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Autore: Harley Sparrow    31/05/2019    2 recensioni
Seguito di This is Us – Youth
Anno 1994/1995
Edmund, Frannie e Margaret proseguono con il loro sesto anno gli studi presso la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Li abbiamo lasciati sull'Espresso del ritorno, e li ritroveremo con l'estate nel mondo magico.
Tra la Coppa del Mondo di Quidditch, il Torneo Tremaghi, nuovi amici e vecchi rancori, conti in sospeso e baci rubati nelle aule deserte, sirene squamate e draghi sputafuoco, ce ne saranno per tutti, di belle e di brutte.
Saltate a bordo e tenetevi forte, un nuovo anno vi aspetta!
*
Dal testo:
-Sai mamma, Edmund e Margaret giocano per Serpeverde!
Esclamò Frannie, per cambiare argomento.
-In verità io giocavo.
-Non dire sciocchezze, Mag. Dopo la disfatta di Draco di quest'anno, il prossimo avrai un posto assicurato in squadra!
La rassicurò Edmund, deciso. A quelle parole i genitori di Frannie si guardarono complici.
-L'anno prossimo, dici? Chissà...
Iniziò Jane, ridendo sotto i baffi.
-È possibile che avrete altro a cui pensare...
Continuò Josh, guardandola ammiccante.
-Io non mi preoccuperei molto della squadra! Anzi, fossi in voi non me ne preoccuperei per niente!
Frannie sbuffò.
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XVIII
 
LA TERZA PROVA
 
Il mattino della terza prova la casa di Tassorosso si svegliò in modo diverso dal solito. Tutta la casa era in agitazione, il nervosismo attraversava la Sala Comune come una scarica elettrica. Alle sette del mattino Cedric Diggory era già seduto sulle poltroncine di broccato dorato, e masticava dei cookies con aria assente. Fuori era soleggiato, e la stanza era completamente invasa dal sole. Le tende giallo chiaro appese come drappi alle pareti non facevano che far riflettere la luce da una parte all'altra illuminando in modo uniforme la stanza. Il ragazzo sospirò. Hannah Abbott, che lo guardava sconsolata, gli porse un altro biscotto.
-Grassie, 'nnah.
Borbottò, masticando lentamente.
-Aspettiamo che Aurora si svegli, poi andiamo a fare colazione tutti insieme.
Disse Tony a bassa voce. Un gruppo di studenti abbastanza nutrito sedeva nei posti liberi e per terra, tutti intorno al loro prefetto. In silenzio, per lasciargli il tempo di pensare.
Persino Smith, che di solito era simpatico come una piuma di fenice in culo, tentava di sorridere in modo solidale.
-Mi ha scritto Pevensie.
Esclamò Cedric, allontanando il sacchetto di cookies fatti in casa con espressione disgustata. Da quando si era svegliato ne aveva mangiate già due dozzine.
-Dice che probabilmente riuscirà a venire almeno per la fine. A quanto pare ci sarà un sacco di gente.
Il ragazzo aveva un colorito verdastro e due brutte occhiaie. Non doveva aver dormito molto la notte prima. Guardò verso la vetrata che si affacciava sul giardino. Ai suoi piedi, diversi vasetti pieni di piante e fiori assorbivano il sole, ognuno con un cartellino col nome del proprietario.  Aurora era la proprietaria di una buona metà di loro.
-Vedrai, non ti accorgerai neanche che ci sarà qualcuno a guardarti. Finirà subito.
Lo rassicurò Tony, dandogli qualche pacca sulla spalla. 
-Sarà meglio che vada a svegliarla, altrimenti non la finiamo più.
Esclamò Susan, alzandosi di scatto e andando verso il dormitorio femminile. Aurora amava dormire, questo era certo, ma quel giorno non era possibile attardarsi troppo.
-Ah, Tony!
Esclamò Cedric, in tono leggermente più sveglio. Il ragazzo lo guardò, sollevando un sopracciglio. Gli porse un pacchetto avvolto da carta dorata.
-Stasera non penso che ci sarò. Comunque vada, penso starò con mio padre, ci saranno interviste... avrò altro a cui pensare. 
Il compleanno di Tony era stato all'inizio del mese, ma il ragazzo, come l'anno prima, aveva aspettato la fine degli esami per fare una festicciola. Quella sera avrebbe dovuto offrire qualcosa da bere in Sala Comune, e il giorno dopo avrebbe fatto un piccolo picnic al Lago con la sua ragazza e gli amici che non erano in Tassorosso. Sinora aveva ricevuto due regali. Un magnifico orologio dai suoi genitori come da tradizione magica, che oltre all'ora gli indicava anche le cose da fare, e da Frannie un bracciale da uomo in argento molto bello. Gli aveva detto che quando qualcuno dei suoi cari si fosse trovato in pericolo si sarebbe scaldato e avrebbe trovato incisi il suo nome e il luogo in cui si trovava, così da poter sempre prestare soccorso. Sinora non aveva mai dato segni di vita, il che era discretamente rassicurante. Siccome avrebbe dovuto festeggiare tra oggi e domani, probabilmente ne sarebbero arrivati altri presto.
-Ced, non dovevi!
Rispose perplesso il ragazzo, sorridendo imbarazzato. Mise il pacchetto in tasca.
-Lo aprirò stasera, insieme agli altri.
-Mi dispiace non esserci.
-Ma figurati! Il vincitore del torneo avrà ben altro da fare! 
A quelle parole l'altro fece una smorfia scettica.
-Sì, come no...
Prima che qualsiasi altro dei Tassorosso potesse commentare sulle solidissime probabilità di vittoria di Diggory, apparve Aurora. I ragazzi non sapevano come diavolo facesse, ma anche se sino all'istante prima era ancora nel mondo dei sogni, uscì perfettamente pulita, vestita, truccata e pettinata. Si sistemò il vestito rosa mentre sorrideva. I ragazzini del primo anno, tutti innamorati di lei, la fissarono con sguardo vitreo. Lei si avvicinò e diede a Cedric un bacio sulla guancia. 
-Possiamo andare.
Tutti si alzarono da dove erano seduti, molti afferrando striscioni e bandiere che avevano lasciato sul tavolo, e andarono a fare colazione. Quando arrivarono c'erano già quasi tutti. Riempiono la tavolata prima vuota.
-Oh, eccoli.
Commentò Frannie, illuminadosi seduta al suo posto. Dimitar a vederli sbuffò.
-Certo che sono proprio strani.
-Io li trovo carini.
Commentò Margaret.
-Chi vincerà?
Chiese Edmund, sovrappensiero, guardando i candidati. Nessuno di loro aveva un'ottima cera, quella messa peggio sembrava la Delacour, che a quanto pareva non godeva più troppo della simpatia dei suoi compagni, che sembravano molto seccati ed evitavano di rivolgerle la parola.
-Con il culo che si ritrova vincerà Potter, garantito!
Borbottò Frannie, staccando un bel pezzo di muffin ai mirtilli e ficcandoselo in bocca. A quelle parole Margaret sbuffò.
-Non mi sembra proprio fortunatissimo onestamente.
Commentò, alzando un sopracciglio.
Prima che l’amica potesse ribattere, Dimitar si inserì nel discorso.
-Sapete, tra tutte le cose strane di Hogwarts, come trattate Harry Potter è una delle più strane.
Gli altri lo guardarono, colpiti dall'intervento inatteso.
-Cosa vuoi dire?
Domandò Jasmine, incuriosita. Il ragazzo si grattò la testa, cercando di raccogliere le idee per imbastire una spiegazione in inglese decente. Quell'anno era migliorato molto, ma tendeva sempre a non addentrarsi in racconti troppo complessi.
-Lui è famoso, no? Anche noi abbiamo uno famoso, a scuola. Sto parlando di Krum, ovviamente. Ecco. Krum, le persone lo adorano. Tutte le ragazze lo vogliono. Certo, c'è chi lo invidia, chi vorrebbe essergli contro, chi è cattivo alle spalle ma comunque davanti è perfetto... per voi è come se Potter non esistesse. Qualcuno dice addirittura che è lo sfigato della scuola. Sta sempre in giro con le stesse persone, a nessuno importa di lui. È strano.
I ragazzi si guardarono interdetti. Non ci avevano mai pensato. Effettivamente, per essere una celebrità, Potter non era molto popolare.
-Pensavo che a te non piacesse Krum. Quindi c’è a chi non piace.
Intervenne Edmund.
-Io sono diverso.
Rispose lui, rabbuiandosi. Lanciò un'occhiata a Karkaroff attraverso la sala e tacque. Guardò in basso, verso il piatto, sospirando. Frannie gli posò una mano sulla spalla.
-Non tornerai più lì.
Dimitar alzò nuovamente gli occhi di scatto.
-Cosa?
-Questo era il tuo settimo anno. Non tornerai più lì. È finita adesso.
Lui aveva gli occhi ardenti. I ragazzi pensarono di non conoscere per niente il ragazzo che avevano di fronte, ma di sapere quello che bastava. Che era una brava persona e che avrebbero potuto fare affidamento su di lui a occhi chiusi. E che amava la vodka, ovviamente.
Prima che il ragazzo potesse rispondere però, qualcosa catturò la loro attenzione. Margaret vide con la coda dell'occhio Malfoy, Tiger e Goyle che schiamazzavano e facevano smorfie verso il tavolo Grifondoro. Alzò gli occhi al cielo.
-Cosa è successo adesso?
Edmund sbuffò, scuotendo la testa.
-Credo parlino di questa cretinata qui.
Allungò la Gazzetta del Profeta e Margaret, Frannie e Jasmine si sporsero a guardare. Dimitar intanto guardava verso Krum, che parlava con Hans di qualcosa che sembrava importante.
"Harry Potter è disturbato e pericoloso."
Lesse Margaret ad alta voce, con disgusto e indignazione.
-Che problemi ha la Skeeter? Questa cosa è gravissima!
Frannie, che intanto continuava a leggere, sgranò gli occhi.
-E non hai letto l'articolo. È anche peggio.
Lo sguardo di Margaret tornò sul foglio.
 
"Il ragazzo che ha sconfitto Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato è instabile e potenzialmente pericoloso, scrive Rita Skeeter, inviato speciale. Sono venute alla luce testimonianze allarmanti sullo strano comportamento di Harry Potter, che insinuano seri dubbi sull'opportunità che partecipi a una gara impegnativa come il Torneo Tremaghi, e perfino che frequenti la scuola di Hogwarts. 
Potter, come la Gazzetta del Profeta è in grado di rivelare in esclusiva, sviene regolarmente durante le lezioni, e spesso lo si sente lamentare un dolore alla cicatrice che porta sulla fronte (ricordo della maledizione con la quale Voi-Sapete-Chi cercò di ucciderlo). Lunedì scorso, nel corso di un lezione di Divinazione, il vostro inviato della Gazzetta del Profeta può testimoniare che Potter è uscito di gran fretta dalla classe, sostenendo che la cicatrice gli faceva troppo male per continuare a studiare. 
È possibile, spiegano i massimi esperti dell'Ospedale di San Mungo per le Malattie e Ferite Magiche, che il cervello di Potter sia stato danneggiato dall'aggressione di Voi-Sapete-Chi, e che la sua insistenza nel sostenere che la cicatrice gli fa ancora male sia una manifestazione del profondo stato confusionale in cui versa. 
«Potrebbe anche fingere» ha dichiarato uno specialista, «la sua potrebbe essere una richiesta di attenzioni». 
La Gazzetta del Profeta, intanto, ha scoperto fatti preoccupanti a proposito di Harry Potter che Albus Silente, Preside di Hogwarts, ha accuratamente tenuto nascosti al pubblico mago. 
«Potter parla il Serpentese» rivela Draco Malfoy, uno studente del quarto anno di Hogwarts. «Un paio di anni fa si sono verificate parecchie aggressioni ai danni di studenti, e tutti pensavano che dietro ci fosse Potter: aveva perso la testa al Club dei Duellanti e aveva aizzato un serpente contro un altro ragazzo. Ma è stato tutto messo a tacere. Lui però ha anche fatto amicizia con lupi mannari e giganti. Siamo convinti che farebbe qualunque cosa per un briciolo di potere». "
 
-Ah! Maledetto idiota!
Esclamò, prima di proseguire.
 
