Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: MaryFangirl    02/05/2019    3 recensioni
Bastò davvero poco, e all'improvviso tutto ciò che Hanamichi riuscì a vedere e pensare, fu Kaede Rukawa. [...] Kaede si sarebbe reso presto conto che non sarebbe più riuscito a togliersi Hanamichi dalla testa.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Domenica 19 luglio.
 
Kaede aveva tempo libero. La sua settimana era piena, perché oltre agli allenamenti doveva dedicarsi allo studio. Non erano ammessi sfaticati pieni di insufficienze.
Finché aveva a che fare con matematica e chimica, Kaede non aveva grandi problemi, e nemmeno con l'inglese, visto che era seriamente interessato ad imparare la lingua in vista del suo sogno da coronare nell'NBA, ma le materie umanistiche gli stavano tremendamente sulle palle, in storia non ricordava mai le date, in letteratura non vedeva semplicemente l'utilità di imparare a memoria poesie vecchie come i dinosauri. Ma faceva del suo meglio, avendo come obiettivo primario il basket, e preparava grossi thermos di caffè per non stramazzare sui libri, cosa che accadeva non di rado.
La domenica però era tutta sua, insieme al pomeriggio del venerdì e del sabato. I suoi compagni lo invitavano a uscire, ma le feste in discoteca le apprezzava quanto una verruca, e anche quando uscivano a cena, con la sua loquacità pari a un vegetale, non faceva bella figura; al cinema si addormentava durante i titoli iniziali, lo shopping era uno strazio con commesse e clienti che gli sbavavano addosso senza alcun ritegno. Senza pensare troppo al fatto che tutte quelle attività sarebbero potute risultare divertenti con una compagnia alternativa, Kaede decise di andare in spiaggia. Faceva un gran caldo ed era meglio farsi una bella nuotata piuttosto che chiudersi in un centro commerciale con l'aria condizionata a palla.
Convinto della sua scelta, infilò il costume da bagno e preparò uno zaino in cui infilò alcune cose utili, tra cui un grosso asciugamano; qualcosa dentro di lui gli diceva che era un po' troppo entusiasta, ma non ci badò e corse verso la sua meta.
Se la prese con calma, aveva corso e faticato abbastanza per quella settimana. Di norma la domenica avrebbe dormito fino a pomeriggio inoltrato per poi andare al campetto, mangiare e tornare a letto in attesa dell'indesiderato lunedì; ma da quando era in ritiro con la squadra, aveva capito che la sua routine da bradipo non poteva essere rispettata, visto che condivideva la stanza con un tizio più casinista del do'aho, che si alzava sempre presto ed era totalmente incapace di muoversi senza urtare qualcosa, imprecando subito dopo senza preoccuparsi lontanamente di farlo a bassa voce. Faceva la doccia con la musica alta, e ancora peggio apriva le finestre lasciando entrare tutta la luce estiva fin dall'alba. Kaede sapeva che prima o poi lo avrebbe ucciso, per il momento si limitava solo perché era un compagno davvero forte, un po' bassino come Ryota, a volte gli ricordava Akira per il sorrisone che sfoggiava sempre a spesso gli ricordava il do'aho, con le sue risate simili al grugnito di un suino e le sue poderose pacche sulla schiena.
Preferiva comunque uscire che stare in camera e pregare che il tizio inciampasse, spaccandosi la testa una volta per tutte. Kaede si concesse persino un gelato, sebbene fosse molto ligio con la dieta, di rado si permetteva uno sgarro: inoltre non ci andava pesante, a lui piacevano i gusti alla frutta, non amava le creme, panne e tutte le diverse varietà di cioccolato. Dopo aver scelto un cono piccolo al limone, si diresse in spiaggia, sentendosi assurdamente più nervoso mano a mano che il rumore delle onde si faceva nitido, e vedeva alcune persone gironzolare per il lungomare indossando solo il costume da bagno, con i padri di famiglia che sbuffavano perché costretti a trasportare il carico di cianfrusaglie di mogli e figli, giovanotti che tiravano indietro la pancia per fare bella figure con le donzelle, e suddette donzelle che si voltavano poco discretamente quando lui passava loro accanto, leccando il suo gelato con la solita inespressività.
