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Autore: LittleBunny    19/04/2019    1 recensioni
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?

[AU! SpideyPool]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Deadpool, Peter Parker
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Irresistible ● In questa fanfiction, NON si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a quello dei fumetti;
● I personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.


1° Capitolo.




Se qualcuno avesse potuto vedere esternamente la vita del quattordicenne Peter Parker, avrebbe potuto constatare quanto fosse perfetta.
Era un ragazzo brillante ed intelligente che eccelleva, in particolare, nelle materie scientifiche - non per nulla, era diventato il fiore all'occhiello della MidTown High School in brevissimo tempo - ed era adorato da buona parte degli insegnanti.
Nonostante l'età delicata che stava vivendo, Peter era, fra le tante cose, una persona tranquilla e matura - forse anche fin troppo per la sua età - e non faceva che rendere fieri di lui i suoi zii.
Che poteva pretendere di più?

"Questa giornata è davvero uno schifo."

Proclamò l'adolescente in questione, rannicchiato davanti ai lavandini del bagno, mentre cercava di sistemare i suoi appunti, ora strappati e scarabocchiati orribilmente.

"Oh, fantastico Flash, mi mancava un disegno di un pene su un piano cartesiano. Davvero, dovresti parlare con qualcuno di competente di questa tua particolare 'fissa'." esclamò fra sé e sé irritato, riponendo il foglio in questione sull'ultima pagina del suo quaderno, per poi sospirare rumorosamente.

Decisamente, la vita di Peter era ben lontano dal definirsi ' rosa e fiori '.
Per quanto la sua maturità e la sua intelligenza fossero ben apprezzate nel mondo degli adulti - il più delle volte, almeno - purtroppo, non si poteva dire lo stesso dei ragazzi della sua età, che sembravano prenderci davvero gusto a rendere la sua vita un inferno - e se si pensava che la sua intelligenza non era proporzionata alla sua forza fisica, si può ben intuire che fosse un bersaglio anche fin troppo semplice da prendere di mira.
Ed era solo, in tutto ciò. Da una parte, aveva i suoi zii che adorava e che non voleva assolutamente tediare per questioni del genere - perchè sì, un tizio che sfogava la sua frustrazione omossessuale sui quaderni di un povero nerd qualsiasi, non era di certo un problema di cui parlare a Zio Ben o Zia May - e dall'altra, invece, aveva gli amici che cercava di evitare il più possibile perchè, beh, era un'idiota.

Ad interrompere quell'ammasso di pensieri che gli stavano invadendo la mente, fu lo sbattere della porta del bagno, che fecero sussultare irrimediabilmente Peter dalla sorpresa.
Forse avrebbe dovuto controllare se fosse effettivamente da solo nel bagno dei ragazzi, prima di mettersi a parlare da solo. Soprattutto, se stava commentando la dubbia sessualità del suo principale carnefice.
La sorpresa si trasformò in un istante in timore e si ritrovò a deglutire rumorosamente, come rendendosi conto in quel momento del passo falso appena compiuto.
Insomma, la sua situazione era qualcosa che poteva gestire al momento, ma... Beh, far arrabbiare quei bulletti da strapazzo, non sembrava propriamente un buon piano per migliorare quell'ottimo rapporto che già avevano. Dopotutto, conosceva piuttosto bene i suoi limiti.
Deglutì ancora, prendendo poi zaino ed appunti, per spostarsi nell'angolo più remoto del bagno per cercare di guardare di sottecchi il ragazzo che ora si stava lavando le mani, a circa un metro o poco più distante da lui.
Okay, decisamente non era qualcuno che conosceva, neanche di vista, quindi era probabile che non fosse qualcuno correlato al suo aguzzino. Ma, dall'altro canto, era pur vero che Peter era così immerso nello studio - e nel non farsi notare - che se anche quel ragazzo gli fosse passato vicino mille volte, non l'avrebbe sicuramente ricordato. O neanche proprio notato.
Ma di una cosa era sicuro : non era sicuramente uno studente della sua classe. A dirla tutta, era abbastanza sicuro che fosse più grande di lui, anche perchè lui-

