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Autore: Harley Sparrow    10/05/2019    2 recensioni
Seguito di This is Us – Youth
Anno 1994/1995
Edmund, Frannie e Margaret proseguono con il loro sesto anno gli studi presso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Li abbiamo lasciati sull'Espresso del ritorno, e li ritroveremo con l'estate nel mondo magico.
Tra la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tremaghi, nuovi amici e vecchi rancori, conti in sospeso e baci rubati nelle aule deserte, sirene squamate e draghi sputafuoco, ce ne saranno per tutti, di belle e di brutte.
Saltate a bordo e tenetevi forte, un nuovo anno vi aspetta!
*
Dal testo:
-Sai mamma, Edmund e Margaret giocano per Serpeverde!
Esclamò Frannie, per cambiare argomento.
-In verità io giocavo.
-Non dire sciocchezze, Mag. Dopo la disfatta di Draco di quest'anno, il prossimo avrai un posto assicurato in squadra!
La rassicurò Edmund, deciso. A quelle parole i genitori di Frannie si guardarono complici.
-L'anno prossimo, dici? Chissà...
Iniziò Jane, ridendo sotto i baffi.
-È possibile che avrete altro a cui pensare...
Continuò Josh, guardandola ammiccante.
-Io non mi preoccuperei molto della squadra! Anzi, fossi in voi non me ne preoccuperei per niente!
Frannie sbuffò.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XV 

IL PRIMO APRILE

 

Quant'è bella giovinezza, 
Che si fugge tuttavia, 
Chi vuol esser lieto sia, 
Di doman non c'è certezza.
 
 
Sabato, 1° Aprile 1995.
Hogwarts, Scozia, Regno Unito.
Dormitorio femminile di Serpeverde. Ore 6.55 am
 
-Frannie. Margaret.
Un sospiro si levò da due comodini nella stanza delle ragazze. Qualche secondo di attesa, e dei respiri pesanti arrivarono in risposta alle orecchie dei macchinatori.
-Via libera, stanno dormendo.
Sussurrò Edmund, riponendo lo specchietto nella cartella.
Adrian ghignò.
I due malfattori strisciarono fuori dalla camera sin nella Sala Comune. Edmund sorrise guardando l'amico, che annuì complice. Tirarono fuori dalle tasche due detonatori abbindolanti, uno a testa, e li tirarono nella stanza delle compagne con la precisione di due giocatori di Quidditch a livello agonistico. Per qualche secondo trattennero il respiro, temendo che qualcosa fosse andato storto... poi lo sentirono. Due, quattro, otto, sedici, trentadue spari botti e strombazzi, urla, imprecazioni. 
-Aaaah!
Le ragazze si svegliarono tra i botti, di soprassalto. Frannie aprì un occhio aggrottando le sopracciglia infastidita, Margaret e Miles scattarono a sedere con gli occhi spalancati e il cuore in gola. Jasmine urlò e saltò in piedi. Dopo qualche secondo speso per recuperare la lucidità, Margaret sentì delle risate venire dal suo comodino. Afferrò lo specchio e lo guardò furiosa.
-Edmund Pevensie! Questa me la paghi!
La rossa si alzò e si trascinò sino al letto della compagna, con gli occhi di fuoco.
-Adrian! Maledetto idiota, cosa ti salta in mente?
I due ragazzi, corsi di nuovo nella loro stanza, ridevano impunemente accasciati sul letto. Jasmine intanto si stava infilando i pantaloni della tuta e contemporaneamente chiudendo la zip della felpa, saltellando su un piede perché aveva una scarpa sola. Corse fuori dalla camera mentre finiva di vestirsi.
-Giuro che li ammazzo! Li ammazzo!
Frannie mugolò infastidita e alla fine si arrese, stropicciandosi gli occhi e alzandosi a sedere. 
-Che palle.
Borbottò, cercando di sgranchirsi.
-Odio il primo Aprile.
Sbuffò Margaret, cascando di nuovo stesa nel letto. Dallo specchio vennero urla e schianti, segno che Jasmine era arrivata nella stanza dei ragazzi. Miles si era alzata e stava raccogliendo i detonatori, tra uno sbuffo e l'altro.
-Che ore sono?
Chiese Frannie, dando una sbirciata al suo specchio. Pareva che Jasmine avesse svegliato anche gli altri due compagni di stanza dei ragazzi e avesse scagliato qualche fattura orcovolante.
-Quasi le sette.
Sospirò Margaret, guardando l'orologio da polso che teneva dentro il cassetto. 
-Quasi le sette?
Si lamentò Miles, dopo aver buttato tutti i detonatori fuori dalla camera.
-Beh, ormai sono sveglia, tanto vale che vada a fare colazione. Commentò Mag sbadigliando, scivolando giù dal letto.
-Sì, vengo anche io. Tanto non penso tu abbia troppa voglia di stare con Ed al momento, mi sbaglio?
La seguì Frannie, cercando dei vestiti da mettere.
-Ah! Meglio per lui che mi stia lontano stamattina!
Ringhiò Margaret, scegliendo una maglietta dal baule. 
Qualche minuto dopo le ragazze erano pronte e uscirono dal dormitorio, con le facce stanche e uno sguardo avvelenato. Miles si era rimessa ostinatamente a dormire e Jasmine era tornata con cipiglio adirato in dormitorio, dicendo di non voler vedere nessuno almeno sino alle dieci.
-Oggi faremo meglio a restare nei sotterranei il più possibile.
Mormorò Margaret, guardandosi sospettosa intorno.
-Temi grifondioti in agguato?
Chiese Frannie, mentre uscivano dalla Sala Comune e salivano verso la Sala Grande.
-Temo Pix. Oggi non lascerà nessuno in pace, ma nei sotterranei dovremmo stare tranquille. Non si avvicinerà tanto al barone, non in un giorno come questo.
-Non voglio neanche pensarci. Spero di non incrociarlo almeno sinché non avrò introdotto un po' di zuccheri nel mio corpo.
La Sala Grande era quasi deserta. A parte Philip, che si alzava sempre di primo mattino ed era il primo insieme a Edmund a fare colazione, le facce degli studenti erano stravolte. Probabilmente si trattava di vittime di scherzi mattutini esattamente come le due Serpeverde, che guardavano tutti in cagnesco.
-Ho proprio bisogno di una fetta di torta.
Sospirò Frannie sedendosi al tavolo Serpeverde. 
-Plumcake carota e cioccolato bianco!
Adocchiò Margaret, affamata. Le porte della Sala si spalancarono nuovamente ed entrò Edmund, con un sorriso a trentadue denti. Le ragazze alzarono gli occhi al cielo.
-Oh no.
Sospirò Margaret, tenendosi la testa tra le mani.
-Non provare ad avvicinarti, Pevensie. Il sonno è sacro, lo sai.
Disse Frannie freddamente, guardandolo ostile. Lui si avvicinò alzando le mani in segno di resa.
-Ehi, ehi, ragazze... era solo uno scherzo!
Si sporse verso Margaret che però non si mosse di un millimetro, continuando a guardarlo male. Lui alzò le spalle e ripiegò dandole un bacio sulla fronte. Si sedette accanto a lei e di fronte all'amica.
-Che c'è di buono da mangiare?
-Ostilità.
Rispose Frannie, dando un morso al suo plumcake. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Per farti perdonare dovrai almeno vincere contro McMartian questo pomeriggio! Disse Margaret, versandosi del succo di zucca.
-Sì, gli piacerebbe.
Si inserì Frannie, incenerendoli con lo sguardo. I tre mangiarono in silenzio, Edmund divertito ma un po' seccato mentre le altre due lo guardavano in cagnesco. La Sala cominciò a essere più popolata e il clima a distendersi tra loro.
-Ho paura di sapere cosa avranno preparato per il compleanno Fred e George oggi.
Disse Margaret, non vedendoli al tavolo Grifondoro. Ormai erano quasi le otto, e dopo due ore e mezza avrebbero avuto lezione di smaterializzazione.
-Effettivamente potrebbe essere qualsiasi cosa.
Commentò Frannie, assonnata. Si guardava intorno aspettando che Tony scendesse a fare colazione. Non sapeva a che ora solitamente si presentava in Sala Grande, perché al suo arrivo lui era sempre già arrivato. Era lei la pigra della coppia.
Prima che qualcuno potesse aggiungere altro, i tre ragazzi sentirono un verso familiare e un falco pellegrino sfrecciò verso il loro tavolo. Edmund sorrise e una copia della gazzetta atterrò accanto al piatto di Edmund, seguita da una comune busta da lettere. Lo sguardo del ragazzo si illuminò.
-Peter mi ha scritto! Dovrebbe essere in Australia ora! 
Margaret prese la Gazzetta e iniziò a sfogliarla, tenendola davanti a sé per nascondere al ragazzo un sorriso affettuoso. La inteneriva sentirlo parlare del fratello, ma non era ancora il momento di mostrare qualunque emozione diversa dall’indignazione. Frannie invece si era già dimenticata di dover essere offesa con lui e si sporse per ficcanasare il contenuto della lettera.
-In Australia? Figata! Che dice?
Edmund aprì la lettera e la lesse tutto d'un fiato. Margaret aveva appena iniziato a leggere un articolo dal titolo
"Il ricercato pluriomicida Sirius Black avvistato in Slovenia - nessun ferito"
Quando Frannie le diede un calcio sotto il tavolo. Lei alzò gli occhi dalla lettura e stava per abbaiare "Ma che problemi hai?" quando il suo sguardo si posò su Edmund. Frannie gli aveva posato una mano sulla spalla e cercava di confortarlo. Il ragazzo sembrava non accorgersi delle attenzioni dell'amica e guardava la lettera con sguardo assente.
-Che... Che é successo? Peter sta male? È successo qualcosa?
Frannie, che continuava a massaggiargli la spalla cercando di farlo riprendere, le indicò con gli occhi la lettera. Margaret la abbassò con due dita per leggere meglio, e il ragazzo accanto a lei non fece una piega, si limitò a seguirla con lo sguardo.
Margaret piegò leggermente la testa e cominciò a leggere.
 
Caro Edmund,
Il viaggio va alla grande. L'Australia è uno dei posti più belli che ho visto da quando sono partito. Ci sono tantissimi animali magici che non conoscevo neanche, dovresti vedere Caspian come è entusiasta. Sai quanto è fissato con le bestie pericolose, Hagrid in confronto è Madama Piediburro. 
Senza dilungarmi troppo, ti scrivo perché ho una notizia da darti. Ho scoperto che qui c'è un'altissima concentrazione di animali magici altamente velenosi, e qui a Sidney c'è un centro magico molto specializzato. Caspian, che si è totalmente innamorato di questo posto ha già deciso di restare qui ed è stato già arruolato come recluta dai maghi della protezione specie a rischio. Sto seriamente pensando di restare con lui e passare i due anni di specializzazione in questo centro antiveleni, ho sentito che hanno requisiti più bassi del San Mungo e che gli studenti di Hogwarts sono molto apprezzati. Il centro si chiama Fondazione Scamander, pare che quello di Animali Fantastici sia passato di qui a studiare questi animali e abbia contribuito a fondare la struttura. È pieno di maghi inglesi e il posto è bellissimo.
Scrivo questa lettera alle tre di notte perché per la prima volta da quando sono partito mi sento a casa e non sento il desiderio di tornare. Se la hai ricevuta vuol dire che domani mattina non avrò cambiato idea e avrò deciso di restare, inviandola senza neanche rileggerla. Altrimenti, come mi sveglierò la prima cosa che farò sarà bruciarla.
La scrivo ora, mentre Caspian sta russando (il suo problema respiratorio è peggiorato dall'ultima volta che è venuto a trovarci a Finchley) perché domani alla luce del sole non avrò la coscienza di spiegarti che non ci rivedremo per altri due anni. 
Scrivo a te questa lettera perché so che tu potrai spiegare alle ragazze la situazione in modo che non mi odieranno a morte per gli anni a venire. So che tu mi capisci e che saprai farmi da portavoce al meglio.
La comunicazione via camino qui costa parecchio, ma pagano bene e penso che ogni tanto riusciremo a scambiare due chiacchiere faccia a faccia, almeno con te e con Lucy, Susan probabilmente non vorrà più vedermi , sappiamo tutti e due com'è.
Scusami se te lo dico in questo modo, ma di persona via camino so già che non avrei avuto la faccia e avrei cambiato idea.
Rispondimi e aggiornami presto, prometto di mandare almeno una lettera a settimana. Vi manderò la metà della paga una volta al mese.
Buona fortuna con le ultime interrogazioni.
 Saluti, Peter.
 
