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Autore: AstreaA    02/04/2019    2 recensioni
"«Tutto risolto allora? ».
Goku attirò la sua attenzione. La fissava intensamente, quasi la vedesse per la prima volta. La donna indietreggiò imbarazzata, allontanandosi appena e voltandogli le spalle, quasi a disagio all’idea di ricambiare quello sguardo.
«Certo che no! », ringhiò brusca, stringendo i pugni e scuotendo il capo. «A volte ti comporti come uno… », non terminò la frase. […] Prese un respiro, scostandosi i capelli dal viso con nervosismo.
Avvertì una mano posarsi sulla spalla.
«Mi farò perdonare! Senti dal momento che Gohan e Goten sono a scuola, potrei rimandare di qualche ora i miei allenamenti e fare quella cosa… ».
Le si parò davanti, con un’espressione insolita per lui. Una nuvola di malizia ed eccitazione velavano l’ingenuità pura del suo sguardo e dei suoi pensieri."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Chichi, Gohan, Goku, Goten | Coppie: Chichi/Goku
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un silenzio assoluto, quasi innaturale, accompagnò quell’antica nascita. I suoi deboli raggi, si specchiavano e si infrangevano contro la superfice ghiacciata del fiume che scorreva accanto alla rotondeggiante dimora, ancora addormentata. Piccoli steli d’erba bianchi spuntavano dal manto innevato del terreno, nel fitto abbraccio della nebbia, laddove tutto era ancora pallido e indistinto. Pennellate rosa chiaro e oro si mischiavano all’azzurro pallido del cielo.
Incinta. 11 settimane.
Lesse, i lunghi capelli neri scomposti davanti al viso arrossato, le labbra tremanti, il corpo scosso da brividi e le dita che ancora stringevano il test di gravidanza.
Alcune lacrime morirono lungo il suo collo.
Sentimenti discordanti vibravano dalle sue viscere al petto e scalciavano, urlavano, spingevano come per vedere la luce.
Non più essere… fa che non sia vero… io non voglio…” aveva pensato solo la sera prima, esausta, disperata, umiliata e vulnerabile. Socchiuse gli occhi, abbondandosi contro la fredda parete del bagno, scivolando fino a ritrovarsi in ginocchio.
Erano settimane che il dubbio e un’immotivata paura la soffocavano, scandendo ogni singola ora del giorno e della notte come un conto alla rovescia.
Avrò un bambino.
Un bambino!
Ma io non sono pronta, no, non lo sono. E’ tutto così inaspettato. Non avrei mai immaginato di ritrovarmi nuovamente in attesa di un figlio.
Io non sono sicura di volerlo.

Quell’ultimo pensiero la travolse come un’onda.
Un profondo senso di vergogna l’attraversò come un colpo di spada, violento da squarciarle il petto. Aprì gli occhi di scatto, scoprendosi senza fiato. Portò una mano alla bocca, poi scosse il capo nauseata.
Che razza di donna sono? Cosa sto diventando? Sono incinta, avrò un bambino, eppure mi sento spaventata e frustrata come una ragazzina inesperta, alle prime armi. Non ho cercato questa gravidanza come non ho cercato quella di Goten, eppure lui e Gohan sono la mia vita, i miei più grandi tesori. Cosa importa se probabilmente alleverò anche il mio terzo figlio da sola? Non appena giungerà l’occasione Goku non esiterà ad andare via di nuovo. E’ la sua natura, la sua vita, e io non ne faccio davvero parte. E poi, anche se ora è tornato in vita e da me, a volte mi sento ancora terribilmente sola e angosciata da un suo improvviso abbandono. Devo essere forte è vero, ma la verità è che sono così stanca.
Stanca di tutto, di me stessa, delle mie scelte, di amare un uomo così diverso e impossibile. E ho così tanta fame d’indipendenza e libertà, di cambiamento e di rinascita.

