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Autore: Montana    09/04/2019    0 recensioni
"Preoccuparsi significa soffrire due volte"
Newt è tornato da New York e per la prima volta dopo molti anni è felice.
La sfortuna però sembra avere un debole per il povero Hufflepuff, che viene trascinato in un'indagine trans-continentale. Tra segreti, bugie, nemici vecchi e nuovi, la strada che Newt deve percorrere si allunga per tutta l'Europa; riuscirà, con un po' di aiuto, ad arrivare sano e salvo alla fine?
[Seguito di "Cos'è successo a Newt Scamander"; non seguirà il canon degli eventi di "Animali Fantastici-I Crimini di Grindelwald"]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Gellert Grindelwald, Newt Scamandro, Nuovo personaggio | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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XV
Dove da una porta aperta non escono che guai
 
15 Aprile 1927 (Venerdì Santo)
Ministero della Magia, Londra magica
Tardo pomeriggio
 
«So che non ne potete già più, ma ascoltatemi mentre vi ripeto tutto per l’ultima volta. Abbiamo la lista completa dei purosangue britannici che hanno avuto contatti con Grindelwald prima, dopo e durante la guerra. Alcuni di loro saranno presenti stasera ma non è detto che siano ancora affiliati a lui. Non attaccate se non siete sicuri che stia per succedere qualcosa, e non partite subito con un incantesimo aggressivo. Uno Stupeficium o una semplice pastoia andrà bene. Controllate tutto quello che vi sembra sospetto, in questi casi è meglio abbondare. Se dovessero riuscire a provocare un incidente, occupatevi prima dei civili: non mettetevi a combattere nell’atrio del Ministero, non con tutta la gente in mezzo. È tutto chiaro? Bene, buon Galà colleghi»
Gli Auror uscirono vociando dall’ufficio e Theseus sospirò. Si aggiustò il nodo alla cravatta e guardò l’orologio: erano le cinque, il Galà sarebbe iniziato in meno di un’ora e non sarebbe finito prima di mezzanotte. Lo aspettava una serata molto, molto lunga.
«Theo, non vieni?» gli chiese Newt facendo capolino dalla porta. Persino lui, per l’occasione, si era vestito a modo: aveva un completo da giorno blu e i capelli quasi pettinati. A Theseus ricordava come lo vestiva la loro madre quando lo obbligava a partecipare alle feste di famiglia, in un’altra vita, e questo lo fece sorridere «Arrivo, volevo solo essere sicuro di avere il nodo dritto»
I due fratelli s’incamminarono per il corridoio in fondo al quale li aspettava Tina. Nel vederli camminare fianco a fianco, pensò la donna, si vedeva che erano fratelli: c’era qualcosa di familiare nei loro movimenti, anche se Newt era più sbilenco e Theseus invece stava dritto come un fuso, e anche nel modo in cui si stiravano nervosamente l’orlo della giacca con le mani. Newt era più eccentrico, nel suo completo blu dalla cui tasca spuntava Pickett e il papillon, mentre Theseus era impeccabile nel suo vestito grigio fumo con la cravatta ben dritta, ma avevano una certa aria di famiglia. Tina li guardo avvicinarsi sorridendo. Newt le offrì il braccio, impacciato ma galante «Stai molto bene vestita così» le disse, facendola arrossire un po’. Passando oltre, Theseus sogghignò.
Entrarono tutti insieme nell’atrio del Ministero, trasformato per l’occasione nel salone delle feste. Al momento era pieno di soli impiegati del Ministero, di ogni reparto, tutti uniti nella gioia di qualche giorno di ferie, ma presto sarebbero arrivati gli ospiti e il loro lavoro sarebbe cominciato.
Nervoso, Theseus si avvicinò al bancone del bar e ordinò una burrobirra, abbastanza leggera da mantenerlo concentrato ma allo stesso tempo utile a rilassare un po’ i nervi. Nel ripassare mentalmente i passi del piano, il suo pensiero corse per un attimo a Dumbledore che aveva ripreso a lavorare nella casa in Germania anche senza Amelia. Poi sentì suo fratello ridere e la sua attenzione si focalizzò su di lui, in un angolo vicino a Tina Goldstein, sorridente e felice come se non avesse un pensiero al mondo. La sola idea gli fece venire voglia di scambiare la sua burrobirra con un whiskey incendiario, ma si trattenne.
 
