L’armadio delle spazzole,
luci seriali omologate in vitro.
L’armadio delle pozzanghere,
sulle sedie elettriche le
lacrime per inquinare.
L’armadio
delle vene putrefatte, le scale a chiocciola della casa
Dei
morti.
Mary Sue che sputava sangue allergico,le nostre magliette sbiadite,
sui cavi della luce.
Piange
Mary Sue, vive Mary Sue, dilania le fibre tessili e
corrode
Ogni
cellula, Mary Sue.
La
vuoi? Stai cercando di prenderla?
E
soffochi in Mary Sue, le sue lacrime inquinanti.
Prendi, vola, fuggi,scorticati le mani, stritolati
La cassa toracica, graffia,
mordi, le sere a strafarsi.
Ricordi Mary
Sue? Un giorno l’ha fatta finita anche lei.
Lapidava la ragione,
sciogliendola in acido solforico.
Chi vuole essere Mary Sue? Lei nel suo corpo
Non ci si vede
più.
Viveva instabile, ereggeva castelli perfetti in alluminio blu.
E questo cielo da rottamare.
Mary
Sue, sfidava il mare per farsi male, beveva l’inganno per
Assuefarsi
di pillole.
Le
sue foto, i corpi perfetti, le dimensioni parallele,
le
sigarette andate a male, il taglio sotto il mento.
L’ha
ucciso Mary Sue, il vecchio amante perverso
Che
sniffava cellulosa, abolendo la
fotosintesi di piante
In
catalogo.
Vieni con me a correre sulla circonvallazione,
che ho voglia di stordirmi un po' coi
fumi dello smog.
Ed
è un po’ me Mary Sue, perché le sue stigmate verde
Bordeaux
facevano breccia negli occhi del piccolo
Pesce Blu affetto da emicrania.
Hai
mai guardato i vermi sotto le unghie?
Hai
mai aperto le gambe da sola?
Hai
mai succhiato la tua stessa lingua?
Hai
mai smontato il cielo in un secchiello?
Sbattimi
contro il muro figlio di puttana!!
Mary
Sue aprirà le gambe
Ancora una volta.
Nota : le parti in corsivo sono prese dai testi de “Le luci
delle centrale elettrica”.