Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Irene_Violet    02/06/2019    2 recensioni
[Detective Conan/Umineko no Naku Koro ni]
Spoiler sulla VN Umineko Chiru Livello: ENDLESS NINE
La seguente Fan fiction è una reinterpretazione degli eventi presentati nella Visual Novel e nel file tratto dal VOL 30 di Conan "La villa del Crepuscolo" (EP 219 "La Leggenda di Furto KID"). Si è praticamente scritta da sola per quanto mi è piaciuto comporla, spero possa intrattenere anche a voi che andrete a leggerla. Buon Divertimento! -Irene_Violet.
Trama Breve:
Un gruppo di detective riceve un insolito invito a partecipare ad una particolare "gara di deduzioni" su di un isola che è stata teatro di un celebre massacro. Il loro compito è quello di risolvere un indovinello, così da incontrare l'organizzatore dell'evento. La situazione inizialmente pare tranquilla, ma per mano di qualcuno la storia sembra destinata a ripetersi, in un modo o nell'altro. Riusciranno gli abili investigatori a dissipare le tenebre dell'illusione che li vede protagonisti? Ma soprattutto potranno sopportare la verità che queste celano da 12 lunghi anni?
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Kogoro Mori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ƹ̴Ӂ̴Ʒ #5 - The Private Eyes' Massacre Ƹ̴Ӂ̴Ʒ

 

«Come sta?»

 

Fu la prima cosa che sfuggì dalle labbra di Hachijō, non appena Ran si richiuse la porta della stanza dei domestici alle spalle. Aveva voluto assicurarsi che Shannon stesse bene, quindi non ebbe esitazioni nel rispondere alla sua domanda.

 

«Dorme profondamente. Dev'essere svenuta a causa del trauma. Mi dispiace molto per lei...»

 

«Già… prima viene velatamente accusata di aver avvelenato Ōgami ed ora perde il fratello per mano di un assassino che si nasconde dietro al nome di una strega… è tutto così assurdo.»

 

L'albino si pose in atteggiamento riflessivo, probabilmente si stava domandando come fosse stato compiuto il delitto, questo incuriosiva anche lei in effetti…

 

Tutto era più comprensibile se si prendeva per vero il contenuto della lettera che aveva letto il detective Mogi poco prima. A quanto aveva capito e stando a ciò che Shannon le aveva raccontato, quando le aveva chiesto rispetto agli accadimenti della sera precedente, pareva che la detective Senma si sia rivelata la colpevole del delitto avvenuto in sala da pranzo e che per sua stessa ammissione, Kaitō Kid era realmente presente sull'isola sotto mentite spoglie e che stava proprio mettendoli tutti sotto esame.

 

Dopo la scoperta del cadavere, Kogorō portò la giovane svenuta nella stanza dei domestici e la lasciò riposare su di un divanetto, tornando a riunirsi al gruppo nel salottino adiacente alla sala da pranzo. Vedendolo arrivare, Harufumi fece che tirare fuori la lettera rinvenuta poco prima dalla tasca della sua giacca.

 

«Bene, ora che ci siamo tutti, possiamo anche dare un'occhiata a questa.» - sorrise il detective rompendo il sigillo apposto sulla busta, che ormai conoscevano tutti fin troppo.

 

«È un'altra lettera di Kaitō Kid?» - azzardò Hakuba, dandole un rapido sguardo.

 

«Così sembrerebbe. L'abbiamo trovata su di un tavolino nella VIP Room, che presumiamo essere rimasta chiusa tutto il tempo. Vediamo un po cosa ci manda a dire il nostro amico che si spaccia per un'entità dai poteri soprannaturali.»

 

Commentò beffardo l'uomo, per poi cominciare a leggerne il contenuto:

 

"Spero che l'enigma di Kinzō-sama sia di vostro gradimento. Purtroppo non vi rimane molto tempo. Per favore, abbandonate l'ingenua speranza di poter lasciare incolumi quest'isola, una volta passato il tifone. In questo gioco, l'unica via d'uscita è una vincita da parte vostra. Lo scorrere del tempo a vostra disposizione corrisponde alla mia vittoria. Spero non ci sia stato nessun malinteso. La Strega Dorata, Beatrice."

 

«Ma che roba è?» - domandò subito Kogorō non capendo in che contesto collocare quel messaggio - «Il tifone ormai è bello che passato, che c'entra?»

 

Mogi ruotò gli occhi, passando al secondo foglio della lettera - «"Quello che avete avuto modo di leggere, fu la seconda lettera lasciata alla famiglia Ushiromiya, dalla mia forma corporea, rinnovo a voi le stesse premesse, con l'unica differenza per quanto riguarda il tempo. So che molti di voi ha già risolto l'enigma, ma nessuno ha ancora avuto accesso alla Terra Dorata… Se accettate un consiglio, vi invito a farlo prima che il Nono Crepuscolo sia completo. Come avete potuto notare, neppure una stanza chiusa può tenervi al sicuro, le barriere fisiche non sono più un impedimento per me, quindi non perdete tempo a nascondervi. Siate i più veloci a raggiungermi prima che sia troppo tardi, questa è l'unica salvezza possibile. Vi prego godetevi questo gioco, al massimo delle vostre capacità. Fino a quando vi è possibile. Ricordate: la Roulette ha cominciato a girare. Il Fantasma della Strega Dorata, Beatrice".» - il detective si fermò per riprendere fiato - «Ohi, questa è un'ammissione di colpa!» - affermò a gran voce l'uomo.

 

«Dunque alla fine KID sta davvero prendendosi la colpa per il delitto del povero Kanon-kun...» - assunse Hakuba appuntando il tutto sul suo taccuino - «Stento a crederci… ma sarebbe nelle sue "corde". È conosciuto per saper creare miracoli. Ed un delitto del genere, sarebbe fattibile da uno come lui.»