-Oh. Edmund...
Sussurrò Mag. Il ragazzo sbatté le palpebre e sorrise.
-Perché mi guardate così? Non è mica morto. È contento, no?
Le due si guardarono. Erano giorni che Edmund diceva continuamente senza neanche accorgersene che Peter stava per tornare ed era entusiasta all'idea di rivederlo. Frannie alzò un sopracciglio, scettica.
-Vuoi dirmi che non te ne frega niente?
Lui si allentò il nodo alla cravatta, a disagio.
-Non ho detto che non me ne frega niente. Lui al centro antiveleni, Caspian alle specie protette, nuovi posti da esplorare...
Si schiarì la voce che iniziava a mancargli,
-È un sogno che si avvera, e io sono molto contento per lui. Mi scoccia solo doverlo dire a Sue e Lucy. Solo per questo. Ci rimarranno male, è stato scorretto scaricarmi la responsabilità. Se mi vedi nervoso è per questo.
-Sì, certo.
Rispose Frannie.
-Potresti andare a trovarlo quest'estate! Dicono che l'Australia sia stupenda!
Lo consolò Margaret. Lui alzò le spalle.
-Non ho tutti quei soldi.
-Li risparmieremo allora! Non è vero Fran?
Continuò la ragazza. Lui la guardò deciso.
-Non accetterei mai i vostri soldi per una cosa del genere.
-Non ti faremo regali per due anni!
Si inserì Frannie,
-Varrà come regalo di compleanno, di Natale e di diploma. Vero Mag? L'altra annuì.
-Esatto.
-Non so ragazze, io...
Improvvisamente la lettera iniziò ad accartocciarsi e gli sfuggì di mano. Le lettere si contrassero e si scambiarono. I tre trattennero il respiro. Sulla pergamena apparve la scritta
 
PESCE D'APRILE!
Brutto idiota, scommetto che ci hai creduto! Hai proprio poca fiducia in me, secondo te perderei mai il MAGO di Susan e il tuo? Sei davvero il peggiore dei fratelli.
Sono sulla nave del ritorno, sarò in Inghilterra il mese prossimo. Dimmi quando sarai a Hogsmeade a Maggio così ti porto i regali (sì, lo so, sono fantastico). Caspian ti saluta.
 
