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Autore: Jo The Strange    01/05/2019    5 recensioni
[BrianxChrissie]
Chrissie rimase interdetta nel vedere il ragazzo riccio salutarla con un cenno e proseguire per la sua strada: lei si era presa la briga di fare la prima mossa, attraversare tutto il campus per incontrarlo e lui la ripagava così?
“Certo che sei proprio un tipo bizzarro, Brian May” pensò Chrissie, prima di fare dietrofront e ritornare sui suoi passi "Ma adoro le persone bizzarre"
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 18: Happy Xmas



18 Dicembre 1971


-Tesoro, io ti amo tanto e tutto il resto, ma quello che mi chiedi è veramente troppo –

-Sai benissimo che non sono adatto a queste situazioni! –

-Ti stai comportando come una bambina, te ne rendi conto? –

Erano circa venti minuti che Roger vagava per tutto l’appartamento come un’anima in pena, portandosi dietro il telefono fisso e gridando come una ragazzina mestruata. Brian era sdraiato sul suo letto, le braccia incrociate dietro la nuca, appoggiato alla testata. Osservava silenziosamente il suo migliore amico fare avanti e indietro per il corridoio che separava la porta d’ingresso da tutte le altre stanze, un’espressione furente dipinta sul volto.

Roger gridò per l’ennesima volta e Brian soffocò una risata, godendosi lo spettacolo. Quando lui e Sheryl litigavano per telefono era sempre uno spasso, dal momento che entrambi erano testardi come muli e volevano avere l’ultima parola ad ogni costo.

Il ricciolo riuscì a udire un “vaffanculo” dall’altro capo del telefono, prima che il suo migliore amico riattaccasse la cornetta. Roger si fermò davanti allo stipite della sua stanza, guardandolo con aria assassina.

-Se non la smetti di ridere, giuro che ti prendo a pugni – bofonchiò il biondo.

Brian alzò le mani in segno di resa, non riuscendo tuttavia a trattenere una fragorosa risata: -Scusa, ma non ce la faccio –

Roger si lasciò cadere sul letto dell’amico, sbuffando sonoramente. Si sdraiò di fianco a lui, giocherellando con gli innumerevoli ciondoli delle sue collane.

-Che c’è? – domandò Brian, preoccupato -Sheryl ti ha obbligato ad affrontare l’ennesima sessione di shopping natalizio? –

Il biondino scosse la testa, lanciando un’occhiata eloquente all’amico: -Peggio. Molto peggio –

Brian aggrottò le sopracciglia. Da che ne aveva memoria, nulla terrorizzava Roger più di andare a fare shopping con la sua ragazza. Ogni volta era costretto a seguirla come un cagnolino per tutta Kensington, entrando in ogni singolo negozio e visitando le bancarelle di ogni singolo mercatino, dalla mattina presto fino al tardo pomeriggio. Era in momenti come quelli che ringraziava il cielo per il fatto che Chrissie detestasse andare per negozi.

-Sheryl vuole che passi la Vigilia di Natale con la sua famiglia, a Lincoln – ammise Roger, passandosi una mano sugli occhi con aria stanca -Dice che i suoi genitori vogliono conoscermi e stronzate simili –

Brian fece spallucce, non riuscendo a capire quale fosse il problema: -Cosa c’è di male? Insomma, tu e Sheryl state insieme da più di un anno, oramai: avrà parlato loro di te un’infinità di volte. E’ normale che i suoi genitori vogliano conoscerti –

-Il problema è che io non ci tengo a conoscere loro – Roger si affrettò a correggersi, avendo intuito subito di essere stato abbastanza scortese -Sai bene che queste “cose formali” mi mettono a disagio. Non sono bravo con i genitori, Bri –

Il ricciolo si alzò, mettendosi a sedere: -Devi stare tranquillo, Rog. Sii semplicemente te stesso e sono sicuro che farai un’ottima impressione. Devi solo evitare di bestemmiare, ruttare a tavola e, soprattutto, di fare allusioni sessuali ogni volta che apri bocca –

-Praticamente, impossibile – bofonchiò il biondino, incrociando le braccia al petto. Anche se a tratti sboccato e grezzo, lui era così. Gli sembrava alquanto stupido fingere di essere il principe azzurro davanti ai genitori della sua ragazza.