"Il Serpentese, la capacità di parlare ai serpenti, da molto tempo è considerato un'Arte Oscura. In verità, il più celebre conoscitore del Serpentese dei nostri giorni è nientemeno che Voi-Sapete-Chi in persona. Un membro della Lega di Difesa contro le Arti Oscure, che preferisce conservare l'anonimato, ha dichiarato che riterrebbe ogni mago in grado di parlare Serpentese «passibile di indagini. Personalmente, nutrirei gravi sospetti su chiunque sapesse conversare con i serpenti, poiché questi rettili sono spesso usati nella Magia Oscura della peggior specie, e sono storicamente legati ai malfattori». Parimenti, «chiunque cerchi la compagnia di creature malvagie come lupi mannari e giganti parrebbe nutrire inclinazioni violente».  Albus Silente dovrebbe senza dubbio chiedersi se a un ragazzo del genere debba essere permesso gareggiare nel Torneo Tremaghi. C'è chi teme che Potter possa ricorrere alle Arti Oscure nel suo folle desiderio di vincere il Torneo, la terza prova del quale avrà luogo questa sera."
 
-Non posso crederci.
Commentò Jasmine, scuotendo la testa.
-Gli hanno dato del folle!
Esclamò Margaret indignata.
-Davvero di cattivo gusto.
Convenne Frannie, dando uno sguardo al tavolo dei Grifondoro. Potter non sembrava essere molto scosso. La Granger d'altro canto uscì di fretta dalla Sala, con espressione palesemente aggressiva.
-Quel ragazzino non farebbe male a una mosca. 
Borbottò Margaret ancora incredula.
Quando la colazione finì e Dimitar si unì ai ragazzi del settimo anno, i Serpeverde si alzarono e Tony si avvicinò a loro. Lui e Frannie si scambiarono un bacio, poi Edmund indicò il muro vicino al tavolo Tassorosso e ghignò.
-Ci siete andati giù pesanti, eh?
Tony sorrise e si sistemò i capelli con imbarazzo. Una pila enorme di striscioni e stendardi color oro e nero e talvolta con lo stemma di Hogwarts era posata disordinatamente accanto al muro.
-La abbiamo già portata qui perché poi non faremo in tempo. Ora tutti tranne quelli del quinto e del settimo hanno esami, e poi dalla cena dovremo correre direttamente alla gara.
-Che carini!
Esclamò Frannie sorridendo. Margaret, che sinora era riuscita a dissimulare perfettamente la sua preoccupazione per l'esame di incantesimi che si avvicinava, sospirò.
-Non andiamo, vi prego! Si lamentò a bassa voce.
-Su, Mag, andrai benissimo. Ed è l'ultimo esame. Da stasera libertà!
La rassicurò Edmund, passandole un braccio intorno alle spalle.
Lei scosse la testa affranta.
-Spero che non chieda gli incantesimi del fuoco, mi sono esercitata pochissimo e non vorrei bruciare il foglio della teoria.
Mormorò Jasmine, mordendosi il labbro.
-Io sono più debole su quelli dell'acqua, ma penso che andrò piuttosto bene.
Esclamò Tony, moderatamente preoccupato, prendendo Frannie sottobraccio. 
-Cavolo, spero di riuscire a combinare qualcosa!
Si lamentò Margaret. Frannie alzò gli occhi al cielo.
-Prenderai E, e io sarò autorizzata a farti del male.
-Tanto Edmund mi difenderà!
-Tanto Tony difenderà me!
I due ragazzi si guardarono.
-Ah, noi non vogliamo saperne niente!
Chiarì Edmund, sollevando le mani in segno di pace.
-Come sarebbe a dire? Siete i nostri ragazzi, dovete combattere per noi!
Esclamò indignata Frannie.
L'esame volò. Benché i ragazzi del sesto anno erano meno attenti del solito, sicuramente pensando alla prova, nessuno sembrò avere troppe difficoltà. Incantesimi era una delle materie portanti, ma nessuno la trovava la più difficile. Jasmine andò con Aladdin a farsi un volo nel giardino, e gli altri si incamminarono pigramente verso la Sala Grande.
Frannie e Edmund si diedero il cinque e improvvisarono un ballo per la fine degli esami. Tony sorrise, le altre due li ignorarono.
-Voi cosa avete risposto alle nove?
Chiese Laetitia con il libro sottobraccio e una piuma dietro l'orecchio.
-Feraverto! Perché, qual era?
Chiese Margaret, preoccupata.
-Anche io ho risposto quella, meno male!
Frannie alzò gli occhi al cielo. 
-Abbiamo finito gli esami, possiamo smettere di parlarne per favore? Nessuno ha bruciato nulla, saranno andati alla grande!
-Vorrei avere la tua sicurezza...
Borbottò Margaret a bassa voce. L'amica la ignorò. Edmund le sorrise compassionevole, ben sapendo che sicuramente la ragazza avrebbe spaccato all'esame, come in tutti gli altri. 
-Non vedo l'ora di arrivare a pranzo.
Disse Tony. 
-Cedric sarà un fascio di nervi. Spero che i genitori lo abbiano tranquillizzato.
-I genitori?
Chiese Edmund curioso.
-Sì, da quel che ho capito i genitori dei campioni sarebbero venuti in visita oggi. Per stare un po' con loro prima della prova.
-Oh.
Commentò Margaret, in modo triste.
-Spero che Potter abbia qualcuno. Chissà come dovrà sentirsi solo, altrimenti.
-Sono sicura che avrà qualche parente, oltre ai genitori. Qualcuno deve pur essere venuto a vederlo!
Commentò Frannie, per rassicurarla.
-Ho sentito i gemelli dire ai compagni che probabilmente sarebbe venuta la loro madre oggi. Magari è per questo.
Commentò Laetitia. Margaret si illuminò.
-Oh, sarebbe una cosa molto bella da parte dei Weasley!
-A proposito Pevensie, ho sentito che ci sarà anche tuo fratello oggi.
Aggiunse Tony. Edmund aggrottò la fronte.
-Devi esserti sbagliato Tony, non mi ha detto nulla del genere!
Rispose il ragazzo, e l'altro alzò le spalle. Laetitia fece una piccola smorfia impercettibile. 
Iniziarono a dirigersi verso la sala Grande. L'esame era durato dalle otto alle dieci, e il pranzo non ci sarebbe stato per la prossima ora e mezza. 
-Che ne dite di andare un po' a ficcanasare nel posto in cui faranno la prova? Così capiamo cosa combinano! Propose eccitata Frannie. Edmund annuì entusiasta. Quando girarono l'angolo però, si fermò. Fece un'espressione sofferente e si portò le mani allo stomaco. 
-Ed? Ed, che hai?
Chiese immediatamente Margaret, avvicinandosi. Lui spalancò gli occhi.
-Non mi sento tanto bene. Non so cosa succede. 
Mormorò, ansimando. Tony si avvicinò per osservarlo meglio. Frannie si stava già voltando per portarlo in infermeria di corsa, quando una voce roca li fece sussultare.
-Ehi, tutto a posto qui?
I ragazzi cercarono la fonte di quella voce. Alastor Moody  era appena apparso come dal nulla, e sembrava avere lo sguardo più folle del solito. Si avvicinò a Edmund e gli toccò la fronte con la mano. Lui smise di respirare per un attimo, fissandolo senza sapere cosa dire.
-Tutto ok ragazzo?
Lui annuì, cercando di tenere un contegno.
-Forse è meglio fare una visita a Madama Chips. Portatelo voi, io ho delle cose importanti da fare.
Ordinò brusco, facendo roteare l'occhio blu elettrico verso tutti i presenti, prima di inchiodare Edmund in modo sospettoso con entrambi i suoi occhi. Si allontanò zoppicando, e sparì.
-Ed? Ci sei amico?
Mormorò Frannie, sfiorandogli la spalla. Lui annuì. Tony gli fece passare il braccio intorno alle spalle.
-Vieni, andiamo forza.
Gli disse, mentre Margaret gli prendeva discretamente la mano, con la paura che le troppe attenzioni di tutti potessero soffocarlo.
-No.
Disse lui, semplicemente. Da bianco come un lenzuolo sembrava quasi tornato a un aspetto normale. 
-Non c'è bisogno. Sto bene adesso.
Mormorò, separandosi dalla presa di Tony e sistemandosi i vestiti.
-È stato solo un attimo.
-Penso che dovremmo andare, almeno per farti dare un'occhiata. Non avevi una bella cera un attimo fa, Ed. Disse Margaret dolcemente.
-È stato un attimo, davvero.
Decisero di andare comunque in giardino, ma tenendolo d'occhio. Margaret gli tenne la mano tutto il tempo, ma cambiò subito argomento per metterlo a suo agio. Lui la guardò grato e lei gli strinse la mano in segno d'intesa. Frannie invece continuò a pensare alla cosa strana che era successa poco prima.
-Non l'ho mai visto così. 
Mormorò Frannie a Tony, in modo che solo lui sentisse.
-Generalmente non è un buon segno. Edmund è, come dire... sensibile. Potrebbe esserci qualcosa sotto.
Il ragazzo alzò le spalle in risposta, poco convinto.
Tentarono di avvicinarsi come avevano deciso al campo da Quidditch, dove si diceva sarebbe stata la terza prova. Come il campo fu in vista, però, si imbatterono in una squadra del ministero, che ordinò loro di girare a largo per lasciarli ai loro preparativi. I ragazzi dunque deviarono verso il Lago. Edmund sembrava essersi davvero ripreso, camminava tranquillo tentando di assorbire il sole estivo. Gli altri continuavano a fissarlo in maniera apprensiva non appena si girava da un'altra parte, per non farlo sentire troppo osservato. Arrivati sulla sponda, Edmund e Frannie si sedettero con la schiena appoggiata al tronco di un albero, e Margaret si coricò sull'erba e posò la testa sulle gambe di Edmund, che iniziò ad accarezzarle i capelli. Tony e Laetitia si sedettero a qualche passo di distanza, lei tirò fuori dalla borsa gli appunti di trasfigurazione e si mise a controllare le risposte date all'esame del giorno prima. Margaret sospirò, godendosi il momento, poi estrasse un libro dalla cartella e cominciò a leggere.
-Tutto ok, non è vero?
Sussurrò Frannie a Edmund, osservando Tony mordersi il labbro mentre guardava gli appunti confusi dell'amica.
-Sì. Sto bene.
Rispose lui a bassa voce, per non disturbare Margaret nella lettura. Continuò ad accarezzarle i capelli.
-Pensi che potesse essere Moody?
Lui sospirò.
-Non credo, Fran. Lui c'è da tutto l'anno, e non mi era mai successa una cosa del genere. 
-Però sei sempre di malumore durante le sue lezioni.
-È vero... però non così tanto. Non era mai stato così tanto.
-Spero che non c'entri nulla davvero.
-Magari ho solo avuto un calo di zuccheri!
La ragazza scosse la testa.
-Con tutto quello che ti sei ingollato a colazione? Raccontane un'altra!
Lui sorrise e lei sospirò.
-Sono proprio contenta di averti nominato mio amico il primo anno!
Continuò lei, guardandolo di sbieco.
-Mi hai proprio rovinato!
Rispose lui con un ghigno.
-Dai, un po' di bene te lo ho portato anche io!
Lui fece una smorfia scettica e Frannie sbuffò.
-Ti ho presentato Margaret!
Si lamentò lei, offesa. Edmund ridacchiò.
-Sto scherzando, Fran. Certo che sono contento anche io.
-E poi ti ho presentato Margaret!
Insistette.
-E poi mi hai presentato Margaret. Anche se all'inizio le stavo proprio antipatico.
-Tu eri antipatico, Ed. È diverso.
Rispose l'amica, e Margaret, che stava origliando con mezzo orecchio, per metà ancora concentrata sulla lettura, a quelle parole si lasciò sfuggire un sorrisino. Sì il ragazzo era davvero antipatico a quel tempo.
-Beh, non stavo antipatico a te.
Rispose lui, mettendosi più comodo lungo il tronco 
-Non a me, hai ragione.
-Maledizione!
Sbuffò Laetitia, a voce così alta che Margaret sussultò e le cadde il libro sul naso.
-Ahia.
Sospirò frustrata. Edmund e Frannie ridacchiarono.
-Che succede Laets?
Chiese, massaggiandosi il naso e guardandola con un sopracciglio alzato.
-Penso di aver fatto un casino con trasfigurazione.
Margaret chiuse gli occhi.
-Non me ne parlare, ti prego. Se sono stata bocciata voglio saperlo il più tardi possibile!
Frannie e Tony si guardarono con aria scettica.
-Sì, come se fosse possibile...
Borbottò Edmund alzando gli occhi al cielo. Mag arrossì ma preferì non rispondere. Passarono qualche ora nel relax assoluto, a prendere il sole. Edmund pareva ricaricare le batterie ogni istante passato sotto la luce solare. Margaret sorrise a guardarlo.
-Domani forse riusciremo a farci il bagno, al picnic.
Disse Frannie, guardando il Lago con aria sognante.
-Perché no, sì. Mi piacerebbe.
Rispose Tony, sfiorandole la mano.
-È davvero arrivata l'estate.
Sospirò Laetitia sorridendo. Quando a Edmund brontolò rumorosamente la pancia, capirono che era ora di alzarsi. Tony si sollevò in fretta, pulendosi velocemente i pantaloni dal terriccio.
-Andiamo, forza! 
Disse, dondolando impazientemente sulle gambe. Aiutò Frannie ad alzarsi, poi anche gli altri, di malavoglia, li seguirono.
-È quasi ora.
Sussurrò Edmund all'orecchio di Margaret, aveva l'aria eccitata. Lei annuì, poi si incupì un'istante.
-Tu stai davvero bene, vero Ed?
Lui alzò gli occhi al cielo e annuì.
-È stata una cosa temporanea. Fidati.
-Sarà meglio tenerti d'occhio. Non è mai un buon segno, lo sai.
-Non fare la Susan della situazione Mag, va tutto benissimo!
Lei sbuffò. 
-Va bene, va bene, ho capito!
 
