Capitolo 48
E così, piano, piano, in queste settimane ho ritrovato un mio equilibrio. Da quella sera nello spogliatoio, Giorgio non si è più avvicinato a me e questo è stato un bene. Luca, Arianna e Maria hanno fatto in modo di non lasciarmi sola, ostacolando ogni suo tentativo di riprovarci. Mi sono ritrovata a sentirmi, improvvisamente, al sicuro, protetta, nonostante il loro comportamento abbia spesso sfiorato l'asfissia.
La calma apparente di Giorgio, però, non mi rende pienamente tranquilla: ho comunque paura che il suo rimanere nell'ombra sia solo un tentativo per escogitare qualcosa di troppo grande. Quindi, mi sono promessa di stare attenta e, per quanto mi sia possibile, di tenerlo d'occhio. Lui sul lavoro mantiene una maschera impeccabile, dedito a qualsiasi cosa faccia, ma non riesco davvero a pensare che una persona così calcolatrice e meschina possa avere a che fare con dei bambini.
Rilascio un sospiro, appoggiandomi a una panchina per riprendere fiato. Piego poi una gamba, facendo un po' di streching per rilassare i muscoli. Da qualche settimana a questa parte, approfittando delle belle giornate di cui stiamo godendo, nelle mattinate libere dal lavoro, ho preso a fare delle lunghe passeggiate. Ho scoperto che non sia solo il mio corpo a trarne beneficio, ma soprattutto la mia mente. Stare sola, immersa nella natura, con gli auricolari a propagare della musica nelle mie orecchie, mi permette di sentirmi così leggera e libera da qualsiasi pensiero.
Improvvisamente, il cellulare prende a squillare e tolgo gli auricolari, per portarmi l'apparecchio all'orecchio.
"Luca!"esclamo, senza nascondere un pizzico di sorpresa.
"Anita?"ammette lui, confuso, forse avvertendo il mio respiro affannoso. "Dove sei?"
Accenno a un sorriso:" Sono al parco vicino casa, per la mia corsa mattutina" ammetto con una certa soddisfazione.
Luca non risponde subito, ma dopo poco, sento la sua risata propagarsi attraverso il cellulare. "Dai, Anita, che non ci crede nessuno" replica, divertito.
Metto su un broncio, nonostante lui non possa vedermi, offesa dalla sua presa in giro. "Ah-ah" lo scimmiotto "anche se non siamo tutti sportivi e allenati come te, questo non vuol dire che..."
Luca fa scemare ogni mia intenzione di ribattere alle sue parole con una certa convinzione, perché il suo tono assume presto una sfumatura bassa e roca.
"Sei da sola?"mi chiede.
Allontano il cellulare, per guardarmi intorno e rilascio un sonoro sbuffo. "Sì, Luca, sono sola..."ammetto in un borbottio.
Riesco a immaginarlo, con il cipiglio che gli si è disegnato in volto alle mie parole. In questo periodo Luca ha davvero manifestato un interessamento paranoico nei miei confronti. Arrivo quasi a pensare che sia diventato la mia ombra.
"Anita"replica, estremamente serio.
"Sì, lo so, lo so..." lo assecondo, roteando gli occhi al cielo. "Non possiamo prevedere come si possa comportare Giorgio".
Io capisco la sua preoccupazione, davvero, ma ho bisogno di questi momenti solo per me. E ho giurato che non voglio che questa situazione comprometta l'equilibrio che sto cercando di ricostruire.
"Aspettami che arrivo" mi fa presente, con un tono che non ammette replica.
"No, Luca, aspetta..."tento, ma lui ha già riattaccato.
Mi lascio ricadere sulla panchina, smanettando svogliatamente al cellulare. Mi riscopro a essere agitata al solo pensiero che Luca possa raggiungermi. Si può dire che abbiamo instaurato, in queste settimane, uno strano rapporto di amicizia. Luca si è davvero dimostrato un' ottima spalla su cui contare, ma nessuno dei due si è mai spinto ad analizzare questo coinvolgimento e, soprattutto, lui mi ha sempre lasciato libera di agire come meglio credessi. Eppure, non posso ignorare le sensazioni che provo ogni volta che lui mi è vicino. Perché Luca ha davvero la capacità di farmi sentire amata con un solo sguardo e non è qualcosa che posso sottovalutare. Perché, devo ammettere a me stessa che qualsiasi risentimento provassi nei suoi confronti è scomparso nel momento in cui mi ha aiutata e difesa.
Luca arriva prima che me ne renda conto, e mi è impossibile non notare che abbia riscosso parecchio attenzione. Non mi sfugge come si voltino a guardarlo le ragazze, lanciandogli occhiate interessate e maliziose. Lui si muove, fiero, stretto nella sua tenuta da corsa che gli fascia il corpo muscoloso e allenato, con lo sguardo rivolto su di me. Ahimè, devo sforzarmi per mantenere un certo contegno, perché la visione di cui sto godendo è troppo bella.
Luca accenna un sorriso divertito dirigendosi nella mia direzione e quando mi è troppo vicino, mi viene da pensare che, a differenza sua, in tenuta ginnica sono davvero uno straccio. Abbasso gli occhi alla mia tuta, che adesso mi rendo conto aderisca troppo al mio corpo, accentuando le mie forme.
