Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: StarCrossedAyu    25/05/2019    0 recensioni
L'essere umano si è sempre spinto oltre i propri limiti: ha modificato la natura, valicato confini inaspettati, seguito il progresso incessantemente.
Eppure per Hanji Zoë nulla è più interessante delle radici che hanno dato origine alla civiltà odierna e, quando Historia Reiss le offre su un piatto d'argento la possibilità di mostrare al mondo la veridicità delle sue teorie, si butta a capofitto nell'impresa.
Levi Ackerman è un uomo dai saldi principi, dotato di un carattere ruvido e scostante che nasconde innumerevoli ferite e spaccature profonde nel suo animo martoriato.
Insieme, affronteranno uno sconvolgente e pericoloso viaggio all'altro capo dell'universo, dove un antico nemico li attende minacciando ciò che hanno di più prezioso.


|EreRiren||Storia liberamente ispirata al film "Stargate" (1994)|


|¦🏆 Vincitrice del contest Instagram - La Grande Sfida - nella categoria "Undiscovered Gems" indetto dal profilo @AmbassadorsITA¦|
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Stargate

 

 

 

 


- Epilogo -


Il gruppo di ribelli, partiti in sordina alla volta del palazzo di Ymir, fu acclamato a furor di popolo dall'intero villaggio. Le mani si protendevano verso gli eroi i quali, con il loro immenso coraggio, avevano affrontato il Dio; ne sfioravano abiti e volti, quasi potessero saggiare il gusto dell'insperata vittoria attraverso quel fugace contatto.

Reiñer, Berțhold ed Annię vennero accolti dalle lacrime di felicità dei propri cari, sui quali pesavano anni di tristezza e malinconia. Cresciuti, invecchiati, mentre l'aspetto dei tre nativi, nonostante il tempo trascorso, era rimasto il medesimo grazie alla tecnologia aliena a cui erano stati regolarmente sottoposti.

Grişha, ai margini, osservò la propria gente esultare e la luce di pura gioia che riluceva nei loro occhi. Finalmente, la libertà. Non immaginava che un simile stato d'essere risultasse così tangibile e concreto, essendo nato e cresciuto nel terrore di Ymir; tuttavia, suo figlio ci aveva creduto al punto da rischiare ogni cosa, mettendosi in prima linea per difendere quell'ideale. E'ren era il leader che, in cuor suo, desiderava che fosse.

La Squadra Speciale ed Hanji vennero minuziosamente lavati, medicati e rifocillati in attesa del sontuoso banchetto in loro onore. Quando fecero per occuparsi del Capitano Ackerman, però, qualcuno si intromise.

«Lαʂƈιαƚҽ, è ɱισ ƈσɱριƚσ.»

Le indigene sparirono oltre la tenda, lasciando i due da soli.

«Pσʂʂσ ϝαɾҽ ԃα ʂσʅσ, E'ɾҽɳ» argomentò Levi, iniziando a disfarsi della casacca strappata. Il ragazzo lo fermò, poggiando i palmi scuri su quelli pallidi dell'altro, sobbarcandosi quel compito a lui intimamente gradito.

«Nσ ƈԋҽ ɳσɳ ρυσι. Sҽι ʂƚαɳƈσ ҽ ϝҽɾιƚσ.»

«Sσɳσ ʂσρɾαʋʋιʂʂυƚσ α ƈσʂҽ Ⴆҽɳ ρҽɠɠισɾι.»

Il castano sbuffò, arrossendo impercettibilmente.

«Pҽɾƈԋé ɾҽɳԃι ƚυƚƚσ ƈσʂì ԃιϝϝιƈιʅҽ...? Sҽι ιʅ ɱισ ʂρσʂσ, ԃαɳɳαȥισɳҽ, ʋσɠʅ-»

Le parole gli morirono in gola, sostituite dal verso sorpreso e appagato che emise non appena Levi si impossessò della sua bocca.

C'era disperazione, in quel bacio, qualcosa di maledettamente struggente. Era il primo che si scambiavano, dopo la morte del giovane. Il ricordo del suo corpo inerte faticava ad abbandonare il soldato, il quale voleva sostituire quel quadro macabro dalle tinte vermiglie col sapore delle sue labbra, il suono del suo cuore palpitante e il calore del suo respiro erratico.