Kaede cercò fortemente di schiacciare la tensione che si stava allargando in lui, neanche stesse andando a un appuntamento. Da qualche parte dentro di sé, trovò bello considerarlo tale...
Sgranocchiò la cialda del cono con un po' troppa enfasi, togliendo le scarpe e rimpiazzandole con le ciabatte che si era ricordato di aggiungere nello zaino.
La sabbia era molto calda e il sole picchiava con forza su tutto ciò che era presente sulla spiaggia. Erano circa le quattro del pomeriggio e alcuni si stavano già ritirando, ritenendo di essersi riscaldati abbastanza per la giornata.
Kaede raggiunse la riva, rabbrividendo appena al contatto dell'acqua con la pelle bollente dei piedi.
Miracolosamente, aveva anche messo la crema solare nello zaino. Si tolse la maglietta, non accorgendosi o decidendo di ignorare i molti sguardi che attirò su di sé, e prese a spruzzarsi la crema. Per fortuna era una confezione spray, per cui riuscì a occuparsi bene o male anche della schiena senza doversi appellare a nessuno per farlo. Non l'avrebbe mai chiesto a una ragazza, non volendo che quella ne approfittasse o che gli si incollasse addosso, né tantomeno lo avrebbe chiesto al do'aho, sempre che quel giorno fosse lì...
Più o meno soddisfatto del risultato, si avviò verso la clinica, a meno di dieci minuti a piedi da lì, e Kaede fu costretto a ricordarsi di respirare, non soffermandosi troppo sul perché.
Lo avrebbe fatto più tardi.
Più tardi avrebbe indugiato, con il cuore in gola e l'incredulità più assoluta, sul perché per tutto il tempo si divertisse come un matto – ridendo dentro, ovviamente – a provocare Hanamichi anche nei pochi momenti in cui l'altro era tranquillo e senza grilli per la testa – Hanamichi non aveva poi avuto torto nell'affibbiargli il soprannome di Volpe, dato che sapeva di poter essere furbo, dispettoso e infame proprio come quegli animali d'altro canto bellissimi e ammalianti.
Più tardi avrebbe riflettuto, impallidendo e arrossendo nel giro di pochi secondi, sul perché lui fosse in ritiro con giocatori forti e capaci, con ragazzi che desideravano la sua compagnia, eppure sentisse il bisogno di evadere, e non solo, di incontrare la scimmia.
Più tardi si sarebbe chiesto cosa non andasse in sé per il desiderio assurdo che provava di sentire la sua risata da stupido patentato.
Più tardi, in piena notte, sarebbe sgattaiolato nella sala computer dell'albergo dove stava soggiornando per il ritiro, e avrebbe cercato, non senza sentirsi un coglione e assicurandosi di cancellare la cronologia, 'Come capire se hai una cotta per qualcuno'.
 
 
La spiaggia intorno alla clinica si riduceva parecchio, motivo per il quale c'era molta meno gente, il che per Kaede non era certo sconveniente. Notò sugli scogli un paio di tizi che pescavano, mentre sulla spiaggia alcuni bambini con i genitori cercavano conchiglie e sassolini colorati.
Poi vide lui. Era in piedi, in riva al mare, con addosso una canottiera nera e pantaloncini bianchi, le mani sui fianchi, sembrava beato e tranquillo mentre muoveva le dita a contatto con la sabbia bagnata.
Kaede decise di fare una piccola deviazione in modo da arrivare da dietro. Non aveva una chiara idea di cosa stesse facendo o di quale fosse il suo obiettivo, ma per una volta in vita sua avrebbe improvvisato.
Giunto a un paio di metri da Hanamichi, scorse il telo mare azzurro di quest'ultimo poco lontano da lì e si accorse che l'altro non l'aveva notato, immobile e piantato sulla sabbia come a voler prendere tutta l'aria di mare per sé. Kaede si voltò silenziosamente ad adocchiare la clinica bianca che si ergeva su una collinetta a poca distanza.