Brian gli diede una pacca sulla spalla con fare bonario: -Devi solo trattenerti un pochino. Sono sicuro che ce la farai. Se sono sopravvissuto io alla famiglia di Chrissie, puoi farcela tranquillamente anche tu. Non saranno mai peggio di quei… quei… –

-Grandissimi figli di puttana? – alluse il biondino, lanciando un’occhiata eloquente al suo migliore amico.

Brian alzò gli occhi al cielo, constatando per l’ennesima volta l’eccelsa finezza di Roger Taylor: -Stavo per dire “dinosauri bifolchi” ma tu hai reso meglio l’idea –

-Che razza di espressione è “dinosauri bifolchi”?! – abbaiò il biondino, virgolettando le parole interessate con le mani -Nemmeno mia nonna usa più quel termine –

Brian scoppiò a ridere, spingendo Roger amichevolmente: -Non tutti siamo aulici come te, caro mio - Il biondo schioccò le dita, riprendendo immediatamente parola: -Fossi in te, non riderei così tanto… -

-E perché mai non dovrei? – domandò il ricciolo, facendo spallucce.

Roger accennò un sorriso sadico, del tutto in contrasto con il suo aspetto angelico: -Perché Sheryl ha detto che tu e Chrissie verrete con noi –

Brian pregò di aver sentito male.




24 Dicembre 1971


La mattina della Vigilia, i ragazzi partirono da King’s Cross molto presto, carichi di bagagli come muli. Dopo quella giornata a Lincoln, difatti, Roger sarebbe tornato a Truro per il resto delle vacanze, mentre Brian avrebbe ospitato Chrissie a casa sua fino alla fine della pausa invernale. La brunetta non aveva alcuna intenzione di ritornare a Holloway e trascorrere i pochi momenti liberi dallo studio e dagli impegni quotidiani in compagnia di quelle serpi dei suoi famigliari, così accettò di buon grado l’invito dei signori May, i quali, oramai, la consideravano come una figlia.

-Ripetimi perché anche io e Chrissie ci siamo fatti incastrare in questa situazione – bofonchiò Brian, incrociando le braccia al petto e prendendo posto in uno scompartimento vuoto del treno.

Roger sorrise languido, sistemando le valige negli appositi spazi vuoti della cabina: -Perché la madre di Sheryl voleva assolutamente rivedere la tua ragazza –

Brian si voltò di scatto verso Chrissie, la quale si stava sedendo proprio di fianco a lui: -Aspetta, quindi tu conosci già la famiglia di Sheryl? –

-Certo che sì – disse la brunetta, candidamente -Conosco Sher e la sua famiglia da anni, oramai, dai primi giorni d’orientamento all’Imperial College –

-E come sono i suoi genitori? – domandò Roger, sottovoce.

-Te lo dico io come sono – intervenne Sheryl, entrando nello scompartimento e prendendo posto di fronte al biondino. Era evidente che fosse ancora un po’ alterata per la litigata fatta con lui, qualche giorno prima -Di mio padre non ti devi preoccupare, è un pezzo di pane. Mia madre ha avuto la sfortuna di partorire due figlie mongoloidi prima della sottoscritta, perciò non spaventarti se dimostra di avere una cazzo di ossessione per me e, di conseguenza, per te –

Brian richiamò l’attenzione di Sheryl, alzando una mano per avere il permesso di porre una domanda: -Cosa intendi con “mongoloid”? Hanno… hanno la sindrome di Down? –

-Mi sembra una cosa abbastanza crudele definire in quel modo le tue sorelle – biascicò Roger.

Chrissie soffocò una risatina: -Oh, si vede che non le hai mai conosciute. Senza offesa, Sher –

-No, mia cara, hai ragione tu – continuò la biondina, dandole manforte -Le mie sorelle sono perfettamente sane, non hanno alcuna malattia o stronzate simili.
Semplicemente, sono delle complete troglodite. Non studiano, non lavorano, sono dannatamente in sovrappeso e non fanno altro che starsene chiuse in camera dalla mattina alla sera, facendosi i cavoli loro e dipendendo in tutto e per tutto dai miei genitori –

Sulle facce di Roger e Brian si dipinse un’espressione di puro sgomento.

