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Autore: Hope_Estheim    30/03/2019    1 recensioni
A volte un semplice "Ehy" può cambiare la vita di una persona, ma Remus non ci aveva mai creduto appieno. Sono cose che si leggono nei libri, frasi romantiche che danno speranza a chi ha la possibilità di sperare. Ma la sua vita era quello che era e, in tutta sincerità, non pensava che quella regola potesse valere anche per lui.
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-Riferimenti a malattie e violenza domestica. Se sei sensibile all'argomento, non leggere questa fanfiction-
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Il mondo di Harry Potter ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono solo e soltanto di JK Rowling.
Genere: Angst, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 4
"Aiutami"


Ehy, bentornato!

Spero sia di tuo gradimento, buona lettura!

-Riferimenti a malattie e violenza domestica. (Soprattutto in questo capitolo!!) Se sei sensibile all'argomento, non leggere questa fanfiction-

Il mondo di Harry Potter ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono solo e soltanto di JK Rowling.



Lun – 22/10/18

 

(Numero Sconosciuto – Moony)

 

10:55 – Aiutami.

 

10:57 – Ti prego, cazzo... Lo so che vivi vicino a me

 

10:57 – Mi hai visto in ospedale, no?!

 

10:57 – Senti, lo so che ce l'hai con me. Mi sono comportato male, lo ammetto. Ma ti sto chiedendo aiuto per mio fratello, non per me

 

10:58 – Tuo fratello?

 

10:58 – Dio, finalmente!

 

10:58 – Sì, mio fratello. Si è... fatto male, agli occhi. Sono gonfi e non so che fare, non ci vede più

 

10:58 – Portalo in ospedale?

 

10:59 – Non posso, non posso! Kreacher lo sa e sarà sicuramente arrivato già lì con la sua biciclettina del cazzo! Dio solo sa come cazzo fa ad essere così veloce, quel verme

 

10:59 – Chi è Kreacher?

 

11:00 – Okay, no, non lo voglio sapere. E quei tuoi amici? James? Peter? Non puoi chiamare loro? O "Evans" e "Wormtail", anche se non ho idea di chi possa avere un nome del genere.

 

11:00 – Peter è Wormtail. E comunque non posso chiamarli.

 

11:01 – Perché no?

 

11:01 – Non sanno niente, si preoccuperebbero a morte e riprenderebbero con le loro ramanzine

 

11:02 – ...Ti prego, non so più che fare. È mio fratello

 

11:04 – E va bene. Mio padre ti aiuterà, se la cava con queste cose. Se non è niente di troppo grave, tuo fratello starà meglio subito.

 

10:04 – Grazie mille...

 

10:05 – dio mio, sul serio...

 

11:05 – Come faccio ad essere sicuro che non sei soltanto un maniaco che vuole solo entrare in casa mia?

 

-Foto inviata da: Numero sconosciuto-
Ore: 11:06

 

11:06 – Cavolo, è messo proprio male...

 

11:06 – Mi fa piacere sapere che ora mi credi


 

Moony non era nervoso al pensiero di un estraneo in casa sua. Poteva gestirlo facilmente, ed era per questo che gli aveva mandato lui l'indirizzo. Certo, inizialmente c'era stata della confusione perché... Chi diavolo era quel tizio? Bah. Comunque gli era bastato scrollare un po' la conversazione per capire che quel tizio aveva cominciato a legare con Remus e che aveva bisogno di aiuto per il suo fratellino.

Cavolo, che ferite... Altro che "si è fatto male". Qualcuno doveva averlo conciato in quel modo, per forza.

Meglio avvisare i signori Lupin della visita inaspettata.

Dunque si alzò svogliatamente dalla scrivania e, ignorando le vertigini più che poteva, uscì dalla stanza e si guardò un attimo attorno.

Ah, ecco Hope. Si avvicinò a lei e appoggiò pigramente una mano sul tavolo, scrostando con l'unghia un pezzo di uovo rinsecchito che Remus doveva aver buttato fuori dal piatto per sbaglio. Sempre stato un precisino, quello lì.

