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Autore: Sarhita    22/07/2009    12 recensioni
ATTENZIONE: in data 25/9/15 sono stati aggiunti due capitoli, e non uno soltanto, di cui il penultimo era stato già pubblicato, ma è stata aggiunta una parte. Grazie per l'attenzione.
"Sei un bravo attore, Sasuke. Lo sei sempre stato. Anche questo sentimento, per quanto scoinvolgente e doloroso sia, verrà nascosto dalla gelida maschera che ormai fa parte di te. Sasuke Uchiha. Un nome vuoto e freddo." Perché quei pensieri sembravano così ingiusti anche a me stesso?
Genere: Drammatico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Konohamaru, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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«Sa... Sa... Sasuke? Sasuke è tornato?»
Ci aveva provato a dirlo nel modo giusto...
Ci aveva davvero provato...
Eppure quelle due erano rimaste impietrite... Finché Sakura fece un passo in avanti.
"Adesso esplode..." pensò il Nara.
3
Sakura fece un altro passo.
2
Strinse i pugni
1
Guardò il settimo con sguardo molto, molto arrabbiato.
0
«E QUANDO AVEVI INTENZIONE DI DIRCELO?!»
"Ecco appunto" pensò il Nara sconsolato.
La Yamanaka poggiò una mano sulla spalla dell'amica.
«Sakura, calmati!» disse «Ricordati che questo idiota è, purtroppo, sempre l'Hokage!»
Shikamaru sbuffò.
«Adesso sarei pure un idiota... con tutte queste seccature... ma chi me l'ha fatto fare?» si lamentò. Poi i suoi sensi, o meglio, il suo istinto di sopravvivenza, gli fece percepire lo sguardo omicida della ragazza bionda su di lui.
«Oh oh...»
«CON TUTTO QUELLO CHE HAI DA FARE?» gli urlò contro «Ma se non fai altro che sonnecchiare dalla mattina alla sera!» disse avvicinandosi pericolosamente al Nara con un pugno alzato.
Un bussare deciso interruppe l'hokagicidio.
«E adesso chi sarà? Prevedo altre scocciature in arrivo!» sbuffò sconsolato.
Shikaku Nara entrò con una deliziosa pargoletta in braccio.
«Shikamaru riprenditi questo mostro! Non ne posso più!»
Shikamaru si sentì in trappola per l'ennesima volta quella giornata.
«Che è successo stavolta?»
«Ha ingoiato due pedine dello shoji!»
Shikamaru guardò la piccola esasperato. Quei vispi occhietti verdi ricordavano pericolosamente quelli inquietanti della madre. Però, come quelli di Temari, anche quelli di Shirako erano così dannatamente dolci e lui non sapeva resisterle.
«Shirako, che combini!! Vieni da papà!»br> Ino tratteneva a stento le risate, ma appena il Nara più grande uscì si lasciò andare e cominciò perfino a canzonare il suo vecchio compagno di squadra che stava spupazzando la figlioletta di due anni.
Shikamaru si sentì leggermente a disagio.
«Sentite perché non andate?»
Durante tutta la scena Sakura era rimasta seria. Forse nemmeno si era accorta dell'entrata in scena della piccola.
Ino la dovette risvegliare dai suoi pensieri e poi insieme uscirono lasciando solo il povero Shikamaru.
«Nghe!»
...o quasi...
Intanto, poco lontano, un ragazzo che indossava un paio di occhiali neri e spessi, veniva messo al corrente di tutta la faccenda da uno dei suoi insetti.


«Perché sei tornato?»
Eccola la domanda scomoda. Certo non potevo cavarmela con un semplice "non lo so". Ma era proprio quella la verità.
«Insomma ho passato anni della mia vita a cercare di riportarti indietro...»
«Ma, inesorabilmente, fallivi...»
«E ora, di punto in bianco sei tornato come se niente fosse... io non capisco!»
Perché, io si?
«Cos'è cambiato... Sas'ke?»
Io. Sono cambiato io, sei cambiato tu, sono cambiati i sentimenti e sono cambiate molte, troppe altre cose. Ma invece di risponderti dissi: «Già, cosa è cambiato... Naruto? Cosa?»
«Sasuke non mi hai ancora risposto.»
No, non chiedermelo di nuovo. No.
«Perché sei tornato?»
Salvato in extremis dal bussare di qualcuno alla porta.
«Konohamaru! Finalmente! Avevo una fa... ah...»




