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Autore: Irene_Violet    02/06/2019    2 recensioni
[Detective Conan/Umineko no Naku Koro ni]
Spoiler sulla VN Umineko Chiru Livello: ENDLESS NINE
La seguente Fan fiction è una reinterpretazione degli eventi presentati nella Visual Novel e nel file tratto dal VOL 30 di Conan "La villa del Crepuscolo" (EP 219 "La Leggenda di Furto KID"). Si è praticamente scritta da sola per quanto mi è piaciuto comporla, spero possa intrattenere anche a voi che andrete a leggerla. Buon Divertimento! -Irene_Violet.
Trama Breve:
Un gruppo di detective riceve un insolito invito a partecipare ad una particolare "gara di deduzioni" su di un isola che è stata teatro di un celebre massacro. Il loro compito è quello di risolvere un indovinello, così da incontrare l'organizzatore dell'evento. La situazione inizialmente pare tranquilla, ma per mano di qualcuno la storia sembra destinata a ripetersi, in un modo o nell'altro. Riusciranno gli abili investigatori a dissipare le tenebre dell'illusione che li vede protagonisti? Ma soprattutto potranno sopportare la verità che queste celano da 12 lunghi anni?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ƹ̴Ӂ̴Ʒ #3 - Nocturne of the Phantom Witch Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

 

Un altro fulmine colpì il terreno nei pressi dell’isola, rischiarando la notte scura e la stanza che vedeva come suoi occupanti, Ran, Kogorō ed il piccolo Conan, che aveva spiegato ormai il foglio su cui la liceale aveva annotato il testo dell’Epigrafe della Strega e stava osservando le parole e le varie frasi alla ricerca di un indizio utile a poterla risolvere, tuttavia non era affatto una passeggiata, come aveva intuito, fin da quando non l’aveva adocchiato, passando per il corridoio la prima volta qualche ora addietro. Per quanto non fosse facile ammetterlo, anche al brillante detective liceale Shin’ichi Kudō, in qualche occasione come quella che stava vivendo, capitava di bloccarsi, sin dalla prima riga di un codice.

Il piccolo si grattò la testa,  mentre rimuginava in silenzio, nel mentre Ran, decise che potesse essere una buona idea rileggere il testo da capo ed ad alta voce, magari in questo modo, a qualcuno di loro, sarebbe potuta venire qualche idea per una possibile chiave di lettura.



«Guarda il fiume di pesci dolci, che scorre attraverso la mia amata città natale.

Tu che cerchi la Terra Dorata, segui il suo corso fino a valle in cerca della chiave.

Nel tuo percorrerlo, vedrai un villaggio.
In quel villaggio, cerca la riva, i due te lo diranno.
Lì giace la chiave per la Terra Dorata.

Colui che ottiene la chiave, deve viaggiare verso la Terra Dorata in conformità con queste regole:»

La ragazza fece una piccola pausa, prendendo un respiro profondo, la parte successiva sarebbe stata difficile da leggere, sapeva già che la sua voce avrebbe cominciato a tremare, man mano che il testo proseguiva.

«Al primo crepuscolo, offri i sei scelti dalla chiave come sacrificio.
Al secondo crepuscolo, coloro che rimangono devono separare i due che sono vicini.
Al terzo crepuscolo, coloro che rimangono devono lodare il mio nobile nome.
Al quarto crepuscolo, perfora la testa e uccidi.
Al quinto crepuscolo, perfora il petto e uccidi.
Al sesto crepuscolo, perfora lo stomaco e uccidi.
Al settimo crepuscolo, perfora il ginocchio e uccidi.
All’ottavo crepuscolo, perfora la gamba e uccidi.
Al nono crepuscolo, la strega resusciterà e nessuno sarà lasciato in vita.
Al decimo crepuscolo, il viaggio avrà termine e raggiungerai la Capitale Dorata dove l’oro dimora.»

 

Ran fece un’altra pausa, il peggio per fortuna era passato, poteva rilassarsi e tornare a leggere con più convinzione.
 

«La strega loderà il saggio, e gli conferirà quattro tesori:

 

Uno sarà, tutto l’oro della Terra Dorata.

Uno sarà, la resurrezione delle anime dei defunti.

Uno sarà, nientemeno che la resurrezione dell’amore perduto.

Uno sarà, il mettere a dormire la strega per l’eternità

Dormi pacificamente, mia amata strega, Beatrice.»


Una volta terminata la lettura, Ran rivolse al bambino lo sguardo, in momenti del genere vedeva Conan trasalire di solito, ma questa volta era concentrato sul foglio al punto che si domandò se l’avesse sentita leggere. Guardando al di sopra della spalla del ragazzino delle elementari, la ragazza si convinse che la soluzione migliore fosse prendere ad analizzare una frase alla volta. Insomma a parte le “Istruzioni” che avrebbero dovuto condurre a quella fantomatica “Terra Dorata” e che dicevano chiaramente “perfora ed uccidi” ed alla parte finale che avrebbe dovuto consistere in una ricompensa per chi riuscisse a risolvere l’indovinello non è che lei ci avesse capito poi molto! Quindi tanto valeva provare ad analizzare frase per frase e vedere se ne sarebbe saltato fuori qualche cosa.

«Dunque… “Guarda il fiume di pesci dolci, che scorre attraverso la mia amata città natale”... Un fiume con pesci d’acqua dolce… attraverso l’amata città natale… Sì, ma come facciamo a capire quale fu la città natale di Kinzō Ushiromiya? Questo genere di informazione potrebbe saperla solo uno dei parenti stretti oppure uno degli amici di famiglia degli Ushiromiya… come dovrebbe arrivarci un estraneo?»

Shin’ichi si era posto la stessa domanda proprio all’inizio della sua riflessione. Era assurdo aspettarsi che un estraneo risolvesse un rompicapo del genere, essendo a secco di informazioni precise sul suo creatore, che tra l’altro si era impegnato a rendere l’indovinello più complesso, inserendovi dei propri dati biografici oltre che frasi assurde come: offri i sei scelti dalla chiave come sacrificio! Si era però convinto a riprendere la frase dall’inizio, ed anche quel fiume con pesci d’acqua dolce non lo convinceva poi molto. Però era meglio affrontare le cose un passo alla volta.

«Lascia perdere Ran! Tanto risolvere o meno quel indovinello non ti porterà da nessuna parte.» - asserì Kogorō rispetto alla domanda posta ad alta voce dalla figlia.

«Huh? E perché credi questo Otōsan?» - gli domandò di rimando la ragazza.

«Ovvio, no? Anche se dovessi riuscire a risolverlo, non otterresti nessuna montagna d’oro, è solo una perdita di  tempo!»

