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Autore: la luna nera    03/05/2019    4 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E tu credi davvero a quello che ha detto il prete?” La Gherardini chiuse il cassetto della sua scrivania dopo avervi riposto dei documenti. Aveva ascoltato con attenzione il racconto di Laura e non era particolarmente convinta di ciò che le aveva riferito.
“Considerando l’evoluzione dei fatti, sembra l’unica strada possibile. Ho fatto di Van Gogh la mia ragion di vita, il suo mito mi ha accompagnata sin dai tempi delle scuole medie e se davvero esistono gli spiriti e se davvero seguono le emozioni della gente, non vedo perché Vincent mi abbia dovuta snobbare.”
“Bah, se lo dici tu.” Tolse gli occhiali e si alzò in piedi. “A me interessa solo che quel commissario antipatico non abbia voluto sospendere di nuovo la mostra, avremmo avuto un danno non indifferente, sia in denaro che in immagine.”
“Lui fa il suo lavoro, deve tutelare l’incolumità delle persone.”
“Che fai, lo difendi adesso?” Era meravigliata. “Credevo non nutrissi troppa simpatia nei suoi confronti.”
“Oh beh, diciamo che potrei aver cambiato leggermente idea.”
“Senti, io devo tornare in facoltà, ci sono alcuni progetti di ricerca interessanti, magari te ne parlo e vediamo che si può fare dopo la chiusura della mostra. Resti tu qui?”
“Ma certo.” A volte la professoressa appariva un po’ troppo burbera, non le dispiaceva restare da sola ad occuparsi dell’esposizione.
Così non appena la Gherardini se ne fu andata, Laura si mise seduta in un angolo, confondendosi fra i visitatori, osservando quanta gente fosse accorsa per omaggiare il grande artista olandese. E la sua mente divenne un fiume di pensieri.

Caro Vincent, sei qui, lo so. Non comprendo esattamente sotto quale forma tu sia potuto tornare su questa terra e non sono neanche certa che tu possa capire le mie parole. Conosco pochissimo la tua lingua natale, ma so che le emozioni vanno ben oltre le parole. Se davvero sei tornato per ringraziarmi, sappi che ne sono onorata, per me omaggiarti in questo modo è una cosa minuscola in confronto a ciò che tu hai fatto per l’arte e per l’umanità intera.
Potrò sembrarti stupida, caro Vincent, ma il solo pensiero che tu mi sia vicino in questi istanti mi fa battere forte il cuore. Non so se è la dannata paura di poterti vedere o il desiderio che mi lega a te…
 
Sentì una calda corrente d’aria avvolgerle il corpo, come se qualcuno la stesse abbracciando da dietro. E nelle sue orecchie una voce rauca bisbigliò la ben nota frase Ik ben hier..
Sì, sei qui. Ora percepisco la tua presenza. Sorrise come una ragazzina al primo appuntamento. Perché sei qui? Ti prego, dimmelo.
E di nuovo quella voce rauca rispose Ik ben hier voor jou.
Tu sei quei per me? Abbassò lo sguardo, fissando il pavimento. Sentì le sue guance arrossarsi. Dank, Vincent. Grazie.

Si spostò in una saletta non troppo distante dalla biglietteria, sentiva sempre quella calda corrente presso di lei, lui era lì, oramai lo sapeva, la stava seguendo, glielo aveva detto lui stesso, aveva percepito il suono della sua voce, una cosa che andava ben oltre le sue più grandi aspettative. Decise di restarsene seduta in quella stanza, percepiva forte il bisogno di solitudine e di quiete, un desiderio di volersi isolare dal mondo e bearsi di quella visita inaspettata lontana da occhi indiscreti. Nonostante tutto, non aveva paura.

E i minuti passavano, mutavano in ore, lei stava sempre lì seduta su quel divanetto comodo ed accogliente, con quella sensazione di protezione, di calore, di estrema tranquillità.

Il sole era sceso dietro l’orizzonte, gli ultimi visitatori erano usciti da Palazzo Pitti già da oltre un’ora, le donne addette alle pulizie stavano già facendo il loro lavoro, così come i tre vigilantes in servizio, fra cui proprio Perrone. Nessuno aveva notato la presenza di Laura in quella stanza, nessuno fino a che Antonella, una delle donne, non vi entrò per svuotare il cestino. Trovò Laura accasciata sul divano, pareva profondamente addormentata, l’espressione del suo volto era rilassata e tranquilla, teneva l’avambraccio e la mano sinistra sotto la testa a mo’ di cuscino, mentre l’altro arto penzolava fino al pavimento.