*
 
La giornata passò relativamente tranquilla, e il pomeriggio scorse pigramente per i tre Serpeverde. Tony era completamente assorbito da Cedric come gli altri Tassorosso, quindi Frannie era stata in compagnia di Draco a chiacchierare sul Ministero e a guardare Blaise e Pucey giocare a scacchi, tentando di incantare le spilla Potter per sabotarle senza farsi scoprire, ma ebbe scarso successo. Edmund e Margaret erano saliti in camera di Edmund. Avevano passato qualche ora tra loro, sicuramente per parlare un po' di quello che era successo la mattina. Il ragazzo sarebbe morto piuttosto che ammetterlo, ma quelle attenzioni in realtà gli scaldavano il cuore. Quando fu quasi l'ora di cena, dopo aver ricevuto un bacio sul collo di addio, che durò più del previsto, Margaret uscì dalla stanza e andò a recuperare Frannie e Jasmine per convincerle a cambiarsi. Non era stato specificato nessun dress code per l'occasione, quindi decisero di fare da loro. Frannie trasfigurò il suo completo dei Puddlemore che aveva usato per la coppa del mondo, canotta e calzoncini, in un completo di Hogwarts, modificando con la magia il logo che stava proprio al centro della canottiera rendendolo lo stemma della scuola. Anche Margaret ebbe un'iniziativa simile, indossando la maglia della squadra a cui trasfigurò il logo, e dei pantaloncini a vita alta neri. Jasmine, che con Aladdin avrebbe dovuto tifare Potter sedendosi nella curva Grifondoro, optò per un top rosso e oro e dei pantaloni a palazzo scarlatti. Scesero elettrizzate e soddisfatte. In Sala Comune molti erano in fibrillazione, e le spille contro Potter lampeggiavano un po' ovunque. Qualcuno si era fatto prestare la sciarpa Tassorosso da un amico. In altri tempi non sarebbe mai accaduto, ma avrebbero fatto di tutto pur di non dare il loro sostegno a Potter. Eccezion fatta, ovviamente, per Mary Sue. La ragazza aveva un vestito rosso corto, con uno scollo sulla schiena. Un leone rampante all'altezza della pancia e sul volto un trucco da, come lo definiva lei, sexy leonessa con tanto di orecchie sulla testa. Singhiozzava senza far uscire lacrime, sicuramente per non rovinare il suo fantastico trucco.
-Voi non capite! Harry è la mia vita! È come un fratello per me! 
I ragazzi intorno a lei tentavano disperatamente di ignorarla, con scarsi risultati dati i decibel raggiunti dalla ragazza.
-Qualcuno la pietrifichi, vi prego.
Disse Pansy, massaggiandosi la testa con espressione addolorata. Si riprese subito dall'emicrania vedendo Jasmine passare, e come molti altri la guardò con astio e sospetto. Lei agitò i capelli e sorrise. Il suo outfit filo Grifondoro la rendeva molto fiera, anche là in mezzo.
-Siete degli insensibili!
Piagnucolò Mary.
-Odio questa casa! Sarei dovuta nascere Grifondoro!
-Lo sappiamo, credimi. 
Disse freddamente Hans, seduto vicino alla vetrata. Margaret sussultò. Non si era accorta della sua presenza sino a quel momento.
-Basta, vado alla Sala Comune dei Grifondoro!
Strillò, uscendo a grandi falcate dai sotterranei.
-Guarda che la signora grassa non ti fa entrare neanche se ti metti a piangere davanti al quadro! Dovresti averlo imparato alla quinta volta!
Le gridò dietro Miles, ridendo. Frannie, Margaret e Jasmine si guardarono senza sapere cosa dire. Mary era troppo ridicola per non essere derisa, ma cominciava a far pena seriamente a tutte loro. Questi pensieri furono interrotti da Edmund, che arrivò dal dormitorio sorridendo. La giornata con Mag lo aveva rilassato molto. Sulle guance aveva tracciato con la magia delle strisce, quattro per una, coi colori di Hogwarts. Verde, argento, giallo e nero sulla destra e blu, bronzo, rosso e oro sulla sinistra. Aveva l'aria di essere molto eccitato.
-Andiamo, forza! La cena starà per cominciare!
Disse, prendendo Margaret per un braccio e trascinandola verso la Sala Grande. Jasmine e Frannie li seguirono ridendo. 
Arrivati in Sala, l'aria era decisamente fuori dal normale. Gli studenti di Durmstrang erano in divisa perfetta, silenziosi, seduti tutti vicini al capo estremo del tavolo Serpeverde, marcati a vista da Karkaroff. Al tavolo Corvonero i ragazzi di Beauxbaton erano tutti vestiti di azzurro carta da zucchero, nessuno escluso, il colore della loro scuola.
Qualcuno teneva degli striscioni, pochi avevano il volto dipinto il volto di blu e bianco. 
Erano quelli di Hogwarts ad avere decisamente esagerato. Spille anti Potter lampeggiavano per tutto il tavolo Serpeverde e tra molti elementi Corvonero. Nel tavolo Tassorosso, al contrario di quanto accadeva all'inizio dell'anno, neanche l'ombra. Diggory doveva averle vietate. Ovviamente nessuna anche al tavolo Grifondoro.
Moltissimi avevano nei vestiti lo stemma della scuola, lo mostravano fieramente. Qualcuno aveva i colori delle case sul viso, come Edmund, ma perlopiù gli appartenenti alle due case partecipanti avevano i colori della propria. Dean Thomas e Seamus Finnegan, che come Frannie fece puntualmente notare "erano abbinati!", avevano il volto completamente dipinto, metà rosso e metà dorato. Gli striscioni erano disordinatamente appoggiati al muro della loro parte, e alcuni avevano un cappello con le lettere in rilievo "POTTER". Mary Sue tentava disperatamente di trovare un posto al loro tavolo, senza successo. Harry ogni tanto la guardava terrorizzato, Margaret notò che Ron gli cingeva le spalle con il braccio, protettivo. Al loro tavolo, come i ragazzi si aspettavano, c'era anche quella che aveva tutta l'aria di essere la Signora Weasley insieme a William, il figlio che quando i ragazzi erano al primo anno era caposcuola.
Al tavolo Tassorosso la situazione non era molto diversa. Attorno a Cedric erano seduti i suoi genitori, e davanti i migliori amici della sua casa, tra cui Tony e Susan. Tutti i presenti avevano almeno un capo di abbigliamento color oro e nero, alcuni la sciarpa anche col caldo di Luglio, che qualcuno aveva saggiamente trasfigurato in foulard. Aurora era una di queste, che con il suo completo rosa e il fazzoletto oro e nero intorno al collo distribuiva girasoli ai presenti, per richiamare i colori della casa e dare allegria. Quando i Serpeverde si avvicinarono al loro tavolo Tony li notò e si alzò, accomiatandosi per un istante dagli amici. Anche lui si era cambiato, aveva una t-shirt ocra con un tasso nero disegnato, e dei pantaloni al ginocchio neri. Sopra portava il mantello, per quando si fosse fatta sera tardi.
-Com'è il clima al tavolo?
Chiese Margaret, vedendolo arrivare mentre prendevano posto.
-Un casino! Però è molto bello. Sono tutti eccitatissimi. Penso che a Cedric verrà un colpo. 
Rise, poi si rivolse verso Frannie.
-A proposito, non ci sarà stasera al rinfresco. Proprio come avevo immaginato.
-Oh tesoro, mi dispiace tanto...
Lui alzò le spalle.
-Mi ha fatto il regalo, però! Lo aprirò stanotte, dopo la gara!
Edmund si inserì nel discorso, guardandolo in modo amichevole.
-Tu non ti dipingi la faccia, Tony?
Lui scosse vigorosamente la testa.
-Oh, no. Odio le maschere o il trucco in faccia. Mi fanno un po' senso, senza offesa!
L'altro alzò un sopracciglio, scettico, però sorrise e disse
-Ma quale offesa, figurati!
Il pasto sembrò volare, e quando Silente disse che era ora per i campioni di andare a prepararsi e per gli altri di avviarsi al campo da Quidditch fu il delirio. I ragazzi si alzarono tutti insieme. I Tassorosso e i Grifondoro corsero a prendere gli striscioni. Dimitar si avvicinò ai ragazzi, titubante. Dopo un po' li raggiunse anche Yvonne, che aveva un vestito color celeste e dei brillantini nei capelli. Il russo guardò verso Karkaroff, che lo fissò con odio. La ragazza gli strinse la spalla con una mano in segno di conforto.
-Ha ordinato di stare tutti insieme con quelli della mia scuola e ci ha vietato di parlarvi oggi. Ma a me non importa. Come avete detto stamattina, non tornerò più là.
Edmund gli sorrise.
-Sei il benvenuto, Mit. Ora andiamo!
Anche Tony si avvicinò, mentre Jasmine si avviava coi Grifondoro. Si misero tutti in una fila disordinata, e si avviarono verso il campo. Il sole cominciava a tramonare. 
Entrarono nel campo di Quidditch, che ormai era del tutto irriconoscibile. Una siepe alta sei metri correva per tutto il suo perimetro. C'era un'apertura proprio sul davanti: l'ingresso dell'enorme labirinto. Il corridoio al di là era buio e sinistro. 
L'aria si riempì di voci eccitate e dello scalpiccio di innumerevoli piedi mentre centinaia di studenti riempivano le tribune. Il cielo era di un intenso, limpido azzurro, e cominciavano a spuntare le prime stelle. Hagrid, il professor Moody, la professoressa McGranitt e il professor Vitious si avvicinarono a Bagman e ai campioni, che sembrava fossero appena arrivati. Portavano grosse stelle rosse lucenti sul cappello, tutti tranne Hagrid, che aveva fissato la sua sulla schiena del cappotto di talpa. Davanti agli spalti, un'équipe di medimaghi tra cui il padre di Frannie, stava in camice a vegliare sull'incontro. L'uomo salutò i ragazzi con un cenno.
I ragazzi si sistemarono sulle tribune, tra la curva Tassorosso e quella Serpeverde. Appena si sedettero, una voce familiare li fece voltare.
-Ehi! Ed! Tony! Siete arrivati finalmente!
Peter, Caspian e Susan erano seduti qualche metro più su. Si alzarono e andarono a occupare i posti liberi vicino a loro.
-Ma cos...?
Chiese Edmund, confuso.
-Sorpresa!
Esclamò Caspian, abbracciando Edmund. Aveva una felpa di Hogwarts, sicuramente prestata da Peter e i capelli tirati indietro in una coda.
-Te l'avevo detto che sarebbero venuti!
Esclamò Tony sorridendo, mentre Peter gli batteva una mano sulla schiena per salutarlo. 
-Laetita dov’è?
Chiese Peter guardandosi intorno.
-Dev’essere alla curva Corvonero, lagg…
La ragazza era già seduta, mano nella mano con Alfred, il Serpeverde del settimo anno con cui era andata al Ballo del Ceppo.
-… non fa niente.
Peter si incupì e si voltò dall'altra parte di scatto, come se una vespa lo avesse appena punto.
-Caspian. 
Questa parola congelò l'espressione sul volto del ragazzo. Si girò come spiritato. Aveva un vago rossore sulle guance.
-Dimitar? Dimitar Zubarev?
Chiese trattenendo il fiato.
-Ah, mi fa piacere che ti ricordi che esisto. E come mi chiamo.
Tony, Frannie e Margaret osservavano la scena a bocca aperta. Yvonne e i tre Pevensie invece seguivano il discorso con espressione concentrata e preoccupata allo stesso tempo, sapendo cos'era successo. Peter sembrava aver rimosso lo schiaffo emotivo del secondo precedente. Tanti anni prima, nel periodo in cui i Pevensie erano confinati dalla zia crudele, Caspian era stato mandato da suo zio Miraz da Ilvermorny a Durmstrang per prendere il controllo della famiglia. Il ragazzo non aveva reagito bene al trasferimento forzato ed era scappato anzitempo dall'Istituto, incontrando i Pevensie sul suo cammino, tra i monti del nord, nella fortezza di Jadis. Si erano liberati di lei insieme e lui era tornato in America, a smascherare Miraz. Era così che si erano conosciuti. E, sicuramente, era così che aveva conosciuto Dimitar. Non avevano mai riflettuto sul fatto che Caspian potesse aver lasciato effettivamente qualcuno indietro scappando da Durmstrang, ma ora sembrò ai ragazzi una cosa talmente logica che ne furono congelati.
-Certo che mi ricordo come ti chiami, Mit.
Il ragazzo strinse gli occhi azzurri in due fessure, guardandolo con uno sguardo carico di risentinento.
-Mi fa piacere che stia bene. A scuola credevamo tutti fossi morto. 
Lui arrossì.
-Mi dispiace, davvero. Avrei voluto scrivervi, ma avevo paura che se Karkaroff avesse intercettato i gufi sarebbe tornato a prendermi. O se la sarebbe presa con voi.
-Quando sei sparito, pensavamo che Karkaroff ti avesse chiuso nelle segrete per punizione. Dopo il primo giorno, tutti abbiamo capito che qualcosa non andava. Nessuno dei professori diceva niente. Forse si vergognavano perché eri riuscito a scappare, noi pensavamo stessero coprendo qualcosa. Che avessero fatto qualcosa di brutto.
-Mit...
-Dopo tre giorni quelli del settimo anno, spinti da Igor, hanno fatto un'incursione nei sotterranei per salvarti, ma non ti hanno trovato. In compenso sono stati beccati.
-Non sai quanto...
-Igor non è riuscito a camminare per una settimana. Io ero al quarto anno, non ero sceso a cercarti per fortuna, però ho visto come l'hanno ridotto.
Il ragazzo sospirò. Caspian era senza parole. Sapeva che la sua fuga avrebbe provocato qualche sconvolgimento, ma non aveva pensato a questo tipo di conseguenze.
-È stato allora che abbiamo pensato ti avessero fatto fuori. Regina non si è più ripresa, che io sappia. Dovresti scriverle che sei vivo. Anche a Igor. Probabilmente ti risponderanno con una lettera di insulti, io lo farei. Però se lo meritano.
Caspian sospirò.
-Io... non ne avevo idea.
-Certo che non ne avevi idea. Non sapevamo dov'eri o se eri, quindi non potevamo scriverti. Tu non lo hai mai fatto. Ma puoi ancora farlo.
-Mi dispiace, Mit. Veramente. Ma dovevo scappare. Insomma, lo hai detto tu! Avevate paura mi avessero fatto fuori! Avrebbero potuto farlo! Non so come sei, come siete durati sette anni là dentro. Ma io non potevo. Chiamami codardo per questo, ma non potevo farlo.
Dimitar alzò le spalle.
-Ormai non mi interessa più. 
Concluse, e si voltò. Susan strinse la mano a Caspian, che era ancora sconvolto. Intanto Yvonne teneva la sua sulla gamba di Dimitar. Peter sospirò, guardando l'amico senza sapere come consolarlo. Non ci fu il tempo di dire nulla, perché Ludo Bagman zittì la folla e cominciò a parlare. 
-Signore e signori, sta per cominciare la terza prova del Torneo Tremaghi, la prova finale! Permettete che vi ricordi la situazione del punteggio! Al primo posto, alla pari, con ottantacinque punti ciascuno... il signor Cedric Diggory e il signor Harry Potter, entrambi della Scuola di Hogwarts!
Le grida e gli applausi fecero alzare in volo nel cielo sempre più scuro gli uccelli appollaiati sugli alberi della Foresta Proibita. Molti stendardi ondeggiarono, sentirono Mary Sue strillare la sua approvazione. 
-Al secondo posto, con ottanta punti... il signor Viktor Krum, dell'Istituto Durmstrang!
Altri applausi, tra cui quelli di Dimitar e di Caspian, che era stato visto anche da qualche altro ragazzo di Durmstrang, che confabulavano guardando nella loro direzione. Una ragazza coi capelli neri e gli occhi di ghiaccio lo fissò con sospetto.
-E al terzo posto... Mademoiselle Fleur Delacour, dell'Accademia di Beauxbatons!
Arrivò così l'applauso più tiepido. Persino qualche ragazzo di Beauxbatons, tra cui Yvonne, si limitò ad applaudire due volte con aria annoiata. Non avevano tante speranze di vincere. Ivari campioni entrarono nel labirinto in ordine, dai primi all'ultima. Sparirono presto nel fitto della vegetazione, con l'apprensione dei presenti.
-E adesso...
Annunciò Bagman, quando la folla si calmò
-In attesa che i campioni superino la loro prova, diamo il benvenuto ai primi ospiti di questa lunga serata! Un applauso per il coro polifonico dei Goblin Canterini, che ci intratterrà con quattro brani autoprodotti!
Dalla folla si levarono pochi applausi e decisamente tanti sbuffi di disappunto.
-Che divertimento...
Sbottò Frannie, guardando Edmund con aria seccata. Margaret e Tony invece decisero di dare al coro una possibilità, prima di esprimersi. In breve tempo, tutti capirono che la fiducia era stata mal riposta. Dopo due canzoni, come una manna dal cielo, a interrompere la celestiale esibizione i ragazzi videro delle scintille rosse partire dal cuore del labirinto. La folla sussultò.
La professoressa McGranitt, che aveva pattugliato i confini del labirinto sino a quel momento, si lanciò al suo interno seguita da uno dei guaritori. 
-Cosa sarà successo?
Chiese Susan nervosamente. Caspian le sfiorò la mano.
-Non lo so.
Rispose Edmund preoccupato.
-Spero che non sia Cedric.
Mormorò Tony, freddo.
-O Potter.
Completò Margaret, guardando ansiosamente verso il labirinto. Ormai la folla non prestava più attenzione al coro, le voci preoccupate e concitate dei ragazzi superavano il volume dell'esibizione, per quanto si sgolassero i cantanti. Neanche il tossicchiare perentorio di Bagman col sonorus riuscì a placare i presenti.
-Silenzio!
Esclamò Silente, e tutti tacquero. Qualche secondo dopo il medimago uscì dal labirinto con Fleur Delacour tra le braccia, semi cosciente. La McGranitt era subito dietro di loro. Fleur si sporse dalla stretta del mago e vomitò sull'erba del campo. Ci fu un coro di versi schifati. Yvonne alzò gli occhi al cielo.
-Que vergogna.
Mormorò. Dimitar scosse la testa, ridendo.
-Il vostro campione superato solo una prova su tre. E in quella arrivata ultima!
-Lasciamo stare, non ne voglio parlare.
Sbuffò la ragazza. Nessuno di quelli di Beauxbatons sembrava fare i salti di gioia. Madame Maxime abbandonò gli spalti, furibonda. Karkaroff rideva sotto i baffi, Bagman sembrava stesse cercando di nascondere goffamente la sua soddisfazione. Il coro riprese a cantare. Finì la terza canzone e fece per in iniziare la quarta. 
Edmund fece una smorfia di disgusto più accentuata del normale. Non lo sapeva, ma Moody si era affacciato sugli spalti per controllare che tutto procedesse a meraviglia.
-È tutto a posto Ed? 
Chiese Susan a bassa voce, mentre il coro riprendeva a cantare. Il ragazzo respirò rumorosamente. 
-Sì. Tutto ok.
-Vuoi che faccia avvicinare mio padre?
Chiese Frannie. Lui le lanciò un'occhiataccia.
-Non dire stupidaggini!
-È la seconda volta oggi Edmund, non puoi ignorarlo ancora.
Sussurrò Margaret.
-La seconda volta? Come sarebbe a dire?
Esclamò Susan, preoccupata.
-Maledizione Mag, dovevi proprio dirlo ad alta voce?
Intanto Dimitar e Yvonne si guardarono con aria perplessa, senza capire. Decisero presto che non c'era bisogno di loro in quella discussione, e si misero a parlottare fittamente tra loro, tenendosi la mano. 
-Sei quasi svenuto Edmund, non c'è niente da sottovalutare. Finiscila di fare il tuo solito show.
Ribatté Frannie seccamente.
-Fran!
Esclamò Edmund, in tono oltraggiato. 