 

«Bè, può darsi che tu abbia ragione, però… se così fosse perché Kaitō Kid avrebbe invitato qui ben sette investigatori? Solo per fargli risolvere un enigma che in realtà non ha più valore?» - domandò Ran, che pretendeva una risposta sensata dal momento che il padre sembrava tanto convinto delle sue parole.

«Tsk! Quel Kaitō Kid è solo uno sbruffone. Si divertirà a vederci spremere le meningi fin quando non ci arrenderemo. In parole povere ci ha invitati qui, per farsi quattro risate alle nostre spalle, ecco  tutto!»

Kogorō tagliò corto e questo lasciò Ran ancora più curiosa di sapere cosa poteva esserci sotto. Se Shin’ichi fosse stato con loro, certo non si sarebbe arreso alla prima difficoltà ed avrebbe risolto l’enigma per il puro piacere di farlo, ed anche per dimostrare al ladro di essere in grado di superare la prova che gli aveva presentato davanti. Era con quello spirito che anche lei aveva deciso di fare un tentativo nel giungere a capo di quel misterioso ammasso di parole, e non sarebbe stato quel fatalista del padre a fermarla! Ammesso che sarebbe mai stata in grado anche solo di cominciare a districare quella matassa, in qualche maniera. Il suo entusiasmo interiore si spense poco dopo. A proposito di pesci d’acqua dolce, non sapeva proprio che pesci prendere! Ed anche Conan, che di solito dava buoni spunti di riflessione, sembrava essere bloccato, quindi che fare?

La liceale sospirò, portando accidentalmente lo sguardo sul telefono poggiato sul comodino accanto al letto. Lo osservò per un paio di secondi prima che il suo volto si illuminasse di una flebile speranza.

«Massì, certo! Il jolly!!» - esclamò tutt’un tratto a piena voce, tanto da attirare l’attenzione sia di suo padre che del piccolo occhialuto.

«Che? il jolly?» - ripeté il detective confuso.

«Eh già! Ricordate la lettera che Kanon-kun ci ha letto dopo cena? Non diceva chiaramente che se avessimo avuto bisogno di indizi, potevamo rivolgerci al jolly, a patto che lui non rivelasse direttamente l’ubicazione dell’oro? Ecco… allora possiamo chiedere aiuto ad Hachijō-san, almeno per avere un input così da sapere da che parte cominciare! Non siete d’accordo anche voi?» - domandò infine tutta esaltata la liceale.

Come aveva potuto dimenticarlo! Adesso si che si cominciava a ragionare… o meglio, lo avrebbe cominciato a fare per conto suo, una volta ottenuta la piccola spinta necessaria.

«Pff- A me non interessa. Se vuoi fallo, ma non mettere in mezzo il sottoscritto!»

Ran si accigliò nel sentirsi rispondere in quel modo così sgarbato. Era pur sempre un modo come un’altro per tenersi in forma con il ragionamento giusto? Possibile che al “Grande Detective Mōri Kogorō”, la cosa non stuzzicasse neppure un minimo?
Fece spallucce dopo poco, se non avrebbe potuto contare sull’appoggio del proprio genitore, sapeva che qualcun altro avrebbe acconsentito alla sua richiesta.

«Allora che ne dici Conan-kun, chiamiamo?» - domandò dunque al bambino, con un ampio sorriso in volto.

«Uh? Va bene, Ran-nēchan!» - sorrise il ragazzino, ottenendo da parte di lei una reazione felice, mentre si avvicinava al telefono e componeva il numero che l'avrebbe messa in contatto con la stanza dei domestici.

 

Fosse stato per lui, avrebbe continuato a provare per conto suo ancora per un po', ma un indizio, non negava gli avrebbe fatto comodo. Quanto alla domanda di poco prima riguardo KID, Conan sapeva già la risposta, ma non poteva rivelargliela. Non erano stati portati qui solo per risolvere quell'enigma, la ragione era ben diversa ed alquanto delicata. Si poteva dire che il ladro si fosse assunto un compito al di fuori delle sue competenze ed al di fuori della sua portata, cosa che vista da una certa angolazione, era senza dubbio degna di lode e si confaceva alla sua nomina di ladro gentiluomo. Questa volta però non era lì per sottrarre qualcosa, ma per restituire qualcosa. Un po' come accadde per il caso dei tesori di Ryōma, per fare un paragone estremamente alla lontana.

 

Dopo aver composto il numero ed atteso un paio di squilli, qualcuno prese la linea dall'altra parte del ricevitore: la voce profonda ed estremamente calma di Hachijō Tōya, disse semplicemente "Pronto?" ed il bambino poté veder sorridere Ran, che replicò poco dopo.

 

«Pronto, Hachijō-san… sono Ran.» - gli fece sapere lei.

 

«Ah Ran-chan, cosa c'è? State provando a risolvere l'indovinello?» - chiese lo scrittore di romanzi.

 

Non era una deduzione difficile, dal momento che si erano in qualche modo tutti prefissati almeno quello come obiettivo, per passare il tempo in attesa che venisse giorno, ma Ran sussultò, come se gli fosse stato detto chissà cosa.

 

«Sì, infatti, ma siamo rimasti bloccati fin da subito, alla prima riga, per via di questa fantomatica "città natale" che viene citata.» - spiegò brevemente e con chiarezza - «Lei per caso sa di quale luogo si tratta? Ci può aiutare Hachijō-san?»

 

«Ah certo, la "mia amata città natale". In effetti è impossibile tirare a indovinare su di un simile dettaglio… certo che posso aiutarvi, non per niente sono il "jolly".» - rispose lui, anche se non poté vederlo Ran ebbe l'impressione che per un attimo egli avesse sorriso - «Cominciamo con il dire che quella frase non intende nello specifico una città, in quanto primo significato, ma è la metafora per una nazione all'interno della quale Kinzō ha vissuto, che ci porta poi a capire come il testo dell'epigrafe sia pieno di metafore. Il Capofamiglia Ushiromiya è nato su di una grande isola; è per questa ragione che ha acquistato Rokkenjima e vi si è stabilito, perché in qualche modo li ricordava la sua infanzia… ecco dovrebbe essere… se la memoria non m'inganna...» - riflettè per qualche istante prima di dare la risposta.

 

««Taiwan»»


La località venne nominata da due voci differenti che però la liceale riconobbe a colpo sicuro: Shannon era tornata dal suo giro di perlustrazione a quanto sembrava.

 

«Ah, la prego di scusarmi! Ho sentito che parlava della terra natia del padrone e mi è sfuggito di bocca!» - poté origliare Ran, suo malgrado.

 

«No… non c'è problema. Figurati...»

 

«Quindi l'amata città natale era in Taiwan?» - chiese conferma la ragazza dopo che udì diversi secondi di completo silenzio dall'altra parte.