"Che fai, già poltrisci?" Luca si esibisce in una corsa sul posto che non lo lascia nemmeno con un minimo di affanno.
"Mmh..."borbotto, sbuffando.
"Questa corsettina mattutina di cui parlavi ti ha già sfinita?" ritenta lui, sogghignando divertito. Alzo, allora, un sopraccigglio, portandomi le mani al petto.
"Allora?"domanda lui, corrucciando la fronte. "Sei pronta per mostrarmi le tue abilità?"
Mugugno qualcosa, roteando gli occhi al cielo. Il mio gesto però
gli provoca un certo divertimento perché, subito dopo, Luca si
apre una risata leggera, tale da farlo piegare sulle ginocchia. E io mi
rendo conto di rimanere affascinata da qualsiasi suo gesto. Il modo in
cui le sue labbra si arriccino e i suoi tratti si tendono in preda alle
risa. Poi, improvvisamente, lo sguardo di Luca torna su di me,
terribilmente serio, e io mi ritrovo ad arrossire come colta in
flagrante.
"Andiamo, su!" mi incita. "Non eri tu quella che a telefono decantava
la propria sportività?"mi fa notare, sorridendomi,poi, in segno
di sfida.
Così mi alzo, puntando i piedi a terra e mettendo le mani sui
fianchi, come a volermi dare una certa superiorità. Ma non devo
aver avuto l'effetto sperato perché Luca mi osserva con un
cipiglio dall'alto della sua posizione.
"Andiamo!"gli replico, combattiva. Lui lascia vagare il suo sguardo
lungo il mio corpo, accarezzando con gli occhi le mie curve e facendomi
arrossire, imbarazzata.
Prima che, però, me ne renda conto, è già partito, superandomi di qualche falciata.
"Ehi, Luca! Aspettami!" gli urlo dietro, prendendo a raggiungerlo e faticando, vergognosamente, a stare al suo passo.
Maledetto sportivo...
In risposta lo sento ridere, ma mi viene da pensare che la sua risata
adesso rappresenti il suono più bello e dolce che abbia mai
sentito.
Dopo alcuni passi, sono già senza fiato. La mia resistenza
è pari a zero, praticamente. Appuntare mentalmente: mai sfidare
uno così
atletico. Dalla posizione in cui mi trovo, Luca mi dà la
possibilità, però, di godermi la vista del suo corpo
allenato, del guizzo che i suoi muscoli compiono sotto lo sforzo della
corsa. La tuta ginnica gli aderisce addosso, delineando la forma di un
corpo ben messo. Mi ritrovo a pensare che sia muscoloso nella giusta
misura, reprimendo un sospiro maledettamente sognante, mentre immagino
come possa essere meraviglioso essere accarezzata e stretta da quella
braccia forti, ancora.
"Dai, Anita, ti sto ancora aspettando" mi fa presente Luca, voltandosi
nella mia direzione, ed esibendosi in esercizi di stretching.
Mi premuro di lanciargli un'occhiataccia, prendendo fiato. E,
ahimè, questa volta non è solo per la corsa. Mi maledico
allora mentalmente per essermi lasciata distrarre così tanto
dalla sua vista. Ma non ho avuto tanto tempo per fare conto con i miei
sentimenti, nell'ultimo periodo.
"Gne gne" lo scimmiotto infantilmente, facendolo ridacchiare, divertito.
È Luca a raggiungermi, muovendosi nella mia direzione, piano.
Alza le mani in segno di resa, quando mi è accanto, mettendo su
un'espressione impacciata e intimorita dal mio sguardo in cagnesco.
"Scusa"ammette lui, sciogliendosi in un sorriso dolce, "non volevo
farti arrabbiare. Giuro che cercherò di stare al tuo
passo"aggiunge, appoggiando una delle mani sul petto, in tono solenne.
Alzo un sopracciglio, cercando di reprimere un risolino davanti al suo gesto. "Ok"borbotto, incrociando le braccia al petto.
Luca annuisce, rimanendo con lo sguardo su di me, e arricciando, però, le labbra in un sorriso.
"E adesso cosa c'è?" scatto in difensiva, nonostante non sia infastidita dal suo gesto.
Luca non risponde subito, ma non mi sfugge che continui a guardarmi
come se non riuscisse a staccarmi gli occhi di dosso. Mi guarda come se
trovasse qualsiasi cosa in me interessante e improvvisamente mi ritrovo
a chiedermi se sia davvero per questo. Oddio, e se invece avessi qualcosa in viso e non riesce a dirmelo?
Arriccio la fronte davanti alla sua espressione, facendolo riscuotere dal suo stato di trance.
"Niente, niente..."ammette, abbassando lo sguardo e lasciando dondolare i talloni.
Così mi ritrovo a sospirare, un po' delusa dalla sua replica, e
accenno un sorriso imbarazzato invitandolo a proseguire la nostra
camminata.
Quando però mi rendo conto che, questa volta, sia Luca a non
seguirmi, mi volto nella sua direzione, trovandolo fermo nella sua
posizione.
"Luca..."lo richiamo, allora, facendogli segno con una mano.
Lui punta lo sguardo nel mio, arrivando al mio fianco. Non mi sfugge il
suo repentino cambio d'amore e mi viene da chiedermi perché
d'improvviso il suo sguardo si sia fatto così assorto.
