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Autore: ineedofthem    28/03/2019    4 recensioni
Anita, un metro e sessanta di dolcezza e allegria, è una specializzanda in pediatria. Adora il suo lavoro, sa che è quello che deve fare perché ci crede da sempre e, spinta dalla passione per questo lavoro, comincia a passare le sue giornate in ospedale.
Qui conosce Lucia: una bambina rimasta orfana, con una grave disfunzione cardiaca, ricoverata nel reparto di pediatria.
Anita sente di provare per lei un affetto profondo e il loro diventa un rapporto viscerale.
Tutto procede bene, finché non arriva lui: Luca Franzese, il nuovo cardiochirurgo dell'ospedale, e Anita capisce che la sua vita non sarà più la stessa. Riconoscerebbe quella zazzera di capelli castani e quei lucenti occhi verdi tra mille. Sa che il ritorno in città del ragazzo porterà solo guai per lei. Il rapporto con Lucia li accomuna entrambi e la piccola sembra l'unica in grado di sciogliere il suo sguardo da duro e quel carattere burbero che lui si porta dietro.
Anita crede di averci messo una parola fine su quel capitolo, ci ha avuto a che fare in passato e non intende ripetere lo stesso errore. Ma se Lucia ci mettesse il suo zampino, cosa potrebbe succedere?
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ricominciare'
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Capitolo 49
RICOMINCIAMO DA QUI

Capitolo 49



Rilascio un sospiro, osservando il cielo che si è tinto di una tonalità blu scuro, dandoci la possibilità di godere di una notte colma di stelle. Punto il mio sguardo proprio alle piccole scie che illuminano il cielo e mi sento immensamente grata per la giornata trascorsa, per l'incontro con Lucia, la vicinanza di Luca.
Una leggera brezza accarezza la pelle del mio viso, portandomi ad abbassare lo sguardo proprio a lui che cammina silenzioso al mio fianco. Quando mi volto nella sua direzione, mi rendo conto che il suo sguardo fosse già fisso nel mio e mi ritrovo a sorridergli.
"Ci vieni in un posto con me, stasera?" mi chiede allora Luca, mentre continuiamo a farci strada nel parcheggio verso le nostre automobili.
Accenno un sorriso, giocando distrattamente con una ciocca dei miei capelli.
"È già stasera, Luca" gli faccio presente, portandomi una mano alla bocca per soffocare un risolino e mi rendo conto che siamo arrivati alla mia auto.
Lui infila le mani nelle tasche del cappotto, appoggiandosi al parabrezza della mia automobile, arricciando le labbra in una smorfia buffa.
"Ti passo a prendere alle 21. Ti basta questo lasso di tempo per farti una doccia e prepararti?" replica, lanciandomi un'occhiata di sbieco, per poi tornare a guardare fisso davanti a sé.
Alzo le sopracciglia in un gesto eloquente, arricciando le labbra in una smorfia divertita. " Non mi basterà un'ora per riprendermi da questa giornata" ammetto, aprendomi poi in un sorriso stanco e malinconico.
"Ehi..." Luca si sporge verso di me, afferrando una ciocca dei miei capelli per portarla dietro il mio orecchio. Il suo gesto e la sua vicinanza mi provocano un certo batticuore. Poi mi dedica uno dei suoi sorrisi, quelli che amo tanto. "Mi prenderò cura di te, per stasera. Ok?" ammette con un tono di voce basso e roco, avvicinandosi per parlarmi a un palmo dal viso.
Incrocio il suo sguardo, trattenendo il sospiro per la promessa intrisa nelle sue parole e per la dolcezza con cui sono state pronunciate.
Mi prenderò cura di te...
"V-va bene" acconsento, voltandomi per salire in auto, velocemente. Ho bisogno di allontanarmi da lui per riprendermi.
Luca rimane al mio fianco, appoggiando una mano accanto alla mia sullo sportello. Mi scruta salire in auto e mettermi al volante, alzando una mano nella mia direzione a mo' di saluto.
"A dopo" proferisce in un sorriso.
"A dopo".
Mentre metto in moto e mi allontano, facendo retromarcia per immettermi in strada, mi rendo conto che come il mio, anche il suo sguardo mi segua, finché non sono troppo lontana dalla sua vista. Mi ritrovo ad essere emozionata all'idea di rivederlo.