 

«Sì, esatto e la città nello specifico è la capitale Taipei. Concentratevi su quella zona. Avete un atlante con voi? Con una mappa sotto gli occhi, è più facile capire anche la parte dei pesci e del fiume.» - suggerì Tōya.

 

«Un atlante dici?» - ripeté Ran guardando il bambino, di fianco a lei, che le mostrò come ne avesse uno a portata di mano proprio in quel momento, quindi rispose subito - «Sì… sì abbiamo un atlante! Dobbiamo concentrarci su Taipei, quindi… ho capito.»

 

«Molto bene, in questo caso dovreste riuscire a scoprire il resto anche da soli. D'altra parte voi siete avvantaggiati Ran-chan, avete con voi un bambino.»

 

«Huh? Saremmo in vantaggio perché abbiamo con noi Conan-kun?» - domandò.

 

«Già, i bambini con gli indovinelli di solito ci sanno fare, mia sorella minore li usa spesso nei suoi libri per stimolare la sua creatività. Kinzō poi era una specie di bambinone... Insomma… credeva alle streghe! Comunque Ran-chan, provate pure da soli tenendo la linea aperta. Rimarrò vicino al telefono nel caso abbiate bisogno d'aiuto. Tanto dubito fortemente che gli altri detective vorranno mai il mio aiuto, preferisco mille volte risolvere l'enigma in vostra compagnia.»

 

«Davvero? Grazie mille Hachijō-san! Allora proveremo ad impegnarci!» - detto questo Ran posò la cornetta sul comodino orientata verso il letto su cui lei e Conan stavano seduti, così che dall'altra parte si sentisse mentre ragionavano ad alta voce - «Avanti Conan-kun facciamo del nostro meglio!» - lo incoraggiò la ragazza, anche se forse non c'è ne sarebbe stato bisogno, visto che Conan si era rimesso a fissare il testo dell'epigrafe, da quando Ran lo aveva guardato l'ultima volta.

 

"Un enigma per cui se si ha con sé un bambino ci si può dire in "vantaggio"? Significa forse che non bisogna prendere tutto in modo letterale come farebbe un adulto, ma essendo creativi… in questo caso…" - pensò Conan per poi alzare lo sguardo verso la ragazza.

 

«Dì un po' Ran-nēchan, cosa fa sì che un fiume possa essere definito un fiume?» - le chiese.

 

«Huh?» - su due piedi la ragazza fece fatica a capire la domanda, ma poi decise di riflettere per bene - «Bè… un fiume è un corso d'acqua che ha una certa portata, ha origine da una sorgente, si estende per un tratto abbastanza lungo, che alla fine sfocia nel mare ed al suo interno nuotano determinati tipi di pesci che non potrebbero sopravvivere in acqua salata…» - disse, questo era tutto ciò che le veniva in mente se doveva definire cosa fosse un fiume, nelle sue caratteristiche principali

 

Quella domanda fece venire in mente un'altra domanda al piccolo che chiese - «A proposito... c'è un pesce di fiume che raggiunge il mare per deporre le uova, giusto Ran-nēchan? Ti ricordi come si chiama?»

 

«Huh? Ecco sì… Mi pare fosse l'Ayu…» - riflettè la ragazza per poi rilanciare con una domanda - «Ma perché lo chiedi Conan-kun?»

 

«Ecco… stavo pensando che forse potesse essere proprio questo il famoso "pesce d'acqua dolce"… se è così dobbiamo cercare un posto in cui questo possa trovarsi bene; inoltre non è detto che il fiume che è citato debba essere per forza  un fiume vero, magari è un altro "mezzo" che gli Ayu possono usare per spostarsi da un punto all'altro, fino ad arrivare al mare.» - spiegò il bambino indicando con il dito sulla mappa di Taiwan l'unico fiume che effettivamente sfociava chiaramente nel mare, in quella porzione di mappa.

 

«Un altro modo?» - ripeté Ran osservando a sua volta la cartina.

 

«Che sciocchezze! Se sono pesci Ayu allora staranno per forza in un fiume! Con cos'altro dovrebbero raggiungere il mare?!» - sbottò Kogorō che finora era stato in silenzio a guardarli, ma vedendoli così presi, si sentì come in dovere di intervenire, per non essere lasciato del tutto in disparte.

 

«Però Ojisan, le persone hanno un sacco di modi per arrivare da un posto all'altro proprio come fa un fiume. Abbiamo le autostrade, le imbarcazioni, gli aerei, le funivie, la metropolitana oppure...» - cominciò ad elencarne un po' e poi spostò lo sguardo verso l'alto come se stesse pensando a cos'altro poter aggiungere alla lista.

 

«Che c'entra i pesci nuotano, mica viaggiano o vanno in vacanza!!» - si irritò il detective non capendo.

 

«È vero Otōsan… però l'enigma non dice affatto che gli Ayu "nuotano"... c'è scritto che il fiume scorre… quindi Conan-kun potrebbe non avere tutti i torti.» - intervenne la ragazza alle parole del padre.

 

«Okay, ci sarà pure scritto che scorre… allora cosa può essere se non un fiume in cui l'acqua vi scorre attraverso?!» - ribatté non riuscendo a pensare a null'altro.

 

«Anche l'elettricità scorre nei cavi elettrici Ojisan, eppure la corrente non è quella di un fiume!!» - obiettò Conan, a gran voce.

 

«Sì, ma nei cavi elettrici non ci trovi mica gli Ayu, sapientone!» - ringhiò l'uomo baffuto, nei confronti del ragazzino occhialuto.

 

"Certo che sei testardo! Qui i pesci non c'entrano affatto!" - si accigliò Shin'ichi per poi voltare lo sguardo verso la figlia di quel detective imbranato - "Per favore dimmi che almeno tu ci arrivi Ran!"

 

«Una corrente che non è quella di un fiume… un mezzo di trasporto simile ad un fiume… che permette di arrivare al mare… un percorso da un punto a un… AH!» - di colpo la mascella della ragazza crollò, forse aveva capito! - «Conan-kun, gira le pagine!» - il bambino eseguì grandine un paio, superando la cartina politica e quella che indicava i laghi principali, alla terza pagina la ragazza lo fermò - «Stop! Ecco, è questa!!» - disse Ran rivolgendo l'atlante verso il padre che stava seduto di un letto situato dall'altra parte della stanza, vicino alla finestra che dava sul giardino di rose; lo aveva scelto apposta per poter fumare in santa pace.

 

Kogorō spense la sigaretta nel posacenere trovato in un cassetto e che aveva messo sul suo comodino e si alzò di malavoglia, sbuffando raggiungendo i due con le mani in tasca, ed una volta abbastanza vicino, si allungò ad osservare le pagine che Ran gli stava orgogliosamente mostrando: Mappa del sistema ferroviario di Taiwan.

