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Autore: Mari Lace    23/05/2019    3 recensioni
Kid!Nene / Kid!Satoshi
Un salto, due, tre.
La corda struscia sul collo del piede, sgraziata e ruvida.
Nene cade, soffocando un gemito; le pizzicano gli occhi, avverte le lacrime formarsi agli angoli degli occhi.
L’istinto le dice di trattenerle, ma la bambina sceglie d’ignorarlo: non c’è nessuno che possa vederla, lì. Sono andati via tutti ore prima, uno dopo l’altro – anche lui.
Il bambino dell’altra famiglia.

[La prima partecipa alla Challenge delle Parole Intraducibili indetta da Soly Dea sul forum di EFP]
PoV alternati.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nene Kinokuni, Satoshi Isshiki
Note: Kidfic, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Per il suo sorriso'
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Un salto, due, tre.

La corda struscia sul collo del piede, sgraziata e ruvida.

Nene cade, soffocando un gemito; le pizzicano gli occhi, avverte le lacrime formarsi agli angoli.

L’istinto le dice di trattenerle, ma la bambina sceglie d’ignorarlo: non c’è nessuno che possa vederla, lì. Sono andati via tutti ore prima, uno dopo l’altro – anche lui.

Il bambino dell’altra famiglia.

All’inizio aveva trovato divertente insegnargli tutto ciò che sapeva. Isshiki Satoshi si era dimostrato un bravo allievo – fin troppo, impiegando pochissimo a padroneggiare tecniche che lei esercitava da tutta la vita.

Ciò che per Nene ha richiesto anni, lui l’ha ottenuto in giorni.

Calde gocce d’acqua salata iniziano a rigarle le gote, ma non le importa. Senza realizzarlo con chiarezza, sente che sfogarsi così può farle bene.

Quel pomeriggio Satoshi era riuscito a saltare la corda cinquanta volte di fila, senza mai sbagliare. Poi si era stufato e aveva smesso.

Lei era arrivata a stento a dieci.

Tira su col naso, ripensandoci. La lesione lasciata dallo strusciare della corda brucia fastidiosamente. Odia sentirsi così impotente; cerca di ricomporsi, asciugando il volto con la manica del kimono cerimoniale. Osservando l’alone umido sulla stoffa, spera che sua madre non lo noti durante la cena.

La cena… che ora si è fatta? Presa com’era dal suo allenamento, non ha prestato attenzione allo scorrere del tempo. Solo adesso che è a terra si rende conto di quanto sia oscuro il dojo, e del suono piuttosto insistente che ha fino ad allora ignorato.

Il ticchettare della pioggia.

Butta all’indietro la testa, socchiudendo gli occhi. Come farà a tornare a casa? Probabilmente dovrà aspettare che smetta di piovere, o che qualcuno noti la sua assenza e venga a prenderla. Fa una smorfia. Non ha idea di quanto potrebbe volerci. La lesione brucia ancora. Sente rispuntare le lacrime.

«Nene-chan!»

Improvvisamente avverte il volto andarle a fuoco. Non osa immaginare quanto dev’essere rossa. Che le prende? Si tira su, decisa a non mostrarsi debole; un po’ troppo rapidamente, però. La fitta arriva traditrice, senza che lei possa sopprimere il gemito conseguente.

Il fusuma viene spalancato.

«Nene-chan!» esclama Satoshi, leggermente affannato. «Sei ferita?» indaga, assottigliando lo sguardo.

Nene assentisce a occhi bassi. La prenderà in giro per questo? Lui non si fa mai male. Trema, mentre la rabbia inizia a salire.

È pronta a reagire alle frecciate, ma Satoshi sospira. «Non ti fermi mai, una volta che hai deciso qualcosa», sussurra. Si avvicina a lei e si passa il suo braccio intorno alle spalle, così che non debba poggiare sul piede dolente.

La rabbia scema insieme al dolore; Nene è confusa. «Perché sei tornato?», chiede.

Satoshi non risponde, guidandola verso l’uscita. Una volta lì, con qualche difficoltà raccoglie un oggetto poggiato al fusuma. La bambina spalanca gli occhi; non l’aveva proprio visto.

È un ombrello.

Lo apre, poi le passa il braccio libero attorno alla vita. «Resisti, tra poco sarai medicata».

Domandandosi incredula se sia venuto per portarle un ombrello – non può essere, giusto? Ma allora perché? –, Nene inizia la lenta camminata verso casa al suo fianco.

La lesione brucia ancora, ma lei non ci fa caso: stretta al rivale che un giorno batterà, l’unica cosa che avverte è il battito a mille del suo piccolo cuore.

Lasciandosi guidare lungo il sentiero meno scivoloso, Nene si domanda se anche quello del ragazzo corra così.



















NdA
Allora. C'è poco da dire; questa non è certo tra le storie che più mi soddisfino tra le mie, anzi.
Ma per averla buttata giù dopo mesi di vuoto, non sono neanche così delusa. Mi dispiace un po' per il finale, non mi convince fino in fondo, ma non ho saputo far di meglio, a questo giro.
L'idea base per la storia l'ho avuta mesi fa, grazie alla parola "Aiaigasa" fornita da Soly Dea tra mille altre nella sua stupenda Challenge delle Parole Intraducibili (fateci un salto, se vi va). Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, e tra università e impegni vari l'illuminazione per metterla su carta è arrivata solo oggi, durante una lezione di Filologia non particolarmente coinvolgente.
Il giudizio finale lo lascio a voi, personalmente mi ha fatto piacere già solo tornare a scrivere, a prescindere dal risultato. Ed è stata anche una bella occasione per rileggere i file sul passato di questi due, che al momento sono una delle poche cose che salvo di SnS.
Se siete arrivati fin qui, grazie per aver letto e alla prossima!
Per scontato che sia, se voleste lasciarmi un commento (anche negativo, va da sé) lo leggerò con piacere. Sono super-indietro con le risposte alle recensioni, sempre perché sono stati mesi piuttosto impegnativi, ma cercherò di rispondere.
Buon proseguimento ^^

Mari



P.S.
Non era previsto, ma in fase di pubblicazione ho pensato che, tutto sommato, potrei farne una raccolta. Mi piace scrivere di questi due da bimbi. Non prometto niente, se davvero proseguirò difficilmente avverrà prima di settembre, ma intanto lascio aperta la storia.
  
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