercando di convincere Silente a mandare via quel poltergeist insopportabile… beh, vedremo”.

Harry annuì. Hermione, nel frattempo, stava facendo correre lo sguardo per il tavolo degli insegnanti.

“Dov’è il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure… oh!”.

“Che c’è?” chiese Harry, alzando lo sguardo. Ron invece, non si mosse.

Hermione indicò il tavolo dei professori, dove, proprio in quel momento, un giovane biondino stava prendendo posto.

“Ehi!” esclamò Harry, riconoscendolo “Ron, ma quello non è il tipo di oggi…”.

Ron lo guardò. “Chi? Oh,” fece “quell’idiota”.

“Chi è?” chiese Hermione a Harry, con evidente curiosità.

“E’ quello che oggi è arrivato, ha detto un paio di sciocchezze e poi se ne andato… non ho nemmeno capito che cosa volesse… tu gli hai dato anche un paio di spintoni”.

Hermione rimase accigliata per un attimo, riflettendo. Poi, parve inorridita.

“Spintoni? Ma come…? E se lui…? Oh, no!”.

“Ehi” disse Harry “Hai il permesso di finire le tue frasi!”.

“Grazie, ma non… vi rendete conto?” esclamò Hermione “Ho spinto un tizio seduto al tavolo dei professori!”.

“Magari è l’assistente di Gazza” osservò Ron, sarcastico.

Hermione lo ignorò deliberatamente. “E se…”.

“No, non è l’assistente di Gazza, Ron” s’intromise Nick-quasi-senza-testa “E’ il nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure”.

“Oh, no!” gridò Hermione “E adesso che cosa farò, che cosa penserà, che cosa mi dirà…”.

“Hermione” disse Harry “Quello lì si è a malapena accorto di essere stato spinto. Sembrava che non sapesse nemmeno come mai si trovasse sull’Espresso”.

“Silente non ha avuto fortuna nemmeno quest’anno, eh?” commentò Ron.

“Non saprei dirtelo” rispose Nick “Beh, sì, quel giovanotto ha un’aria un po’ spaesata, ma le apparenze ingannano dopotutto”.

Harry e Ron si scambiarono uno sguardo scettico. Decisamente, quello non aveva un aspetto sveglio.

“Dovete ammettere che quel tipo dà un nuovo significato al senso di bello”.

Harry, Ron e Hermione si voltarono. Ginny li aveva appena raggiunti.

“Hai proprio ragione” convenne Hermione.

“Stai dicendo che ti piace quello là, Hermione?” chiese Harry incredulo, mentre Ron spalancava gli occhi.

“Ho detto solo che è un bel ragazzo. Tutto qui” rispose Hermione “Secondo te, quanti anni ha, Ginny?”.

Ginny squadrò il ragazzo ad occhi socchiusi “Ventidue” disse, dopo un attimo di riflessione.

“Hermione, davvero ti interessa quello?” insisté Harry. Ron continuava a stare con occhi e bocca spalancati.

Hermione non fece in tempo a rispondere, perché le porte della Sala Grande si aprirono e cadde il silenzio. La professoressa McGranitt guidò una lunga fila di ragazzi del primo anno, tutti visibilmente spaventati. La McGranitt posò uno sgabello davanti alla fila e vi sistemò sopra il vecchio Cappello Parlante. Tutti quanti, nella Sala, lo fissarono, e quello, aprendo uno strappo vicino all’orlo, cominciò a cantare:

 

Or son mille anni, o forse anche più

Che l’ultimo punto cucito mi fu

Vivevano allor quattro maghi di fama,

che ancor oggi celebri ognuno qui chiama.

Il fier Grifondoro, di cupa brughiera,

e Corvonero beltà di scogliera,

e poi Tassorosso, signor di vallata,

E ancor Serpeverde di tana infossata.

Un solo gran sogno li accomunava,

un solo progetto quei quattro animava:

creare una scuola, stregoni educare.

E Hogwarts insieme poteron fondare.