 

«Cosa? Che c'entrano le ferrovie? Non ci capisco più niente!» - borbottò l'uomo baffuto che si era arreso senza provarci in realtà sin dalla prima lettura del testo, quindi era naturale non ci arrivasse minimamente.

 

«Dai Otōsan pensaci, è facilissimo!! L'abbiamo detto poco fa, quali sono le caratteristiche principali di un fiume?» - gli chiese Ran, volendo guidare anche suo padre alla stessa conclusione a cui Conan l'aveva portata a questo scopo gli mostrò subito dopo anche la mappa dei fiumi che avevano guardato fino a poco prima.

 

«Ancora con questa storia? Che barba! Un fiume è un corso d'acqua che parte da una sorgente, si estende per un certo tratto e poi sfocia nel mare… non vedo cosa abbia in comune con…» - Kogorō fece una piccola pausa, prima di aggiungere - «Ma certo! Ecco perché non è detto che i pesci ci debbano nuotare! Allora il fiume di cui dobbiamo seguire il corso in questione e la Taipei - Tamsui!»



Guardando le due cartine separatamente non era immediato accorgersi della somiglianza, ma un tratto della linea ferroviaria sembrava costeggiare il corso del fiume Denshui che sfociava nel mare, guardando le due cartine sovrapposte o una vicina all'altra la cosa era immediata. Inoltre immaginando il percorso sorgente-fiume-foce in modo schematico, come tre parti collegate di uno stesso percorso, lo si poteva immaginare come un susseguirsi si stazioni, su di una mappa all'interno di un convoglio ferroviario. Dunque con un po' di fantasia, si capiva benissimo di cosa l'enigma stesse parlando.

 

Ran tornò a guardare la cartina con il percorso della linea citata, era senza dubbio quella il percorso da seguire, come diceva la seconda frase dell'indovinello, ma da qui in  poi le cose si facevano di nuovo difficili da mettere insieme.

 

«"Tu che cerchi la Terra Dorata, segui il suo corso fino a valle in cerca della chiave"…  il corso lo sto seguendo, ma non capisco… la frase dopo dice: "Nel tuo percorrerlo, vedrai un villaggio. In quel villaggio, cerca la riva, i due te lo diranno. Lì giace la chiave per la Terra Dorata"» - pronunciò per poi farsi pensierosa.

 

Conan si mise accanto a lei analizzando uno ad uno i nomi delle stazioni, un sorriso si disegnò sulle sue labbra ad un certo punto, non appena trovò: il villaggio, la spiaggia e i due che avrebbero rivelato l'ubicazione della chiave per la Terra Dorata.

 

«Guarda bene Ran-nēchan! È come se-»

 

«È come se i caratteri giocassero a nascondino Ran-sama. È un trucco di magia!» - la dolce voce della cameriera Shannon si fece sentire vivida dal ricevitore posto sul comodino, verso cui i tre si voltarono.

 

«Shannon-san? Cosa intendi dire?» - le domando Ran, avvicinandosi senza toccare però la cornetta così che potessero sentire anche gli altri.

 

«Vi chiedo scusa per l'interruzione, Hachijō-sama ha dovuto recarsi alla toilette e mi ha detto di intervenire in caso mi foste sembrati in difficoltà...» - spiegò la ragazza, per poi rispondere alla domanda - «La veda come un trucco di magia. Anche se potrebbe non notarla la chiave è proprio davanti ai vostri occhi. Dovete solo guardare molto attentamente e la troverete di sicuro! Ricordi che deve: vedere un villaggio, cercare una riva che possiamo sostituire con il termine "spiaggia" se le è più comodo e due persone che parlano tra loro. Faccia un tentativo sulla base di queste informazioni, per favore

 

La domestica mise particolare enfasi sul "guardare attentamente", per cui Ran strinse le palpebre con l'intento di riuscire a focalizzare meglio e guardò uno ad uno, da capo tutti i nomi delle stazioni segnate e ripeté mormorando tra sé - «Villaggio… spiaggia… due persone che parlano… villaggio… spiaggia… Le li ho trovati!! Shannon-san, lì ho visti! Sono tutti nella stazione chiamata "Kirigan"!» - esclamò Ran - «Un villaggio, una spiaggia e se la leggiamo in quanto stazione, otteniamo le bocche, che servono ai due per parlare!»

 

Si sentì una sorta di piccolo applauso provenire dall'altra parte della linea - «Corretto! Le mie congratulazioni Ran-sama, ha appena trovato la chiave che conduce alla Terra Dorata, grazie alla quale possiamo anche considerare risolto il primo crepuscolo!» - affermò Shannon con la sua solita dolcezza.

 

Infatti i Kanji che comparivano in Kirigan (唭里岸) se separati nelle loro varie parti, contenevano al loro interno: uniti nel primo carattere la parola "bocca" (口) e "quella" (其), che si riferiva alla frase: "i due te lo diranno", citata nel testo. Il secondo carattere stava per "villaggio" (里) ed infine l'ultimo significava "spiaggia" (岸) oppure "riva" come quella della seconda riga dell'epigrafe. Ma solo il nome non bastava, poiché sarebbe stato presente solo un singolo carattere per la parola "bocca", mentre ne servivano due. Per risolvere il problema bastava pensare al fatto che ci si trovava di fronte alla mappa del sistema ferroviario, per ciò era chiaro che ogni nome riportato fosse quello di una stazione in cui un ipotetico treno si sarebbe fermato. In altre parole, se l'interpretazione -- come Shannon aveva prematuramente confermato -- era giusta,  la "Stazione Kirigan" (唭哩岸) era la chiave.

 

Però Ran non sembrò affatto convinta, e Conan poté notarlo dalla sua espressione oltre che da tono di voce che usò subito dopo, acuto e lamentoso  - «Shannon-san...»

 

«Sì, qualcosa non va Ran-sama?» - rispose lei.

 

«Non può essere la risposta giusta! In qualunque modo lo si legga "Stazione Kirigan" non ha sei caratteri! Potrà anche essere la chiave, ma cosa ha a che fare con il primo crepuscolo che dice: "Al primo crepuscolo, offri i sei scelti dalla chiave come sacrificio", In Kanji ci sono solo tre caratteri ed anche se lo si scrive in hiragana o katakana, sono comunque meno del necessario. Mentre in caratteri romani le lettere sono sette, e togliendone sei si finisce con avere solo la "n".  Si rimane praticamente senza niente di utilizzabile… insomma non si arriva a capo di nulla!»

 

La giovane dall'altra parte fu udita trattenere a stento una risata, cosa che Ran accolse con una buona dose di confusione - «Che c'è, ho detto qualcosa di strano, Shannon-san?»

