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Autore: la luna nera    17/05/2019    4 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Posò il palmo della mano sulla porta e spinse: da quanto tempo non metteva piede in una chiesa? Non lo ricordava più, non ne sentiva il bisogno da anni ed anni, specialmente da quando aveva visto coi suoi occhi quanto male esiste e continua ad esistere senza che quel Dio che parla di pace e amore muova un solo dito. Non c’era nessuno, dalle finestre filtrava la calda luce del mattino e l’aria immobile era leggermente disturbata dal brusio proveniente dall’esterno. Percepiva il caratteristico odore di candele accese, del fumo impalpabile, del leggero tocco di incenso misto al gradevole profumo dei fiori che ornavano l’altare maggiore e parte degli altari laterali.
Leonardo fece distrattamente il Segno della Croce, guardandosi attorno con una certa circospezione e con la speranza di veder apparire don Gastone alla svelta, senza dover vagare troppo a lungo in quel luogo. Si sedette su una delle prime panche, mettendosi ad osservare l’altare, la ricchezza del Tabernacolo, dei candelieri e di tutte le opere d’arte che arricchivano in maniera esponenziale il luogo di culto. Nonostante non rientrasse fra i “must” di Firenze, trovò quella chiesa meritevole di una visita.
 
“Ti stavo aspettando, commissario.”
Si voltò e riconobbe don Gastone. “Buongiorno padre.” Si alzò immediatamente. “Esposito le ha detto che sarei venuto da lei?”
“No.” Rispose l’altro con grande serenità sul volto, mettendosi seduto accanto a lui. “Pino non mi ha detto nulla, l’ho percepito io stesso. La tua anima ha bisogno di aiuto e questo tu lo sai bene, per questo sei venuto qui ed io ne sono lieto. Ci sono molte persone pronte ad offrirti un valido sostegno, basta tu lo permetta loro.”
Era incredibile come quel prete fosse capace di penetrargli l’anima! Era forse il suo sguardo magnetico? Oppure un qualcosa di arcano e misterioso, un’aura magnetica invisibile all’occhio umano?
“Tu stanotte hai percepito una voce, non è così?”
“Come…come lo sa?” Era sempre più incredulo e stupito dalle sue capacità.
Quello piegò l’angolo destro delle labbra in un sorriso. “Vedi, figliolo, tu temi ciò che ti circonda perché vedi tanto male, tanta sofferenza e tanta disperazione. Il tuo lavoro ti porta sempre a contatto con questi sentimenti negativi, sentimenti che tu in prima persona porti nel cuore da anni.” Lo osservò profondamente. “Abbatti la corazza che hai creato per difenderti dal mondo, stai tenendo lontana anche colei che finalmente stanotte ti ha parlato dopo anni ed anni di silenzio.”
“Cosa intende?”
“Tu non la vedi, ma Cecilia sta sempre accanto a te.”
Abbassò la testa. “Cecilia è morta, padre, è morta tanti anni fa ed io non ho potuto fare niente per salvarla. Voi preti usate tante belle parole di speranza, ma mi spieghi una volta per tutte come posso credere in un Dio che strappa la vita ad una ragazza di appena diciassette anni! Come posso credere che l’anima sopravviva quando sento solo il silenzio attorno a me?! Me lo spieghi, accidenti! Cecilia è sotto un cumulo di terra da anni, di lei non resta che una fotografia che mi guarda….” Stava per scoppiare in lacrime, ma non voleva mostrarsi debole. “La morte cancella tutto, nessuno è mai tornato indietro.”
“Hai ragione, figliolo. A volte sembra che Dio sia insensibile al nostro dolore, che ci ponga di fronte ostacoli assurdi e insormontabili. Non pretendo tu accetti ciò che è accaduto a Cecilia senza incolpare l’Onnipotente, ma vedrai che la sua misericordia ti aiuterà a lenire il dolore che ancora porti nel cuore e che ti ha investito quando eri solo un ragazzo pieno di speranze.” La sua voce era calma e pacata. “Il commissario ha preso il posto dell’uomo troppo spesso, finendo quasi per annientarlo assieme alle emozioni, ai sentimenti e alla gioia di vivere. La notte scorsa finalmente l’uomo è riaffiorato, spinto dal sentimento che inizia a nutrire per quella ragazza.”
Era incredibile come fosse capace di leggergli l’anima. “Laura si salverà, non è vero?”
“Certo che si salverà, stai tranquillo.” Gli prese le mani. “Tu però dovrai fare molta attenzione e gestire con grande cautela il caso dell’aggressione alla guardia giurata. Ti trovi di fronte ad un colpevole molto particolare, un colpevole che non potrai mai arrestare, ma che dovrai trattare come lui esige e merita.”
Leonardo lo fissava in silenzio, mentre rifletteva e ripercorreva mentalmente le parole udite. “Mi sta forse dicendo…che…il colpevole è Van Gogh?”
“Io non ho fatto nomi, so solo che quell’anima cerca la pace, il rispetto e la serenità. E’ molto sensibile alle emozioni e ne segue la scia fino alla fonte per farla sua. Tu devi proteggere la fonte, hai capito?”
“Cosa intende?”
“Sei intelligente ed hai la capacità di capire ogni cosa. Rammenta le mie parole e fanne tesoro, se sei venuto qui da me significa che un po’ di fiducia nei miei confronti inizi a nutrirla.” Si alzò. “Non lasciare più che il commissario prenda il posto dell’uomo, ricordalo. Cecilia sta tentando di farti capire che ti è vicina ed ora che ci sta riuscendo dopo tanti anni, non chiudere il tuo cuore.” Fece la genuflessione, il Segno della Croce e scomparve in silenzio attraverso una porta laterale.