Quando lo liberò da quel dolce supplizio, entrambi tremavano senza alcun controllo, sopraffatti dalle loro stesse emozioni.

«Tι αʋҽʋσ ρҽɾʂσ.»

E'ren si abbandonò al suo tocco incredibilmente delicato. Quelle mani, che avevano ucciso senza pietà, erano altresì in grado di offrire conforto e protezione. Quanta agonia aveva patito...? Quanto sconforto aveva assalito l'uomo, nell'istante in cui la vita lo aveva abbandonato...?

«Tυ ɱι ԋαι ʂαʅʋαƚσ.»

Levi intrecciò le dita tra le ciocche d'ebano del compagno.

«Nσɳ ʅαʂƈιαɾɱι ριù» sussurrò, la fronte sulla sua e lo sguardo fisso in quelle pozze verdi che parvero farsi umide a quella supplica.

«Nσɳ ʅσ ϝαɾò...»

L'ora successiva, E'ren si dedicò unicamente al marito, detergendolo con premura e disinfettandone le ferite con attenzione. Con gesti accorti, applicò unguenti sugli ematomi e fasciò tagli ed escoriazioni. Il corvino si lasciò accudire all'unico scopo di tranquillizzarlo, beandosi dei suoi modi gentili e della premura che infondeva in ogni singola carezza.

Eppure, nonostante si respirasse un clima di festa, l'animo degli amanti era offuscato dall'ombra cupa dell'inevitabile ritorno che aleggiava su di loro.

 

-


Era trascorsa una settimana da quel giorno che, per i nativi, rappresentava una vera e propria rinascita, lasciando che qualunque altro pensiero passasse in secondo piano rispetto all'entusiasmo e la gioia che permeava ogni angolo del villaggio semidistrutto. I drappeggi della divinità erano stati bruciati e tutti si erano rinvigoriti, bevendo il potente distillato della tribù e ballando al ritmo degli antichi canti che si tramandavano da generazioni.

Ora, la luce emanata dallo Stargate si rifletteva lungo le pareti rocciose del cunicolo al di sotto delle decadenti mura in superficie.

Anche Schultz era svanito oltre la bolla che separava le due realtà. Mancava solo lei.

Hanji sospirò, indecisa su cosa realmente provare: era certamente felice di aver scoperto un nuovo mondo, una civiltà dalla quale avevano avuto origine le fondamenta su cui si reggeva quella da cui proveniva; soddisfazione di aver adempiuto al compito affidatole, ovvero attivare il portale che avrebbe consentito alla squadra di poter tornare sul pianeta natale; incredulità nell'essere sopravvissuta alla furia di un extraterrestre millenario. Ciò che più le opprimeva il petto, però, era la malinconia di non poter raccontare nulla di tutto ciò ad anima viva e, soprattutto, il perché.

Si voltò, un sorriso mesto a curvarle le labbra, secche per il troppo caldo.

«Ne sei davvero sicuro?»




La Squadra Speciale, riunita intorno al falò, sapeva che l'idillio sarebbe terminato nell'esatto momento in cui avrebbe presentato un rapporto dettagliato sulle scoperte fatte ed ogni singolo evento accaduto dopo aver attraversato lo Stargate. I soldati si erano guardati negli occhi, leggendovi il medesimo futuro che si prospettava per quel luogo finalmente in pace: primi contatti tra pianeti, negoziazioni per quel minerale sconosciuto dall'immenso potenziale e, se queste non fossero andate a buon fine, guerra.

Chi aveva combattuto per Smith sapeva con assoluta certezza che, se glielo avessero ordinato, non avrebbe esitato a radere al suolo ogni cosa intralciasse il suo cammino. Marley ne era l'esempio lampante. Troppo sangue continuava ad essere versato in quel territorio seviziato dalla bramosia umana; non era necessario che accadesse anche in quel punto remoto della galassia.