Ciascuno dei quattro una casa guidava,

ciascuno valori diversi insegnava:

ognuno stimava diverse virtù

e quelle cercava di crescer vieppiù.

E se Grifondoro il coraggio cercava

E il giovane mago più audace premiava,

per Corvonero una mente brillante

fu tosto la cosa davvero importante.

Chi poi nell’impegno trovava diletto

Del buon Tassorosso vinceva il rispetto,

e per Serpeverde la pura ambizione

contava assai più di ogni nobile azione.

I quattro concordi, gli allievi diletti

Sceglieva secondo criteri corretti.

Ma un giorno si dissero: chi li spartirà

Quando ognuno di noi defunto sarà?

Così Grifondoro un modo trovava

E me dal suo capo veloce sfilava,:

e poi con i tre maghi una mente mi fece

capace di scegliere in loro vece.

E se sulle orecchie mi avrete calato,

state pur certi, non ho mai sbagliato:

nelle vostre teste un’occhiata darò

e alla Casa giusta vi assegnerò!

 

Il Cappello Parlante tornò ad essere immobile e nella Sala Grande scoppiarono gli applausi.

La professoressa McGranitt srotolò un foglio di pergamena e disse “Ora vi chiamerò in ordine alfabetico e voi indosserete uno alla volta il Cappello Parlante. Quando sarete stati assegnati ad una casa, voi andrete a sedervi al vostro tavolo”.

Appleby, Justin!”.

Un terrificato ragazzino fece alcuni passi avanti e si pigiò in testa il Cappello parlante, attendendo ad occhi serrati il verdetto.

“Corvonero!” esclamò il Cappello pochi secondi dopo.

Mentre Justin Appleby si univa ai suoi nuovi compagni al tavolo di Corvonero, Harry alzò lo sguardo verso Ron. Il suo amico continuava a fissare Hermione, pietrificato.

“Hermione” bisbigliò Harry, mentre “Austin, Brian!” veniva smistato tra i Tassorosso “Sul serio sei interessata a quello là?”.

“Questo l’hai già detto, Harry” gli fece notare Hermione “E comunque non preoccuparti, non mi sposerò con quel ragazzo”.

Ginny ridacchiò, mentre Harry annuiva, con poca convinzione. Ron non diede segno di vita.

“Hai lo sguardo fisso, Ron” disse Ginny, smettendo bruscamente di ridere.

Ron si girò verso di lei. “Come?”.

“Niente, niente” disse Ginny, sventolando una mano.

Quando finalmente anche “Zenckman, Sophie!” divenne una Serpeverde, la professoressa Mc Granitt portò via lo sgabello con il Cappello Parlante. Il professor Silente si alzò in piedi, sorridendo agli studenti. “Benvenuti a tutti!” disse “E agli studenti più anziani, bentornati fra noi! Adesso, ho solo alcuni piccoli annunci da fare, prima di riempirci lo stomaco con le delizie del nostro banchetto. Ora, gli alunni appena arrivati devono sapere che è assolutamente vietato l’ingresso alla Foresta Proibita, come dice il nome stesso. Inoltre, il signor Gazza mi ha pregato di ricordarvi che è vietato far esplodere fuochi d’artificio per i corridoi, è vietato fare magie, vietato infangare il pavimento e un centinaio di altre cose che potrete controllare nella lista che c’è nel suo ufficio”.

Harry e Ron stralunarono gli occhi. Non era nelle loro priorità obbedire agli ordini di Gazza.

“Per quanto riguarda il Quidditch” disse Silente “Gli allenamenti potranno cominciare da venerdì, per prenotare il campo potrete rivolgervi già da domani al responsabile dalla vostra casa. E adesso, visto che mi pare di aver esaurito gli argomenti più importanti, è con piacere che vi presento il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, il professor Aaron Powell!”.

Il ragazzo biondo si alzò e salutò l’applauso di benvenuto degli studenti chinando appena la testa, in modo che in ciuffo di capelli biondi gli ricadesse con nonchalance sulla fronte.