Il ragazzo sbatté le palpebre diverse volte, poi lasciò andare un lungo respiro.
-Che scherzo stupido.
Mormorò, e appallottolò la lettera con rabbia, ma se la infilò in tasca.
-Sai Ed, sei un bravo attore ma a volte non sei proprio credibile.
Disse Margaret, dandogli un bacio sulla guancia. Lui sbuffò ma poi le diede un bacio a stampo, visibilmente sollevato.
-Guardate che ero davvero felice per lui!
Rispose offeso.
-Sì, certo. Una pasqua.
Rispose Frannie ridendo. 
Quando l'orologio segnò le otto precise, le porte della Sala Grande si aprirono e Tony si affacciò con un gran sorriso stampato in faccia. Corse guardingo verso il tavolo dei Serpeverde (un gruppetto del settimo anno lo guardò infastidito) e dopo aver dato un bacio a Frannie si sedette accanto a lei, sussurrando.
-A breve arriverà Cedric. Ho preparato uno scherzo. Fate finta di parlare con me.
-Ma noi stiamo parlando con te.
Rispose Edmund. Margaret sorrise e Frannie gli lanciò un'occhiataccia. Il Tassorosso lo ignorò.
-Che scherzo fai?
Chiese Frannie, cingendogli le spalle con il braccio.
-Vedrete. 
Rispose lui, facendo l'occhiolino. Come previsto, Diggory fece il suo ingresso pochi secondi dopo con sguardo piuttosto assonnato. 
-Sta arrivando! Ditemi qualcosa a bassa voce, presto!
Margaret si guardò intorno a disagio e sussurrò
-Io non... non so cosa dire! Non sono brava in queste cose...
-È perfetto Rosander, grazie!
Sussurrò Tony con aria mortalmente seria. Frannie si tappò la bocca per non ridere, strabuzzando gli occhi in quella che da fuori poteva facilmente essere scambiata per un'espressione di sgomento.
-Cedric! Ehi Ced!
Il ragazzo lo guardò confuso e si avvicinò. Tony fece qualche passo verso di lui.
-So quale sarà la terza prova.
Sibilò, guardando in direzione dei Serpeverde.
-Piton se lo è lasciato sfuggire coi Serpeverde, sicuro che non lo avrebbero detto a te o men che meno a Potter.
Cedric spalancò gli occhi, come se gli avessero tirato una secchiata d'acqua. Ora era completamente sveglio e lo guardava con attenzione.
-Penso sia meglio che tu ti sieda.
Si lasciò trascinare verso il suo tavolo, muovendosi meccanicamente.
-È... è così brutto?
Intanto, i tre Serpeverde osservavano la scena tentando disperatamente di leggere il labiale. -Tu capisci cosa dicono?
Sussurrò Edmund a Margaret.
-Shhh! Sto cercando di ascoltare!
Borbottò Frannie.
-Siediti, ti dico.
Rispose fermamente Tony, e l'altro obbedì.
-C'è una ragione per cui Moody si è messo a testare le maledizioni senza perdono quest'anno.
Il ragazzo impallidì.
-No... no amico, non dirmi così... non dirmelo, ti prego...
-Mi dispiace, Ced. Cercheremo di trovare una soluzione.
-Ma non è nemmeno legale!
-Il ministro ha concesso le autorizzazioni ad usarle, come ha concesso di tramortire gli ostaggi per la seconda prova e di fare entrare quattro draghi in suolo britannico per la prima.
-Ma Silente... 
-Silente non conta niente se il ministro, Karkaroff e Maxime sono d'accordo.
-Non... non le useranno tutte, vero?
-Non credo useranno l'Avada Kedavra...
-Non credi?
-Ma mi è stato assicurato che Piton ha parlato al plurale. Quindi non  credo che ti scamperai il cruciatus.
Cedric aveva l'aria terrorizzata. Fissava il compagno con gli occhi spalancati senza sapere cosa dire.
-Stai calmo, non tutto è perduto. Mi hai detto che alla lezione di Moody sei riuscito a contrastare la maledizione imperius, no? È stato quello il motivo della lezione, ne sono certo. Voleva prepararvi, insegnandolo a tutti per non destare sospetti. Non mi sorprenderebbe se la lanciasse lui anche durante la prova. Sei abituato. Riuscirai a contrastarla.
-Ma è diverso! Di fronte a tutta quella gente! E poi non riesco a contrastarla subito,  chissà cosa potrebbero farmi fare nel frattempo.
Colto da un'idea improvvisa, fu scosso da un brivido.
-E se rapissero di nuovo Cho? Potrebbero... oh mio Dio.
Tony parve accorgersi che la cosa andava un po' fuori controllo e tentò di rimediare.
-Non penso useranno due volte lo stesso stratagemma. E non mi hanno parlato di rapimenti.
-E comunque la maledizione imperius è l'ultimo dei miei problemi. Non voglio essere cruciato, Tony! E non voglio cruciare nessuno! Soprattutto Cho.
-Maledizione, dimentica la Chang per un attimo! Ci serve qualcosa che ti faccia passare attraverso la maledizione cruciatus intero!
-Stai scherzando? Non esiste una cosa del genere! Devo... devo dirlo a Potter. Devo dirlo a tutti, questo è troppo...
-No! Non puoi!
-Non posso, Tony? E loro? Loro possono cruciarmi, invece?
-Se lo dirai a qualcuno si saprebbe che i Serpeverde hanno parlato. Prenderanno provvedimenti!
-Che li prendano allora!
Tony posò una mano sulla sua spalla e lo guardò negli occhi.
-Te l'ho detto perché mi fido di te, Cedric. Non posso permettere che lo sappia qualcun altro. Non tradire la mia fiducia.
Concluse, e tornò verso il tavolo Serpeverde. I tre ragazzi lo osservarono curiosi, vedendo che Cedric era sull'orlo di una crisi di nervi.
-Che cavolo gli hai detto?
Chiese Frannie quando fu abbastanza vicino. 
-Oh, che mi avete detto che Piton vi ha detto che alla terza prova useranno la maledizione cruciatus.
-Cosa?
Chiese Margaret, a volume insolitamente acuto.
-E se dicesse qualcosa??? Se uscisse fuori che abbiamo inventato voci su Piton lui...
Sussurrò Frannie.
-Non lo dirà a nessuno. Ho giocato la carta dell'onestà. E poi all'ora di pranzo gli dirò che è uno scherzo, deve solo resistere qualche ora!
Edmund sembrava scettico.
-Sei sicuro che non dirà nulla?
-Sicurissimo. Fidatevi. Ci vediamo a smaterializzazione!
Disse, e dopo aver dato a Frannie un bacio sulla fronte, corse al suo tavolo, probabilmente ad assicurarsi di tenere Cedric sotto controllo.
-La giornata è appena iniziata e siamo già al punto di non ritorno.
Commentò Frannie, versandosi del succo di zucca.
-Ho l'impressione che peggiorerà.
Sospirò Edmund.
-Tu sei l'ultima persona che può lamentarsi, Ed.
Disse Margaret, guardandolo con odio. Lui alzò le spalle. Margaret stava per dire qualcos'altro, quando sentirono Frannie ridacchiare. Seguendo il suo sguardo, videro un Dimitar con aria truce che si dirigeva, come sempre, al loro tavolo mentre Yvonne saltellava verso quello dei Corvonero con un ghigno soddisfatto sul viso. Il ragazzo di Durmstrang aveva una divisa molto stretta, che gli tirava sulle spalle e sul petto. I pantaloni arrivavano solo appena sopra le caviglie, lasciandole scoperte. Camminava in modo goffo cercando continuamente di abbassarsi il cavallo dei pantaloni, evidentemente aderente.
-Mit! Che diavolo ti è successo? Ti si sono ristretti i vestiti?
Chiese Edmund, ridendo impietoso. Lui gli lanciò un'occhiata di fuoco.
-Yvonne scherzo stupido. Stamattina tutte mie divise diventate blu. Divise di Beauxbatons. Puah.
Disse, simulando uno sputo.
-Io tentato trasfigurare indietro, ma niente. Questa è divisa di mio amico. Amico più basso.
-Secondo me con la divisa di seta leggera saresti un figurino! 
Esclamò Frannie sorridendo. Lui sbuffò.
-Ti è andata bene. Noi siamo stati buttati giù dal letto.
Aggiunse Margaret, guardando Edmund di sottecchi. Lui arrossì.
-Comunque sia la tua storia Mit mi ha dato un'idea. Devo trovare Adrian.
-Se ci fai un altro scherzo, Edmund Pevensie, giuro che...
Iniziò Frannie.
-No! No, vi piacerà. Vi piacerà, sono sicuro! Mi dispiace solo che non potremo vederlo in diretta! Margaret e Frannie si scambiarono uno sguardo preoccupato. In quel momento, si udì un urlo assordante. Tutti i presenti nella stanza si tapparono le orecchie e serrarono gli occhi in un'espressione di dolore.
-Ma che... 
Chiese Dimitar, il primo a riprendersi, aprendo un occhio e osservando la stanza. Pix il poltergeist era entrato sfrecciando e aveva già rovesciato una secchiata d'acqua lungo il tavolo Corvonero. I loro strilli scossero le vetrate.
-Giù! Giù!
Esclamò il ragazzo, afferrando Margaret e Frannie e trascinandole sotto il tavolo.
-Ahio! 
Esclamò Margaret, che si era ritrovata sul pavimento di Pietra senza preavviso. Aprì gli occhi e vide che Frannie si massaggiava la testa, doveva aver sbattuto la fronte al tavolo di legno. Prima che potessero protestare, un fiume d'acqua rovinò copioso dai due lati del tavolo, lasciandole illese. Anche i Serpeverde imprecarono e udirono Edmund - che non era stato graziato da Dimitar, avendo il ragazzo solo due mani - esclamare improperi che in condizioni normali gli sarebbero costati almeno uno scappellotto da parte di Susan. Dopo qualche secondo sentirono grida anche dai tavoli di Tassorosso e Grifondoro, e quando i singhiozzi divertiti di Pix si affievolirono, segno che era uscito dalla Sala, i tre spuntarono timidamente da sotto il tavolo. La stanza era diventata un vero schifo, il cibo era stato spazzato via dai tavoli ed era molliccio e spappolato sul pavimento. I tavoli erano pieni d'acqua e continuavano a gocciolare, i calici erano rovesciati, e i piatti pieni di acqua torbida e resti di cibo molle.
-Provo pietà per gli elfi domestici.
Sussurrò Frannie osservando lo scenario apocalittico.
-Gli elfi domestici eh? E io invece?
Abbaiò Edmund, coi capelli fradici appiccicati alla fronte e i vestiti pregni d'acqua. Dimitar, Frannie e Margaret scoppiarono a ridere e lui ringhiò e incrociò le braccia, ignorandoli. Il russo si girò verso il tavolo di Corvonero, guardò Yvonne gocciolante che aveva perso il suo ghigno e ora sbuffava con aria oltraggiata. Lui le sorrise smagliante e le fece l'occhiolino, la ragazza rispose con un dito medio, che fece allargare il sorriso del ragazzo ancora di più. Edmund intanto tentava di asciugarsi con la bacchetta, e gli era tornato un po' di buonumore perché aveva constatato che Hans era stato colpito in pieno e aveva la camicia così fradicia che avrebbe potuto strizzarla e riempire d'acqua il Lago Nero.  Anche Margaret lo aveva notato e ghignava. Cedric Diggory, che aveva avuto i riflessi di sollevare sopra di sé un vassoio da portata, era asciutto e i due ragazzi accanto a lui, Tony e Justin Finch Fletchey, si erano bagnati solo la manica della camicia che era rimasta scoperta. 
Quando Edmund ebbe finito di asciugarsi, la Sala ormai era quasi piena. 
-Jasmine ancora non si vede. Tra poco abbiamo lezione di smaterializzazione. Commentò Margaret preoccupata, guardandosi intorno.
-Anche Laets non c'è, ma non mi sorprende.
Rispose Frannie sbuffando.
-Sapete l'assenza di chi mi preoccupa?
Chiese Edmund, guardando di sottecchi Dimitar e Yvonne, impegnati a fare pace limonando a un angolo della Sala. Alzò gli occhi al cielo brevemente spostò lo sguardo sulle altre due.
-Fred e George.
Risposero le ragazze in coro.
-Fred e George.
Ammise lui. 
-Non possono mancare alla lezione però. Capiremo lì se stanno tramando qualcosa.
Disse Margaret.
-È il loro compleanno. Certo che stanno tramando qualcosa.
Chiarì Edmund. Nella seguente mezz'ora arrivarono Miles e Jasmine, che non rivolsero neanche uno sguardo a Edmund, e infine Laetitia. Dei gemelli nessuna traccia. Quando furono le dieci e un quarto, gli studenti del sesto anno si diressero verso il giardino. Il sole brillava alto, e il tempo era buono. Il vento freddo scozzese tagliava come un coltello, ma la brughiera era più verde che mai. Era un anno più sereno di quelli a cui erano abituati, sicuramente più del precedente, che i dissennatori avevano reso gelido da Settembre a Giugno. I ragazzi ingenuamente accettavano quella situazione a braccia aperte, ignorando il karma che li osservava come un'ombra mostruosa da dietro l'angolo. 
L'istruttore del ministero si presentò con un cappello a forma di pesce e l'aria annoiata. I ragazzi ridacchiarono.
-Sì, sì. Il ministero ha ordinato una divisa inconsueta per la giornata di oggi. Dicono che celebrare le feste sia indice di un ambiente di lavoro sano. Allora, ci siamo tutti?
Si girò per guardarsi intorno e suscitò una nuova ondata di risate. Sulla schiena aveva incollato un pesciolino di carta che recitava "dammi un calcio". Lui sbuffò.
-Sembra che non manchi nessuno.
-Aspetti! Siamo qui!
Fred e George attraversavano il giardino di corsa. Molti dei presenti si voltarono e fecero per far loro gli auguri, ma l'istruttore tossicchiò.
-Shhhh! 
Fecero i due in coro,
-Ascoltate la lezione!
Allora, dove eravamo rimasti? Le tre D...
Quando la lezione finì, i due furono i primi a sparire. Gli altri lo trovarono molto strano.
Queste esercitazioni andavano avanti già da qualche mese, e si iniziavano a vedere i primi risultati. Margaret Edmund e Frannie erano riusciti a materializzarsi nel cerchio ormai da qualche lezione, ma sempre lasciandosi dietro qualcosa. Un dito, un sopracciglio, il molare sinistro... Fred e George erano riusciti già due volte ciascuno a smaterializzarsi completamente, ed era la prima volta che erano i primi della classe in qualcosa. Questo normalmente li portava a tessere le loro lodi a lungo e diffusamente dopo ogni lezione, ma questa volta erano scomparsi prima che gli altri potessero dire "gnomo". La cosa che tentavano di nascondere doveva essere davvero importante. I ragazzi tornarono pigri verso la Sala Grande, perché tempo mezz'ora e ci sarebbe stato il pranzo. 
-Sono molto preoccupata per stanotte.
Sussurrò Laetitia, mentre si incamminavano.
-Fred e George, eh?
Commentò Frannie sospirando.
-Sto quasi pensando di non andare. Chissà cosa succederà, e domani devo svegliarmi presto per studiare.
-Ma devi venire, Laets! Non sarà lo stesso senza di te!
La pregò Margaret guardandola con occhi dolci. La ragazza sospirò.
E va bene, vengo. Ma non posso fare tardi!
Quando imboccarono il corridoio, notarono un via vai di elfi domestici che stavano ancora pulendo per il disastro della colazione.
-Veramente aberrante!
Commentò Laetitia, scuotendo la testa.
-Non pensavo fossero così tanti!
Commentò osservandoli Edmund.
-Non pensavi fossero così tanti perché si nascondono. Escono fuori dalle cucine solo dopo il coprifuoco. Con lo schifo che c'era oggi avranno fatto un'eccezione.
Rispose Laetitia, osservando la scena con un misto di compassione e di indignazione. Il volto di Edmund si illuminò.
-È la mia unica occasione.
Le ragazze si voltarono preoccupate  verso di lui, che ghignava in modo preoccupante. Si infilò ridacchiando dietro un gruppo di elfi che si allontanava.
-Ed! Che cavolo stai facendo?
Gli gridò Margaret dietro, lui si girò e si posò l'indice sulle labbra, poi le fece l'occhiolino e disse
-Vi piacerà, vedrete!
Per poi sparire dietro l'angolo.
-Se sta mentendo e ci sta facendo uno scherzo giuro che lo strozzo.
Sbuffò Frannie, entrando in Sala. Quasi tutti ormai erano presenti e i professori sedevano già al loro posto. Silente aveva una lunga tunica color giallo canarino lunga sino ai piedi, con una stampa particolare che le ragazze non riuscirono a decifrare. Le tre Serpeverde si avvicinarono al loro tavolo.
-Giraffe.
Commentò Dimitar che era là seduto, alzando gli occhi al cielo.
-Come scusa?
Chiese Jasmine, sedendosi accanto a lui.
-State guardando il vestito del vostro preside. Sono giraffe.
Frannie ridacchiò.
-Ha ragione, sembrano proprio giraffe!
-Vostro preside persona molto particolare.
Commentò Dimitar, con una punta di acidità che fece aggrottare le sopracciglia a Margaret. La ragazza spostò lo sguardo nuovamente sul tavolo dei professori, e si accorse che anche Karkaroff lo stava guardando con fastidio. Prima che potesse commentare con le amiche quel che aveva visto, però, accadde qualcosa. Proprio mentre Margaret fissava Karkaroff con disappunto, vide che l'uomo si avvicinava alla bocca una tazza da tè, in attesa del pranzo. Successe in un attimo. La tazza si deformò, apparve una bocca dai denti aguzzi che gli morse il naso con forza. Margaret sussultò, osservando la scena con gli occhi spalancati. Dimitar si portava già la mano alla bocca, mentre la ragazza diede due pacche sulle spalle a Jasmine e Frannie senza parlare, indicando il tavolo dei professori. Igor Karkaroff si alzò in piedi con gli occhi fiammeggianti, la tazza ancora saldamente ancorata al suo naso adunco in modo grottesco. Tentava di strapparsela di dosso con scarso successo.
-Chi osa?
