Chiudi gli occhi con l’arsenico:

Come fai a vedere dentro i miei occhi
come se fossero porte aperte,
arrivando nelle profondità del mio corpo,
dove sto diventando ghiacciato.

Nella stanza, occupata da due giovani ragazzi, aleggiava un intenso profumo dolciastro.
Itachi socchiuse gli occhi, lasciando percepire uno sguardo penetrante ma altrettanto vuoto; era una dolce nenia quella che percepiva, i suoi sensi erano inibiti, il suo sguardo apatico si cibava di quella gradevole sensazione che il corpo accanto lui gli procurava. Era caldo ed emanava calore. Una sensazione che al suo organismo era del tutto sconosciuta, che mai nella vita, se non quando non aveva ormai più ricordo, gli era mai stata fatta provare.
Itachi Uchiha, un giovane ragazzo di buona famiglia, aveva passato la vita – tra imposizioni e obblighi familiari – a ricercare quella percezione che un corpo caldo contro il suo gli faceva provare. Tanti giovani  erano passati nel suo letto, ma mai nulla di più. Il corpo che ora giaceva disteso aveva superato quella soglia.
Non ricordava quando quello sguardo vivo e limpido avesse trafitto la coltre di ghiaccio che facilmente si era creato, non ricordava quando quello che allora era solo un involucro di carne si fosse trasformato improvvisamente in una persona con un cuore –oh, come batteva forte ora in suo cuore, con agitazione quasi- e una mente. Non ricordava nemmeno quale fosse quel maledetto giorno in cui il proprio organo vitale iniziò a battere. Il calore che di lì a poco aveva rilasciato era devastante: troppo per la sua fredda anima, che giaceva ancora atrofizzata nei meandri più profondi dell'io interiore. Simile ad un dolce veleno che man mano corrodeva il proprio organismo: la sua carne era solo mera sostanza, complice di quel senso. Già... un dolce veleno che paralizzava ogni raziocinio.
Ancora per poco, si disse.
Sì, ancora per poco e quei laghi celesti sarebbero diventati occhi simili ai suoi.
Ben presto il suo corpo sarebbe caduto in un vortice di insensibilità e freddezza, un fenomeno che un essere umano non avrebbe mai creduto possibile.
Fissò il ragazzo che aveva mandato in fumo tutta la sua vita, disinibendo i suoi sensi a causa un sentimento troppo grande per essere assorbito da un debole involucro di carne.
In breve avrebbe saziato quelle iridi azzurre –che lui amava tanto- con il suo amore veleno.
Accarezzò una gota rosea: gli occhi di Naruto stavano perdendo vitalità, abbandonandosi al loro destino; un destino che non avrebbe mai più condiviso con il giovane di fronte a lui.
Fissò i suoi occhi in quelli neri di Itachi. Poté leggervi una sola domanda: Nero, Nero, Nero. E’ questo, il colore della morte?
Le palpebre si chiusero. Quella volta fu per sempre.