Gli ospiti avevano cominciato ad arrivare e Tina aveva già individuato cinque maghi di quelli citati nella lista. Sembravano avere tutti un’aria sospetta, ma forse era lei a essere prevenuta.
«Ci sono Duff, la vedova Rosier, Lloyd, Branson e MacKenzie» sussurrò a Newt sorseggiando la sua Acquaviola «Vedi qualcun altro?»
Newt scosse la testa «No, ma la serata è appena cominciata. Se dovessi attaccare stasera, aspetterei di vedere la sala bella piena»
«Sei nervoso?» gli chiese Tina. Era una domanda stupida, con tutto quello che stava succedendo, ma aveva bisogno di sapere come si sentiva Newt.
Lui scosse la testa «Sono andato all’Accademia ad allenarmi» le confidò «All’inizio ne ho prese un bel po’, ma ora ho ripreso la mano. Se dovesse esserci un attacco non sarò completamente inutile, potrò quantomeno proteggerti»
Lei si finse offesa «Sono un Auror, signor Scamander, non ho bisogno di alcuna protezione!»
Newt arrossì: sapeva bene che Tina era molto più allenata di lui nei duelli, ma vedendosela lì davanti in un bell’abito blu che faceva risaltare i suoi occhi se n’era quasi dimenticato; era così bella…
«Hai ragione, questo vestito ha fatto uscire il cavaliere senza paura che è in me» ammise, sorridendo nel vederla arrossire «Sono sicuro che darai molto più filo da torcere tu a Grindelwald rispetto a me»
In quel momento l’orchestra cominciò a suonare e molte coppie attorno a loro si unirono nella danza. Lui colse l’occasione al balzo «Mi permetti questo ballo?» le chiese, porgendole la mano. Lei la accettò sorridendo.
 
Lachlan MacKenzie, un omaccione dai capelli rossi e dal ribollente sangue scozzese, non ne poteva più di aspettare. Guardò il suo vicino, lo smilzo Alistair Drake, per vedere se anche lui dava segni di irrequietezza ma quello sembrava più calmo che mai. Sorseggiava whiskey incendiario e si guardava attorno con aria quasi annoiata, come se disseminati per la sala non ci fossero tutti gli Auror che stavano indagando su di loro. Non che a Lachlan importasse davvero degli Auror, quelle incapaci teste di bacchetta che si ostinavano a mettere il naso dove non dovevano; fosse stato per lui li avrebbe eliminati tutti, dal primo all’ultimo.
A quel punto sentì le uova di Ashwinder incantate che aveva nascosto in una tasca della giacca farsi più pesanti. Si guardò di nuovo attorno, sempre più impaziente: Grindelwald gli aveva dato un compito così importante, perché doveva aspettare?
 
Theseus teneva gli occhi fissi su MacKenzie, che sembrava il più irrequieto tra i sospetti presenti quella sera, quando Wolf arrivò di fretta al suo fianco. Sul viso solitamente freddo del tedesco c’era un’espressione entusiasta «Scamander! Ci sono novità» gli sussurrò, stando attento a non farsi sentire dagli astanti.
«Novità? Di che genere?» chiese Theseus, gli occhi dardeggianti da un capo all’altro del salone alla ricerca di un segno di attacco.
«È appena arrivato un patronus dalla Germania: ce l’hanno fatta, Prewett ha aperto la porta!»
«Cosa?! Sei sicuro che non sia una trappola per farci lasciare scoperto il Ministero?»
«Il patronus aveva la voce della signorina Prewett, ne sono più che certo. Chiede se qualcuno può andare a vedere, vuoi che faccia io?»
Theseus scosse la testa e posò il bicchiere sul bancone «No, vado io. Nel caso succeda qualcosa mentre non ci sono, sei tu a capo della squadra. Di’ a mio fratello di stare in guardia» aggiunse, e corse fuori a smaterializzarsi.
 