Urlò, scuotendo gli animi di tutti i ragazzi in Sala. Gli studenti erano atterriti. Piton osservava la scena con cauto disgusto, mentre la McGranitt si manteneva rigida e austera, ma le ragazze sarebbero state pronte a giurare che avesse un sorriso nascosto sotto i baffi e uno strano luccichio divertito nello sguardo. Dimitar era assolutamente atterrito, fatto che Frannie e Margaret notarono e che le fece preoccupare. Per un attimo si guardarono, pensando cosa mai potesse succedere a Durmstrang ai ragazzi che si azzardavano a fare scherzi del genere ai professori. Lo sguardo terrorizzato di Dimitar e la fuga di Caspian fornivano eloquenti risposte a riguardo.
-Silente! Tutto questo è inaccettabile! Richiedo espressamente l'utilizzo del veritaserum per scoprire chi...
Silente, che ridacchiava impunemente, tirò fuori la bacchetta. Gli studenti sussurrarono all'unisono un "oh" di sorpresa. Non avevano mai visto la sua bacchetta, lunga e bombata, e non lo avevano mai visto in azione. Per un attimo a qualcuno passò per la mente l'irrazionale pensiero che stesse per scovare l'autore dello scherzo per punirlo. Sicuramente un mago come lui avrebbe avuto il potere di farlo. Si alzò con un sorriso sornione e sporgendosi sul collega mormorò
-Finite.
La tazza da tè cadde sul tavolo pesantemente, spaccandosi in due. Karkaroff si massaggiò il naso, con sguardo oltremodo oltraggiato.
-Suvvia Igor, è solo uno scherzo...
Borbottò Silente senza nascondere la nota di divertimento nella voce.
-Uno scherzo? Pretendo di scoprire il colpevole, e subito! Qualcuno chiami gli elfi che hanno apparecchiato la tavola!
-E cosa intenderebbe fare dopo aver scoperto il mandante di questo efferato crimine? Sono curioso…
Chiese Piton con la solita aria annoiata ma sottintendendo un forte sarcasmo.
-Punire! Severamente! 
Abbaiò l'uomo. Era sempre più chiaro che gli studenti di Durmstrang avevano l'aria decisamente mortificata. Era evidente che avessero paura di qualcosa, probabilmente delle misure che il loro preside adottava quando accadevano episodi del genere. Frannie, Margaret e sempre più ragazzi in sala se ne accorsero e provarono un moto di pietà e protezione verso i colleghi stranieri.
Improvvisamente, come spezzando un incantesimo, la McGranitt prima lo guardò con occhi carichi di odio, poi dopo un lampo improvviso e indecifrabile nel suo sguardo sorrise in modo gelido.
-Mi hai scoperta, Karkaroff. Sono solita fare qualche piccolo scherzo ai colleghi per questo giorno, è una mia tradizione. Per quanto riguarda la punizione, sono ansiosa di scoprire cosa intendi farmi.
Disse, sorseggiando del succo di zucca con un sorriso smagliante ma degli occhi che dardeggiavano veleno.
L'uomo si sedette al suo posto, fulminato, borbottando qualcosa in russo che nessuno di loro capì tranne Dimitar, che si limitò a scuotere la testa con disapprovazione.
Jasmine, che sino ad allora stava osservando la scena come tutti, si voltò nuovamente verso i compagni di tavolo. Posò una mano sulla gamba di Dimitar e gli sorrise. Lui aggrottò le sopracciglia e arrossì.
-Cosa c'è?
-Se non vuoi parlarne, niente.
Rispose Frannie, che guardava speranzosa il centro del tavolo aspettando l'avvento del cibo. Lui aprì la bocca, probabilmente per dire che non aveva idea di cosa stessero parlando, quando
Edmund apparve felice all'ingresso della Sala, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. Entrò per raccontare il suo geniale piano andato a buon fine, ma arrivando sul posto restò interdetto a osservare la strana aria che si respirava in Sala. Un'aria elettrica e tesa, quasi di imbarazzo. 
-È... è successo qualcosa?
Chiese, sedendosi tra Margaret e Frannie. In quel momento, il cibo apparve sui tavoli e Frannie esultò.
-Tu ricordi la famosa usanza della McGranitt di fare scherzi ai professori il primo di Aprile? Chiese Margaret, sospirando. Lui aggrottò le sopracciglia, confuso.
-Cosa...? 
-Ecco, perché è la prima volta che lo sento anch'io.
Rispose la ragazza, asciutta.
-Te lo spieghiamo dopo.
Sussurrò Frannie perché solo lui sentisse, e il ragazzo annuì.
-Allora, questo tuo piano geniale in cosa consisteva esattamente?
Chiese Jasmine per cambiare argomento, tagliandosi una fetta di maiale glassato all'aceto balsamico. Edmund si guardò intorno sospettoso.
-Non lo direte a Laetitia, vero?
Chiese, ansioso.
-Ok, ora hai la mia attenzione.
Disse Mag, guardandolo incuriosita.
-Ma certo che non glielo diremo!
Esclamò Frannie, già divertita. Dimitar e Jasmine ascoltavano, anche solo per lasciar cadere la discussione precedente.
Edmund sorrise.
-Ho confuso gli elfi domestici che andavano alla Torre di Grifondoro.
Aspettò un'obiezione, che non arrivò, e continuò a raccontare
-L'idea me l'ha data lo scherzo di Yvonne. Scusa, Dimitar. Ho trasfigurato tutte le coperte dei Grifondoro in verdargento, ho confuso gli elfi così non se ne accorgeranno. Andavano a rifare i letti, come al solito... se il mio incantesimo funziona useranno le coperte che ho trasfigurato. È stato facile convincerli che il verde era anche il colore di Grifondoro. Quando stanotte i grifi torneranno alle loro camere troveranno una brutta sorpresa!
Jasmine, Margaret e Frannie scoppiarono  a ridere.
-Quanto darei per vedere la faccia di Fred e George quando troveranno i letti con le trapunte Serpeverde!
Ridacchiò Margaret.
-O la Johnson! O Potter!
Fece eco Frannie.
-Lo so, lo so, sono geniale.
Rispose il ragazzo, con sguardo fiero. Margaret gli stampò un bacio sulle labbra a mo' di premio. 
-Spero che Colin Canon immortali la scena!
Disse Frannie. Jasmine alzò un sopracciglio e sorrise.
-A proposito di Canon... non credi che stia iniziando a ronzare attorno a tua sorella più spesso? Edmund si voltò pensieroso verso il tavolo di Grifondoro. I due ragazzi erano vicini e scherzavano tra loro, come sempre. Edmund alzò le spalle.
-Sono amici. Lui è anche venuto a stare da noi quest'estate per un po'.
Frannie e Margaret si scambiarono uno sguardo complice.
-E perché non ce l'hai detto?
Lui aggrottò la fronte.
-Perché non pensavo fosse importante!
-Sai che amiamo questo genere di pettegolezzi!
Si inserì Jasmine.
-Ma non è un pettegolezzo, è solo... non vi capisco proprio.
Si arrese, scuotendo la testa.
-Ci inviteranno al matrimonio un giorno, ve lo dico io!
Commentò Frannie.
-Mi sembra tu ci stia ricamando un po' sopra adesso.
Rispose Edmund, con una punta di freddezza.
-Che fai, il fratello geloso adesso?
Chiese Margaret divertita.
-Ma proprio per niente!
Esclamò lui, ma la sua voce era salita di almeno un tono. Le tre ragazze risero, Dimitar era distratto che guardava Krum mangiare accanto ad Hans dall'altra parte del tavolo.
-Mai che qualcuno faccia scherzi a quel pallone gonfiato.
Mormorò, tagliente.
-Potresti farglielo tu.
Rispose Edmund, che lo aveva sentito.
-Sì, che bella idea. Karkaroff sarebbe proprio felice.
Il Serpeverde sbattè interdetto le palpebre, e Frannie gli sfiorò il braccio come per dire "ne parliamo dopo".
Finirono di mangiare abbastanza allegramente, avrebbero avuto tutto il pomeriggio libero,
Edmund e Tony avevano programmato una partita a scacchi fortemente voluta dalle loro fidanzate.
L'argomento principale divenne la festa di quella sera, e la preoccupazione per l'assenza di Fred e George. Lee Jordan era presente, e aveva l'aria preoccupata anche lui.
-E se stavolta non sapesse neanche lui cosa stanno combinando?
Chiese Jasmine passando loro accanto.
-Impossibile.
Commentò Margaret, scuotendo la testa.
-Beh, se lo sa e fa quella faccia, la cosa è ancora più grave di quel che pensavo.  Disse Frannie, alzandosi in piedi.
-Già finito?
Chiese Edmund con nonchalance.
-Già finito?
Lo scimmiottò la ragazza.
-Hai paura perché l'orario della partita si avvicina, vero?
Chiese con un ghigno. Margaret le lanciò uno sguardo indignato.
-Edmund non ha paura proprio di niente! E se ce l'avesse, McMartian sarebbe l'ultimo punto della lista!
-Ah, lo chiami McMartian adesso?
-Ragazze, state rendendo tutto più antipatico di quello che dovrebbe essere, è solo un'amichevole...
-Qualcuno mi chiama? Ho sentito il mio nome!
Esclamò Tony, spuntando alle spalle della sua ragazza e cingendole con le braccia. Margaret sorrise a trentadue denti.
-Parlavamo della partita.
-Bene, a che ora vogliamo farla? Ho saputo che hai una bella scacchiera, la porti tu?
Edmund sorrise.
-Una bella scacchiera? Chissà chi te l'avrà detto. Una ragazza modesta...
Mormorò Edmund guardando Frannie con un ghigno. Lei alzò le spalle. 
-Comunque sì, la porto volentieri.
-Che ne dici delle tre? Così se durerà molto avremo comunque tempo per prepararci per la festa!
Propose il Tassorosso. Edmund annuì.
-Ottima idea! Vado in Sala Comune a prendere la scacchiera e cambiarmi, allora! 
Il ragazzo approvò, così Edmund si alzò e fece cenno a Margaret di seguirlo. Tenendosi per mano i due si allontanarono dalla Sala Grande.
-Lo schiaccerai.
Sussurrarono Frannie a Tony e Margaret a Edmund nello stesso momento.
-Non rendere le cose più difficili.
Borbottarono i due ragazzi di rimando. Quando furono le tre, in giardino seduti sul prato intorno alla scacchiera c'era una piccola folla di persone. Edmund era famoso nella casa Serpeverde per essere un ottimo giocatore, e Tony aveva una fama simile nella sua casa. Blaise Zabini era in prima fila accanto a Draco, pronto a godersi la partita. Il fratello Serpeverde di Tony, Em, ma che tutti chiamavano Silver per via di una volta che al primo anno si era rovesciato in testa un sacchetto di polvere di corno di unicorno e gli erano rimasti i capelli argentati per una settimana, era presente e non si sapeva per chi avrebbe tifato, se per Edmund suo compagno di casa o per il fratello
Tassorosso.
Sul versante Tassorosso sedevano Cedric Diggory, Susan Ossass e Justin FinchFletchey,  anche lui assiduo giocatore. La partita era stata così chiacchierata nei giorni precedenti che c'erano anche studenti di altre case, come Ron Weasley, uno dei giocatori migliori di Grifondoro, e Belle e Laetitia di Corvonero. Edmund si guardò intorno un po' a disagio, arrossendo leggermente e tirò fuori la scacchiera dalla borsa a tracolla. Anche Tony si guardava intorno con aria sorpresa, non aspettandosi tutto quel coinvolgimento. Margaret e Frannie erano sedute una di fronte all'altra, accanto al loro giocatore. Si guardavano con aria di sfida.
-Bene, eccoci qui allora!
Iniziò Edmund, tirando fuori i pezzi dal sacchetto di tela. 
-Tu sei l'ospite, prendi tu i bianchi. Va bene per te?
Propose Edmund, pacato.
-Se ti sembra corretto…
Rispose Tony con un sorriso tendendogli la mano e stringendo quella dell'altro sportivamente.
-Allora... vinca il migliore.
-Vinca il migliore!
Rispose Edmund, deciso.
-Hai sentito Mag? Vinca il migliore. Direi che puoi anche andartene, le tue speranze sono vane.
Tony si girò verso la ragazza, col sopracciglio alzato.
-Frannie, non iniziare.
-Oh, ho sentito benissimo, Frannie. Farai meglio a preoccuparti allora. Edmund sbuffò, seccato.
-Mag!
Belle alzò gli occhi al cielo e mormorò:
-Serpeverde.
Guadagnandosi quattro o cinque occhiatacce. Intanto il Tassorosso osservava la scacchiera con grande concentrazione.
-Pedone in E6.
Il pedone si rimboccò le maniche, guardando lo schieramento nero con un sorriso di sfida, fece due gran passi in avanti. La partita era cominciata.
Dopo un'ora, la situazione era rimasta stabile. Solo tre pedoni bianchi erano stramazzati in pezzi a un angolo della scacchiera, e solo tre pedoni neri giacevano similmente all'angolo opposto. I due re avevano l'aria tranquilla, e le due regine ancora non avevano assunto il classico sguardo preoccupato da fine partita e non guardavano nervosamente il re con ansia da prestazione. Belle aveva già sbadigliato tre volte, e Laetitia si era messa a leggere, coricata qualche passo più in là. Silver osservava la partita con la bocca piegata in un'espressione annoiata, ma con gli occhi che lo tradivano, inchiodati alla scacchiera e assorbiti nell'azione. Draco e Zabini sussultavano a ogni mossa, non nascondendo il loro tifo per il compagno di casa, e i Tassorosso non erano da meno, anche se sembravano meno infervorati.
Ron Weasley aveva un'espressione indecifrabile, e ogni tanto sembrava stesse per dire qualcosa, per poi mordersi le labbra. La sua partita di scacchi del primo anno era diventata una leggenda a scuola, e si diceva fosse stata la partita più epica della storia di Hogwarts, che lo aveva visto vincitore. Ogni tanto Margaret e Frannie si lanciavano frecciatine e sfottò, specialmente quando un pezzo ne atterrava un altro, ma più passava il tempo più a loro mancavano parole da dirsi.
-Dovresti insegnarmi a giocare, sai? 
Mormorò Frannie, che al posto di guardare il gioco passava il tempo a fare le boccacce all'amica e osservare lo sguardo concentrato di Tony con aria sognante.
-Certo, mi piacerebbe molto tesoro. Cavallo in D6.
Rispose il ragazzo distrattamente. Il cavallo bianco staccò la testa del pedone nero con un morso e i Tassorosso esultarono silenziosamente.
-Ah! 
Esclamò Edmund.
-Non ci conterei troppo fossi in te! Alfiere in E3.
Frannie alzò lo sguardo verso di lui, mentre Tony continuava a riflettere. 
-Cosa insinui, Edmund? Non sono in grado di imparare a giocare a scacchi?
-Non insinuo nulla, solo che hai chiesto anche a me di insegnarti e hai smesso dopo due partite!
-Vincevi sempre tu!
-Certo che vincevo io, stavi ancora imparando! Come pensi di imparare se ti faccio vincere?
-Ma se perdo sempre come può venirmi voglia di imparare?
-Pedone in F5.
Mormorò Tony, e come il pezzo fece il passo Edmund tacque e ghignò. Zabini esultò, Ron si morse il labbro. Tony sbatté le palpebre e si batté una mano sulla fronte, sbuffando sconfortato. Margaret e Frannie si guardarono confuse.
-Alfiere in D6.
Disse Edmund trionfante, e il suo alfiere, dopo tre fieri passi in avanti, sguainò la sua spada e la infilò in mezzo agli occhi del cavallo bianco, che stramazzò agonizzante sulla scacchiera, per poi essere spazzato via da Tony con un gesto distratto della mano.
-Scusa tesoro, ti ho distratto!
Piagnucolò Frannie, chiedendo perdono al fidanzato.
-Anche Edmund stava parlando con te, ma lui non si è distratto!
Fece notare fieramente Margaret.
-Solo perché Edmund è immune al mio fascino irresistibile!
-Beh, se fosse realmente irresistibile non ne sarebbe immune, non credi?
Frannie aprì la bocca per rispondere, ma un coro di SHHHHHH si alzò dalla folla. Le due sbuffarono ma tacquero, dedicando la loro attenzione al gruppo ora più nutrito di Corvonero. Elsa e Alex avevano raggiunto Belle e Laetitia, e confabulavano tra loro.
-Mi sembra presto per decidere, quanti mesi mancano? 
Sussurrò Alex, poco convinto.
-Sempre troppo pochi. Voglio che sia tutto perfetto. Ribatté Elsa.
-Ok, ripetiamo. Tra cos'è che sei indecisa?
Chiese Belle, che non aveva ancora inquadrato la situazione.
-Tra un bracciale e un paio di orecchini! 
Sospirò Elsa, arresa.
-Coi girasoli. Anna li adora.
Puntualizzò Alex. La ragazza annuì.
-Facciamo così allora... se vince Pevensie le compri gli orecchini, se vince McMartian le compri il bracciale.
Propose Laetitia, senza sapere cosa dire.
-Puoi anche andare a comprare gli orecchini, allora. Pevensie ha appena squartato un cavallo, ormai è fatta. 
Esclamò Belle, in tono petulante.
Quella predizione si rivelò fatale. Neanche mezz'ora dopo, con la torre in A1, Tony pronunciò le fatidiche parole
-Scacco matto.
Il re nero si lasciò sfuggire la spada, che tintinnò sulla scacchiera, e poi cadde con un tonfo. Il Tassorosso sorrideva, Cedric dietro di lui gli diede una pacca comprensiva sulla spalla.
-Anche se mi hai fatto quello scherzo crudele devo ammettere che sei stato bravo, amico.
Zabini aveva l'aria scura, più che per la sua casa per il fatto che aveva nascosto le sue innumerevoli sconfitte dietro al fatto che Edmund fosse il più bravo, e quindi lui legittimo secondo. Ora questa scusa veniva irrimediabilmente a mancare. Draco lo guardava scuotendo la testa con disappunto. Frannie sorrideva da un orecchio all'altro. 
-Ha vinto il migliore, non è vero Mag?
La ragazza sbuffò, ma Tony offrì nuovamente la mano al compagno.
-Bella partita, Edmund! Smettila Frannie, è stato molto bravo. Ha dominato per tutta la prima parte della partita. A volte si vince e a volte si perde.
Edmund accettò la mano e la strinse volentieri.
-Sì, però tu hai vinto.
Continuò Frannie.
-Lo ha detto anche lui che è stata fortuna. Non hai sentito?
Rispose Margaret infastidita.
-Cosa? Non ha detto così!
-Ha anche detto che Edmund ha dominato!
-Oh, andiamo, non essere sciocca, cercava solo di essere gentile!
-Noi andiamo a fare un giro!
Esclamò Edmund, lanciando a Margaret un'occhiata di rimprovero.
-Ottima idea! 

