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Autore: CowgirlSara    04/05/2005    3 recensioni
Un racconto che parla di guerra, delle perdite che essa porta, del dolore, dell'amore che può nascere e crescere, preservarsi, nelle condizioni più avverse... come un fiore bianco nel vento del Riddermark.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Eomer, Eowyn
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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13

La prima cosa sono le scuse per il mostruoso ritardo sulla pubblicazione; ultimamente ho la Musa Ispiratrice fuori uso (avrà una garanzia estensibile? Credo che la riporterò dove l’ho comprata…), quindi riesco a scrivere solo poco per volta, e non sempre ciò che mi serve.

Poi ringrazio chi ha lasciato un commento, vorrei tanto finirla domani solo per voi! Ci sto provando, giuro (non picchiatemi! 0_0).

Una nota particolare per la “argomentata” recensione di Deathwings; mi spiace informarlo/a che non mai nascosto l’intenzione di scrivere con questa una FF romantica, anzi il principale interesse che avevo era proprio mostrare il nascere di un amore in mezzo a situazioni dure e dolorose. Se involontariamente sono stata melensa, me ne scuso, non sono Emily Brontë, farò più attenzione.

Godetevi ora il nuovo capitolo! Baci!

Sara

 

13. Cominciare a guarire

 

...s'accende nel buio un'ancora di luce

E s'accende, e mi piace

E' la vita che seduce

(La vita che seduce - Nomadi)

 

La prima cosa che Eomer volle fare, quando a notte fonda la battaglia terminò, fu recarsi alla Cittadella per rendere omaggio al re caduto. Aragorn, invece, con una saggia mossa, decise di rimanere fuori delle mura; non sarebbe entrato come sovrano a Minas Tirith finché il nemico non fosse sconfitto ed il signore della città pronto a riceverlo. I raminghi piantarono le tende nella pianura.

Fu Imrahil, principe di Dol Amroth e comandante degli uomini di Gondor, in sostituzione del figlio ferito del Sovrintendente, ad accompagnarlo in città. Elfrid era con loro.

Raggiunsero la Cittadella ed entrarono nella sala del trono; lì era stato costruito un letto per re Theoden, che giaceva circondato da fiaccole, su panneggi verdi e bianchi, i colori di Rohan, ma coperto da un lenzuolo dorato, con la sua spada tra le mani. A sorvegliare il suo sonno eterno c'erano solo pochi soldati, alcuni della sua guardia personale e altri della guarnigione della Cittadella. Nessun altro.

"Dov'è il Sovrintendente?" Domandò sorpreso Imrahil, mentre Eomer ed Elfrid si avvicinavano al letto di Theoden.

"Egli è ricoverato alle Case di Guarigione, Sire. E' Mastro Gandalf che regge la città in questo momento." Gli rispose un soldato; il principe rimase perplesso.

Eomer, nel frattempo si era fermato a lato del corpo, posandogli una mano sulla fronte; il volto di Theoden era sereno e fiero, pareva dormisse.

"Ti riporteremo nella nostra terra, dove riposerai al fianco degli altri re del Mark." Disse il giovane, commosso. "Addio, padre." Mormorò poi, con gli occhi lucidi.

Dopodiché alzò lo sguardo su Elfrid, e vide che anche lei tratteneva le lacrime; sfoderarono le spade, ponendole sollevate sul corpo di Theoden.

"Onore a Theoden Re del Mark!" Proclamarono insieme, poi si portarono la lama al petto, chinando il capo, imitati dai soldati di Rohan che erano presenti.

Eomer, a quel punto, rinfoderò la spada e prese a guardarsi intorno, come se non trovasse qualcosa; infine rivolse lo sguardo su Imrahil ed i soldati di Gondor che erano vicini a lui.

"Non vedo mia sorella, non meritava forse anche lei gli stessi onori del Re?" Chiese; anche Elfrid aveva notato che non c'era un letto per Eowyn.

"Tua sorella?" Domandò Imrahil, corrucciando la fronte.

"Dama Eowyn." Disse Elfrid. "Colei che ha sconfitto il Nazgûl..."

"La fanciulla dai capelli biondi?" L'interrogò il principe; loro annuirono. "Quando la recarono presso le mura era viva, la feci ricoverare alle Case di Guarigione."

Eomer ed Elfrid rimasero come paralizzati per un attimo, poi lui girò piano la testa, con un'espressione incredula sul viso pallido e stanco; lei lo guardò, mentre sentiva che tutta la sua stanchezza stava per trasformarsi in un pianto violento.