 

Conan si trovò d'accordo con Hakuba in proposito. Poteva essere benissimo stato KID, ma davvero si potevano davvero escludere a priori le persone in quella stanza? Il difficile era capire come il colpevole, chiunque fosse sia riuscito ad entrare in quella stanza chiusa.

 

C'erano per Shin'ichi almeno due possibilità fondamentali:

 

L'esistenza di un'altra chiave dello studio che non era nota a nessuno se non al colpevole stesso; oppure la presenza di qualcuno tra loro in grado di scassinare quella o una delle finestre con maestria tale da non lasciare segni -- che fosse questo proprio KID o uno dei detective --.

 

Se fosse esistita un'altra copia della chiave dello studio allora i sospetti potevano ricadere sulla vecchia Senma, che già aveva rubato il Master Key precedentemente o su Shannon che era giunta lì giorni prima e poteva aver ricevuto istruzioni sul nascondere la chiave per usarla per qualche ragione particolare. La stanza ed i bagagli della vecchia Senma però erano stati perquisiti dopo la sua confessione, e non si era trovata alcuna chiave. Si sentiva di escludere la donna anche perché il suo obiettivo era stato fin dall'inizio Ōgami, non sembrava il tipo da uccidere come quello avrebbe fatto… per ricreare una tragedia. Quanto a Shannon invece le possibilità erano più ampie: conosceva bene la casa e le vicende della famiglia Ushiromiya, inoltre avrebbe potuto nascondere agevolmente una ipotetica seconda chiave dello studio in qualche posto difficile da trovare, inoltre sembrava essere superstiziosa, ma sarebbe arrivata davvero ad uccidere suo fratello solo per eseguire l'ordine contenuto in delle lettere lasciate da uno sconosciuto che recavano la firma di una Strega?

 

Conan mentre gli altri discutevano sgattaiolò nella stanza dei domestici, cominciando a frugare in giro alla ricerca di quella chiave. Voleva prima smentire quella possibilità per poi concentrarsi davvero su KID o un qualche esperto scassinatore. Lo incuriosiva anche cercare da chi si fosse mascherato il ladro. Aveva avuto solo la sensazione che fosse tra loro, ma nulla di più. Poteva essere chiunque, doveva solo trovarlo. Conan dunque cominciò ad aprire i vari cassetti ed ante dei mobili presenti nella stanza, facendo attenzione a non fare troppo rumore in modo da non svegliare la ragazza che aveva narcotizzato poco prima. Frugò tra le tovaglie, in mezzo alle posate, cercò perfino nel terriccio all'interno dei vasi, nella speranza di trovare qualcosa, ma nulla. Decise dunque di cercare nella dispensa, si mise dunque in piedi su di una sedia per salire sul lavandino, mettendosi quasi in bilico pur di arrivarci, aggrappandosi e tirandosi su con il busto.

 

«Niente… non c'è niente neanche qui.» - sbuffò il ragazzino occhialuto, prima di sentirsi afferrare dai fianchi ed essere cinto da un paio di braccia che lo attirassero verso l'esterno, per poi trovarsi di punto in bianco la schiena premuta contro qualcosa di morbido, che comprese solo quando di voltò essere il seno della sua amica d'infanzia - «Uh? A-Ah… R-Ran- nēchan?!»

 

«Conan-kun! Che fai? È pericoloso cercare di arrampicarsi sui mobili!» - lo rimproverò la ragazza, per poi dare uno sguardo verso Shannon che sembrò agitarsi sul divanetto, la ragazza allora abbassò tono della voce, per sussurrargli   «Se volevi qualcosa dalla dispensa avevi solo da chiedermelo! Avanti andiamo via, non disturbiamo Shannon-san!»

 

«V-Va bene… Ma prima guardi se c'è qualcosa di strano in mezzo a piatti e bicchieri per favore?» - gli domandò cercando di apparire come il bambino più dolce del mondo, in modo che lei potesse farlo contento.

 

«D'accordo… cosa devo cercarti?» - sospirò la ragazza mettendolo a terra e togliendolo così da quella posizione piuttosto imbarazzante.

 

«Qualunque cosa sembri fuori posto.»

 

Ran eseguì, ma non c'era niente di strano, solo scatole di cibo, confezioni di riso, e scorte per qualsiasi evenienza. Controllò anche tra i piatti e le insalatiere disposte in alto in altri scaffali e tra le tazzine da tè, quelle con la collaborazione del bambino e con l'ausilio di un fazzoletto di carta che avrebbero buttato, giusto per non correre il rischio di entrare in contatto con qualche residuo di cianuro indesiderato. Eppure la ricerca risultò completamente infruttuosa anche con l'aiuto della ragazza.

 

«Qui non c'è niente Conan-kun… avanti andiamo via, Otōsan sarà nervoso non vedendoci tornare.»

 

Il bambino annuì, ed uscì seguendo la ragazza. Mentre chiudeva la porta alle sue spalle ebbe un brivido freddo a percorrergli la schiena. Percepì come uno sguardo beffardo su di lui come se volesse dire:

 

"Che peccato, ma forse è meglio così, scoprirai tutto a tempo debito."

 

Il gruppo di investigatori passò un bel po' di tempo riunito nel salotto, intenti a cercare di capire chi avesse commesso il delitto, il che era più complicato dal momento che non avevano potuto esaminare il corpo, perché posto in una stanza chiusa. La finestra era chiusa e sigillata all'interno con del nastro adesivo, per aprirla era necessario rompere uno dei vetri, rimuovere il nastro adesivo dal telaio di legno ed aprire il chiavistello a mano, tutte quelle operazioni avrebbero però in qualche modo inquinato il luogo del delitto, per cui potevano solo procedere tramite supposizioni.