“Oooh, com’è affascinante!” Harry sentì dire a Calì Patil.

Ron invece, guardava il nuovo professore con un espressione di evidente odio stampata sul viso.

“Bene!” riprese Silente, quando gli applausi furono esauriti “E adesso non ho nient’altro da dirvi che: abbuffatevi!”.

I piatti vuoti disposti sulle quattro tavolate si riempirono all’improvviso di ogni genere di leccornia e tutti quanti nella Sala iniziarono a darci dentro.

Soltanto Ron era rimasto immobile, ma sembrava che avesse ritrovato l’uso della parola.

“Non può piacerti sul serio quello là!” gracchiò, guardando Hermione.

Hermione si limitò a fare una smorfia, con grande divertimento di Harry e Ginny e per la preoccupazione di Ron.

 

 

***

 

“Nooo!”.

Harry si voltò verso Ron. “Che cavolo ti prende?” chiese, accigliato.

I due ragazzi stavano facendo colazione e la professoressa McGranitt aveva appena distribuito i foglietti con gli orari delle lezioni.

Ron gemette. “Non è possibile… non può essere vero…”.

“Si può sapere che hai?”.

“Guarda” piagnucolò Ron, ficcando il foglietto dell’orario sotto il naso di Harry “Pozioni. No, ma ti rendi conto. Adesso abbiamo Pozioni!”.

Harry controllò e poi deglutì. “Due ore”.

“No!” gemette Ron, coprendosi il viso con le mani.

“Con Piton”.

“No!”. Ron abbandonò la testa sul tavolo.

“Ma che ho fatto di male?” si lamentò Harry, mettendosi le mani nei capelli.

 “Buongiorno a tutti!” trillò una voce dietro di loro.

Harry si girò. “Ah, tu dici?”.

“Come mai quelle facce?” chiese Hermione, sedendosi e servendosi un piatto abbondante di porridge.

“Non avevamo stipulato una pausa per permettermi di crescere, noi due?” grugnì Ron. Harry stralunò gli occhi, sbuffando.

“Ok” disse Hermione “Come mai quella faccia, Harry?”.

“Guarda qua” disse Harry, porgendole l’orario.

“Ah, sì, ho visto” disse Hermione.

“E non hai nient’altro da dire?” le chiese Harry, incredulo.

“Beh,” fece Hermione, lentamente “oggi abbiamo un’ora di Difesa contro le Arti Oscure. Potremo conoscere il nuovo professore!”. Hermione sorrise.

Harry spalancò gli occhi. “Vuoi dire quel tonto?”.

“Come fai a dire che è tonto?” ribatté Hermione “Lo conosci?”.

“No, ma…” comincò Harry, ma Ron lo interruppe.

“Se sei arrivata per decantare le lodi di quel…”.

“Quell’idiota, me ne posso anche andare” concluse Hermione per lui. “D’accordo. Scusami, Harry”.

Hermione si alzò e raggiunse Ginny dall’altra parte del tavolo.

Harry la seguì con lo sguardo, poi si rivolse a Ron. “Era proprio necessario?”.

“Cosa?” chiese Ron, vagamente.

“Era venuta per fare pace” gli fece notare Harry.

“Perché, abbiamo litigato?”.

Harry rinunciò a far lavorare il cervello andato dell’amico, così si guardò intorno.

“Incredibile!” esclamò.

“Sono d’accordo” disse Ron “Andiamo, quella ragazza farebbe perdere la pazienza a chiunque…”.

“No!” disse Harry “Guarda là!”.

Harry indicò il tavolo dei professori con un cenno della testa. Un gruppetto di ragazzine Corvonero stavano passando davanti al professor Powell, sbattendo vistosamente le ciglia mentre lo guardavano.

Ron le fissò per un attimo, poi disse “Se sbattano ancora di più le ciglia prenderanno il volo!”.

“Non ci posso credere. Tutte le ragazze sono impazzite per quello…” disse Harry “Non possono tener conto solo delle apparenze”.

“Oh, sì, concordo” convenne Ron, annuendo vigorosamente “ma purtroppo è quello che fanno tutti”.