"E' viva..." Mormorò la ragazza con voce tremante; Eomer tornò a guardare Imrahil.

"Dove sono queste Case di Guarigione?!" Chiese con impeto.

"Nel Sesto Circolo, vi accompagno." Rispose il principe; lo seguirono fuori della Torre, tenendosi per mano, come se la speranza così fosse più potente.

 

Raggiunsero un cancello che si apriva su un basso muro, al limitare del sesto circolo, dopo aver percorso velocemente la distanza che li separava dal ricovero; Eomer ed Elfrid si stringevano ancora forte la mano, preda dell'ansia. Pensavano entrambi che, anche se al momento in cui era giunta in città, Eowyn era viva, forse la situazione, dopo tante ore, poteva essere cambiata, in peggio.

Dalla parte opposta rispetto alla loro, e cioè dal circolo inferiore, arrivavano altre due persone; non fecero fatica a riconoscere la figura bianca ed energica di Gandalf. S'incontrarono proprio davanti al cancello; Imrahil allungò il passo e lo fermò appena prima che lo stregone entrasse. Il suo accompagnatore, coperto da un lungo mantello scuro, rimase con la mano sul cancello.

"Gandalf, vuoi spiegarmi cosa succede?" Domandò il principe di Dol Amroth. "Mi hanno detto che Denethor è ricoverato qui..." Lo stregone lo guardò, aggrottando le folte sopracciglia.

"No, non Denethor, egli è morto." Spiegò sbrigativamente. "Faramir è ricoverato qui, ed è l'unico Sovrintendente che Gondor abbia ora." E detto questo fece cenno all'uomo incappucciato di aprire il cancello; il quel momento, qualcosa nel suo modo di fare, lo fece riconoscere ad Eomer.

"Aragorn?" Mormorò stupito; il ramingo si scoprì il capo e lo chinò in cenno di saluto. "Cosa ci fai qui?" Lui stava per rispondere, ma fu interrotto da Gandalf.

"E' venuto a dimostrare di essere il re." Rispose secco il vecchio, poi spinse dentro Aragorn, ma Imrahil si parò davanti ad entrambi.

"Voglio sapere cosa è successo!" Esclamò il principe. "Come sarebbe a dire che Denethor è morto?!" Lo stregone sospirò esasperato.

"Abbassa i toni, Imrahil, questo è un luogo di pace e riposo." Esordì poi, rimproverandolo. "Sarebbe troppo lungo spiegare ora, e ci sarà tempo, ma se tieni alla vita di tuo nipote, non impedire ad Aragorn di entrare, non possiamo esitare oltre." Aggiunse deciso; davanti a quello sguardo determinato, il principe non poté fare altro che ritrarsi a lasciare che entrassero, seguiti a ruota da Eomer ed Elfrid.

"E tu, Eomer, perché sei qui, avete qualche grave ferito nei vostri ranghi?" Domandò Aragorn all'amico, non appena ebbero varcato la porta delle Case; aveva già saputo in precedenza della morte di Theoden.

"Non dirmi che non lo sai?" Ribatté il nuovo re di Rohan; si fissarono un attimo negl'occhi, ed un tragico sospetto attraversò il volto stanco del ramingo. Spostò gli occhi su Elfrid.

"Eowyn..." Mormorò la ragazza.

Lo sgomento, sul volto di Aragorn, fu pari solo alla stanchezza, sembrò impallidire di colpo, come se il suo viso non avesse già perso ogni colore con la marcia e la battaglia; se non avessero conosciuto la sua forza d'animo, avrebbero pensato che le gambe stessero per cedergli. Elfrid non fu poi così stupita da quella reazione.

"Era qui..." Affermò il ramingo con occhi vacui; Eomer annuì. "Portatemi da lei." E s'incamminò insieme ai due guerrieri del Mark.

"Devi recarti da Faramir!" Gl'intimò Gandalf.

"Soltanto un attimo." Rispose Aragorn, senza guardare verso di lui.

 

La fanciulla era stata ricoverata in una piccola camera, dove era ospitata solo lei, un trattamento di riguardo, Eomer se ne rallegrò; Eowyn era stesa su un letto, coperta di lenzuola bianche, i lunghi capelli biondi accomodati sul cuscino.

Eomer corse da lei, inginocchiandosi a lato del letto, Aragorn gli fu subito accanto; il ramingo costatò le condizioni della fanciulla, il braccio rotto già accuratamente fasciato, le mise una mano sulla fronte, accorgendosi che era fredda. L'uomo guardò il suo viso, bianco e perfetto come quello di una statua, e gli si chiuse il cuore.