-Tranquilli – li rassicurò Chrissie -Anche io ho reagito così, quando me lo ha raccontato per la prima volta –

Brian roteò gli occhi, borbottando sottovoce: -Ma che deliziosa famigliola… -

Sheryl accennò un sorriso serafico: -Non fate troppo caso a quelle due. Sono sicura che vi divertirete –

Brian e Roger si scambiarono un’espressione terrorizzata proprio nel momento in cui il treno partì alla volta del Lincolnshire.

       

Il treno arrivò alla stazione di Lincoln in perfetto orario e, carichi di bagagli, i ragazzi si misero in cammino alla volta di Rudgard Lane, la via dove abitava la famiglia di Sheryl.

La città non era poi così diversa da Londra, fatta eccezione per il traffico: stesso cielo perennemente grigio, stesse strade mal asfaltate e stesse case coperte da mattoni rossastri.

Dopo aver camminato per una ventina di minuti, i ragazzi imboccarono una via lunga e stretta, sui cui margini si ergevano un’infinità di villette a schiera completamente identiche.

-Come cavolo fai a ricordarti dove abiti? – domandò Roger, spiazzato -Sono tutte uguali –

Sheryl si avvicinò al cancelletto della numero 22, facendo segno agli amici di seguirla -Esistono i numeri civici, Capitan Ovvio… -

La biondina suonò il campanello e, pochi secondi dopo, una donna grassoccia con i capelli ricci, corti e castani aprì la porta. Non appena vide Sheryl, un sorriso a trentadue denti s’impossessò del suo viso e, agitata, iniziò a battere le mani.

-Finalmente la mia stellina è a casa! – gridò la donna con voce acuta -David! David, corri! E’ arrivata Sheryl con i suoi amici. Fatti abbracciare da mamma, tesoro –

La biondina si lasciò stritolare dalle braccia enormi della madre, trattenendo a stento un’espressione di puro imbarazzo, mentre – fuori dalla porta – gli altri ridevano a crepapelle.

-Ti ho portato anche Chrissie, sei contenta? – biascicò Sheryl, staccandosi dall’abbraccio stritolatore della madre.

Non appena si accorse della presenza della brunetta sulla soglia di casa, la signora Richardson si fiondò ad abbracciarla: -Oh, santo Dio, Christine! Sei ancora più graziosa di quanto ricordassi. Come stai, cara? Tutto bene? –

-E’ un piacere rivederla, signora Richardson. Io sto bene e lei? – disse Chrissie, con un sorriso, abbracciando calorosamente la donna. Richiamò l’attenzione di Brian e glielo presentò: -Lui è Brian May, il mio fidanzato. Brian, ti presento la signora Richardson, la mamma di Sheryl –

-Oh, chiamatemi semplicemente Miranda – disse la donna, stringendo energicamente la mano del ricciolo -Brian, è un piacere conoscerti. Sentiti come a casa tua –

-Anche io devo presentarti qualcuno – s’intromise Sheryl, ricomparendo sulla porta di casa. Prese per mano il biondino, il quale nel frattempo era rimasto fuori ad occuparsi dei bagagli, e lo portò di fronte a sua madre: -Finalmente, anche se con un anno di ritardo, ti presento Roger Meddows Taylor, il mio ragazzo –

Alla vista del bel biondino, la mascella della signora Richardson cadde letteralmente a terra. In tutta la sua vita, non aveva mai visto un ragazzo così affascinante come lui. Aveva lunghi capelli dorati, un paio di oceani al posto degli occhi e un sorriso serafico. Pareva uscito da un libro di fiabe.

-Salve – biascicò Roger, con una smorfia.

-Sembri un dio greco… - farfugliò la donna, guardandolo incantata -Chissà che meravigliosi bambini nasceranno da te e la mia Sheryl… -

-Ok, mamma… - La ragazza si affrettò a trascinare il suo fidanzato in casa, prima che sua madre dicesse qualche altra stupidaggine per metterla in imbarazzo.

-Stava scherzando, vero? – sussurrò Roger, preoccupato -Non ho intenzione di avere figli adesso, sia ben chiaro –

Sheryl lo spinse dentro, scuotendo la testa: -No, lei non stava scherzando. Ma io non ho alcuna intenzione di diventare una ragazza madre, perciò puoi dormire sogni tranquilli, bello mio –

Roger tirò un sospiro di sollievo, seguendo la sua fidanzata all’interno della casa.