Prese un profondo respiro e decise di parlare:
“Ciao”
Se fosse stato un ragazzo normale, il suo 'Ciao' sarebbe risultato allegro e gioviale, ma essendo Kaede Rukawa, fu più un grugnito, anche se si sforzò di apparire gentile.
Hanamichi si girò di scatto e strabuzzò gli occhi, Kaede era sicuro che si sarebbe incazzato nel vederlo lì, ma si sbagliò, perché il ragazzo si ricompose subito con un sorrisone e rispose:
“Ehilà, volpe, come mai qui?”
“Ho il pomeriggio libero e ho pensato di...nh, fare una passeggiata. Ricordavo vagamente che la clinica fosse qui” mentì, perché era una cosa che ricordava invece molto chiaramente. Com'era abbastanza logico aspettarsi, il volto di Hanamichi comunicò la sua sorpresa nell'udire tante parole da lui, ma sembrò accettare il miracolo alzando le spalle, tornando a guardare il mare. Kaede aveva sperato che, con la sua parlantina, Hanamichi avrebbe potuto condurre un po' la conversazione; ma le cose non potevano essere così facili, naturalmente. Con le mani dietro la schiena come un bambino, Kaede iniziò impercettibilmente a spostare il peso dalla pianta dei piedi ai talloni, in un movimento che utilizzò come per trarre coraggio.
“Come stai?” chiese piano, non sapendo bene se volesse essere sentito. Ma Hanamichi lo sentì senza dubbio, perché gli rivolse un'occhiata ancora più sorpresa della prima, tuttavia si riprese di nuovo in fretta.
“Sto bene, volpe, grazie per averlo chiesto. A te come va?” Hanamichi lo guardò con più concentrazione, volendo capire cosa fosse successo al suo rivale per quell'improvviso flusso di parole. Aveva detto cose normalissime e quasi banali, ma di nuovo, Kaede non era una persona come le altre. Che iniziasse una conversazione e che addirittura facesse delle domande ad Hanamichi per sapere come stava aveva del pazzesco.
“Bene...”
Hanamichi sorrise, un po' rassicurato dalla breve replica, Kaede l'avrebbe sicuramente inquietato se avesse cominciato a librarsi in lunghe spiegazioni sulle sue giornate nella nazionale.
Kaede invece pensava il contrario, cioè che dovesse sforzarsi per parlare, per non terminare il momento così in fretta.
Hanamichi gli sembrava molto calmo e ben disposto, non aveva l'aria di voler dare inizio a una zuffa, il che era incoraggiante perché lui non voleva litigare. Certi comportamenti si erano innescati all'interno dell'ambiente scolastico senza una reale ragione, un po' per attirare l'attenzione degli altri, un po' perché era diventato un bizzarro e non convenzionale modo di comunicare, ma lì dove si trovavano ora non erano necessari. Kaede sapeva di essere una pippa quando si trattava di parlare, per cui si era adattato all'esplosività di Hanamichi che forse aveva cominciato a detestarlo per una ridicola cotta, poi per la sua superiorità nel basket, poi probabilmente anche lui non aveva più potuto fare a meno delle loro 'chiacchiere' composte da schiaffoni ed espressioni colorite. Probabilmente entrambi avevano bisogno di un bravo psicologo, ecco tutto.
“Senti, nh...” cominciò Kaede, sapendo che ciò che stava per dire gli costava molto, e pregò con tutto il cuore di non impappinarsi. Hanamichi lo guardava con quegli occhi grandi e sinceri, per Kaede fu molto difficile non abbassare il viso.
“Volevo chiederti scusa” soffiò così flebilmente che la brezza rischiò di portare via immediatamente le sue parole, ma Hanamichi le sentì, rischiando di cadere per lo shock.
“Che?!”, doveva essere finito in un universo parallelo se davvero c'era Kaede Rukawa di fronte a sé che cercava di parlare con lui, chiedendogli scusa!
Kaede aveva le labbra poste in una sorta di broncio che lo rendeva adorabile, ma Hanamichi spazzò via subito il termine che gli era sorto involontariamente nel cervello.
