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Autore: Harley Sparrow    17/05/2019    2 recensioni
Seguito di This is Us – Youth
Anno 1994/1995
Edmund, Frannie e Margaret proseguono con il loro sesto anno gli studi presso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Li abbiamo lasciati sull'Espresso del ritorno, e li ritroveremo con l'estate nel mondo magico.
Tra la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tremaghi, nuovi amici e vecchi rancori, conti in sospeso e baci rubati nelle aule deserte, sirene squamate e draghi sputafuoco, ce ne saranno per tutti, di belle e di brutte.
Saltate a bordo e tenetevi forte, un nuovo anno vi aspetta!
*
Dal testo:
-Sai mamma, Edmund e Margaret giocano per Serpeverde!
Esclamò Frannie, per cambiare argomento.
-In verità io giocavo.
-Non dire sciocchezze, Mag. Dopo la disfatta di Draco di quest'anno, il prossimo avrai un posto assicurato in squadra!
La rassicurò Edmund, deciso. A quelle parole i genitori di Frannie si guardarono complici.
-L'anno prossimo, dici? Chissà...
Iniziò Jane, ridendo sotto i baffi.
-È possibile che avrete altro a cui pensare...
Continuò Josh, guardandola ammiccante.
-Io non mi preoccuperei molto della squadra! Anzi, fossi in voi non me ne preoccuperei per niente!
Frannie sbuffò.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XVI

LA P
ATENTE E OSCURI PRESAGI



 
 