"Tienile la mano, stalle vicino..." Disse ad Eomer, che gli rivolse lo sguardo. "...io ora devo occuparmi di Faramir, che è più grave, ma presto tornerò." Aggiunse, poi si allontanò.

Elfrid porse ad Eomer una sedia, così che lui potesse restare a fianco della sorella e tenerle la mano; lei si spostò dall'altra parte del letto, sedendosi su uno sgabello, poi carezzò la fronte di Eowyn e chinò il capo, mettendosi a pregare. Eomer era immobile, a malapena si era accorto che Elfrid lo aveva fatto sedere, e stringeva la mano destra di Eowyn; era gelida e sembrava che la vita non la percorresse più. Si portò la mano della sorella alle labbra e la baciò, finché non fu costretto a piegare il capo; i suoi singhiozzi erano l'unico suono che rompeva il silenzio della stanza.

Dopo un tempo che era sembrato assurdamente lungo ad entrambi, Elfrid ed Eomer videro tornare Aragorn, ma non fu una visione rassicurante; l'uomo sembrava invecchiato all'improvviso, la fatica gli scavava il volto severo, gli occhi erano lucidi e arrossati. Eomer si alzò, osservandolo.

"Aragorn, stai bene?" Gli domandò preoccupato; il ramingo annuì deglutendo, poi lo scansò ed andò ad inginocchiarsi accanto al letto di Eowyn.

"Ora pensiamo a lei." Dichiarò.

"Che cosa le è successo? Sta diventando sempre più fredda..." Chiese Elfrid.

"Ha combattuto contro un nemico che avrebbe distrutto la mente e il braccio di un guerriero ben più forte di lei, l'Alito Nero è entrato nel suo corpo..." Prese delle foglie da un pacchetto che recava con se e, dopo averle posate sui propri palmi, le sfregò insieme, poi le gettò in una ciotola di acqua calda che Pipino gli porgeva; fu come se dalla finestra fosse entrata un brezza nuova, priva di odori, limpida e pura, che con la sua balsamica freschezza, non curava solo il corpo, ma anche l'animo. "Possiamo condurla fuori dall'oscurità, ma la guarigione o la morte dipenderanno solo dalla sua volontà..." Le lavò il braccio destro e la fronte con l'acqua balsamica. "...poiché la sua disperazione ha radici molto più profonde, non è così Eomer?" Domandò all'amico; lui lo guardò stupito.

"Mi sorprende che tu mi chieda questo." Rispose poi. "Era triste e disperata come me, ai tempi in cui il nostro sovrano era soggiogato, ma giurerei di non aver mai sentito il gelo in lei, prima che conoscesse te..." Elfrid lo guardò, lui ricambiò lo sguardo, annuendo, dimostrando alla ragazza che anche lui aveva capito, nonostante non volesse dirlo.

Aragorn rivolse di nuovo la sua attenzione alla fanciulla esanime sul letto. "La pena per lei era nel mio cuore, durante tutta la marcia fin qui, poiché non c'è dolore più grande, per un uomo, che vedere l'amore negl'occhi di una donna come lei e non poterlo ricambiare." Affermò rammaricato, poi strinse la mano di Eowyn al petto e si chinò su di lei, per baciarle la fronte. "Eowyn, Eowyn, lascia i sentieri oscuri!" La chiamò poi. "Torna con noi, piccola stella..." Sussurrò, con tono quasi supplicante.

Eomer ed Elfrid osservavano la scena sentendosi inutili; la ragazza, in modo particolare, era ancora preda del senso di colpa, per non aver impedito all'amica di partecipare alla battaglia e sedeva inerte, schiacciata dalla stanchezza. Aragorn si alzò, posando delicatamente il braccio di Eowyn sulla coperta; gli altri due lo guardarono.

"Prendile la mano." Disse il ramingo, rivolto ad Eomer. "Non è di me che ha bisogno ora, ma del tuo affetto."

"Ma lei... per te..." Balbettò il giovane, sorpreso.

"Di me ha amato il riflesso, il sogno di una vita diversa, di battaglie e gloria, di luoghi lontani dalla sua prigione." Spiegò Aragorn, posando una mano sulla spalla di Eomer. "L'amore che ha per te è molto più vero e profondo, credimi." Gli assicurò con un sorriso. "Adesso vai da lei, chiamala, tornerà." Aggiunse; Eomer annuì e lui se n’andò.

