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Autore: Cauchemar    23/07/2009    4 recensioni
Frutto di una nuova collaborazione con la sempre prodiga Arghenta ^o^ I found an island in your arms Country in your eyes Arms that chain us Eyes that lie Break on through to the other side Break on through to the other side...
Genere: Drammatico, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE VI


Cardiff, il Nucleo.

Owen era chino sul collo di Ianto, con una mano gli teneva la testa reclinata e ferma.

"Sei fortunato che io abbia a disposizione certi giocattolini sai? Qualsiasi altro medico della terra ti lascerebbe una cicatrice imbarazzante e tu dovresti spiegare per il resto dei tuoi giorni cosa stessii facendo per farti lasciare un morso così."

Ianto non osò sollevare lo sguardo.

Era chiaro che Jack non era stato Jack, durante il tempo trascorso dopo la loro prima visita al Luna Park.

Ma non era stato come se un estraneo avesse indossato i suoi panni, no.

Quello in un certo senso ERA Jack, con i suoi ricordi e le sue espressioni, solo non era quello che conoscevano e Ianto non poteva non chiedersi se fosse stato solo un riflesso o piuttosto un ricordo del passato di cui era così geloso, della persona che era stato un tempo, quello di cui parlava John Hart. Quanto era finzione in quella creatura figlia del riflesso e quanto aveva una radice di verità, seppur alterata come in uno specchio deformante?...

Owen si raddrizzò soddisfatto, riponendo in un astuccetto di cuoio un oggetto simile ad una penna cromata, una di quelle eleganti penne da ufficio di classe.

"Secondo la mia modesta opinione" disse osservando con cura il frutto del suo lavoro da diverse angolazioni "il tuo collo è ancora più bello di prima. Tu cosa ne dici Jack?" si voltò verso il capo sorridendo.

"Oh, non lo so, Owen. Non so se si possa rendere Ianto più bello di quanto non sia già. Ma se qualcuno potesse farlo quello saresti tu."

"Si" bofonchiò lui di rimando , "Certo..." ed in gran fretta si defilò.

Ianto si passò la mano sul collo, che, a ha parte un lieve pizzicore, sembrava effettivamente integro, e sorrise a Jack. Il Nucelo era tornato al primitivo e famigliare disordine, ogni traccia del loro combattimento abilmente cancellata da Julian in assoluta discrezione. Ianto doveva ammettere che il giovane botanico stava diventando più bravo di lui a ripulire i danni provocati da Torchwood, presto avrebbe dovuto farsi promuovere, o cercare un altro lavoro...

“Com'era?”

Jack lo guardò con aria interrogativa. Ianto respirò profondamente.

“Com'era stare dall'altra parte?” ripeté, “Quando eri nello specchio, intendo... Eri cosciente di cosa stesse capitando fuori?”

“Bhè, ero ragionevolmente furioso!” rispose il Capitano, sbandierando uno dei suoi irriverenti sorrisi.

“Più che altro perché mi sono fatto irretire come un allocco... ma sai, non so proprio resistere alla mia immagine riflessa” scherzò.

Ianto non sorrise, e anche Jack tornò serio.

“No, non era cosciente di cosa stesse accadendo, ma potevo immaginarlo, e questo mi faceva sentire dannatamente impotente, e ancora più furioso. Non avrei tollerato che capitasse qualcosa a uno di voi a causa mia”.

“Non ti avrei permesso di fare del male a nessuno” lo interruppe Ianto, il tono pacato, atono, che cozzava con la gravità di quanto stava affermando.

“Te l'ho promesso, ricordi?....”

“Già, hai preferito farti quasi sbranare...” osservò sardonico Jack, indicando il suo collo.

Ianto fece un sorrisetto.

“Bhè, non è stato peggio di certe pratiche, in realtà...” osservò con leggerezza.

Questa volta fu Jack a non sorridere.

“Sei stato sciocco ad affrontarlo da solo. Avrebbe potuto ucciderti...”

“...o solo portarmi dall'altra parte” intervenne Ianto, con fare pratico, “e dall'altra parte c'eri tu... quindi non avrebbe potuto essere così male, non credi?”

Si scambiarono un lungo sguardo, spezzato solo dall'arrivo di Gwen.

“Allora... ai dirigenti del Luna Park non risulta nessuna galleria degli specchi... I corpi delle signore Beaumont, di Peter Hastings e Thomas Neville sono scomparsi dall'obitorio, ma Owen ha dichiarato che sono stati requisiti per accertamenti da Torchwood. Li sostuiremo con gli originali ritrovati al Luna Park e chiuderemo la faccenda... Tosh sta facendo ancora ricerche sul nome Van Dhoren, ma per ora nessuna pista... sembra si tratti di una marca di specchi, o meglio, del nome di un artigiano che li costruiva”.

“Perché dici 'costruiva?” la interruppe Jack.

Lei alzò le spalle.

“Bhè, le indicazioni recuperate finora fanno risalire il suo lavoro alla fine del 1600... quindi possiamo ragionevolmente dedurre che sia morto da un pezzo, no?” rise, e la sua risata suonò un po'forzata.

"Certamente quella giostra non era del diciassettesimo secolo" s´inserì Toshiko sedendosi sul divanetto e abbracciando le ginocchia con le braccia.

Il sollievo era chiaro sul volto di tutti ed aveva lasciato una piacevole spossatezza. Quando lavoravi in Torchwood imparavi presto a non dar mai per scontato che un giorno di lavoro finisse o che avresti ritrovato tutti i tuoi compagni.