La donna sembrava sorpresa di vederlo. Manco fosse un fantasma.

"Hope, vedi che sta venendo un amico di Remus a casa. Suo fratello sta male, credo abbia bisogno di una visita da parte di Lyall."

Anche se si era preso una sorta di pensione anticipata per poter badare a Remus, Lyall continuava comunque a fare piccoli lavori di favore per gli amici o i parenti.

"A-Ah... Moony." cominciò lei facendogli inarcare un sopracciglio. Ma perché doveva fare sempre così? Viveva con loro da molti anni, ormai. Cominciava a diventare un po' seccante la storia. "E chi è questo amico? Frank?"

"Frank non ha un fratello."

"Oh, già. E allora chi è?" Sembrava piuttosto perplessa.

"Boh? Non ne ho idea. Ma sta venendo qui adesso."

La reazione quasi terrorizzata di Hope lo fece sorridere.

"Uno sconosciuto?! Moony, ne avevamo già parlato!"

"Ah, non guardare me!" esclamò Moony alzando le mani come a provare la sua innocenza. "Stavolta io non c'entro! E di certo non svelerò i segreti di tuo figlio."

Detto questo, le voltò le spalle per tornare nella sua stanza, ma venne bloccato neanche due passi dopo.

"Vedi di comportarti bene, invece! Sarà pure uno sconosciuto, ma l'educazione deve sempre essere la prima cosa."

Alzò gli occhi al cielo.

"Certo, mamma." Marcò sull'ultima parola con sarcasmo, ed entrò nella sua stanza ignorando il silenzio attonito che aveva lasciato dietro di sé.

Si lasciò cadere sulla sedia della scrivania e si avvicinò il quadernetto che tutti loro condividevano. Si scambiavano spesso idee, notizie e robe divertenti, lì. Beh, diciamo che era solo lui a scrivere le cose divertenti.

Anche se quando Remus ci si metteva, sapeva tirar fuori delle battute spettacolari.

Comunque, lo aprì per controllare se c'era qualche notizia interessante sugli ultimi due giorni, come minimo. Gli era sembrato quasi scioccante essersi perso una cosa come una nuova persona con cui parlare.

Un potenziale nuovo amico, insomma.

Infatti, lì scritto bello chiaro, nella calligrafia ordinata di Remus c'era:

"Se un numero sconosciuto vi scrive, non vi allarmate: è un tizio che ha sbagliato numero ieri, ma non mi sembra scortese... Quindi non siate scortesi, capito?"

Al solito, John aveva risposto prontamente.

"Non che tu ti debba preoccupare per me. Qui quello maleducato è un altro. Comunque, chi è questo ragazzo? Non gli hai neanche chiesto come si chiama."

Oh, ma che stronzi. Moony non era maleducato.

Era solo più diretto, e vivace... Circa. E comunque, se non fosse stato per lui, Remus avrebbe avuto molti più ricordi spiacevoli.

Remus non aveva risposto alla domanda di John. O meglio, aveva solo disegnato una faccina perplessa.

Bah, di nuovo.

Prese la sua penna preferita, una rossa e oro un po' mordicchiata all'estremità e cominciò a scrivere.

"Prima di tutto, come vi permettete? :P E comunque sarò l'esempio della cordialità. Anche perché sta venendo qui, quindi vedremo come andrà a finire LOL!"

Aveva appena finito di scrivere, quando sentì suonare al campanello. Giusto per non fare impazzire Remus il precisino, scrisse sul quadernetto l'ora esatta (11:23) con tanto di "Sconosciuto arrivato!" e si alzò.

Si diresse con tutta la calma del mondo ad aprire la porta e, quando lo fece, si pentì di non aver fatto più in fretta.

Porca miseria, quel ragazzo era... era... woah. Capelli lunghi fino alle spalle e neri, un paio di occhi del color del ghiaccio... Cavoletti di Bruxelles, Remus aveva buon gusto, eh?