-Sei che cosa? Sai che devi dirci queste cose, Ed!
Lo sgridò Peter.
-Devo aver mangiato pesante, tutto qui! 
Rispose lui, alzando le mani sulla difensiva.
-Volete stare zitti? Qualcuno sta cercando di ascoltare qui! E a nessuno interessa il tuo stato di salute, Pevensie.
Si lamentò Zacharias Smith, una fila indietro. Peter si girò di scatto, incenerendolo con lo sguardo. Il Tassorosso deglutì e non aprì più bocca. Edmund sbuffò, era diventato di colpo più pallido.
-Questa cosa non mi piace.
Mormorò Frannie.
-La smettete di trattarmi come un uccello del malaugurio?
Ringhiò Edmund. In quell'istante, Tony sussultò.
-Cosa c'è? 
Chiese Frannie, apprensiva.
-Il bracciale, si è intiepidito. 
Rispose lui, guardandolo subito. Tutto intorno alla sua circonferenza era apparso, in caratteri eleganti, Cedric Diggory, Hogwarts.
Lui alzò lo sguardo preoccupato.
-È il bracciale che gli hai regalato? 
Chiese Margaret, a bassa voce.
-Sì.
-Questo vuol dire...
-Che Diggory è in pericolo.
Completò Edmund, concentrato.
-Dite che dovremmo dirlo a qualcuno?
Chiese Frannie, guardando verso la tribuna dei professori.
-Non lo so. Non... non credo. Insomma, sta facendo la terza prova. Penso che sia pensata per essere pericolosa. No? È tutto sotto controllo.
Balbettò Tony.
-Sì, credo... credo di sì.
Confermò Edmund. Appena pronunciò quelle parole, sul finire della quarta canzone, un secondo spruzzo di scintille rosse si stagliò in cielo, ora sempre più scuro.
-Cazzo. 
Imprecò Frannie tra i denti. 
-Niente di cui preoccuparsi, tranquilli!
Tuonò Bagman, mentre Vitious entrava nel labirinto insieme al padre di Frannie. 
-E ora accogliamo i nostri secondi ospiti... molti di voi li stavano aspettando... 
Bagman si fermò sentendo dietro di lui dei rumori concitati. Si voltò. Vitious corse verso di lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Subito dopo, il padre di Frannie emerse dal labirinto, con Krum che fluttuava dietro di lui. La folla trasalì come un sol uomo.
-Impossibile!
Esclamò Dimitar, guardando la scena con occhi sgranati. Karkaroff si alzò in tutta fretta e scese a grandi falcate, entrando nel campo. Josh Firwood posò il ragazzo a terra e gli si inginocchiò accanto, insieme a un altro medimago. I loro sguardi si incupirono, dopo averlo esaminato con un complicato gesto della bacchetta.
-Stanno osservando cosa gli è successo. L'ho imparato in Norvegia quest'anno.
Sussurrò Peter, Caspian annuì per confermare. Susan si tappava la bocca con le mani, aveva gli occhi sgranati.
I medimaghi si scambiarono qualche altra parola, poi Josh sussultò e spalancò gli occhi, incredulo. Fece caricare Krum su un lettino e lo spedì con un collega in infermeria. Si avvicinò a Silente a dire qualcosa. L'uomo aggrottò le sopracciglia, turbato.
-Cosa si dicono?
Domandò Edmund a voce alta a Adrian e Miles, seduti in prima fila. La ragazza si voltò, sconvolta.
-È stato schiantato da qualcuno. Qualcuno dei campioni, probabilmente.
Margaret sbatté le palpebre confusa.
-Come? Né Potter né Diggory farebbero...
-E non è tutto.
La interruppe Pucey.
-Pare sia stato colpito dalla maledizione imperius.
I ragazzi la fissarono senza sapere cosa dire.
-I vostri campioni potrebbero aver fatto questo? Sarebbe da squalifica.
Chiese Dimitar, in tono aggressivo.
-Ma cosa dici? Assolutamente no!
Rispose Tony, brusco. Frannie gli diede un bacio sulla guancia per rassicurarlo. Margaret e Edmund si guardarono preoccupati. Caspian e Peter osservavano il campo con attenzione, attenti a ogni minimo movimento, per tenere sotto controllo la situazione.
-Beh, rimangono solo loro, mi pare.
-Calmi, calmi.
Disse Silente, pacatamente ma in modo fermo. La sua voce rimbombò per tutto il campo.
-L'importante ora è non andare nel panico, non ce n'è motivo. Due campioni sono ancora in gara e meritano di portarla a termine.
Un coro di disappunto si levò dai ragazzi stranieri.
-Le bacchette di entrambi verranno controllate al termine della competizione, ma confido che nessuno dei due sia responsabile di questa scorrettezza. Lascio la parola al Ministro.
I ragazzi fissarono Caramell impettito che si puntava la bacchetta alla gola e mormorava un sonorus. Come ministro della magia era la carica più importante presente all'evento. Karkaroff intanto litigava con la McGranitt e con due dei medimaghi.
-Il regolamento a riguardo è chiaro. La prova non va assolutamente compromessa. I due campioni sono ancora in gara e soltanto se da un esame accurato delle bacchette si rivelerà che il vincitore è stato colui che ha usato la maledizione imperius, il premio andrà al secondo classificato. Temo in ogni caso che non si tratterà comunque del signor Krum, dal momento che si è ritirato dalla gara ed è dunque terzo in classifica. Un coro di sdegno si alzò dagli studenti di Durmstrang. Ci fu qualche insulto in russo, Dimitar esclamò
-È un'ingiustizia!
Frannie, Tony, Edmund e Margaret si guardarono preoccupati. Era ovvio che nessuno tra Harry e Cedric poteva aver lanciato una maledizione senza perdono. Nel labirinto c'era qualcun altro. Qualcuno che Edmund poteva sentire. 
I professori sembravano molto agitati. Improvvisamente si accorsero del fatto che Karkaroff era misteriosamente sparito dalla scena. Bagman litigava a gran voce con il club di teatro di Diagon Alley, che si sarebbe dovuto esibire quella sera e che nessuno aveva voglia di vedere al momento. I Grifondoro della prima fila, che erano vicini al gruppo di auror, sentirono che parlavano coi medimaghi. Mary Sue strillò.
-Che succede?
Chiese Caspian nervoso, guardando da quella parte. Intanto la squadra del San Mungo e quella del reparto sicurezza del Ministero si interrogavano sull'entrare nel labirinto, interrompere la prova e soccorrere i ragazzi rimasti. Bagman lo vietò categoricamente, a nome del Ministero della Magia.
-Cos'è successo?
Chiese Frannie, rivolta verso i Grifondoro.
-Hanno esaminato la bacchetta di Krum, gli auror. Aveva appena scagliato una maledizione cruciatus quando è stato schiantato.
Disse Jasmine, avvicinandosi agli amici dalla curva nord. Margaret si coprì la bocca con le mani e la strinse per non emettere suono.
-Bisogna interrompere la prova. Subito.
Disse Peter, alzandosi in piedi. Susan lo tirò giù.
-Il Ministero vuole continuare. Cosa pensi di fare? Andare sino alla tribuna, dire "sono Peter Pevensie, un tipo che si è diplomato l'anno scorso, e vi ordino di sospendere la coppa"? E ti aspetti che loro dicano "Com'è saggio lei, perché non ci abbiamo pensato prima"? Caramell ha parlato. Sono leggi magiche più grandi di noi. Lo spettacolo deve continuare.
Il ragazzo alzò le spalle, senza sapere cosa rispondere. Dopo qualche istante, Tony gridò.
-Ahh!
-Tony! Cosa c'è?
Chiese Frannie spaventata.
-Brucia! Brucia!
-Relascio!
Esclamò Margaret, puntando il bracciale con la bacchetta. Cadde sui suoi pantaloni e cominciò a sfrigolare. Aveva lasciato un segno bruciacchiato intorno al suo polso.
-Ma che cazzo...
Sussurrò Edmund. Tony lo guardava spaventato. Lo sollevò con la bacchetta e lesse la scritta.
Cedric Diggory, cimitero di Little Hangleton.
Aveva appena finito di leggere che la scritta svanì. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. Frannie avvicinò l'indice titubante, e lo sfiorò.
-È freddo. 
Disse, seria. 
-Va bene, no? Vuol dire che il pericolo è passato.
Disse Edmund, cercando di essere rassicurante.
-Già. Immagino di sì. 
Fece eco Margaret.
-Cimitero di Little Hangleton? E che paiolo sarebbe?
Chiese Peter a voce alta.
-Non sapevo che la prova potesse svolgersi anche fuori da scuola.
Mormorò Susan.
-Beh, in effetti Potter è volato molto lontano con la scopa durante la prima prova. Sarà successa una cosa del genere. Magari hanno delle scope anche là dentro.
Ipotizzò Frannie. 
Ormai nessuno tra i presenti prestava più attenzione a quello che succedeva sul campo. Ognuno parlava coi vicini, una maschera di preoccupazione sul viso. I professori confabulavano tra loro in maniera
impenetrabile. Il club di teatro lasciava il campo imprecando contro un Bagman molto scosso. Il professor Moody, che i ragazzi non avevano notato sino a quel momento, era appoggiato agli spalti, ai bordi del campo, scaricava il peso sulla gamba di legno. L'occhio buono guardava distrattamente verso gli studenti sulle tribune, quello blu elettirico saettava da un lato all'altro del labirinto. La sua espressione era assolutamente indecifrabile.
Dimitar e Yvonne iniziavano, insieme a tanti di Beauxbatons e Durmstrang, a essere più preoccupati del destino dei due concorrenti di Hogwarts che dello scarso rendimento durante la terza prova dei loro. La ragazza diede una gomitata ben assestata al compagno. Dimitar soffocò un gemito e alzò gli occhi al cielo.
Si voltò.
-Non penso davvero che vostri campioni abbiano usato la maledizione imperius. Mi dispiace averlo detto. Spero Krum non abbia fatto male a nessuno.
Mormorò, con gli occhi bassi. Tony gli sfiorò la spalla con la mano.
-Non c'è problema.
-Spero che la prova stia procedendo bene. 
Sospirò Margaret, guardando malinconica verso il labirinto. Circa mezz'ora dopo, quando ormai gli studenti erano distratti, si udì uno schiocco. Qualcuno urlò. Harry Potter e Cedric Diggory si erano materializzati all'entrata del labirinto, insieme. Harry, steso prono, stringeva il braccio di Cedric e copriva il ragazzo alla vista. Tony sospirò di sollievo.
-Sono arrivati! Hanno vinto!
Tutti eruppero in grida di giubilo. La musica partì. Susan stava per dire che erano stati stupidi a preoccuparsi per uno schiantesimo, che sicuramente la terza prova era stata molto difficile ma niente di così spaventoso, quando si accorsero che quelli in prima fila, da grida di festeggiamenti, iniziavano a diffondere un vociare preoccupato, quasi isterico. Peter con la coda dell'occhio vide Amos Diggory e la moglie che si alzavano. Margaret guardò Silente col cuore in gola, che si fiondava verso i due, insieme all'intera squadra di medimaghi e auror, e insieme a Moody e Caramell. Improvvisamente la musica cessò com'era iniziata.
-Qualcosa non va. 
Sussurrò Edmund.
-Perché non si alzano?
Chiese Dimitar, concentrato. Potter era ancora curvo su Diggory, scambiò qualche parola con Silente e il ministro. Il preside afferrò Harry per un braccio, e lo strattonò in piedi. Non lo avevano mai visto comportarsi così prima.
Fu quando Potter si alzò, che lo videro. Silente affidò il giovane Grifondoro a Moody, prima di arginare Amos Diggory, che gli cadde quasi addosso. Josh Firwood si avvicinò a un auror con una pergamena.
Frannie osservò le sue labbra che si muovevano, e lesse
"Non posso far nulla. È morto."
Il campo cadde in un silenzio assordante. Intanto Potter era sparito con il professore. Il primo urlo partì dalla curva di Tassorosso. Hannah Abbott, ancora con il girasole in mano, si teneva le mani al petto e i suoi lamenti squarciavano l'aria. Aurora aveva il volto nascosto nel petto di Philip, che la teneva stretta e le accarezzava la schiena, con sguardo grave. Cho Chang era immobile e fissava la scena con occhi vitrei. La sua migliore amica, Marietta Edgecomb, le dava qualche buffetto sul viso per farla riprendere, ma non rispondeva.
Due auror coprirono il corpo con un telo nero con lo stemma del Ministero, e Caramell ordinò che venisse subito portato via. I signori Diggory si dimenavano come fiere, cercando di arrivare al figlio. Silente, davanti a loro, tentava in qualche modo di rassicurarli. 
Tony si guardò intorno e pensò di stare sognando. Sbatté un paio di volte le palpebre. Si chiese se fosse tutto vero, se il mondo esistesse, se lui esistesse o se fosse tutta un'illusione, l'incubo di qualcuno che lui manco conosceva, forse l'incubo di qualcuno che non esisteva neanche. L'unica cosa che gli faceva pensare di esistere era un bruciore al centro del petto, così forte che in condizioni normali lo avrebbe stordito, anestetizzato. A pensarci bene era stordito e anestetizzato. Sorrise debolmente per la sciocchezza che aveva appena formulato. Iniziò ad avere la vista annebbiata e si chiese perché. Si rese conto che per tutto quel tempo aveva smesso di respirare. E che qualcuno gli stava parlando.
-Amore? Tesoro, mi senti?
Frannie gli sfiorava il braccio con dolcezza, e Tony si ricordò dove si trovava. La guardò con gli occhi spalancati, senza sapere cosa dire.
-Vieni qui tesoro. È tutto ok.
Sussurrò la ragazza, alzandosi in pedi e mettendosi davanti a lui, coprendogli la vista. Lo abbracciò, facendo posare il suo viso sulla sua pancia. Sentì un singhiozzo e gli accarezzò la schiena.
-È tutto ok, Tony.
Anche Margaret stava piangendo, silenziosamente. Edmund le teneva la mano, e le accarezzò il volto tentando di consolarla. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla.
Peter e Caspian si guardarono con espressione d'orrore. 
-Non è possibile.
Sussurrò il primo, e l'altro sospirò, senza parole. I lamenti e le urla di Amos Diggory, accompagnati da alcuni singhiozzi, erano il solo suono che attraversava il campo. Fu quando Frannie alzò lo sguardo dai capelli caramellati del ragazzo, che lo vide. Gli occhi le si spalancarono dall'incredulità e il disgusto. Ringraziò Merlino tra sé e sé che Tony avesse ancora il volto appoggiato a lei e non potesse vederlo. Guardò Margaret di sottecchi, e vide che era impegnata a parlare con Edmund, sconvolta.
Draco Malfoy. Sorrideva. Guardando il punto in cui Cedric era sparito, avvolto dal drappo nero. Sorrideva sprezzante e dava allegre gomitate a Tiger e Goyle. Aveva l'aria di trovare la scena molto divertente. Per un attimo, guardandolo, si vergognò. E pensò che forse Margaret aveva ragione. Forse era davvero irrecuperabile. Quale quattordicenne sano di mente avrebbe riso per la morte di un compagno? Strinse Tony più forte a sé. Chiuse gli occhi un istante, poi si ricordò perché continuava a scommettere sul ragazzo. Si ricordò quando alle poste di Diagon Alley Lucius Malfoy aveva umiliato Arabella Figg davanti a Draco, che aveva cinque anni. Si ricordò che il bambino la aveva guardata con terrore e pena, e aveva ricevuto uno scapellotto dal padre, sinché non aveva fatto finta di ridere anche lui. Si ricordò che essere una merda era l'unico modo che gli era stato insegnato con cui avrebbe potuto ricevere un briciolo di considerazione dall'unica persona di cui veramente gli interessava. Il padre. Deglutì la fattura orcovolante che aveva incastrata in gola e che era lì lì per gridare davanti a tutti. Si promise che ci avrebbe provato di più, con più forza, perché era un'anima che poteva essere raddrizzata. Ma seppe che da quel momento lo avrebbe visto in modo diverso.
-Guardami.
Mormorò Edmund, tenendo entrambe le mani posate sulle gambe di Margaret. 
-Guardami.
Ripeté, e la ragazza alzò lo sguardo. Si asciugò le lacrime con un braccio.
-Stai bene?
Lei annuì in silenzio. Fece per guardare verso il labirinto, ma Edmund con una mano le fermò il volto e lo girò con forza di nuovo verso di sé.
-Adesso torniamo al castello, con calma. Tutti insieme. Va bene?
La ragazza annuì di nuovo.
-Rimango sempre con te, okay? Torniamo insieme. 
-Sto... sto bene Edmund, grazie. 
Lo sguardo del ragazzo si addolcì.
-Oh, lo vedo come stai bene.
Sorrise. Arrivò un auror del Ministero a chiedere di sgomberare il campo. I ragazzi intorno a loro cominciarono ad alzarsi. Dimitar si alzò per primo, e aspettò che Tony si separasse dall'abbraccio della ragazza per accomiatarsi. Gli posò una mano sulla spalla. 
-Mi dispiace tanto, amico.
Salutò gli altri con un cenno, poi i suoi occhi incrociarono quelli di Caspian per un istante.
-Mi sei mancato.
Mormorò, e si voltò per andarsene trascinandosi dietro Yvonne.
-Anche tu... anche voi!
Si affrettò a gridargli dietro Caspian. 
-Scusa per non averlo dimostrato!
In lontananza, un tizio di nome Poliakoff, la ragazza con gli occhi di ghiaccio e il caposcuola di Durmstrang osservavano la scena con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.
-È tutto ok.
Mormorò Tony con gli occhi rossi, Peter lo abbracciò. 
-È meglio andare. 
Mormorò Edmund, tenendo Margaret per la mano e ogni tanto lanciandole un'occhiata furtiva preoccupata.
-Anche noi dovremmo andarcene, Peter. Dobbiamo arrivare a piedi a Hogsmeade prima di poterci smaterializzare.
Disse Susan, cercando di restare lucida.
-Non so, Sue. È chiaro che c'è qualcosa di strano. Non mi va di lasciarli soli al castello in queste condizioni.
Edmund alzò gli occhi al cielo.
-Non siamo soli, Peter.
-Beh, non mi sembra che questo abbia aiutato Cedric.
Rispose lui, secco. Tony lo guardò come elettrizzato. Prima che chiunque potesse rispondere, mentre gli studenti stavano ancora defluendo dalle uscite principali, la Sprite si avvicinò.
-Tony? Oh, ciao Peter caro.
La donna sembrava essere a un passo da una crisi di nervi e pianto. I due Tassorosso l guardarono senza parlare.
-Tony, ehm, puoi venire un attimo?
Il ragazzo si schiarì la voce e fece un passo verso di lei, ma si accorse che Frannie lo teneva ancora saldamente per il braccio. La guardò per qualche istante, dopo i quali, dolorosamente, la ragazza lo lasciò andare. 
La strega mise la mano nella tasca e gli porse qualcosa, titubante.
-Tieni. Per questi giorni serve qualcuno. È meglio... voglio che ci pensi tu.
Tony fissò la spilla dorata in mano alla donna. La immaginò appuntata al petto del compagno e fece istintivamente un passo indietro.
-No. Oh no, professoressa... non so proprio... non potrei mai...
Lei la infilò senza ammettere repliche nel pugno del ragazzo per poi mettergli entrambe le mani sulle spalle, sorridendo debolmente.
-Non dire sciocchezze. Sono sicuro che avrebbe approvato la mia scelta.
Disse, prima di asciugarsi una lacrima frettolosamente con la mano. Lo abbracciò. La capo casa di Tassorosso era sempre stata molto affettuosa con gli studenti. 
-Sarai bravissimo. E ora vai.
Il ragazzo tornò sui suoi passi, e gli amici accorsero attorno a lui.
-Cosa ti ha detto?
Chiese Frannie, incuriosita.
-Mi ha dato... mi ha dato questa. 
 