Si aggiunse Tony, afferrando Frannie per un braccio.
-Andiamo a fare un giro anche noi!
Le due coppie si allontanarono in direzioni opposte, lasciando la scacchiera al centro.
-Chi ha voglia di una partita?
Chiese Ron Weasley, e Zabini gli si sistemò di fronte.
Tony e Frannie camminavano verso il Platano Picchiatore, tenendosi per mano.
-Fran, io apprezzo il tuo sostegno, davvero, ma non puoi fare così ogni volta che gioco una partita...
-E perché no?
Chiese lei, guardandolo dispiaciuta.
-Perché non è bello prendere in giro le persone così, dovresti saperlo.
-Ma non lo ho preso in giro, ho detto la verità.
-Se avessi perso ora ci sarei rimasto male, per tutto quello che hai detto prima. Ti è andata bene, sai?
-Però hai vinto.
-Però ho vinto. Ma dicevo sul serio quando ho detto che ha dominato per la prima parte della partita. Anche se tu ci hai messo del tuo distraendomi...
Lei sorrise e alzò le spalle.
-Comunque sia il tuo amico è davvero molto bravo.
-Lo so. Ma tu sei più bravo.
-Non lo so, sai? Secondo me siamo pari. Penso che avremo bisogno di altre partite per dirlo!
-Farò in modo che Margaret non scordi mai questa partita, però. La prima è quella che conta.
Mormorò la ragazza con un ghigno, e Tony sbuffò, guardandola con antipatia.
-Non voglio che i tuoi amici mi odino per una partita a scacchi. Stai attenta a quello che dici e fai.
-Oh, ma non odiano te! Odiano me! E fanno bene a odiarmi.
Aggiunse, sorridendo malignamente.
-La prossima volta vacci più piano, ok? Non mi piacciono queste cose.
-Ma tu volevi vincere!
-Certo che volevo vincere, ma non volevo essere maleducato! E non voglio che tu mi faccia passare per tale. 
La ragazza sbuffò, ma poi annuì. Lo guardò negli occhi incerta. Il ragazzo stava per aggiungere altro, ma poi sorrise.
-Non sono arrabbiato. Voglio solo metterlo in chiaro per la prossima volta, ok?
Lei anziché rispondergli gli prese il viso tra le mani e lo baciò, poi tenendolo stretto a sé si mise in punta di piedi e gli sussurrò all'orecchio
-Perché non andiamo da qualche parte lontano da occhi indiscreti? Meriti un premio per la vittoria, non credi?
Lui si morse il labbro e la guardò con gli occhi che brillavano.
-Mi sembra un’ottima idea.
 
