Cap.15 Il matrimonio
Luthor si appoggiò contro
una colonna di pietra, osservò
Tony avanzare lungo l’arcata della chiesa e scosse il capo.
< Quante volte Howard avrebbe
voluto fare lo stesso con
me? Sono stato io ad allontanarlo, a non aver permesso che la nostra
relazione
non fosse altro che qualcosa di malato.
Ho voluto pagare per aver permesso
che un’altra rubasse il
suo cuore > pensò. I lunghi capelli scompigliati gli
ondeggiavano intorno al
viso.
Tony si fermò davanti al
sacerdote bardato da pesanti
casacche dorate. In prima fila c’erano Thor e Loki, vestiti
come due principi.
Victor entrò
all’interno della navata della chiesa, mentre la
melodia dell’organo iniziava a risuonare.
< Mostri e creature sono
tornati umani. Mi chiedo se
rimpiangeranno una triste e vuota immortalità, ora che la
morte tornerà a far
loro visita. La sofferenza verrà dimenticata, ma la forza no
> rifletté
Luthor.
Osservava i capelli mori del sovrano,
i suoi intensi occhi
blu, il suo portamento regale e la maschera di metallo che indossava
sul volto.
La luce che entrava dalle grandi
vetrate colorate gl’illuminava
la corona sul capo.
< Lui di sicuro ha trovato la
gioia. Desiderava queste
nozze con tutto se stesso. Sarebbe stato pronto a prolungare la sua
dannazione,
a vendersi l’anima, solo per arrivare a questo giorno.
Tutto questo amore che trionfa,
nonostante io abbia
riguadagnato la mia insulsa libertà, mi da la nausea.
Alla fine dei giochi, non mi sento di
aver realmente
guadagnato nulla >. Sentiva un sapore acido in bocca.
Loki appoggiò la testa
sulla spalla del fratello.
“Le cerimonie
così lunghe mi annoiano, ma vedere Stark
vestito da sposa ne vale la pena.
Non sarò più un
vampiro, ma mi rendo conto che la nostra ‘futura
regina’ resta un bel bocconcino”. Guardò
Thor digrignare i denti di sottecchi e
ridacchiò. “Lo sai che sto cercando
d’ingelosirti, vero?” bisbigliò con voce
inudibile.
Il resto degli ospiti guardava rapito
il sovrano, intento ad
arrivare all’altare.
“La tua lingua biforcuta
non riuscirà a rovinare un così bel
giorno, fratello. Anche perché il sovrano ha detto che
cambierà le nostre
carte, non ci farà più risultare fratelli.
Così potremo sposarci anche noi”
bisbigliò Thor. La sua voce tonante risultava possente anche
mentre
bisbigliava.
Victor raggiunse Tony con aria
commossa, il maggiordomo gli
si avvicinò con un cuscinetto su cui erano poggiati due
antichi anelli d’oro.
Le due fedi avevano inciso il simbolo della casata.
Il salmodiare del sacerdote era
basso, sibilante.
“Spero di riuscire a
sentire quando devo dire sì” scherzò
Tony rivolto al futuro marito.
Victor sorrise al cugino, mostrando i
denti chiari attraverso
la fessura che la maschera metallica aveva all’altezza della
bocca.
“Al massimo ti
farò un cenno. Mi è rimasto un buon
udito” lo
rassicurò.
Tony arrossì, vedendo che
l’altro gli sfiorava la mano con
la propria.
“La prima cosa, finito qui,
sarà una bella luna di miele a
Venezia, è tempo che tu veda qualcosa di diverso rispetto a
queste vecchie
facce ammuffite. Magari nel ritorno facciamo anche una capatina al Gran
Premio
di Montecarlo” mormorò.
“Qualsiasi cosa vorrai,
‘mio re’” giurò Victor.