 
Foresta Nera, Germania
Quella mattina
 
Amy si materializzò all’entrata del palazzo e constatò che in Germania faceva freddo anche a metà aprile. Si affrettò ad aprire il cancello e a entrare nel palazzo, portando in mano un grosso volume rilegato.
«C’è nessuno?» chiese, facendosi luce con la bacchetta.
Sentì un tramestio e dall’ombra apparve Dumbledore che la guardò sorpreso «Signorina Prewett! Non mi avevano detto che mi avrebbe raggiunto, oggi»
«Non era previsto, anche se in realtà sarei dovuta tornare già da un po’. Ho avuto un’illuminazione, forse so come aprire la porta» aggiunse, sollevando il librone.
Dumbledore trasalì «È una copia del Grimorio di Sygin? È estremamente raro, dove l’ha trovato?»
«L’ho preso in prestito dalla biblioteca della Gringott, ho pensato che oltre il Cerchio di Ginnungagap potrebbero esserci altri incantesimi a base norrena. Ho avuto qualche difficoltà a tradurre le rune ma ieri ho trovato questo: il lucchetto di Odino. È un particolare incantesimo familiare, è a base simbolica anziché di sangue. Secondo me, su quella porta è inciso un simbolo che sta molto a cuore a Grindelwald; e questa è una lista di tutti gli incantesimi norreni che potremmo usare per sbloccarlo, se dovessimo trovarlo» aggiunse, sfilando dal libro un foglio di pergamena tutto scritto.
Dumbledore le sorrise orgoglioso «Quanto ci ha messo a trovare tutte queste informazioni, signorina Prewett? Ha fatto un ottimo lavoro»
Lei scrollò le spalle «Più o meno tutta la notte, nulla che non abbia mai fatto per gli esami ad Hogwarts. Vogliamo cominciare?»
 
Siccome Revelio non aveva mai funzionato, per cercare di far apparire dei simboli sulla porta Amy tentò alcuni degli incantesimi nel Grimorio. Si tirò su le maniche del maglione giallonero, sfoderò la bacchetta e cominciò a provarli uno alla volta.
Aveva sempre amato quelle attività ripetitive, sin da quando era ancora a Hogwarts, perché la aiutavano a tenere la testa a posto e libera dai brutti pensieri. Dopotutto, era difficile pensare alla psicopatica che aveva cercato di ucciderti se ti concentrarvi abbastanza a decifrare incantesimi scritti con rune di origine norrena, più antiche e più complesse di quelle che aveva studiato a scuola. Leggere, tradurre, puntare e pronunciare, almeno due volte per essere sicura. Scintille di ogni colore baluginavano ipnotiche sulla punta della sua bacchetta, ma nessun incantesimo sembrava in grado di scalfire la protezione della porta. Possibile che anche il Grimorio fosse un buco nell’acqua? No, una specie di sesto senso le diceva che tra quelle pagine c’era la risposta che stava cercando.
Fu solo dopo qualche ora che la sua pazienza venne in parte ricompensata, quando una scia di scintille color indaco partì dalla sua bacchetta e disegnò un fitto reticolato sulla porta. Dumbledore, seduto alle sue spalle, si alzò di scatto «L’hai trovato!» disse, sorpreso e ammirato.
Amy ripeté l’incantesimo e questa volta mantenne il flusso di scintille, facendo brillare l’intero tracciato «Guardi, professore! L’ho bloccato!» esultò, incredula. Lui le si avvicinò «Complimenti, signorina Prewett. Come mi consiglia di spezzare questa barriera?»
«Non è un compito un classe, può procedere anche senza chiedermi un parere»
Con un tocco della bacchetta del professore la barriera protettiva scomparve e la porta si mostrò com’era in realtà, tutta ricoperta di incisioni. Amy riconobbe alcune rune norrene, qualche parola in tedesco e dei disegni che non riuscì a qualificare.
Dumbledore sospirò «Beh, se ci fosse stato un solo simbolo sarebbe stato troppo facile. Facciamo una pausa, signorina Prewett. Può permettersela, ha già fatto molto»
 