Margaret e Edmund invece facevano un giro sulle sponde del Lago.
-Mi dispiace, davvero, meritavi tu di...
Lui la zittì con un cenno.
-Sai una cosa? Non la avrei presa così male se tu non avessi montato tutta questa scena! Forse se non andassi in giro a dire a tutti che vincerò, perdendo mi eviterei queste figure di merda! 
Lei si bloccò e sbatté le palpebre, cercando di esprimere i pensieri che le turbinavano in testa.
-Scusa. Io volevo solo...
-Lo so cosa volevi! Ma capisci che non va bene? Capisci cosa hai sbagliato almeno?
Lei deglutì.
-Sì. Ma io davvero pensavo che tu avresti...
-Beh, ho perso invece!
Il ragazzo si lasciò cadere seduto sulla sabbiolina umida, lei lo seguì. Pensò se fosse il caso di sfiorargli la guancia, così dopo qualche secondo prese un po' di coraggio e lo fece. Lui non la respinse, il che era un buon segno.
-Scusa. Ma come faccio a non dire che sei il migliore? Tu sei il migliore. Io lo so. E amo tifare per te, lo facevo prima e lo faccio anche adesso. Tiferò sempre per te, sai.
Lui sospirò, un po' più rilassato.
-Grazie. Solo, questo è il modo sbagliato di farlo, mi mette a disagio.
-La prossima volta non lo farò.
-La prossima volta devo vincere. Ne va del mio onore.
Sbuffò, ma in tono convinto.
-Allora la prossima volta vincerai! Lo so. Sul serio, stavolta.
Rispose lei, stampandogli un bacio sulla guancia. Lui con un gesto fulmineo la ribaltò e la inchiodò al suolo con le braccia, sorridendo beffardo.
-Ma come si fa a essere arrabbiati con te?
Chiese, e la baciò.
 
In quel preciso istante, nello studio del preside, Albus Silente sorseggiava un tiepido infuso al gelsomino e lampone. Sfogliava distrattamente una rivista babbana sul giardinaggio, aspettando pazientemente una persona che sapeva sarebbe arrivata. L'abito lungo e giallo con i ricami a forma di giraffe era piegato ordinatamente su una sedia, e ora portava fieramente una tunica color verde acqua con un disegno di un cactus sulla schiena. Quando sentì borbottare la parola d'ordine alzò gli occhi, giusto in tempo per vedere un'anziana donna con il cappello a punta che faceva capolino nella stanza.
-Mi ha fatta chiamare, Silente?
Il vecchio sorrise.
-Accomodati, per favore.
La strega si avvicinò sospirando e si sedette pesantemente sulla poltroncina di fronte alla cattedra.
-Se mi ha convocata per l'incidente con Karkaroff sappia che...
-In effetti Minerva è proprio questo il motivo per cui sei qui. Spero saprai bene che non ho creduto neanche per un istante che fossi stata tu a sostituire la tazza del caro Igor con una mordinaso, scherzo che, ci tengo a precisare, ho trovato davvero esilarante. Sono vecchio ma non rimbecillito. Quindi è mio dovere chiederti: perché?
La donna dilatò impercettibilmente le narici e si morse il labbro.
-Avrebbe trovato il colpevole e lo avrebbe punito. Non potevo permetterlo, non per una bravata come questa. Signore, onestamente credo che ci sia qualcosa di strano. I suoi alunni sembravano molto spaventati, credo sia opportuno se non doveroso...
Il mago la interruppe sollevando una mano.
-Ne deduco, amica mia, che tu non conosca l'identità dello studente che intendevi proteggere.
La donna scosse la testa.
-Non ne ho idea. Avrei scommesso sui gemelli Weasley ma non erano presenti. Ma se lo prendo... quello che ho dovuto fare per coprire quella canaglia, chiunque si...
Sgranò gli occhi e mozzò la frase senza concluderla. Guardò verso l'uomo, che la stava a sentire in silenzio, sorridendo. Lei lo guardava dritto negli occhi limpidi, senza dire più nulla, così il vecchio mago tornò alla sua rivista di giardinaggio.
-Sai Minerva, pensavo di risistemare il giardino di Hogwarts, mi servono un paio di idee. Secondo te a chi potrei chiedere?
-È stato lei.
-Che ne dici di Neville Paciok, per esempio? Mi sembra un tipo sveglio, so che è molto ferrato in erbologia.
-Lei ha messo la tazza da tè mordinaso al posto di Karkaroff! Ma perché? Che figura mi ha fatto fare...
-Che ne dici di una bella altalena? Pensi che a Paciock piacerebbe l'idea?
-Ma insomma! 
Sbottò,
-Cosa c'entra ora il signor Paciock? Ha messo lei la tazza da tè mordinaso al posto di Karkaroff oppure no?
Silente, infine, cessò di parlare di giardini e chiuse la rivista. Sorrise. 
-Anche noi poveri vecchi abbiamo diritto a un po' di innocuo divertimento, non pensi?
 