È un appuntamento? Lo è o devo considerarla una semplice uscita? Non faccio che pensarci da quando ho messo piede in casa.
Ma scommetto che lo saprò solo una volta che sarò con lui e, d'altronde, non ho idea di dove abbia intenzione di portarmi. Quindi, dopo essermi dedicata del tempo per me stessa, almeno per fare una doccia rilassante e rinvigorirmi, decidere cosa mettere si rivela essere la scelta più ardua. Devo optare per qualcosa di casual o di più elegante? Mi ritrovo a sbuffare, mentre cerco alla rinfusa qualcosa di adatto nell'armadio. L'agitazione però non mi permette di ragionare lucidamente. Sbuffo, allora, lasciandomi ricadere sul letto, con le mani in grembo e un'espressione combattuta.
Alla fine, osservo ansiosa lo schermo del mio cellulare e mi rendo conto che manchi poco all'orario prefissato. Devo sbrigarmi. Mi rimetto in piedi, correndo da una parte all'altra e cercando alla rinfusa tra gli abiti che ho lasciato ricadere sul letto e sulla poltrona.
Stai calma, Anita, stai calma...
Allora decido di optare per qualcosa di semplice ma che possa essere allo stesso tempo sofisticato. Una maglia dai toni chiari e delicati con lo scollo a barba, infilata in dei jeans a zampa di elefante. Per terminare il mio look un blazer rosa con il collo a scialle e degli stivaletti con il tacco quadrato. Decido di giocare con gli accessori, indossando un punto luce e degli orecchini a cerchio e di truccarmi un po' più del solito. Alla fine, guardo il mio riflesso nello specchio, facendo una giravolta su me stessa, e mi ritrovo a pensare che mi piaccia tanto quello che vedo. Il mio viso è luminoso e so benissimo da cosa dipenda tutta questa mia euforia.
La telefonata di Luca arriva mentre sto dando un'ultima passata di mascara sugli occhi, giusto per intensificare ancora di più il mio sguardo, e sussulto, sorpresa e agitata, scorgendo il suo nome sul display.
Ma mi ritrovo ad apprezzare che mi abbia chiamato e non si sia astenuto a un semplice messaggino.
Mi avvisa che mi aspetta di sotto, mentre il suono della sua voce risuona così seducente nelle mie orecchie e gli faccio presente che scenderò a breve.
Osservo le mie dita tremare leggermente in preda all'ansia e traggo un respiro profondo cercando di regolarizzare il mio batticuore, invano.
Mi chiudo la porta alle spalle, decidendo di prendere le scale, per approfittare di questo lasso di tempo per schiarirmi la mente. Non ho aspettative su quella che sarà la nostra serata o quello che potrebbe comportare per il nostro rapporto, ma sento di voler star bene e godermi ogni istante con lui. E, quando raggiungo Luca che mi aspetta appoggiato alla sua automobile, il respiro mi si mozza in gola. Perché lui è troppo bello, stretto nel suo cappotto, con i capelli portati indietro dal gel e il suo sguardo completamente puntato su di me. Mi ritrovo a notare, tirando un sospiro di sollievo, che abbia scelto anche lui un look casual.
Abbasso lo sguardo, arrossendo in imbarazzo, scrutando i suoi occhi percorrere con insistenza il mio corpo, mentre mi avvicino a lui, che, allo stesso tempo, compie alcuni passi nella mia direzione.
Luca mi sorride, porgendomi la sua mano. "Sei davvero bellissima" sussurra, aprendomi lo sportello dal lato del passaggero, affinché io entri. Mi ritrovo a essere compiaciuta dalla sua galanteria, ringranziandolo con lo sguardo. Poi lui fa il giro dell'auto, e prende posto al mio fianco. Mi porto le mani al grembo, giocando distrattamente con le dita, mentre osservo Luca passare le sue sul tessuto dei pantaloni, guardando nella mia direzione.
Rilascio un sospiro, spezzando il silenzio che ci ha invasi. "Allora, dove mi porti?" gli domando, curiosa.
Luca porta lo sguardo fisso davanti a sé, stringendo le mani sul volante e sbuffa una risata. "Non te lo dirò. Ti fidi di me?" domanda, girandosi di nuovo nella mia direzione per incrociare i miei occhi.
"Mi fido di te" proferisco in un sorriso.
"Bene" sussurra lui, ma, mentre ritorna a guardare dritto alla strada per mettere in moto, mi rendo conto che il suo sorriso sia il più bello che io abbia mai visto.
Poi, quando mi volto a guardare fuori dal finestrino, Luca muove una mano verso di me, la porta sulle mie, chiuse in grembo, accarezzandone in dorso e invitandomi a intrecciare le sue dita con le mie. Rimango a fissare come le nostre mani siano unite, la sua presa salda e calda su di me e, instintivamente, mi ritrovo a sorridere anche io.