Mag e Frannie uscirono insieme dalla Sala Comune lasciando Edmund alle prese con una specie di tema per Cura delle Creature Magiche. A dire il vero il compito consisteva nel riempire una tabella sulle abitudini degli Schiopodi Sparacoda, ma si era rivelato più arduo del previsto.
Dalle ampie finestre della Sala d’Ingresso filtrava un sole caldo, quasi estivo. La fine di aprile aveva definitivamente spalancato le porte alla primavera, che quell’anno era arrivata in anticipo portando con sé la voglia di passare più tempo possibile all’aperto e in compagnia. Quel pomeriggio si erano accordati con Dimitar e Yvonne per una merenda in riva al lago, così le due Serpeverde si erano offerte per andare nelle cucine alla ricerca di qualcosa da offrire agli amici.
“Speriamo che non ci mettano troppo, Tony ci aspetta al solito posto fra un quarto d’ora” disse Frannie camminando velocemente.
“Di solito non ci vuole molto” ribatté Mag, poi continuò abbassando la voce. “Speriamo di non incontrare l’elfo pazzo”
Arrivarono ben presto davanti al quadro raffigurante la coppa di frutta. Mag si fece avanti e aprì il passaggio facendo solletico alla pera, la quale emise qualche versetto divertito prima di trasformarsi nella maniglia della porta che conduceva alle cucine. Non appena entrarono, lo sguardo di una cinquantina di occhi si puntò su di loro.
“Ciao” salutò Frannie alzando la mano, impacciata.
Ormai alcuni elfi conoscevano sia lei sia Mag, dal momento che in sei anni alle due ragazze era capitato spesso di fare irruzione nelle cucine per arraffare qualche dolcetto per uno spuntino o per qualche festa. Ad andare loro incontro fu un l’elfo che Mag aveva conosciuto qualche mese prima; la ragazza cercò di rimanere impassibile, anche se dentro di lei sentì precipitare qualcosa: si prospettava un lungo quarto d’ora.
“Margaret Rosander, signora!” squittì felice andando verso di lei.
Mag sentì Frannie soffocare una risata. Non poté biasimarla, dal momento che l’elfo era vestito nella maniera più improbabile che avesse mai visto: in testa aveva quello che inequivocabilmente era il coperchio di una teiera a cuoricini blu; al collo portava una cravatta giallina con stampati sopra dei cavalli. Non portava né magliette né camicie. A coprirgli le corte gambette da elfo c’erano dei bermuda che sembravano esser stati rubati ad un pescatore; gli stavano decisamente larghi e li aveva sapientemente assicurati alla vita con uno spago da cucina. Portava anche dei calzini spaiati, uno più orrendo dell’altro.
“…Ciao Dobby” disse Mag sorridendogli cordialmente. Gli occhi dell’Elfo si riempirono di lacrime.
“Margaret Rosander ricorda il mio nome, signora! Pochi si ricordano di Dobby, signora!” disse commosso.
“Ma io ti conosco!” disse Frannie prima che Mag riuscisse a proferir parola.
Dobby la guardò con attenzione, poi si illuminò.
“Frannie Firwood! Sei la vicina del mio ex p…” il volto dell’elfo di contorse in una smorfia che era a metà fra la sofferenza e il disgusto “…p…padrone”
“Sì infatti, ci siamo visti qualche volta” disse Frannie leggermente imbarazzata: i Malfoy le avevano raccontato la vicenda che aveva portato al “licenziamento” di Dobby, anni prima e sapeva che la famiglia non aveva detto tutta la verità in merito, per cui non sapeva bene come porsi con l’elfo. Vedendo che l’elfo stava per scoppiare a piangere, Mag si fece avanti e prese di nuovo parola.
“Senti, Dobby, avete qualche dolce e qualche salatino da darci? Io e Frannie volevamo fare merenda con alcuni amici” disse guardandosi intorno con aria circospetta.
L’elfo sembrò riprendersi immediatamente e annuì vigorosamente. Si voltò verso i suoi colleghi, alcuni dei quali si erano avvicinati incuriositi, e chiese a uno di loro se erano avanzati un po’ di pancake della mattina.
“Possiamo farne altri! Cosa desiderate?” disse un’elfa piuttosto bassa e grassoccia.
Mag e Frannie fecero il loro abbondante ordine. Avevano piuttosto fame.
“Gradite del succo o del tè mentre aspettate?” chiese Dobby saltellando intorno alle due ragazze mentre raggiungevano l’unico tavolo vuoto per aspettare.
“Sì, grazie!” disse Mag sorridendo. Un rifiuto lo avrebbe offeso.
In un lampo una quindicina di elfi fu da loro sventolando altrettante tazze di tè. Ormai erano abituate a questo trattamento esageratamente ossequioso, Frannie più di Mag, ma anche quest’ultima ormai non si stupiva più di tanto.
Mentre aspettavano si misero a parlare dei loro programmi per il resto del week-end. Avevano un po’ da studiare, ma dopo i GUFO dell’anno precedente avevano imparato a gestire meglio il loro tempo, soprattutto Mag – Frannie non si era mai fatta sopraffare più di tanto dall’ansia per lo studio.
Mentre parlavano, la loro attenzione fu catturata da un suono sommesso che veniva da un angolo della cucina. Si guardarono intorno e notarono che accanto a uno dei tre caminetti della sala, accasciata su una sedia, c’era un’elfa che teneva in mano una bottiglia di Whiskey Incendiario. Non era vestita come gli altri elfi, con la veste di lino, ma con abiti da strega: doveva essere stata liberata da qualcuno, oppure non trovava lavoro. Vedendo che la piccola elfa stava attirando l’attenzione delle due ragazze, alcuni elfi si misero davanti a lei per nasconderla.
“Voi dovete perdonare” disse uno “lei essere vergogna per noi”
Mag e Frannie si scambiarono uno sguardo un po’ disorientate e, sforzandosi di guardare altrove, ripresero a parlare dai fatti loro.
“Non vorrei sbagliare, ma mi sembra di averla già vista da qualche parte!” disse Mag a un certo punto, quando anche l’argomento “quanto sono perfetti Edmund e Tony” fu esaurito.
“Dici fuori da Hogwarts?” chiese Frannie prendendo un altro biscotto allo zenzero da un piattino.
“Sì, ma non ricordo dove. Fino ad ora di elfi domestici ne ho visti solo a casa tua” disse Mag pensierosa.
“Magari a Diagon Alley, a volte vanno a fare le commissioni per conto dei padroni” azzardò Frannie.
“Non lo so, non mi sembra” rispose Mag.
Rimasero in silenzio qualche istante, poi Mag guardò l’ora dal suo orologio nuovo.
“Tra cinque minuti gli altri arrivano” borbottò guardando verso gli elfi indaffarati per cercare di capire a che punto fossero.
Frannie si alzò e andò a chiedere agli elfi quanto tempo ci voleva ancora. Purtroppo Dobby aveva fatto perder loro un po’ di tempo decantando la magnanimità di Silente, quindi sarebbero arrivate in ritardo. Poco male, alla fine gli altri si sarebbero fatti compagnia a vicenda.
Vedendo che le due cominciavano a guardarli con impazienza, gli elfi mandarono Dobby a far loro le scuse.
“Margaret Rosander, signora” squittì l’elfo sbarrando gli occhi “le torte saranno pronte fra dieci minuti, chiediamo perdono”
Fece un inchino così profondo che le sue orecchie da pipistrello andarono a toccare il pavimento.
“Non fa niente” disse Mag sorridendo “Senti, mi sapresti dire chi è quell’Elfa laggiù?” aggiunse indicando il punto dove la creaturina se ne stava ancora a singhiozzare.
“Lei è Winky, signorina” disse Dobby abbassando la voce e guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto “è stata licenziata otto mesi fa”
“E da chi?” chiese Frannie incuriosita. Sapeva che la maggior parte dei maghi benestanti possedeva almeno un elfo domestico, forse l’ex padrone era fra le conoscenze dei suoi genitori.
“Dal signor Bertemius Crouch, signorina Firwood, signora” disse Dobby.
“E perché?” chiese Mag incuriosita.
A quel punto si sentì un grido e un forte rumore provenire dal fondo della sala.
“Voi no saprete segreti del mio – hic – padrone – hic” gridò Winky dirigendosi a grandi passi (decisamente ridotti per le sue gambette corte) verso il gruppo.
Aveva lasciato cadere – o meglio, buttato – a terra la bottiglia di whiskey facendola andare in mille pezzi. Frannie pensò che fosse un grande spreco, Mag invece pensò che stesse per uccidere lei e Frannie e si spaventò un po’. Fortunatamente Dobby si pose fra le due ragazze e l’elfa arrabbiata.
“Voi deve scusarla” squittì “Winky non ha ancora superato licenziamento”
Alla parola “licenziamento”, Winky si buttò per terra e iniziò a singhiozzare.
“Il mio povero signor Crouch, che cosa farà senza Winky? Ha bisogno di me – hic – ha bisogno del mio aiuto! Io ha curato i Crouch per tutta la vita, e mia madre l’ha fatto prima di me, e la mia nonna – hic – prima di lei… oh, che cosa direbbe loro due se sapesse che Winky è stata vestita? Oh, che vergogna, che vergogna!” ululò affondando il naso nelle pieghe della gonna.
Mag e Frannie si guardarono senza sapere cosa fare o dire. Non si aspettavano una scenata del genere. Mentre Dobby cercava di calmare l’elfa, Mag si sporse verso Frannie tenendo gli occhi puntati sulla scena.
“Ho detto qualcosa che non dovevo?!” chiese sapendo già la risposta, infatti Frannie scosse la testa, turbata quando lei.
“…E io custodiva suoi segreti… Povero padrone, come farà senza di me?” continuò Winky prendendo a pugni il pavimento.
“Quando è stata l’ultima volta che si è visto il signor Crouch?!” chiese Frannie a Mag guardando la scena orripilata. Sentendo il nome del padrone l’elfa abbassò la voce e si mise in ascolto.
“…Non lo so, forse dall’ultima prova?” disse Mag alzando le spalle “Ultimamente si vede solo Percy al suo posto”
“Ecco, lui sta male e ha bisogno di Winky” singhiozzò di nuovo “E non viene a Hogwarts perché sta male”
“Perché non si danno una mossa?” sibilò Frannie guardando gli elfi indaffarati mentre nuovi ululati di pianto riempivano la sala. A un certo punto giunsero altri Elfi in aiuto di Dobby. Trascinarono Winky nel suo angolino e le misero una coperta sulle spalle. Tre di loro si misero davanti a lei per evitare che le due ragazze la guardassero ancora.
“Voi deve scusare” disse uno di loro guardandole mortificato “Winky è elfa cattiva e ci vergogniamo”
“Non preoccupatevi” disse Mag sforzandosi di sorridere e alzandosi in piedi un po’ impacciata “…Avete quasi finito? Serve una mano?”
L’elfo prese l’offerta di aiuto di Mag come un insulto, una pugnalata dritta al cuore. Era così oltraggiato che per lo shock fece cadere la teglia dove si trovava la torta alla crema che le due ragazze avrebbero dovuto portare al pic-nic. Frannie alzò gli occhi al cielo e le intimò di tornare a sedersi.
“Non ci puoi fare niente, sono così” disse iniziando a sbattere il piede contro il pavimento, innervosita “Che ore sono?”
“Siamo in ritardo di dieci minuti” gemette Mag guardando di nuovo l’orologio.
Intanto gli elfi avevano iniziato a riempire un cestino, ma erano ancora in alto mare. Mag iniziò a pensare che forse avrebbero dovuto andare prima.
Frannie rovistò per un attimo nella sua cartella ed estrasse lo specchietto magico.
“Avverto Edmund” annunciò.
“Buona idea!” approvò Mag.