 

«No non è questo. La prego di scusarmi. Il suo ragionamento non è sbagliato. In effetti se ci si concentra su “Stazione Kirigan” così com'è non si può andare avanti. Ha commesso due errori fondamentali: primo su tutti, la pronuncia del nome.» - si affrettò a chiarire la cosa, visto che per come si erano poste le cose, la ragazza sarebbe rimasta naturalmente confusa dalla sua affermazione - «Mi spiego meglio: Kirigan è la lettura corretta dei Kanji in giapponese, ma trattandosi di una stazione taiwanese, dovrebbe essere considerata la lingua del posto come pronuncia ufficiale. Per questo Kirigan non è ciò su cui dobbiamo concentrare la nostra attenzione, ha capito?»

 

Ran batté le palpebre un paio di volte, prima di realizzare il suo sbaglio, che venne poi sottolineato da Conan che gli indicò il nome corretto che era per altro scritto subito sopra agli ideogrammi, ma che lei non aveva notato perché troppo presa dall'entusiasmo.

 

«Vedi Ran-nēchan è scritto proprio qui sopra. La stazione si chiama Qilian solo che noi la leggiamo "Kirigan", non te ne eri accorta, vero?» - domandò il bambino sorridendo.

 

«Emh… no… proprio no...» - ammise sentendosi veramente una sciocca, eppure era scritto lì a chiare lettere - «Vi chiedo scusa, ho commesso un errore!» - sospirò la castana.

 

«Non si preoccupi! Lei è stata fin troppo arguta mi creda. Quando molto tempo fa, ho avuto modo di leggere il testo dell'epigrafe, ho riscontrato una difficoltà incredibile nel capire che cosa volesse dire il secondo rigo. Ho avuto modo di capirlo solo dopo che mi è stato spiegato da una persona. Persi letteralmente ore ed ore a cercare un villaggio sulla cartina di Taiwan che avesse una spiaggia e che fosse vicino al fiume Tamsui. Ero davvero del tutto fuori strada! Quindi non deve dispiacersi, tutt'altro.»

 

Ran si rasserenò alle parole della domestiche che fu così gentile da raccontarle quel aneddoto per farla sentire meglio, non fece in tempo a ringraziarla che la sentì dire:

 

«Hachijō-sama sta tornando, tolgo il disturbo.»

 

Conan allora si sporse un po' verso il telefono quasi urlando - «Aspetta un'attimo Onēsan!»

 

«S-Sì, cosa c'è?» - chiese quest'ultima.

 

«Qual è il secondo errore fatto da Ran-nēchan?» - chiese, notando con la coda dell'occhio la ragazza accigliarsi. Non era mica colpa sua, non c'era bisogno di offendersi! Era la ragazza dall'altra parte della linea, che aveva parlato di "due errori" e saperlo avrebbe potuto tornargli utile più avanti nella risoluzione dell'indovinello.

 

«Ah, giusto! Sì, “Qilian” è si la chiave per la Terra Dotata, ma le sue lettere sono anche '"i sei scelti in sacrificio dalla chiave", per cui non sbagliava a dire che bisogna togliere delle lettere. Queste sei lettere però devono essere sottratte da qualcosa di diverso-»

 

La voce di Shannon si fece più lontana di colpo e si poté sentire la Tōya, tornare a prendere possesso del ricevitore.

 

«Basta così! Direi che Shannon-chan ha elargito hint a sufficienza» - disse l'uomo - «Adesso provate a proseguire un po' da soli, a quanto ho capito, ve la state cavando piuttosto bene. Quindi fate ancora un piccolo sforzo. Se serve io sono qui ad ascoltarvi.»

 

La liceale acconsentì, ed anche Conan fu d'accordo. Era bello vedere Ran così presa da questa storia dell'indovinello, coinvolta al punto da esultare neppure avesse vinto una gara, ma lui voleva arrivare alla soluzione con le sue sole capacità e con il minor numero di indizi elargiti dal jolly possibili.

 

«Proviamo ad analizzare la prossima parte, Conan-kun» - incoraggiò la ragazza per poi leggere il pezzo di epigrafe successivo - «Colui che ottiene la chiave, deve viaggiare verso la Terra Dorata in conformità con queste regole…» - poi Ran seguitò a leggere di nuovo tutti i vari passaggi dell'elenco.  

 

"Non mi convince. Così com'è sembra somigliare alla poesia dei Dieci piccoli Indiani del romanzo della Christie… non è la prima volta dunque che viene utilizzata questa tecnica; ma nel caso del romanzo raccontava una storia ed il colpevole l'ha usata a suo vantaggio per commettere una serie di delitti. Qui suona davvero come una lista di passaggi da attutare per raggiungere questa fantomatica "Terra Dorata" (黄金郷, Ōgon Kyō)... Se è così l'unico modo di proseguire e cercare di capire cosa s'intenda con questa espressione… e poi perché alla fine c'è scritto "Capitale Dorata" (黄金の郷, Ōgon no Kyō)?"

 

Conan si mise a ragionare su questo. Cerchiando con una penna che aveva in tasca le due espressioni, scritte con caratteri differenti, pur in teoria aventi lo stesso significato. Ran lo guardò poi scrivere accanto a "Capitale Dorata", la parola "Ōgon" seguita da un punto interrogativo (黄金 ?, Ōgon ?) e questo la incuriosì parecchio, anche perché era rimasta ferma a considerare la lista di passaggi, mentre il piccolo stava lavorando già su un'espressione presente a fine testo.


Che avesse già capito il significato del resto?

 

La liceale sospirò tra sé: alle volte davvero Conan gli sembrava Shin'ichi. Anche lui era solito spiegarle l'inizio dei casi di Holmes, per poi saltare subito alle conclusioni, così che ci fosse un gigantesco buco vuoto nel mezzo e per riempirlo lei era costretta a fare domande su domande a cui l'amico d'infanzia rispondeva con un'aria altezzosa e spavalda. Ed alle volte si permetteva anche di sgridarla se "pur avendo tutto a disposizione", lei sbagliasse nel formulare la sua ipotesi. Per lui era facile parlare! Chissà quante volte aveva letto quei romanzi! Facile fare la voce grossa quando sai perfettamente di cosa stai parlando, mentre il tuo interlocutore deve arrivarci per pura speculazione! Lei poi no era un'appassionata di gialli per cui non aveva le sue abilità di ragionamento, né una biblioteca "enciclopedica" su cui contare in caso di bisogno. Partiva svantaggiata… Però doveva ammettere che quando lui partiva a spiegarli vari collegamenti, risultano tutti perfettamente logici, perfino quelli apparentemente più assurdi.