Mentre scendiamo dall'automobile, punto lo sguardo al pub/steakhouse che mi è di fronte. Luca rimane alcuni passi dietro di me, impegnato ad inserire l'antifurto, ma quando mi raggiunge, sistemandosi al mio fianco e notando che mi sia fermata impalata, si volta nella mia direzione con un'espressione incuriosita.
Arriccio le labbra in una smorfia, ricambiando il suo sguardo su di me. Non mi aspettavo mi portasse in un pub, ma non perché pensavo che la nostra direzione potesse essere diversa, solo che non credevo che...
"Cosa c'è?" mi domanda, notando la mia confusione.
"Niente, niente"ribatto, evasiva, puntando lo sguardo all'entrata del locale. Poi, senza aspettare che lui mi segua, mi premuro di entrare per togliermi dall'imbarazzo di dirgli che non fosse tipo da questi posti.
Luca soffoca una risata, prendendo ad avvicinarsi. Noto la sua presenza dietro di me e il suo respiro infrangersi su di me, nel suo tentativo di aprirmi la porta. Mi volto verso di lui, che mi fa cenno di entrare e mi ritrovo a scuotere il capo, divertita.
Non appena metto piede nel locale, le note di una canzone dei Pink Floyd invade le mie orecchie e mi ritrovo a scuotere il capo a ritmo. Il locale ha tutto l'aspetto di un pub irlandese, con l'arredamento interamente in legno, le luci soffuse, con i lampadari che pendono dal soffitto, i boccali di birra disposti in ordine su delle mensole che costeggiano il bancone. I tavolini sono posti, invece, tutti intorno, a L, con delle tovagliette rosse e i bicchieri in vetro. Nell'aria permae, institente, l'odore di cibo ma mi ritrovo a pensare che non sia affatto fastidioso, anzi, è quasi invitante. Il mio stomaco si esibisce in un brontolio sommesso.
Un cameriere arriva ad accoglierci, sorridendoci cordiale e accompagnandoci a un tavolo libero. Lo ringraziamo, prima di prendere posto e sederci.
"È carino qui..."ammetto, guardandomi intorno.
Luca accenna un sorriso, allungando una mano verso di me per afferrare un menù.
"Ma?" mi domanda, scrutandomi di sottecchi, mentre finge che quello che sta leggendo sia più interessante.
Abbasso lo sguardo, nascondendo una risata. Adesso glielo dico, promesso...
"Beh, non mi aspettavo fossi tipo da questi posti, ecco..." gli faccio notare, allargando le braccia per indicare ciò che ci circonda.
Luca si acciglia, lasciando ricadere il menù sul tavolo e porta una mano al petto con fare dispiaciuto, simulando un'espressione di sorpresa.
"Sono desolato, ma non ho fatto in tempo a prenotare in un ristorante chic e dalla cucina raffinata" replica con un noto fintamente serioso; capisco dalla sua espressione che stia al gioco. "Prometto che mi rifarò!" aggiunge, aprendosi in un occhiolino.
"Ma che scemo sei!" gli replico, colpendolo scherzosamente a un braccio.
"Ahia!" si lamenta, arricciando le labbra e ritirandosi dal mio tocco. "Sei cattiva".
Mi apro, allora, in una piccola e breve risata prima di tornare a parlargli.
"Non è per questo che sono rimasta sorpresa. Non mi interessa dove siamo, se questo sia un pub, un ristorante chic, un bar, un fastfood, a me basta che ci sei tu con me..." gli confido a cuore aperto.
Luca fissa i suoi occhi nei miei, sorridendomi dolcemente.
"Anche per me è lo stesso, Anita" ammette, avvicinando una mano, accanto alla mia, lasciandola sfiorare con la sua. Il suo gesto mi procura alcuni brividi su per la schiena.
"Ma continua pure, sono curioso di sapere cosa volessi dirmi" aggiunge, lanciandomi un'occhiata di puro divertimento.
Lo osservo a mia volta a mo' di sfida. "Beh sì, non pensavo che un tipo sportivo come te potesse lasciarsi andare a certi peccati di gola" gli faccio notare, mettendo su un'espressione da so tutto io.
Luca incrocia le braccia al petto ed è il suo turno di scoppiare a ridere, adesso. Osservo come, quando porta la testa all'indietro, ridendo calorosamente, alcune ciocche di capelli gli scivolino sulla fronte, donandogli un'aria così sbarazzina e...bella.
Mi ritrovo a sorridere anche io, rendendomi conto che ogni parte di me sia catalizzata su di lui e che non riesca a smettere di guardarlo.

Poco dopo, ritrova un attimo di serietà, ma mi rendo conto che, ancora, anche quando prende a parlarmi, trattenga il labbro inferiore tra i denti per evitare di scoppiare a ridere.
"Sì, è vero, seguo uno stile di vita sano, altrimenti come lo mantengo questo fisico" si interrompe per indicare i muscoli delle braccia, tastandoli per metterli in evidenza, stile macho. "Ma non sono uno fissato con queste cose, e poi, soprattutto, il cibo è un peccato a cui non posso rinunciare, a maggior ragione quando in questo posto fanno gli hamburger più buoni che abbia mai mangiato" mi spiega, giocherellando con l'orlo della sua tovaglietta.

Annuisco, portandomi le mani a coprirmi il viso per nascondere un sorriso divertito.

"E adesso perché ridi?" domanda lui, corrugando la fronte e sporgendosi nella mia direzione.
"Ti sto immaginando mentre mangi albumi d'uovo per colazione... e la scena è, è troppo divertente" gli confesso, non riuscendo a trattenermi dalle risa.
Luca assottiglia lo sguardo, arricciando le labbra in una smorfia e facendosi d'un tratto indispettito. "Io mangio albumi d'uovo per colazione" ammette, serio in volto.
"Oh..."sussurro, impacciata, portandomi una mano dietro la nuca. "Scusa..."
Luca poco dopo torna a ridere, prendendosi gioco di me e indicandomi ripetutamente per la buffa espressione che devo aver messo su.
"Non me la sono presa, Anita. Stavo scherzando..."
Mi ritrovo a sospirare di sollievo, ma non ho il tempo di dirgli altro perché un cameriere arriva a prendere le nostre ordinazioni. 
Luca opta per un cheeseburger, mentre io scelgo un hamburger con bacon grigliato e formaggio fuso. Il ragazzo si congeda velocemente, dopo aver appuntato tutto su un dispositivo touchscreen e ci informa che ci porterà subito da bere.

Mentre lui si allontana, però, faccio ricadere il mio sguardo su Luca ed entrambi ci lasciamo andare a un timido sorriso.