“Per l'altro giorno...sono venuto qui a vantarmi dei miei risultati mentre tu ti stai riprendendo da un brutto infortunio” Kaede sperò che il rossore che sentiva bruciargli le guance fosse imputabile al sole. Si tranquillizzò appena quando vide Hanamichi portarsi una mano dietro la nuca per grattarsi come a cercare di sfuggire dall'imbarazzo, e subito dopo scoppiò in una sua assurda risata.
“Per caso sei il gemello di Kaede Rukawa e questo è uno scherzo idiota che qualcuno sta riprendendo?” ribatté con la prima scemenza che gli venne in mente. Kaede si rilassò un pochino e rispose come di consuetudine:
“Do'aho. Dico sul serio”
Hanamichi ridacchiò stupidamente, sapendo bene che stava arrossendo, per fortuna era molto abbronzato e non doveva essere evidente.
“Figurati, se fossi stato io al tuo posto avrei attaccato manifesti ovunque”
Kaede sapeva che l'ipotesi non era impossibile e apprezzò la sua onestà, pensando subito dopo di poter essere scusato.
“Ti ringrazio, comunque”
Hanamichi sapeva che chiedere scusa non era facile, e forse Kaede non l'aveva nemmeno mai fatto.
Kaede cominciava a trovarsi ridicolo mentre quasi saltellava sul posto, con lo zaino sulle spalle, rendendosi conto che per una volta Hanamichi era a corto di parole. L'atmosfera era decisamente strana per tutti e due e nessuno sapeva come comportarsi con quella nuova situazione. Potevano prendersi a pugni senza problemi, ma conversare civilmente era un altro paio di maniche. Ancora una volta, fu Kaede a cercare un modo per uscire dal fango che sembrava aver avvolto entrambi come un fango fastidioso.
“Ehi...te la senti di fare una piccola gara di nuoto?” gli propose, sperando che nello svegliare la sua indole competitiva, l'atmosfera si sarebbe distesa. Non sapeva però quanto Hanamichi potesse sforzarsi, aveva cominciato la riabilitazione solo da un paio di settimane.
Hanamichi lo guardò incuriosito, il volpino era proprio strano, quando era convinto di conoscerlo, ecco che se ne saltava fuori iniziando conversazioni e lanciando sfide...era sempre stato lui a stuzzicarlo con la competizione, sapendo benissimo dentro di lui che ne doveva mangiare di pane per poter essere alla sua altezza. Almeno nel basket.
“Sì, perché no? Il tensai non si tira mai indietro! Ha ha ha!” esclamò orgoglioso, le voci dei dottori che gli rimbombavano nel cervello gli dicevano di non esagerare per non rovinare tutto il lavoro fatto fin lì e che ancora era lontano dall'essere finito, ma non poteva certo rifiutare una richiesta così diretta della sua nemesi.
Senza rifletterci ulteriormente, si tolse la canottiera e la lanciò verso il telo mare dietro di sé, facendosi baciare dal sole che sembrava adorare la sua pelle. Kaede sapeva di avere un'espressione un po' imbambolata, per cui se ne sbarazzò togliendo lo zaino dalle spalle e andandolo a posare vicino all'asciugamano del do'aho, tirando fuori il suo telo bianco e stendendolo accanto, ma mantenendo una ragionevole distanza. Poi tornò da Hanamichi e indicò verso il mare:
“Facciamo a chi arriva prima a quella boa?” fece tendendo il braccio verso una boa rossa che Hanamichi osservò con un po' di timore, ritrovandosi costretto ad ammettere:
“È un po' lontana...sto abbastanza bene ma non vorrei strafare”
Kaede si diede mentalmente dello stupido, non era lì per sminuirlo. Non sapeva bene perché era lì...forse per trovare un altro metodo di comunicazione? Per provare a instaurare un rapporto diverso con il suo...amico? Non lo era ancora, ma magari poteva diventarlo. Scelse di ignorare il perché ci tenesse tanto, e fu rapido a cambiare proposta:
“Che ne dici della barca bianca?”
Hanamichi giudicò la distanza e la ritenne abbordabile. Aveva ancora un po' paura di farsi male alla schiena, ma era fuori questione che desistesse. Kaede lo osservò qualche istante, volendo essere sicuro che quel do'aho non intendesse fare qualcosa che non si sentiva o che gli avrebbe provocato dolore. Hanamichi sembrò leggergli nel pensiero e gli mostrò il pollice alzato.