 

Spesso anche il piccolo Conan faceva così… la lasciava indietro per poi spiegarle tutto alla fine. Per certi versi ormai c'era abituata, quindi scrollando le spalle, gli chiese semplicemente:

 

«C'è per caso qualcosa che non va nell'espressione "Capitale Dorata" Conan-kun?»

 

«Huh?» - la voce della ragazza lo ridestò dal suo ragionare e lo portò ad annuire - «Bè… mi chiedevo perché fosse scritta in questo modo. Avrebbe potuto usare un carattere diverso con la stessa pronuncia, non credi? Sarebbe stato anche più immediato...» - domandò il piccolo rendendola partecipe.

 

«In effetti… per dire capitale avrebbe potuto usare il carattere "Kyō" (京) che si trova in Kyōto (京都) ed in Tōkyō (東京). Avrebbe fatto più in fretta...» - disse la ragazza, per poi voltarsi - «E se usassimo proprio quel carattere per riempire lo spazio vuoto?» - gli suggerì scrivendo accanto al "?" proprio quel carattere.

 

Capitale Dorata (黄金京, Ōgon Kyō).

 

Conan fissò i caratteri concentrandosi sul ultimo, anche Ran fece lo stesso. All'improvviso un flash gli attraversò la mente del piccolo detective e lo fece sorridere, quel carattere non si leggeva solo come "Capitale", ma aveva anche un’altra lettura.

 

«Forse l'ho trovata Ran-nēchan...» - affermò il bambino.

 

«Hai trovato… cosa Conan-kun?» - ribatté lei.

 

«Il modo per arrivare alla città tutta d'oro la cui capitale è nascosta su quest'isola.» - rispose il bambino - «Ti ricordi quante tonnellate d'oro, la domestica Shannon ha detto che Beatrice abbia donato agli Ushiromiya tanto tempo fa?» - domandò Conan.

 

Ran alzò lo sguardo al soffitto poggiando l'indice contro il mento - «Vediamo se non sbaglio… ha detto 10 tonnellate che equivalgono a 20 milioni di yen; perché?»

 

«Aspetta un attimo, prima dimmi, se pensi ad una "Capitale Dorata", cosa ti viene in mente?»

 

«Bè… mi viene in mente la città perduta di El Dorado, che si dice sia fatta tutta d'oro… il che vuol dire...» - aveva l'impressione di capire dove volesse arrivare.

 

La capitale in questione doveva essere il nascondiglio dell'oro e c'entrava qualcosa la quantità donata dalla strega. Dieci tonnellate… Venti milioni di yen…

 

Dette un'altra occhiata ai caratteri di "Capitale Dorata", e tentò di mettere tutto insieme.

 

«Il carattere "Kyō", può indicare anche una grande quantità… per scovare il numero esatto dobbiamo usare la lingua inglese… altrimenti non possiamo detrarre i caratteri a cui siamo arrivati poco fa! Alla luce di ciò, possiamo leggere quella grande quantità come "Ten Quadrillion" ovvero le dieci tonnellate d’oro, al primo crepuscolo. Al decimo crepuscolo se diminuiamo di uno la quantità di volta in volta, abbiamo un "Quadrillion" rimasto» - sorrise il ragazzino - «Questa è la parola che ci permettere di portare a termine i passaggi che ci indica l'epigrafe. Cominciamo dal primo crepuscolo: considerando che "Qilian" sono le sei lettere che sono state scelte come  "sacrificio dalla chiave"… vuol dire che non ci servono e bisogna toglierle dalla parola "Quadrillion". Con questo ci rimane?» - domandò Conan alla ragazza.

 

Ella ci pensò su nel mentre Conan glielo scrisse sul fondo del pezzo di carta così che potesse "visualizzarlo":

Quadrillion

 

_u_dr_l__o_

 

«Dunque tolte le sei lettere restano: u-dr-l-o, giusto?»

 

Il piccolo annuì - «Indovinato! Così il primo crepuscolo è completo. Ora il secondo dice di semparare i "due che sono vicini", quindi...»

 

«La "d" e la "r"...» - annuì Ran.

 

_u_d_r_l__o_

 

«Andando avanti il terzo crepuscolo dice.. "Coloro che restano, dovranno lodare il mio nobile nome"...» - ricordò la ragazza - «Se prendiamo in considerazione le poche lettere rimaste e le riordiniamo in modo che vadano a formare una parola di senso compiuto... dovrebbe venir fuori...»

 

_l_o_r_d__u_

 

«"Lord U.", ovvero  Ushiromiya (Kinzō)!» - affermò la ragazza, entusiasta perché era certa si trattasse della risposta esatta.

 

«Sì, è esatto» - confermò Hachijō Tōya dall'altra parte della linea - «Congratulazioni. Voi ragazzi avete trovato la risposta che vi condurrà all'oro nascosto. Forse non lo sapete, ma su quest'isola è presente una cappella, dove so dice che Kinzō svolgesse i suoi "riti magici". Naturalmente anche quella andò distrutta con l'esplosione nel 1986 ed è stata ricostruita da qualcuno che è tutt'ora avvolto nel mistero. Ad ogni modo, sulla porta di quella cappella, vi è scolpita la frase: "This door is opened only at a probability of a Quadrillion to one. You will be blessed only at a probability of a Quadrillion to one". Si dovrà applicare lo stesso metodo che voi avete usato su carta, con le lettere della parola "Quadrillion" e così si dovrebbe in teoria, raggiungere la fantomatica "Terra Dorata". Questo è ciò che fece anche la strega Beatrice ed Eva Ushiromiya dopo di lei.»

 

«Caspita...» - commentò la ragazza dai capelli lunghi - «Si vede proprio che la sa lunga sulla storia di questo posto Hachijō-san! La ringrazio davvero per averci dato una mano.»

 

Dopo un'altro breve scambio di battute con il loro interlocutore, che si ritenne soddisfatto dell'impresa appena portata a termine, i tre si augurarono reciprocamente la buona notte e venne messa giù la linea. Quando Ran mise la cornetta a posto, lei ed il bambino, si guardarono con espressione trionfante, e batterono il cinque tra loro. Kogorō nel frattempo, perso interesse per l'enigma,  si era addormentato e russava già come un trombone, quindi non poté partecipare ai festeggiamenti dei due ragazzi.

 

«C'è l'abbiamo fatta Conan-kun!» - sorrise la liceale.

 

«Sei stata grande Ran-nēchan!»

 

Era bello vederla così felice, per cui anche Shin'ichi finì con l'avere stampato in volto un sorriso colmo di soddisfazione, più a causa di quel sorriso sul volto di lei, che per aver risolto l'enigma in sé.