“Se sua madre è così svitata, non oso immaginare il resto della famiglia…”

Sheryl era sul punto di portare Roger in salotto, per presentargli suo padre, quando, lungo il corridoio fecero la loro comparsa due figure assai poco gradevoli. Erano due ragazze enormi, evidentemente in sovrappeso, dai capelli rossi e crespi e gli occhi acquosi. Erano identiche, fatta eccezione per
l’acconciatura: una aveva i capelli corti, quasi a scodella, mentre l’altra li aveva lunghi e raccolti in una coda molle.

-Fanny – borbottò Sheryl, incrociando le braccia al petto -Junie –

“Devono essere le sorelle troglodite” pensò Roger, quasi inorridito da quella visione.

-Sheryl, sorella cara – iniziò quella con la scodella in testa, melensa -Che piacere rivederti. E vedere quanti bei ragazzi hai portato a casa –

-Il fidanzato della tua amica è un figo da paura, ma il tuo, Cristo santo, è da togliere il fiato – continuò l’altra, maliziosa -Scommetto che ci sa davvero fare a letto –

“Sì, direi proprio di sì” s’inorgoglì Roger “Sono bello come il sole e ci so anche fare sotto le coperte”

Notando l’espressione compiaciuta sul viso del suo ragazzo, Sheryl gli lanciò un’occhiata assassina, per poi riportare la sua attenzione sulle sue sorelle: -
Perché voi due non ve ne tornate in camera a sgrillettarvi o a fare qualunque cosa facciate da 25 anni a questa parte? –
Fanny e Junie finsero di essere offese: -Come siamo acide, sorellina… -

-Sono realista, non acida – ribatté la bionda, stringendo le mani al braccio di Roger - Ora scusateci, papà vorrebbe conoscere l’unico ragazzo di sesso maschile che sia mai entrato in questa casa, visto che voi non avete mai portato a casa nessuno… -

Le gemelle incrociarono le braccia al petto con un’espressione furente sul viso: -Vaffanculo, Sheryl. Sei solo una maledetta stronza –

-Andateci voi – concluse la bionda, facendo loro il dito medio e superandole.

Roger soffocò una risatina. Dopo aver conosciuto le sorelle di Sheryl si sentiva decisamente meglio. Quella famiglia era un vero coacervo di stranezze.

-Davvero non hai mai portato a casa nessun ragazzo, prima di me? – domandò Roger, colpito.

Sheryl scrollò le spalle, come se il suo fidanzato avesse appena fatto la domanda più stupida del pianeta: -Mica potevo presentare loro gente con cui andavo semplicemente a letto, ti pare? –

-Suona quasi come una cosa romantica – aggiunse il biondo, con uno sguardo tenero.

La ragazza accennò un sorriso: -Quasi –



   

Alla fine del pranzo, Roger e Brian avevano constatato che la persona più “normale” della famiglia Richardson era senz’alcun dubbio il padre di Sheryl, David. Si era presentato in modo semplice e gentile e aveva fatto di tutto, sin dall’inizio, per farli sentire a proprio agio in mezzo a quella banda di stralunate.

-Perdonate l’eccessiva foga di mia moglie e delle mie figlie – aveva detto, servendo loro la prima portata -Non sono abituate a vedere ragazzi così interessanti in giro per casa –

Per tutto il pranzo, l’uomo aveva intrattenuto con loro conversazioni di ogni tipo, spaziando dalla fisica alla biologia, dalla politica alla musica, senza mai risultare noioso, banale o retorico. Proprio durante una chiacchierata sul tema “musica”, Brian e Roger avevano scoperto che il signor Richardson era un grande appassionato di rock ‘n’ roll e blues, proprio come loro.

-Sheryl dice che anche voi siete dei musicisti – disse David, sorseggiando il suo caffè -E anche molto bravi –

Roger e Brian si guardarono per un secondo e il biondo prese la parola: -Sì, diciamo di sì. Io e Brian suoniamo insieme in un gruppo chiamato Queen. Lui sta
alla chitarra e io alla batteria –

Il viso della signora Richardson si illuminò ancora di più, mentre le gemelle si scambiarono l’ennesima occhiata maliziosa della giornata.

-E avete fatto qualche tour? – domandò Miranda, estasiata.

