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Autore: LeanhaunSidhe    07/05/2019    11 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Mu quasi non riusciva a credere di essere sulla via del ritorno. Persino l'aria sembrava avere un odore diverso, in mezzo alle persone che conosceva. Il confronto che aveva avuto con Haldir gli aveva fugato ogni inquietudine, donandogli una strana sensazione di empatia, verso quell'essere. Si era preoccupato moltissimo per l'atteggiamento che Kiki aveva assunto negli anni, mentre lui era stato lontano: il suo rifiuto dell'armatura, con tutto ciò che ne era seguito. Mentre attraversava velocemente gli ultimi metri che lo separavano dalla prima casa, ripensò alla tranquilla familiarità con cui Mnemosine aveva cresciuto suo figlio. Aveva potuto solo intuire dalle parole sussurrate dagli altri Dunedain del campo che Zalaia aveva un padre di cui non parlava volentieri ed attaccava apertamente briga con chiunque domandasse troppo. Simili distrazioni non sarebbero mai state concesse a chi avesse vestito un'armatura nella casta di Athena. Per loro, sentimenti come l'amore verso un'altra persona, una famiglia, erano ritenuti debolezze. I Dunedain, invece, non solo contraddicevano apertamente quel proposito. Gli sembrava, piuttosto, che ne facessero motivo di forza.

Era un metodo diverso da quello con cui venivano educati gli allievi del Grande Tempio. In questo, Kiki non aveva fatto differenza. Lui e Seleina erano diventati amici perchè quella ragazzina non aveva avuto motivo di negare la comprensione e l'affetto che ad Athene e presso le altre divinità erano ritenuti i punti deboli di un guerriero. Era davvero quello il modo giusto, per tutti? Arrivato all'ingresso della dimora del montone bianco, con suo fratello che gli correva incontro e se ne fregava apertamente dell'etichetta, abbracciandolo forte quasi a stritolarlo, il dubbio diventava sempre più legittimo. Dopotuto, Kiki era più alto e robusto di lui, immaturo certamente. Anche Zalaia lo era, eppure era il braccio destro del suo signore. L'agire folle di Seleina stessa, che si faceva massacrare, rispecchiava qualcosa di completamente alieno alla sua formazione e sentimento. Eppure, uno che aveva parecchi millenni come Haldir accettava quella strategia.

Che, in fin dei conti, lasciare libere le persone di esprimere a pieno la loro personalità, anche a discapito di un'armatura, le portasse a realizzarsi pienamente? Restò qualche secondo interdetto, stretto nell'abbraccio di suo fratello, prima di rispondere con slancio. Perchè se Kiki era fuoco in ogni azione della sua vita, a lui occorreva più tempo. Decise che era arrivato il momento di passare il testimone e considerare davvero Kiki suo pari. Cosa ne avrebbe fatto dell'armatura e dell'investitura non importava più così tanto. Erano cavalieri ma erano anche fratelli. Per il momento, sarebbe contato solo quello.

Kiki, non appena si rese conto del cosmo di Mu che si avvicinava, fu preda di una strana sensazione di deja-vù. Ripensò ad una notte, poco tempo prima in Jamir, in cui era ancora solo e aveva sentito spegnersi prima un'amica. Suo fratello gli sembrava sicuro di sé come al solito ma davvero sereno. Parte della maschera che indossava sempre, persino di fronte a lui, non c'era più. Mu gli si pose al fianco e gli comunicò la sua prossima destinazione: la tredicesima casa. Per le scale, gli avrebbe raccontato quanto gli era accaduto nei giorni appena passati.

Era trascorsa letteralmente una vita da quando Mu gli aveva tenuto un discorso così lungo e, davvero, si riscoprì allievo per l'ennesima volta. Perchè non poteva credere verità le cose che stava apprendendo. Seleina era per lui ancora una ragazzina che tossiva forte, sveniva troppo spesso, preda di dolori lancinanti alla testa. Non riusciva nemmeno ad immaginarla nella recluta testarda e sconsiderata che suo fratello gli stava delineando. Apprendere poi di Haldir, dei Dunedain tutti, gli risultò sorprendente, quasi come stesse ascoltando un racconto per bambini. Zalaia, Imuen, Haldir in particolare, parevano due figure mitologiche ai suoi orecchi. In quell'accozzaglia di nomi dai suoni duri, poi, un nome greco stonò apertamente.

"Mnemosine? C'è davvero una sottoposta di Imuen che si chiama così?"

