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Autore: Anonima Italiana    11/04/2019    6 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se, oltre a Giorgio, anche Riccardo avesse sfidato il divieto di Edoardo IV ai fratelli di sposare le sorelle Neville?
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Elizabeth Woodville, George Plantagenet, Isabel Neville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per concertare il proprio piano Riccardo aveva avuto bisogno dell’appoggio di Francis e Alice.

La cosa era molto semplice: Anna avrebbe chiesto il permesso di recarsi di nuovo in visita alla cugina per passare da lei la fine dell’estate, ma in realtà sarebbe stata condotta da Riccardo nel monastero di St. Martin’s le Grand, dove avrebbe trovato rifugio per alcune settimane, giusto il tempo di fare arrivare i documenti necessari e cucire l’abito da sposa; poi si sarebbero sposati con una cerimonia segreta ma legale, alla presenza di Lord e Lady Lovell come testimoni.
I due coniugi in realtà erano disponibili a ospitare i loro amici per tutto il periodo necessario, ma Riccardo non aveva voluto incomodarli troppo: non riteneva giusto rischiare di attirare anche su di loro l’ira di Edoardo o quella di Warwick, nel caso la fuga si fosse scoperta.
L’unica cosa che aveva accettato era di passare la settimana successiva alle nozze nel palazzo , dato che non poteva certo passare la prima notte di nozze e i primi giorni del matrimonio nella cella di un convento!
Per aiutare sua cugina Alice aveva comunque già ordinato una vasta scelta di tessuti pregiati per l’abito da sposa, e aveva allertato le proprie sarte per la sua realizzazione. Il tutto ovviamente pagato dal duca di Gloucester, che per l’occasione non aveva voluto badare a spese: lui e Anne non avrebbero avuto il matrimonio che avevano progettato, ma era determinato a non privare la sua sposa perlomeno della gioia di un abito adeguato all’occasione e al suo rango.

Quando il priore del monastero scoprì che la fanciulla che aveva accettato di ospitare su richiesta del duca di Gloucester era nientemeno che la figlia del potente conte di Warwick, tentennò al solo pensiero di inimicarsi un uomo ben noto per non andare tanto per il sottile; ma le assicurazioni di Riccardo sul fatto che la giovane fosse la sua fidanzata, che fosse lì per sua libera scelta e soprattutto una generosissima donazione al monastero ebbero il potere di riportare il priore alla calma, dando disposizione che alla giovane dama fosse assegnata la cella migliore, dotata di varie comodità che ai religiosi erano ovviamente vietate come un letto morbido, varie coperte, molte più candele, alcuni mobili e un catino con brocca per lavarsi.

Così Anna trascorse alcune settimane nel monastero preparandosi al proprio matrimonio. Ogni giorno passava lunghe ore in compagnia di Alice e delle sarte che lavoravano alacremente al suo vestito; ogni giorno al calare della sera Riccardo veniva a trovarla per cenare con lei e aggiornarla sulla progressiva preparazione dei documenti legali per la cerimonia, in particolare la dispensa papale.

E finalmente arrivò il giorno tanto atteso. Anna fu svegliata prima dell’alba dalla cameriera che sua cugina le aveva mandato per aiutarla in quel periodo, preparata e vestita di tutto punto con uno stupendo abito azzurro con ricami d’oro. Come già accaduta durante le prove per la preparazione dell’abito, non potè impedirsi di pensare alle persone che, in altre circostanze, sarebbero state accanto a lei in quel momento: sua madre e Isabella che l’avrebbero aiutata a prepararsi, ammirando l’abito, la pettinatura e calmando la sua emozione, suo padre che l’avrebbe accompagnata all’altare…la giovane sposa non potè evitare un sospiro: nonostante tutto la sua famiglia le mancava . Ma quella punta di malinconia fu presto scacciata dalla gioia e dall’emozione per quanto stava per compiersi: finalmente avrebbe coronato il suo sogno d'amore!