"Va tutto bene?" mi premuro così di chiedergli.
Luca insinua le mani nella tasche del suo pantalone sportivo,
ricambiando il suo sguardo su di sé. Lui mi guarda e mi rendo
conto che i miei occhi siano completamente calamitati dai suoi.
"Sìsì" ammette, mordendosi un labbro con i denti, poi
estrae una mano e non capisco cosa abbia intenzione di fare
finché non la sento posarsi sulla mia guancia destra. Il mio
corpo reagisce immediatamente sotto al suo tocco. Il suo sfioramento
è capace di scatenare un turbinio interiore tale da farmi
rabbrividire. E mi ritrovo a constatare che io non possa ignorare cosa
la sua sola vicinanza mi faccia provare. Non lo posso più
ignorare.
"S-sei sicuro?" gli chiedo a conferma, notandolo però scrutarmi assorto.
Luca accenna una risata davanti al mio tentativo di accertarmi sia
tutto ok e torna a sorridermi in quel modo che tutto suo, quel modo che
mi ha fatto irrimediabilmente innamorare di lui.
"Sì, Anita, sì" replica, con decisione. "È solo
che..." il suo tono assume una sfumatura esitante, come se fosse
combatutto su cosa dire e come esporlo.
"Solo che?" lo invoglio, sporgendomi nella sua direzione.
"Sei bellissima" ammette, con un tono di voce basso e roco.
Le sue parole sono capaci di farmi sciogliere in un brodo di giuggiole;
e nonostante non sia sicura di esserlo in queste condizioni, i suoi
occhi e il suo tono mi spingono a pensare che sia terribilmente serio e
io mi ritrovo a credergli.
Luca ha mantenuto la promessa di stare al mio passo, e alternando
momenti di camminata veloce ad altri di leggera corsa, il tempo
è trascorso senza che ce ne accorgessimo.
Il tragitto verso casa mia sta procedendo, invece, calmo e silenzioso.
Ma mi rendo conto che io mi senta lo stesso a mio agio. Mentre sono
nascosta dal suo sguardo, però, mi ritrovo a guardarlo, reprimendo un sospiro
davanti alla sua iniziativa: il mio appartamento, infatti, non dista
tanto, ma Luca si è offerto di fare la strada insieme.
"Sei stato gentile ad accompagnarmi, anche se non dovevi; abito
praticamente a due passi dalla villa comunale" gli faccio presente,
mentre armeggio con le chiavi della porta, ma non riesco a fare a meno
di accennare un sorriso pieno di gratitudine.
Mentre osservo Luca al mio fianco capisco una cosa, un qualcosa che, in
realtà, ho compreso inconsciamente da settimane. Ero sicura che
avrei avuto le redini della situazione, adesso, ma mi rendo conto che
io e Luca combattiamo ad armi pari in un gioco che ci ha coinvolto
talmente tanto che sarebbe impossibile solo pensare di tornare
indietro. Ma io non voglio, non voglio più dopo che ho scoperto
cosa significhi avere il suo conforto e la sua vicinanza.
Luca abbassa lo sguardo, accennando un sorriso, prima che il suo corpo si spinga verso il mio.
"Anita" mi richiama "non ti ho raggiunto al parco solo perché il
pensiero che fossi da sola mi preoccupava: l'ho fatto perché
volevo vederti e passare questo tempo prima del lavoro con te e, anche
adesso, ti ho accompagnato a casa perché lo sentivo e non
perché mi sia sentito costretto".
La sua confessione è capace di provocarmi un certo scalpitio
nella gabbia toracica, così io lo guardo e sento che non vorrei
mai smettere di farlo.
Tum, tum, tum...
"Oh.."sussurro, d'un tratto intimidita dal suo sguardo su di me.
Mi rendo conto solo quando impatto con la porta dietro di me che Luca
si sia fatto ancora più vicino, abbassandosi su di me e
respirando così vicino al mio viso. Avverto il suo respiro caldo
planare sul collo e farmi desiderare che lui non vada via.
Così alzo lo sguardo verso di lui, trovandolo a fissarmi con un sorriso ipnotico.
"Anita..."sussurra, accarezzandomi con dolcezza una guancia. Le sue
dita tracciano un percorso immaginario sul mio viso, facendomi
sciogliere sotto il suo tocco.
"So di averti detto che ti avrei lasciato del tempo ed è quello
che ho intenzione di fare, ma non riesco a starti lontano. Lo capisci,
vero?" mi confessa con uno sguardo combattuto.
Lo capisco, eccome, perché è la stessa esigenza che
avverto anche io. La stessa esigenza che mi spinge ad alzarmi verso di
lui e toglierlo dal dubbio che per me non sia lo stesso. Così lo
bacio e il mio sembra quasi un ringraziamento nei suoi confronti.
Sfioro le sue labbra, lentamente, imprimendo nella mia mente la loro
morbidezza e il loro sapore. Luca rimane sorpreso dal mio gesto,
socchiudendo poi gli occhi e sospirando sulle mie labbra. Lo avvicino,
allora, dalla nuca, come a volerlo sentire più vicino, ma nessuno
dei due ha intenzione di approfondire il contatto.