Il re del Mark, mestamente, tornò a sedersi a fianco della sorella, le prese la mano, in cui stava ricominciando a scorrere la vita, e la strinse forte.

"Eowyn, mia piccola stella, Eowyn, torna da me." Implorò con le lacrime agl'occhi; la ragazza si mosse appena, Elfrid spalancò gli occhi e si sporse sul letto. Eomer era paralizzato, mentre, con fatica, la sorella apriva gli occhi.

"Eomer, sei davvero tu?" Chiese, non appena vide il fratello al suo fianco. "Mi avevano detto che eri morto... ma forse era un oscuro sogno..." Aggiunse con voce flebile.

"E' vero, io sono qui, e non ti lascerò." Affermò deciso lui, carezzandole la fronte. "Va tutto bene..."

"Oh, no!" Lo interruppe Eowyn. "Non va bene, Theoden è morto..." Disse con amarezza.

"Non ti angosciare, cara." Intervenne Elfrid, rassicurandola; lei si voltò in direzione della ragazza, sorpresa.

"Elfrid ci sei anche tu!" Esclamò contenta, Elfrid annuì sorridendo; Eowyn allora tentò di prenderle la mano con il braccio fasciato; l'amica le prese le dita tra le sue, facendoglielo rimettere giù con delicatezza.

"Ora devi pensare solo a guarire." Le intimò dolcemente, sistemandole una ciocca di capelli sul cuscino.

"Guarire..." Mormorò Eowyn, spostando lo sguardo sul soffitto. "Forse il mio corpo guarirà, la mia anima non so..." Eomer ed Elfrid si scambiarono uno sguardo preoccupato.

"Adesso riposa." Le disse il fratello; lei lo guardò e sorrise stentatamente. "Noi saremo qui." Aggiunse carezzandole il viso, mentre le baciava la fronte; lei socchiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

 

Elfrid rientrò nella stanza di Eowyn; aveva chiesto ad uno dei custodi delle Case di potersi lavare e cambiare, non ce la faceva più a tenersi addosso l'armatura e l'odore della battaglia. Ora indossava una delle tuniche che davano ai ricoverati, era semplice, ma per lo meno pulita.

La ragazza si avvicinò ad Eomer, che era ancora seduto al capezzale della sorella, e gli posò le mani sulle spalle; lui non si girò a guardarla, semplicemente posò una mano sulla sua. Elfrid si abbassò e l'uomo la guardò.

"Dovresti andare a lavarti anche tu, dopo ti sentirai meglio." Gli sussurrò; Eomer tornò a guardare la fanciulla stesa sul letto.

"Non mi va di lasciarla sola." Rispose poi.

"Non ti devi preoccupare, non rimarrà sola, ci sono io." Lo rassicurò Elfrid, sempre a bassa voce; si scambiarono uno sguardo di comprensione, poi lui le bacio la mano che teneva nella propria e si alzò.

"Dovresti andare a riposare." Le disse, carezzandole i capelli.

"Lo faccio volentieri, lo sai." Parlavano piano, per non disturbare il sonno di Eowyn.

"Sei un tesoro." Eflrid gli sorrise; fu allora che Eomer la guardò meglio, alla luce flebile delle candele, i capelli corti, il semplice saio chiaro, stretto alla vita da una fascia dello stesso tessuto. Sembrava così diversa dall'inflessibile guerriera che lo aveva affiancato sul campo di battaglia.

"Cosa ti sei messa?" Le chiese dolcemente; lei osservò per un attimo l'abito, prima di rispondere.

"Me lo hanno dato i Custodi..." Mormorò poi. "E' comodo e, soprattutto, pulito." Aggiunse sorridendo.

"Bene, sarà meglio che vada anch'io, allora..." Dichiarò infine Eomer. "...devo avere un aspetto orribile..."

"Tu sei sempre bellissimo." Affermò la ragazza, carezzandogli il viso; si guardarono per un attimo negl'occhi, ed il viso di Elfrid divenne serio. "Devo dirti una cosa, Eomer." L'uomo aggrottò le sopracciglia, con espressione interrogativa.

"Parla pure." L'incitò poi; lei chinava gli occhi, pensierosa, infine li rialzò, fissandolo.

