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Autore: Il cactus infelice    01/06/2019    2 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CHIARIMENTI

 

“Come lo prendi il caffè, Karen” chiese Lily quando vide Karen scendere in cucina per la colazione. La ragazza aveva accettato l’invito di rimanere a dormire dai Potter, non sentendosela di tornare a casa propria dove sarebbe praticamente rimasta da sola. 
“Nero e amaro, come la mia anima”, rispose Karen vivacemente. Si sentiva piuttosto di buon umore quella mattina e voleva godersi questo stato d’animo finché durava. Aveva ragione Sirius, non poteva permettere che qualcuno di insignificante le rovinasse la vita o l’umore. E a proposito di Sirius: l’uomo era seduto a tavola, la faccia immersa nel giornale, e non le era mai parso così affascinante. 
Cercò di ignorarlo, come faceva lui con lei, e si sedette a tavola, Lily che le porgeva la sua tazza di caffè. 
Ron, Hermione e Ginny si erano uniti e Karen si ricordò in quel momento che avevano una sessione di studio quella mattina. 
“Dovrò chiedere a Harry di insegnarmi la Fattura stordente”, disse Ron a un tratto, riflessivo. “Sai, quella strana”. 
“Harry non farà un bel niente prima della sua tazza di caffè”, si sentì dire dalla voce di Harry mentre scendeva le scale e dopo pochi secondi comparve anche lui nella cucina con addosso solo un paio di jeans chiari. Reggeva la maglietta in mano e sul petto nudo spiccava il drago tatuato. Tutti gli occhi si puntarono su di lui. 
“Che c’è?” Chiese Harry notando quegli sguardi strani mentre si metteva la maglietta.
“Ti sei tagliato la barba”, rispose Hermione dando voce ai pensieri di tutti. Il ragazzo infatti sfoggiava un viso pulito e liscio, senza più quel pizzetto che si era fatto crescere negli ultimi mesi insieme ai capelli. 
“Be’ si. Era diventata impegnativa”, rispose Harry sedendosi accanto a Ginny. 
“Finalmente. Ora te lo posso dire. Stai meglio senza”, fu il commento della ragazza.
“Potevi dirmelo che non ti piaceva!” Si lamentò Harry in tono sorpreso. 
“Scusa, non volevo turbarti”. 
“Da quando in qua ti preoccupi di non turbarmi”. 
“Ehi!” Ginny gli diede un colpetto dietro la nuca in finta aria rabbiosa e Harry mugugnò qualcosa, sotto le risate divertite di tutti gli altri che avevano assistito alla scena. 
“Sono le nove del mattino, smettetela di battibeccare come marito e moglie”, li rimproverò Karen bevendo il suo caffè. 
Sirius chiuse il giornale e si alzò riponendo la propria tazza nel lavello. Karen lo seguì di sottecchi mentre usciva dalla cucina. 
Dopo una rapida colazione i ragazzi decisero di accomodarsi in salotto per cominciare a studiare. Hermione tirò fuori l’immancabile libro di Storia della Magia insieme a quello di Aritmanzia e si mise subito al lavoro. Harry e Ron decisero di darsi da fare con Pozioni. 
Quando Karen, poco dopo, adocchiò Sirius che scendeva dalle scale, si alzò di colpo e senza dire nulla si allontanò dagli amici per andargli incontro. Nessuno la richiamò, troppo presi a studiare. 
Nel momento in cui la ragazza se lo trovò davanti però, si bloccò. Non si era preparata un discorso, anzi, aveva agito piuttosto di impulso, mossa dal desiderio di chiarire quello che avrebbe dovuto chiarire già giorni prima. 