 

«È stato in buona parte merito delle tue intuizioni e dei suggerimenti di Hachijō-san. Abbiamo fatto davvero un bel lavoro di squadra.» - osservò Ran era giusto attribuire ad ognuno i propri meriti

 

Ormai era quasi mezzanotte. La stanchezza sembrò assalirla d'un colpo, facendola sbadigliare.

 

«Dunque… ora che abbiamo risolto l'enigma della strega, possiamo anche andare a dormire, che ne dici Conan-kun?» - propose la ragazza - «Coraggio, va a lavarti i denti e metterti il pigiama»

 

«Va bene!!» - acconsentì il ragazzino alzandosi dal letto.

 

Shannon era stata così gentile da selezionare le stanze con bagno incluso. Spiegò che se si fossero fermati nella Guest House si sarebbe dovuto usare il bagno in comune, cosa che nelle camere private, non succedeva. Prima che Conan potesse aprire la porta del bagno, sentì il telefono squillare.

 

«Sì pronto?» - disse Ran che prese la chiamata.

 

«Ran-sama, riferisca a Mōri-sama, che  ha cominciato a muoversi» - comunicò la voce della ragazza.

 

«"Ha cominciato a muoversi", chi?» - chiese lei.

 

«Non c'è tempo, lo avverta solo per favore tra un attimo verrò a sbloccare la porta!» - disse per poi chiudere la comunicazione.

 

«Eh?»

 

Mentre Ran era rimasta confusa da quelle parole, Conan aveva capito a che si riferisse a si precipitò a scuotere Kogorō dal suo sonno.

 

«Otchan! Otchan! Svegliati avanti» - gli urlò il ragazzino.

 

«Gh- Nha… C-Che c'è…?!» - chiese ancora mezzo stordito non appena si riscosse, il detective addormentato.

 

«Shannon-san l'ha visto muoversi! Il colpevole!» - gli comunicò il ragazzino.

 

Una volta che ebbe metabolizzato quella frase, Kogorō esplose in un: "COME?!?", per poi alzarsi di scatto. Conan annuì, aveva capito bene, era giunto il momento che cogliessero il colpevole con le mani nel sacco. Neanche un minuto dopo, la serratura scattò da fuori e Shannon introdusse la mano facendo cenno di uscire.

 

«Fate in fretta e siate il più silenziosi possibili per favore...» - sussurrò la domestica, quando Kogorō e Conan si unirono a lei.

 

«Ehm… Posso sapere che succede?» - chiese Ran avvicinandosi alla porta, mentre Shannon si accingeva rinchiuderla, con tanto di Master Key alla mano.

 

«Non si preoccupi Ojōsama, stia  pure tranquilla» - le si rivolse dolcemente la ragazza dal copricapo bianco - «Stiamo per mettere alle strette l'assassino di Ōgami-sama. Domani le racconterò tutto se sarà necessario, lei si riposi e non sia in pensiero, per favore» - detto questo la ragazza chiuse la porta a chiave.

 

Mentre si allontanava, poté sentire Ran chiedere dall'altro lato: "Come sarebbe a dire l'assassino?! Quindi non è tutta opera di Ladro Kid?!". Quel dubbio rimase inascoltato ed il gruppo si mosse verso la stanza di Mogi, e poi verso quella di Hakuba e la detective Soda.

 

«Ehi, non ci eravamo detti di tenerlo segreto?» - domandò Kogorō non appena anche la donna di unì a loro.

 

«Sono spiacente» - disse Shannon a riguardo.

 

«Anche se avesse tenuto tutti noi nelle rispettive stanze, non sarebbe cambiato il dato di fatto, che una sola persona, sarebbe potuta entrare nella stanza dove abbiamo lasciato il cadavere di Ōgami.» - disse Mogi - «Io e te baffetti, l'abbiamo portato in quella stanza da solo e mancava solo un Master Key da quelli presenti in casa. Presumendo che la domestica non abbia mentito sul numero.»

 

Hakuba rispetto a questo aggiunse - «Non credo sia possibile. Lo avremmo scoperto. Inoltre Shannon-san sostiene che ha avuto un'opportunità buona per prendere il suddetto Master Key.» - integrò il giovane -  «Quanto al movente, lo ascolteremo direttamente per sua bocca...»

 

«Ben detto! Ci spieghi per bene per quale ragione ha ucciso Ōgami…» - ci fu un attimo di pausa in cui Kogorō spinse la porta precedentemente sbloccata da Shannon - «Detective Furuyo Senma!»

 

Una volta esposta agli occhi degli altri detective, la vecchia con un'espressione di sconcerto in volto, fu costretta ad allontanarsi dal cadavere e mise le mani in vista.

 

«Dannazione! Ero così sicura che sarebbe andato tutto liscio...» - fu la prima cosa che disse.

 

Fu scortata fuori dalla stanza e la detective Soda le confiscò il Master Key rubato che tornò in mano a Shannon. Si diressero tutti insieme verso il salone, dove anche Tōya Hachijō, che lì raggiunse avendo chiesto a Shannon perché sembrasse agitata, quando l'aveva raggiunto. Senma spiegò che stava cercando il cellulare di Ōgami per sbarazzarsene gettandolo in mare e liberarsi delle conversazioni che avevano avuto oltre che di appropriarsi della camera della sua stanza per frugare tra le sue cose e vedere se ci fosse qualcosa di compromettente.

 