Sorseggio un po' della mia coca cola, apprezzando il contrasto che il limone crei con la bibita e mi ritrovo ad osservare Luca che beve un sorso dal suo boccale di birra. Sento che non ne posso fare a meno, ma anche per lui è lo stesso, perché, stasera, i nostri sguardi sono capaci di dirsi più di quanto a parole non riusciamo.
Poi Luca ripone il suo boccale di birra sul tavolo, appoggiando una mano su di esso per avvicinarla alla mia. Mi rendo conto che però, adesso, a differenza di prima non lascia che si sfiorano solamente ma l'afferra tra la sua, accarezzando le mie dita, per intrecciarle alle sue. Sorrido davanti al suo gesto.
"Allora?" domanda, fissando i suoi occhi nei miei. "Parliamo di te. Come stai?"
Mi rendo conto che la sua domanda sia un riferimento alla giornata appena trascorso e mi sento un po' presa alla sprovvista.
"Sto bene..."ammetto, abbassando lo sguardo.
Avverto la presa di Luca rafforzarsi, come a volermi dire che è lì per me.
Così rialzo lo sguardo per puntarlo di nuovo nel suo e scoprendolo a guardarmi con un'espressione seriosa.
"Non mentire, Anita, sai che a me puoi davvero dire tutto..." mi fa presente, lanciandomi un'occhiata di sbieco.
Annuisco, accennando a un sorriso malinconico, e prendo a confidarmi con lui.
"Sai, rivedere Lucia è stato strano..."ammetto, giocherellando distrattamente con la cannuccia del mio bicchiere.
Luca annuisce, spronandomi con lo sguardo a continuare.
"Credo che però, rivederla dico, mi sia servito tantissimo. È stato bellissimo ma mi ha dato modo di sapere che sta bene e che..." mi mordo il labbro, combattendo per terminare la mia frase.
Luca intensifica la sua presa su di me, prendendo ad accarezzarmi con il pollice il dorso della mano. Perché lui lo sa, lui capisce cosa stia provando e io mi sento immensamente grata per questo.
Così, rilascio un respiro profondo e riprendo a parlare.
"Nonostante io non possa offrirle quello che lei avrebbe voluto, so che adesso ha una famiglia che le vuole bene e che potrà darle tutto ciò di cui ha bisogno e si merita".
Luca rimane a lungo con lo sguardo su di me, come a voler soppesare le mie parole, poi annuisce, lasciando affiorare un sorriso sulle sue labbra.
"Sai, ero combattuto a riguardo" mi confida. "Non sapevo se potesse essere una buona idea farvi incontrare ma, allo stesso tempo, sono sicuro che se lo avessi scoperto, avresti dato di matto. Eppure adesso posso dire che tu sia andata benissimo, Anita" ammette con un'espressione fiera.
"Grazie, Luca. Se non fosse stato per te, non sono sicura ci sarei riuscita" ammetto, alla fine, dedicandogli un'espressione riconoscente.
Lui scuote il capo, accennando un sorriso dolce e abbassandosi verso di me per parlarmi più da vicino. "Hai fatto tutto da sola, Anita. Hai preso consapevolezza della situazione e hai compreso cosa fosse giusto per lei, in quel momento..."
Annuisco lievemente, giocando con le sue dita. "Pensi che la rivedremo ancora?" gli domando, incrociando il suo sguardo come a voler chiedere la sua rassicurazione.
Luca porta una sua mano sul mio viso, accarezzando una mia guancia, lentamente. "Certo. Io sono ancora il suo medico curante e Lucia ha dei controlli periodici da seguire, quindi sono sicuro che la rivedremo presto." mi fa presente, scendendo ad apportare una ciocca di capelli che è sfuggita dietro il mio orecchio. Avverto l'elettricità scorrere tra di noi, sentendomi tremare sotto ogni suo minimo tocco. Poi scorgo lo sguardo di Luca scendere alle mie labbra e mi premuro di portare la sua mano, di nuovo, sulla mia guancia, per stringerla tra la mia e socchiudere lievemente gli occhi, lasciando che lui disegni un percorso immaginario sul mio viso.
"Ed ecco le vostre ordinazioni" lo stesso cameriere di prima arriva a spezzare l'idillio del momento, aprendosi in un'espressione costernata, quando si rende conto di aver interrotto qualcosa. Appoggia i nostri piatti, in silenzio, sotto l'occhiata indagatoria di Luca che fa finta di schiarirsi la voce. Se fosse possibile, lo incenerirebbe con il solo sguardo.
Il ragazzo accenna un timido sorriso, muovendosi impacciato. "Buon appetito" sussurra, prima di scappare lontano dai nostri sguardi.
E, mentre mi ritrovo a soffocare una risata per il pessimo tempismo che quel cameriere dimostra di avere, i miei occhi si puntano sui nostri panini farciti con un contorno di patatine e salsa, e sento che adesso l'importante sia appianare il languorino che la sola vista mi ha procurato.