“Ehi!” esclamò, più per non restare a fissarlo come un baccalà che altro. “Ti- Ti posso parlare?” Chiese cercando di essere il più naturale possibile. 
“Certo”, rispose l’uomo gentilmente. Lei si spostò verso la porta di ingresso dove non c’era nessuno e non erano sotto gli occhi dei suoi amici. 
“Io... volevo chiederti scusa”, cominciò la ragazza e, accorgendosi dell’occhiata perplessa che le aveva lanciato l’altro, si affrettò ad aggiungere. “Per quella sera, a Hogwarts. Anzi, prima volevo ringraziarti per avermi accompagnata sana e salva e poi... si, insomma... chiederti scusa per quel bacio. Non è stato opportuno e... Insomma, è stata una cosa stupida. Ero ubriaca e ho agito di impulso. A volte mi succede”. 
Karen scrollò le spalle e abbasso lo sguardo imbarazzata sentendo caldo. Sperava solo di non essere arrossita come una adolescente qualsiasi. Si appoggiò contro il muro sentendo lo sguardo di Sirius addosso. Sentendo tutta la sua presenza addosso, anche se non la stava toccando e nemmeno le stava troppo vicino. Perché lui aveva quel potere di farla sentire nervosa e fragile molle un budino? Perché la osservava con quei profondi occhi neri e quel sorrisetto sghembo?
“Nessun problema”, sentì dire dalla voce dell’altro e rialzò lo sguardo su di lui. “Non ti preoccupare... per il bacio. Non me la sono presa”. 
“Mi fa piacere”.
“Anzi, non è nemmeno stato così terribile”.
Karen ridacchiò nervosamente. Che cosa voleva dire? Gli era piaciuto? O forse no? Forse la voleva solo prendere in giro. 
“Sapevo di alcool. Immagino che il mio alito non fosse dei migliori”. 
“Avevo bevuto anche io”.
I due rimasero a guardarsi per un po’, indecisi su chi avrebbe dovuto dire qualcos’altro. 
“Davvero, non ti preoccupare, Karen. Anzi, se ti sono sembrato... Rigido, o non lo so... Strano... Sono un po’ fuori forma da quel punto di vista. Dodici anni ad Azkaban e due anni nell’aldilà non aiutano molto per quanto riguarda le ragazze”. 
Karen gli sorrise dolcemente e si staccò dal muro per avvicinarglisi e poggiargli una mano sul braccio. Di nuovo, agiva di impulso. Aveva sentito l’irrefrenabile voglia di consolarlo dopo quella sua frase. Lo avrebbe volentieri abbracciato e baciato di nuovo per fargli dimenticare Azkaban e qualsiasi incubo lo tormentasse. Tuttavia, già quel contatto che si era permessa forse risultava troppo e persino strano. Chissà cosa stava pensando Sirius. 
“È come andare sulla scopa. Una volta che hai imparato non lo dimentichi più. E poi, non mi sei sembrato strano, anzi...”.
Il bacio era perfetto, pensò ma non lo disse. 
Sirius lanciò un veloce sguardo sulla mano della ragazza stretta attorno al suo braccio ma non commentò. Rimase con gli occhi fissi sul volto di Karen. 
“Tu piuttosto, come stai? Sai, con tutta la faccenda di tuo padre...”. 
“Bene. Non è la fine del mondo dopotutto”.
“Sirius!” Chiamò ad un tratto la voce di James dal piano superiore. “Sei pronto?”
Karen lasciò andare il braccio di Sirius e gli sorrise ritornando verso il salotto. “Torno dagli altri”, disse senza aspettare una risposta. Entrambi si ritrovarono a maledire mentalmente James per averli interrotti. 

