Harry Potter e
PROLOGO
Una figura ammantata di nero avanzò nell’ampio salone circolare, raggiungendo il trono che si trovava nel punto opposto alla porta.
«L’avete trovata?» mormorò una voce serpentina.
«E’ stato difficile mio Signore, ma infine ce l’abbiamo fatta!» rispose la figura nera, inginocchiandosi al cospetto dell’essere che sedeva sul trono.
«Sei stata brava Bellatrix…»
«Vi ringrazio Mio Signore… i vostri complimenti per me sono la ricompensa più grande che io possa ricevere…» esclamò grata la donna.
«Sono contento di sentirtelo dire, Bella… ed ora ho un altro incarico da affidare a te e a Rodolphus. Che ne direste di mostrate alla nostra prigioniera la sua nuova preda? Da ora in poi sarà lei ad occuparsene, annientandolo, e finalmente noi saremo liberi da quel fastidioso insetto!» ordinò il Signore Oscuro, con una certa punta di soddisfazione nella voce maligna.
«Come desiderate, Mio Lord…»
***
«POTTER! SMETTILA CON QUELLA DANNATA PALLA E METTITI A DORMIRE!» urlò nella notte la voce scocciata ed adirata di Vernon Dursley.
Harry Potter, un ragazzo di appena sedici anni, fermò in una mano la consunta pallina da tennis che, una settimana prima, aveva trovato abbandonata nel parco e con cui, da quel momento, nelle notti che trascorreva insonne, aveva preso a giocare, con somma irritazione dei suoi parenti, disturbati nel sonno dal continuo sbattere della sfera contro il muro.
“Che barba” pensò il ragazzo.
Dalla posizione seduta sul letto si lasciò cadere sdraiato, osservando malinconico la finestra chiusa. Edvige non sarebbe tornata che la sera dopo… l’aveva mandata alla Tana, per rifiutare l’invito che anche quell’anno gli era pervenuto dalla famiglia Weasley.
Già… aveva rifiutato…
E come avrebbe potuto fare altrimenti?!
Ora lo sapeva, sapeva il perché doveva rimanere nella casa dei suoi zii.
Come poteva voler lasciare Privato Drive ora, rischiando magari di mettere in pericolo la vita di coloro a cui voleva bene?
No…
Non avrebbe permesso a nessun altro di perdere la propria vita per aiutare un essere come lui… nessuno si sarebbe più dovuto sacrificare per aiutare quel bamboccio di Harry Potter.
Si sdraiò nel letto, volgendo lo sguardo verso la scrivania, ad osservare una lettera già aperta, abbandonata sul tavolo.
Anche i voti positivi racimolati nei G.U.F.O. – in particolare l’inaspettato “Eccezionale” in Pozioni – erano riusciti a tirarlo su di morale solo per qualche minuto… per qualche effimera e passeggera ora…
Poi, il vuoto che sentiva ultimamente dentro aveva inghiottito anche la sua soddisfazione, lasciandolo nuovamente apatico.
Si girò su un fianco, ad osservare la carta da parati rovinata in più punti, di un insulso grigio sporco, sperando che, per quella notte, Morfeo avesse deciso di concedergli un sonno privo di sogni… o meglio, privo degli incubi che ormai erano diventati gli unici compagni delle sue tristi notti e che, puntualmente, lo svegliavano nel cuore dell’oscurità…
Una presenza amica accanto a sé, che lo richiamava…
Una nuova venuta, la loro salvezza… era arrivato…
ora non avevano più nulla da temere… non sarebbe potuto
succedere loro niente…
Il panico serpeggiava tra i loro nemici… per loro non sarebbe potuto esserci scampo… eppure non tutti si
erano accorti della nuova venuta…
…non tutti avevano smesso di combattere…
Due figure, così simili tra loro, continuavano a scontrarsi al
centro di quel luogo, oscuro e malvagio…
La gradinata…
…la piattaforma…
…l’arco…
E quei due, così simili nei lineamenti e nelle sofferenze che li
avevano deturpati, continuavano a combattere, uno di fronte all’altro.
Sangue contro sangue.
Sangue che si macchia le mani di sé
stesso.
Un fiotto di luce rossa illumina i loro volti,
sofferenti ed eccitati dalla battaglia… lo scontro si fa
più serrato…
Derisione.
No… no… rimani concentrato… no…
Un secondo fiotto di luce rossa.
Un bersaglio che, stavolta, viene colpito.
Una risata che ancora non si spegne, ma che si mischia a stupore…
che si mischia a serpeggiante ed infida paura…
Il suo corpo che, con grazia, si accascia… e cade
Cade.
Cade.
Cade.
Sparisce…
Un velo logoro che si muove leggermente, come scosso da un piccolo
vento, e poi torna immobile… fermo…
Solo la morte sa essere così ferma.
Ma lui… no… lui non poteva essere morto.
Non poteva essere morto!
Un urlo di trionfo che squarcia il silenzio, un urlo vittorioso, che
arriva dalla persona sbagliata… le sue mani sono sporche si sangue… del suo stesso sangue.
Un nome.
Un’invocazione gridata al vento.
Torna… tu devi tornare da me!