“Signorina…” Antonella provò a svegliarla. “Signorina, va tutto bene?” Non ottenne risposta. “Ehi, mi sente?!” Alzò leggermente la voce mentre scuoteva senza successo la ragazza. “Oh! Aiuto! Questa sta male! C’è nessuno?!” Si mise ad urlare richiamando così l’attenzione di Nannucci, una delle guardie in servizio.
“Che succede?” Si affacciò nella stanza e vide. “Madonnina Santa! Ma che è morta?!” Si mise le mani nei capelli.
“No, respira ancora ma non si sveglia!” Panico. “Chiama qualcuno, svelto!”
L’uomo afferrò il cellulare e chiamò immediatamente il 118. Nel frattempo anche gli altri accorsero richiamati dalle voci. “Il polso debole è.” Sentenziò Perrone. “Miiii…. Pure la faccia cadaverica ha.”
“Io avverto anche la Polizia.” Settembrini, il terzo vigilante, ritenne doveroso informare anche coloro che stavano indagando sui tanti, troppi fatti occorsi fra quelle mura.
 


 
 
Fiorini arrivò due minuti dopo l’ambulanza, era preoccupatissimo. Esposito lo seguiva a fatica e quando lo raggiunse, vide che era lì con la ragazza, presso la quale già stavano gli addetti al soccorso. Restò fuori dalla stanza per non intralciare le operazioni, ritenendo opportuno cercare di capire cosa era accaduto.
“Noi s’era lì nella nostra stanza.” Nannucci prese a raccontare. “Un ci siamo accorti di nulla, mi creda ispettore, un s’era nemmen visto che la ragazza l’era lì dentro.”
“Ma scusate, ‘o giro ‘e chiusura lo fate voi o le guaglione che stanno a pulì?”
“Si fa noi, sì, ma quando l’hanno finito di spazzare e dare i’ cencio, sennò chi le sente quelle!”
“E cca nun è entrato nisciuno.”
“No, solo noi tre e loro a pulire. Unn’è entrato nessuno, glielo giuro.”
“Avete sentito urla?”
“No, assolutamente no. Né urla, né tonfi o rumori. Io credo che la ragazza si sia sentita male, un mi sembra ferita, un c’è sangue in terra.” Affermò con sicurezza sbirciando nella stanza.

I soccorritori portarono dentro la barella, vi posero sopra Laura ancora incosciente e si prepararono a raggiungere l’ospedale. “Non presenta segni di colluttazione e ad un primo esame escluderei il malore. Dobbiamo portarla via per accertamenti clinici. Così su due piedi non capiamo cosa possa esserle accaduto.”
“L’accompagno io.” Fiorini si offrì immediatamente, non voleva lasciarla da sola. “Avviserò prima possibile i genitori.” Mentì spudoratamente, ma era l’unico modo per non farsi allontanare.

L’ambulanza partì a sirene spiegate verso l’Ospedale di Careggi, sfrecciando per le caotiche vie di Firenze. Il volto di Laura appariva sereno seppur pallido, respirava impercettibilmente e infatti le avevano messo la maschera dell’ossigeno per essere pronti in caso la situazione fosse precipitata. Era monitorata costantemente, i suoi parametri vitali apparivano deboli, così come era il battito del suo cuore. La pressione sanguigna era bassissima e la mano che Fiorini stringeva sembrava un pezzo di ghiaccio.

Quanto cazzo ci vuole per arrivare al Pronto Soccorso?!

Il tempo sembrava immobile, quanto era passato dalla partenza da Palazzo Pitti? Un minuto? Due? Tre? Aveva perso totalmente la cognizione del tempo, sapeva solo che quella maledetta ambulanza avrebbe dovuto raggiungere la destinazione prima di subito.

E finalmente arrivarono a Careggi. I soccorritori scesero dal mezzo mentre un’infermiera ed un medico si fecero incontro, estrassero la barella con la ragazza ed entrarono precipitosamente dentro. “Lei resti qui!” Il medico bloccò Fiorini sbattendogli in faccia quella porta maledetta: per un incredibile scherzo del destino era la stessa porta che molti anni prima si era visto sbattere in faccia. Stavano visitando Laura proprio nella stanza in cui avevano portato Cecilia.

E di lì Cecilia non era più uscita.
 









 
Ben ritrovati!
Chiedo scusa per il ritardo con cui ho aggiornato, purtroppo sapevo che non avrei avuto la possibilità di farlo durante le varie festività dei giorni scorsi. A proposito, tutto bene?   : )
Passando alla storia, Laura non appare troppo spaventata dalla vicinanza del buon Vincent, tutt’altro, quasi gli dichiara il suo amore. Ma amare uno spirito non è così semplice ed ecco che subito accade qualcosa di preoccupante. Fiorini non la lascia sola e la segue fino in ospedale, dove rivive qualcosa che lo ha segnato in passato. Di cosa si tratta lo scoprirete continuando a seguire la vicenda.
Grazie a tutti per il Vostro costante supporto, in particolare ai recensori.
A presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
  
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