«Questa riunione è stata un'idea di Ōgami» - cominciò a dire l'investigatrice - «Lui, come anche mio padre era ossessionato dalla ricerca di tesori. Tra tutte le teorie speculative che aleggiano su Rokkenjima, una in particolare sostiene che l'oro donato al Capofamiglia, sia sì stato ritrovato, ma che non si trovasse all'interno del raggio dell'esplosione. Quindi era ancora possibile per trovarlo, partendo dall'enigma della strega, che intanto era divenuto di dominio pubblico grazie ai romanzi dello scrittore misterioso sotto lo pseudonimo di Itouikukuro Zerogonanaroku, ovvero il qui presente, Tōya Hachijō-sensei. Io come molti mi sono interessata all'enigma e così ho finito per conoscere Ōgami, che per sua stessa ammissione, non era la prima volta che si cimentava in ricerche di favolosi tesori perduti.» - disse poi rivolgendo lo sguardo all'uomo dai capelli albini, "responsabile" di aver diffuso la storia di Rokkenjima come se fosse un giallo qualunque - «Sono rimaste solo pure illazioni, fino a quando Ōgami ha sentito dire che qualche privato facoltoso stava facendo riedificare la villa, sulla stessa isola, ha deciso di acquistarla indebitandosi fino al collo ed ha pensato bene di riunire i migliori detective del paese perché risolvessero il mistero al posto suo. Lui non ne era stato in grado, nonostante avesse l'elemento base a portata di mano, ovvero la città d'origine di Ushiromiya che era citata nel libro. Avrebbe potuto risolvere l'epigrafe, ma poiché la basilica risultava distrutta, era logico fosse tutto inutile. La ricostruzione gli aveva ridato speranza, nonostante ciò lui non riusciva a trovare la chiave di lettura in quello scritto che era a misura di bambino. Aveva in mente di uccidere la cameriera che aveva visto e "selezionato" durante una visita all'orfanotrofio finanziato in passato dagli Ushiromiya, perché aveva precedentemente lavorato per loro e soprattutto perché l'aveva vista contare i soldi leccandosi la punta del pollice, per far capire che qui si faceva sul serio e conoscendolo, non si sarebbe fermato ad un delitto, ma per amore di spettacolarità avrebbe ucciso tutti, me compresa, nello stile descritto dell'indovinello che lui stesso non capiva. Dovevo fermarlo, per questo l'ho ucciso mettendo il veleno all'attaccatura del manico. Era un tipo impaziente per cui presto o tardi si sarebbe morso le unghie. Calcolavo che lo facesse mentre tutti saremmo stati impegnati con l'enigma, ovvero dopo la cena quando le tazze sarebbero state lavate, così da rendere la sua morte difficile da inquadrare. In ogni modo, il mio piano è fallito sin dalla lettura della seconda lettera che ci dichiarava bloccati qui. La presenza effettiva di KID non era prevista, doveva essere solo un'esca per attirarvi qui, questo ha mandato in agitazione Ōgami prima del previsto e ha rovinato tutto...»

 

Mogi nell'ascoltarla poggiò gli avambracci sul tavolo - «Vecchia, ti rinchiuderemo nella tua stanza fino al mattino e ti terremo bene sott'occhio, ti è chiaro?» - la avvertì.

 

«Non ho obiezioni mi sta bene. Tanto dovrò essere comunque consegnata alla polizia appena metteremo piede sulla terraferma.» - fece spallucce la donna.

 

«E sia allora. Se non hai altro da dire, ti riportiamo nella tua stanza, che naturalmente perquisiremo da cima a fondo, non vogliamo altre brutte sorprese...»

 

Il gruppo dunque si spostò nuovamente compatto e dopo aver lasciato l'anziana Senma chiusa nella sua stanza grazie al Master Key, ognuno tornò nella propria. Fu concordato che non venissero chiuse tutte le porte, dal momento che il colpevole era stato catturato, per tanto non ci sarebbero dovuti essere altri delitti e quindi tutte quelle precauzioni risultavano ora forse un po' esagerate.

 

Quando Kogorō e Conan tornarono nella loro stanza, Ran era già addormentata e per quando la pendola posta al piano terra della villa suonasse i suoi dodici rintocchi, i due l'ebbero raggiunta nel mondo dei sogni. Shannon nel suo scendere le scale per tornare nell'androne della residenza, notò che la sedia a rotelle dello scrittore di romanzi gialli era ferma davanti all'enorme ritratto di Beatrice ed egli era intento a fissarlo. La ragazza allora lo raggiunse e con la sua solita innata dolcezza gli si rivolse, affiancandosi a lui.

 

«Era molto bella, non trova Beatrice-sama...»

 

«Non mi sorprende che il vecchio Ushiromiya abbia perso la testa… se la osservi per troppo tempo ti sembra quasi che sentirla ridere.» - rispose Tōya

 

«Lei dice? Sarà sicuramente il vento che filtra dagli infissi...» - osservò la domestica.

 

«Sì… è così»

 

Aveva appositamente evitato la sua domanda e la ragazza era stata tanto cortese da non dare peso alla cosa. Nel suo osservare il quadro, l'uomo rivolse anche una rapida occhiata a Shannon. Era proprio lì a due passi, gli sarebbe bastato ringraziarla e farle qualche domanda per soddisfare la sua curiosità, ma non riuscì ad aprire bocca. Gli si seccò completamente la gola, ma nonostante ciò riuscì a porre un interrogativo tra le più importanti.

 

«Shannon-chan… credi che su quest'isola l'illusione della Terra Dorata, esista ancora?» - domandò.

 

«L'unico modo per saperlo e trovarla...» - rispose la domestica - «È un'illusione per cui… per giudicare deve prima decidere se crederci o meno… se deciderà di crederci allora potrebbe creare un miracolo, altrimenti, dovrà accettare la verità per come le si presenterà. Crederci o meno, è una vostra scelta, Hachijō-sama.»

 

L'albino sorrise con un'aria malinconica sul volto. Era proprio il genere di risposta che si aspettava.

 

«Hai ragione… l'unico modo per scoprirlo è  andare ad incontrarla… questa fantomatica "Strega Fantasma"»

 

Con ciò Tōya girò la propria sedia verso l'ingresso della villa, tornando verso la stanza dei domestici, con Shannon che lo.accompagnava.

 

Se avesse potuto parlare, sicuramente il quadro avrebbe accettato la sfida, dall'alto della propria "superiorità":

 

"Allora vieni pure. Ti sto aspettando. Vuoi fare una scommessa sull'esistenza del mio oro, come Pascal scommise sull'esistenza di Dio? Sarò buona, ti do la possibilità di scegliere. Però, non illuderti, di poter vincere facilmente. La roulette ha già cominciato a muoversi ed arrivati al nono crepuscolo, la vittoria sarà comunque mia."

 

Il vento rise ancora nel circondare la villa, che cadde nel silenzio più completo in meno di una mezz'ora, mentre un nuovo fulmine schiarì la notte. Quella brutta vicenda era risolta, ora non restava che attendere la mattina seguente e sperare che al contrario delle dichiarazioni del Phantom Thief, la barca giungesse a portare a termine il loro esilio. Conan prima di addormentarsi ci pensò: cosa avrebbero dovuto fare se davvero Kid avesse tagliato loro i ponti con la terraferma, dicendo al capitano di non prelevarli da Rokkenjima fino a nuovo ordine? Con l'impossibilità di comunicare, avrebbero dovuto prendere una barca ed andare fino a Nijima ed avvisare le autorità, ma questo solo se il tifone si fosse placato. Se il mare anche la mattina dopo si fosse presentato come ostile, la loro permanenza lì avrebbe finito inevitabilmente per prolungarsi.










"Fonti"

•Testo dell'Epigrafe: https://umineko.fandom.com/wiki/The_Witch%27s_Epitaph  (Tradotto dalla sottoscritta, per cui potrebbe essere impreciso)
•Risoluzione dell'Epigrafe: https://ramblingsofthegoldenwitch.tumblr.com/post/134228794472/mystery-solution-1-how-does-one-solve-the

 

   
 
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