 

La chiacchierata con Sirius aveva mandato a puttane tutta la concentrazione di Karen e ora si ritrovava a fissare il proprio libro senza capire nulla di quello che vi stava scritto. Un paio di volte Ginny le aveva lanciato strane occhiate come se si fosse accorta del suo nervosismo. Perché oltre alla poca concentrazione, faceva fatica persino a stare seduta. Sapeva che forse avrebbe dovuto parlarne con qualcuno ma non se la sentiva; Harry era troppo vicino a Sirius e non aveva idea di come l’avrebbe presa e con Hermione, Ginny o Ron non aveva tutta questa confidenza. Senza contare che Sirius, be’… aveva vent’anni più di lei e non tutti prendevano bene qualcosa del genere. E poi a che pro? A che pro parlare di una cotta momentanea per un uomo più grande che di certo non era interessato a lei? Ma lei non era così, non era una che si prendeva cotte… 
“Harry, facciamo una pausa?” chiese Ginny a un certo punto guardando il proprio ragazzo per fargli capire che la frase era indirizzata a lui. Harry alzò un sopracciglio ma annuì semplicemente e fece segno alla ragazza di seguirlo fuori. 
Quando i due uscirono sulla veranda, Ginny richiuse piano la porta dietro di sé e non tolse lo sguardo da Harry. Il ragazzo capì subito che non voleva semplicemente fare pausa. 
“Cosa c’è?” 
“Mi è arrivata una lettera”, cominciò la ragazza interrompendosi di colpo. Harry la incoraggiò con lo sguardo ad andare avanti. “A quanto pare, quest’ultimo anno, alcuni allenatori e giocatori di Quidditch sono venuti in incognito a Hogwarts per vedere gli studenti giocare. Ogni tanto lo fanno, per le nuove reclute, sai…”. 
“Okay”. 
“E… Mi hanno chiesto di provare a entrare nelle Holyhead Harpies. Hanno detto che ho del potenziale e vorrebbero avermi in squadra. Ovviamente dovrei fare un provino, però… Sì, ecco, non mi dispiacerebbe”. 
Harry le si avvicinò all’improvviso con un ampio sorriso sul volto e le mise le mani sui fianchi. “Ma è fantastico!” 
“Dici davvero?” Ginny tutto d’un tratto si trovò a rilassarsi completamente tra le braccia del ragazzo; nemmeno lei si era resa conto di essere stata così tesa. Non sapeva esattamente di cosa avesse paura, ma non aveva potuto dire con certezza che ad Harry avrebbe fatto piacere.
“Certo! Te lo meriti. Loro guadagnerebbero un ottimo membro in squadra. Perché me lo chiedi?” 
“Perché, insomma… Anche tu sei bravo, molto più di me e ti meriteresti di entrare in una squadra. E poi, potrei essere spesso fuori città. Ci alleneremmo perlopiù a Londra, però sai com’è… Le competizioni sportive si fanno anche fuori”. 
Harry scosse il capo tirando la ragazza verso di sé. “Gin, non ti preoccupare. Io non ho interesse a entrare in una squadra di Quidditch, insomma, sarebbe… Troppo. Ne ho abbastanza di giornali che parlano di me. E per quanto riguarda l’altra cosa, devi pensare al tuo futuro prima di tutto… Potremo vederci comunque, con le Passaporte, la Metropolvere…”. 
Ginny sorrise e si alzò sulle punte dei piedi per dargli un bacio veloce sulle labbra. “Grazie”. 
“Non c’è bisogno che mi ringrazi. Anzi, mi dispiace, in questi giorni ti ho un po’ trascurata. Dovremmo uscire da qualche parte, solo io e te”. 
“Non ti preoccupare di questo. Anche se mi farebbe piacere uscire da sola con te. Tu come stai piuttosto?” gli chiese infine la ragazza, col volto ora più serio e accoccolandosi di più contro il suo petto. 
“Bene. La mia terapista mi ha anche diminuito gli antidepressivi”. 
“È un’ottima cosa”. 
“Lo è”. 
Ginny gli sorrise e gli diede un altro bacio sulle labbra; questa volta rimasero a baciarsi qualche istante di più.
“Comunque, Harry…”, sospirò Ginny quando si staccarono, senza allontanarsi da Harry però. Anzi, semmai strinse ancora di più le mani sulla sua maglietta. 
“Sì?” 
“Karen non ti sembrava un po’ strana prima?” 
“In che senso?” 
“Un po’ distratta, nervosa…”. 
Harry si morse il labbro fissando il muro sopra la testa della ragazza. I suoi amici non sapevano nulla dell’incontro tra lei e il padre e lui di certo non aveva intenzione di rivelarlo. Ma se davvero Ginny aveva notato un certo nervosismo da parte di Karen, forse era il caso di parlarle perché non stava bene come diceva di stare.
“Non saprei”. 
“L’ho vista parlare con Sirius prima. Poco prima che ci raggiungesse”. 
“Ah sì?” 
“Sì”. Ginny scrollò le spalle. “Non lo so. Mi chiedevo solo cosa i due avessero da dirsi”. 

 