E così Anna Neville fu condotta nella chiesa del monastero, dove all’altare la stava già aspettando Riccardo, altrettanto emozionato e felice, che indossava un elegante abito blu e oro; arrivata all’altare entrambi si inginocchiarono e iniziò la cerimonia, alla sola presenza- oltre che degli sposi e del sacerdote- di Alice e Francis come testimoni dei rispettivi amici, e del sacrestano e della cameriera che in quel periodo aveva servito Anna come ulteriori testimoni della validità della cerimonia.
Che, date le circostanze, fu di breve durata; dopodichè gli sposi e i testimoni partirono alla volta di palazzo Lovell, dove, nonostante fossero solo loro quattro, i padroni di casa avevano organizzato un piccolo rinfresco giusto per non togliere agli amici la possibilità di festeggiare almeno un poco, nonostante la segretezza della cosa.


Arrivò infine il momento tanto atteso e non meno emozionante della prima notte di nozze. Date le circostanze, il cerimoniale della “messa a letto” pubblica degli sposi non fu rispettato, optando per qualcosa di più classico e sicuramente meno imbarazzante per gli interessati. Ovvero, Anna fu preparata per la notte dalle cameriere , che ciarlando allegre e con qualche battutina maliziosa l’aiutarono a indossare una bella camicia da notte piuttosto scollata (consentita solo alle novelle spose) e a spazzolare i lunghi capelli ramati lasciandoli poi liberi lungo la schiena. Dopo di che, salutandola sorridenti se ne andarono lasciandola sola nell’attesa del suo sposo. La sposina rimase per un po’ seduta alla toeletta, e nel tentativo di tenere sotto controllo l’emozione, si sforzò di concentrarsi seriamente su quanto l’attendeva.

Poco prima del matrimonio di Isabella Lady Warwick aveva chiamato a sé entrambe le figlie per quel tipo di colloquio strettamente privato che ogni madre, prima o poi, si trovava a dover affrontare con una figlia in procinto di sposarsi, per istruirla su cosa capitava in camera da letto tra gli sposi e quali fossero i doveri di una buona moglie. Anche se l’interessata era solo Isabella, la donna aveva ritenuto che la cosa fosse di interesse anche per Anna e quindi aveva richiesto anche la presenza della figlia minore. Alle ragazze aveva spiegato che l’atto carnale che si compie nel matrimonio solitamente era doloroso per la donna ma che era suo dovere sopportare visto che era l’unico modo per generare figli; soprattutto è dovere per una sposa obbedire e compiacere il proprio sposo (e in tal modo, facendo felici anche Dio e la propria famiglia) accettando la propria condizione.

Nessuna delle due ragazze quel giorno capì granchè riguardo alla questione, visto che la loro madre non entrò in dettagli di altro tipo; e in seguito, Anna non riuscì a ritornare sull’argomento con la sorella. A dire la verità il primo giorno Isabella non sembrava contentissima ma un poco sofferente, ma in seguito le cose erano probabilmente migliorate visto che quei due- quando si univano al resto della famiglia- erano tutti sorrisetti e moine.
Nel periodo in cui attendeva in convento anche Alice- in quanto donna maritata- aveva ritenuto suo dovere provare a informare la giovane cugina riguardo a queste questioni; ma quando quest’ultima l’aveva informata del colloquio avuto con la madre, la giovane Lady Lovell si era fermata lì non volendo il ruolo della zia. Solo, con un sorrisetto, aveva bisbigliato ad Anna che sì, era così come le era stato detto, ma…poteva anche essere diverso. In meglio. E non dipendeva solo dalla moglie, ma anche dal marito.

Insomma la confusione a riguardo dello spinoso argomento regnava sovrana nell’animo della nostra sposina. E l’emozione dell’attesa si era fatta talmente snervante che per provare a stemperarla si alzò e cominciò a girare nervosamente per la stanza, controllando se particolari di nessuna importanza erano a posto, e soprattutto controllando il buon funzionamento delle candele; fu così che la trovò Riccardo quando, indossando anche lui una semplice camicia da notte, entrò nella stanza.
Anche il giovane era in preda a una profonda emozione: si era ripromesso di tenere a freno il proprio desiderio per rispettare l’innocenza di sua moglie, ma era anche agitato dalla consapevolezza


Tutti questi pensieri svanirono nel momento in cui, entrando nella stanza, vide Anna girata di spalle, con i capelli rossi sciolti e la manica della camicia da notte scivolata giù, che lasciava intravedere la spalla nuda.