In quei giorni pieni di informazioni da vagliare, a Mu era sfuggito quel particolare. Si era concentrato su fin troppe cose che non c'entravano con la nuova minaccia che si andava delineando. Era tempo di fare rapporto alla dea.

Il sunagein che ne era seguito, organizzato in fretta e senza tanti fronzoli, aveva esposto chiaramente la situazione: i Dunedain avevano bisogno di aiuto per fronteggiare i perduti. Perfino il più orgoglioso fra i due gemelli si era trovato costretto ad ammettere la cosa. I particolari del racconto di Mu mettevano in luce una società diversa dalla loro, a cui non erano abituati, personaggi con cui non sarebbe stato tanto semplice interagire. Un po' tutti erano anche preoccupati della facilità con cui Imuen sembrava entrare ed uscire a proprio piacimento dal grande tempio. Certamente, le truppe di Atene avrebbero prestato il loro aiuto. In cambio, però, avrebbero preteso chiarezza. Per il momento, avrebbero dovuto prendere per buone le informazioni avute: i perduti avrebbero attaccato probabilmente da est. L'assalto al villaggio dei lemuriani era solo il manifestarsi di quell'avvertimento.

 

Per Shion, sapere che il suo luogo d'origine era stato attaccato non era stato piacevole. Soprattutto, rendersi conto che ben pochi, tra i Dunedain, si preoccupavano della cosa. Probabilmente solo quella strana principessina. Aveva indagato, rientrando al villaggio, e le conferme che aveva avuto dalle persone che avevano interagito con Zalaia, non gli erano piaciute molto. Doveva trattarsi di un guerriero potente ma umorale, soggetto ad emozioni che lo rendevano poco lucido. Uno così, quanto ci avrebbe messo a cambiare idea e lasciar morire tutti, se c'era da scegliere tra la salvezza della ragazzina che gli piaceva e quella di una moltitudine di innocenti? I suoi superiori, del resto, sarebbero stati migliori? Mu, al contrario, sembrava essere discorde in quel punto. L'aver trascorso pochi giorni in compagnia di quegli esseri l'aveva cambiato parecchio, sencondo lui non proprio in meglio.

Se all'inizio, infatti, era solo Kiki ad essere singolare nei suoi comportamenti, ora anche Mu ci metteva del suo. A fatica riconosceva il suo allievo, mentre questi gli diceva che era diventato consapevole del perchè della stranezza di Kiki e che, almeno, provava a comprenderla, che aveva fiducia in lui e certe cose, semplicemente, dovevano essere lasciare libere di svilupparsi. Shion si chiedeva se forse segno di una maggiore maturità o inizio di pazzia. Per quanto stava vedendo, i Dunedain avevano fin troppo ascendente su loro lemuriani e la cosa lo disturbava parecchio. Per qualche giorno, preferì isolarsi lui stesso nelle sue terre natali. Se i perduti avessero dovuto risvegliarsi, all'inizio poteva anche bastare l'intervento di un guerriero esperto come era lui.

 

 

 

 

A differenza da tutti quelli del suo rango, a Kiki non dispiaceva bere un bicchiere in compagnia a Rodorio. La fuga di Shion in Jamir, in quel frangente, gli era risultata strana ma lui conosceva così poco il maestro da non poter fare congetture sull'argomento. Certo, anche uno poco sveglio si sarebbe accorto facilmente che lo scambio di battute che c'era stato tra lui e Mu non era stato proprio calmissimo. L'ex-sacerdote, anzi, aveva citato proprio lui come esempio non proprio di virtù ed aderenza ai modelli dei loro avi. Kiki non poteva dare torto a Shion sull'argomento, visto che era il secondo bicchiere che si riempiva nel giro di pochi minuti e tra i valori cari al maestro c'era anche la moderazione nell'uso degli alcolici. Schierarsi contro Mu era però alienante.

Mano a mano che lui stesso e suo fratello si riavvicinavano, il legame tra Mu ed il suo maestro si sgretolava. Mu gli aveva raccontato senza filtri come si era sentito al campo, dell'impressione forte che aveva avuto su di lui conoscere Mnemosine e Zalaia, il loro essere madre e figlio, Imuen e sua moglie, un'ancella che correva tra le braccia di un mostro, il loro legame inscindibile, impossibile da consumare persino per i secoli, Haldir, tanto ostinato ed orgoglioso, quanto umile come un uomo. Rimasto a contatto con loro, si sentiva più affine persino ad Aioria. Gli era rimasto più semplice comprendere perchè suo fratello minore aveva avuto bisogno di Seleina, perchè Seleina avesse riposto una fiducia cieca in Haldir. I Dunedain erano per metà animali e questo era un enorme problema. Ma erano anche umani, e poteva essere la loro forza. Tra loro, non aveva visto nessuno che si allontava dal mondo come asceta. Era una via diversa che, comunque, dava dei frutti.