 

«Stabiliamo dei punti fermi dai quali partire e su cui siamo tutti concordi...» - affermò Ikumi Soda, accavallando le gambe per stare più comoda.

 

«Buona idea. Partiamo da ciò che sappiamo per certo e vediamo di venire a capo di questa storia» - rafforzò Mogi, intento insieme a Kogorō a fumare una sigaretta.

 

Hakuba a quel punto tirò fuori la propria agenda aprendola ad una pagina precisa e prendendo la parola cominciò a ricapitolare i fatti in breve - «Possiamo cominciare con l'affermare che nel lasso di tempo in cui è ha cominciato a  servire la cena, verso le 21:15,31 fino a poco prima che Ran-san e Hachijō-san lasciassero il salone per copiare il testo dell'Epigrafe, ovvero verso le 22:29,18 la vittima è rimasta con noi senza mai allontanarsi. Dopodiché a causa di un "cambio turno", Shannon-san ha preso il suo posto. Più tardi, alle 22:58,22 Kanon-kun ha chiamato per avvisare che la corrente era saltata quindi almeno fino a circa le undici di ieri sera, possiamo affermare in presenza di prove che fosse ancora vivo.»

 

Kogorō a quel punto intervenne nella conversazione appoggiando il detective - «Esatto, inoltre per allora la porta dello studio era già serrata, rendendolo una stanza chiusa a cui era teoricamente impossibile accedere.»

 

«A quel punto in conformità al mio piano, siamo andati insieme alla Guest House per raccogliere il materiale per decifrare l'epigrafe...» - proseguì Mogi, nella ricostruzione.

 

Senma se la rise tra sé - «Non abbiamo avuto bisogno di stare al giochetto di Ōgami o di quel furfante con il mantello, poiché escluso Mōri avevano tutti già copiato il testo dell'indovinello...»

 

«Abbiamo solo perso meno tempo, non credo questo influenzi lo svolgersi dei fatti, vecchia. Per quanto ne sappiamo, il delitto può essere avvenuto in ogni momento tra le 23 e le 10:30 di questa mattina. Quasi ben dodici ore in cui qualcuno avrebbe potuto commettere il delitto.»

 

Harufumi buttò fuori il fumo buttando il filtro dalla finestra per poi andarsi a sedere su una poltrona presente nel salotto.

 

«Chiunque di noi, e specialmente KID se si trova qui in mezzo… avrebbe potuto compiere il delitto durante le ore notturne. Forzare la porta con attrezzi da scasso lasciandola aperta, attirare all'interno il povero domestico, stordirlo, per poi appendere il suo corpo inerme al lampadario lasciandolo morire simulando un suicidio, ed infine infierire sul suo cadavere deturpando il suo volto per renderlo irriconoscibile. Noi eravamo tutti al primo piano, quindi con un piano a dividerci dal luogo del delitto, sarebbe stato a dir poco impossibile che ci accorgessimo di qualcosa.»

 

«È una possibilità...» - asserì Hakuba, sorridendo - «Purtroppo però non ho riscontrato segni di scasso, neanche minimo sulla serratura quando sono andato per provare ad aprirla e sono un tipo piuttosto meticoloso. Se ci fossero stati, potete star certi che me ne sarei accorto. Quindi non penso abbia usato degli attrezzi.»

 

Conan assunse un'espressione ebete davanti al sorriso beffardo del suo coetaneo - "Ci credo, da uno che conta perfino i secondi, mi aspetterei questo ed altro".

 

«Allora dev'esserci per forza un'altra chiave nascosta da qualche parte. La stanza della vecchia è stata perquisita l'altra sera per cui lei è l'unica a non poter essere sospettata. Vorrà dire che controlleremo le stanze di tutti ed anche gli spazi comuni, uno ad uno, finché non sarà saltata fuori» - asserì Mogi, sicuro di sé nonostante fosse stato appena "smontato".

 

«Io poco fa ho controllato la stanza dei domestici e la cucina visto che le due stanze sono adiacenti, ho rovistato un po' dappertutto, ma non c'era nulla che somigliasse ad una chiave nascosta. Vero Ran-nēchan?» - le si rivolse il bambino sorridendo.

 

«Esatto… abbiamo persino controllato le una per una le tazze del servizio da tè. Non c'era nessuna chiave, quindi anche Hachijō-san e Shannon-san dovrebbero poter venire proclamati innocenti.»

 

«Un momento, perché questo fatto dovrebbe scagionare entrambi dai sospetti?» - chiese Kogorō confuso non capendo il nesso.

 

«Ecco vedi...» - Ran lanciò un'occhiata al diretto interessato, aveva avuto un'intuizione, ma non sapeva come esternarla, per cui lasciò che fu egli stesso a chiarire la cosa.

 

«Purtroppo come vede, non sono del tutto autonomo, ed ho bisogno di aiuto nei vari spostamenti. Questa casa per quanto bella non è dotata di tutti i comfort, per cui Shannon-chan è stata sempre così gentile da aiutarmi fin dal mio arrivo qui. Condividiamo la stanza degli ospiti, per evitare di creare problemi. Quindi se aveste trovato qualcosa al suo interno avreste dovuto sospettare entrambi. Lo stesso vale per il caso contrario naturalmente.»

 

L'uomo coi baffetti annuì, anzi si sentì anche un po' a disagio nel aver chiesto chiarimenti, per tanto domandò scusa per la sua invadenza, seppur Tōya sembrava perfettamente tranquillo, nell'esporre il proprio argomento.