Ma… un’attesa vana… una speranza distrutta…
Lui non sarebbe mai tornato… lui lo aveva
lasciato.
Per sempre.
«SIRIUS!!!»
Tutto si fece scuro, sembrava quasi che le tenebre avessero deciso di
strizzarlo dentro il loro manto, imprigionarlo senza dargli la
possibilità di divincolarsi… di liberarsi in una qualsiasi maniera!
Sentiva l’aria mancare ai suoi polmoni, mentre lacrime amare
scendevano dai suoi occhi, incontrollate.
Soccombeva.
Soccombeva alle tenebre.
Dove mi trovavo?
Buio.
Era tutto così buio…
Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa di particolare che mi
rivelasse cosa fosse e dove fosse quel luogo… un luogo
che mi appariva completamente sconosciuto.
Un luogo che non avevo mai visto.
Plick… plick…
Una pozzanghera in lontananza… un eco senza direzione.
Dovevo muovermi… comminare, riuscire a
capire dove diavolo fossi.
Eppure mi mancava il coraggio di avanzare, il brivido della morte
scoteva ancora le mie membra, dietro le mie palpebre continuavo
a rivedere il momento in cui Sirius aveva attraversato il Velo, come se la mia
testa fosse un videoregistratore rotto, che non sapeva fare altro che
ripropormi quel penoso fotogramma.
Cadeva.
Cadeva.
Cadeva.
Ogni volta.
Incessantemente.
Solo…
Mi aveva lasciato solo… anche lui… come tutti…
Vidi una luce, fredda, in fondo a tutta quella oscurità.
Cominciai a correre in direzione di quel lume, unica speranza in tutta quella disperazione senza luce…
Sempre più freddo… faceva sempre più freddo…
Mi ritrovai in uno spiazzo, una radura, ma una radura
brulla…
Gli alberi spogli, con qualche foglia morente che, testarda e disperata,
cercava di rimanere appigliata ai rami, inutilmente.
Presto l’avrebbe abbandonato, e da lui sarebbe stata lasciata
sola, nel momento più buio della sua esistenza.
Mi strinsi nelle braccia…
Freddo… avevo freddo…
Il suo fiato si condensava in nuvolette effimere.
Mi guardai ancora intorno… sembrava tutto così ghiacciato
e spoglio in quel luogo così desolato e triste.
Tutto cristallizzato.
Il mio sguardo fu attratto da una figura bianca, in lontananza.
Mi avvicinai, lo scricchiolio prodotto dalle foglie morte sotto i miei
piedi era l’unica cosa udibile da me.
Non vi era neanche un minimo soffio di vento… non vi era alcun
cinguettare di uccelli canterini… non vi era
nessuno suono… nessun segno di vita.
Arrivai in prossimità della figura.
Era una ragazza addormentata.
Si trovava sdraiata su un piccolo spuntone di roccia, ricoperto da
bianchissimo muschio ghiacciato.
I capelli così chiari da apparire
quasi fatti di vetro, allargati a raggiera dietro di lei, a formare una piccola
aureola intorno alla sua testa.
I lineamenti fini e statici, le labbra
pallide, così come la sua pelle, così chiara da sembrare fatta di
neve.
Portata un vestitino semplice e bianco, con
delle piccole spalline, corto fino al ginocchio, i piedi completamente scalzi.
Mi avvicinai ancora, l’irresistibile impulso di provare a
sfiorarla… non arrivai che a pochi millimetri da
lei che…
Harry si svegliò di soprassalto, tirandosi su a sedere sul letto, lo sguardo spalancato e sorpreso a rimirare solo l’oscurità intorno a lui.
Si passò una mano sulla fronte, a detergere il sudore freddo che, come una pellicola, la ricopriva.
Si guardò intorno, ritrovandosi nella sua camera, a Privet Drive, sul suo letto, completamente vestito.
Sentì uno spiffero colpirlo impietoso al collo. Si voltò, a guardare la finestra.
Era aperta… eppure si ricordava di averla chiusa prima di addormentarsi…
Scrollò le spalle e andò a rimediare a quanto non fatto.
Tornato a letto lo colse un brivido di freddo lungo la spina dorsale.
Freddo…
Rimase perplesso… era piena estate e lui avevo freddo…
Probabilmente si stava beccando un bel febbrone… poco male!
TCB…
Saaaaaaalve!!
Eccomi con una nuova fanfiction… ok, lo so, ne ho altre due da concludere, ma è stato più forte di me!
^______________________^;;;;;
Allur… questo è solamente il prologo di questa storia… che ve ne pare?
Incuriositi?!
Hihihi
Bhè… me lo lasciate un commentino ino ino?? Suvvia, un bel click su quell’allettante scritta blu là sotto e non se ne parla più! ^_-
Vi rimando alle mie altre storie e one.shot!!
Un bacione a tutti!!
Marcycas – the Lady of Darkness
Nota al 31/07/2014: Se voleste leggere altro scritto da me, ho pubblicato un libro a quattro mani che potrete trovare a questo link http://www.amazon.it/Guilty-Pleasure-Ludovica-Valle-Marcella-ebook/dp/B00K37549M. Dateci un'occhiata mi raccomando!