Sospirò con il sapore salato delle lacrime ancora impresso sul palato. Si sollevò pallida e tremante, i piedi nudi a contatto con la fredda superficie del parquet. Portò le mani ai lati del lavandino, studiando con stanchezza il proprio riflesso allo specchio.
Occhiaie scure solcavano il suo sguardo spento e disorientato. Aprì il rubinetto, bagnando nuovamente il viso. Doveva assicurarsi al più presto delle condizioni di salute del bambino, pensò con un’incontrollata apprensione nel petto, sfiorando in una lieve carezza, in un gesto spontaneo e quasi inconsapevole, il ventre protetto dal tessuto della vestaglia.
Potrei svegliare Goku e dirglielo ma sono ancora troppo infuriata con lui
e imbarazzata per il litigio di ieri sera. Sono stata dura, anzi tremenda, lo ammetto, le mie parole però non sembrano averlo scalfito affatto. Un uomo innamorato avrebbe reagito, cercato il confronto, sarebbe rimasto quantomeno ferito e offeso, ma lui no, ovviamente.
Non lo ha mai fatto. Questa non è certo la prima volta che do il peggio di me stessa.
Quanto vorrei fosse diverso e poter contare su di lui, confidargli le mie paura e pensieri senza tenermi sempre tutto dentro.
Sono stanca di fingermi indistruttibile.
Stanca di amare per entrambi. Non c’è la faccio più!

Asciugò il volto quasi con stizza, gli occhi terribilmente arrossati. Gettò il test nel cestino, ai piedi del lavandino. Prendendo un profondo respiro, girò la chiave e uscì dal bagno richiudendo la porta alle spalle. Distrutta per il mancato riposo, spiò l’ora sul pendolo affisso alla parete, scoprendo di essere quasi in ritardo per preparare la colazione. A passo spedito, si diresse in cucina e quasi si scontrò con Goku.

«Ciao, come va? Riposato bene? », sorrise bonario, grattandosi la nuca come suo solito.
Chichi si trattenne dal prenderlo a pugni, limitandosi a dargli le spalle e a superarlo.
«Benissimo senza la tua presenza ingombrante e rumorosa», rispose piccata, aprendo la credenza dove vi erano numerose ciotole e una pentola. Ripose una generosa quantità di riso in quest’ultima, aprendo il rubinetto per bagnarlo con acqua fredda.
«Sei ancora arrabbiata?».
Goku le venne dietro. Chichi estrasse un coltello ben affilato, cominciando ad affettare con sguardo truce, il salmone che avrebbe accompagnato il riso cotto al vapore, la zuppa di miso assieme ad alcuni tamagoyaki salati e dolci per la colazione. Rimase a lungo in silenzio, la posa rigida, le labbra contratte e il respiro quasi trattenuto.
Arrabbiata? Mi chiede se sono arrabbiata? Sono furiosa e delusa dal suo comportamento e sono… sono incinta!
La mano che stringeva la lama tremò pericolosamente. Si fermò all’improvviso, abbassando lo sguardo con un sospiro. Il coltello sospeso pericolosamente a mezz’aria.
E ora cosa faccio?
Lo ripose rumorosamente sul ripiano di legno, accanto al lavello.
Si voltò, lo sguardo accesso dal timore, le braccia strette attorno al ventre, quasi a proteggersi.
Goku indietreggiò appena, ridacchiando, le mani in aria come in segno di resa.
Dovrei dirglielo, suppongo, pensò agitata. Ma a chi confesserò i miei timori? Se gliene parlassi, se solo aprissi il mio cuore, si limiterebbe a guardarmi confuso e spaesato, non capirebbe, penserebbe che sono pazza. No, lui non comprenderebbe, affatto. Lui non sa quanto è difficile crescere un figlio da sola. Dover fare da madre e da padre...
Avanzò di un passo verso di lui con aria truce, con il cuore sul punto di scoppiare dalla tensione.
«Goku! », tuonò come in tono d’accusa. Lui sussultò imbarazzato e a disagio, guardandosi attorno come in cerca di una fuga. Chichi si fermò di colpo.
E’ questo l’effetto che gli faccio?! Cielo, quel pervertito di Muten aveva ragione!
“Goku ha il terrore di sua moglie, ecco la verità! La creatura più pericolosa della galassia è Chichi, altro che Super Saiyan!”
. Al ricordo di quelle parole, portò una mano alla fronte, sconfortata. Tornò a guardarlo dopo qualche secondo, sforzandosi di assume un tono più mite e conciliante.
Come farò a crescere un altro bambino da sola? Cosa farò quando mi lascerà di nuovo?