 
*

Edmund terminò il suo compito cinque minuti prima dell’appuntamento. Fece un salto nel dormitorio per indossare una maglietta decente e per prendere qualche Cioccorana e una bottiglia di Burrobirra da offrire agli amici.
Una volta raggiunto il cortile vide che stava arrivando anche Tony, così lo aspettò per fare la strada insieme a lui.
“Le ragazze dove sono?” chiese il Tassorosso guardandosi intorno.
“Sono andate nelle cucine a prendere qualcosa da mangiare. Forse ci stanno già aspettando al lago” disse Edmund con un’alzata di spalle.
Percorsero insieme il sentiero che portava alle rive del lago. Una volta arrivati notarono che le due non erano ancora arrivate, e nemmeno Yvonne e Dimitar.
“Arriveranno a momenti” disse Edmund.
Si sedettero sotto al faggio dove si ritrovavano di solito ed evocarono una tovaglia da pic-nic. Edmund tirò fuori dalla cartella le Cioccorane e la bottiglia, mentre Tony mise sulla tovaglia una manciata di Bolle Bollenti.
Passato poco più di un minuto, iniziarono a guardarsi intorno leggermente imbarazzati. Raramente si erano trovati da soli loro due, per cui non sapevano di cosa parlare.
"Di solito non sono in ritardo..." disse Edmund contrito.
"No, infatti" convenne Tony "Magari c'erano altri studenti nelle cucine"
Edmund annuì tranquillo e iniziò a strappare qualche ciuffo d’erba, per far passare il tempo.
"Senti, volevo dirti una cosa" disse Tony a un certo punto, distogliendo lo sguardo dalla superficie del lago, increspata da una leggera brezza primaverile.
"…So che ormai è passato quasi un mese, ma volevo scusarmi per come è andata la partita a scacchi. È stato imbarazzante per me"
Edmund si chiese se stesse alludendo al comportamento di Frannie (e di Mag). Non pensava che Tony fosse un ragazzo onesto fino a quel punto. Si chiese anche se non fosse il caso di scusarsi per Mag, ma alla fine Tony non lo aveva fatto per la sua ragazza, aveva solo chiesto scusa in generale. Aveva detestato sia Frannie sia Mag quel giorno, ma adesso, ogni volta che ci pensava, gli veniva da ridere pensando a quante energie avevano speso per fare il tifo per lui e per Tony. Soprattutto per Mag, poi, l’arrabbiatura si era trasformata in tenerezza.
"Non c'è problema" disse cercando di sorridere all'amico "Anche per me lo è stato, ma almeno tu puoi dire di aver vinto"
"A un certo punto ho temuto che si sfidassero a duello” borbottò Tony portandosi una mano al volto.
"Anche io" disse Edmund ridacchiando "Quando discutono fra di loro sanno essere davvero due piaghe, ne so qualcosa"
“…La prossima partita la facciamo senza di loro" borbottò Tony lanciando un sasso nel lago.
"Sono assolutamente d'accordo" esclamò Edmund. Anche lui aveva pensato alla stessa cosa, ma non aveva ancora avuto l'occasione per esternare questa idea.
"…Se non fosse che potrebbero arrivare da un momento all'altro, ti chiederei di metterci a giocare adesso" aggiunse con leggerezza.
Tony si guardò intorno. Di Frannie e Mag non c'era traccia, nemmeno dei due studenti stranieri, ma loro non sarebbero stati un problema, bastava dir loro di non fiatare. Quel giorno c'era qualche ragazzino del secondo e del terzo anno a fare chiasso, nessun occhio indiscreto.
"Ci sto" disse tornando a guardare il compagno Serpeverde “Giochiamocela adesso!”
Edmund lo guardò incuriosito. Forse non aveva capito bene.
"Cosa vorrest...?" chiese prima che Tony lo interrompesse.
"Una partita veloce, facciamo due minuti a mossa, se arrivano interrompiamo e riprendiamo in un altro momento, tanto le pedine si ricordano le posizioni per qualche giorno. Puoi Appellare la scacchiera da qui?"
"Io..." disse Edmund titubante.
Non era preparato a una proposta del genere, ma non gli dispiaceva l’idea di giocare con calma senza troppi scocciatori. Si guardò intorno con aria circospetta. Proprio in quel momento sentì una voce soffocata provenire dalla sua tasca.
Ed!”
Il ragazzo rovistò nella tasca dei jeans e ne estrasse il suo specchietto.
“Fran, dove cavolo siete?” chiese alla ragazza.
“Ancora nelle cucine” disse la ragazza alzando gli occhi al cielo “non hanno ancora finito di prepararci da mangiare”
“Tra quanto arriverete?” chiese candidamente Edmund.
“Spero non più di mezzora” disse Frannie con la voce un po’ più alta, sperando che gli elfi la sentissero e si velocizzassero.
“Va bene, noi siamo qui e vi aspettiamo” rispose Edmund
“Ok, a dopo” disse la ragazza “Salutami Tony”
Quando il volto di Frannie scomparve dallo specchio, Edmund sollevò il viso con un sorriso sornione.
“Sono in ritardo di venti minuti o giù di lì” disse a Tony, che a sua volta stava sorridendo.
"Non lo diremo a loro? Comunque vadano le cose? Ho la tua parola?" disse Edmund guardando l'amico negli occhi. Tony sostenne lo sguardo con tranquillità e allungò la mano.
"Se vinco, Frannie non lo saprà, e ovviamente nemmeno se perdo" disse sorridendo.
La prima cosa che Edmund pensò fu: "Se vinco io col cavolo che non lo dirò a Mag", ma si pentì subito, pensando di essersi portato sfortuna da solo ancora prima di iniziare.
"Nemmeno Mag saprà qualcosa della partita" disse con aria solenne.
Mentalmente corresse il suo primo pensiero: "Ammesso che io vinca, glielo dirò dopo gli esami". Gli sembrava un giusto compromesso con la Sorte.
Si strinsero la mano.