“Sì,” fece Harry, con impazienza “ma pensavo che i ragazzi fossero più, uhm… predisposti a questo tipo di comportamento. Invece, guarda là…”.

Ron rise. “Parli come uno psicanalista!”.

“Sto solo dicendo quello che penso!” ribatté Harry.

“E sarebbe?”.

“Sarebbe quello che ho detto. Non pensavo che così tanta gente fosse attratta solo dalle caratteristiche delle persone. E’ stupido”.

“Già, ma vedi? Tu puoi stare qui a rifletter su questo fatto anche per tutta l’eternità, e nel frattempo chi accetta la realtà si gode la vita” disse Ron.

“La realtà?” chiese Harry.

“Esatto. Tutti sanno che sono le apparenze quello che contano e quindi si adattano a questo… mondo superficiale, cavandosela a meraviglia”.

Harry rise. “Che pensieri profondi!”.

Ron annuì, seriamente. “E adesso che anch’io ho capito il segreto della vita, ho deciso di mettermi a lavoro. Ti va di partecipare?”.

Harry fece una smorfia.

“Non dire poi che non te l’ho offerto” disse Ron.

“Ma di che cosa stai parlando?” domandò Harry, guardandolo con sospetto. Quando Ron aveva una delle sue trovate geniali, era raro che ne uscisse qualcosa di buono.

“Allenamento” rispose Ron “Un programma di allenamento. Che te ne pare?”.

Harry lo guardò incredulo. Questo andava decisamente al di là delle sue peggiori aspettative.

“E da quando hai deciso che hai bisogno di allenarti?” chiese.

“Da quando c’è lui!”. Ron indicò Powell, che stava sfoggiando il suo sorriso da pubblicità di dentifricio per la gioia di alcune ragazze lì vicino.

“Malgrado le apparenze, Ron, tu sei un tipo intelligente. Troppo intelligente per prendertela per questo delirio” disse Harry “Credo”.

“Harry, Harry, Harry” disse Ron, scuotendo la testa. “Vedo che non sei a conoscenza di un segreto. Stai a sentire: le ragazze sono attratte dai giovani prestanti come i cani dalle salsicce. Eh?”.

“I cani sono attratti dalle salsicce?” ripeté Harry, a bocca aperta. “Ma ti senti, Ron?”.

“Forte e chiaro” rispose Ron.

“Rifletti un attimo” disse Harry “Hermione ti ha mandato al diavolo, com’è giusto che sia, secondo me, e questo ha ferito il tuo orgoglio. Ora, solo perché lei e un altro po’ di ragazzine passeranno quattro ore a settimana a rimirare quello stupido…”.

“Non è stupido”. Hermione era tornata, e fissava Harry e Ron con le braccia sui fianchi.

“Come?” fece Harry.

“Non è stupido” ripeté Hermione, sedendosi di nuovo vicino a loro. “Il nostro nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure, tra l’altro, ha un nome, si chiama Aaron Powell”.

“Lo so, ma lui lo sa?” disse Harry.

“Le vostre battute non mi sono sembrate molto simpatiche” disse Hermione, poi si rivolse a Ron. “Sbaglio o ti senti un po’ minacciato, mh?”.

Ron sembrò dimenticare la loro decisione di non darsi fastidio per un po’ di tempo. “Minacciato? E perché mai dovrei sentirmi minacciato da quel pupazzo?”.

“Ha affascinato me” disse Hermione, candidamente.

Harry dissimulò le risate in un attacco di tosse.

“E’ ridicolo!” esclamò Ron.

“Ti ho sentito, sai” disse Hermione, guardandolo pensierosa. “Hai davvero cominciato ad allenarti?”.

“Non ho nulla contro le persone che dedicano un po’ di tempo al proprio corpo” disse Ron.

“Neanch’io” puntualizzò Harry. “L’unica cosa, Ron, fai in modo che il tuo nuovo passatempo non interferisca con gli allenamenti di Quidditch…sai essere così serio, amico!”.