«Goku… ecco io…», disse con voce incerta guardandolo negli occhi, spostando nervosamente i capelli da una parte all’altra del viso, fin quando qualcosa al di là delle spalle di suo marito, attirò nuovamente la sua attenzione, annullando ogni proposito.
Aperta sul divano, rivolta verso l’alto, giaceva l’ormai discussa rivista.

«Goku…», sibilò come un serpente, i pugni chiusi, lo sguardo nuovamente infuocato. «Vedo che quella cosa è ancora lì. Spero che tu le abbia dato un’ulteriore occhiata, sei un pervertito sai? Oltre che un pessimo marito e un pessimo esempio per i nostri figli», portò le mani ai fianchi, scuotendo il capo stancamente, esasperata.
Ora è davvero troppo! Giuro che lo faccio dormire fuori casa!  

«Urca! Ecco dov’era! Ieri sera l’ho cercata disperatamente ovunque».
Suo marito si voltò con un’espressione ingenuamente sorpresa, rigirandola tra le mani.
O era tutto scemo o un grandissimo attore, pensò la donna sconcertata.
« Ora la distruggo. Ecco, vieni!».
Stringendo con delicatezza il suo polso, Goku la condusse verso l’ingresso con un sorriso. Una volta fuori, furono investiti da un’aria gelida e penetrante. Chichi rabbrividì, una mano posata distrattamente sul ventre e i piedi completamente immersi nella neve, circondata dal candore della natura che inviolata, si estendeva per miglia di distanza: un piccolo pezzo di paradiso, eppure a volte, più simile ad una prigione. Incurante della bassa temperatura l’uomo, allontanandosi di alcuni metri, lanciò la rivista in aria, poi, con sguardo serio e concentrato, i muscoli contratti, le mani unite e protese verso l’alto, scagliò in cielo una sfera d’energia che la distrusse sul nascere.      
« Sistemata! Va bene ora? ».
Tornò accanto a lei, affiancandola con uno sguardo quasi speranzoso.
Oh, guardatelo, ora fa l’innocentino! Tra un po’ scoprirò che in mia assenza palpeggia ogni donna! Impallidì a quel pensiero, irrigidendosi e stringendo i pugni.
Giuro che se lo scopro lo sbatto fuori di casa! Si ritrovò a pensare irritata, ignorando la sua domanda e marciando accigliata verso casa. Lui la seguì perplesso. Aveva sbagliato di nuovo?
« Ti rendi conto che hai anche riempito il pavimento di preservativi gonfiati?», disse a denti stretti, chiudendo la porta dietro di sé con un potente calcio che non lasciava dubbi sul fatto che fosse ancora profondamente in collera con lui.
«Cosa sono i preserba-? Io credevo fossero palloncini…» disse, grattandosi impacciatamente il capo, continuando a seguirla per il corridoio. Davvero non capiva cosa avesse fatto di tanto grave.
«Lascia stare». Tagliò corto Chichi, fulminandolo con lo sguardo.
Dovrei fare un’ecografia, e se il test non fosse attendibile? Pensò per un secondo. No, è impossibile. E poi i sintomi ci sono tutti. Sospirò, riprendendo ad affettare il salmone e controllando di tanto in tanto il riso in ammollo.
Potrei portare Goku con me. Ipotizzò per poi scuotere il capo amareggiata.
No, meglio di no. Non lo voglio tra i piedi, e poi oltre ad annoiarsi, chissà quali figure mi farebbe fare. Quando aspettavo Gohan ricordo che lui venne con me, e guardando il monitor mi mise in profondo imbarazzo.