Dopo un altro paio d’ore, più o meno mentre al Ministero iniziava il Galà, dopo aver letto e riletto l’elenco di incantesimi Amy era pronta a continuare. Certo, se avesse saputo quale dei simboli incisi sulla porta era quello giusto sarebbe stato più semplice, ma non le restava che provare.
Provò e riprovò, simbolo dopo simbolo mentre fuori calava la sera. A un certo punto fu colta da un moto di stizza e colpì la porta con un Bombarda Maxima che le rimbalzò contro mandandola a sbattere contro il muro opposto, ma questo servì quantomeno a rimetterle a posto le idee. Quando però si rese conto che non aveva provato neanche la metà dei simboli cedette allo sconforto e appoggiò la fronte alla fredda superficie di legno.
«Non faccia così, signorina Prewett!» cercò di consolarla il professore «Grindelwald è un mago molto potente, è già un ottimo risultato ce sia riuscita a spezzare il primo incantesimo di protezione»
Amy sospirò, seguendo con le dita il contorno dei simboli «Lo so, ma ero sicurissima che la risposta fosse nel Grimorio. Vorrei solo che questa maledetta porta mi desse un segnale…» s’interruppe, stupita. C’era un punto nella porta, quello che aveva appena sfiorato, che era…
«Caldo» mormorò «Caldo! Questo simbolo è caldo!» esultò, toccandolo con entrambe le mani per esserne sicura: era una runa che non conosceva, formata da tre figure inscritte una nell’altra, un triangolo, un cerchio e una linea.
Dumbledore le fu subito accanto «Dove?» chiese, quasi intimorito.
«Qui! È questo simbolo qui, guardi!» rispose Amy sempre più esaltata, prendendo la mano dell’uomo e appoggiandola sullo strano simbolo. Fu questione di qualche secondo, un contatto appena accennato, eppure bastò: con un rumore improvviso e sinistro che li fece allontanare entrambi dalla porta, questa si mosse sui cardini cigolanti e si socchiuse. Amy si girò verso il professore, incredula, ma lo vide terreo e spaventato come se avesse appena visto un fantasma. Preoccupata, preferì non indagare, ma gli disse «Professore, dobbiamo chiamare gli altri»
Lui annuì senza aprir bocca, lei si precipitò a mandare il suo patronus al Ministero sperando che qualcuno arrivasse in fretta.
In una decina di minuti sentirono il crack della materializzazione nel giardino e la voce di Theseus che chiamava Amy. Quando la vide uscire di corsa, impolverata e pallida ma con quella luce orgogliosa nello sguardo pensò che non era mai stato così contento di vederla. Fu anche contento di vederla indossare di nuovo i suoi colori.
«Amelia! Perché non mi hai detto che saresti tornata?» le chiese, incapace di resistere all’impulso di abbracciarla.
«È stata una decisione dell’ultimo momento. Ma non è importante; l’abbiamo aperta, Theo! Ci siamo riusciti!»
«Siete stati bravissimi, come avete fatto?»
«Ho trovato un antico grimorio… no, è troppo lunga da spiegare. Abbiamo tolto una barriera, sotto c’erano dei simboli incisi e quando ne abbiamo toccato uno si è aperta» gli spiegò Amy facendogli strada nel palazzo.
«Cosa c’è dentro?» chiese Theseus sempre più curioso.
«Non lo sappiamo. Non siamo entrati, abbiamo preferito aspettare qualcuno della squadra. Abbiamo solo controllato che non ci fossero altri incantesimi di protezione all’interno»
«Probabilmente non pensava che saremmo mai riusciti a entrare. Professore, salve! Grazie mille per l’aiuto!» salutò cordialmente Theseus, ma Dumbledore sembrava non essersi ancora ripreso e continuava a non parlare. “Strano”, pensò Theseus, ma aveva altro di cui occuparsi. La porta era di fronte a lui, intarsiata con centinaia di simboli che non conosceva, aperta, vulnerabile. Era come una ferita apertasi sul fianco di un nemico inossidabile e questo lo fece sentire euforico; non vedeva l’ora di scoprire quali segreti si celavano là dietro. Estrasse la bacchetta, ne illuminò la punta e poi spinse la pesante porta che si aprì cigolando.
La stanza era immersa nel buio, quindi Theseus scagliò in alto una sfera di luce. Era molto più piccola di come se l’era immaginata e spoglia, c’erano solo due strette librerie alle pareti e una scrivania. Sparsi ovunque c’erano rotoli di pergamena e taccuini pieni di scritte. Theseus ne raccolse uno: era scritto in tedesco, ma ogni tanto riconosceva dei numeri, delle date. Probabilmente era una sorta di diario. Sfogliandolo, la sua attenzione fu attratta da una parola familiare che compariva diverse volte nelle pagine ingiallite: Albus. Perplesso, spostò lo sguardo dal taccuino e lo lasciò vagare per la stanza un’altra volta; c’erano appunti appesi alle pareti, pergamene che a un’occhiata più da vicino si rivelarono scritte con due grafie diverse, una mappa artigianale del palazzo in cui si trovavano e di un altro, senza nome. Infine, sulla scrivania, c’era una cornice impolverata con dentro una foto di due ragazzi nel fiore degli anni, sorridenti e abbracciati, che si guardavano come se non esistesse altro al mondo al difuori di loro. Uno dei due si voltò verso la fotocamera e fu impossibile per Theseus non riconoscere il luccichio di quegli occhi.
«Amelia» mormorò all’amica che l’aveva seguito e che doveva essere prossima alla sua stessa conclusione «Come hai detto che avete fatto ad aprire la porta?»
Lei esitò un attimo poi rispose «Si è aperta quando abbiamo… quando il professore ha toccato il simbolo»
 