Roger fece spallucce: -Abbiamo fatto un piccolo tour estivo, quest’anno. Per il momento, giriamo tra pub e università, non abbiamo ancora un vero e proprio contratto discografico–

-Con impegno e caparbietà si può raggiungere ogni obiettivo – rispose candidamente il signor Richardson – Siete giovani, di bella presenza e con tanta voglia di fare. Prima o poi avrete sicuramente un’occasione –

-Perché non ci fate sentire qualcosa, tutti insieme? – domandò Miranda, includendo anche Sheryl e Chrissie nella conversazione.

Sheryl scosse la testa, imbarazzata. Perché sua madre non se ne stava mai zitta? Roger stava dialogando civilmente con suo padre – senza usare termini scurrili ogni due parole – e i suoi amici parevano finalmente a loro agio.

-Non credo sia una bella idea, mamma – borbottò la bionda.

-Perché no? – rincarò Miranda, cercando appoggio nel marito -David, non ti piacerebbe sentirli suonare? –

L’uomo annuì, entusiasta: -Oh, certo che mi farebbe piacere. Sono molto curioso di sentirvi all’opera –

Chrissie fece spallucce, cercando di convincere la sua migliore amica: -Eddai, Sher. Cosa vuoi che succeda? –

La bionda osservò Roger e Brian, entrambi dello stesso parere della brunetta, così si rassegnò: -E va bene. Però una canzone sola –

-Una sola, promesso – disse la signora Richardson, emozionata.

I ragazzi andarono a recuperare i loro strumenti e si sistemarono in salotto, trafficando con i fili del basso e della Red Special.

-Niente batteria, oggi – disse Roger, accennando alla evidente mancanza dello strumento -Vi dovrete accontentare di tamburello e maracas –

-Non preoccuparti, caro – disse la signora Richardson, trascinando sul divano il resto della famiglia. Il padre di Sheryl pareva molto curioso di sentire i quattro ragazzi suonare, mentre Fanny e Junie non staccavano gli occhi da Roger e Brian.

-Allora, avete preferenze? – domandò Chrissie, imbracciando la sua chitarra acustica.

La signora Richardson alzò la mano, proponendo la sua idea: -Potreste suonarci “Carol of the Bells”? –

-Che palle, mà – sbottò Fanny, sbuffando sonoramente -Non potete suonarci “Leti t snow!” di Crosby? –

Junie spintonò la sorella, facendola quasi cadere dal divano: -Che lagna sei, Fanny. Io voto per “Santa Claus is coming to town” –

Le donne di casa Richardson andarono avanti a litigare per un bel po’, sotto lo sguardo imbarazzato dei ragazzi (soprattutto di Sheryl), fino a quando David
non prese parola, riportando tutti all’ordine.

-Visto che in questa casa non si riesce a prendere una semplice decisione senza azzuffarsi, vorrà dire che sceglierò io – concluse l’uomo, risoluto. Poi si rivolse a Sheryl -Tesoro, che ne pensi della nuova canzone di John Lennon? –

-“Happy Xmas”? – domandò la bionda -Quella con Yoko Ono? –

Il signor Richardson annuì. Sapeva bene quanto sua figlia adorasse John Lennon e i Beatles: l’anno precedente, quando il gruppo aveva annunciato lo scioglimento, Sheryl lo aveva chiamato più e più volte, piangendo disperata come una bambina.

-Va bene, papà – disse la bionda, constatando l’approvazione dei suoi amici.

“So this is Christmas and what have you done?
Another year over, a new one just begun.

And so this is Christmas, I hope you have fun,
The near and the dear one 
the old and the young”

 
I ragazzi iniziarono a suonare, lasciando cantare a Roger la prima strofa. Prima attaccarono Chrissie e Brian con le loro chitarre, poi, a metà, si inserirono anche Sheryl e il biondo con il basso e con le percussioni improvvisate di tamburello e maracas.

Fin dall’inizio, la canzone natalizia riportò il buonumore nel salotto di casa Richardson, facendo completamente dimenticare la discussione di poco prima.

“A very merry Christmas 
and a happy new year,
Let's hope it's a good one 
without any fear”


Chrissie e Sheryl si impadronirono del ritornello, armonizzando le loro voci alla perfezione.