"Non avresti dovuto, ma grazie!" proferisco, facendo riferimento al conto che ha voluto pagare lui, mentre ci muoviamo verso la sua auto, con le pance piene e le espressioni felici.
"Ehi!"Luca si volta verso di me, pavoneggiandosi. "Come non avrei dovuto?! Stai parlando con un gentiluomo, non te lo dimenticare" mi fa presente, mettendo su un'espressione incredula alle mie parole.
Mi porto una mano alle labbra, scuotendo il capo e cercando di nascondere l'accenno di un sorriso che preme, insistentemente di uscire allo scoperto.
"Sei proprio un buffone oppure solo un bravo adulatore" gli replico, aprendomi in una linguaccia, infantile.
Luca strabuzza gli occhi, portandosi una mano al petto con fare fintamente offeso.
"Come hai detto?!" domanda, piegando la testa di lato, invitandomi a ripetere.
"Sei un bravo adulatore" ammetto, muovendomi verso di lui, con un fare seducente.
Luca socchiude gli occhi, osservando i miei gesti, rapito, ma l'attimo dopo sembra riscuotersi, puntando un dito nella mia direzione.
"Ah-ah, cosa hai detto prima?"
"Sei un buffone..."sussurro, a un palmo dal suo viso, per poi voltargli le spalle e sfuggire al suo tocco.
"Ah, sì?"chiede, subito dietro di me.
"Sì"
"Bene!" annuncia, muovendo un passo nella mia direzione. Lui approfitta della mia distrazione per avvicinarsi a me e puntellare le sue mani sui miei fianchi, prima di cominciare a pizzicarmi, facendomi il solletico. Le sue mani scorrono veloci, facendomi vibrare sotto l'effetto delle risa.
Spesso ho sentito dire che quando un uomo è capace di far ridere una donna, è già a un grande passo dall'aver conquistato il suo cuore. Per Luca non è stato difficile farmi innamorare profondamente e irrimediabilmente di lui.
"Dai, smettila!" lo supplico con lo sguardo, quando capisco che sia arrivata al limite. Luca mi ascolta, osservandomi con un sorriso furbo e soddisfatto e mi stringe a sé, facendo aderire i nostri corpi. Siamo così vicini, troppo tale da sentire scorrere ancora la stessa elettricità di prima.
"Andiamocene di qui prima che quel cameriere possa rovinare anche questo momento" mi sussurra, lasciando risalire le sue mani lungo la mia schiena e facendomi rabbrividire di piacere sotto il tocco delle sue dita.
Mi accocolo, allora, a lui, soffocando un sorriso sul suo petto.
"Dai, poverino, l'hai spaventato" ammetto, picchiettandogli con un dito sulla sua spalla.
Luca, a quel punto, appoggia l'indice e il pollice sotto il mio mento per indurmi a incrociare il suo sguardo. Corruga la fronte, arricciando le labbra in una smorfia.
"Ti guardava un po' troppo per i miei gusti, quindi sono stato anche abbastanza gentile con lui" ammette, con un'espressione soddisfatta di se stesso.
Roteo gli occhi al cielo davanti alle sue parole ma non posso fare a meno di pensare che mi piaccia sia geloso. Che sia geloso di me.
"E adesso andiamo!" ammette, stringendo una mano tra le mie, per condurmi alla sua automobile.
L'aria si è fatta lievemente più frizzante quindi, quando siamo finalmente al caldo nell'abitacolo, trattengo un gemito di apprezzamento, appoggiandomi con la testa al sedile e sospirando serena.
Mi volto nella direzione di Luca, scoprendolo con gli occhi socchiusi e uno splendido sorriso ad incorniciare le sue labbra.
Ah, le sue labbra, quanto vorrei baciarle. Vorrei sentirle sulle mie, imprimere nella mia mente la loro forma e il loro sapore, e poi mordere e ancora baciarle, baciarle, senza mai smettere di farlo...
"Ma, allora, questo lo possiamo considerare un vero appuntamento?" gli domando, dando voce al pensiero che più mi ha assillato durante questa serata.
Luca schiude un occhio, voltandosi nella mia direzione e sistemandosi meglio sul sedile; poi corruccia la fronte, e non posso fare a meno di trovarlo tenero.
"Tu vuoi che lo sia?" mi domanda, portando le mani davanti a sé, a stringere il volante.
Scrollo le spalle, sorridendogli. "Ti ho detto che non mi interessa dove siamo, pur di stare insieme, quindi non credo ci sia bisogno di dare un'etichetta a questa serata. Semplice curiosità..."
Luca scuote il capo, come se fosse incredulo davanti alle mie parole. Porta lo sguardo lontano, fuori dal finestrino, per poi puntarlo, di nuovo, nel mio.
"Non è un appuntamento..."ammette, abbassandosi nella mia direzione.
Eppure, nonostante quello che gli ho appena detto, non posso fare a meno di scrutarlo, confusa.
Lui, a quel punto, sorride soddisfatto di aver messo a soqquadro la mia mente e il mio cuore, e appoggia la sua fronte contro la mia.
"Voglio fare le cose con calma, Anita, e desidero che il nostro appuntamento sia perfetto. Voglio che sia una serata indimenticabile" mi sussurra, a voce bassa, come se fosse un segreto tra noi due.
"Anche questa serata lo è stata..."ammetto, abbassando lo sguardo e accennando a un sorriso colmo di gratitudine. Perché ogni attimo di questa sera è impresso nella mia mente e sento che il loro segno sia indelebile.
Luca mi accarezza una guancia, sorridendomi. "Tu lascia fare a me, ok?"
"Ok".
Poi lui mette in moto e il nostro viaggio prosegue verso casa.

Il tragitto è breve e silenzioso, ma mi rendo conto che vada bene così. Perché, questo, mi dà modo di scorgere Luca in ogni sua sfaccettatura. Da come sia concentrato alla guida, muovendosi in strada con una certa sapienza e destrezza e dimostrandosi molto responsabile; a come le sue labbra si arriccino in una smorfia infastidita quando qualcuno commette un'infrazione. È uno elige al dovere lui, sempre e comunque.