Poi Luca mi stringe a sé, inglobandomi tra le sue
braccia e portandomi ad accoccolarmi al suo petto. Osservo come il mio corpo sembra
incastrarsi perfettamente al suo e mi ritrovo ad appoggiare una mano
accanto al suo cuore, avvertendolo battere sotto le mie dita.
Vorrei rimanere così ancora a lungo, se non fosse per lui che pensa a interrompere la nostra stretta.
"È meglio che tu entri in casa" proferisce sul mio collo, ma il
modo in cui continua a tenermi stretta mi fa presupporre che vuole
tutto al di fuori che lasciarmi andare e nemmeno io sono sicura di
volermi sottrarre.
Così soffoco un risolino, stringendolo a me di nuovo e lasciandogli un bacio all'altezza del collo.
Il mio gesto lo fa irrigidire e lui pone presto le distanze tra noi,
lasciandomi improvvisamente insoddisfatta. Io lo guardo e comprendo che
lui, adesso, sia messo a dura prova.
Luca si passa una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi, poi passa ad arruffarsi i capelli, teso.
"Vai, Anita" ribatte lui, indicandomi la porta e grattandosi la nuca in imbarazzo. "Ci vediamo più tardi al lavoro. Ok?"
"Ok..."gli replico, sciogliendomi in un sorriso.
Luca alza una mano verso di me in segno di saluto prima che io avverta
lo scalpitio dei suo passi lungo le scale e replico il gesto nonostante
lui non possa vedermi più.
Mi chiudo la porta alle spalle, appoggiandosi contro di essa, sospirando improvvisamente felice.
Mi sono ritagliata una mia postazione di lavoro nella sala comune, mentre osservo i bambini giocare. Adoro vedere sui loro visi affiorare dei sorrisoni spensierati. Ma mi rendo conto ben presto che oggi mi sia difficile concentrarmi. Luca rappresenta una distrazione troppo grande per essere assopita.
Così, quando lo vedo avvicinarsi dall'entrata della sala comune, il respiro mi si mozza in gola. Perché Luca adesso è qui, sta venendo verso di me e non sono sicura riuscirei a distogliere l'attenzione da qualsiasi cosa non sia lui.
Mi passo una mano sul viso, rilasciando un sospiro profondo, mentre lui arriccia le labbra in un sorriso sottile arrivando accanto alla mia postazione. Non mi sfugge come tutti si voltino a guardarci, eppure, non me ne importa. Che traggono le conclusioni che vogliono.
"Ehi..."accenno nella sua direzione, attenta a non mostrarmi troppo sorpresa dalla sua presenza.
Luca accenna un risolino, tendendo una mano verso di me.
"Vieni con me" mormora, mettendo su un tono estremamente convincente.
Io lo guardo dal basso della mia direzione e mi ritrovo a reprimere un verso di lamento, scuotendo il capo.
"Luca, non adesso, sto lavorando, dai..." gli faccio notare, indicando l'ambiente circostante.
Lui, a quel punto, si abbassa su di me, facendosi leva sulla scrivania in modo tale che possa parlarmi a un palmo dal viso.
"Dai"ritenta, incastrando il labbro inferiore tra i denti, per
nascondere il divertimento. "Il lavoro adesso può aspettare, ho
bisogno di farti vedere una cosa".
Il mio sguardo segue, incessantemente, la linea della sua labbra
incurvarsi in un sorriso tentatore e ho voglia di ritrarmi per non
cadere alla dolce tentazione di sentirle imprimere di nuovo sulle mie.
"Sto lavorando, Luca" mormoro, di nuovo, abbassando lo sguardo e
facendo finta che le analisi che sto leggendo siano molto più
interessanti di lui a pochi passi da me.
Luca trae un sospiro profondo, arricciando le labbra in una smorfia, fingendosi offeso.
"Va bene...se proprio non vuoi, vorrà dire che me ne
andrò" mi fa presente, abbassandosi per fare in modo che incroci
il suo sguardo da cane bastonato.
"Ma tu sei proprio sicura di non voler sapere cosa voglia mostrarti?"
mi domanda, alzando le sopracciglia in un gesto eloquente per attirare
la
mia attenzione.
Socchiudo gli occhi, soppesando a lungo la sua espressione tentatrice. Non guardarmi così, non guardarmi. Mi ritrovo, allora, a sbuffare un sorriso, puntandogli un dito contro.
"Ci pensi tu con Visconti, vero?!" gli faccio notare, fissandolo di
sbieco. Non oso immaginare a come potrebbe reagire il mio tutor
sapendomi lontana dalle mie mansioni.
"Tranquilla" ammette lui, sciogliendosi in un sorriso vittorioso. Poi mi
fa segno di afferrare le sue mani per alzarmi. Luca mi aiuta a tirarmi
su e finisco per sbilanciarmi troppo verso di lui. Così ci
ritroviamo a ridere per il mio tentativo maldestro di mantenermi in
piedi.
Alla fine, dopo aver attratto altre occhiate estremamente curiose, lasciamo la stanza.
Luca scuote il capo in diniego ma mi viene sa pensare perché sulle sue labbra rimanga costante un sorriso; sembra così spensierato e felice e mi ritrovo a chiederne il perché. Il suo comportamento adesso mi insospettisce, eppure, al momento non ho così tante opzioni da valutare.
