Tipi da macchinette (bevande)
[raccolta di One-shot]
Accurate
statistiche mostrano che in media uno studente spende interi
patrimoni in microtransazioni da trentacinque centesimi alla volta.
È
un'usanza talmente radicata nella cultura studentesca, che diversi
esperti hanno addirittura iniziato a studiare il problema sociale
sempre più frequente ad essa associata, ovvero il fenomeno
del
“Barbonaggio per l'aula”:
l'elemosina disperata di uno
studente in un vano tentativo di racimolare la somma necessaria per
comprarsi la merenda quotidiana.
Il
cibo e le bevande delle macchinette, secondo alcuni, creano
una vera e propria dipendenza, instaurando un bioritmo tale da
accendere -puntuale come un orologio svizzero- una
spia
dell'appetito ogni giorno alle undici meno dieci, al suono della
campana dell'intervallo.
Essendo
una questione vasta e di difficile trattazione, a seguito mostreremo
solamente le tipologie di bevande più caratteristiche e chi
le
assume abitualmente.
Il
Brodo Nero:
Il
Brodo Nero era un'antica bevanda in voga a Sparta, tanto da essere
tramandata fino ai giorni nostri grazie alle ricette rinomate degli
chef pluristellati
del tempo. Molti, erroneamente, tendono a
chiamare questa sostanza torbida “Espresso”,
ignorando
totalmente la storia di millenni condensata in ben venti microlitri
di prodotto.
Non
aveva il gusto di caffè, spesso infatti il sapore si
mischiava a ciò
che era stato ordinato prima al fine di creare una solida coesione
sociale tra gli individui (tutti insieme contro lo sventurato
deviante che decideva di prendere il tè al limone);
non aveva
neppure la consistenza dell'espresso,
risultando più
denso e oscuro, tanto che alcuni pensatori avevano ipotizzato che
fosse in verità l'olio di qualche macchina parcheggiata nel
cortile.
Tuttavia,
seppur nessuno fosse a conoscenza del contenuto effettivo, era
decisamente la bevanda calda più gettonata dai professori,
che
tendevano a dare il proprio tocco personale: il professor Dioniso,
ad esempio, era solito versare nel bicchierino un miscuglio di
grappa, sambuca e cognàc. Ovviamente i liquori citati erano,
secondo
qualche antico mito, conservati in uno scompartimento segreto
conosciuto solo dall'elitè del personale.
A
supportare questa leggenda era l'evidente prova che, oltre
una
certa ora del mattino, era comune vedere spazzoloni seguire un ampio
percorso serpeggiante. Ma questa è un'altra storia.
Ambrosia:
La
bevanda dell'estrema unzione, data allo studente quando ormai era a
un passo dal raggiungere le porte degli Inferi: prodotta da una
varietà speciale di tè, era in grado di curare
qualsiasi malanno,
dal raffreddore al mal di pancia, fino alla Peste Nera e al Morbo
Grigio.
Con
un gusto vago di limone e marcato di zucchero, oltre a sconfiggere
epidemie mortali, era capace anche di donare una temporanea
invulnerabilità.
A
dimostrazione di ciò, era il professore di Filosofia,
Alettrione,
che, durante le proprie ore buche, soleva sorseggiare
l'Ambrosia
seduto accanto ad Ares: era una prova vivente degli effetti
miracolosi della bevanda, visto che mai una volta era stato colpito
da una pallonata; così, mentre il terribile collega di
Ginnastica
mieteva vittime sul campo di sterminio -o palestra, dipende
dai
punti di vista-, Alettrione degustava la bevanda come un vero
gentleman, leggendo il giornale e commentando di
tanto in
tanto le notizie, sul sottofondo di grida disperate di studenti degne
da qualche girone infernale.
« Sai, Ares, in un test hanno dimostrato che gli studenti si applicano maggiormente se messi in uno stato di lieve stress.» aveva esordito un giorno il giovane docente di Filosofia, mentre il collega sbraitava le peggio ingiurie contro quel ragazzo un poco in sovrappeso, che non riusciva a portar a termine l'articolato percorso di guerra arricchito da simpatiche torrette che riuscivano a sparare palle mediche da 10 kg ad una velocità pari, se non addirittura superiore, a 360 m/s « Ah, tu sì che sei un pedagogista nato.» aveva continuato, prima di girar pagina ed iniziare a leggere le interessanti notizie di economia.