Mi lascio incantare dalla sua immagine, rischiando, se fosse possibile, di sbiadire la sua figura, a furia di guardarlo. Ma cosa ci posso fare?
Avverto un suo solo impercettibile movimento nella direzione e mi premuro di schiacciarmi contro il sedile, scuotendo subito il capo verso il finestrino. Ma Luca deve accorgersene perché malcela un sorriso malizioso.
Ho sempre pensato che di notte la città assuma un fascino tutto suo. Con le luci dei lampioni che si riflettono sulla strada, in uno strano gioco di ombre, gli alberi che si rivestono di una leggera rugiada, il silenzio, l'oscurità del cielo...
Mi accorgo che ci stiamo avvicinando al palazzo dove abito e, solo quando Luca accosta, mi volto nella sua direzione, indecisa sul da farsi.
Come ci saluteremmo, adesso?
È Luca a togliermi dall'imbarazzo di questa situazione, sporgendosi nella mia direzione per abbassarsi sul mio viso.
Avverto il suo respiro infrangersi sulla mia pelle, ma, se pensavo che lui volesse baciarmi, non lo fa e si limita a sfiorare la mia guancia con le sue labbra.
"Buonanotte..." mi sussurra.
"Buonanotte" proferisco in un sorriso, prima di scendere dalla sua automobile.
Percorro il vialetto che dal cancello conduce al portone, voltandomi ancora una volta nella sua direzione e scoprendolo ancora lì, ad aspettare che io entri in casa.
Gli sorrido, un'ultima volta, chiudendomi il portoncino alle spalle. Potrei seriamente mettermi a ballare per la serata appena trascorsa, ma risulterebbe troppo infantile. Così, sgambetto su per le scale, con un sospiro sognante a farsi spazio tra le mie labbra.
È il trillo del mio cellulare a riportarmi alla realtà, inducendomi a estrarlo dalla borsa, con la curiosità di scoprire chi possa essere il mittente.
È un messaggio, ed è di Luca.
Lo apro con le dita che mi tremono.
"La prossima volta saremo in un ristorante elegante, magari con una romantica vista mare e tu sarai bellissima come sempre...ci stai? Prenoto?😜" 
Scuoto il capo, reprimendo un sorriso.
"Chi ti dice che io sia disposta a venire con te? Controllerò la mia agenda e ti farò sapere😉"
"Ah, capisco, adesso fai la sostenuta...😞eppure mi sembrava che fossi stata tu a dire, non importa dove, basta sia con te...😏"    
Reprimo una risata, digitando i tasti sempre più velocemente, lasciandomi prendere dalla nostra conversazione sempre più coinvolgente.
"Touchè! E...non vedo l'ora"
"Anche io".
Mi porto il telefonino al petto, mordendomi un labbro per reprimere un urletto. Sembro un'adolescente alla sua prima cotta.
"Buonanotte❤ " digita ancora lui.
"Buonanotte ❤ " gli scrivo, mentre mi chiudo la porta alle spalle. Poi mi lascio ricadere sul letto, soddisfatta, alzando agli occhi al cielo, sognante.
Non vedo l'ora...

Il mattino seguente arriva prima che me ne renda conto, eppure so da cosa sia dettata la frenesia dei miei gesti negli ultimi giorni.

Mi sono sentita così una sola volta nella mia vita: ero al liceo e il protagonista dei miei sogni più segreti e romantici era, anche all'epoca, Luca.
È strano pensare a come le cose siano cambiate tra di noi, ma sento che voglio vivermi tutto ciò con la spensieratezza, che la fase di un innamoramento può caratterizzare. Voglio camminare sospesa tra sogno e realtà, lasciandomi coinvolgere da questo sentimento che sento crescere e diventare più forte ogni giorno di più e non smettere mai.

Con le mie amiche ci scambiamo il buongiorno nel gruppo che abbiamo in comune e decidiamo di organizzare qualcosa in serata. È davvero troppo che non ci vediamo e abbiamo bisogno di aggiornarci sulle novità che hanno caratterizzato le nostre vita negli ultimi tempi.
A far capolino tra i messaggi, spunta anche il dolcissimo buongiorno di Luca e io mi ritrovo a rispondergli, intrepida di poterlo rivedere ancora in ospedale.
Quando ti senti felice, hai come l'impressione che qualsiasi cosa capiti al tuo occhio, assuma un significato diverso, particolare. Inizi a vedere tutto sotto un'altra forma, tutto più bello, come se ogni peso ti scivolasse via, dandoti modo di inglobarti in una bolla, lontana dalle negatività.
È così che credo di sentirmi quando attraverso il percorso che mi conduce al mio reparto e subito dopo i corridoi di esso. I sussurri e le malelingue sono scemati; la gente ama prendersi gioco di te e infierire quando comprende che sei debole, ma, una volta che tu dimostri di essere forte abbastanza e che le loro voci non ti scalfiscono minimamente, niente ha più peso su di te.
E io mi sento così soddisfatta di me stessa. Improvvisamente mi viene da ripensare a Mattia e mi chiedo se le cose per lui siano migliorate....
Il mio simpatico paziente romano: ammetto che un po' mi manchi e più ci penso e più mi rendo conto che non credevo, dopo Lucia, sarei riuscita ad affezionarmi tanto a qualcuno come con lei. Eppure, è successo.

Abbasso la maniglia della porta, lentamente, facendomi spazio nello spogliatoio. Arianna è qui e mi ritrovo a salutarla, calorosamente, ancora più felice di poter passare del tempo con lei.