"Ti piacerà, fidati"ammette, tornando a guardare davanti a sé.
"Ok..." mormoro con poca convinzione, "spero davvero che sia importante come dici".
Avverto,però, gli occhi di Luca rimanermi addosso, mentre raggiungiamo un ambulatorio del pronto soccorso. Perché mi ha portata qui?
Lui arresta il suo cammino, appoggiando un mano sul pomello di una stanza. Si volta verso di me e, notando la mia confusione, si premura di prendermi una mano e stringerla tra la sua.
Il suo gesto mi coglie di sorpresa e, abbassando lo sguardo, mi ritrovo a scrutare il modo in cui le sue dita giochino con le mie, dedite a rilassare la mia tensione. Luca sembra sempre percepire ogni mio stato d'animo.
"Sei pronta?" mi domanda.
Pronta per cosa?
"Luca" ammetto, corrucciando la fronte, in cerca di spiegazioni, "io non capisco, che ci facciamo qui, io..."
Lui appiana, prontamente, ogni mio dubbio, aprendo la porta della stanza davanti ai nostri occhi. Adesso comprendo il perché della sua esistenza...
Rivivo la scena a rallentatore, sentendomene improvvisamente solo una spettatrice silenziosa ed esterna. Perché Lucia è qui, davanti a me, seduta su una delle sedie della stanza, accanto alla scrivania, mentre accenna un sorriso timido e lascia penzolare le gambe.
Io la guardo e mi sembra di non credere ai miei occhi. Allora li stropiccio, ma la sua immagine rimane lì, così vera e nitida.
Luca mi spinge ad entrare, mantenendo la sua mano salda nella mia e appoggiandone un'altra sulla mia schiena, sostenendomi accanto a sé.
"L-Lucia...tu sei qui..."mormoro, con un grosso groppo in gola. Alzo una mano nella sua direzione come se potessi toccarla e avvertire i suoi capelli, il suo viso sotto le mie dita, ma lei è ancora troppo distante da me. Allora porto la stessa mano alle mie labbra, cercando di trattenere lo stupore da cui sento invadermi.
Tum,tum,tumtum, tum, tum...il
mio battito accelera, poi rallenta, accellera e rallenta,
continuamente. Poi è il turno delle gambe che mi tremano, tutto
il mio corpo sembra reagire in preda alla forte emozione. Non ci credo ancora, non riesco a crederci...
"Sapevo che la sorpresa ti sarebbe piaciuta" sussurra Luca, sbuffando un sorriso sul mio collo.
Allora mi volto verso di lui, trovandolo con lo sguardo attento e
scrupoloso su di me. Luca mi guarda, mi sta accanto come se avesse
paura di vedermi cedere da un momento all'altro.
Eppure, nonostante un minuto dopo senta una lacrima correre giù,
lungo la mia guancia, io mi sento solo improvvisamente felice di
rivedere Lucia.
Luca al mio gesto corruccia la fronte, facendosi d'un tratto preoccupato.
"Anita..."sussurra, portando una mano sul mio viso a cancellare quella lacrima solitaria che mi è sfuggita.
Appoggio la mia mano sulla sua, stringendo le mie dita con le sue, e
incrocio lo sguardo di Lucia che ci osserva attenta ma silenziosa.
Bramo dalla voglia di stringerla tra le mie braccia; cullarla a me e
riscoprire come sia bello sentirla accocolarsi a me; respirare il suo
profumo e accorgermi di non averlo mai dimenticato.
Lucia è graziosa, stretta in un delizioso vestitino a balze che la fa sembrare una principessa.
"Va tutto bene" ammetto, lasciando affiorare un sorriso sulle mie
labbra. "Ma Lucia, Lucia cosa fai qui?" le domando, scuotendo il capo,
ancora incredula.
Lei, a quel punto, si porta una mano alle labbra, soffocando una risatina. Dolce e melodiosa. Proprio come è lei.
È Luca a rispondermi, circondandomi le spalle per spronarmi a prendere posto.
"Vieni, Anita"mi fa presente, accompagnandomi verso una sedia posta
proprio accanto a Lucia. "È meglio che tu ti sieda, ok?"
"Ok..."annuisco, melliflua, con i miei occhi calamitati dalla bambina che mi è di fronte.
"Vuoi un po' d'acqua?" mi domanda lui, accertandosi sulle mie
condizioni. Non posso fare a meno di concedergli un sorriso, intenerita
dalla sua preoccupazione nei miei confronti.
La verità è che adesso mi importa solo che Lucia sia qui
con me; le sensazioni che sento di provare sono tutte assolutamente
positive: emozione, stupore, gioia.
"Sto bene, Luca, davvero. Grazie ".
"Ok..."annuisce lui, sbuffando arreso, nonostante legga nel suo sguardo
poca convinzione. La sua presenza alle mie spalle, però, riesce a
darmi la giusta dose di rassicurazione di cui avverto aver bisogno.
Allora torno a porgere la mia attenzione su Lucia e ho l'istinto di
porgere una mano verso di lei, eppure, improvvisamente, affiora la
paura che mi possa rifiutare. D'altronde è andata via da questo
ospedale, più di un mese fa, con il segno di una promessa
infranta.
"Ciao, Lucia..."le sorrido, allora un po' incerta.