“Hai accettato la sfida, non pensare che andrò piano solo per lasciarti un po' di vantaggio” lo punzecchiò Kaede, sicuro della risposta dell'altro, che infatti reagì con uno sbuffo offeso.
“Non pensarci neanche”, l'avrebbe ucciso se lo avesse favorito. Apprezzava che Kaede non provasse pietà per lui, non lo avrebbe sopportato.
“D'accordo, allora al mio tre. Uno...due...tre!”
I ragazzi si tuffarono in mare, cercando di non rabbrividire troppo per l'acqua che pareva freddissima dopo essere rimasti tanto tempo sotto il sole cocente di luglio.
Kaede fu di parola e schizzò come un'anguilla verso la barca, seguito da Hanamichi che nuotava con bracciate più lente e complete, cercando però di agitare le gambe come un pazzo, ma Kaede lo precedette di parecchio e attese con pazienza che Hanamichi lo raggiungesse, aggrappandosi alla corda che ancorava la barca.
Hanamichi respirava col fiato grosso, al punto tale che il sorrisetto trionfale di Kaede sparì per lasciare posto a un'aria preoccupata.
“Ehi, stai bene?” chiese con le sopracciglia aggrottate, vedendolo ansimare per almeno un paio di minuti.
“Sì, sì...era da un po' che non facevo attività fisica intensa. Mi sto limitando alle passeggiate e agli esercizi in clinica...ma sto bene. Ah, maledetta volpe!” disse con una briciola di stizza che però non aveva il solito astio che gli riservava ogni volta che lo batteva – praticamente sempre.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, ma sembrava che la patina di imbarazzo si fosse dissipata, Kaede osservava Hanamichi di sottecchi, l'altro riprendeva a respirare regolarmente prima di suggerire alla volpe di tornare indietro per lasciargli la rivincita.
Per l'insoddisfazione di Hanamichi, Kaede vinse anche al ritorno, ma con meno distacco, ma questa volta Kaede non trattenne il sorriso di soddisfazione, uscendo dall'acqua e guardando Hanamichi fare lo stesso, mettendosi le mani ai fianchi e gonfiando il petto con orgoglio. Hanamichi rispose con un altro sbuffo, ma ridacchiò anche, arrancando fino al telo mare dove si sedette con un tonfo. Quello sprint a nuoto era stato un bello sforzo, e come sempre gli bruciava essere battuto da Kaede, ma non ci si soffermò troppo e vide Kaede sedersi accanto a lui, sul rispettivo asciugamano.
“Tutto bene?” domandò di nuovo Kaede, notando che Hanamichi si tratteneva dall'ansimare.
“Sì, non preoccuparti, volpe” la premura di Kaede lo metteva un po' a disagio, ma d'altra parte gli faceva anche piacere. Si grattò il naso, altro gesto che faceva quando era turbato.
“Sai, credo che a questo punto, ci possiamo anche chiamare per nome” suggerì Kaede con una traccia di ironia ma anche di timore, perché quello era un ulteriore passo in avanti. Hanamichi lo chiamava sempre per cognome o per l'epiteto ormai coniato ufficialmente, Volpe...anche se dentro di sé era abbastanza fiero di avere un soprannome tutto per sé.
Hanamichi lo guardò, sul punto di chiedergli se quel giorno avesse bevuto, ma Kaede sembrava serio e del tutto lucido. Sorrise, incerto.
“Va bene...Kaede. Devo dirti che il tuo nome mi piace” ammise annuendo, ricevendo un 'Grazie' un po' timido di Kaede che sapeva di non aver alcun merito per quello.
Hanamichi si semi-sdraiò sul suo telo, stendendo le lunghe gambe e appoggiandosi all'indietro sui palmi delle mani, muovendo i piedi e fissandoli come se fossero diventati all'improvviso una visione molto interessante.
Kaede lo imitò, guardando il mare, lottando con tutte le rotelle che aveva nel cervello per trovare qualcosa da dire.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: MaryFangirl