Tornando al castello, trovarono diversi siparietti che in un altro momento avrebbero trovato molto divertenti. 
Mary Sue piangeva a dirotto, chiedendo a tutti quelli che passavano dove fosse Harry e appoggiandosi affranta a ogni Serpeverde e Grifondoro che vedeva. Il trucco da sexy leonessa era sbiadito. I ragazzi le passarono volutamente alla larga, reputando il suo comportamento squallido e fuori luogo. 
Philip sbraitava che non avrebbe lasciato Aurora andare a dormire da sola e che sarebbero rimasti in Sala Grande, con lui a vegliare su di lei. Aggiunse che se fosse venuto Gazza a rompere sul coprifuoco lo avrebbe schiantato. E che se fosse venuto Silente in persona a rimandarlo in dormitorio, che diamine, avrebbe schiantato pure lui. 
Ci vollero Justin Finch-Fletchey, Roger Davies e Susan Bones per calmarlo e convincerlo che la sua ragazza non sarebbe morta per una notte passata lontana da lui in dormitorio dopo una sera del genere. Aurora non si espresse, si limitò a restare ancorata a lui con sguardo vacuo.
Quando arrivarono ai piedi del castello, Susan abbracciò forte un Edmund indispettito. Peter raccomandò loro di trovare il modo di contattarli subito se fosse successo qualcosa di brutto, che si sarebbe precipitato lì. A Margaret ricordò un po' Philip, sembrava che la sua frase potesse concludersi con "e se il divieto di materializzarmi nei confini di Hogwarts tenterà di fermarmi, non sa contro chi si è messo!". Caspian li salutò con un cenno, preoccupato anche lui.
Tony decise di andare in Sala Comune per vedere come stavano i suoi compagni di casa. Si appuntò la spilla sul petto. Frannie la osservò con occhi mesti.
-Vuoi che ti accompagni sino alle cucine?
Propose, conciliante.
-No, non preoccuparti. Starò bene.
Le diede un bacio sulla fronte.
-Se ti servo, sai dove trovarmi.
-Sì.
Lui salutò gli altri con un gesto della mano, e si allontanò. Frannie sospirò guardandolo sparire tra i corridoi.
-Dev'essere difficile per lui.
Commentò Margaret, sospirando.
-Spero di riuscire a farlo stare meglio. Domani magari gli porterò un po' di cibo dalle cucine.
Sospirò Frannie, alzando le spalle.
-Avremmo dovuto fare un picnic per il suo compleanno domani, ma non penso sia il caso ora.
-Già, non penso neanch'io.
Commentò Edmund.
 