Tanto bastò per far abbandonare qualunque proposito di contenimento al neo sposo, il quale si diresse rapido verso Anna e l’abbracciò da dietro affondando il viso nell’incavo del suo collo e cominciando a baciarla in quel punto, facendola sussultare per la sorpresa (e non solo).

“Come sei bella…quanto ho aspettato questo momento” sussurrò all’orecchio di Anna, mente le sue mani entravano nella scollatura accarezzandole piano i seni. Lei sussultò di sorpresa e piacere a quel contatto e, abbandonando prontamente il controllo delle candele, volse il viso verso quello di lui mentre con una mano gli accarezzava il volto cercando le sue labbra per un bacio che, ovviamente, trovò subito.
Senza badare troppo al come, i due giovani si ritrovarono sul letto,e Riccardo baciò di nuovo la spalla nuda di Anna cercando di abbassarle ulteriormente la camicia da notte, ma la ragazza fece lievemente resistenza posandogli le mani sul petto; si misero entrambi a ridacchiare, come se stessero giocando . Ma quando Anna cercò a sua volta di abbassare la camicia da notte, vinta dalla curiosità di toccarlo, lui capì che era venuto il momento che lo preoccupava abbastanza.

Sospirando, Riccardo si sfilò dalla testa la parte superiore della camicia, denudando non solo la parte davanti del proprio corpo, ma anche – e soprattutto- la propria schiena curva e la spalla più alta dell’altra. Anche se notoriamente tutti sapevano del suo problema, da vestito era sicuro che non si notasse poi troppo visto che faceva imbottire gli abiti appositamente per cammuffare l’imperfezione che lo affliggeva.
Ma adesso il nervosismo stava prendendo il posto delle altre emozioni positive : come avrebbe reagito Anna? La sua paura più grande era che si spaventasse o che lo trovasse repellente a tal punto da cacciarlo via; non credeva sarebbe riuscito a sopportarlo.

Ma mentre era preda di questi infausti pensieri Anna si era avvicinata e aveva posato una mano proprio sulla curvatura della spinta dorsale, muovendola piano come a toccare curiosa o a fare una piccola carezza.


- Ti fa male?-

Lui provò a ostentare indifferenza.

- Qualche volta. Adesso no- si affrettò ad aggiungere.

- Dimmi la verità Anna: ti provoco disgusto?-
Lei lo guardò stupita, la mano sempre sulla sua schiena.

- Assolutamente no! Perché me lo chiedi?-

- Perché non è certo un bel vedere. Alcuni degli epiteti con cui mi chiamano li conosci anche tu….a corte, qualcuno pensa che sarebbe ben crudele per una fanciulla come dover sposare un essere deforme come me-

A questo punto fu lei che lo abbracciò forte da dietro, baciandogli una spalla.

- Dickon, non me ne importa nulla della corte e di qualunque cosa dicano o facciano! Io ti conosco, sei un uomo valoroso e leale, un buon amico e fratello. Io ti amo per come sei e non per la tua schiena, che comunque non mi sembra poi tanto diversa dalla mia!- disse, stringendosi forte a lui.

Quando un cuore è innamorato basta poco per scacciare dubbi e tormenti; e nel caso di Riccardo quel poco (ma per lui voleva dire molto…) era appena stato pronunciato.

Felici i due giovani innamorati ricominciarono a baciarsi e abbracciarsi con passione…

…e a questo punto, corre l’obbligo di tirare le cortine del baldacchino e “stendere il sipario” sulla prima notte di nozze della giovane coppia. Uguale a migliaia di altre, si suppone…eppure per gli interessati, diversa e speciale perché “loro”.

(fine undicesima parte)



Nota dell'autrice: per la seconda volta mi sono cimentata nella descrizione di una scena di sesso. Devo dire che trovo la cosa particolarmente difficoltosa, e difatti  è stato un "parto" molto sofferto, tant'è che ho preso una drastica decisione: arrivare solo fino all'inizio vero e proprio del "ciupa-dance" (come direbbe Luciana Littizzetto) e poi, discretamente, sorvolare lasciando tutto all'immaginazione del lettore. 
Chiedo quindi scusa se la scena non risulterà soddisfacente come avrebbe dovuto; spero peraltro- di nuovo- che non sia troppo brutta o banale.

 
   
 
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