 “Urca, come ci è finito un bambino lì dentro?”.
“Non lo ha messo lei forse? Non è il padre del bambino?”. Il Dottore era semplicemente sconcertato.
“Io non ho messo dentro un bel niente, me ne ricorderei!” .
“Goku che figura, sta zitto!”.
“In effetti ha una strana appendice… che ne dice signora?” arrossì violentemente a quella sottile allusione. Per chi mi aveva presa quel bifolco?
“Deve essere la coda, anche io l’avevo una volta, ricordi Chichi?”
“Se lo dice lei!” Il medico si limitò a fare spallucce, mentre io sprofondai dalla vergogna e dalla stizza.


Sottili fiocchi di neve ripresero a cadere dal cielo, silenziosi, quasi delicati. Strinse gli occhi, preda di una fastidiosissima emicrania, riempendo stancamente le numerose ciotole con il riso e le varie portate grigliate e cotte al vapore. Al centro della tavola, un ampio piatto di porcellana con le nuribashi. Dovette fermarsi più volte, infastidita come mai prima d’allora, dall’odore del salmone. Quando finalmente prese posto a tavola, pallida ed esausta, scoprì di essere priva della forza e della voglia di mangiare. Semplicemente, si limitò ad osservare il piatto dinanzi a sé, lo sguardo spento, perso in mille pensieri e timori che sapeva, non avrebbe potuto condividere con nessuno.
Non aveva amici intimi, non ne aveva mai avuti, pensò con rammarico. D’altro canto aveva condotto una vita profondamente solitaria fino ai suoi diciannove anni, con un padre premuroso e amorevole, pronto a soddisfare ogni suo capriccio.

«Mamma stai bene? Ti vedo un po’ pallida e non hai toccato cibo vedo… ».
Sussultò. Il tovagliolo accanto a lei cadde a terra senza far rumore. Voltò il viso imbarazzata dinanzi l’espressione sinceramente preoccupata di Gohan. Diversamente da Goku e Goten, aveva smesso di mangiare, le mani strette in pugni, sembrava quasi agitato e ansioso. Le sopracciglia erano lievemente inarcate e una nota di allarme brillava nel suo sguardo scuro.
«Temo di avere l’influenza tesoro, ma non preoccuparti, starò bene», Chichi forzò un sorriso con dolcezza, la voce improvvisamente morbida e rassicurante. Lui sembrò rilassarsi e ricambiò il sorriso, tuttavia, non smise di osservarla per tutto il tempo, seguendo ogni suo movimento, quasi in apprensione o in attesa di qualcosa. Per un attimo, Chichi temette che lui sapesse, o che almeno, avesse intuito il suo stato.
«… se per te non è un problema, oggi vorrei invitare Videl da noi, per studiare insieme… ».
Lo vide arrossire lievemente e potare una mano dietro al capo, in un’imitazione perfetta di Goku quand’era imbarazzato.
Sembra solo ieri che era un bambino, ed ora eccolo, quasi adulto e innamorato.
Sospirò quasi sollevata, grata che non avesse insistito con domande più scomode.
« Per me va bene », annuì, sforzando di riporre inutilmente la propria attenzione su un tamagoyaki dolce di fronte a lei. Controllò l’ora più volte, profondamente a disagio in quell’improvviso silenzio, temendo che l’ennesimo attacco di nausea, potesse tradirla da un momento all’altro davanti agli occhi suo figlio. 
« E’ meglio che ora voi due andiate a prepararvi, è quasi ora di andare a scuola… », s’impose la calma, indossando un quiete sorriso. Lasciando il tamagoyaki completamente intatto, si alzò da tavola, pronta a sparecchiare, mentre Goku gustava rumorosamente la sua razione extra.
Gohan venne in suo soccorso, insistendo apprensivo per aiutarla a lavare le prime scodelle e piatti, coinvolgendo con loro anche il piccolo Goten.
«Non vogliamo che ti stanchi molto… sei davvero sicura di star bene, mamma?».
Gohan sembrò insistere particolarmente su quella questione, lanciando sporadiche occhiate in direzione di suo padre, che ricambiò lo sguardo confuso.
«Sto bene. Davvero. Ora però andate, non voglio che arriviate tardi a causa mia… ».
Baciò entrambi i suoi figli sulle guancia, spingendoli letteralmente fuori dalla cucina.
«Mi raccomando mamma non affaticarti!».
Fu la premurosa raccomandazione del ragazzo, prima di sparire dalla stanza.
«Sbrigati, qualcuno in città potrebbe aver bisogno di Great Saiyamen!», sorrise in risposta.
Poggiando con un sospiro le spalle contro il ripiano del lavello, si limitò ad attendere con le braccia incrociate che Goku terminasse la colazione.
Forse è arrivato il momento di parlare. Sì, dovrei decisamente dirglielo. E’ giusto che lui lo sappia per primo,
pensò con agitazione e un senso d’angoscia a comprimerle il petto, la respirazione e la capacità di formulare pensieri lucidi. Si ritrovò inconsciamente a dargli le spalle, stringendo gli occhi e disegnando cerchi immaginari sulle tempie.
Quest’emicrania mia sta uccidendo. Non ne posso più!
D’improvviso aprì gli occhi di scatto, reprimendo un grido. Una lacerante fitta le attraversò il ventre come a squarciarlo in due. Allungò una mano dinanzi a sé, tentando a vuoto di sorreggersi, quando le ginocchia cedettero e lei perse l’equilibrio.
Delle forti braccia l’avvolsero in tempo.
«tesoro stai bene?».
Chichi incontrò lo sguardo lievemente perplesso e accigliato di suo marito. Una mano le circondava la vita e l’altra era premuta accidentalmente sul suo seno.