Subito nel castello si sparse la voce che Harry Potter aveva dato la colpa della morte di Cedric a Lord Voldemort. I ragazzi si guardarono terrorizzati. Li raggiunse trafelata Jasmine. Anche i gemelli Weasley confermavano con aria più cupa del solito, e questo accadeva solo nei casi più gravi. Edmund ricordò che quando il Basilisco girava per la scuola, tre anni prima, amavano scherzare e prendere in giro come al solito. La questione era molto seria.
-Che roba. Secondo voi è vero?
Chiese a bassa voce, entrando in Sala Comune. Tutta la casa era divisa in gruppetti che commentavano l'accaduto.
-Beh, qualcosa dovrà pur essere successo. 
Mormorò Edmund, riferendosi a Diggory.
-Voi-sapete-chi è morto. Non si torna indietro dal regno dei morti. Nessuna magia può farlo.
Rispose Frannie.
-Ma c'eri anche tu alla coppa del mondo, hai visto il marchio nero! I mangiamorte!
Ricordò Edmund, con un brivido. 
-Pensavo si fosse detto che erano solo un gruppo di vandali non organizzato!
Esclamò Jasmine, impaurita. Frannie scosse la testa.
-Solo chi ha il marchio nero inciso sulla pelle può evocare il morsmorde. Soltanto un ex mangiamorte avrebbe potuto farlo.
-Ah. Non lo sapevo.
Mormorò la ragazza, poco ferrata in storia britannica. 
Si soffermarono con lo sguardo sul gruppetto Malfoy - Tiger - Goyle - Zabini - Nott. I ragazzi sembravano perfettamente a loro agio e per niente scossi dagli eventi.
-Disgustoso.
Mormorò Margaret, guardandoli di sottecchi. Jasmine scosse la testa.
-Neanche davanti alla morte smettono di essere degli idioti.
Aggiunse Jasmine.
Frannie e Edmund si guardarono. Su quello non avrebbero potuto ribattere. Frannie aveva giurato a sé stessa poco prima che si sarebbe impegnata a migliorare quella situazione e che ci avrebbe creduto. Si promise di parlare con Draco il giorno dopo per tastare il terreno, ma non poté fare a meno di guardarlo con delusione.
 
Nella Sala Comune dei Tassorosso, Tony si era presentato come prefetto in sostituzione di Cedric, ed era rimasto in piedi per consolare i ragazzini del primo anno, che avevano avuto il ragazzo come punto di riferimento. Quando i più piccoli furono a letto, stappò alcune delle bottiglie che aveva in serbo per il suo compleanno, e le bevette con i ragazzi più grandi. Persino Aurora assaggiò un sorso di whisky incendiario, diventando rossa subito dopo. Nella stanza regnava il silenzio. Dopo qualche brindisi poco convinto, a Cedric, alla casa, a Tony per il suo compleanno e persino a Potter, i ragazzi decisero di andare a dormire. Tony si trascinò sino al dormitorio, si tolse il mantello con uno sbuffo e lo fece scivolare per terra. Il rumore che fece, come una cosa dura che cade da una certa altezza e picchia contro il terreno, lo incuriosì.  Si allungò verso il mantello e lo afferrò, frugando nelle tasche. Quello che vide lo fece sussultare. Il regalo di Cedric. In tutto quel trambusto se n'era dimenticato. Diede uno sguardo ai compagni di stanza, che si erano già infilati a letto provando a dormire, e decise di entrare in bagno per non disturbarli. Chiuse la porta dietro di sé con un incantesimo, si appoggiò al muro, e scartò. Riconobbe subito, intravedendone l'estremità, di cosa si trattasse. Smise un attimo di respirare.
Un fonendoscopio magico, di quelli che fanno le diagnosi base. Era molto richiesto dai tirocinanti al San Mungo, perché dava una grossa mano per i pazienti con problemi meno gravi, quelli di cui solitamente si occupavano gli stagisti. Sulla carta regalo, all'interno, era segnato con inchiostro blu "con i migliori auguri" in una grafia disordinata ma elegante. Tony prese un respiro forte e la accartocciò, combattendo per dieci lunghi secondi l'istinto di strapparla. Si guardò intorno disperato per cercare qualcosa, qualunque cosa, da guardare che per miracolo lo facesse stare meglio. Gli scappò un singhiozzo e si tenne la bocca con le mani. Chiuse gli occhi forte e sentì che iniziavano a lacrimare. Soffocò un altro singhiozzo. Pensò di evocare un muffliato, ma avrebbe dovuto smettere di piangere per riuscirci, e a quel punto sarebbe stato inutile. Sperò che Kristoff e Wade stessero davvero dormendo. Con la schiena appoggiata al muro, si abbassò strisciandola sino ad accovacciarsi per terra. Si abbracciò le gambe e posò la testa sulle ginocchia. Sentiva come se dovesse aggrapparsi forte per tenersi tutto insieme, o si sarebbe spaccato. 
Il petto gli bruciava quando uscì un altro singhiozzo e smise di preoccuparsene. Se pure lo avessero sentito, sicuramente avrebbero compreso, soprattutto Wilson. Restò a terra per qualche minuto, con il respiro pesante, gli occhi rossi e la testa che faceva male. Quando pensò di aver finito prese un fazzoletto e si asciugò il viso, più bagnato di quello che si aspettava. Si alzò in piedi, con le gambe che gli tremavano. Si sentì debole, senza forze. Aprì la mano con la carta da regalo e la guardò. Aveva il cuore che batteva molto velocemente, e sentiva l'impellente bisogno di distruggere qualcosa. Di certo non avrebbe potuto distruggere il fonendo, e neanche le mattonelle del bagno sembravano la soluzione più felice. Continuò a fissare la carta come se solo il suo sguardo potesse incenerirla, poi prese i due estremi con le mani. Un attimo prima di stracciarla in due però gemette come se stesse tentando di contrastare una maledizione imperius. La appallottolò di nuovo, la infilò con rabbia nella tasca, e uscì, aprendo la porta con un gesto di bacchetta. Buttò il regalo nel baule e si accasciò sul letto, tenendosi il petto. Strinse i denti cercando di non ricominciare a piangere. Sarebbe stata una notte lunga.
 