Ecco che Peter si ritrovò ad abbassare subito lo sguardo, come notò l'altro ragazzo voltarsi di colpo.
Che l'avesse beccato? Non che non attirasse l'attenzione, effettivamente, visto tutti quei fogli che stava raccattando.
Era davvero umiliante che qualcuno lo vedesse in quello stato, a pensarci bene.
Strinse le labbra, pulendosi poi gli occhiali, cercando di far finta di nulla, sentendo il cuore battergli all'impazzata dal terrore.
Non poteva succedere quel genere di cose che accadevano sempre nelle serie tv o nei film? Quel qualcosa che salvava il protagonista da un destino nefasto? Non che si aspettasse che apparisse un Tardis nel mezzo della stanza, ma il suono della campanella , che magari avrebbe convinto l'altro a correre alla prossima lezione, non sarebbe stato male.
Ovviamente, non era dentro qualche storia fantascientifica e Peter continuò ad avvertire quello sguardo penetrante su di sè - anche perchè l'altro non tentò neanche di nascondere la cosa- e la cosa non fece che metterlo dannatamente a disagio, finchè... Finchè non sentì un suono, come di qualcosa che veniva strappato, all'altezza della sua schiena ed istintivamente si voltò.

"Uh." mormorò il ragazzo che ora stava davanti a lui con un foglio in mano, con un sopracciglio alzato "Wow. Davvero, wow. E' così che voi cercate di fare amicizia, qui? Non è un po' ortodosso come metodo?"

Peter si ritrovò a sistemarsi gli occhiali nervosamente come se, con quel gesto, potesse nascondere l'enorme disagio che stava provando in quel momento. Disagio che sembrò aumentare quando si rese conto che l'altro stava continuando a fissarlo.

"... Ermh, okay, immagino di doverti dire grazie...?" mormorò titubante, non sapendo davvero che altro dire "Che c'è scritto nel f-?"

"Foglio? QUALE foglio??" lo interruppe di colpo, iniziando a strappare il pezzo di carta in questione.

Mentre l'altro cercava, con estrema difficoltà, di strapparlo in pezzi sempre più piccoli , il ragazzo con gli occhiali si prese qualche istante per osservare il suo strano interlocutore - anche se, dire strano, era un eufemismo.
La prima cosa che gli venne in mente era che quel ragazzo sembrò il suo esatto opposto.
Insomma, era un ragazzo abbastanza alto - lo superava di altezza di una decina di centimetri, più o meno - e, dalla sua corporatura, non si sarebbe sorpreso di vederlo prossimamente come nuovo quarterback della squadra della scuola.
Constatò anche che fosse di bell'aspetto e provò istintivamente una gran pena per tutte le ragazze che ci avessero voluto provare e avrebbero scoperto che in realtà quel tizio fosse uno molto particolare.
... Ma a chi voleva darla a bene? Avrebbe avuto sicuramente successo, visto la superficialità che caratterizzava i ragazzi del liceo, anzi, le persone in generale.

"Beh, veniamo a noi."

Ecco che il più alto, dopo aver buttato quelli che ormai erano un centinaio di minuscoli pezzetti nella spazzatura, gli si avvicinò - anche fin troppo, per i suoi gusti, visto che non amava particolarmente il contatto fisico- con un sorrisetto sornione a contornargli il viso.

"Sembra che tu mi debba un favore, piccoletto."

"Prego?"

Il più piccolo fece un passo indietro senza distogliere lo sguardo da quello del suo interlocutore, assumendo un'espressione visibilmente confusa.
Non sembrava ci fosse rabbia nelle sue parole, anzi, sembrò piuttosto un tono divertito e... Lascivo?
E poi, che diavolo era quel nomignolo?!

"Quello che voglio dire è" esclamò il biondo, allargando il sorriso "Ti ho salvato la vita. Okay, non letteralmente ma ehi, non è forse la reputazione una delle cose più importanti per gli adolescenti? La reputazione, giovane Potter, è quello che uccide i giovani d'oggi di questi tempi, più che di un' Avada Kedavra! Uh, forse ho sbagliato citazione? Se non sei fan di Harry Potter, potrei-"

Dio.
Ma quanto parlava questo ragazzo? Peter sentiva la testa quasi girare per colpa di quell'interminabile chiacchiericcio del biondo davanti a sè e- Com'è che ora era di nuovo vicino a lui? E gli stava toccando il braccio, per giunta!

"... Quindi? Che te ne pare, dolcezza?"

Il moro si irrigidì all'instante alle sue parole, stringendo la mascella all'istante, mentre un certo rossore gli contornò il viso.
Non sapeva se stesse reagendo così perchè fosse davvero irritato da tutta quella situazione, se ora avesse raggiunto il limite dopo aver accumulato tanto stress a scuola o se, in qualche modo, l'altro avesse intaccato il suo orgoglio con quelle parole.
Forse un mix di tutte quelle cose.