 
Ministero della Magia, Londra magica
Nel frattempo
 
Gellert Grindelwald, per l’occasione nei panni di Alistair Drake, imprecò in tedesco quando sentì un improvviso dolore bruciante al petto. Cercando di non dare troppo nell’occhio tirò fuori da sotto la camicia il medaglione che aveva al petto, diventato improvvisamente incandescente, e lo fissò incredulo per qualche secondo: era impossibile che fosse davvero diventato incandescente, perché l’incantesimo si sarebbe attivato solo se l’altro simbolo fosse stato scoperto, ma…
«Hanno aperto la porta» mormorò esterrefatto, guadagnandosi le occhiate perplesse di alcuni suoi vicini. Lui non ci fece caso, però; aveva problemi molto più impellenti.
In qualche modo (non sapeva come ma l’avrebbe scoperto, eccome se l’avrebbe scoperto) gli Auror erano riusciti a entrare nel suo studio nella Foresta Nera, quindi avrebbero presto scoperto alcuni suoi segreti. Niente di rilevante ai fini della loro stupida indagine, se ne sarebbero accorti subito, ma erano cose di cui nessuno doveva venire a conoscenza e il pensiero di quegli Auror con le loro bacchette sudicie che toccavano le sue cose gli fece montare dentro una tale furia che per un attimo pensò di far scoppiare una vera e propria guerra dentro al Ministero. Poi però recuperò la calma e si sforzò di pensare a un’alternativa più sensata: in quel momento non gli interessava più colpire il Ministero, voleva ferire personalmente quegli Auror maledetti, Scamander e la sua squadra.
In quel momento vide entrare nella sala l’altro Scamander insieme a una donna coi capelli corti che a una seconda occhiata riconobbe come l’amica Spezzaincantesimi di cui gli aveva parlato Leta. Probabilmente aveva giocato un ruolo importante nell’apertura della porta, quindi meritava di pagarne le conseguenze.
D’un tratto gli venne un’idea. Cercò nella folla MacKenzie e la vedova Rosier e li portò in un angolo riparato «Cambio di programma, non farete esplodere le uova qui al Ministero» annunciò.
MacKenzie non sembrava per nulla contento «Cosa?! È tutta la sera che aspettiamo e adesso va tutto a monte?»
«Lascialo parlare, troglodita» lo rimbeccò la Rosier.
«Grazie. Non preoccuparti, Lachlan, quelle uova esploderanno questa sera ma non qui. Avete presente la casa dove vive Scamander, quella che Morten ha tenuto d’occhio nelle scorse settimane? Voglio che andiate lì e quando arrivano Scamander e la sua amica voglio che li facciate saltare in aria, d’accordo?»
La donna lo guardò incuriosita «Non è un metodo molto… babbano?» azzardò.
Grindelwald però aveva previsto una tale obiezione quindi fu pronto a ribattere «Proprio per questo è una buna idea, non si aspetterebbero mai una mossa simile da noi. Fidatevi di me, è la cosa giusta. Andate, adesso. Non aspettate l’arrivo degli Auror, tornate subito a Nurmengard quando avete fatto. A più tardi»
Detto ciò Grindelwald andò a cercare un posto da dove poi smaterializzarsi, lasciando gli altri due soli a organizzarsi.
«Vedi Scamander da qualche parte, MacKenzie?» chiese la donna.
Lo scozzese si guardò attorno poi indicò la porta d’ingresso del salone «Eccolo, se ne sta andando con la sua amica! Presto, seguiamoli»
 