*
 
Il giorno dopo si svegliarono tutti stanchi come se non avessero dormito. Gli esami erano finiti il giorno prima, ma tutto lo stress accumulato e i recenti avvenimenti si facevano sentire. Margaret aprì gli occhi con riluttanza e si stiracchiò. Sbadigliò rumorosamente, sapendo che le compagne di stanza non si sarebbero svegliate neanche se uno schiopodo sparacoda si fosse infilato sotto le loro lenzuola, e rinunciò al cercare di dormire ancora un po', sapendo che aveva perso in partenza. Sperò che Edmund fosse già sveglio, cosa probabile, e che non si fosse ancora fatto incastrare da nessuno per giocare a scacchi, cosa decisamente più difficile. Si lavò, si vestì, e quando ebbe un'aria vagamente presentabile le sue compagne ancora dormivano. Gli ultimi giorni non avrebbero avuto lezioni, e tutti sembravano volerne giustamente approfittare.
Quando uscì in Sala Comune, notò con disappunto che le sue previsioni si erano rivelate esatte. Edmund, sorridente e sistemato, giocava con Zabini  a scacchi sul divano. Doveva aver già fatto colazione. Margaret evidentemente non riuscì a nascondere la delusione nel suo sguardo, perché quando alzò gli occhi e la vide il ragazzo disse
-Buongiorno! Se avessi saputo che ti saresti alzata così presto ti avrei aspettato.
Lei alzò le spalle.
-Non fa niente.
Si chinò per dargli un bacio sulle labbra mentre Blaise guardava frosennatamente la scacchiera. La distrazione di Edmund avrebbe potuto dargli qualche vantaggio insperato.
-Se vuoi la chiudo subito qui e vengo a farti compagnia.
Il compagno aggrottò le sopracciglia.
"Come sarebbe a dire che la chiude subito qui?"
Pensò, ma non lo disse. Margaret sorrise a quelle parole. Apprezzava il gesto, ma non le andava di disturbarlo.
-Vado solo a mangiare qualcosa, non preoccuparti. Divertiti pure. Ciao Blaise!
Disse, allontanandosi. Quando uscì dai sotterranei, si pentì subito della sua decisione. Sperò di non trovare Draco al tavolo, anche se comunque sia avrebbe dovuto sicuramente sorbire qualche compagno di casa che blaterava sul fatto che Potter fosse mentalmente squilibrato.
La sera prima aveva constatato che a parte lei e i suoi amici tutti i Serpeverde concordavano con la versione della Skeeter: Potter era pazzo, mitomane e aveva un disperato bisogno di restare all'attenzione dei media.
Questo la faceva andare in bestia.
Per sua fortuna, entrando, vide che il tavolo era quasi vuoto. Millicent Bulstrode mangiava pigramente un budino alla vaniglia, alcuni di quelli di Durmstrang erano tutti insieme a un lato del tavolo a mangiare insieme, Poliakoff e il caposcuola con un sorriso fiero che aveva del preoccupante; per il resto era già arrivato solo Hans, che sicuramente la avrebbe ignorata come al solito. Prese una fetta di torta ai lamponi con aria depressa e la addentò. Il tavolo Tassorosso era quasi tutto pieno, sicuramente i tassi avevano avuto difficoltà a dormire. Vide Tony che sembrava ancora scuro in volto ma lucido e padrone della situazione, a differenza di molti altri. Aurora era al tavolo Grifondoro, con Philip. Fu guardando quello Corvonero che si accorse che qualcosa non andava. 
Yvonne guardava ostinatamente verso il tavolo Serpeverde, aveva gli occhi rossi. Margaret strabuzzò gli occhi e cercò di nuovo Dimitar con lo sguardo. Lo aveva soltanto inquadrato distrattamente all'arrivo, senza chiedersi perché fosse seduto col gruppo di Durmstrang. Quando lo vide bene in faccia le sfuggì la forchetta di mano e le cadde sul piatto di porcellana. A sentire il rumore i presenti al tavolo si voltarono verso di lei, lui compreso, che però abbassò subito gli occhi.
Aveva un livido sul collo e un occhio rosso. A guardarlo bene, si massaggiava un braccio con la mano opposta ogni manciata di secondi.
"Ha ordinato di stare tutti insieme con quelli della mia scuola e ci ha vietato di parlarvi oggi. Ma a me non importa. Come avete detto stamattina, non tornerò più là."
Si ricordò Margaret, con un brivido. Un rumore accanto a lei la fece sussultare. Yvonne la aveva individuata e si era seduta lì vicino.
-Gli hanno fatto qualcosa. Non so se è perché si è seduto con noi alla prova o se è perché lo hanno visto parlare con quel Caspian, ma gli hanno fatto qualcosa. Stanotte Karkaroff non è tornato alla nave, e gli studenti devono averne approfittato per un linciaggio.
Sussurrò, guardandolo di sottecchi.
-Quando ho chiesto mi ha risposto di essere caduto dalle scale. E se n’è andato di corsa guardandosi intorno spaventato. Non… non mi guarda più in faccia.
Margaret deglutì. 
-Pensi che dovremmo dirlo a qualcuno?
Chiese la ragazza, a bassa voce. La francese scosse la testa.
-Non. Sarebbe inutile. Lui non direbbe nulla comunque. Si coprono a vicenda. E poi tra qualche giorno sarà tutto finito.
Il ragazzo fissava ostinatamente il suo piatto, sembrava lottare contro un fortissimo istinto a guardare verso di loro.
-Spero che questi giorni passino presto.
Mormorò.
-Anche io. Odio vederlo così.
Sospirò la ragazza.
-Con voi ha confidenza. Penso veda che siete simili. Se parlerà con qualcuno di voi, spero saprete consolarlo.
Concluse, prima di alzarsi e andare a posto. Margaret si morse il labbro. Tra Voldemort, Draco Malfoy che faceva il  cretino dopo la morte di Cedric e Durmstrang, mai il mondo magico le era sembrato così ostile. Non mentì a sé stessa, riconobbe di averlo sempre idealizzato, di aver pensato che fosse il migliore dei mondi possibili, ma non era così. I maghi sapevano essere crudeli e pericolosi, almeno quanto i babbani. Specialmente per gente come lei.
Finì di mangiare la sua torta e cominciò a considerare di alzarsi, quando entrò Theodore Nott. Appena il ragazzo la vide mutò espressione, e lei si sentì investita da un'onda di disprezzo. La cosa la mortificò e la infastidì. In genere i Serpeverde si difendevano tra loro e ignoravano il fatto che ci fossero nati babbani all'interno della casa, ma dopo i fatti del giorno prima l'aria cominciava a cambiare.
Passando accanto a lei, il ragazzo sussurrò
-È finita la pacchia, Rosander. I sanguesporco come te hanno i giorni contanti. Guardati le spalle.
A quelle parole, lei sgranò gli occhi.
-Cosa hai detto?
Chiese, a voce più alta del normale. Qualche testa si girò a guardarli. Hans aveva alzato un sopracciglio.
-Io? Non ho detto niente.
Rispose il ragazzo, con un sorriso derisorio sul volto. Margaret si alzò.
-Non permetterti mai più, Nott.
-Di fare cosa? Tu sei pazza. Ti immagini le cose come Potter.
Millicent Bulstrode ridacchiò. Margaret scavalcò la panca e si parò di fronte al ragazzo, mettendo la mano in tasca e sfiorando la bacchetta. Lui arretrò di un passo. Aveva due anni in meno e sapeva molti meno incantesimi  e questo lo sapeva benissimo. Margaret lo guardò dritto negli occhi e se ne andò. Mentre si allontanava Theodore mormorò
-Quella là è tutta matta.
La ragazza uscì dalla Sala cercando di ricacciare indietro le lacrime. Quell'attacco, arrivato in quel momento, mentre era da sola, la aveva scossa profondamente. Se ci fossero stati Edmund o Frannie probabilmente lo avrebbero schiantato, ma se ci fossero stati Nott non si sarebbe mai azzardato a dire una cosa del genere. L'aveva fatto proprio perché la aveva trovata sola. Tornò verso i sotterranei tremante dalla rabbia e dall'umiliazione, anche per essere stata trattata da pazza davanti a tutta la Sala Grande. Le mani fremevano di rabbia. E quel che era peggio era che non aveva le prove. Si morse forte il labbro per non piangere.
Lo avrebbe raccontato a Frannie, non a Edmund che sicuramente lo avrebbe picchiato (e vedere Edmund in punizione per colpa sua era l'ultima cosa di cui aveva bisogno) e sicuramente non a Laetitia. Aveva solo bisogno della sua migliore amica. Mugugnò la parola d'ordine e entrò in Sala Comune sperando che fosse sveglia. Quello che vide non la rassicurò, anzi.
Edmund e Blaise avevano finito di giocare a scacchi e parlavano seduti sul divano. Li avevano raggiunti Frannie e Draco, che erano invece su due poltroncine di fronte. Margaret si fermò un istante e li fissò. Con gli occhi rossi, il respiro affannoso e un'insofferenza verso il mondo magico, l'ultima cosa che avrebbe accettato di fare era parlare con Malfoy, che la pensava sicuramente come Nott, o peggio. I quattro non si accorsero che lei era entrata, immersi com'erano nella discussione.
-La Burbage ha detto che i risultati sarebbero arrivati oggi, a proposito.
Disse Edmund. Draco alzò un sopracciglio, Margaret lo fulminò da lontano con lo sguardo.
-Tu che hai risposto alla sette, Fran?
-Grammofono mi pare perché?
Il ragazzo si impensierì.
-Anche io, ma George mi ha detto che il padre gli ha detto che ora i babbani usano i TD .
-I TD? Non si chiamavano BD?
-Non so, Frannie. Sono abbastanza sicuro che sia TD. Dovrebbe stare per Total Disk.
La ragazza ci pensò su, poi alzò le spalle.
-Chi se ne importa. Sono solo stronzate babbane, alla fine. L'esame lo passiamo lo stesso.
Non fu tanto quello, o meglio, non fu solo quello. Fu che a quelle parole Draco Malfoy scoppiò a ridere e le batté una mano sulla spalla.
Margaret sgranò gli occhi come se le avessero appena sparato. Sbatté le palpebre in silenzio.
-Che cosa sarebbero, scusa?
Chiese fredda, manifestando la sua presenza. Loro si voltarono verso di lei. Li guardava come se avessero appena evocato il marchio nero. Edmund sbiancò.
Era andata sin lì per sfogarsi con la sua migliore amica, ma non aveva considerato che lei fosse una di loro. Quella consapevolezza la colpì d'un tratto, come se le loro differenze sino a un attimo prima fossero nascoste da un'eclisse e ora ci fosse bisogno degli occhiali da sole per non restare accecati. Frannie non parve cogliere la pericolosità della situazione come Edmund. Alzò le spalle sorridendo.
-Ma sì dai, sai cosa intendo.
L'altra strinse le labbra.
-Sì lo so, infatti.
-Si può sapere qual è il tuo problema, Rosander? Stavamo parlando, nel caso in cui non lo avessi notato. Aggiunse Draco, sorridendo beffardo. Prima che Edmund potesse abbaiare contro di lui, Margaret lo zittì con un "chiudi quella fottuta bocca", che lasciò tutti perplessi e Edmund sempre più mortificato.
-Ripeto io la domanda.
Disse Frannie, iniziando a guardarla con diffidenza.
-Qual è il tuo problema, Margaret?
-Qual è il mio problema? Sei tu che hai un problema. Adesso ti danno improvvisamente fastidio le "stronzate babbane", eh? Dovevo immaginare che prima o poi sarebbe successo. La mela non cade mai lontano dall'albero. Siete tutti uguali, alla fine.
L'altra strabuzzò gli occhi, colpita.
-Stai esagerando adesso. Non capisco perché la stai facendo tanto lunga, ma dovresti smetterla subito.
-La sto facendo lunga, eh? Ma certo! Cosa ne puoi sapere tu? Di come si sente tutti i giorni una persona come me?
-Non sono io che ho detto che "siete tutti uguali". A me sembra che delle due chi non accetta l'altra per quello che è sei tu. 
L'altra sorrise sprezzante.
-Ah, certo. Sono io che non apprezzo quello che sei. Scusami se non seguo con apprensione le tue battaglie per l'accettazione di voi purosangue. Siete una categoria molto discriminata. Il famoso razzismo contro i purosangue. Sono proprio una persona orribile.
-Questo che cosa c'entra? Stiamo parlando di me e di te.
-"Questo cosa c'entra?" È proprio questo il punto!
-Non mi sembra di averti mai fatto pesare alcunché, anzi.
-Cosa vuoi sentirti dire eh? Vuoi che ti ringrazi? Grazie Frannie per avermi trattato da persona normale, dev'essere stata molto dura per te!
-Non un ringraziamento magari, ma un riconoscimento sarebbe carino, sì.
-Sei proprio come loro. Avrei dovuto capirlo.
Disse Margaret, guardando Draco con disprezzo per un istante. Lui fece per dire qualcosa ma con un cenno Frannie lo fermò.
-Devi lavorare meglio sui tuoi insulti, sai? Perché questo non lo è affatto.
-Bene. Divertiti con il tuo amichetto, allora.
-Bene.
La ragazza li superò e si fiondò in camera, ignorando Edmund che si era alzato e aveva mormorato
-Mag, aspetta...
Lui si fermò impotente davanti all'ingresso del dormitorio femminile, poi si voltò verso Frannie.
-Potevi andarci più piano.
Blaise e Draco erano silenziosi e un po' imbarazzati. Quest'ultimo sembrava si stesse trattenendo con la forza dal dire qualcosa come "lo sapevo che alla fine ti saresti accorta che è un'idiota, Frannie" soltanto a causa della presenza di Edmund.
-Cosa? È lei che è entrata qui con voglia di litigare!
-Penso che dovresti chiederle scusa.
-Chi, io? Beh, può scordarselo. Sa che mi esprimo così, e lo sai anche tu. Se fosse stata astronomia avrei detto "stronzate stellari". Non è colpa mia se oggi aveva il dente avvelenato.
-Ci sono cose su cui le persone sono giustamente più sensibili, Frannie.
-Non prendermi in giro, Edmund. Lo so che pensi anche tu che ha esagerato. La difendi solo perché è la tua ragazza.
Il ragazzo arrossì.
-Questo... questo non è proprio vero.
-Ah no? Allora guardami in faccia e dimmi "Margaret ha ragione e tu hai torto", avanti.
Edmund sbuffò, frustrato.
-Senti, non mi importa chi ha ragione, ok? Vedete di chiarire. E se vedete Margaret mandatela in camera mia.
Disse, e sparì dietro la porta. Frannie, Draco e Blaise tacquero un istante.
-Evidentemente non era una vera amicizia.
Disse una voce vicino alla vetrata. Mary Sue doveva essere arrivata qualche minuto prima. Alzò le spalle.
-Io non ho mai litigato così con Harry. Lui mi vuole bene come una sorella. Darei la vita per il mio migliore amico. 
Frannie la guardò. In genere le scemenze di Mary la facevano divertire, ma quella decisamente non era stata la cosa migliore da dire. Alzò una mano aperta e sorrise. Draco diede una gomitata a Blaise per spingerlo a guardare, ridacchiando. 
"Monstrum." 
Pensò Frannie, chiudendo il pugno. Per qualche istante non successe nulla, poi Mary iniziò a strillare.
-AHHHHH! Toglimeli di dosso! Toglimeli di dosso!
Draco e Blaise scoppiarono a ridere, e anche Adrian e Montague, che erano seduti a un tavolinetto lì accanto. 
-Vattene! Vattene!
Gridò Mary, agitando le braccia per scacciare i demonietti invisibili. Una fattura orcovolante perfettamente riuscita. Corse verso il dormitorio femminile strillando. 
Malfoy fece per alzare la mano per dare il cinque all'amica, ma qualcosa lo trattenne. Probabilmente il suo spirito di autoconservazione dato che la ragazza sembrava in qualche modo fuori di sé. Lei restò immobile per qualche secondo e poi mormorò
-Vado a cercare Tony.
E se ne andò.
 
