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Autore: ONLYKORINE    01/05/2019    0 recensioni
Sara ha paura del trampolino alto 6 metri. Come farà per superarla?
Altra oneshot per un concorso.
Tre ingredienti: una paura, un elemento fantastico, il cioccolato!
992 parole
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Uno, due, tre, respiro. Uno, due, tre, respiro.

Sara continuava a ripeterselo nella mente. Un mantra, una benedizione, uno scaccia-pensieri.

Sara amava nuotare e adorava la piscina. L’odore del cloro, ad altri così fastidioso, per lei era calmante, e il rumore dello spostamento dell’acqua mentre nuotava l’aiutava a pensare quando qualcosa non andava per il verso giusto.

Come quella mattina. Quella domenica si trovava nella piscina di via Quinto, deserta a quell’ora, infrangendo la prima delle regole di suo padre: mai allenarsi da sola.

Sbuffò sedendosi sul bordo e osservando la struttura con le piattaforme e il trampolino. Ce n’erano tre: uno a tre metri dal pelo dell’acqua, uno a cinque e poi il suo incubo, quello a sette metri e mezzo.

Si ributtò in acqua e fece una vasca a dorso. Per tutta la lunghezza della piscina osservò le piattaforme. Sarebbe mai riuscita a buttarsi da quella più alta? Quando toccò il bordo più lontano, si fermò e continuò a guardare verso la struttura. Era solo una questione di volontà. Tutti pensavano che ce la potesse fare, tutti, tranne Sara. Si era tuffata da quello da tre e da quello da cinque. Quello più alto le metteva angoscia e, purtroppo, Sara sapeva perfettamente perché.

Sua madre era morta sei mesi prima, in un incidente e lei era l’unica che riusciva a infonderle il coraggio e la giusta carica per fare queste cose. C’era lei la prima volta che si era tuffata dal trampolino da un metro, da bambina, e per tutte le cose nuove che aveva provato. Il trampolino da tre, quello da cinque, il tuffo carpiato... C’era sempre stata. Ora… Sara si sentiva menomata: senza l’incoraggiamento della mamma non ci riusciva.

Strinse il piccolo ciondolo che portava al collo, l’unico che non le desse fastidio mentre nuotava, che portava l’iniziale della mamma e guardò ancora la piattaforma. Poteva farcela. Doveva, doveva.

Uscì dall’acqua e un passo dietro l’altro si avvicinò alla scala che portava su, verso le piattaforme.

Un gradino, due, tre. Convinta e coraggiosa, ogni gradino sembrava tremare sotto il suo peso e quando arrivò in cima si sentì invincibile. Si avvicinò alla piattaforma che sporgeva dalla struttura e con passi più lenti di quando era salita, si avvicinò al bordo.

Guardare in basso non l’aiutò per niente, e tutte le sue paure tornarono a galla. Perse qualche minuto a osservare l’acqua della piscina e capì che fu un errore:  la piscina sembrava lontanissima, e lei ebbe quasi un giramento di testa all’idea di trovarsi così in alto, così fece l’unica cosa che le infondeva coraggio: strinse il ciondolino, chiuse gli occhi e pensò alla mamma.

Mamma era in cucina e stava preparando la torta al cioccolato. Una Sara di cinque anni si avvicinò di soppiatto e rubò il cucchiaio dell’impasto per leccarlo di nascosto, ma sua mamma se ne accorse e rise, rubandoglielo a sua volta. “Mamma!!” esclamò Sara meravigliata quando la donna leccò il cucchiaio. Lisa si chinò e, porgendole il cucchiaio, disse sorridendo: ”Sarò sempre con te a fare qualche pazzia, tesoro”.

Quando riaprì gli occhi, allargò le braccia e guardò di nuovo in basso. Era una pazzia. Sara ne era sicura.  L’acqua, azzurra per via del colore delle mattonelle, era calmissima, fino a quando…

Un’enorme creatura verde e rossa, con enormi denti appuntiti, venne fuori dall’acqua schizzando goccioline ed emettendo verso striduli. Gli occhi, enormi e rotondi come palle da tennis, fissavano spalancati la ragazza e la bocca sbavava acqua rossa che, a cascate, si mescolava con quella della piscina. Il corpo della creatura era tondo e flaccido, di quel colore verdognolo che ha l’erba d’inverno quando viene calpestata troppo e degli enormi tentacoli giravano casualmente intorno a lei, come braccia di una giostra meccanica.

Sara non aveva paura, non della creatura e non ne ebbe neanche quando uno dei grossi tentacoli si  avvicinò a lei, strisciando lungo il pavimento che sporgeva oltre i suoi piedi.

Non si mosse di un millimetro. Non era intimorita. Ma quando il tentacolo si avvicinò ancora, il suo cuore iniziò a battere più forte. Forse aveva già capito cosa sarebbe successo.

Il grosso tentacolo divenne agile e prensile e le sfilò il ciondolo dal collo. Sara sentì la catenina scivolarle sul costume e la vide serpeggiare lungo la struttura. Si avvicinò al bordo e osservò il tentacolo sparire sotto il livello dell’acqua. Il cuore sempre più furioso, alzò lo sguardo verso gli occhi della creatura: la stavano guardando. Sara poté notare il divertimento nel suo sguardo  prima che questa sparisse sotto il pelo dell’acqua. La prendeva in giro.

Sara non ci pensò neanche su: doveva riprendersi il ciondolino della mamma. Allargò le braccia e si diede la spinta piegando le ginocchia. Quando saltò sentì l’aria sfiorarle il viso, il petto e le gambe, quando ruotò in avanti per prendere la posizione,  sentì i muscoli del corpo seguirla nei movimenti e quando allungò le braccia per tuffarsi nell’acqua sentì chiaramente sulle spalle la presenza della mamma che, nella sua stessa posizione, la guidava nel movimento.

Quando infranse il livello dell’acqua e scivolò giù, muovendo braccia e gambe per spingersi più giù, fino a toccare il pavimento, liscio e freddo, si sentì a casa. Perlustrò con la mano il fondo della piscina fino a incontrare il piccolo oggetto e, ormai senza fiato, lo strinse nel pugno e si diede la spinta con i piedi per risalire.

Uscì sul pelo dell’acqua ed emise un grosso respiro a pieni polmoni, con ancora il braccio con il ciondolo e la catenina puntati verso il soffitto. Nuotò qualche secondo per riprendere fiato e poi guardò verso l’alto.

Lassù, che sporgeva dalla piattaforma, vide la mamma che applaudiva al tuffo della figlia e poi, alzò una mano e la salutò, prima di sparire.

Ancora con la mano in alto, Sara mosse il braccio per salutare anche lei e mormorò, prima di nuotare verso il bordo: “Grazie mamma. Il prossimo sarà quello da dieci metri. Ti aspetto”.

   
 
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