Brodo
Primordiale:
<<
Di che cosa sa?>>
A
questo quesito la risposta non era certa, anzi, spesso era sibillina
quanto il responso di un oracolo.
Il
caffè al Ginseng infatti, tendeva variare
gusto, aroma
e consistenza al variare dei giorni della
settimana, del
tempo, delle stagioni: il martedì, ad esempio,
giorno di mercato in piazza, aveva un sapore speziato, mediterraneo,
con un retrogusto di zucchina, melanzana, insalata
fresca appena raccolta con ancora del terriccio concimato attaccato
alle foglie; d'inverno invece poteva assumere un profumo che
ricordava il pranzo di Natale, tra panettoni, spumante e
l'immancabile mano della nonna che preparava le calde pietanze di
portata (questa frase si può interpretare
più o meno
letteralmente, libera scelta del lettore).
Un'assidua
consumatrice di questa bevanda tanto misteriosa era la segretaria
Pizia, che tendeva gustarselo con tutta calma mentre davanti allo
sportello della segreteria gruppi di studenti lottavano l'uno contro
l'altro al
fine di arrivare primi, evitando così le eterne ore di
attesa.
Acqua
del fiume Lete:
Sempre
presente in ogni macchinetta degna di tal nome, ma sempre snobbato o
totalmente dimenticato da parte degli studenti: si parla, ovviamente,
del latte caldo. Posto nelle ultime scelte prima del bicchierino
vuoto, nessuno aveva mai avuto il coraggio di pigiare il bottone:
sarà per il colore biancastro, che i più maligni
attribuivano ad
altre sostanze o fluidi corporei, sarà per la domanda
esistenziale
del “perché mai dovrei spendere
trentacinque centesimi per un
bicchiere di latte?”, tuttavia in ogni caso il
bottone sin
dall'invenzione dello studente e della macchinetta era da sempre
immacolato.
Nessuno,
quindi, aveva avuto la tentazione di provare l'ebrezza del sapore
chimico di latte in polvere.
Assenzio:
Nelle
scuole, la cioccolata calda era la dipendenza più
pericolosa:
così tanto zuccherata da creare un tappo nelle arterie alla
sola vista, ma al contempo con un gusto tanto dolce da risollevare il
morale agli studenti reduci da verifiche disastrose o da storie
d'amore complicate, era decisamente la scelta più gettonata
nei
giorni dall'umore grigiastro.
Come
un abbraccio materno, riusciva a dare conforto e sicurezza, quella
forza d'animo che bastava per auto-convincersi che il mondo, in
fondo, potesse ancora essere affrontato.
Persefone,
ad esempio, tendeva sorseggiarla pensosa, seduta su un freddo
termosifone, dopo aver avuto un colloquio personale con il professor
Ade.
Non
si era certi, però, se fosse inquieta per il docente o per
la madre,
vera e propria bestia infernale temuta persino dagli insegnanti.
Probabilmente
neppure esperti psicologi possono dare una motivazione al consumo
assiduo di tali sostanze; tuttavia è innegabile che
ciò rimane pur
sempre un importante passo degli usi e costumi della
comunità
studentesca, tramandato da maturando a primino, di chiavetta in
chiavetta, nei secoli dei secoli.
Fine
Oneshot!
Angolo
dell'autrice:
Effettivamente,
manco da un po' in questa raccolta: conclusa la scuola, ho avuto un
periodo difficile. Ora, pian piano, mi sto riprendendo e in questi
giorni ho scritto di getto questa piccola OS.
Il
capitolo in Bar Sport (o Bar Sport 2000, ora la mia memoria
gioca
brutti scherzi) sulle macchinette delle bevande è
indubbiamente
il mio preferito: le macchinette in quel libro sono quasi umane,
caratterizzate per la loro estrema bastardaggine e... niente, riesce
sempre a strapparmi una risata.
Qui,
più che concentrarmi sulla psicologia della macchina (anche
perché
altrimenti mi sembrava troppo un copia-incolla), mi sono concentrata
sulle bevande. In tutto questo delirio devo ancora comprendere il
gusto del caffè al Ginseng: se zuccherato, sa di caramelle
mou; se
lasciato al naturale ha quel leggero retrogusto amaro che mi fa
totalmente schifo.
Magari
qualcuno saprà darmi una risposta.
In
ogni caso ringrazio chiunque legga questo capitolo! E mi scuso ancora
per la mia assenza.
Un
bacio da _Lakshmi_!