 

«Se è così allora ci toccherà comunque perquisire le altre stanze, tanto per essere sicuri.» - suggerì Harufumi, per puro scrupolo, dunque controllarono le stanze una dopo l'altra ma della seconda chiave dello studio, neanche l'ombra.

 

«Tsk niente da fare… la chiave non si trova e nessuno di noi ha una cassetta degli attrezzi con sé, quindi i ferri deve averli recuperati da qualche parte qui sull'isola, non c'è alta soluzione!» - osservò Mogi sprofondando nella seduta della propria poltrona.

 

«Non state dimenticando qualcosa?» - sorrise la vecchia Senma dalla sua - «Siete partiti per la tangente a sospettare della colpevolezza di qualcuno di noi, ma c'è anche un'altro scenario da tenere in considerazione visto che il nostro avversario è un genio dei travestimenti. Non vi è balzato in testa che possa essere stata tutta una messa in scena e che il nostro ragazzo ucciso potesse essere in realtà proprio quel mago travestito? Fingendo di togliersi di mezzo, inscenando un delitto impossibile, ora è perfettamente libero di gironzolare proprio come il fantasma per cui si spaccia...»

 

Anche Conan aveva pensato a quella eventualità, il problema ancora una volta era l'impossibilità di esaminare il cadavere; per quanto buona come ipotesi, anche se si fosse trattato di qualcos'altro e non di un corpo, loro non potevano constatarlo con certezza solo osservandolo da fuori, attraverso il vetro d'una finestra.

 

L'uomo dal volto quadro, si sporse un po' in avanti aggiungendo - «Interessante teoria vecchia, spiegalo tu alla ragazza che è svenuta nell'altra stanza che credi che sia tutta una elaborata messa in scena e che il suo fratellino altri non è che il nostro uomo. Tu non hai visto com'era ridotto… Te lo dico io: male, ma so riconoscere un cadavere quando ne vedo uno. Ti assicuro che non si trattava di un trucco… potrei metterci la mano sul fuoco.»

 

Il detective rimpicciolito non era dello stesso avviso, ma non poteva dargli torto… non potevano essere abbastanza convinti per scartare nessuna delle due ipotesi al netto dei fatti.

 

«Quello che mi chiedo, qualunque sia la strada giusta… è la ragione di questo delitto… perché mai uccidere il giovanotto, di punto in bianco adesso?» - domandò Soda ponendo l'indice piegato contro il mento - «Nessuno di noi lo ha visto prima di ieri giusto? E lo spietato assassino che sarebbe dovuto essere Ōgami, è ormai uscito di scena… allora chi tra noi e perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?»

 

Kogorō finita la sua sigaretta si avvicinò anch'egli agli altri - «Gira che ti rigira e sembra sempre si debba tornare a dare la colpa a quel ladro. E evidente, è sempre lui il nocciolo della questione...» - sbuffò l'uomo sedendosi.

 

«Sono d'accordo con la teoria di Senma-san. La morte di Kanon-kun ha senso in quella prospettiva… se fosse stato il suo travestimento sin dall'inizio, fingendo la morte si sarebbe potuto muovere senza difficoltà...» - annuì Tōya.

 

Ran allora intervenne di colpo - «Ma Shannon-chan avrebbe dovuto capirlo, si trattava pur sempre di suo fratello minore!»

 

«Kaitō KID è capace di fare miracoli Ran-nēchan.. » - ribattè prontamente lui - «Quando aveva preso il tuo posto nel caso della Black Star, è riuscito ad ingannare anche me...» - accortosi del tono della propria frase si affrettò ad aggiungere - «Ed anche tu non te ne eri accorto, vero Ojisan?»

 

Spostò l'attenzione sul padre di Ran così da mettere lui in difficoltà… perché lei aveva di nuovo quell'espressione in viso. Quella di quando rivedeva Shin'ichi nelle sue parole, nei suoi atteggiamenti; ma non ci poteva fare niente… dopotutto era proprio lui, era ovvio che risultasse uguale a sé stesso.

 

Proprio in quel momento Shannon fece il suo ingresso nella stanza portando con sé un carrello con tazze di tè e dolcetti. L'ora di pranzo si avvicinava, ma aveva pensato che fosse una buona cosa dopo quell'esperienza mettere qualcosa nello stomaco.

 

«Quel ladro non era l’unico in grado di poter compiere il delitto...» - intervenne la ragazza, cominciando a servire gli ospiti.

 

«Shannon-chan, forse è meglio che tu torni a sdraiarti non dovresti sforzarti così dopo ciò che è successo...» - suggerì Hachijō avvicinandosi a lei.

 

«Sto bene, non si preoccupi… sono stata pagata per lavorare dopotutto. Non posso permettermi di poltrire… in una situazione del genere poi...»

«Quindi, chi sarebbe in grado di compiere questo delitto oltre a KID?» - la incalzò Mogi, non volendosi lasciar scappare l’informazione.

«Naturalmente...» - affermò Shannon - «Si tratta di Beatrice-sama...»

«Cosa?» - trasalì Kogorō - «Non capisco, potresti essere più chiara? Stai davvero affermando che la responsabile sarebbe la fantomatica Strega Dorata? Andiamo è ridicolo!!»

 

«Voi dite Mōri-sama? Eppure rifletteteci, sarebbe perfettamente logico. Non capite? Ōgami-sama è stato il sacrificio scelto dalla chiave… i Kanji del suo nome ne sono la la dimostrazione lampante!» - detto ciò domandò ad Hakuba un foglietto della sua agendina ed una penna su cui scrisse in modo chiaro il nome della prima vittima:

 

大上 祝善 (Ōgami Shakuzen).