Tina non era mai stata molto abile nelle danze quindi si lasciava trasportare da Newt, che invece era sorprendentemente dotato.
«Sei molto bravo» si complimentò quando la musica s’interruppe.
«Grazie, è merito di mia madre. Quando eravamo piccoli insisteva perché partecipassimo a tutte le feste che organizzava e ovviamente non poteva permettere che non sapessimo ballare. Credo sia la seconda volta in vita mia che mi capita di ballare fuori dal salone di casa»
«Qual è stata la prima?»
«Ad Hogwarts, se non mi sbaglio, per una festa di Natale. In America non fate queste cose?»
«No, qualcuno ha provato a insegnarmi ma sono negata, è Queenie quella che sa ballare»
«Credimi, balli comunque molto meglio di Amy»
Come se l’avesse evocata, Newt vide l’amica comparire in cima alle scale insieme a Theseus. Quando incrociò il suo sguardo gli fece cenno di rimanere dov’era e tirò l’Auror per il braccio per indicargli la strada.
«Amy! Che ci fai qui?» le chiese Tina piacevolmente sorpresa, prima di notare l’espressione di allarme sul viso dei nuovi arrivati.
«Ho aperto la porta, solo che a quanto pare Grindelwald potrebbe già averlo scoperto»
«Cosa?! In che senso?»
«È complicato da spiegare e non abbiamo tempo» tagliò corto Theseus «Se è veramente qui e sa cos’è successo, potrebbe decidere di attaccare noi personalmente e quindi voi siete in pericolo. Quindi andrete nel rifugio sicuro, non voglio sentire una sola obiezione» puntualizzò indicando Amy e Newt.
«Va bene, andiamo» acconsentì quest’ultimo.
«Aspettate! Se ci vedono andare via tutti insieme improvvisamente capiranno che c’è qualcosa che non va, potrebbero decidere di attaccarci nel Ministero. È meglio se usciamo da qui separati» fece notare Tina, perfettamente rientrata nella mentalità Auror.
«Giusto. Allora prima andremo io e Amelia, voi raggiungeteci tra cinque minuti. Ci vediamo qua fuori» disse Theseus.
«Un secondo! La valigia, non posso lasciarla da Amy. Ti prego Theo, lo sai che è importante» lo supplicò Newt.
«Va bene, allora la andremo a prendere noi. Ci vediamo tra dieci minuti a casa di Amelia» concluse l’altro, prendendo Amy e affrettandosi verso l’uscita.
Tina si voltò subito verso Newt «Stai tranquillo, non succederà nulla»
Lui le sorrise, seppure un po’ spaventato «Lo so, non finché ci sei tu al mio fianco»
 
 
Appartamento di Amelia Prewett, Tottenham Court Road, Londra
Pochi minuti dopo
 
Impaziente, Theseus continuava a guardare fuori dalla finestre sperando che suo fratello arrivasse in fretta. Amelia era nell’altra stanza, stava mettendo delle cose nella valigia di Newt così da averle dietro nel rifugio.
L’Auror non era ancora riuscito a elaborare pienamente tutto ciò che era successo quella sera, gli sembrava davvero impossibile che il professore avesse tenuto nascosta una cosa così grande. Gli veniva male al solo pensiero di cos’altro poteva aver omesso…
Qualcosa nella strada attirò la sua attenzione, due figure sotto la finestra della casa. Sperò che Newt non decidesse di smaterializzarsi, ci mancava solo di dover obliviare dei babbani…
Lo vide comparire insieme a Tina in fondo alla strada nel momento in cui Amelia entrava in cucina con la valigia in mano «Ci sono, loro sono arrivati?» chiese lei.
In quel momento però lui vide anche qualcos’altro, una scintilla nel buio proprio sotto la finestra. In un istante gli fu tutto spaventosamente chiaro.
«Amelia, sta’ giù!» gridò, la mano sulla bacchetta.
Poi tutto esplose.
  
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