“E tu così stupido!” rispose Ron, tagliente.

Hermione sorrise. “Come ti dicevo, Ron. Ti senti minacciato da Powell. Incredibile!”.

Fece per allontanarsi, ma Ron la fermò.

“Come fai poi a dire che quel tipo non è stupido?” chiese.

“Ho parlato con lui” mentì Hermione.

“E che cosa ti ha detto?” chiese Ron. “Hermione, dimmi che ti ha detto!”.

L’unica risposta fu la risata di Harry. Hermione,invece, si limitò a sorridere di nuovo

In quel preciso momento, la campana che annunciava l’inizio delle lezioni cominciò a suonare.

Harry e Ron si alzarono e con le borse in spalla, seguirono Hermione fuori dalla Sala Grande, e poi giù fino al sotterraneo di Piton. Ron sembrava alquanto contrariato, ma non disse niente. Harry, invece, era troppo occupato a temere le due ore in compagnia di Piton, per notare la brutta aria che tirava dalle parti dei suoi amici.

“Ehi, Potter, Weasley e la Mezzosangue zannuta… come ve la passate?”.

“Vai al diavolo, Malfoy” disse Harry, senza nemmeno girarsi.

“Dopo di te, Potter” rispose Malfoy.

Harry lo ignorò.

“Sai, mi chiedevo se potevo dirti una cosa…” cominciò Malfoy, con un orribile ghigno stampato in faccia.

“Cosa?” sbottò Harry, acidamente.

“Oh, sono sicuro che ti interesserebbe molto…” fece Malfoy, strascicando ogni parola.

“Io dico di no, invece” disse Harry, appoggiandosi contro il muro di pietra, a braccia incrociate.

“Sei venuto a rompere già dal primo giorno, Malfoy?” disse Ron, bruscamente.

Gli occhi pallidi di Malfoy si spostarono da Harry a Ron. “Taci, Weasley. Come stavo dicendo, Potter, è una cosa su qualcuno che ti riguarda molto da vicino…”.

Harry sbuffò. “Sputa il rospo, Malfoy, o chiudi quel forno”.

“Forse è meglio che non te lo dica…” disse Malfoy, con un guizzo maligno negli occhi. “Sai, non vorrei che dovessi passare un mese in infermeria per lo shock, Potter”.

“Lascialo stare, Harry, sta solo…” cominciò Hermione, ma Harry aveva già afferrato Malfoy per il collo.

“Che cosa, eh? Avanti, non stavi morendo dalla voglia di dirmelo?” ringhiò.

“Dieci punti in meno a Grifondoro” disse una voce glaciale. Piton era arrivato. “E adesso, Potter, togli le mani dal signor Malfoy, altrimenti diventeranno cinquanta punti”.

Harry allontanò Malfoy con forza, spingendolo contro il muro. Quello ridacchiò e seguì Piton all’interno della classe.

Che diavolo poteva avere Malfoy di così importante da dirgli?

 

 

 

Ed eccomi tornata! Scusate per il ritardo monumentale, secondo voi è grave avere il “blocco dell’autore” già da terzo capitolo? Mi sa di sì…^^

Comunque, bando alle ciance e passiamo a ringraziamenti per i meravigliosi commenti (che fa anche rima… ah, che poetessa!!!^^)!

Allora… eh, sì, Sammy, mi hai smascherato! Quella frase dell’albero è presa proprio da Dawson’s Creek, ma ti assicuro che la storia ha ben poco a che fare che quella del telefilm! Cmq grazie mille per i complimenti!

Grazie mille anche a Eli (o Ly? @_@) e a Strekon, sono felicissima che la storia vi interessi ^^! Poi grazie a Kiara (Ani sta benone, ma ti avverto che io sono mooolto gelosa… JJJ), poi a Alexis, Mett e Fredryck!!!  Thanks, thanks e spero che anche questo cap vi sia piaciuto!!!^^

Ah, quindi niente spoiler, ok?

Ciao ciao

 Padme

 

 

 

  
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