"Forse qualcuno ha voluto usare quel nome, un po´ come se si trattasse di Nostradamus o di Jack lo Squartatore. Figure carismatiche possono attirare l´emulazione" disse Toshiko.

"Io non definirei Jack lo Squartatore come carismatico." commentò Gwen.

"Oh si che lo era" intervenne Jack con le braccia conserte sul braccio osservando un qualche punto alla sua destra.

Gwen spalancò la bocca indignata e lo puntò con un indice accusatorio, una, due, tre volte.

Jack si riscosse e la guardò cadendo dalle nuvole, inarcando un sopracciglio e spalancando occhi di cerbiatto quando comprese di dover difendere la propria reputazione. "Oh no, assolutamente no, non ero io!"

Toshiko si era sporta in avanti in preda alla curiosità. "Ma tu sai chi era vero Jack?"

Ianto si schiarì la voce, a disagio, cercando un modo per cambiare argomento quando Julian gli corse in soccorso prendendolo per una spalla e facendogli piegare il collo senza troppa grazia.

"Owen, sei sicuro che non abbia fatto infezione,  mi sembra di vedere delle linee violacee che scendono verso la spalla, qui alla base." E prese ad allargare il collo della camicia di Ianto dove già  la cravatta giaceva abbandonata e lasca come un cappio per le impiccagioni.

"Ti dico come curare le tue petunie, Julian?" Ribatté con sufficienza Owen dal suo laboratorio. Stava armeggiando attorno agli armadietti per rimettere apposto l´attrezzatura.

"Petunie..?" domandò quello indignato.

"Si Owen" rincarò Ianto. "Non è che mi trasformerò in una persona intrattabile ed egocentrica? Non so, del tuo genere?"

Owen si voltò puntandoli con un bisturi. "Non pensate di infinocchiarmi voi due. Gwen, Tosh, vi stanno raggirando, attente" e con quell´espressione tagliente sorrise deliziato di sé stesso e si rimise al lavoro.

“Faremo ulteriori ricerche su questo Van Dhoren” propose Ianto, evidentemente contagiato da quell’atmosfera rilassata e giocosa, un infinito sollievo dopo l’ansia e la concitazione delle ultime ore.

Jack si limitò ad annuire, ma era evidente che i suoi pensieri lo portavano altrove, lontano anni luce dai compagni, forse perfino da se stesso.

“Adesso cerchiamo di archiviare questa brutta faccenda e passiamo oltre” si limitò ad aggiungere, sorseggiando il caffè che andava raffreddandosi nella tazza che teneva in mano.

“Volentieri!” sospirò Gwen, arricciando il naso in una piccola smorfia.

“Giuro che dopo quello che è successo avrò qualche problema a guardarmi allo specchio, nei giorni a venire”.

“Io scommetto che qualcuno non rinuncerà per questo a guardarsi” congetturò Julian, lanciando un’occhiata eloquente a Jack, che si limitò a inarcare le sopracciglia, come a sottolineare che non aveva idea di cosa stesse parlando.

“Io mi preoccuperei più che altro di tutti gli ani di sfortuna che abbiamo accumulato quest’oggi” si udì la voce di Owen dall’altra stanza.

“La faccenda dei sette anni di disgrazia“ iniziò a spiegare Toshiko, con la sua solita aria da professorina, “è molto antica. Presso molte popolazioni non civilizzate, ma anche nei miti e nelle favole occidentali gli specchi erano considerati per loro stessa natura magici… oracoli, come quello di Biancaneve, o capaci di catturare una parte dell'anima di  chi vi si rifletteva. Questo perché un tempo non erano chiare le dinamiche e le leggi della riflessione della luce. Questo è il motivo per cui rompere uno specchio porta sette anni di sfortuna. Con lo specchio va via una parte della nostra anima.”

Al termine della spiegazione il silenzio cadde tra i presenti, inspiegabilmente.

“Bhè, abbiamo delle cose da fare, tutti” sbottò Gwen, scrollandoselo di dosso, infastidita, e fu la prima ad allontanarsi, con evidente disagio.

Julian rimase meditabondo a osservare Jack, prima di imitarla.

“Credi che con la distruzione del labirinto sia andata perduta una parte della tua anima?” domandò Ianto a Jack, guardando gli altri che si allontanavano.

Lui non rispose subito. L’altro si voltò a guardarlo. Gli occhi del Capitano fissavano un punto indefinito, qualcosa che solo lui poteva vedere, un ricordo, forse, proiettato sulle pareti della sua memoria come un vecchio film. Un ricordo triste, a giudicare dall’espressione del suo volto…

“Sai che ti dico?” Ianto si alzò, avvicinandosi di un passo e richiamando la sua attenzione.

“Non importa… Non importa quello che è successo, quello che è andato perduto” continuò, con aria convinta, “conta solo l’ora e il qui… e ora tu sei qui con noi, e la tua anima ci basterà, sempre e comunque…”

Jack Harkness scosse la testa, alzando un mano per zittirlo.

“A volte sei proprio un dannato ragazzino, Ianto Jones! Vuoi commuovermi?!” lo rimproverò, una nota tenera nella voce, il solito sorriso a illuminargli il volto senza età.

“Ne abbiamo già parlato, mi pare: se io dovessi cambiare, tu sei autorizzato a eliminarmi… e della mia anima, o di quello che ne resta, puoi farne quello che vuoi. Se dovessi pensare a un posto sicuro in cui nasconderla l’affiderei a te già da ora” concluse, avviandosi verso l’uscita.

Ianto non lo seguì. Non ne aveva bisogno.

   
 
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