 

«Cominciamo dal carattere: Ō (大), può essere letto come “Grande parte”, il “gami” (上) può invece significare “offerta”, quello per “Shaku” (祝), è il carattere che sta per “celebrare” ed infine il Kanji per “zen”, (善) se scomposto nei suoi radicali di origine cinese si compone di due parti (誩, “discorso”; 羊, hitsuji "capra”).  Se isoliamo il secondo radicale () questo è il carattere che indica l’agnello sacrificale! Riuscite a capire adesso? Non avendo abbastanza persone per ottenere i sei sacrifici necessari, Beatrice-sama ha usato Ōgami-sama come sacrificio cumulativo, per cominciare a celebrare la propria rinascita. La morte di Kanon-kun invece porta a compimento il secondo crepuscolo...»

«Al secondo crepuscolo… bisogna separare i due che sono vicini… giusto?» - mormorò Ran - «No… non ci credo...»

 

«Proprio così, Ran-sama! Beatrice-sama sta mettendo in atto la propria resurrezione, non c'è altra spiegazione! Nessuno dei presenti aveva un valido motivo per uccidere Kanon-kun, lo avete incontrato ieri per la prima volta, dico bene? Quindi non c'è davvero altro modo! Beatrice-sama è il vero colpevole!»

 

Hachijō si fermò per un attimo stringendo i pugni sui braccioli della sedia, per poi forzare un sorriso ed avanzando verso la castana - «Shannon-chan… forse dovresti davvero tornare a riposarti. Ti accompagniamo.» - disse rivolgendo lo sguardo a Ran.

 

«S-Sì. È meglio che ti vada a sdraiare»

 

Ikumi prede la sua borsa e si avvicinò alla ragazza, poggiandole una mano sulla spalla -  «Avanti Shannon-chan, torniamo nella stanza dei domestici, vuoi?»

 

«Perché mi trattate in questo modo? Non è poi così assurdo! Avete visto che Kanon-kun è morto in una stanza chiusa no? Nessuno poteva fare una cosa del genere se non un fantasma o una Strega usando i suoi poteri per lasciare la scena intatta. Dev'essere per forza stata Beatrice-sama! Lo stesso delitto in quanto impossibile non lascia alternative,  deve essere riuscita ad infrangere il sigillo sulla maniglia della porta, in qualche modo ed aver commesso il delitto! È una prova non crede anche lei Hachijō-sama? Non credete?»

 

La ragazza fissò intensamente l'uomo in carrozzina, che non spiccicò parola, poi squadrò tutti o presenti nel salottino con un'espressione di puro terrore in volto. Ikumi allora condusse Shannon fuori dalla porta, mentre continuava a sostenere che fosse tutta opera della strega. Ran le seguì e Tōya andò loro dietro pochi minuti dopo, una volta ripresosi dalla forza dello sguardo che gli era stato rivolto. Uno sguardo penetrante come se avesse voluto indagare a fondo la sua anima. Anche Conan rimase scosso in parte, specialmente dal tono disperato con cui la ragazza si era messa a parlare. Come se lo supplicasse di accettare quelle illazioni in quanto fatti, supportandoli con semplici coincidenze, date dalle varie possibili letture dei Kanji di quel nome. Non era altro che un altro gioco di parole, che sembrava essere stato orchestrato ad Hoc, l'unica variabile differente era che potevano dire che il detective Gourmet fosse davvero deceduto per avvelenamento da cianuro.

 

Avevano capito, il messaggio era piuttosto chiaro, ed era rivolto a tutti loro. Urlava in modo disperato: credete all'esistenza della strega Beatrice.

 

«Ohi… non pensate anche voi che...» - cominciò a dire Mogi, con un velo di agitazione nella voce.

 

«Che quello fosse un invito a mettere in atto la farsa che ci è stata proposta durante la cena di ieri sera?» - proseguì Hakuba, con un lieve sorrisetto - «Sì, l'ho pensato anch'io» - ammise.

 

«Quindi non possiamo fare altro? È questo che intendeva?» - chiese Kogorō agli altri.

 

«No, vuol dire che è l'unica cosa che dobbiamo fare...» - intervenne Senma - «Per essere precisi, credo sia l'unica ragione per cui lui ha deciso di accettare la provocazione che gli è stata lanciata quando abbiamo ideato questa sfida tra detective...»

 

«Vuole che facciamo rivivere la tragedia con uno scopo ben preciso… dobbiamo creare una rappresentazione, che ha a che fare con la resurrezione della Strega Dorata Beatrice!»

 

Le parole di Conan incorniciavano quello che sarebbe stato il loro compito d'ora in avanti. Fino a quel momento avevano agito come gli investigatori che erano, dimenticando di essere solo semplici attori all'interno di una grande rappresentazione. Non dovevano risolvere un omicidio a stanza chiusa, dovevano assecondarlo. Era a dir poco assurdo, ma erano i termini di quel gioco a cui stavano partecipando, in cui non erano altro che pedine, atte a svolgere il loro ruolo, per rendere possibile la nascita di un miracolo.

 

Il gruppo rimase unito per quasi tutta la giornata, Ran si occupò della cena al posto di Shannon che era stata costretta al riposo. Sorvegliata periodicamente dalla stessa Ran e da Hachijō. Mentre il resto del gruppo di confrontava sul da farsi. Come scritto nella lettera, praticamente tutti erano riusciti a decifrare i tre quarti dell'enigma ed alcuni come Hakuba, avevano trovato la parola "Qudrillion" sulla facciata della basilica, girovagando sull'isola tra la giornata trascorsa e quella corrente. Pervennero tutti ad un accordo e dopo la cena si riunirono in salotto per discutere. Intanto Hachijō suggerì a Ran e Conan di recarsi bella Guest House, dove avrebbero potuto dilettarsi con una partita a carte.