"…Ho già la scacchiera, mi ero dimenticato di toglierla dalla cartella" disse Edmund estraendo un quadratino nero dalla cartella. Lo toccò con la bacchetta, sussurrò un incantesimo e il quadratino riacquistò le sue dimensioni normali.
In quel momento arrivarono Dimitar e Yvonne. Li salutarono mentre sistemavano le pedine.
“Cosa fate?” chiese Yvonne sedendosi accanto a Edmund, interessata.
Spiegarono la situazione e fecero promettere di non dirlo a nessuno.
“Pensate di farscela in vonti minuti?” chiese Yvonne.
“Ce li faremo bastare” disse Edmund muovendo la prima pedina. 
“Siete strani” disse Dimitar osservandoli mentre iniziavano a giocare.
“Tu non c’eri quando abbiamo giocato la prima volta” disse Tony spostando la sua torre, dopo averci pensato un po’ su.
“Fleur dice che lo studonte più bravo a scacchi è quel ragazzo che ha salvato la vita a sua sorella” disse Yvonne stendendosi sul prato per osservare meglio le nuvole.
“Non ha salvato vita a quella bambina, non la avrebbero fatta affogare” disse Dimitar vedendo che Edmund e Tony erano troppo concentrati per rispondere.
“Fleur ne è convinta” rispose la ragazza di Beauxbatons “In effetti l’ho sempre trovata un po’ ridicule
“Come Krum” borbottò Dimitar.
I due iniziarono a parlare male dei rispettivi campioni per conto loro mentre le pedine di Tony e Edmund si scontravano sulla scacchiera. Il ritmo del gioco era serrato, presto ci sarebbe stato un vincitore.
Nell’aria frizzante del parco aleggiava ancora la parola “Scacco matto” quando Mag e Frannie arrivarono tutte trafelate, precedute dal cestino di vimini finalmente pieno di dolci, salatini e bevande che Mag stava facendo levitare.
“Eccoci!” disse Frannie buttandosi per terra, accanto a Tony. Gli diede un bacio.
“Non metterò mai più piede nelle cucine” disse Mag con rabbia, sedendosi fra Yvonne e Edmund.
Frannie notò che i quattro stavano guardando lei e Mag con un’espressione indecifrabile. Edmund aveva le mani dietro alla schiena. Sembrava un bambino che ha appena rubato la marmellata dall’armadietto più alto ed è stato beccato.
“…Che succede?” chiese Mag. Anche lei aveva notato quella strana tensione che si era creata al loro arrivo.
“Niente, vi stavamo aspettando” disse Edmund con un’alzata di spalle, attento a non guardare nessuno dei suoi compagni.
“Cosa afete portato?” chiese Dimitar con noncuranza prendendo il cestino.
“Oh, di tutto!” disse Mag con un sorriso mentre i due amici stranieri tiravano fuori dal cestino tutti i dolci e i salatini di pasta sfoglia che gli elfi avevano cucinato per loro.
Brindarono con i bicchieri pieni di Burrobirra e finalmente poterono dare inizio al loro pic-nic.
“Allora, come state?” chiese Mag dopo aver mangiato due tortine di frutta di seguito.
“Molto bene” disse Dimitar guardando Yvonne di sottecchi.
Yvonne lo guardò a sua volta ma distolse subito lo sguardo. Frannie notò subito quello scambio e si chiese se fra i due fosse successo qualcosa in quei mesi.
“Hogwarts est magnifica in primavera” disse la ragazza gesticolando. Sembrava che non riuscisse a esprimere sufficientemente il suo pensiero.
“Io penso che Hogwarts sia sempre bellissima” disse Mag con aria sognante “Però la primavera la rende ancora più speciale”
“Ta noi sempre neve e freddo” borbottò Dimitar.
“Che brutto” disse Frannie “Odio il freddo”
“A Beauxbatons adesso è già estate” disse la ragazza “Vorrei che avessero scelto la mia scuola per il Torneo”
“Però così non ci saremmo conosciuti” disse Mag “Noi non saremmo potuti venire”
Inaspettatamente Dimitar sollevò il suo bicchiere e, arrossendo lievemente, prese parola.
“A Hogwarts, allora!” disse con grande fatica. Non doveva essere un tipo sentimentale.
“…Non pensava di afere accoglienza così da foi”
“Oh, Mit, mi fa piacere che lo pensi” disse Frannie dandogli un paio di pacche affettuose sulla spalla.
“Vuol dire che alla fine il Torneo a qualcosa è servito!” disse Tony con un sorriso fiero.
“E poi voi a Hogwarts siete molto più uniti di noi!” disse Yvonne dando una gomitata a Dimitar.
“Per Cedric in effetti lo siamo, per Potter un po’ meno, ma di solito non facciamo che bisticciare fra di noi” disse Mag con un gran sorriso.
“Non sembra” insistette la ragazza.
“Ah, dovresti vederci quando giochiamo a Quidditch” ridacchiò Edmund.
“Quando giochiamo a Quidditch noi qualcuno finisce con l’essere gravemente ferito” disse Dimitar con un’alzata di spalle.
“In che senso!? chiese Mag sbarrando gli occhi. Lei al massimo aveva assistito a qualche zuffa nei corridoi. 
“L’anno scorso un ragazzo mi ha fatto questo” disse tirandosi un po’ su la maglietta per scoprire un punto del fianco dove c’era una cicatrice ormai impallidita col tempo, ma che doveva essere stata una ferita piuttosto profonda.
I ragazzi di Hogwarts e Yvonne rimasero a bocca aperta, sconcertati.
“Mi trasferirei qui volentieri” borbottò Dimitar mettendo a posto la maglietta.
“Beh, saresti il benvenuto, davvero” disse Frannie.
Rimasero a parlare per un’altra oretta del più e del meno, di Quidditch e delle vacanze estive, degli esami finali di Mit e Yvonne e della Terza Prova. Erano davvero felici dell’amicizia che era nata fra di loro, li aveva arricchiti molto. Dopo qualche ora passata a chiacchierare tornarono al castello, appena in tempo per la cena.
 