Leonardo restò lì, immobile, con gli occhi fissi sul punto in cui don Gastone era uscito di scena. Nella sua mente ancora si affollavano pensieri e interrogativi, sperava di trovare risposte, aveva invece trovato nuove domande. Aveva sofferto molto per la perdita di Cecilia e vedere Laura in quel letto d’ospedale senza avere notizie sulle sue condizioni, lo aveva fatto ripiombare nell’incubo di perdere di nuovo una persona importante.

Però se quella voce apparteneva a Cecilia, e lui ne era certo, allora le anime esistevano sul serio.

E quindi……





 
 
 
Laura fu dimessa due giorni dopo. Le avevano prescritto riposo assoluto ed una quantità non indifferente di ricostituenti. Imputarono il suo malore allo stress, al notevole dispendio di energie nell’organizzare e seguire la mostra. In effetti si sentiva stanca e spossata, ma non le era parso di aver mai lavorato in maniera tale da ridursi in quello stato. Ritenne comunque opportuno trascorrere qualche giorno in più a casa, lasciando alla Gherardini l’onore e l’onere di continuare a seguire la mostra e dedicando del tempo alle sue passioni, in primis la pittura. Effettivamente stava sentendo nascere dentro di sé un fortissimo desiderio di dipingere, come non le era mai accaduto in passato. Teneva sempre a portata di mano dei fogli da disegno ed una matita ed ogni istante era buono per tracciare linee, segni, curve, creare spazi e volumi, soggetti vari che potevano spaziare da ciò che osservava dalle finestre del suo appartamento a paesaggi lontani dal suo mondo, da angoli della sua camera da letto ad oggetti o fiori del balcone della vicina. Aveva la mente in piena attività, non sentiva altri stimoli esterni, non aveva badato neanche al segnale acustico del telefono che segnalava la batteria quasi scarica, finendo così per lasciarlo spegnere senza aver notato i messaggi delle amiche, dei familiari e le numerose chiamate non risposte. A lei interessava solo l’arte.
Se ne stava sempre chiusa in casa, usciva solo per acquistare il materiale da disegno quando ne aveva necessità, finendo per riempire il suo piccolo appartamento di fogli e carte ammucchiati ovunque e le pareti con un numero consistente di tele che coprivano quasi totalmente l’intonaco. La vista di tutte quelle opere da lei realizzate la faceva sentire bene come mai prima di allora. “Sì, bene così. Hai trascurato troppo a lungo la pittura, Lauretta. Ora è tempo di rimediare e quindi….” Il suo breve monologo solitario venne interrotto dal suono del campanello: c’era qualcuno fuori, lì, sul pianerottolo, ma non aspettava visite. Sbuffando, posò il pennello che teneva in mano, si pulì frettolosamente con uno strofinaccio e andò ad aprire, trovandosi davanti Esposito in compagnia di don Gastone.