Di comune accordo, quindi, avevano elaborato la versione da riferire ai superiori: giunti in un luogo inospitale, disabitato e la cui unica forma di vita pareva essere un virus, quest'ultimo aveva contagiato uno di loro, uccidendolo tra atroci sofferenze senza lasciargli alcuna via di scampo; la vittima, il Capitano Ackerman.




L'uomo, che aveva abbandonato la divisa e indossava gli abiti della gente che lo aveva orgogliosamente accolto, le rivolse un cenno del capo.

«Sí, lo sono.»

Fingere la propria dipartita e spacciare il pianeta come pericoloso era il modo migliore per tenere tutti al sicuro. Lo Stargate, per paura di un possibile contagio, sarebbe rimasto sigillato per molto tempo, se non addirittura andato distrutto.

In fondo, il suo mondo non gli aveva offerto altro che sofferenza. Non c'era più nulla, lì, per cui valesse la pena vivere.

Hanji, con le lacrime agli occhi, lo strinse in un abbraccio decisamente troppo energico, facendolo gemere per il dolore. Le ferite inflittegli da Ymir dolevano ancora, dopotutto.

«Mi mancherai, nanerottolo. Sei una brava persona, più di quanto tu creda» mormorò con voce rotta. Il corvino sorrise, ricambiando il gesto con molta meno enfasi ma altrettanta intensità.

«Tu invece sei una rogna, quattrocchi. Torna in mezzo ai libri, è quello il tuo posto.»

Posandogli le mani sulle spalle, la studiosa lo guardò per quella che probabilmente sarebbe stata l'ultima volta.

«Starai bene?»

Le iridi di Levi, a quella domanda, cercarono l'unica cosa che potesse darle la giusta risposta.

E'ren fissava, col naso all'insú, i giochi di luce causati dallo Stargate sul soffitto, completamente rapito da quello spettacolo. Il giovane era tutto ciò di cui l'uomo sentiva il bisogno. Il legame che si era formato tra i due andava solidificandosi ad ogni secondo che passava, rendendo infine loro impossibile il solo pensare a una eventuale separazione.

Hanji gli sorrise. «Allora, è un addio.»

«Solo se sarete credibili. Mi fido di te» le disse, estraendo dalla tunica qualcosa e porgendoglielo. «Dai questo alla Signorina Reiss, e dille che aveva ragione.»

La donna osservò il ciondolo a sei punte cadere nel proprio palmo, principio di quella straordinaria avventura.

«Ragione su cosa...?» gli chiese, incapace di trattenersi.

Levi guardò E'ren, giunto al suo fianco, stringergli la mano. Le loro dita si intrecciarono nel più naturale dei modi, tasselli di un unico essere scisso in due entità distinte, destinate a trovarsi per non separarsi mai più.

Sapeva che Historia, in cuor suo, avrebbe capito.

«Mi ha davvero portato fortuna.»

La bruna, commossa, si strofinò il volto per poi sfoggiare un enorme ghigno.

«Glielo dirò.» Portò il pugno destro al cuore. «Capitano Ackerman.»

L'ormai ex soldato la imitò, seguito dal compagno e il resto dei presenti: Mikąsa, Jeañ, Sa'sha, Connî, Grişha - a cui aveva regalato le proprie lenti, lasciandolo sorpreso e grato per quell'inaspettato dono -, persino i piccoli Gabi e Falco erano lì per porgere omaggio un'ultima volta ai viaggiatori delle stelle.

«Dottoressa Zoë.»

Con quell'immagine impressa nell'animo, Hanji fece un profondo respiro e prese la rincorsa, lanciandosi nel varco che la inghiottí. Percepì distintamente il suo corpo disintegrarsi in piccoli frammenti che velocemente la scaraventarono nell'oscurità del cosmo; il gelo dello spazio la trafisse come mille aghi, mentre superava la prima costellazione e veniva annichilita dal suo calore, poi la successiva e un'altra ancora fino a che scorse una luce farsi sempre più vicina.

Quando questa la avvolse, non ebbe paura. Sapeva che, una volta aperti gli occhi, sarebbe stata finalmente a casa.


   
 
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