«Mamma, papà, io e Goten andiam-…».
Gohan s’immobilizzò sull’uscio, il viso in fiamme, imbarazzato.
Chichi sussultò e arrossì a sua volta, scostandosi di colpo dalla stretta di Goku, che invece non si scompose affatto, limitandosi ad annuire.  
«Sono proprio felice che le cose tra voi vadano meglio, noi vi lasciamo soli, avrete tante cose da dirvi…».
Trascinando Goten per un braccio, Gohan si affrettò a lasciare l’abitazione con un sorriso stampato in volto.
 
Chichi rimase immobile, fissando ancora sconvolta il punto dove pochi attimi prima erano spariti i suoi figli.

«Tutto risolto allora? ».
Goku attirò la sua attenzione. La fissava intensamente, quasi la vedesse per la prima volta. La donna indietreggiò imbarazzata, allontanandosi appena e voltandogli le spalle, quasi a disagio all’idea di ricambiare quello sguardo.
«Certo che no! », ringhiò brusca, stringendo i pugni e scuotendo il capo. «A volte ti comporti come uno… », non terminò la frase.
Inutile insultarlo, non migliorerò di certo la situazione comportandomi così. Devo dirgli che aspetto un bambino, non mettermi a litigare per l’ennesima volta.
Prese un respiro, scostandosi i capelli dal viso con nervosismo.
Avvertì una mano posarsi sulla spalla.
«Mi farò perdonare! Senti dal momento che Gohan e Goten sono a scuola, potrei rimandare di qualche ora i miei allenamenti e fare quella cosa… ».
Le si parò davanti, con un’espressione insolita per lui. Una nuvola di malizia ed eccitazione velavano l’ingenuità pura del suo sguardo e dei suoi pensieri.
«Cosa… intendi? », la donna sentì di avvampare pericolosamente, tuttavia, si accigliò, cercando di non scomporsi.
«Metterci nel letto insieme? Cosa ne pensi? ».
L'uomo sembrava entusiasta all’idea.
Cos’è guardare tanto a lungo quella rivisita lo ha ispirato?
Mio marito sta diventando un pervertito! Un porco!
Pensò, soppesando se prenderlo a pugni o meno.
«Ascolta Goku, devo dirti una cosa… », si sforzò di ignorare quell’ultima parte di conversazione, addolcendo il timbro della voce.
«Non ti va? Strano di solito non vedi l’ora di restare da sola con me per… ».
Goku sembrava sconcertato e forse anche un po’ deluso. Chichi posò una mano sulle sue labbra, ancora imbarazzata e a disagio come una ragazzina.
No, non poteva attendere, il momento era arrivato.
«Goku ecco, io… », esitò, cercando disperatamente i suoi occhi. «… sono… »

In quell’attimo tutto sembrò fermarsi.

 
 
   
 
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