Quando tornarono ognuno al suo rispettivo dormitorio per cambiarsi, Tony, Frannie, Edmund e Margaret erano di ottimo umore e con un sorriso stampato sul volto. Frannie, seguendo il consiglio di Tony, non disse niente sulla trascorsa vittoria e Edmund e Margaret lo notarono ma decisero di non commentare. 
-Voi sapete dove sarà il compleanno oggi? 
Chiese invece la ragazza buttandosi sul divano dopo aver scansato Pansy Parkinson in malo modo. Arcobaleno squittì e le saltò in grembo, la ragazza tirò fuori un cracker spiaccicato dalla tasca e glielo porse. La puffola lo sgranocchiò di gusto.
-Non ne ho idea, e questa cosa non mi piace. Troppi misteri.
Disse Edmund, pensieroso.
-Stanno preparando qualcosa di preoccupante, me lo sento.
A quelle parole Daphne Greengrass, che sedeva a pochi metri di distanza ai margini del camino spento, alzò gli occhi. 
-Ah. Giusto. 
I tre ragazzi la guardarono confusi mentre si frugava nelle tasche e porgeva un foglietto a Margaret.
-Weasley mi ha dato questo, mi ha detto di consegnarvelo.
Disse con aria annoiata.
-Ehm, grazie Daphne.
-Prego. Ma state più attenti la prossima volta, non sono un gufo. E soprattutto, non sono il gufo dei Weasley.
Frannie sbuffò. Da quando stava con Tony la ragazza era diventata molto più ostile nei suoi (e di riflesso nei loro) confronti. Margaret aprì il bigliettino.
-Vecchia aula di aritmanzia, vestiti casual. Gred e Forge.
Lesse ad alta voce.
-Non c'è altro? 
Chiese Frannie, allungando il collo per vedere meglio ma senza voglia di alzarsi.
-No. Solo questo.
Rispose Margaret sospirando, mostrandole il bigliettino.
-Qui promette male!
Esclamò Edmund, incerto.
-Sono quasi le sette, ci rivediamo qui tra dieci minuti.
Disse Frannie, e alzandosi in piedi andò con Margaret al dormitorio.
-Vestiti casual? Cosa cavolo vogliono farci fare?
Sbuffò Margaret, allacciandosi le sneakers. Si alzò e infilò la maglietta a fiori nei jeans chiari a vita alta, sblusandola. Si fece una coda alta ben ferma col nastro regalato da Aurora e sospirò. -Non lo so, ma qualunque cosa sia spaccheremo!
Rispose ferma Frannie.
-In tuta? Addirittura? Non dobbiamo andare a correre, Fran.
Chiese l'amica indicandola. Frannie osservò meglio i suoi vestiti. Pantaloni da ginnastica a zampa verde militare, felpa con la zip aperta abbinata e top sportivo nero.
-Vestiti casual, no?
Rispose, alzando le spalle.
-Fai come vuoi. Sarà meglio andare, Edmund ci starà aspettando.
Uscendo dal dormitorio, Edmund le squadrò, alzando un sopracciglio.
-Stai andando in palestra, Frannie?
-Ah. Ah. Ah. Che problemi avete coi vestiti casual?
-Fai come vuoi!
La liquidò lui, e porse il braccio a Margaret, che lo prese  braccetto.
-Siete davvero irritanti.
Mormorò.
-Viene Tony oggi?
Chiese Margaret salendo le scale che portavano fuori da sotterranei. 
-Mi hanno detto che potevo invitarlo, ma non ha avuto voglia di venire!
Rispose, mordendosi il labbro.
-Beh, almeno non sarà imbarazzante con la Spinnet.
Si inserì Edmund.
-Ho la sensazione che lo sarà comunque.
Rispose lei.
Quando furono al primo piano, davanti all'aula pattuita, videro Laetitia che li aspettava. Margaret sgranò gli occhi.
-Laets... sei in orario????
Lei li guardò con aria imbarazzata, i pollici infilati nelle bretelle della salopette in jeans.
-Non volevo entrare da sola...
Edmund scosse la testa, incredulo.
-Dai, entriamo.
Quando aprirono la porta, videro che c'erano già tutti. Tutti tranne Fred e George. L'aula era vuota, tranne una parete in cui si trovava quello che sembrava uno strano tavolo coperto da un lenzuolo, e qualche sedia. Come furono dentro, la porta si chiuse di scatto alle loro spalle.
-Ma che...
Chiese Laetitia, voltandosi di scatto.
-Sei in ritardo Firwood, la maratona di New York è stata cinque mesi fa.
Sibilò Alicia, guardando come era vestita, e Frannie rispose con un dito medio.
-Perché hanno tutti problemi coi vestiti casual oggi? Era nel dress code!
Sussurrò Frannie all'orecchio di Laetitia. Lei alzò le spalle.
-Che scherzo è questo, Jordan?
Chiese Angelina, quando provò ad aprire la porta, senza riuscirci.
-Non ne ho idea, lo giuro!
-Dove sono Fred e George?
Continuò Aladdin, guardandosi spaesato intorno. Improvvisamente udirono una forte risata e Pix apparve attraverso il muro, planò proprio sugli ospiti e rovesciò un intero sacco di farina.
-Ehi! 
Gridò qualcuno.
-Perfetto!
Imprecò Katie, lisciandosi il vestito. Edmund sputacchiò uno sbuffo bianco, doveva aver inghiottito della farina. Frannie sorrise e alzò le spalle.
-Vestiti casual! Se si rovinano non fa niente!
Disse, spazzandosi distrattamente la spalla con la mano e facendo cadere una pioggerellina bianca.
-Fantastico.
Sospirò Margaret agitando la coda  che ora era bianca come una nuvola.
-Sei carina!
Disse Edmund ridendo e lei arrossì.
Quando la farina si fu posata, esplose un fuoco d'artificio. I presenti urlarono, e le figure semi trasparenti di Fred e George apparvero al centro della stanza.
-Che razza di magia è questa?
Chiese Jordan tirando una caramella che aveva in tasca verso l'immagine dei due, trapassandola. I presenti sussultarono.
-Benvenuti a tutti ragazzi!
-A questa nuova fantastica festa!
-Vedo che vi sono venuti i capelli bianchi dalla gioia, bene...
-...perché vi posso assicurare che oggi vi divertirete!
-Per avere l'onore di farci gli auguri dovrete affrontare tre prove...
-... vi dividerete in gruppi da tre e vi sfiderete a duello!
-Ovviamente sarà tutto innaffiato da una buona dose di burrobirra!
-Ogni cosa vi apparirà chiara, non temete…
-…noi torneremo al termine delle tre prove...
-…ma ora tenetevi pronti e reggetevi...
-...è ufficialmente aperto il Torneo Tremanici!
Con uno sbuffo blu le due figure sparirono, esplodendo in una pioggia di scintille. 
-E ora?
Domandò Katie Belle, guardandosi intorno spaesata. Margaret afferrò il braccio di Edmund con una mano e quello di Frannie con l'altro.
-Voi siete con me.
Il ragazzo annuì. Frannie sorrise. 
-Ma... e io?
Esclamò Laetitia, guardandosi intorno.
-Come te la cavi nello sport?
Chiese Aladdin, impietosito.
-Uno schifo.
Il ragazzo sospirò.
-Ok, mi sta bene. Vuoi giocare con me?
-Sì, per favore!
Dopo un attimo di smarrimento e dopo che tutti furono divisi, Angelina prese il coraggio a due mani e fece l'unica cosa sensata da fare: afferrò il telo e lo sollevò, facendolo scivolare in terra. Quello che videro lasciò tutti perplessi.
-Ok, questa non me la aspettavo.
Balbettò Lee, fissando inebetito il tavolo da ping pong.
-Smettila di prenderci in giro Jordan, lo sappiamo tutti che sai benissimo quello che sta succedendo.
Sospirò Katie osservando più da vicino. Afferrò un foglietto di pergamena strappata sul tavolo e lesse
-Burrobirrapong. Prima prova.
Margaret e Frannie si lanciarono uno sguardo preoccupato. Edmund si sporse sul tavolino e afferrò un piccolo bersaglio.
-Avversafreccette, seconda prova.
Lesse, confuso.
-Avversafreccette?
Chiese atterrita Laetitia. 
-Ok, questo lo faccio io!
Esclamò Aladdin, dandole un colpetto affettuoso sulla spalla. 
In ultimo, oltre numerose bottiglie di burrobirra sotto il tavolino, una scatola che ebbe uno scossone improvviso. Nessuno ebbe il coraggio di avvicinarsi, ma la pergamena recitava Scatola Misteriosa. Terza prova.
-Aiuto.
Mormorò Margaret.
-Dovrai farlo tu quello, sai?
Le disse Frannie, mordendosi il labbro. Edmund annuì.
-Io? Ah! Te lo scordi. Farò qualcuna delle altre due! Il birrapong!
-Non puoi fare il burrobirrapong, Edmund è un cacciatore ed è più bravo a colpire le palle e mandarle dove vuole lui. E io tiro con l'arco e ho una mira migliore della tua, quindi devo usare le freccette.
Margaret guardò Edmund supplicante e lui alzò le spalle, senza sapere cosa dire. Il discorso filava perfettamente.
-Vuoi perdere la seconda sfida di oggi, Mag? Perché io sono nella mia giornata buona, e ho intenzione di continuare così!
Le disse Frannie con un ghigno. Edmund si scosse e le posò una mano sulla spalla.
-Dobbiamo vincere, Margaret. Potessi morire altrimenti.
La ragazza lanciò all'amica un'occhiata di fuoco, poi sospirò. 
-E sia.
I tre campioni designati per la prima prova (che erano Alicia, Edmund e Laetitia, che si era rifiutata di partecipare alle ultime due) spostarono rumorosamente il tavolo al centro della stanza. Lee raccolse e dispose i bicchieri sui due lati del campo, e Edmund li rimboccò di alcool. Laetitia osservava la scena sospirando.
-Puoi ancora fare a cambio, se vuoi.
Le sussurrò Lee, accomodante.
-Io la mano là dentro non la metto!
Squittì la ragazza, e la scatola ebbe un altro scossone. 
-Quanto vorrei dei popcorn. Questa me la voglio godere.
Commentò Frannie dando una gomitata a Margaret, che già ridacchiava. Laetitia mostrò loro il dito medio.
-Sei rimasta una stronza, vedo.
Disse Alicia guardando Frannie di sottecchi.
-E tu sei rimasta una rompipalle.
Rispose la ragazza, fredda. Alicia stava per rispondere, ma Katie le sfiorò il braccio.
-Non ne vale la pena, lascia perdere.
-Allora,
Disse a voce alta Edmund, cercando di  attirare l'attenzione. Tutti tacquero.
-Dato che mi sembra di aver capito che Laets vuole giocare il meno possibile,
La ragazza annuì vistosamente,
-Propongo una partita tra me e Angelina subito. Chi perde poi avrà un'altra partita bonus contro di lei, come premio di consolazione, che a quanto ho capito durerà poco e avrà l'esito abbastanza scontato, giusto per farla giocare. Tutti d'accordo?
I presenti espressero il loro assenso, Lee e Aladdin in modo piuttosto sconsolato.  
-Non credere che con te sarebbe stato molto diverso, Jordan! Hai poco da essere infastidito! Sei la persona meno portata per lo sport che conosca!
Precisò Katie.
-Perché non conosci me, te lo assicuro...
Mormorò a voce bassa Laetitia. La Johnson e Edmund afferrarono le racchette e si misero ai due lati del tavolino. Non appena Edmund soppesò la pallina con la mano, partì la musica facendoli sussultare.
-Jordan, questo deve essere il tuo stereo, non provare più a dire che non c'entri nulla!
Esplose Frannie.
-Devono avermelo rubato, non c'entro niente, giuro!
-Devono avertelo rubato? E chi lo ha azionato, il Signor Gazza?
Fece eco Aladdin.
-Secondo me dice la verità.
Disse semplicemente Margaret, guardando Lee negli occhi. Lui le sorrise.
Improvvisamente, sulle note di Boogie Wonderland, il Serpeverde colpì la pallina, e la mandò sul campo avversario, sfiorando uno dei bicchieri. Angelina la prese per un soffio e la rispedì al mittente. Gli occhi di tutti erano fissati sulla partita. Improvvisamente, Lee iniziò quel che sapeva fare meglio:
-Pevensie inizia alla grande, con un tiro da maestro. La Jhonson risponde più agguerrita che mai.
Ma quanto è sexy quando è concentrata?
Katie e Alicia gli diedero una gomitata per una.
La prima a segnare un punto fu Angelina. Quando la pallina atterrò nel bicchiere, non schizzò neanche una goccia. Edmund imprecò tra i denti e aggrottò le sopracciglia. Si trattava sicuramente di una magia. Neanche una goccia andava sprecata, Edmund avrebbe dovuto scolarselo tutto, e in un sorso. Il ragazzo sospirò.
-Ed ecco il primo punto per la Johnson! Pevensie inizierà a perdere colpi per via dell'alcool e perderà la partita ubriaco senza aver segnato nemmeno un punto? Chi può dirlo!
-Forza Edmund!
Gridò Frannie tra il pubblico, guardando male Jordan.
-Puoi ancora farcela! 
Aggiunse Margaret, guardandolo speranzosa. Lui mandò giù tutta la burrobirra nel bicchiere, poi si schiarì la voce.
-Guardatelo, come trangugia come se niente fosse! Se la Johnson offrisse da bere a me, anche io scolerei il bicchiere in quel modo, scusa Rosander. Per sfortuna, lei preferisce il mio amico Fred, che è anche...
-Oh, finiscila!
Ruggì Aladdin, dandogli uno scappellotto.
 