Margaret era seduta sul letto, si premeva il cuscino sul viso cercando di soffocare un urlo di frustrazione. Per fortuna sia Miles che Jasmine avevano già lasciato la stanza mentre lei era a fare colazione, e ora era sola.
Urlò con la faccia affossata nel cuscino sinché non le fece male la gola. Quando lo allontanò, vide che era tutto bagnato e si accorse di stare piangendo.
"È finita la pacchia, Rosander." Pensò, respirando affannosamente.
"Tu sei pazza. Ti immagini le cose come Potter."
Strinse i pugni sinché le nocche non diventarono bianche.
"Sono solo stronzate babbane!"
Si prese la testa tra le mani, le faceva male.
"Non capisco perché la stai facendo tanto lunga."
Aveva il disperato bisogno di far esplodere qualcosa. Guardò verso il vasetto alla finestra, che aveva fatto sbocciare tre rose. Non sembravano servire a molto. Si trattenne a stento dal farlo saltare in aria.
"Non un ringraziamento magari, ma un riconoscimento sarebbe carino, sì."
Ci mancava solo che avrebbe dovuto ringraziare qualcuno per il solo fatto di averla trattata come tutti gli altri. Se era così che Frannie la pensava, tanto peggio per lei. 
Si abbandonò sul letto, fissando il soffitto. Non aveva le forze per muovere un dito, si sentiva come svuotata. Era bastato che girasse la voce che Voldemort era tornato per trasformare Hogwarts da casa a un posto ostile per lei e quelli come lei. Persino Frannie non aveva capito. La aveva trattata da diversa. Margaret si sentì impaurita e sola. Si chiese se Edmund la avrebbe difesa. Se la avesse difesa, dopo che era uscita dalla stanza. Sicuramente prima che lei scappasse si era avvicinato, tentando di consolarla.
"Almeno questo."
Pensò, ma non aveva voglia di vedere Edmund al momento. Era uno di loro anche lui, dopotutto. Dopo aver pensato questo, si pentì come un cane.
Aveva bisogno di Laetitia, ma non voleva alzarsi al momento. E poi sicuramente stava ancora dormendo. Sentì una morsa stringerle lo stomaco, e ricominciò a piangere.
 
Frannie si avviò verso il tavolo  Tassorosso con una maschera di indifferenza sul viso. La vestiva bene, e avrebbe ingannato la maggior parte delle persone, ma non Tony. Tony la conosceva ormai come le sue tasche. Il fratello Silver, che era accanto a lui al suo tavolo per fargli compagnia, si congedò a vederla e se ne andò al tavolo Serpeverde. 
-Buongiorno amore.
Disse, dandogli un bacio e stringendogli la spalla affettuosamente con la mano.
-Buongiorno!
-Come stai? Ti senti un po' meglio?
Gli disse, sedendosi accanto a lui, accarezzandogli piano i capelli. Lui alzò le spalle.
-Non proprio. Mi passerà. 
-Tesoro...
-Tu invece, cos'hai? E non dire "niente", si vede che c'è qualcosa che non va. 
-Niente! Oh, accidenti.
Rispose l'altra, e sbuffò.
-Ho solo discusso con Margaret. Niente di importante. Sei tu la cosa importante, adesso. Hai già abbastanza problemi, non voglio infastidirti con i miei.
-Anche i tuoi problemi sono importanti, amore.
Disse lui, sfiorandole la mano.
-E tu vuoi bene a Margaret, devi essere dispiaciuta. Perché avete litigato?
Frannie alzò le spalle.
-Ho detto che nel compito di babbanologia c'erano stronzate babbane, e se l'è presa.
Lui alzò un sopracciglio, perplesso.
-Mh.
Frannie non aveva pensato al fatto che era mezzo babbano anche lui. Lo guardò terrorizzata, temendo un'altra sfuriata. Il ragazzo sorrise.
-Scommetto che non l'hai detto con intenzioni cattive, ma capisco perché c'è rimasta male. Penso dovresti chiederle scusa. Sono sicuro che se vedrà che ti sei pentita ti perdonerà.
Frannie lo guardò mordendosi il labbro, con aria colpevole. Tony sospirò.
-Tu non ti sei affatto pentita, non è così?
Lei scosse la testa.
-No! Cioè, capisco l'essere babbani e tutto, ma tu non c'eri Tony! È entrata chiaramente con la voglia di litigare. Non è stata colpa mia. Io mi sono espressa come al solito. Per me i compiti sono tutte stronzate, lo sai tu e lo sa anche lei, non solo babbanologia! Lei si comporta come se lo avessi detto per quello!
Borbottò. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
-Se pensi di aver ragione non so proprio come aiutarti. E non sono d’accordo con te.
-Non mi va di parlarne. E poi che persona orribile sono, a farmi consolare da te anziché il contrario? Oggi sei tu quello di cui prendersi cura!
Il ragazzo non replicò.
-Cosa ti serve? Che posso fare per farti stare meglio? Posso passare dal passaggio  segreto e comprarti qualcosa a Hogsmeade. Qualunque cosa!
Lui sorrise.
-Non c'è bisogno che mi compri qualcosa per farmi stare meglio, Fran.
Lei spalancò gli occhi, confusa.
-E che altro potrei fare allora?
Il ragazzo la guardò con un po' di compassione. Era chiaro che era stata educata a mostrare affetto con i beni materiali, e la cosa lo inteneriva e lo rattristava allo stesso tempo.
-Mi basta che stia qui. Ti va di vedere cosa mi ha regalato per il compleanno?
Frannie non ebbe bisogno di chiedere il soggetto della frase. Gli diede un bacio affettuoso sulla guancia.
-Ma certo.
Mentre i due parlavano, Dimitar, con sguardo basso e mordendosi il labbro dalla frustrazione, passava loro accanto, non visto. Desiderò guardare gli amici, ma non lo fece.
"Tre giorni. Solo tre giorni."
Ripeté a sé stesso, mentre usciva dalla Sala.


 

Note autrice
Qualcuno ha detto angst? Perché come promesso ce n'è per tutti! Vi dirò un segreto: il capitolo in originale era intitolato "La terza prova anche detto va tutto a puttane"… calzante, non è vero?
Ricapitoliamo:
Cedric come sapevamo è morto purtroppo, e Tony ne è uscito devastato.
Karkaroff al ritorno di Voldemort se l'è filata di brutto temendo rappresaglie dei mangiamorte e Dimitar è stato saccagnato di botte, come si suol dire.
Infine, Margaret si accorge che il Mondo Magico non è il paradiso che lei si era sempre immaginata e solo il nome di Voldemort nell'aria è bastato a trasformare Hogwarts in un incubo.
Frannie ha detto una parola di troppo con superficialità, Mag era già punta sul vivo, e ora le due non si parlano più.
Cosa succederà?
Lo scoprirete venerdì!
 
Mancano ufficialmente due capitoli alla fine di questo libro. Grazie per tutti coloro che ci hanno seguite in questi mesi! 
   
 
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