*
 
“Agitata per domani?”
La voce di Aurora fece ridestare Mag dai suoi pensieri. La ragazza si accorse in quel momento che si stava rigirando la piuma tra le dita fissando il vuoto.
“Abbastanza” sospirò posando la piuma sulla pergamena “Durante l’ultima lezione mi sono Spaccata e una grossa ciocca di capelli è rimasta indietro”
Errori di quel genere non erano tollerati all’esame, bastava un mezzo sopracciglio rimasto indietro per la bocciatura, figurarsi una ciocca di capelli.
“Vedrai che andrà bene, devi solo svuotare la mente e pensare a dove devi andare, ci sei sempre riuscita a lezione!” rispose Aurora con un sorriso incoraggiante.
Mag avrebbe voluto lamentarsi ancora un po’ ma decise di tacere e continuare con gli esercizi di Incantesimi. Quel pomeriggio Edmund e Frannie avevano una riunione con gli altri Prefetti e i Caposcuola in vista dell’ultima prova del Torneo, così Aurora e Mag erano rimaste in Sala Grande a studiare e a bersi un tè insieme.
“Tu quando pensi di dare l’esame?” chiese Mag all’amica.
Aurora era nata a metà luglio, non poteva sostenere l’esame esattamente come Frannie, Tony e pochi altri del loro anno.
“Dovrebbe essere a fine luglio, mi accompagneranno le mie ziette” rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo “Dicono che ci tengono, mi dispiaceva dir loro che avrei preferito essere accompagnata da Phil”
“Probabilmente vogliono stare con te il più possibile, devi mancare molto a casa” disse Mag alzando le spalle.
“Già, è per questo che ho dovuto accettare” ridacchiò Aurora “L’altro giorno zia Fauna mi ha mandato una torta fatta con le sue mani, credo che abbia messo il sale al posto dello zucchero”
Mag scoppiò a ridere.
“Non ha ancora imparato?!” chiese scuotendo la testa.
Erano anni, praticamente da quando avevano iniziato Hogwarts, che Aurora riceveva dolci fatti in casa cucinati con tanto amore ma senza la minima competenza per farlo.
“Almeno adesso si ricorda di metterli in forno!” rispose Aurora scuotendo la testa ma sorridendo con affetto.
Rimasero a ridere per un po’ prima che venissero raggiunte da Philip. A quel punto Mag salutò i due amici e tornò in Sala Comune, dove Edmund la aspettava. Nella Sala d’Ingresso incontrò Frannie e Tony che stavano uscendo per farsi un giro prima del tramonto. Era una meravigliosa giornata di fine maggio, l’estate era alle porte.
A cena erano tutti quanti piuttosto contrariati. Jasmine, Mag e Edmund erano tesi per l’esame del giorno seguente, mentre Frannie, oltre al fatto che non avrebbe potuto sostenere l’esame, sarebbe stata a lezione da sola per tutta la mattinata. A Pozioni e ad Antiche Rune ci sarebbe stato Tony a farle compagnia, ma a Divinazione sarebbe stata da sola e avrebbe dovuto mettersi in coppia con qualche compagno noioso.
“A che ora finirete domani?” chiese tagliuzzando la sua fetta di brasato.
“Aladdin sarà il primo, noi invece saremo fra gli ultimi, ma da quanto ho capito avremo finito per l’ora di pranzo” disse prontamente Mag.
“Bene, almeno pranzeremo insieme!” disse Frannie illuminandosi “E almeno non vi perdete Trasfigurazione”
“Pensa che fortuna” borbottò Edmund aggredendo una patata arrosto con la forchetta.
“Già, potevano dare la giornata libera a tutti, non solo a voi” disse Frannie facendo finta di non aver notato il tono scorbutico di Edmund “Con Piton saremo in tre… soli…con Piton!”
“Sono così in ansia che farei cambio con te” disse Mag fissando il suo piatto ormai vuoto. Aveva mangiato molto poco quella sera.
“A saperlo prima avremmo potuto preparare la Pozione Polisucco” borbottò Frannie sconsolata “Comunque smettetela di lagnarvi! Andrete benissimo, ne sono certa”
Nessuno rispose a parte Jasmine.
“Grazie Fran” le disse stringendole affettuosamente il braccio.
Dopo cena Jasmine e Frannie raggiunsero i rispettivi innamorati ai loro tavoli e rimasero in giro con loro per un’oretta, mentre Mag e Edmund se ne tornarono in Sala Comune. Fra i due era difficile decretare chi fosse più agitato. Rimasero quasi tutta sera ad accarezzare il gatto di Mag, senza parlare molto, poi andarono a dormire più presto del solito. Quando erano entrambi tesi per qualcosa facevano fatica a sostenersi a vicenda.
L’indomani, al risveglio, Mag, Jasmine e Miles cercarono di non fare troppo rumore per non svegliare Frannie, la quale avrebbe avuto la prima ora libera. La ragazza borbottò nel sonno un in bocca al lupo generale e tornò a dormire. Quando uscirono dalla Sala Comune insieme a Edmund e Adrian trovarono Aladdin ad aspettarli davanti al passaggio.
“Non sapevo cosa fare e quindi ho camminato fino a qui” disse il ragazzo alzando le spalle.
Dopo una frugale colazione passata a parlare nervosamente del tempo, i ragazzi si alzarono e si diressero verso la Sala d’Ingresso, dove il professor Vitious e la McGranitt li attendevano per scortarli fino a Hogsmeade, dove erano attesi dagli esaminatori.
“I Prefetti si mettano all’inizio e alla fine della fila!” disse l’insegnante di Trasfigurazione ad alta voce “Andiamo! Corvonero e Tassorosso davanti, Serpeverde e Grifondoro dietro, in fretta!”
Edmund sfoderò la bacchetta con aria solenne e trascinò Mag in fondo alla fila, dove c’era già Angelina, Prefetto di Grifondoro. I due professori si misero a capo del gruppo e iniziarono a camminare. Fred e George rimasero indietro, intenzionati a infastidire i due amici Prefetti.
Arrivarono ben presto sulla via principale del villaggio. Videro che ad aspettarli non c’era solo Twycross, ma almeno una mezza dozzina di funzionari del Ministero. L’insegnante che li aveva preparati per l’esame in quei due mesi e mezzo si fece avanti e, quando tutti si furono zittiti, prese parola.
“Buongiorno a tutti” disse cercando di mettere un po’ di entusiasmo in quel che diceva, fallendo miseramente “L’esame si svolgerà nella seguente modalità: sarete chiamati in ordine alfabetico. Voi entrerete in questo cerchio, esattamente come abbiamo fatto a lezione” indicò il cerchio rosso davanti a lui.
“…Vi dovrete Smaterializzare dall’altra parte del villaggio, dove vi starà aspettando un membro della commissione d’esame. Quando avrà appurato che non vi siete Spaccati, vi darà il via per tornare qui. Se tutto va bene avrete la vostra patente, altrimenti, come vi ho già accennato a lezione, potrete sostenere di nuovo l’esame a partire dal 10 luglio presso il Ministero della Magia”
I ragazzi registrarono con attenzione le informazioni e annuirono.
“Prima dell’esame pratico vi faremo qualche domanda sulle norme di sicurezza vigenti nel Regno Unito. Avete ripassato sul dépliant che vi ho portato l’ultima volta?” chiese guardando i ragazzi con attenzione.
Mag vide Belle annuire vigorosamente. In un momento folle sperò che la ragazza non passasse l’esame, ma poi si pentì di averlo pensato: forse per quella cattiveria gratuita ci avrebbe rimesso lei. Sentì Edmund stringerle la mano per rassicurarla, gli sorrise debolmente.
“Molto bene!” si intromise una strega sulla quarantina che aveva parlottato a bassa voce con un collega fino a quel momento “Direi che possiamo iniziare! Ho qui l’elenco… Sì, Minerva?”
La professoressa McGranitt si era avvicinata con la sua solita aria severa e aveva espresso l’intenzione di dire due parole.
“Volevo sottolineare che questa non è una gita a Hogsmeade, quindi gli studenti possono aspettare il loro turno e che tutti abbiano finito seduti qui oppure all’interno dei Tre Manici di Scopa. Non potete gironzolare per il villaggio, come vi ho già ribadito più volte mentre venivamo qui. Due membri del Ministero veglieranno su di voi; se succede qualcosa verranno tolti punti alle Case. Confido che i Prefetti presenti si comportino in modo appropriato e sappiano persuadere i loro compagni a fare lo stesso. Sono stata informata che finirete tra circa tre ore. Sarete scortati nel castello dal professor Piton, che arriverà dopo la sua ultima lezione”
Mosse la bacchetta e comparvero una trentina di poltroncine, una per ciascun ragazzo.
“Prego, accomodatevi!” disse un mago piuttosto giovane tirando fuori un elenco “Dunque, Al-Saydy Aladdin è il primo!”
Aladdin scattò verso gli esaminatori dopo che ebbe ricevuto un bacio sulla guancia da Jasmine. Mentre si avvicinava, un’esaminatrice fece un giro su sé stessa e scomparve. Doveva aver raggiunto la postazione dall’altra parte di Hogsmeade. Tutti i ragazzi rimasero in silenzio e si sedettero per vedere la scena. Aladdin era molto teso.
“Molto bene, Al-Saydy” disse il mago che lo aveva chiamato “Prima di passare alla pratica, mi sai dire in quali condizioni è accettabile la Materializzazione in un luogo frequentato da Babbani?”
Aladdin ci pensò su per qualche istante e poi rispose. Era stato un argomento trattato a lezione.
“Bisogna trovare una strada completamente deserta e controllare che i Babbani siano lontani almeno cento metri” disse il ragazzo.
“Molto bene” disse l’esaminatore “E se hai il sospetto che un Babbano ti abbia visto?”
“Bisogna segnalarlo immediatamente al Quartier Generale degli Obliviatori, che indagheranno sulla questione” rispose prontamente Aladdin.
“Giusto! Bene, ora, se non ti dispiace, entra nel cerchio” 
Aladdin fece un respiro profondo, mosse qualche passo ed entrò nel cerchio. L’esaminatore si avvicinò, gli diede le coordinate della sua destinazione e si allontanò di qualche passo. Aladdin fece due respiri profondi, girò su sé stesso e scomparve nel nulla.
“Ce l’ha fatta!” disse Mag a bassa voce guardando il punto in cui era scomparso l’amico. Non c’era nessuna parte del suo corpo, non si era Spaccato.
“Speriamo che torni in fretta” borbottò Edmund, che non vedeva l’ora che arrivasse il suo turno per poter dire addio a quell’orribile sensazione di nausea che sentiva da quando si era svegliato.
Passarono alcuni minuti carichi di tensione, durante i quali tutti gli studenti rimasero in silenzio a osservare il punto in cui sarebbe dovuto riapparire Aladdin. Non sapevano, in caso di bocciatura, come sarebbero andate le cose, così, quando Aladdin riapparve, nessuno fu totalmente sollevato. Due esaminatori lo osservarono attentamente. Fortunatamente era ancora tutto intero. Il giovane esaminatore si fece avanti, gli strinse la mano e gli consegnò un tesserino. Aladdin ringraziò e tornò a sedersi accanto a Jasmine con un gran sorriso. Per lui il tormento era finito.
Quando chiamarono Jasmine la maggior parte dei ragazzi iniziò a distrarsi, senza più ascoltare le domande degli esaminatori.
Mag e Edmund rimasero in silenzio ad ascoltare i deliri dei gemelli. I due erano molto tesi perché ci tenevano molto a passare quell’esame, di conseguenza la loro stupidità era triplicata.
 