"Senti tu." sibilò, quasi sfiorandogli il petto con l'indice, per poi tirarsi via dalla presa dell'altro "Non so cosa ti dica il cervello, ma se pensi che io-"

Ed eccolo lì, il  'miracolo-da-storia-fantascientifica' che il più giovane aspettava: il suono della campanella.

"... Beh, sei fortunato che debba andare a lezione." borbottò con fare minaccioso, per poi allontanarsi del tutto e prendere velocemente le sue cose.

"Ci vediamo. O forse è meglio di no. Per te."

Chiuse con forza la porte alle sue spalle, facendola sbattere abbastanza rumorosamente, per poi camminare a passo veloce verso il suo armadietto. Dopo averlo aperto, lo contemplò per un istante, prendendo i libri necessari per la lezione successiva ed infine lo richiuse.
Passò un lungo istante in silenzio, prima di iniziare a dare delle, seppur lievi, testate sul suo armadietto, sotto lo sguardo incredulo di alcuni studenti che, dopo averlo guardato in maniera perplessa, decisero di allontanarsi.
Smise quasi all'istante, mugugnando parole incomprensibili, un unico pensiero ad invadergli la mente: era un'idiota.
Lo pensava già da un po' , ma ora aveva la conferma definitiva.
Era. Un. Totale. Idiota.
Come diavolo gli era saltato in mente di dire cose del genere ad uno che era il doppio di lui? Non gli bastava quello che stava passando con Flash, doveva per forza stuzzicare uno che poteva prenderlo a pugni, senza trovare la benchè minima resistenza?
Ma non era pentito, almeno, non del tutto.
Il modo in cui gli aveva parlato e il modo in cui cercava di invadere i suoi spazi vitali, l'avevano irritato non poco. E ancora non aveva capito che diavolo volesse da lui!
In momenti come questi, avrebbe tanto voluto essere grande e forte, più che essere intelligente e maturo, così da non doversi preoccupare che qualche bulletto da strapazzo potesse picchiarlo violentemente per il semplice gusto di farlo.
Si voltò, poggiando la testa, per poi passare una mano fra i capelli già abbondantemente arruffati, per poi sospirare pesantemente.
Forse, non era poi una cosa così grave.
Nel senso, era una cosa grave ma la scuola era grande, c'erano tante classi, tanti studenti... Quante probabilità c'erano di ribeccarlo nell'immediato?
L'anno era già bello che iniziato e, se era fortunato, quel tipo era un diplomando e le possibilità di rivederlo diminuivano di più.
Bastava non incontrarlo nuovamente fino a fine anno.
Sì, Peter Parker, per una volta nella sua vita, sentì che poteva abbandonare la negatività che lo distingueva ed essere positivo.
Scrollò quindi le spalle, dirigendosi velocemente nella prossima aula per non far tardi.
Il ricordo di quello che era successo in bagno stava diventando lentamente solo un vano ricordo.

****************

Un vano ricordo un cavolo.

"Parker, mi sta ascoltando?"

Sentendosi chiamare, il ragazzo sussultò e sbattè gli occhi ripetutamente, rivolgendo lo sguardo al preside.

"Assolutamente." mormorò con un sorriso nervoso, cercando di controllare i sudori freddi che gli stavano percorrendo lungo la schiena.

L'uomo lo guardò perplesso, come se fosse incerto sulla veridicità delle sue parole, ma dopo qualche istante di silenzio ritornò a parlare, e gli occhi del moro caddero nuovamente sugli occhi azzurri del ragazzo al fianco del preside. Ragazzo appena trasferito dal Canada, il cui padre era grand'amico del preside. Stesso ragazzo, fra parentesi, beccato giusto qualche ora prima nella toilette. Ragazzo che aveva bellamente minacciato e che ora sembrava cercare di trattenersi con tutte le sue forze dal non ridere - anche se non capì bene se lo divertisse di più l'assurda situazione o l'espressione terrorizzata di Peter.

"... Quindi gradirei che lo aiutassi ad ambientarsi a scuola. Potrebbe farlo, signor Parker?"

In tutta risposta, il ragazzo riportò l'attenzione sull'uomo davanti a sè, alzando poi un sopracciglio, perplesso.
Lo stava prendendo in giro? Stava chiedendo a lui, il ragazzo più impopolare della scuola, di aiutare un tizio sconosciuto minacciato giusto qualche ora fa ad ambientarsi?
Tuttavia, osservando lo sguardo severo del preside aveva capito che no, non scherzava per niente.
Se questa non era sfiga, non sapeva davvero cosa pensare. Chi diavolo glielo aveva fatto fare di essere 'positivo'?