Lei mi dà le spalle, ma quando si volta verso di me, noto che non riesce a replicare il saluto con la stessa enfasi. I suoi occhi sono gonfi e arrossati e mi ritrovo a muovere alcuni passi nella sua direzione, per accertarmi non le sia successo nulla.
"Ehi, va tutto bene?" le domando, alzando una mano verso di lei, con una certa apprensione.
Arianna sbuffa con il naso, reprimendo uno starnuto.
"Io la odio la primavera, maledetto polline!" strepita a gran voce, soffiando poi, sonoramente, il naso.
E io mi ritrovo ad aprirmi in una risata, sciogliendomi davanti all'evidenza che tutto dipenda solo da un'allergia.
"Ehi, tu, cosa ti ridi?! Odio anche te, sai? Almeno tu non devi combattere ogni giorno con questi occhi gonfi, continui starnuti, naso chiuso, difficoltà a respirare" replica, portandomi un dito contro e assottigliando lo sguardo.
Le appoggio le mani sulle spalle, sorridendole dolcemente. "È preferibile che tu vada a casa, in queste condizioni. Prendi un antistaminico e cerca di riposare un po', ok?" le faccio presente con premura.
Lei annuisce, massaggiandosi le tempie. "Sì..."ammette in un strascichio di parole. "Visconti mi ha proibito di stare qua".
"E ha fatto bene!" mi ritrovo a concordare, colpendola con un dito sulla spalla. "Avanti, finisci di prepararti e torna a casa!"
"Ok, capo" ammette lei, esibendosi in un saluto militare.
Le lancio un sorriso, aprendo il mio armadietto per indossare il camice e riporre la borsa.
"Senti un po'..."proferisce lei, sbucando con la testa dall'anta nell'armadietto. "Io me ne vado pure, ma se prima mi dici cos'è quel sorrisetto che c'hai stampato in faccia" aggiunge, sorniona.
Mi porto una mano a coprire le labbra, mettendo su un'espressione estremamente ingenua. "Si nota tanto?"
Arianna rotea gli occhi, reprimendo un verso. "Avanti, sputa il rospo!" esclama con una finta aria minacciosa.
Mi siedo su una delle panche, reprimendo un piccolo brivido al ricordo di molte sere fa, e torno a puntare la mia attenzione su Arianna che mi scruta con fare curioso.
"Si tratta di Luca..."
"State insieme?!" trilla lei, battendo le mani, euforica.
Scuoto il capo, divertita. "Nono, non ancora, almeno, ma ieri sera siamo usciti insieme" le faccio presente.
"Oh, bene!" Arianna porta le mani al petto, gongolando piena di soddisfazione. "Avete avuto il vostro primo appuntamento!"
"In teoria, no" le faccio notare. "Luca ha detto che vuole sia tutto perfetto" ammetto con fare sognante.
Arianna malcela un'espressione di disgusto, facendo finta di piagnucolare subito dopo. "Mi farete venire il diabete, voi due. Ma sono tanto felice perché ho sempre fatto il tifo per voi e continuerò a farlo" sussurra, aprendosi in un sorriso dolcissimo.
"Grazie..."
"Adesso, però, devo pensare seriamente a un nome da dare alla mia ship preferita. Mmh, vediamo, potrei chiamarvi, Lanita, naah, oppure Anuca, nono, fa proprio schifo. Ci sono, ci sono!" strepita, presa da un lampo di genio, portando le mani all'aria.
"Lunita, è perfetto!" esclama, esibendosi in un balletto divertente che, però, la riporta in preda agli spasmi e gli starnuti.
"Maledizione..."
"Dai, vai a casa, adesso..." le faccio presente, alzandomi per accompagnarla alla porta.
Lei si volta verso di me, puntando un dito nella mia direzione. "Vedi di aggiornarmi presto. Non dormirò a furia di pensare ai Lunita" aggiunge tra le risate.
"Vai!" le replico, spingendola per farla uscire, ma senza nascondere quanto invece sia divertita anche io.

Io e Luca non abbiamo avuto tanto tempo per vederci; ci siamo incontrati fugacemente, scambiandoci un sorriso, prima che ognuno tornasse al proprio lavoro. Luca, poi, è stato tenuto impegnato con un intervento che, a quanto ho sentito dire, gli ha dato del filo da torcere. Ma lui se l'è cavata egregiamente, e non avevo dubbi a riguardo.
Un po' mi sono ritrovata a essere intristita dall'averlo visto così poco, ma il lavoro è il lavoro e non possiamo permettere che una distrazione possa farci sbagliare, soprattutto lui che vive costantemente in sala operatoria.
Così, mentre mi preparo per la serata con le mie amiche, non faccio che pensarlo.