"Ciao, Anita..." replica lei, allo stesso modo, dedicandomi però un
dolcissimo sorriso. Un sorriso dedito ad appianare qualsiasi mio dubbio.
"Allora, qualcuno vuole spiegarmi cosa sia successo?"
Luca appoggia una mano sulla mia spalla e sento che potrei sciogliermi
per l'occhiata complice che lui e Lucia si lanciano. Poi la piccola
annuisce lievemente e questo dà modo a lui di cominciare a
parlare.
"Ecco, Anita..."proferisce lui, a disagio. "Dobbiamo raccontarti un cosa".
"Ma tu non ti arrabbi, vero?" aggiunge Lucia, unendo le mani a mo' di preghiera, e scrutandomi con un'espressione speranzosa.
"Arrabbiarmi? Per cosa?" domando confusa, facendo alternare lo sguardo prima su di lei e poi su Luca.
"Lucia ha finto un malore per venire qui in ospedale" confessa proprio lui, grattandosi la nuca, teso.
"COSA?!" replico, sbarrando gli occhi, sorpresa da una tale
rivelazione. "Hai davvero fatto questo, Lucia?" le domando, come a
conferma.
Lucia annuisce, abbassando lo sguardo e coprendosi il viso con le manine, intimorita da un rimprovero.
"Lucia" la richiamo, seria, anche se ammetto non riesca ad essere
arrabbiata con lei. Come potrei? Soprattutto dopo che il suo gesto mi
ha permesso di rivederla.
"Scusa, scusa, scusa, scusa..."cantilena lei, facendo affiorare un
occhio semichiuso dallo scudo che le sue mani formano sul suo viso. "Mi
perdoni, vero? Io non lo faccio più" aggiunge, portando una
delle mani al petto in tono solenne.
"Lucia..."le replico, scuotendo il capo, ma senza nascondere un piccolo sorriso, intenerita dal suo gesto.
"Io e Lucia abbiamo abbondantemente parlato, prima che tu ci
raggiungessi, su quanto il suo gesto sia stato scorretto. I signori
Cattaneo, conoscendo il suo trascorso, sono corsi in ospedale,
preoccupati che il suo malore potesse dipendere dal suo trapianto. In
pronto soccorso, allora, leggendo la sua cartella clinica e sapendo
fossi il suo medico curante, mi hanno contattato subito. Presto mi
sono reso conto che Lucia fosse perfettamente in salute" racconta Luca,
abbassandosi poi all'altezza della bambina.
I signori Cattaneo, quindi lei è con loro. Oh...
Lui appoggia le mani sulle sue ginocchia, avvicinandosi per parlarle da
vicino. "Lucia, mi hai promesso che non lo farai più. Su queste
cose non si scherza. Ok?" le chiede a conferma, serio.
Lei annuisce ripetutamente, mordendosi un labbro. "Promesso" ammette
poi. "È solo che mi mancavate..."aggiunge, abbassando lo sguardo
per giocare distrattamente con le dita delle mani.
La sua affermazione ci fa sciogliere entrambi in un sorriso. Quanto mi sei mancata, Lucia...
"Oh, tesoro..." le replico, " ma non avevi bisogno di mettere in scena
questa cosa. Bastava che lo dicessi ai tuoi..." le parole sembrano
mancarmi.
Luca incronta la mia incertezza e arriva prontamente a salvarmi da questa sconveniente situazione.
"Già, Lucia. Anita ha ragione, sono sicuro che se tu glielo
avessi detto, i signori Cattaneo ti avrebbero portato a trovarci".
"Va bene"replica lei, d'un tratto intimidita. "Ma voi non siete
arrabbiati, vero?" ci domanda, arricciando le labbra in una smorfia,
preoccupata
"No"affermo, trovando il consenso di Luca, che annuisce alle mie parole, "non lo siamo più".
Poi alzo un dito nella sua direzione, come a volerle ribadire il concetto:"A patto che tu non..."
"Sì, sì"ammette lei con un sorriso birbante. "Non lo faccio più".
Luca passa a scompigliarle i capelli, scendendo poi ad accarezzarle con
premura una guancia. Lucia socchiude gli occhi sotto il suo tocco,
dedicandogli un dolcissimo sorriso.
"Sai, Luca..."proferisce, afferrando una sua mano per giocare
distrattamente con le sue dita. "Non è vero che sei cattivo, sei
il dottore più bravo del mondo e io ti voglio tanto bene".
Osservo gli occhi di Luca farsi lucidi, commosso dalla sua rivelazione
e, mentre li osservo, non riesco a fare a meno di pensare a quanto siano
belli.
"Oh, piccolina, vieni qui" Luca abbassa lo sguardo- forse a nascondere
la sua debolezza- facendole segno di avvicinarsi per stringerla in un
forte e dolce abbraccio. "Te ne voglio anche io" ammette, nascosto dal
suo corpicino.
Lucia si accoccola a lui, stringendo le sue esili braccia attorno al
suo collo. Lo tiene stretto a sé, artigliandolo con le sue mani, e incrocia il mio sguardo
dalla sua spalla. Accenno un sorriso nella loro direzione,
sciogliendomi davanti alla loro immagine.
"Anita" mi richiama proprio lei, arricciando le labbra in una smorfia buffa. "Voglio bene anche a te"
Accarezzo la sua piccola testolina, dedicandole un'occhiata malinconica. Come ho fatto tutto questo tempo senza lei?