"Uh... Credo. Insomma. Immagino che cercherò di fare del mio meglio...?"

Nonostante il tono poco convito, il rettore sembrò rilassarsi visibilmente a quelle parole, e sorrise bonario al giovane.

"Bene, molto bene dire. " bofonchiò in tono soddisfatto "Allora, io torno ai miei doveri da preside. Vi lascio fare conoscenza."

Il moro deglutì rumorosamente come vide il preside allontanarsi sempre di più, lasciandolo in pasto al suo aguzzino. Se Peter aveva iniziato a tremare come una foglia, il ragazzo biondo davanti a sè aveva allargato il sorriso sempre più.
Che stesse già pregustando il pugno in faccia che si era meritato per quello detto poco prima?
Sarebbe stata l'occasione giusta, effettivamente, non c'era nessuno in quel momento nei corridoi e poteva agire indisturbato - non che sarebbe cambiato qualcosa se ci fosse stato qualcuno, effettivamente.

"Quindi, era questo che intendevi con 'ci vediamo'?" esclamò in tono divertito il ragazzo più grande, facendo qualche passo avanti "Se l'avessi saputo prima, mi sarei preparato per l'occasione."

Come avanzò sempre più vicino a lui, il più piccolo iniziò a tremare visibilmente. Quello lì era sempre stato così grande e grosso? O era la prospettiva di un pestaggio imminente a renderlo così minaccioso? In quel momento fatidico, potè quasi vedere la sua vita scorrergli davanti e dovette ammettere a sè stesso che, oltre che breve, era stata anche parecchio miserabile.
Appena l'altro fu abbastanza vicino, strizzò istintivamente gli occhi, preparandosi al pugno che ... Non arrivò.

"Aw, piccoletto, sei così emozionato al pensiero di rivedermi? Così mi fai eccitare, anche di brutto." esclamò invece, dandogli un colpetto sulla fronte con l'indice.

Il più basso mugugnò un 'ow', massaggiandosi la fronte, riaprendo gli occhi per potergli lanciare un'occhiataccia e si ritrovò lo sguardo ancora sorridente dell'altro che ora gli offrì la mano.

"Sono Wade Wilson. Ma puoi chiamarmi come meglio credi. Ma, cosa più importante, puoi chiamarmi in ogni momento. Sì, anche quelli più intimi e bagnati." esclamò, con tanto di occhiolino.

"... Cos-"

"E tu come ti chiami, begli occhioni?" continuò ancora, non dando l'opportunità di parlare all'altro "Qualcosa mi dice che hai un nome carino. Ma ehi, se non me lo vuoi dire, va bene lo stesso. Ho una lista immensa di nomignoli che ti potrei dare. Tesoro, stellina, principess-"

"PETER." gridò il moro disperato, interrompendo quella conversazione imbarazzante e senza senso.

Prese un grosso respiro profondo, per poi continuare in un tono di voce più basso ma esasperato.

"... Parker. Sono Peter Parker. Ora potresti smettila con questi nomignoli idioti?"

Come il ragazzo strinse la mano dell'altro, Wade lo fissò soddisfatto, per poi fare un fischio di approvazione.

"Uh, avevo indovinato. Comunque, non so come dirtelo, Petey, ma i 'nostri' nomignoli idioti sono appena iniziati. E-"

Si bloccò di colpo, per poi schioccare le dita entusiasta, preso da chissà che illuminazione.

"Petey. Petey pie. E' perfetto."

In quel momento il più basso scrollò le spalle, psicologicamente distrutto da quella conversazione. Come faceva una persona ad essere così stancante?
Mentre il più grande continuava senza sosta a parlare di nomignoli e quant'altro, immediatamente Peter si chiese che diavolo avesse fatto di male nella sua già miserabile vita per meritarsi una punizione simile.




~~Note dell'autrice~~

Eccoci qui con la mia prima fanfiction Spideypool! Spero vi piacerà!! ;_;
Essendo un ambiente un po' nuovo sia a livello di personaggi, che di ambientazioni, spero di non aver scriveredi non scrivere in futuro boiate ><  (Ho comunque fatto le mie ricerche, visto che , ad esempio anche il nostro sistema scolastico è diverso da quello americano).
Quindi... Niente, mi farebbe piacere se mi scriveste cosa ne pensiate, se avete qualche consiglio su come migliorarmi, etc. (forse non sembra, ma questo è un progetto davvero super importante e intenso (?) e a cui tengo parecchio e che avevo in mente da parecchio tempo).
Detto ciò... Alla prossima.
   
 
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