Cristina passa a prenderci tutte, puntuale come è sempre. Mi siedo accanto a lei, voltandomi a salutare le mie amiche nei posti anteriori.
"Mamma! Ma da quanto tempo è che non ci vediamo?!" squittisce Giulia, allegra.
"Credo fin troppo" ammette Cristina, reprimendo un sorriso, mentre il suo sguardo è puntato alla strada dritta, davanti a sé.
"Ecco, appunto" le dà manforte Carlotta, battendo una mano sulla testiera del mio sedile. "Godiamocela tutta, questa serata..."
Mi volto a guardarle, facendo affiorare un placido sorriso sulle mie labbra, puntando poi la radio per cambiare stazione.
Mentre la musica si diffonde nell'abitacolo della 500 della mia amica, ed esibiamo le nostre doti conore, mi rendo conto di essere tanto grata di averle nella mia vita e che mi fossero mancate tanto, proprio tanto.
Arriviamo ben presto al locale che hanno prenotato le ragazze. Reprimo un sorriso, constatando che sia più vicino di quanto pensassi all'ospedale. È un posto molto carino ed accogliente, con le luci soffuse, lo stile minimal chic, ma tanto sofisticato,  e poi le pareti tappezzate di arte astratta, mentre dalle casse si propagano le note di una canzone smooth jazz. I tavoli sono scuri e rotondi, apparecchiati con cura e con un vaso di fiori a fare da decorazione. 
Una ragazza all'ingresso ci fa accomodare in un tavolo vicino alle vetrate che danno sull'esterno, dove sono disposti alcuni divanetti e pouf per chi vuole concedersi un aperitivo all'aria aperta.
Prendiamo posto, lasciandoci dei grandi sorrisi, entusiaste di trascorrere, finalmente, questa serata insieme.
"Allora?" domanda Giulia, incrociando le mani sul tavolo e puntandomi con lo sguardo. "Mi pare di capire che tu ci stia nascondendo qualcosa..."
Poi lei e le altre si scambiano un'occhiata di intesa, facendo ricadere i loro sguardi, curiosi, su di me. "Vero, hai qualcosa da dire?" sorride Carlotta, maliziosa.
Scuoto le spalle, accennando una risata per tenerle sulle spine.
"Non vi sto nascondendo niente..."
"Seh..."ribatte Cristina, colpendomi su una mano.
"Ohi, mi fai male!"ribatto, ritraendomi al suo tocco e facendole aprire in una risata piena di divertimento.
"E va bene, io e Luca siamo usciti insieme!" ammetto, rendendomi conto, solo quando la cameriera di poco prima e il ragazzo al bancone si voltano nella nostra direzione, di aver alzato troppo la voce. Impiccioni...
Abbasso lo sguardo, improvvisamente imbarazzata, mentre le mie amiche sghignazzano divertite dalla situazione.
"Allora, ragazze?" ci domanda proprio la cameriera, avvicinandosi per annotare le nostre ordinazioni. "Cosa vi posso portare?"
La verità è che non abbiamo minimamente guardato il menù.
"Va bene" ammette lei, notando la nostra indecisione. "Posso portarvi da bere? Acqua? O preferite del vino? Vi posso proporre un bollicine, fruttato? Vi può piacere?" ci domanda, riscontrando il nostro imbarazzo. Io mi astengo, perché non ci capisco niente in materia di alcolici e vini e lascio che siano le mie amiche a decidere.
"Sì, va bene. Vada per un frizzante!" ammette Cristina, frettolosa, atteggiandosi a sommelier e facendosi nostra portavoce.
La ragazza sorride con soddisfazione, congedandosi subito dopo.
"Bene, bene...stavi dicendo" non appena siamo lontane da orecchie indiscrete, l'attenzione ricade di nuovo su di me.
"Sì, beh, io e Luca siamo usciti a cena" le informo, incrociando le mani davanti a me.
"Era un appuntamento, quindi?" domanda Carlotta, curiosa.
"No" nego, "una semplice uscita. Luca vuole organizzare qualcosa per il nostro appuntamento. Vuole sia tutto perfetto".
"Che romantico" ammette Giulia, aprendosi in un sospiro sognante.
"Già" concordo con lei.
"Quindi state insieme?" chiede Cristina, sporgendosi nella mia direzione, desiderosa di più dettagli.
"No"le replico, abbassando lo sguardo, e avvertendo i loro occhi su di me, mentre prendo a giocare distrattamente con le dita delle mani. "Non ancora, almeno. Ma io con lui sto bene, mi sento tanto felice e so che per lui sia lo stesso..." aggiungo, sfiorando l'immagine di Luca con il pensiero.
Quando rialzo gli occhi, mi rendo conto che le mie amiche mi stia guardando con dei sorrisoni stampati in volto.
"E noi siamo tanto felici per te "ammettono, facendomi arrivare all'orlo della commozione.
La cameriera sopraggiunge proprio in quel momento, mantenendo tra le mani una bottiglia di vino bianco e una boccia colma di ghiaccio per tenerlo in fresco.
Ci sorride cordialmente, prendendo a stapparla e afferrandola dal basso, per versare del vino in ogni bicchiere, mentre ne decanta il gusto e la qualità.
Aspetta che lo assaggiamo, dandole la nostra approvazione, e annota le nostre ordinazioni prima di andare via.
Quando lei è lontana dal nostro sguardo, portiamo i nostri calici in altro, facendoli tintinnare tra loro.
"A cosa brindiamo?" domando, lasciando affiorare il divertimento nella mia voce.
"A questa serata" sussurra Giulia, sorridendoci dolcemente.
"All'amicizia" aggiunge Carlotta.
"E alla fortuna che ho di avere delle amiche così nella mia vita" è il turno di Cristina che si apre, successivamente, in un occhiolino.
Poi i loro sguardi si posano su di me come a invitarmi a dirmi qualcosa.
Accenno allora un sorrisino, muovendo leggermente il calice tra le mie dita.
"All'amore..."ammetto, alla fine.
"Che romanticona sei!" mi prendono in giro.

All'amicizia e all'amore verso le persone che ci circondono e a cui vogliamo bene, che è quello di cui abbiamo più bisogno nella nostra vita.

ANGOLO AUTRICE:

Buonasera miei adorati lettori. È per me un record essere qui dopo appena 5 giorni ma, stasera, ho appena concluso il capitolo e non potevo fare a meno di postarlo. Vi dirò, per una volta, forse la prima, non lo so, ahahah, sono davvero soddisfatta di quello che ho scritto e spero voi possiate apprezzare tutto l'amore che ci ho messo per portarlo a termine.
Anita è innamorata cotta, ma ditemi, come si fa a resistere a un uomo così?Ahimè, i gentiluomini di un tempo sono quasi scomparsi e ci vorrebbero più Luca nelle nostre vite. 
Perdonatemi se lei vi può sembrare troppo sdolcinata e romanticona, ma questo è un lato del carattere che abbiamo in comune e ci tenevo a descriverla sotto ogni sfaccettatura. Poooi, lei si confida con le sue amiche e vi dico che il posto in cui hanno cenato tutte insieme e ho descritto, esiste davvero ahahah! Davvero molto carino e soffisticato e anche la serata che ci ho trascorso con le mie amiche è stata imbarazzante ma molto bella. Quindi, arrivati a questo punto, come pensate andranno le cose?
E ultimissima domanda prima di salutarvi: dove pensate si svolgerà il primo appuntamento di Luca e Anita? Io lo so, ovvio, e posso dirvi che sarà davvero una bellissima serata, speciale. 
Ora lascio a voi tutti i commenti, sperando siate numerosi, perché mi fa piacere leggere il vostro parere. Vi ringrazio per tutte le visualizzazioni che la storia sta ricevendo: l'ultimo capitolo postato in due giorni ha superato le 500 letture e non era mai successo. Grazie a chi la segue assiduamente e recensisce, scaldando il mio cuoricino, a chi l'ha inserita nelle sue liste. Grazie dal profondo del mio cuore.

Alcuni link per chi volesse dare uno sguardo alle one-shot che fanno parte di questa storia: First Love eUna scommessa d'amore

Vi abbraccio forte! Alla prossima!



  
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