"Devi sapere che io ero a conoscenza del fatto che Eowyn ci aveva seguiti..." Eomer l'ascoltava serio, ma calmo. "...l'ho scoperto per caso, lei mi ha implorata di non dirtelo, poi c'è stata la battaglia e..." Gli occhi le si bagnarono di lacrime. "Oh, Eomer, io mi sento così in colpa! Potevo impedire che si ferisse, potevo dirtelo!" Esclamò alzando i pugni, ormai piangeva; l'uomo sospirò, poi la prese delicatamente per le spalle.

"Non ti logorare più, Elfrid." Le disse tranquillo. "Non è accaduto nulla d'irreparabile."

"Ma poteva succedere!" Insisté lei; Eomer scosse il capo.

"Eowyn è viva, anche noi lo siamo, ed è l'unica cosa che conta." Detto questo l'abbracciò con tenerezza, carezzandole la schiena; Elfrid si abbandonò tra le sue braccia.

"Perdonami..." Sussurrò poi.

"Shhh..."

"Ti amo." Mormorò allora la ragazza, stringendosi di più a lui; Eomer sorrise e le passò le dita tra i corti capelli rossi.

"Lo so." Le disse, scostandola un po' da se, poi la baciò. "Anch'io ti amo." Stavolta anche Elfrid sorrise, mentre lui le asciugava le lacrime. "Adesso vado a darmi una sistemata, occupati di lei." Concluse, indicandole il letto con un cenno del capo, poi, dopo averle baciato la fronte, uscì.

 

Il mantello che lo avvolgeva pesantemente, gli occhi che guardavano ma non vedevano, le mani in fiamme e le gambe che letteralmente scricchiolavano, Aragorn si fermò nel mezzo della tenda, incapace di fare un altro passo. Dopo aver curato Faramir, Eowyn e Merry, implorato dalla folla, era stato costretto a prendersi cura di numerosi altri feriti, aiutato dai figli di Elrond; sorrise, non gli era dispiaciuto, lo aveva fatto volentieri, ma ora era distrutto, e mancavano poche ore all'alba.

"Da quanto non dormi, Estel?" Quella domanda, mormorata dolcemente, gli fece emettere un sospiro.

"Non so." Rispose poi. "Ho perso il conto dei giorni."

"Non è ancora finita, lo sai." Continuò l'elfo, avvicinandosi. "E se non riposi, non ce la farai." Aggiunse con saggezza.

"Non essere così premuroso con me, Legolas." Affermò l'uomo, alzando una mano. "Sono adulto, conosco i miei limiti." L'elfo gli si parò di fronte, incrociando le braccia.

"Qualcuno mi ha chiesto di occuparmi di te, e io uso mantenere la mia parola." Replicò con fermezza; Aragorn roteò gli occhi. "Perciò, adesso, testardo di un Ramingo, tu andrai a dormire." Aggiunse, davanti al sorriso stanco dell'amico.

"Ho paura di essere troppo stanco perfino per dormire..." Mormorò infine l'uomo.

"Mi assicurerò che tu lo faccia." Ribatté Legolas, senza battere ciglio.

"Testardo di un Elfo..." Protestò divertito Aragorn, mentre l'amico gli sfilava prima il mantello, poi la cotta e lo spingeva sul giaciglio già preparato; infine gli tolse gli stivali e lo coprì. "Mi canti la ninna nanna, mammina?" Scherzò l'uomo; Legolas scosse la testa.

"Buonanotte Elessar, Re di Gondor." Gli sussurrò, baciandogli la fronte.

"Sei il primo che mi chiama così..." Commentò Aragorn; gli occhi si facevano sempre più pesanti, e il sonno si faceva strada, ovattando i suoni intorno a lui.

"Dormi ora, che il sonno ti fa bello." Aggiunse, mentre gli carezzava la guancia; poi si alzò, dirigendosi verso l'uscita.

"Tu devi aver dormito molto..." Dichiarò il ramingo, mentre gli occhi gli si appannavano sulla figura luminosa e splendida dell'elfo sulla soglia; Legolas sorrise, decidendo di stare allo scherzo, poiché era certo noto ad Aragorn che gli elfi dormono pochissimo.

"Abbastanza." Rispose infine, con un sorriso divertito.

"Si vede..." Sussurrò l'uomo, e furono le sue ultime parole, il sonno aveva preso il sopravvento; soddisfatto, Legolas uscì dalla tenda.

 

Un limpido cielo azzurro occupava tutto l'arco della finestra, percorso solo da mobili nuvole bianche, qualche suono indistinto, in lontananza, ma niente di più; Eowyn sospirò, appoggiata ai cuscini. Per lei era terribile essere costretta a letto, ma sapeva di non potersi alzare, si sentiva ancora tremendamente stanca.