Naruto aveva aperto la porta ma, a differenza di quello che si aspettava, non si era trovato davanti Konohamaru con, finalmente, il suo ramen, ma bensì una ragazza dai capelli rosa che si fece strada in casa.
A Sakura bastò soltanto fare qualche passo per scorgere l'Uchiha, seduto sul letto, con quegli occhi, neri, quei pozzi d'onice che aveva amato anni, troppi, anni prima. Quei buchi profondi di nero straziante, immobili, che non potevano vederla, aperti e fissi su un punto vuoto, che non poteva vedere.
Occhi d'ossidiana.
Vacui.
Spenti
Ciechi.
Come la notte che non può vedere il giorno.
Lo riconobbe come il ragazzo che aveva visto in biblioteca. Era lui. In fondo lo sapeva. Quando lo aveva visto in quella sala aveva trattenuto il fiato. Poi però aveva visto quegli occhi che non erano neri. E Sasuke li aveva di un nero vivo... anche se in quel momento le sembrarono spenti, morti. Ciechi.
Le prudevano le mani.
Una gran voglia di picchiarlo a sangue per tutto quello che le aveva fatto passare...
A lei, che lo amava, anche se da tempo ormai lui aveva perso il posto di riguardo che aveva sempre avuto, nonostante tutto, nel suo cuore.
Ma soprattutto per quello che aveva fatto a lui.
Lei si era arresa da tempo.
Lui no.
Lui soffriva.
Lui che non si era mai arreso
Lui che pur di diventare abbastanza forte per poterlo riportare a casa si era illuso di poter controllare un potere più forte di lui.
Lui che anche se era dive tato Hokage ostentava una falsa allegria e mangiava sempre meno...
Eppure lui continuava a sorridere sempre e comunque.
In fondo doveva essere felice, era diventato Hokage...
Un sogno, un sogno che forse per Naruto non contava più ormai...
Un corpo debole non è in grado di controllare la sua forza...
Un Naruto in forma già doveva state molto attento quando ricorreva a Kyuubi...
Ma un Naruto che soffriva... che non mangiava... non dormiva...
E poi l'incidente.
Tsunade e Yamato uccisi da Kyuubi.
Sensi di colpa.
Rifiutare l'incarico di Hokage per partire da solo, in un viaggio di allenamento, o meglio, di riflessione.
Per poi tornare al villaggio sconvolto per aver ucciso ancora, perché Kyuubi sembrava avere la meglio.
Shikamaru che non sapeva cosa fare. Naruto che voleva essere rinchiuso.... qualsiasi cosa per fermare quel demone assetato di sangue...
La decisione di nasconderlo da tutti, dagli amici.
Shikamaru che le affidava il compito di "tenerlo in vita", "non fargli fare pazzie" ma prepararsi al peggio. Al dover intervenire se...
Però, il ritorno di Sasuke non poteva sopportarlo.
Eppure Shikamaru le aveva detto che lui avrebbe potuto aiutare, in qualche modo, forse, Naruto.
Solo questo.
Solo questo la tratteneva dall'ucciderlo all'istante.
«Sakura, che ci fai qui?» la voce del biondo la riportò alla realtà.
«Volevo vedere se era vero che era tornato.»


Voleva vedere se era vero?
Come biasimarla, sembrava strano anche a me essere lì.
Ma in fondo la notte non può tradire l'alba. In fondo non lo ha mai fatto.
Cosa c'entra? Non lo so.
Ero cieco e non vedevo altro che tenebra.
In fondo nelle tenebre ci avevo vissuto.
Inoltre lo sharingan mi aveva già dato problemi alla vista, ma cieco del tutto mai.
In fondo era da quando avevo poco più di dodici anni che vivevo nel buio.
Nelle tenebre, fredde, e nell'odio.
Poi un giorno Juugo è morto e il segno maledetto ha iniziato a impazzire per scomparire dopo pochi mesi.
Da allora in parte mi sono sentito meglio. Libero.
Come prima di quel fatidico giorno alla foresta della morte, prima di Orochimaru, della valle dell'epilogo, prima della morte di Itachi per mano mia, dell'attacco a Konoha e degli anziani, uccisi uno per uno sotto la mia furia. Anche quel Danzo, che scoprii essere stata la causa di tutto.
Ho aperto gli occhi e visto la luce. La tua. Ed è forse per questo che ho deciso di tornare.
Sentivo gli occhi di Sakura puntati su di me.
Cosa provava? Rabbia? Odio?
«Domani tornerò. Ho ricevuto l'ordine di occuparmi io dei tuoi occhi.»
Fredda e distaccata. Brava Sakura.
«Intesi?»
Se pretendeva che facessi conversazione, che le dessi delle spiegazioni, si sbagliava di grosso. Ma aldilà delle mie più rosee aspettative, così come era arrivata, girò i tacchi e uscì.
Strano che in biblioteca non mi avesse riconosciuto.
La gente si affida troppo ai caratteri somatici per riconoscere le persone.
Io so che, cieco o non cieco, ti avrei riconosciuto ovunque, Naruto.
Mentre lei non mi aveva riconosciuto solo perché il colore degli occhi era diverso.
E pensare che una volta mi disse che mi amava.
Rimasi in silenzio e notai che anche tu non accennavi a parlare.
Naruto e silenzio nella stessa frase. Cacofonico.
Un silenzio che non ti si addiceva.
Provai a rompere quella cacofonia
«Naruto...»
Tu ti sedesti sul letto, al mio fianco.
«Che c'è?»
Mi dispiaceva essere cieco. Non potevo rivedere quegli occhi color cielo. Anche se sapevo che in quel momento vi avrei scorto un cielo ombroso, di pioggia. E non quel cielo azzurro che di solito erano i tuoi occhi.
«Niente.»
Sentii un peso sulle gambe. La tua testa. Ti eri appoggiato a me. Sorrisi dentro di me e ci addormentammo così, dimentichi per un attimo della situazione.

   
 
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