Il tipo teneva in braccio una sorta di versione minuscola di lui, solo con capelli tagliati corti. I vestiti dei fratelli erano molto simili, quasi aristocratici. Forse quel paio di scarpe Remus se lo poteva permettere solo se avesse venduto la cucina con la mamma dentro in omaggio.

Si dipinse sul volto un sorriso cordiale tipico di John, più che di Remus. Ma va beh, siamo lì.

"Numero sconosciuto?" chiese con voce tranquilla.

Il ragazzo sembrava attonito, o semplicemente confuso. Dovette resistere alla tentazione di schioccargli le dita davanti agli occhi.

"S-Sì, sono io. Sei... Sei il ragazzo con cui ho parlato finora, vero?"

"Sì, certo! Entra pure!"

Bugia, ma poco importava. Il suo compito era proteggere Remus, ed aveva tutte le intenzioni di farlo.

Osservò il ragazzo entrare in casa con esitazione e notò solo in quel momento che stava tremando da testa a piedi. Mh... Quasi gli dispiacque vederlo in quelle condizioni.

"Scusami se te lo chiedo," cominciò Moony. "Ma... Com'è che ti chiami? Sai, solo per non far terrorizzare troppo i sign- i miei genitori."

"A-Ah, no... scusa, è... è colpa mia. Mi chiamo Sirius."

"Sirius?" Moony si sforzò di non ridere e si dovette mordere il labbro inferiore per non farlo.

Sirius sembrò notare la cosa e ne parve offeso, ma non troppo, come ormai se fosse abituato a simili situazioni.

Beh, non lo biasimava di certo.

"Sì, Sirius." disse con più decisione, quasi sfidandolo con lo sguardo. Moony desiderò che continuasse a sfidarlo con lo sguardo. Era così figo! "E tu come ti chiami?"

"Mo- Remus. Remus Lupin."

Sirius sorrise appena, troppo stanco per osare di più.

"Cioè, ti chiami come uno dei fondatori di Roma allattato dalla lupa, e vai anche "Lupin" di cognome? E ridi al mio di nome?"

Sì. Remus aveva un nome ridicolo, lo sapeva già. Non era mica colpa sua se ce l'aveva.

"Divertente. Seguimi."


 

La casa era piccola, ma accogliente. Dava un'aria di famiglia che casa sua non avrebbe mai potuto trasmettere, troppo grande... troppo cupa.

Remus Lupin lo accompagnò in cucina dove una donna sedeva nervosamente al tavolo, come se fosse sul punto di correre via.

Sirius strinse meglio il fratellino tremante contro sé. Regulus non aveva ancora detto una parola, probabilmente guidato dalla voce di sua madre nella testa che aveva sempre detto loro di non parlare con gli estranei. Ma, più che per proteggerli, era perché non voleva che la gente del loro rango si mischiasse con la plebaglia della città.

Neanche fossero nel Medioevo.

"Mamma, questo è Sirius. Sirius, lei è Hope, mia madre." disse Remus con un sorrisetto... strano sul volto.

Sirius non riusciva bene a capire perché, ma l'aveva immaginato differente per telefono. Ma non quel differente del tipo che ci si potrebbe sbagliare di poco, che ci si sarebbe aspettato di meglio. Nono, quel ragazzo era completamente diverso. L'opposto di quello a cui era abituato, come se avesse giocato per tutto il tempo ad interpretare un altro ruolo.

Forse non ci aveva parlato abbastanza... In ogni caso, Sirius aveva troppi pensieri per la testa per soffermarsi troppo su quei, per quanto grossi, particolari.

"Sirius?" sentì Hope dire in un sussurro.

"Salve, signora," cominciò cercando di interrompere quel momento di imbarazzo che stava cominciando a crearsi, "mi perdoni per l'improvvisa intrusione, ma Remus ha detto che suo marito avrebbe potuto aiutare mio fratello e..."