 

«Se la ricostruzione della villa è fedele in tutto e per tutto, allora ci saranno anche le carte da gioco nella stanza dei cugini, possiamo occupare il tempo, facendo una partita a carte.»

 

Aveva detto Hachijō, invitando naturalmente anche la domestica ad accompagnarli. Riteneva non fosse il caso che lui si unisse ai discorsi degli investigatori, in quanto scrittore e dal momento che nessuno lo aveva interpellato. Inoltre preferiva occuparsi di Shannon per quanto possibile, visto che era stata così gentile con lui, ci teneva a starle vicino in un momento così difficile, che l'aveva resa quasi instabile.



 

«Evviva! Ho vinto di nuovo!» - esultò Ran, lasciando cadere le poche carte rimaste sul tavolo, dopo aver chiuso una partita a Baba-nuki (Asino).


«Uffa non è giusto Ran-nēchan! Potresti anche perderne una! È già la quinta partita di fila!!» - si lamentò il bambino buttando giù le proprie carte.

 


«Dì la verità Ran-chan, non è che stai barando?» - ipotizzò Hachijō con un leggero sorrisetto.


«No! Non è assolutamente vero! Lo giuro!» - ribatté lei quasi offesa da quella insinuazione.


«Hahaha, scusa scusa, stavo scherzando.»

La ragazza gonfiò appena le guance, la scenetta fece sorridere anche Shin’ichi che sapeva bene che la ragazza non avrebbe mai compiuto una scorrettezza simile, anche se si trattava solamente di un gioco di carte. La ragazza mentre Conan mischiava le carte, si alzò dal letto su cui era comodamente seduta, sorridendo ai due.

«Vado un attimo in bagno e vado a vedere se Shannon-san ha bisogno di qualcosa»

La domestica infatti aveva proposto di portare del tè nero, ma erano più di dieci minuti che era in cucina ed era più che certa che non ci volesse poi così tanto a prepararlo. Uscì dunque dalla stanza e raggiunse il bagno, espletando le sue necessità, per poi andare verso la cucina, che per essere raggiunta, bisognava superare quella che era la porta d’ingresso. Ran si diresse subito verso la cucina, che si trovava sul fondo di un salottino, lì trovò sul bancone della cucina quattro tazze da tè disposte su di un vassoio rettangolare, accompagnate da un piattino con dei biscotti, ma di Shannon nessuna traccia, per cui tornò indietro, pensando che fosse tornata per qualche motivo dagli altri, mentre lei era in bagno. Fu lì che notò due dettagli fondamentali: aveva ricominciato a piovere, anche se meno forte rispetto al tifone della sera precedente e la porta era spalancata, con sulla soglia la ragazza in divisa, che stava per allontanarsi dall’edificio.  Stava andando probabilmente verso l'edificio principale, dove gli altri adulti erano riuniti. Ran d’istinto, allora la richiamò raggiungendola sullo stipite della porta.

«Shannon-san… Dove… Dove stai andando?» - le chiese con un po’ di esitazione nella voce. Dopo la scena che aveva fatto dopo la scoperta dell’infelice fratello minore, temeva che potesse fare qualcosa di avventato, quindi di comune accordo con gli altri, era decisa a tenerla d’occhio ed a non lasciarla sola per troppo tempo… giusto per eccesso di prudenza visto le cose terribili che erano già accadute.

«Voglio tornare alla villa, non mi sento tranquilla a lasciare gli ospiti da soli...» - rispose la ragazza, però senza voltarsi a guardare l’altra negli occhi - «Glielo chiedo per favore Ran-sama, non dica nulla agli altri...» - proseguì con tono gentile - «Altrimenti...» - al suono di quella parola la giovane cominciò a voltarsi lentamente verso la liceale, mostrandole un volto “familiare”, ma diverso da quello della domestica. Era il medesimo volto della donna del quadro che per di più era solcato da uno spaventoso sorriso. Ran cominciò a tremare sul posto, senza controllo e con un'espressione sconvolta dal terrore, mentre la figura aggiunse con una voce roca e profonda - «sarò costretta ad ucciderti!»

 

La liceale produsse un urlo acuto e penetrante di fronte a quella visione, ma purtroppo quel suono non raggiunse le orecchie di nessuno, poiché contemporaneamente un tremendo boato, il rumore di una deflagrazione, ruppe il silenzio della notte e fendette il buio, con lingue color cremisi.

 

«Ran-nēchan ci sta mettendo un po' troppo non crede Hachijō-san?» - chiese Conan, mentre "distribuiva" le carte, poggiando quelle per la ragazza, sul letto dove era seduta fino a poco prima.

 

«Già, anche Shannon-chan…» - replicò, guardando il piccolo - «Forse dovremmo andare e cerc-»

 

KABOOM!!

 

«Ma che diavolo-?»

 

«Il rumore di un'esplosione! Hachijō-san, andiamo a vedere!!»

 

Conan allora si precipitò fuori dalla stanza, seguito dall'uomo. I due trovarono la porta spalancata, dunque il piccolo corse fuori con foga, mentre l'albino poté notare un vassoio con delle tazze da tè, che era stato poggiato sul tavolino del salotto adiacente all'ingresso. Pensò che Shannon stesse portandolo a loro accompagnata da Ran, ma che il rumore le avesse spinte a correre fuori come stavano facendo loro, lasciando lì il vassoio con le vivande. Quando l'albino uscì anch'egli dalla Guest House si guardò intorno: non ci mise molto a capire dove andare visto che l'esplosione parve accadere alle spalle dello stabile e tutti si erano riuniti in un unico punto, di fronte a quello che era il magazzino delle provviste, che era in fiamme.