Dance, boogie wonderland
Ha, ha, dance
Boogie wonderland
Sounds fly through the night; 
I chase my vinyl dreams to Boogie Wonderland
 
Quando tirò, la pallina finì dritta nel bicchiere avversario. Ancora una volta, neanche una goccia.
-Ripresa da leoni per il giovane Pevensie! Forse la burrobirra lo ha caricato invece di tramortirlo! Ed ecco che la Johnson senza temere nulla beve la sua burrobirra  e riprende senza esitare! Grande salvataggio di Pevensie! I due campioni non si arrendono!
Passò qualche minuto di gioco serrato, e ormai i componenti delle due squadre facevano un tifo sfegatato. Tra i membri dell'altra Laetitia appoggiava visibilmente Edmund, Lee Angelina e Aladdin si teneva in disparte, compagno di casa di una e amico dell'altro. Mancavano solo due bicchieri da svuotare per Angelina e ancora quattro per Edmund, ma lui reggeva meno l'alcool rispetto alla Grifondoro, e aveva le guance rosse e sembrava meno saldo sulle gambe. 
-Johnson alla battuta, in svantaggio di due punti. Ohhh che colpaccio! Un colpo un canestro! Pevensie sta perdendo colpi, che questa sia la fine della squadra dei Serpeverde?
-BOOOOOH!
Urlarono Margaret e Frannie, che intanto si dividevano una bottiglia di burrobirra rubata da sotto il tavolo, un sorso a testa. 
-Ripresa di Pevensie. Gli bastano due punti per vincere, mentre lui ha ancora tre bicchieri da bere prima di finire la partita da sconfitto. Sempre che il suo fegato regga, si capisce.
Improvvisamente, il miracolo. Edmund colpì la pallina per sbaglio, mentre barcollava all'indietro. Margaret e Frannie sussultarono, Jordan ululò divertito. Aladdin scattò per afferrarlo prima che cadesse a terra, ormai tutti avevano capito che per lui la partita sarebbe finita qui e avrebbe perso a tavolino. Ma tutti erano concentrati su Edmund che cadeva, anche Angelina, che non vide la pallina passarle sotto al naso sinché non fu troppo tardi. Centrò perfettamente un bicchiere, senza versare come al solito neanche una goccia. Inaspettatamente rimbalzò, e andò a concludere la sua corsa nell'altro. Angelina, Katie e Alicia gemettero all'unisono, mentre Margaret e Frannie saltarono e corsero da Edmund, che si era appena stabilizzato, fermo sulle gambe.
-Che... che è successo? 
Balbettò, quando Margaret saltò in avanti e lo baciò  e Frannie circondò tutti e due con un abbraccio.
-Abbiamo vinto! Abbiamo vinto!
Gridò, e quando i due innamorati si separarono Edmund sorrise confuso.
-Ah. Perfetto. Sono bravo, eh?
-Sei bravissimo!
Rispose Margaret, appellando una sedia e facendolo sedere con dolcezza. Intanto la canzone era finita, e Laetitia si era fatta avanti come premio di consolazione di Angelina. Dopo quindici colpi, quindici shot di seguito e quindici centri, la partita finì con una Laetitia col singhiozzo e sull'orlo del vomito.  Frannie appellò un'altra sedia e fece accomodare anche lei, poi, dopo aver stretto la mano a Margaret ed essersi presa un suo sentito "buona fortuna", si avvicinò al bersaglio e con un incantesimo di adesione temporanea lo fissò al muro. Dopo un breve consulto, Alicia decise di unirsi alla prova lasciando Katie all'ultima e Aladdin si aggiunse come pattuito con Laetitia. Alicia e Frannie si lanciarono un'occhiata di fuoco. 
-Ci sono nove freccette, quindi deduco che ci saranno tre turni a testa.
Disse Aladdin pensieroso, afferrandole e distribuendole tra sé e le due giocatrici. 
-È tutto abbastanza chiaro, ci sono i punteggi sul bersaglio, chi fa più punti vince. La cosa che non mi convince è...
-Avversafreccette. Sì. Chissà cosa vorrà dire.
Rifletté tra sé e sé Frannie. 
-Lo scopriremo subito.
Mormorò Alicia con un po' di timore nella voce. Aladdin sospirò.
-Ok, vado per primo.
Mormorò, facendo un passo in avanti e trovandosi così a una mezza dozzina di metri dal bersaglio. Frannie e Alicia accanto a lui osservavano attente. I presenti guardavano col fiato sospeso, attendendo che accadesse qualcosa. Tutti tranne Laetitia e Edmund, lei mezza collassata sulla sedia e lui che tentava senza farsi notare di sgraffignare la bottiglia di burrobirra di Margaret, rosso in volto e con un sorriso inebetito.
L'arabo allargò le gambe e si mise in diagonale rispetto all'obiettivo. Si abbassò leggermente, in modo elastico, e chiuse un occhio per prendere la mira. Dopo una frazione di secondo, stese il braccio in avanti e la freccetta sferzò l'aria, in un lancio molto buono. Atterrò sul perimetro del sette, ma pericolosamente vicino all'otto. Circa un secondo dopo che la freccetta era atterrata elegantemente sul bersaglio, però, accadde qualcosa.
-Ah!
Gemette il ragazzo, e si portò la mano al petto. Gli altri sgranarono gli occhi mentre lui si spostava la maglia e osservava che, sul petto a qualche centimetro dal cuore, era ben visibile una piccola puntura come di insetto.
-Ah.
Disse soltanto Frannie, osservandolo. Alicia si morse il labbro.
-È barbarico. 
Commentò Margaret, osservando l'amica.
-È tutto ok. Non fa così male. Solo, non me lo aspettavo.
Mormorò Aladdin, tentando di rassicurare i presenti. Si preparò per la seconda freccia. Inspirò, espirò. Another one bites the dust gli rimbombava nelle orecchie. Tirò.
-Mh.
Gemette, tentando di dissimulare il dolore. Era un otto.
-Vai Al! Grande!
Gridò Lee, battendo le mani con forza.
-Solo un'ultima volta.
Sussurrò, in modo che nessuno lo sentisse.
-Solo un'ultima volta.
Ripetè, scagliando l'ultima freccetta. Dopo una discreta parabola, atterrò nuovamente sull'otto. Dopo un gemito più forte degli altri si fregò la mano sul petto con frustrazione, però sorrideva.
-Sei stato grande amico!
Lo accolse Lee con un abbraccio. Il ragazzo poi diede un buffetto sulla guancia a Laetitia, che non diede segno di essersene accorta. Frannie si fece avanti. Si voltò titubante verso i compagni. Edmund sollevò i pollici sorridendo, sembrando che almeno in parte capisse cosa succedeva, avendo iniziato a riprendersi. Margaret invece le disse
-Ti terrò una bottiglia per quando avrai finito.
-Fai anche due!
Rispose lei, facendo l'occhiolino. 
Si girò verso il bersaglio e si concentrò. Chiuse un occhio e prese la mira. Immaginò un paglione e un bersaglio molto più grande, pensò di essere in campo con Susan, con l'arco in mano e tirò. Nove.
-Wooooooow!
Urlò, saltando sul posto, per poi gemere e piegarsi in avanti.
-Cavolo, questa merda fa male davvero.
Disse, con voce spezzata. Alicia ebbe la tentazione di avvicinarsi e aiutarla a raddrizzarsi, ma si forzò a rimanere dov'era. Frannie strinse i denti. 
-Ok, ok, è tutto sotto controllo.
Mormorò tra sé e sé e tirò di nuovo. Un tonfo, segno che la freccetta aveva colpito il bersaglio. Otto. Margaret e Edmund applaudirono, Lee e Aladdin aggrottarono la fronte. Frannie si morse il labbro con forza e si portò la mano al petto, sbuffando dalla frustrazione e dal fastidio per la puntura.
-Ti basta un sette per superarli, Frannie!
Le gridò Margaret, sapendo che l'amica non sarebbe riuscita a fare il conto. Lei annuì. Aladdin si mordeva le unghie, nervoso. "Sette. Sette. Sette. Sette."
Pensò, concentrandosi sul bersaglio. Chiuse gli occhi per un attimo per isolarsi, poi riaprendoli, senza perder tempo, tirò. I presenti trattennero il fiato. 
-Dieci! Dieci!
Esclamò Margaret, saltando dalla gioia e correndo ad abbracciarla.
-Non avete ancora vinto, Rosander.
Disse la Bell freddamente, mentre Alicia si preparava al tiro.
-Come se potesse fare meglio.
Replicò Frannie, accettando di buon grado la burrobirra che Margaret le porgeva. A quelle parole la Spinnet si irrigidì. Con un gesto fulmineo tirò la freccetta davanti a sé senza neanche pensarci. Il lancio descrisse una parabola perfetta e atterrò esattamente al centro del dieci. Si girò dolorante verso i compagni e Angelina e Katie esultarono. Frannie bevve un sorso con disappunto, mentre Margaret era abbastanza preoccupata. Alicia lanciò di nuovo. Nove. Gemette a voce più alta questa volta. 
-Le serve un otto, vero?
Sussurrò Frannie all'orecchio di Margaret.
-Per pareggiare. Per vincere un nove.
Spiegò a bassa voce l'altra.
-Forza! Ce la puoi fare!
Gridò Angelina, mentre Katie batteva le mani per incoraggiarla. La ragazza si concentrò un istante, ascoltando il tifo delle due amiche. Si fece forza e fece l'ultimo tiro, velocemente. Spalancò gli occhi guardando speranzosa l'ultimo volo della freccetta.
-Otto! 
Sospirò Frannie, un po' delusa un po' sollevata.
-Siamo pari.
Alicia intanto aveva un'espressione sofferente, un po' per il pareggio un po' per la terza puntura.
-Stiamo ancora vincendo, no?
Chiese Edmund, che stava già meglio. Margaret e Frannie annuirono.
-Abbiamo una vittoria e un pareggio. Ora giocherò io, e se vincerà Katie pareggeremo. In tutti gli altri casi, chiunque vinca o pareggi, avremo vinto.
Spiegò Margaret, paziente. Frannie le posò una mano sulla spalla.
-Ti terrò io una burrobirra da parte stavolta. Non deluderci.
Le disse Frannie, seria. 
-Non ci penso neanche.
Rispose lei. 
Intanto Katie, con le benedizioni di Alicia e Angelina, si era avvicinata alla scatola e la aveva afferrata. La cosa al suo interno tremò. Margaret deglutì.
-Non voglio farlo.
Piagnucolò Jordan.
Suvvia Lee, un po' di amor proprio!
Borbottò Frannie scuotendo la testa, e offrendo un sorso della sua burrobirra a Edmund, aggiungendo
-L'ultimo però! Non ho voglia di trascinarti sino al dormitorio!
-Cosa credete che dovremmo fare?
Chiese Katie, un po' scettica. Osservò la scatola, alzando un sopracciglio. 
-Penso che dobbiamo metterci la mano dentro e indovinare cosa cavolo c'è.
Rispose Margaret con la voce tremante. Effettivamente, guardando bene, su un lato della scatola c'era un piccolo buco scuro in cui passava a malapena una mano, coperto da una tendina. Lee iniziò a scuotere la testa, mentre Katie si morse il labbro preoccupata.
-Ok, ora comincio io.
Sospirò.
-Poi come facciamo?
-Penso che dovremmo toccarla tutti di seguito, e solo alla fine provare a indovinare. Chi ci è andato più vicino vince.
Azzardò Margaret. Katie annuì.
-Ok. Ci... ci provo.
Posò la scatola sul tavolino da ping pong e ci infilò la mano, tremando leggermente. Margaret e Lee si avvicinarono a guardare.
-Bleah!
Esclamò la ragazza, lottando contro l'istinto di togliere la mano.  Margaret e Lee sembravano entrambi sempre più avviliti. La scatola si scosse e Katie strillò. Margaret sussultò con un'espressione di orrore.  Dopo qualche minuto di versetti disgustati, estrasse la mano e se la asciugò sul vestito. Margaret assunse un'espressione schifata.
-Prima le signore!
Sibilò impaurito Jordan, quando Margaret si voltò verso di lui. Katie invece se ne andò a un angolo della stanza a pensare.
-Codardo!
Ruggì Edmund.
-Vai Maaaag!
Strillò Frannie. 
La ragazza si avvicinò alla scatola e deglutì.
"Puoi farcela Margaret. Puoi farcela. Avanti. Metti la tua stupida mano là dentro. Devi vincere. Edmund ha vinto e Frannie ha pareggiato. Devi vincere" Chiuse gli occhi tanto forte da farsi male e la infilò.
-Tasta! Tasta!
Gridò Frannie alle sue spalle. Sentiva il cartone della scatola. La perlustrò sinché...
-Che schifo!
Squittì, rischiando di tirarla fuori d'impulso. Le sue dita avevano sfiorato qualcosa di molliccio  vischioso. 
-Pensa, Mag! Siamo tutti con te!
La incoraggiò Edmund. La ragazza fece un lungo respiro e toccò nuovamente la creatura, stavolta più a lungo. Era molliccia e appiccicosa, e aveva quelle che sembravano quattro gambette, anch'esse mollicce e appiccicose. Gemette dallo schifo ma non ritrasse la mano. Improvvisamente, la cosa schizzò via e sbatté alle pareti della scatola. Margaret urlò, gli altri sussultarono. Facendosi forza e mordendosi il labbro, la ragazza cercò nuovamente la creatura con le mani. Iniziò a prendere confidenza sfiorando quella che sembrava una testa. Non riuscì a trovare gli occhi, ma pensò di essere riuscita ad avere un'idea della forma. Finalmente estrasse la mano, e guardò sconsolata la punta delle dita umide. Prese un fazzolettino dalla tasca e le pulì. Frannie e Edmund la guardavano con aria interrogativa e lei annuì, anche se in realtà non era affatto sicura. Si ritirò anche lei in un angolino a pensare, mentre Lee infilava la mano nella scatola, piagnucolando come un bambino.
Margaret rifletté sulle sue scarse conoscenze sulle creature magiche e sospirò. Essendo nata babbana era svantaggiata rispetto agli altri due, ma si sforzò di pensare alle lezioni di cura delle creature magiche. Conoscendo Fred e George doveva trattarsi di un animale strambo e ripugnante. Per un attimo si chiese se davvero voleva sapere di cosa si trattasse, per poi farsi forza e passare in rassegna tutti gli animali che più aveva odiato studiare nel corso degli anni. Certamente non sarebbe potuto essere uno schiopodo, o non avrebbe più la mano da un pezzo. Sospirò. Proprio mentre un'idea iniziava a balenarle in testa, Lee tolse la mano dalla scatola. Aveva finito. 
-Allora? 
Chiese Aladdin a nome di tutti. Margaret guardò spaesata Frannie e Edmund, che le risposero con un'occhiata rassicurante. 
-Per me è un bundimum1.
Azzardò Katie. I presenti fecero una smorfia.
"Bundimum? Che cavolo è un bundimum?" 
Pensò Margaret, cercando di far mente locale. Visto che lei non rispondeva, parlò anche Lee.
-È senza dubbio un murtlap.
-Un murtlap ci avrebbe morsi.
Rispose Katie in tono saccente. Margaret aveva l'espressione sempre più confusa. 
"Che cavolo è un murtlap???"
Pensò, cercando di trovare una risposta in fretta. E poi, l'idea. Fred e George avrebbero davvero cercato la creatura più strana e ripugnante? O avrebbero fatto qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato?
-È un rospo.
Rispose Margaret, secca.
-Un rospo?
Esclamò Lee ridacchiando, per sfotterla. Lei lo guardò con astio. Katie invece fece un bel respiro. 
-Ok. Un bundimum, un murtlap o un rospo. Ci siamo.
Tirò fuori la bacchetta.
-Diffindo.
Mormorò, e il cartone si strappò. Doveva avere su di sé un incantesimo silenziatore che strappandolo si ruppe, perché udirono un forte gracidio. Quando un grosso rospo saltò fuori dalla scatola, Margaret già sorrideva.
-Sì!
Esclamò Frannie, correndo a darle il cinque.
-Abbiamo vinto!
Edmund si era alzato ed era corso ad abbracciarla, sollevandola di peso.
-Siamo i migliori!
Gridò Frannie verso gli avversari, che borbottavano obiezioni poco convinte. Edmund agitò una bottiglia di burrobirra e la stappò come uno spumante, rovesciandola sulle compagne e poi sugli avversari, che ulularono con disappunto. Durante i festeggiamenti, improvvisamente, ci fu uno sbuffo blu e apparvero i gemelli Weasley, in carne e ossa, piegati in due dalle risate. Vedendoli, i presenti rimasero scioccati per un attimo. Poi Angelina, con un salto da gazzella, afferrò i due per le orecchie.
-Ahi!
-Ehi!
-Cosa. Cavolo. Vi. Salta. In. Mente. Ma. Che. Cavolo. Vi. Prende. Si. Può. Sapereeeeee???? Gridò, dando uno strattone a ogni parola. Finalmente, li lasciò andare. I due si massaggiarono l'orecchio dolorante.
-Che violenza, donna...
-...è questo il modo di fare gli auguri...
-...a due onesti studenti come noi?
E noi che volevamo solo fare qualcosa di diverso...
Aladdin scosse la testa
-Diverso?
-Barbarico, vorrai dire!
Aggiunse Katie.
-Laetitia è collassata dopo aver perso al burrobirrapong. Quei tre sono pieni di punture e Jordan per poco non sveniva dalla paura poco fa!
Intervenne Edmund.
-Io non stavo svenendo dalla paura.
Borbottò Jordan. 
Fred e George alzarono gli occhi al cielo. 
-Ecco. Per le punture. 
Esclamò George, porgendo a Frannie una confezione di plastica piena di crema gialla maleodorante. Si girò di spalle per spostare il top e se la applicò sul petto.
-Funziona!
Esclamò, vedendo le punture sparire. La porse ad Alicia, che la accettò con riluttanza.
-Perché mai qualcuno dovrebbe voler giocare con una macchina di tortura del genere? Chiese Aladdin, indignato, alludendo alle avversafreccette.
-Perché è divertente...
-...e la gente ama il rischio!
Gli altri scossero la testa.
-Ma ora bando alle ciance! Fratello...
Esclamò uno.
-Ai tuoi ordini!
Seguì l'altro, che tirò fuori una bottiglia di assenzio luccicante, porgendola verso i tre Serpeverde. -A voi, fortunati vincitori...
-...siamo lieti di consegnare...
-LA COPPA TREMANICI!
Conclusero in coro. Edmund la afferrò mostrandola alle altre, fiero. Frannie la guardava in estasi, mentre Edmund e Margaret si scambiarono il bacio della vittoria. Angelina Johnson sbuffò.
-È stato uno spasso vedervi ragazzi, grazie.
Disse George, passando il braccio sulle spalle di Lee.
-Sì, un vero spasso. 
Mugugnò il ragazzo. 
Il malumore degli sconfitti passò quando i gemelli tirarono fuori la torta di Molly, una grande crostata alla crema pasticcera e frutta fresca a forma di W. La spazzolarono in pochi minuti e riuscirono a somministrarne un po' anche a Laetitia, che si stava riprendendo. Quando la ebbero finita, fu la volta dei regali.
-Anche se non ve lo meritate.
Borbottò Lee, porgendo loro un pacco di medie dimensioni. I ragazzi sorrisero malefici.
-Ma tu lo sai che ti amiamo, Lee.
Disse George, mentre Fred afferrava il pacco e lo scartava in malo modo. Rivelò una piccola scatola di latta con una fessura all'estremità, viola con una grossa W dorata sul coperchio.
-È una cassa di risparmio. Permette di infilarci soldi, ma non di toglierne sinché non se ne sono raggiunti abbastanza per ottenere il proprio obiettivo. Sarà più facile aprire il negozio, così.
Fred la mosse e sentì che qualcosa tintinnava.
-Ci sono due falci. Mi sembrava brutto darla vuota. Ci avrei messo un galeone, ma non lo avevo.
-Lee! Lee... 
Disse George.
-Se mai parlassimo male di te un'altra volta...
Continuò Fred
-Saprei che siete tornati normali!
Concluse l'amico ridendo, e i due lo abbracciarono.
Questo è da parte nostra.
Disse Aladdin, alludendo a sé e alle tre Grifondoro. Consegnò loro un pacco ben più grande, con sulla carta il logo di Accessori di Prima qualità per il Quidditch. I loro occhi brillarono. Scartandolo trovarono un bauletto che aperto rivelò due mazze brillanti e nuove di zecca. Fred ne soppesò una con la mano destra.
-È perfetta.
Mormorò.
Margaret poi prese la borsa di Laetitia, che guardava ora i presenti con aria sbattuta e aveva le palpebre pesanti, e tirò fuori il suo regalo: un quadernino rilegato in pelle a quadri grandi.
-Credo sia per tenere i conti. Ma penso dovrete chiederglielo domani per sicurezza.
Disse Margaret, titubante. George lo accettò con un sorriso e lo infilò nella cartella insieme agli altri.
-E infine, eccoci qui!
Disse Edmund, porgendo l'ultimo regalo.
-Ah, le nostre serpi preferite!
Era molto facile capire il contenuto di quell'ultimo pacco, infatti aveva la forma di una bottiglia. George la scartò avidamente.
-Whisky incendiario.
Disse al fratello.
-Questo non è whisky incendiario qualunque.
Fece notare Edmund.
-È invecchiato di diciassette anni. È del 1978, come voi.
I gemelli sorrisero.
-Lo terremo per una grande occasione. Grazie.
Disse Fred, toccato. Prima che potesse aggiungere altro, Angelina gli sfiorò il braccio.
-Ti devo parlare.
Disse, burbera. Lui deglutì e si allontanò.
-Che avrà fatto questa volta?
Sussurrò Lee a George.
-Non ne ho idea amico.
Rispose l'altro, alzando le spalle. Non era raro che Fred e Angelina litigassero, il carattere esuberante di lui cozzava spesso contro quello rigido di lei. Non si capiva se stessero insieme o no, probabilmente non lo sapevano neanche loro, ma qualcosa sotto c'era. Qualche minuto e qualche teoria dopo, videro che lei gli metteva al polso un braccialetto e gli dava un bacio sulle labbra. George sorrise.
-Che latin lover.
Borbottò, scuotendo la testa.
-Beh ragazzi,
Esclamò Fred avvicinandosi sorridendo,
-La festa è finita e il coprifuoco è passato da un pezzo! Aria!
Disse, spingendoli fuori quasi di peso.
-Sei una persona orribile!
Provò a protestare Alicia, che sosteneva Laetitia per le spalle, ma lui non rispose e si chiuse dentro con Angelina.
-Beh, immagino sia arrivato il momento della nanna!
Esclamò George, alzando gli occhi al cielo.
-Dai qua, ci penso io.
Disse Lee ad Alicia, che gli passò Laetitia.
-La portate voi? 
Chiese Edmund, preoccupato. Lee annuì. Il castello ora era deserto.
- Ok, facciamo piano.
Sussurrò Margaret, iniziando ad avviarsi, coi due compagni dietro. 
-E così siamo campioni tremanici?
Chiese Edmund sorridendo, sfiorando la bottiglia vinta con le dita.
-Oh sì. Onore e gloria ci aspettano.
Sussurrò Margaret con un sorriso.
-E abbiamo la coppa più bella dell'originale!
Precisò Frannie, già pregustando la bevanda sulla lingua. Percorsero la strada con molta calma, facendo più piano possibile. E fu un bene, perché se fossero già stati nei sotterranei probabilmente non avrebbero sentito.
-Maledetti!
-Ce la pagherete!
Urla e schiamazzi così forti da scuotere le mura attraversarono il castello da cima a fondo. Margaret e Frannie si guardarono spaesate. Edmund ghignò.
-Devono essere entrati in stanza. Avranno trovato i letti colorati in modo un po' diverso...
Mormorò il ragazzo. Le altre due si ricordarono del suo scherzo e ridacchiarono. Quella notte si addormentarono tutti e tre con un sorriso beffardo sul volto.
 
 
 
1: Il bundimum somiglia a una macchia di funghi verdi con gli occhi e zampette lunghe.
2: Somiglia a un roditore, ha un’appendice viscosa simile a un anemone di mare sulla schiena. 
 
Note autrice
Giornata movimentata, eh?
Quanti scherzi! Qual è stato il vostro preferito?
Alla fine l'ha vinta Tony la partita a scacchi. Frannie lo farà presente a Mag per l'eternità. 
(Abbiamo dovuto sorteggiare perché non sapevamo chi far vincere XD)
Questo capitolo, poveri studenti di Durmstrang a parte, è stato decisamente allegro.
Non vi abituate, vi assicuro che non durerà.
 
 
ATTENZIONE! Domenica, in occasione della Festa della Mamma, pubblicheremo dei post interessanti su la mia pagina e su instagram 
   
 
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