"Non ti preoccupare, ora vado a chiamare mio padre" disse Remus e, quando abbassò gli occhi d'ambra per osservare Regulus, gli sembrò di vedere il suo sorriso addolcirsi.

Ecco, quella era la persona che si aspettava di vedere. Comunque, fu solo un istante, perché Remus si voltò e sparì in una porta vicina al frigorifero coperto di calamite.

Cadde un silenzio pesante, che fu comunque subito spezzato dalla signora Lupin che si alzò velocemente per fargli spazio.

"Siediti pure! Devi essere stanco!" cominciò tutta frettolosa. Era palese che si sentisse a disagio.

Comunque Sirius accettò e si sedette sistemando il fratellino spaventato sulle gambe. Si preparò mentalmente a tutte le domande che sicuramente avrebbe ricevuto di lì a poco, tutte riguardanti il chi era e come aveva conosciuto suo figlio, probabilmente.

"Scusa tanto Remus, caro. Gli piace scherzare." disse invece.

Sirius aggrottò le sopracciglia.

"..Prego?"

"O-Oh sì, beh... Immaginavo avesse fatto qualche battuta fuori luogo o che... ehm..."

"Niente... Niente del genere, signora." Meglio non menzionare come era quasi scoppiato a ridere nell'apprendere il suo nome. "È stato gentile." Cosa che, nonostante tutto, era vera.

"Gentile?" ripetè lei, visibilmente incredula.

"...Sì, perché non dovrebbe-"

Il rumore di passi più pesanti lo interruppe e un uomo entrò in cucina. Aveva gli stessi occhi ambrati di Remus, ma avevano perso la brillantezza che dovevano aver avuto in gioventù.

L'uomo si avvicinò, si presentò come Lyall Lupin, e poi si sedette davanti a lui per dare un'occhiata a Regulus.

"E tu chi sei?" gli chiese gentilmente mentre Sirius provava a far girare il fratellino per mostrare i suoi occhi gonfi.

Regulus strinse forte le labbra senza opporsi allo spostamento, ma rimanendo del tutto restìo a parlare.

"Reg, non ti preoccupare," sussurrò Sirius al suo orecchio. "Io sono qui, e lui è una brava persona. Dovresti essere gentile e presentarti anche tu, sai?"

La cosa sembrò funzionare quasi all'istante.

Mai apparire maleducati, mai!

"M-Mi chiamo Regulus..." sussurrò il bambino stringendo forte la mano di Sirius tra le sue piccoline.

"È un piacere conoscerti, Regulus. Hai un nome bellissimo." rispose Lyall che nel frattempo si era messo gli occhiali e aveva cominciato ad esaminare dal lontano gli occhi del bambino.

"L'ha scelto il mio fratellone."

Eh certo. Non poteva permettere alla madre di mettergli un altro stupido nome tipo "Sirius". Se doveva per forza scegliere tra nomi di stelle, allora "Regulus" era uno dei più accettabili.

"Davvero? Ma che bravo che è stato." disse Lyall, ma si capiva che era distratto. "Ti spiace se ti tocco? Prometto che sarò delicato."

"Okay..."

Sirius sentì il fratellino irrigidirsi in braccio a lui quando l'uomo cominciò a sfiorare i suoi occhi per capire meglio il danno e non riuscì a guardare oltre, dunque spostò gli occhi su Remus che osservava poco distante.

Lo osservava attentamente da dietro le lenti dei suoi occhiali rettangolari, quasi da vero nerd.

...Quando se li era messi? Beh, non che fosse un problema.

"Voi siete Black, non è vero?" chiese Lyall.

Se non avesse saputo che il suo cognome era abbastanza famoso in tutta Londra, avrebbe pensato che quella fosse una qualche battuta razzista.

"Ha rapporti con la mia famiglia?" rispose Sirius trattenendo una smorfia.

"Se così si può dire..." face Lyall, piuttosto vago. "Ora perdonami, Sirius, ma ho bisogno di silenzio e concentrazione."