Pensieroso, Kiki aveva rigirato il bicchiere mezzo vuoto tra le mani. Ci mancava solo che Mu si mettesse a bere con lui e cercare insieme una ragazza con cui divertirsi. Poi, sarebbe stato certo che il mondo era perduto. Invece, si sentì picchiettare un dito sopra una spalla.

Era un tocco troppo delicato per essere suo fratello e quando, voltandosi, incontrò la maschera di quella sacerdotessa bruna che conosceva, ne fu certo più contento.

"Come mai quel muso lungo?"

Le chiese, infatti, lei, fissandolo confusa da sotto la sua maschera.

Kiki, mostrando subito il suo sorriso migliore, perse ogni apparente malinconia.

"Riflettevo sulla tua mancanza."

Le rispose, fingendo uno sguardo a metà tra il latin lover incallito ed un cucciolo abbattuto, strappandole una sonora risata. Lei gli pose la mano sulla spalla.

"Intanto puoi venire ad allenarti con me. Poi posso provare a tirarti su il morale."

Kiki vuotò il bicchiere in fretta e si alzò deciso, mimando un inchino ed un cenno a precederlo all'uscita della spartana osteria. Fece più fatica a trattenere il proprio cosmo per evitare di colpirla troppo forte che ad evitare gli sguardi stupiti di Milo, Ioria ed Aldebaran. Secondo il primo, in particolare, Kiki era un po' troppo abile a farsi scegliere come compagno di lotta dalle sacerdotesse più carine. Era la terza con cui lo vedeva misurarsi all'arena nel giro di una settimana ed iniziava ad essere invidioso.

La mattina dopo, se riusciva a passare la serata nel modo che sperava, se Milo ancora ne aveva bisogno, poteva anche suggerirgli qualche consiglio interessante su come scegliere un diverso tipo di donzelle, rispetto alle ancelle che cambiava un giorno sì e l'altro pure.

 

 

Kiki rietrò la mattina seguente alla prima casa e si stiracchiò come un gatto mentre Mu gli porgeva una tazza di caffè fumante, storcendo il naso. Non gli aveva posto domande su dove avesse trascorso la notte ma il fatto che non si fosse allontanato dal santuario era motivo sufficente per evitare rimproveri importanti.

"Ti sarai divertito, immagino."

Esordì infatti per primo Mu, infastidito.

"Sì. Non solo io."

Cercò di tagliare corto ed alleggerire, fallendo miseramente.

"Non è che mi rendi semplice difenderti col maestro Shion, se ti comporti così."

Kiki strabuzzò gli occhi, seccato.

"Non sono io a cercarle e non prendo in giro nessuna."

Mu aveva soffiato, scettico, sopra la propria tazza di the fumante.

"Di certo non ti tiri indietro, però."

Il giovane si grattò la testa, seccato. Non gli risultava che a Milo o a Death Mask fosse mai stato fatto quel discorso.

"Come cavaliere, se sbaglio, hai tutto il diritto di riprendermi. Su come passo la serata, se permetti, sono fatti miei. Non faccio male a nessuno."

Si stava alzando, deciso a troncare il discorso. La mensione a Seleina, però, stonava parecchio.

"Lei cosa pensa di questo aspetto del tuo carattere?"

La domanda lo punse appena ma non lo infastidì come l'altro si aspettava.

"Di solito si divertiva ad indovinare quella che mi interessava un preciso giorno e capire se fossi ricambiato."

Mu, sperando certo nel contrario, era arrossito vistosamente.

"Pensavo avessi altri interessi nei suoi confronti."

Diventò ancora più rosso, trovandosi lo sguardo accusatore del fratello puntato addosso.

"Ma sei scemo? E' una bambina."

Mu annuì, poco convinto, finendo il the.

"Eppure ha già chi non la considera più tale. Un tipo... disinvolto, come te."

Ormai la bomba era sganciata.

"Che intendi per disinvolto? Parla chiaro!"

Come Mu immaginava, suo fratello teneva parecchio alla principessina, nel modo in cui credeva, come si fosse trattato di una sorella minore.

"Uno come te, che non fa male a nessuno, che quindi non ne farà neppure a lei. Dunque, perchè ti scaldi tanto?"

   
 
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