Intanto Frannie si era svegliata e aveva raggiunto da sola la Sala Grande, ormai quasi deserta. Tony era a lezione di Erbologia, così decise di aspettarlo nella Sala d’Ingresso per salutarlo velocemente prima di correre alla lezione di Divinazione.
Senza la stragrande maggioranza dei suoi compagni la lezione fu davvero noiosa. L’unico momento interessante fu quando fece inaspettatamente guadagnare quindici punti ai Serpeverde per aver predetto la morte di Harry Potter durante la terza prova.
“Magnifico, Firwood!” aveva pigolato la professoressa Cooman, quasi commossa “Quel povero ragazzo morirà davvero, sto cercando di avvertirlo da anni ormai! Brava, brava! Hai capito tutto e meriti un premio!”
In realtà Frannie si era trovata in difficoltà nell’interpretare la forma che avevano assunto le foglie di tè. A un certo punto le era sembrato di vedere una saetta e così le era balenata in mente l’immagine di Potter. Predire la morte a chi le veniva in mente era la normale routine, solo che di solito non otteneva più di cinque punti. Potter portava davvero fortuna.
Quando uscì dalla lezione aveva un sorriso a trentadue denti, sorriso che svanì non appena entrò con Tony nell’aula di pozioni e vide che con lei e Tony c’erano solo Windfall e Arianne Irons, una ragazza di Grifondoro con cui aveva parlato di rado.
Windfall si voltò, vide che era lei e tornò a fissare la cattedra, in attesa dell’arrivo di Piton. Arianne invece li salutò entrambi, un po’ intimidita.
“Ciao Arianne! …Ciao Alex” disse Tony cordialmente, vedendo che il ragazzo non salutava nemmeno lui.
“Ciao Tony” borbottò il Corvonero.
Frannie si sedette insieme a Tony nel banco davanti, dove di solito si sedevano Mag e Laets.
Piton non si fece attendere e appena suonò la campanella entrò nell’aula chiudendosi alle spalle la porta con il solito tonfo.
“Siete rimasti solo voi?” chiese squadrando i quattro studenti con aria schifata, come se avesse avuto davanti dei Vermicoli ammalati e non dei ragazzi.
“Sì” rispose Frannie.
“Molto bene” disse il professore sedendosi alla cattedra “Non ho intenzione di perdere un’ora di spiegazione, quindi faremo lezione normalmente e i vostri compagni si preoccuperanno di chiedervi gli appunti. Almeno siete uno per Casa”.
Frannie lottò contro sé stessa per non alzare gli occhi al cielo. Pozioni era una materia difficile, sperava che quel giorno il professore avrebbe evitato di spiegare come se niente fosse.
Gli studenti annuirono e presero dalla cartella le loro pergamene.
Piton appellò una fialetta dall’armadio dove si trovavano vari ingredienti. Il liquido all’interno sembrava semplice acqua. Si alzò e lo diede in mano a Tony.
“Fatelo passare fra di voi e ditemi di cosa si tratta” disse tornando a sedersi alla cattedra.
Tony aprì la fialetta e la portò al naso. Non aveva alcun odore. La passò a Frannie, che quando ebbe finito la passò ad Arianne, che era lì vicina. L’ultimo a esaminarla fu Alex.
“Sì, McMartian?” disse Piton pigramente vedendo che il ragazzo aveva alzato la mano.
“È possibile che si tratti di Veritaserum?” disse il ragazzo mostrando una certa titubanza, anche se era abbastanza convinto.
“Voi cosa dite?” chiese Piton guardando gli altri tre. 
I tre furono d’accordo con Tony, anche se il Corvonero non sembrava molto convinto, ma dato che Tony e Frannie erano più bravi di lui decise di affidarsi a loro.
“Bene, è Veritaserum” disse Piton con aria svogliata.
Sperava di poter dare qualche punto ai Serpeverde ma avrebbe dovuto darne anche ai Tassorosso, ai Grifondoro e ai Corvonero, per cui decise, per il momento, di non premiare nessuno di loro.
Passò la prima mezzora a dettare quasi quattro pagine di appunti sulle proprietà della pozione e sulla sua preparazione. Sembrava intenzionato a spiegare più che poteva, di solito non andava così tanto veloce. Era un argomento davvero difficile e richiedeva molta attenzione e molto tempo per essere preparata.
“…Questa pozione è illegale nel nostro Paese e in molti altri” aggiunse quando stava per concludere “nemmeno per i processi più importanti è consentita, dal momento che oltre a violare i diritti umani, può essere facilmente scambiata da infiltrati o contrastata da un grande potere. Fatto sta che tre gocce di questa farebbero rivelare a Voi-Sapete-Chi in persona tutti i suoi segreti”
Attese che i quattro finissero di scrivere tutto quel che aveva detto, poi passò a parlare dell’antidoto. Diede loro la restante mezzora per trovarne uno sufficientemente efficacie per contrastare gli effetti del Veritaserum.
Quando uscirono dalla lezione il professore assegnò loro – e ovviamente a tutti gli assenti – un tema di cinquanta centimetri sugli effetti e le problematiche etiche del Veritaserum.
Mag avrà un crollo di nervi quando glielo dirò” pensò Frannie mentre riponeva nella cartella la piuma e la pergamena.
“Il solito stronzo” borbottò a Tony una volta usciti dall’aula dei sotterranei.
“Non ci prova neanche per scherzo a essere un buon insegnante” disse il ragazzo prendendola per mano “Poteva evitare di darci anche il tema”
“Almeno noi siamo po’ avvantaggiati” disse Frannie mentre si dirigevano verso l’aula di Antiche Rune, per l’ultima lezione della mattinata.
Fortunatamente la professoressa Babbling fu molto più comprensiva di Piton e lasciò ai presenti tutta l’ora per portarsi avanti con la versione che avrebbero dovuto consegnare la lezione successiva. Li lasciò persino lavorare in gruppo.
“Chissà come stanno andando gli esami” disse a un certo punto Aurora, che si era messa in banco con Frannie e Tony.
“Chissà se…” sussurrò Frannie cercando qualcosa nella tasca della divisa.
Ne estrasse il suo specchietto magico. Si guardò intorno e ringraziò che il resto dei compagni avesse iniziato a chiacchierare, così il leggero mormorio che c’era in classe l’avrebbe coperta.
Mag, Edmund!” chiamò tenendo la voce bassa. Le due parti rimasero entrambe nere. Provò a chiamare di nuovo e vide che da una parte qualcosa si stava muovendo. Apparve il volto Mag.
“Hey!” disse la ragazza quando vide Frannie.
“Come sta andando? Ed è lì con te?”
“Lo hanno appena chiamato” disse Mag “gli stanno facendo le domande di teoria”
“Speriamo che ce la faccia!” disse Frannie vedendo una certa preoccupazione negli occhi dell’amica, che non faceva che continuare a guardare davanti a sé.
“…Come stanno andando gli altri?” chiese Tony avvicinandosi a Frannie, per farsi vedere.
“Abbastanza bene” disse Mag “Laets, Aladdin e Jas promossi! Per adesso hanno bocciato solo Miles, Rickett e Sloper”
“Mi spiace per Rickett” borbottò Tony, compagno di Casa di quel ragazzo.
“Scommetto che Miles sta piangendo” disse Frannie contrita.
“Sì, ed è quello che farò anche io se mi bocciano” disse Mag facendo una smorfia.
“Ma smettila” disse Frannie sbuffando.
“…Come sono andate le lezioni fino ad ora?” chiese Mag cercando di cambiare argomento.
“Una noia mortale” disse Frannie “E Piton ha spiegato e ha assegnato un compito”
“Che cosa?!” esclamò Mag “Oh no!”
“Già, ti dirò più tardi, intanto ringraziami perché ho preso degli appunti magnifici”
“Grazie Frannie” cantilenò Mag alzando gli occhi al cielo ma sorridendo.
“Quanti ne mancano ancora?” chiese Tony.
“Siamo ancora una quindicina, ma fanno abbastanza in fretta!” rispose la ragazza. Guardò davanti a sé e il suo sguardo si illuminò.
“Che succede?” chiese Frannie immaginando già la risposta.
“Ed è tornato!” disse Mag con gli occhi che brillavano “…E ha passato l’esame!”
“Lo sapevo!” disse Frannie con un gran sorriso. “Digli che…”
“Ci vediamo dopo, ciao!” disse Mag alzandosi in piedi e riponendo in fretta lo specchietto nella borsa, senza sentire le proteste di Frannie che le chiedeva di farla parlare con Edmund per congratularsi.
“Che stronza” borbottò Frannie vedendosi chiudere la conversazione in faccia. “Però sono contenta che ce l’abbia fatta! …Un po’ meno che O’Hara sia stata promossa”
“Speriamo che non ne boccino altri!” disse Aurora sospirando “Mi dispiace troppo per i nostri amici!”
“Mal che vada li vedremo a luglio” disse Tony con un’alzata di spalle, anche se si stava già preparando psicologicamente per consolare i suoi amici.
Frannie lo guardò con affetto. Tony aveva un cuore d’oro e lo amava per questo.
 