Luca, a quel punto, si volta verso di noi, lanciandomi uno sguardo
sinceramente spensierato e sereno. "Abbraccione di gruppo?" ci fa
presente, allargando le sue braccia per accoglierci entrambe. Mi
spingo, allora, verso di lui, e soffoco una risata divertita,
stretta dai loro corpi. E noi ci stringiamo, con i nostri corpi che si
cercano come se volessimo appurare che questa sia la realtà e non il segno di un'utopia.
Riavere Lucia tra le mie braccia,avvicinarla a me dopo così tanto tempo,
è qualcosa che non sono in grado di spiegare. Ma è
dannatamente bello e sento di non volerla lasciare più. Lei
è tanto piccola e delicata e scopro di non aver mai dimenticato
il suo profumo dolce.
"Anita" mi richiama lei, poco dopo, facendo capolino tra le nostre spalle. "Lo sai
che Chicco è scomparso?" mi fa presente, riferendosi al suo
peluche, quello che Irene Berardi ha lasciato cadere, quando l'hanno riportata in casa famiglia.
"Oh..."le faccio notare, accarezzandole una guancia, rammaricata. "Chicco è a casa mia,
l'hai perso quando sei andata via. Mi dispiace io, se avessi saputo che
tu..."
Lei torna a concedermi quel suo sorriso adorabile, lasciando gonfiare
le guance, buffamente. "Non fa niente. Voglio che lo tieni tu, Chicco sta bene con te"ammette,
candidamente.
"Va bene" ammetto, con un tumulto nel cuore, mentre torno a farla
accoccolare al mio petto. In me si fa spazio un forte senso di
completezza.
"Ok, per quanto mi dispiaccia, dobbiamo tornare di là. I
Cattaneo ti stanno aspettando, Lucia" ammette, dopo poco, Luca, con
un'espressione contrita in volto e sciogliendo la nostra stretta.
Lucia rilascia uno sbuffo, riluttante all'idea di lasciarci andare. E, nonostante non voglia neanche io, sono costretta a farlo.
"Parlerò io con loro, metterò una buona parola
affinché non si arrabbiano, ok?" le fa presente Luca, tendendole
la sua mano, affinché gliela stringa.
Osservo gli occhi di Lucia essere attraversati da un guizzo di furbizia. "Va bene" ammette, infatti, fin troppo tranquilla.
La piccola si volta poi verso di me, porgendomi l'altra mano libera.
Osservo le sue dita avvicinarsi alle mie e tenermi strette a sé.
Non ti lascio, Lucia, non ti lascio....
Poi, insieme, lasciamo la stanza.
I signori Cattaneo, Massimo e Clelia, ci aspettano nella sala d'attesa.
Mentre ci dirigiamo verso di loro, sul volto di entrambi riesco a
scorgere i tratti tesi, preoccupati dall'esito che una tale situazione gli ha procurato.
Massimo tiene sua moglie stretta a sé, cercando di infonderle un
certo conforto. Se solo sapessero...
Non appena ci vedono arrivare, si alzano frettolosi dalla loro
postazione e Clelia rilascia un sospiro, scrutando Lucia al nostro
fianco.
"Oh, Lucia..."sussurra, sorpresa. "Dottore, Lucia sta bene,
vero?"aggiunge, voltandosi in direzione di Luca, supplicandolo con lo
sguardo di ricevere una risposta affermativa.
Abbasso lo sguardo alla piccola al mio fianco che non sembra volersi allontanare da noi.
Luca assume un atteggiamento professionale, portando le mani dietro la
schiena per incrociarle e accenna un piccolo sorriso cordiale. "Sì, Lucia
sta bene" ammette, facendoli sospirare di sollievo.
"Dio, grazie!" replica Clelia, portandosi una mano al petto e celando una certa commozione nello sguardo.
Suo marito al suo fianco, le accarezza con premura un braccio."Ci siamo
davvero preoccupati molto, ma cosa è successo, dottore?"
domanda, abbassando lo sguardo per sorridere alla piccola Lucia.
Osservo i tratti di Luca tendersi alla loro richiesta, ma è un attimo prima che ritrovi tutta la sua calma e compostezza.
"Proprio
di questo volevo parlarvi. Io e la mia collega abbiamo discusso a lungo
con Lucia su quanto sia comportata male. Spero possiate essere
comprensivi, nonostante il suo gesto sia stato scorretto; dovete sapere
che era mossa da una buona causa. Ecco, vedete, Lucia non ha
subìto nessun malore, ha solo finto di sentirsi male"confessa
poi, alla fine.
I signori Cattaneo si lanciano un'occhiata di sconcerto, puntando poi lo sguardo su Lucia che accenna un sorriso, angelica.
"Lucia..."la richiama Clelia, ancora incredula, "perché hai fatto tutto questo? Io non capisco..."
Lei abbassa la testa, nascondendosi vicino alle mie gambe. "Volevo vedere Luca e Anita" mormora, indicandoci.
Clelia, allora, sbuffa un sorriso, abbassandosi sulle ginocchia e facendole segno di avvicinarsi. "Oh, tesoro, vieni qui..."