 

«Ehi che cosa è successo?!» - domandò una volta unitosi al gruppo, guardandoli uno per uno e notando che la vecchia Furuyo non era con loro - «Che fine ha fatto Senma-san?!»

 

«La vecchia... è nel magazzino in fiamme...» - balbettò Mogi, mentre osservava la struttura bruciare - «Nel nostro discutere c'è venuta fame, ma non avevamo nulla da spizzicare nel mentre che parlavamo. Allora la vecchia ha detto di aver visto il magazzino della provviste, girando l'isola appena arrivata e che lì dentro avrebbe trovato di sicuro qualcosa...» - cominciò a spiegare.

 

«Ci siamo detti che non poteva succedere nulla se si fosse allontanata da sola per qualche minuto, nonostante il delitto commesso la consideriamo tutti una persona di buon senso, quindi l'abbiamo lasciata uscire da sola…e poi...» - proseguì Ikumi Soda.

 

«Pochi istanti fa abbiamo sentito un gran boato e ci siamo trovati di fronte a quest'orribile spettacolo» - concluse Kogorō la ricostruzione dei fatti.

 

Una colonna di fumo nero cominciò ad alzarsi dalla struttura in fiamme, gli spruzzatori antincendio dovevano essere entrati in funzione per via del calore delle fiamme. Mentre tutti erano immobili ed attoniti, Hakuba si era avvicinato all'ingresso che recava uno stranissimo simbolo dipinto in vernice rossa probabilmente data con una bomboletta. Con un fazzoletto premuto sul volto aveva puntato la sua attenzione non sul disegno, che pareva un'altro cerchio magico, diverso però da quello presente sulla maniglia della porta dello studio; quanto piuttosto un di un oggetto posto poggiato contro la saracinesca chiusa: un fucile Winchester con sopra attaccato un biglietto con il marchio degli Ushiromiya. Lo prese con sé con cautela, e portò il tutto dagli altri, che parvero allucinati dalla visione dell'arma da fuoco.

 

«Hakuba-kun… e quello?» - domandò la detective dai capelli scuri, al giovanotto.

 

«L'ho trovato appoggiato accanto alla saracinesca… credo sia un suggerimento da parte del nostro ospite. Forse ci sta dicendo che ci conviene tenere un arma con la quale difenderci d'ora in avanti...»

 

«Ehi ma quel fucile…! Era quello che si trovava appeso alla parete all'interno dello studio del terzo piano!!» - trasalì Kogorō ricordandosi di averlo visto mentre setacciava la stanza con gli altri.

 

«No è assurdo! Non può essere quello! Quando ho guardato all'interno della finestra era ancora…»

 

Mogi frenò di colpo la sua affermazione quando in effetti si rese conto di non aver notato se l'arma al momento fosse ancora al suo posto oppure no. Anche Conan produsse un suono di stizza, rendendosi conto della stessa cosa. Era stato così preso dal risolvere l'enigma della stanza chiusa e dallo spettacolo del cadavere martoriato che non aveva prestato attenzione a quel importantissimo dettaglio! Nel frattempo, Hakuba porse loro il biglietto allegato all'arma dicendo:

 

«A quanto pare è proprio quello vedete?»

 

Il biglietto recava su di un lato il seguente messaggio:

"Un piccolo omaggio per voi. È meglio che abbiate qualcosa con cui possiate illudervi di potervi difendere. L'ho preso dallo studio di Kinzō in caso ve lo steste chiedendo. Questo è solo uno dei quattro presenti su Rokkenjima, buona fortuna nello scovare gli altri. Buona fortuna credo e abbiate bisogno. Il Fantasma della Strega Dorata Beatrice."

 

Hakuba poi voltò il biglietto, aggiungendo - «Pare che con questo il terzo crepuscolo sia concluso…»

 

Difatti la parte posteriore recava la scritta in maiuscolo in lingua inglese:

  

«"Praise my name", ossia lodate il mio nome...» - tradusse il giovane detective che aveva vissuto a Londra per lungo tempo, per cui sapeva tranquillamente capire al volo quelle tre parole.

 

Kogorō a quel punto si rese conto di una cosa e si rivolse a Conan, con aria quasi isterica - «Ehi Conan, che fine ha fatto Ran, non doveva essere con voi?!»

 

«Anche Shannon-chan non si vede da nessuna parte, ho pensato fossero accorse fuori, ma a quanto pare mi sbagliavo...» - intervenne Tōya che con le sue parole fece allarmare ancora di più il detective dormiente.

 

«COSA?!?»

 

«Noi siamo stati alla villa fino a poco fa, se fossero arrivate le avremmo incrociate uscendo...» - affermò Hakuba, escludendo dunque l'ipotesi che potessero essere andate all'edificio principale.

 

Conan allora non perse tempo e corse nuovamente verso la Guest House, forse erano entrambe in cucina e non avevano lasciato quella stanza per la paura data dallo scoppio del magazzino, ma era solo un'ipotesi ed aveva un pessimo presentimento. Si fiondò letteralmente attraverso l'ingresso e stava per imbucare il salotto quando fu costretta a fermarsi di colpo, ad occhi sbarrati, mentre gli altri lo raggiunsero allarmati. Le loro reazioni furono di sgomento. Kogorō sbiancò come un lenzuolo a quella vista.