Appena Mag aveva visto il funzionario del Ministero stringere la mano a Edmund e dargli una pacca sulla spalla aveva capito che per lui ormai era fatta. Si alzò, e quando lui la raggiunse gli gettò le braccia dietro al collo e lo abbracciò. Il ragazzo rispose all’abbraccio con forza e in poco tempo scaricò tutta la tensione che si era accumulata in quelle ore. Tornarono seduti, tenendosi per mano.
“Sei stato bravissimo!” disse Mag sforzandosi di mettere da parte per un attimo la sua angoscia.
“Tornando pensavo che mi sarei Spaccato, e invece sono riuscito a rallentare per un soffio e a fermarmi” disse lui accasciandosi sulla sedia, esausto.
“Lo sapevo che ce l’avresti fatta” disse lei dandogli un leggero bacio sull’angolo della bocca.
Mentre si allontanava, lui le prese il viso fra le mani e le diede un bacio vero, incurante dei presenti. Quando si staccarono notarono con orrore che era appena arrivato Piton. Li stava guardando con una smorfia di puro disgusto impressa sul viso. Mag tossicchiò e lasciò andare la mano del ragazzo, il quale si pentì amaramente di essersi fatto trasportare dall’euforia. Fecero finta di non conoscersi per tutto il resto del tempo, anche se infondo entrambi avevano una gran voglia di ridere.
Mancavano solo sei persone quando Mag fu chiamata. Ormai molti loro compagni erano entrati nel pub I Tre Manici di Scopa per passare un po’ di tempo, per festeggiare o per annegare in una Burrobirra la delusione della bocciatura. Mag e Edmund non si erano più azzardati a guardarsi o sfiorarsi da quando Piton era arrivato, temendo una rappresaglia anti-amore, ma Edmund era rimasto al suo fianco in silenzio per tutto il tempo, come supporto morale.
Quando fu il momento, la ragazza si alzò e andò al cospetto dell’esaminatore che l’aveva chiamata.
“Dunque, Margaret” disse appoggiandosi a un lampione e cercando di celare la noia che iniziava a impossessarsi di lui “Mi sapresti dire qual è l’ufficio del Ministero a cui bisogna rivolgersi per rinnovare la patente di Smaterializzazione e dopo quanti anni dall’esame bisogna farlo?”
Mag deglutì. Aveva la risposta pronta ma faticava a trovare la voce.
“Ufficio del Trasporto Magico” disse arrossendo “E si rinnova dopo venti anni”
“Molto bene” rispose l’esaminatore massaggiandosi una tempia, pensieroso “…E quante persone si possono trasportare al massimo?”
“Quattro, compreso il conducente” rispose prontamente Mag “Ma si può anche arrivare a cinque se ci sono bambini di massimo cinque anni”
“Perfetto!” disse l’esaminatore sorridendole.
In un attimo di follia Mag realizzò che quel tipo era davvero attraente. Ecco perché molte ragazze che avevano già fatto l’esame non facevano che parlarne. Da lontano non si notava molto, e poi lei era troppo tesa per fare quei pensieri.
“Allora, come i tuoi compagni devi Materializzarti davanti a Mondomago, dove troverai la mia collega, e poi dovrai tornare qui intatta” disse segnando qualcosa sulla tavoletta che teneva in mano.
“…Quando vuoi” le disse.
Mag fece un respiro profondo, entrò nel cerchio, fece un girò su sé stessa e fu inghiottita da un turbine di colori e rumori.
Mondomago Mondomago Mondomago” pensò intensamente mentre si muoveva attraverso lo spazio e il tempo.
Dopo poco riuscì a intravedere l’insegna del luogo stabilito, così rallentò e si fermò. Quando il paesaggio circostante riacquistò i colori e i suoni, si guardò i piedi e vide che era dentro al cerchio rosso e davanti a lei c’era una strega sulla cinquantina che la stava già esaminando.
“Buongiorno” disse la strega avvicinando una lente d’ingrandimento al suo volto per controllare che tutto fosse al suo posto.
“B-buongiorno” disse Mag guardandosi nervosamente le mani.
Dopo un minuto passato a osservarla – le controllò anche i denti e le sopracciglia – le disse che andava tutto bene e di tornare pure da dove era arrivata.
“Grazie” borbottò Mag prima di fare un altro sospiro e di sparire nel nulla.
Il ritorno fu più semplice del previsto: in poco tempo si ritrovò inaspettatamente davanti all’esaminatore, immobile e meravigliosamente intatta. Anche lui la esaminò pigramente ma senza la minuzia usata dall’altra esaminatrice.
“Bene, direi che questo è tuo” le disse consegnandole una targhetta su cui c’era la sua foto, le generalità e la data di quel giorno sopra alla scritta “Patente di Materializzazione”.
Mag la prese in mano e sorrise, finalmente un sorriso tranquillo e sereno. Strinse la mano all’esaminatore, si godette la sua meravigliosa immagine per l’ultima volta – era davvero bello – e tornò al posto.
“Cosa ti avevo detto?” chiese Edmund quando Mag si sedette accanto a lui con un sorriso a trentadue denti.
“Che se passavo l’esame mi offrivi la Burrobirra” disse Mag omettendo la parte in cui cercava di convincerla delle sue capacità e che era una stupida a dubitarne.
“Dai, vieni” disse il ragazzo scuotendo la testa e alzandosi in piedi.
“Aspetta un momento” disse Mag cercando qualcosa nella borsa mentre il terzultimo compagno veniva chiamato.
“Cosa vuoi fare?!” chiese Edmund incuriosito.
Frannie! Frannie!” disse Mag alzandosi in piedi, pronta per entrare nel Pub. Fortunatamente la ragazza rispose subito.
“Mag! Hai finito?” chiese la ragazza.
“Sì, ce l’ho fatta!” disse Mag. Le diede il tempo per farle i complimenti e poi riprese parola.
“Guarda il tipo alle mie spalle” disse Mag voltandosi verso Edmund e dando le spalle all’esaminatore per permettere a Frannie di vederlo “Riesci a vederlo?”
“Sì!” disse Frannie. Poi lo guardò meglio e sbarrò gli occhi.
“È l’esaminatore?!” chiese guardando prima Mag e poi il tipo alle sue spalle.
“Sì” rispose Mag “È figo, vero?”
“Niente male” rispose Frannie alzando le spalle, anche se dal suo tono sembrava voler fare qualche complimento in più.
“…Spero che ci sia anche al mio esame” ammise mentre Mag prendeva la borsa che aveva lasciato sulla sedia.
“Ti accompagnerò volentieri, così tanto per” disse Mag con un sorriso.
“No, ma fate pure con comodo, tanto io non ascolto” borbottò Edmund, leggermente offeso.
“Ci vediamo per pranzo, Fran!” disse Mag ridacchiando. Ripose lo specchietto nella tasca, prese Edmund per mano e i due andarono a festeggiare la promozione con il resto dei compagni.
“Sei pessima” borbottò Edmund a un certo punto.
“Ma no, non sai quanto rompo le scatole a Frannie per dirle quanto tu sia bello e perfetto” rispose prontamente la ragazza.
Edmund non disse nulla, ma fece un sorriso compiaciuto e si tranquillizzò.
Purtroppo fecero appena in tempo a bere un po’ più di metà della Burrobirra grande presa in due. Fred Weasley entrò nel Pub con aria piuttosto contrariata.
“Avete due minuti per finire e pagare, poi Piton toglierà punti a chi non è ancora uscito” borbottò dirigendosi verso il tavolo dove erano seduti Lee, Angelina e Alicia. Prese una Burrobirra a caso e ne bevve un sorso abbondante senza chiedere il permesso.
“Che palle” borbottò Edmund prendendo il bicchiere e bevendone un altro sorso, poi si rivolse a Mag “Finiscila pure, vado a pagare”
Si alzò e quando fu di ritorno dalla cassa Mag era già in piedi, pronta per uscire.
Una volta usciti furono lieti di scoprire di aver fatto bene a non essersi presi per mano, dal momento che Piton andò subito dritto verso di loro.
“Pevensie. C’è ancora qualcuno dentro?” chiese facendo finta che Mag non ci fosse, come faceva sempre quando parlava con lui o Frannie.
“Stanno uscendo, sono una decina” rispose prontamente Edmund.
“Torna dentro e di’ loro di uscire subito, non ho tempo da perdere in simili sciocchezze” sibilò Piton.
Ma se tanto è l’ora di pranzo” pensò Edmund mentre rientrava nel Pub sbuffando – ovviamente dopo aver dato le spalle al professore.
Fu in quel momento che Piton si accorse di Mag.
“In fila, Rosander” le intimò facendola sussultare.
La ragazza notò in quel momento che tutti gli altri erano già in fila dietro Piton, così abbassò la testa e li raggiunse in fretta.
In un attimo anche il resto degli studenti fu in fila. Piton era da solo, così disse ai Prefetti di rimanere in fondo e fare in modo che nessuno si perdesse, alludendo alla stupidità dei suoi studenti.
“Sempre il solito simpaticone, eh?” borbottò George, che a differenza del fratello non aveva neanche fatto in tempo a entrare nel Pub per festeggiare la promozione.
“Vi rifarete in un altro momento” disse Mag dandogli una pacca sulla schiena mentre risalivano il sentiero che portava al castello.
 