Non appena la signora Richardson sentì la sua figliola cantare, si emozionò moltissimo, lasciando che una lacrimuccia solitaria rotolasse giù dalla sua guancia grinzosa. Era passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che aveva visto e sentito la sua bambina esibirsi e doveva ammettere che era migliorata davvero tanto. Oramai non era più la Sheryl tredicenne che suonava il basso in cameretta, starnazzando come una cornacchia.

“And so this is Christmas
for weak and for strong,
For the rich and the poor ones,
the road is so long.
And so happy Christmas for black and for whites,
For the yellow and red ones,
let's stop all the fight”
 

La seconda strofa toccò a Brian, mentre Chrissie e Sheryl si occuparono dei cori in sottofondo.

La signora Richardson era oramai in lacrime e persino suo marito sembrava quasi commosso.

-Sono proprio bravi, non credi? – domandò Miranda all’uomo, appoggiandosi al suo braccio.

David annuì, stringendo la mano della moglie: -Hai ragione, cara. Sono davvero bravi –

“A very merry Christmas 
and a Happy New Year,
Let's hope it's a good one 
without any fear”


Quando ripartì il ritornello, l’intera famiglia Richardson si unì ai ragazzi, cantando a squarciagola e battendo le mani. Persino Fanny e Junie si unirono al coro, lasciando da parte, per un secondo la loro rivalità con la sorella più piccola.

Il signor Richardson iniziò a tenere il tempo insieme a Roger, applaudendo o battendo le mani sulle gambe. Sheryl s’intenerì a quella visione, contenta che – alla fine – Roger fosse riuscito a creare una certa intesa con la sua famiglia, soprattutto con suo padre.

“War is over
If you want it
War is over now”


Con l’ultimo coro, i ragazzi lasciarono sfumare la canzone, concludendo con un leggero accordo da parte della chitarra acustica di Chrissie. Appena finito di suonare, nel salotto calò un indecifrabile silenzio. Non durò più di cinque secondi, dal momento che le risate dei ragazzi e della famiglia Richardson riempirono la stanza quasi subito dopo aver terminato la canzone.

Tutti i presenti si ritrovarono a ridere di gusto, in maniera sincera e i genitori di Sheryl si complimentarono con la figlia e i suoi amici.

-Ora che vi ho sentito suonare dal vivo, non ho più alcun dubbio – disse David, stringendo la mano a Roger e Brian -Voi due, ragazzi miei, sfonderete sicuramente nel mondo della musica –



Spazio Autrice:

Buon pomeriggio a tutti, cari lettori, e buon 1° Maggio!
Ah, che bello scrivere capitoli natalizi con un sole rovente fuori dalla finestra. Quando mia madre mi ha sentito metter su "Happy Xmas" di John Lennon ha seriamente pensato che fossi impazzita.
Comunque, che ne pensate?
Questo capitolo è interamente dedicato a Carmaux_95, la quale da tempo agognava di poter vedere Roger incontrare la famiglia di Sheryl, così, alla fine, ho deciso di accontentarla.
Per la serie "avere famiglie normali è fuorimoda" ecco qua la Richardson's Family! Due sorelle imbecilli, una madre un po' appiccicosa e un padre dotato di una pazienza inesauribile, sono i termini più precisi per descrivere i parenti più stretti della nostra Sheryl.
Come citato nel testo, la canzone di questa settimana è "Happy Xmas" di John  Lennon e Yoko Ono, uscita nel dicembre del 1971, poco prima degli eventi narrati in questo capitolo. Personalmente, ritengo questa canzone la mia preferita durante il periodo delle feste, non solo per il suo groove ma anche per il bellissimo messaggio di fondo. Ve la lascio, as usual, nella playlist di Spotify!
Oggi sono stata brava e non ho aggiornato ad orari improponibili, perciò mi impegnerò ancor di più nel non essere prolissa come sempre.
Vi ringrazio per essere passati anche questa settimana, vi aspetto mercoledì prossimo con un nuovo aggiornamento!
Un bacione,
                   Jenny

PLAYLIST SPOTIFY:   
https://open.spotify.com/user/21ekfspbopztn5dsisbmousna/playlist/5GFxDwTiDkQmFO9kNAJt1E?si=j-fAcWXGS8qPsllLX-pc-A


 
   
 
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