Il resto della mattinata passò nel silenzio qualche volta rotto dai gemiti del fratellino che puntualmente consolava.


 

Moony aveva ragione. Quel ragazzo era proprio bello. C'era qualcosa nei suoi tratti che lo rendeva diverso dagli altri... Forse quell'aria quasi aristocratica, oppure quegli occhi di un grigio particolare, come del colore del ghiaccio.

Non che John comunque ne fosse attratto. Lo trovava semplicemente interessante.

John era etero, a differenza di Moony. Remus era bisessuale, quindi magari avrebbe trovato quel ragazzo interessante tanto quanto lui, se non di più.

"Si è addormentato," disse il ragazzo in questione facendolo riscuotere dai suoi pensieri.

John si sistemò meglio gli occhiali sul naso.

"Se vuoi possiamo metterlo sul mio letto." propose con un sorriso gentile.

Povero Sirius... sembrava averne passate tante.

"Oh... Oh, no, non ti preoccupare. Forse è meglio che io vada..." Sirius balbettò, ma si vedeva lontano un miglio che non voleva andarsene.

"Insisto. Solo per oggi, per fare riposare un po' tuo fratello."

Sirius prese un respiro accarezzando distrattamente i capelli di Regulus.

"...D'accordo." Quindi si alzò trasportando il bambino e John lo guidò nella loro stanza.

E fu mentre lo osservava poggiare il piccolo sul suo letto che notò una cicatrice sulla sua mascella. Era quasi invisibile, ma la luce del sole che entrava dalla finestra mise in risalto le sue ombre.

"Cos'hai lì?" la domanda gli scivolò dalle labbra prima che potesse fermarla e se ne sentì subito in colpa. Non era la cosa più carina da chiedere ad uno sconosciuto.

"Cosa?" chiese Sirius voltandosi verso di lui. All'ombra, la cicatrice parve sparire.

"Nulla. Era... Era un gioco di luce. Sul tuo volto."

Patetico.

Cavolo, non era il momento!

"Stai bene?" fece Sirius dopo un secondo di silenzio.

John spostò nervosamente il peso da un piede all'altro.

"Sì, perché?"

"Forse è una mia impressione, ma... prima eri completamente diverso. Di certo non eri così nervoso, comunque. Ho fatto qualcosa di sbagliato?"

Gli piacevo di più io!! Ahah!

Taci.

"No! Nono, non hai fatto niente di sbagliato! È solo che... tutta la scena mi ha un po' intristito e..." John abbassò lo sguardo su Regulus e sui suoi occhi ora medicati e bendati. "Mi dispiace tanto per quello che gli è successo. Cioè, tu mi hai detto che si è fatto male, ma io... io..."

"Sì, so cosa pensi. Ma non è così." Sirius parve mettersi subito sulla difensiva. "Stavamo giocando, lui è andato a sbattere contro una porta come un'idiota ed eccoci qua."

E allora perché non chiedere aiuto a qualcuno a casa sua? Perché non andare in un ospedale, o chiamare i suoi amici?

Tuttavia, John non se la sentì di fargli quelle domande. Anche lui aveva avuto, molti anni prima, i suoi motivi per non chiedere aiuto ad adulti. Non l'avrebbe certo giudicato per questo.

"Capisco." mormorò e fu abbastanza chiaro che non credeva ad una sola parola... Però rispettava il suo silenzio.

Sirius annuì lentamente.

"Se c'è qualcosa che posso fare, io-"

"Hai già fatto tanto, hai aiutato Regulus e questo mi basta." Sirius si accarezzò nervosamente la mano ingessata.

Il gesso era stato colorato e disegnato dai suoi amici. Poteva leggere un GUARISCI PRESTO, IDIOTA! e un PETER PETTIGREW PUZZA.

Però gli parve assurdo leggere un po' più di lato, e sotto numerosi tagli scarabocchiati sopra, una frase piuttosto inquietante:

-Perché non ti ammazzi, cuginetto?-

  
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