*
 
Dopo l’Esame di Materializzazione gli studenti dovettero buttarsi a capofitto nello studio. Mancava davvero poco all’inizio degli esami di fine anno, che sarebbero iniziati la seconda settimana di giugno. La biblioteca tornò ad affollarsi, come succedeva sempre nei periodi di verifiche e di esami, e dal momento che i ragazzi più piccoli sembravano più rumorosi del solito, Mag, Frannie e Edmund se ne stavano sempre a studiare o all’aperto o chiusi in Sala Comune, dove c’era un po’ di tranquillità in più, soprattutto al pomeriggio, quando molti uscivano in cortile.
Un altro anno stava giungendo alla fine, e questa volta la degna conclusione sarebbe stata l’ultima prova del Torneo Tremaghi. La parte migliore consisteva nel fatto che i due campioni di Hogwarts avevano serie possibilità di vittoria.
Finalmente, qualche giorno dopo l’esame, apparve nella bacheca davanti alla Sala Grande l’avviso della prossima gita a Hogsmeade, fissata per il sabato successivo. Edmund e le sue sorelle non stavano più nella pelle, dal momento che finalmente avrebbero rivisto il fratello maggiore dopo quasi nove mesi. Non avevano mai passato così tanto tempo lontano da Peter se non quando lui aveva iniziato Hogwarts e loro erano ancora piccoli e per niente uniti. Erano così euforici che senza mettersi d’accordo su chi gli avrebbe scritto, finirono con lo scrivergli tre lettere diverse ma dal contenuto pressoché uguale.
Vedendo Edmund così felice, anche se non diceva mai il motivo (facilmente intuibile), Mag e Frannie erano perennemente intenerite per lui. Anche Tony, quando venne a sapere che Peter Pevensie sarebbe stato a Hogsmeade, ne fu molto felice. Nutriva una grande stima per l’amico Tassorosso e sperava di incontrarlo anche lui per un saluto.
Qualche giorno prima dell’attesissima gita, Edmund, Frannie, Jasmine e Mag si trovavano come al solito in Sala Comune. L’orario del coprifuoco era passato da poco più di dieci minuti e i quattro stavano progettando il loro viaggio intorno al mondo, anche se era ancora un lontano miraggio. Mentre Frannie spiegava quanto ci tenesse a visitare l’India, un gatto argentato apparve davanti a lei e ai suoi amici, illuminando la Sala che si stava scurendo al crepuscolo. Il gatto parlò con la voce di Minerva McGranitt.
“Tutti i Prefetti e i Caposcuola sono pregati di recarsi nell’ufficio della Vicepreside. Fate in fretta”
 
 
Note autrice

Avevo detto negli scorsi capitoli che in questo libro le gioie stavano per finire, e quel momento è arrivato. 
Da questo momento in poi le cose andranno precipitando. 
Che cosa sarà successo secondo voi? Se avete letto il libro penso che possiate intuirlo facilmente. D'ora in poi sarà una faticaccia, ve lo assicuro. 


Adesso Edmund e Margaret possono vantarsi di avere la patente per la Smaterializzazione! Vi è piaciuta la scena? Invece Frannie e Tony devo aspettare ancora per qualche mese, intanto si sono sorbiti le lezioni per tutto il giorno, poverini. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Aspetto sempre i vostri commenti, non perdo la speranza con i lettori silenziosi XD 

 
   
 
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