"Prendi un po' di brodo, Eowyn." Le consigliò Elfrid, che si muoveva discreta nella camera; da quando si era ripresa, lei ed Eomer si erano alternati nella sua stanza, senza lasciarla un momento.

"Dove guarda questa finestra?" Replicò la ragazza bionda; l'amica la guardò sorpresa, poi alzò gli occhi sullo spicchio di cielo.

"A sud, credo." Rispose poi, parzialmente rincuorata da quell'azzurro intenso. "Adesso mangia qualcosa." Insisté, posando il vassoio sulle ginocchia di Eowyn.

La ragazza guardò il piatto, senza espressione, poi tornò ad osservare la finestra; Elfrid era preoccupata per questi suoi momenti di assenza, sospirò e si sedette sul bordo del letto.

"Dov'è Eomer?" Chiese Eowyn, dopo qualche minuto di silenzio, voltandosi verso l'amica; lei gli scostò i capelli da una spalla e le sorrise.

"E' giù all'accampamento, sta radunando le truppe." Le disse.

"Perché?"

"Non è finita, ieri c'è stato un consiglio, Aragorn e Gandalf hanno deciso di attaccare, ed Eomer è con loro." Spiegò riluttante Elfrid, sapeva che non avrebbe dovuto dirglielo.

"Attaccano il nemico? Per quale motivo?" Domandò ancora Eowyn, stringendo convulsamente la coperta, quanto le permetteva il suo braccio intorpidito.

"Lo fanno per proteggere il Portatore, per distrarre gli eserciti di Mordor." Si rassegnò a raccontare l'altra ragazza.

"E io resterò qui..." Commentò con amarezza la fanciulla bionda, chinando il capo.

"Non temere." Le disse Elfrid con un sorriso. "Non rimarrai sola, io resto con te..." Eowyn, a quelle parole, alzò subito gli occhi.

"No, tu devi andare con lui!" Esclamò prendendole la mano. "Non devi lasciarlo, promettimelo!" La implorò.

"Eowyn, calmati..."

"No, giuramelo." Continuò imperterrita, stringendole la mano.

"Va bene, come vuoi..." Si arrese infine Elfrid. "Ti prometto che gli resterò accanto, fin sul cancello del Morannon..." Dopo aver ascoltato quelle parole, Eowyn sembrò calmarsi e si appoggiò di nuovo contro i cuscini. Elfrid le carezzò i capelli, e tolse il vassoio dalle sue ginocchia.

 

L'esercito dei Capitani dell'Ovest era di nuovo radunato, gli uomini pronti a partire, gli stendardi sventolavano in cima alle picche, tutto era predisposto per la marcia.

Eomer si voltò, dopo aver dato gli ultimi ordini ad uno dei suoi luogotenenti, e si trovò davanti Elfrid, con l'armatura, che teneva per le briglie Neronube.

"Che cosa fai qui?!" Chiese stupito; la ragazza sospirò.

"Eowyn mi ha implorato di seguirti anche stavolta." Confessò poi; seguì un lungo sguardo tra i due.

"Le hai detto che desideravo rimanessi con lei?" Chiese infine Eomer; Elfrid annuì.

"Certo, ma è testarda come te." Rispose la guerriera; lo sguardo dell'uomo era teso e triste. "La vinciamo questa guerra, Eomer, me lo sento." Affermò allora lei, ostentando una sicurezza che non aveva.

"Non vorrei vincerla a caro prezzo." Mormorò lui, posandole una mano sulla spalla. "Ho già pagato abbastanza, Elfrid."

"Lo so." Annuì la ragazza. "Per questo hai bisogno di me, insieme possiamo farcela." La mano di Eomer si strinse su di lei; in quel momento squillarono le trombe.

"Perché non mi ha detto niente, quando l'ho salutata ieri sera?" Domandò l'uomo, fissandola negl'occhi.

"Voleva che lo facessi io." Rispose Elfrid, con un breve sorriso.

"Dunque, combatteremo insieme ancora una volta." Dichiarò Eomer, lasciando la spalla della donna.

"Sarà l'ultima." Ribatté lei.

"Sì, l'ultima..." Mormorò l'uomo, poi si voltò verso i suoi soldati. "In sella Cavalieri del Mark!" Ordinò, issandosi sul suo cavallo; Elfrid fece altrettanto. "Rendete ancora una volta onore alla nostra stirpe!" Aggiunse deciso; gli rispose il grido dei suoi uomini.

 

CONTINUA...

 

 

   
 
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