“We, signori’. State bene?”
Roteò gli occhi. “Salve ispettore, padre.” Salutò entrambi sforzandosi di mostrare cortesia. “Sto bene, sì, sto benone.”
“C’avete fatto preoccupare assaje, tenite o’ cellulare spento, nun vi vediamo cchù n’do o commissariato e a' mostra e Van Gogh.”
“Oh beh, i medici mi hanno raccomandato di riposare il più possibile, allontanarmi dalla mostra per un po’ di tempo e quindi ho deciso di restarmene a casa e dedicarmi alla pittura, tutto qui.”
“Vabbuo’, se lo dite voi…” L’ispettore non era affatto convinto.
“Senti, figliuola….” Don Gastone si intromise con il suo solito modo pacato e cortese. “Credo che una passeggiata all’aria aperta non ti affatichi troppo, anzi, potrebbe giovarti e donarti nuove ispirazioni per dipingere. Non trovi?”
Restò per un attimo in silenzio, riflettendo sulle parole del prete: effettivamente l’idea non era affatto da scartare, sebbene l’andare in giro con un ispettore prossimo alla pensione ed uno vestito come un corvo non era proprio il massimo. Ma fuori c’erano tante di quelle idee da cui poter attingere per creare nuovi lavori che si lasciò convincere. “Sì, ha ragione. In fin dei conti è una bella giornata oggi e un po’ di aria fresca non può certo farmi male.”
“Meraviglioso!” Esclamò Esposito. “Accompagno don Gastone alla chiesa che fra poco ci sta la Messa, poi vi vengo a prendere.”
“D’accordo.” Acconsentì tranquillamente. Almeno il prete non sarebbe stato più fra i piedi.
“Passiamo pure in commissariato, se non vi scoccia. Chiediamo pure al commissario si vuole venire appresso a noi, magari ci facciamo due passi sul Lungarno, ci prendiamo l’aperitivo, poi pure ‘na pizza da Gennaro o’pizzaiuolo che è l’amico mio…”
“Calma, calma, ispettore…. Non corra troppo per favore. Una cosa alla volta, ok?”
“Eh-eh… chiedo scusa signori’!” Si era lasciato prendere un po’ troppo dall’entusiasmo e risolse tutto con una risata.
“Accompagni pure il padre, io mi cambio d’abito e andiamo.”
Attese che entrambi si fossero allontanati, poi fece una doccia veloce e terminò di prepararsi.
 
 


 
 




 



 
Buon venerdì a tutti!
Ecco un nuovo capitolo: ora sembra che Fiorini si sia veramente convinto dell’esistenza delle anime, sia quella di Cecilia che quella di Van Gogh. La cosa non lo lascia affatto tranquillo e fa bene a preoccuparsi, tant’è vero che Laura inizia a tenere strani comportamenti.
 
Un enorme GRAZIE a tutti per il sostegno dimostrato fin ora, in particolare ai recensori. Un grazie speciale a Ineedofthem per la consnsulenza. 😁 Coraggio, fatevi avanti!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
  
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