“Ehi, Sir!”
Sirius alzò lo sguardo su James che lo guardava dalla sua scrivania nell’ufficio degli Auror. Aveva quel solito sorrisetto sghembo stampato in volto, quello che ad Hogwarts faceva intuire subito che avrebbe combinato qualche malefatta.
“Che ti prende? È da mezz’ora che fissi quel foglio senza averci scritto niente sopra”.
Sirius spostò lo sguardo da James al verbale che doveva compilare; non si era nemmeno accorto di essere rimasto a fissarlo come un idiota. La verità era che stava pensando a Karen, non poteva mentire a sé stesso. Ripercorreva nella testa la conversazione di quella mattina, il bacio che si erano scambiato al ballo e tutti gli altri momenti - pochi - in cui erano riusciti a scambiare qualche parola. Lei che gli chiedeva con tenerezza come fosse stato essere rinchiusi ad Azkaban, la sua risata genuina, i suoi occhi stanchi e ubriachi, persino il volto da pianto che aveva avuto dopo l’incontro col padre… Tutto questo… Non faceva che pensarci e sentiva una strana sensazione addosso. La conosceva bene ma non voleva dire quale fosse, non voleva ammetterlo. 
“Niente, James. Sono solo un po’ distratto”. 
“Lo vedo”. 
Sirius tornò a rivolgere l’attenzione al suo foglio di pergamena, questa volta cercando di concentrarsi sul lavoro, ma James lo stava ancora fissando. Sentiva i suoi occhi nocciola addosso, come se lo stessero toccando. 
Si voltò di nuovo a guardarlo, un sopracciglio alzato. 
“Felpato, di solito quando tu sei così distratto è perché pensi a una ragazza”. 
Sirius alzò gli occhi al cielo e sbuffò; James non sarebbe mai cambiato, ma dopotutto era ancora fermo ai suoi ventun anni. Non che in realtà gli desse fastidio, era l’uomo più felice della Terra perché aveva di nuovo il suo migliore amico accanto e perché si preoccupava sempre per lui. Tuttavia quello non era proprio il caso giusto per ficcare il naso. Come poteva dire a James che… Che aveva una cotta per Kiki, la migliore amica del suo figlioccio e con vent’anni in meno di lui? Sempre se di cotta si poteva parlare alla sua età. 
“Oh Santo Godric!” Sentì a un certo punto esclamare e voltandosi vide che aveva spalancato sia occhi che bocca. “Ho indovinato! Ti piace qualcuna!” 
Dananzione!! Perché James doveva sempre essere così perspicace? 
“Chi è??” 
“Non te lo dico, James!” 
Era inutile negare. 
“E perché? Quando mai tu non mi dici le cose?” 
Sirius sbuffò più forte, ma con la coda dell’occhio Black lo vide agitare la bacchetta per innalzare quello che doveva essere un incantesimo silenziatore per impedire ai loro colleghi Auror che stavano passando di sentirli. 
“Non ci sente nessuno, puoi dirmelo”. 
“É meglio che tu non lo sappia, Jamie”, gli disse Sirius in quello che doveva essere un tono perentorio, accompagnato da un’intensa occhiata. Se solo James fosse uno che si lasciava intimorire. 
“Perché mai?” L’espressione di James era decisamente perplessa. “È una nostra collega?” Parve soppesare qualcosa per un attimo poi aggiunse: “È un uomo? Perché va bene, Sirius, non è mica una brutta cosa. Basta che non sia Moony, sai lui è sposato, anche se voi due…”. 
Sirius per poco non cadde dalla sedia, ma cercò di ricomporsi subito. “Oh per le mutande di Merlino! No, Ramoso, non è un uomo e non è nemmeno una nostra collega”. 
“E allora chi?” 
Sapeva che finché non glielo avesse detto non sarebbe rimasto tranquillo, e non poteva nemmeno mentirgli dicendogli il nome di una tizia a caso perché altrimenti avrebbe fatto di tutto per metterli insieme e quello voleva decisamente evitarlo. 
Ma poi, pensò, che male ci sarebbe stato nel dirglielo? In fondo era James, si erano raccontati cose molto più strane e assurde. Non lo avrebbe giudicato. 
Era James e lui aveva bisogno di parlarne con qualcuno. 
“Karen!” disse infine quasi senza rendersene conto. 
James gli puntò gli occhi addosso perplesso. “Chi?” 
“Karen”, ripetè Sirius questa volta a voce più bassa, il timore nello sguardo. 
“Karen chi?” 
“Quante Karen conosci, James?” 
Il più giovane parve rifletterci un attimo, poi, quando realizzò la cosa, strabuzzò gli occhi e li fissò nuovamente sull’amico. “Aspetta… Karen, Karen? L’amica di Harry?” 
Sirius annuì piano mordendosi il labbro inferiore. 
“Porca troia, Sirius!” 
“Lo so”. 
“Ha diciotto anni!” 
“Lo so”.
“Ha l’età di Harry. Potrebbe essere tua figlia”. 
Sirius sbatté la piuma sulla scrivania e abbassò lo sguardo. Ora si sentiva davvero una merda. Forse non glielo avrebbe dovuto dire, magari sarebbe andato a dirlo anche a Remus, Lily o peggio, ad Harry che lo avrebbe detto a Karen e… Lo avrebbero giudicato tutti. 
Ma fu soprattutto la seconda affermazione di James a scuoterlo, a fargli quasi venire la pelle d’oca. Sì, poteva essere sua figlia ma non lo era. Non c’era nulla di perverso.

 

*** 

 

Alla fine Sirius ha confessato a James di provare qualcosa per Karen. Cosa succederà ora? La situazione si smuoverà? 
Accetto le vostre teorie e lasciatemi qualche commento : ) 
As usual, a sabato prossimo!! Ma vi lascio con un'altra foto di Karen.

 

C. 

 

   
 
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