Lucia
esita un po', incerta sul raggiungerla, ma questa volta sono io ad
appoggiare una mano dietro la sua schiena, per spingerla ad avvicinarsi.
Le
concede un sorriso, quando la piccola le è vicina, passando ad
accarezzarle le guance con premura. "Perché non ci hai detto
nulla?" le domanda.
Lucia abbassa lo sguardo, prendendo a giocare distrattamente con le dita delle mani. "Non lo so..."
Clelia
afferra le sue mani per stringerle e continua a parlare con la
stessa dolcezza che sembra contraddistinguerla. "Ti avremmo
accompagnato, se ce lo avessi detto" le fa presente.
Allora
Lucia alza lo sguardo per puntarlo su Massimo che ha assistito alla
scena, intenerito, come ad avere la sua approvazione. "Vero, Clelia ha
ragione" conferma.
Improvvisamente, la piccola corruccia la fronte, spalancando le labbra in una O, stupita.
"Ma
quindi, quindi voi non siete arrabbiati?" domanda, abbassando lo
sguardo, intristita. Ed è a quel punto che comprendo quale fosse
il suo intento. Invece, a differenza di ciò che pensava, i
signori Cattaneo hanno dimostrato di aver capito.
"No,
tesoro, no" le concede Clelia, aprendosi in un risolino, divertita. "Ma
non farci prendere più questi brutti spaventi, ok?" le domanda, alzando un dito nella sua direzione.
Il parallelismo con la nostra conversazione nello studio mi fa aprire in un sorriso malinconico.
Massimo appoggia una mano sulla spalla di sua moglie, aiutandola ad
alzarsi e lascia una carezza sul capo di Lucia. Lei, a quel punto,
rilascia un piccolo sbuffo, giungendo le braccia dietro la schiena e
lasciando dondolare il corpo.
"Non lo faccio più..."sussurra, voltandosi nella nostra direzione, facendo affiorare sul suo viso un'espressione triste.
"Tesoro" Clelia richiama l'attenzione su di sé, porgendole una mano, affinché lei la stringa. "Andiamo?"
Lei mantiene lo sguardo su di noi: sembra supplicarci di non lasciarla
andare. Luca, a quel punto, appoggia una mano sulla mia spalla, tenendo
salda la presa su di me, in un puro gesto di vicinanza e
rassicurazione. Lui sembra starmi accanto, come a dirmi non vacillare, sono qui, non ti lascio.
Faccio di tutto per trattenere l'emozione da cui sento invadermi, ma
mentre guardo la giovane coppia a cui Lucia è stata affidata,
comprendo che Lucia abbia amore, comprensione, sostegno e dolcezza;
tutto ciò di cui ha bisogno. Lei con loro può essere
davvero al sicuro e ambire alla vita che si merita.
Alzo una mano nella sua direzione a mo' di saluto, spronandola ad
andare via. Così lei abbassa lo sguardo, ricongiungendosi con la
sua nuova famiglia. Clelia e Massimo l'accolgono tra le loro braccia,
felici di riaverla con loro e ci salutano cordialmente, pronti ad
uscire dall'ospedale.
Lucia incrocia il mio sguardo, un'ultima volta, mentre si allontanano.
Accenno un sorriso nella sua direzione, facendole ciao, ciao con
la mano. E, nel frattempo che la vedo andare via, sempre di più,
capisco che io adesso mi senta pronta a lasciarla andare.
Luca mi stringe a sé, facendo in modo che la mia schiena si
adagi al suo petto, inglobandomi in un abbraccio. Stretta da lui, mi
concedo di lasciare scivolare una piccola lacrima che però mi
premuro di cancellare sùbito.
"Anita, va tutto bene?" mi domanda lui, rilasciando un sospiro sulla mia spalla.
"Sì..."gli sussurro."Sì!" ammetto, con più
convinzione, lasciando che l'immagine di Lucia scompaia dal mio campo
visivo. "Va tutto bene".
Va tutto bene, se tu sei al mio fianco.
ANGOLO AUTRICE:
Buon pomeriggio a tutti! ❤❤
Mi dispiace averci messo un po' di tempo per postare questo capitolo,
ma ho trovato parecchia difficoltà nello scrivere. Poi,
soprattutto, arrivati a un punto cruciale, ho avuto bisogno di
riordinare le idee.
Comuunqueee, come vi avevo promesso, abbiamo rivisto Lucia. Contentii? Scommetto di sì,
e vi confesso che mancasse anche a me scrivere di lei. La nostra
piccola, dolce, Lucia...
Finalmente, però, abbiamo scoperto che cosa le sia
successo; è stata affidata alla famiglia Cattaneo che sembra
dedicarle tanto amore, eppure la piccola ha escogitato uno
stratagemma per ritornare in ospedale e rivedere Luca e Anita. Che furbetta ahaha!
E grande svolta nella storia: Anita si è detta pronta a
lasciare andare la piccola Lucia, ma sarà davvero così, e
soprattutto la rivedremo ancora?
Questo lo scopriremo strada facendo ma, intanto, fatemi sapere se il
capitolo vi è piaciuto e vi ha emozionato come è stato
per me nello scriverlo. Nel frattempo, ringrazio chiunque abbia
inserito la storia nelle sue liste e chi ha commentato lo scorso
capitolo. GRAZIE dal profondo del cuore.