 

Sul tavolino da caffè del salotto vi erano due tazze da tè ricolme di liquido ambrato, mentre altre due erano a terra, rotte con il liquido ancora fresco che aveva macchiato il pavimento, ma quella non era la parte peggiore, la cosa orribile erano le persone accanto alle quali i cocci ed il liquido era caduto: Ran era poggiata con la schiena contro una sedia con una macchia rossa vistosa all'altezza del cuore. Una macchia che quasi somigliava ad una rosa scarlatta sbocciatale in pieno petto, mentre Shannon era riversa sul pavimento a faccia in giù in una pozza rossa, non serviva neppure avvicinarsi, per capire cosa fosse successo… il tutto era anche indicato da innumerevoli schizzi di sangue che erano rimasti sul divano bordo del tavolino e sulla tappezzeria del divano poco distante dal corpo. Dovevano averle sparato in viso a distanza ravvicinata, perché purtroppo il suo volto era totalmente irriconoscibile, come era accaduto per quello del fratello minore. Così si potevano definire compiuti anche il quarto ed il quinto crepuscolo.

 

«Ran… RAN!!»

 

Kogorō venne prontamente fermato da Mogi, che lo trattenne da sotto le ascelle, impedendole di raggiungere la figlia che giaceva poco lontano.

 

«Fermo Mōri!! Non puoi inquinare la scena del crimine!»

 

«Lasciami andare, si tratta di mia figlia!!» - si dibatté l’uomo, tentando di liberarsi dalla presa, non voleva usare una mossa di Judo, ma l’avrebbe fatto se le circostanze l’avessero costretto.
 

«Capisco cosa provi, ma l'hanno colpita al cuore, non c'è niente da fare, deve essere morta sul colpo!! Ed anche se fosse ancora viva non potresti aiutarla! Nessuno di noi è un medico, sarebbe tutto inutile!!»

 

Kogorō continuò a dimenarsi urlando a squarciagola in nome di sua figlia, mentre Conan rimase impalato a fissare l'orribile scena, solo un grido improvviso che non fu quello del padre di Ran, riuscì a disincantare spingendolo a girarsi in un'altra direzione.

 

«Non ne posso più!! Perché sta succedendo tutto questo, non ci capisco più niente!!»

 

La voce di Hachijō risuonò forte e chiara, l'uomo si teneva la testa, digrignando i denti, sembrava soffrire parecchio. Ikumi cercò di calmarlo accostandosi a lui e cercando di confortarlo in qualche modo, ma l'albino sembrava in preda ad una crisi di panico. Conan allora dette uno sguardo ad Hakuba e Mogi, che erano rimasti pressoché impassibili anche di fronte a quello spettacolo.

 

«Ci conviene isolare la Guest House e cercare i fucili che sono sparsi sull'isola per tenerli tutti in bella vista… non dobbiamo permettere che possa verificarsi di nuovo una tragedia simile.» - assunse Hakuba per poi guardare il bambino - «Cerchiamo il Master Key di Shannon-san per prima cosa...»

 

Il ragazzino annuì e fattosi prestare un paio di guanti dal detective liceale, perquisirono attentamente il corpo della povera domestica, constatando che aveva davvero il viso deturpato in maniera ignobile, tuttavia il proiettile non era da nessuna parte, neanche conficcato in qualche altra zona della stanza; alla fine della loro perquisizione, oltre al constatarne la morte, si resero conto che neppure il Master Key si riusciva a trovare. Nel frattempo Kogorō si calmò un tantino ed anche Hachijō riacquistò il controllo di sé, chiedendo perdono per quella scena pietosa.

 

«Voi detective, avete proprio dei nervi d'acciaio… Non so come facciate a non impazzire alla vista di tali atrocità...» - commentò dopo un po', lo scrittore di romanzi, prendendo atto di quella brutta situazione.

 

«Allora?» - chiese Mogi nei confronti del liceale e del bambino quando li vide allontanarsi dal corpo della domestica.

 

«Nulla… il Master Key dev'essere finito in mano a lui. Qui non c'è, come nemmeno il proiettile. Deve averlo portato via per qualche ragione...» - concluse Saguru rivolgendosi poi al gruppo - «Suggerisco di fare come ha detto lei Mogi-san, ma prima cerchiamo del nastro adesivo e sigilliamo la porta d'ingresso e le finestre per precauzione»

 

In quel modo avrebbero trasformato la Guest House in un'enorme "stanza chiusa" da cui nessuno sarebbe stato più in grado di entrare o uscire. Concluse quelle operazioni che richiesero più di venti minuti, tra perlustrazioni in cerca dei fucili -- di cui ne trovarono uno all'interno di un ripostiglio al piano terra -- ed appunto il sigillare tutto, i sei rimasti si recarono poi verso la villa con l'intento di perlustrare secondo, terzo piano e sala caldaie, alla ricerca dei tre rimasti. Il tutto venne fatto dai quattro detective, mentre Conan e Hachijō rimasero nel salotto ad aspettarli, con di fronte il Winchester rinvenuto vicino al magazzino.

 

«Come immaginavo...» - commentò l'uomo in carrozzina, aprendo il fucile e mostrando che mancavano due dei colpi dal numero di proiettili che si sarebbero potuti sparare con quel fucile - «Ran-chan e Shannon-chan sono state uccise proprio con questo fucile.»

 

«Vorrebbe dire che nel lasso di tempo in cui io e lei siamo corsi fuori attratti dal rumore dell'esplosione, il colpevole si è introdotto qui ed ha sparato a sangue freddo alle due ragazze, lasciando poi il fucile vicino al magazzino senza che noi c'è ne accorgessimo?» - ipotizzò Conan fissando l'arma mentre veniva richiusa e poggiata sul tavolo dallo scrittore.

 

«Così pare… comunque è palese come non mai che il colpevole sia qualcuno di esterno al nostro gruppo, se come sostengono Mōri-san e gli altri, sono rimasti tutti insieme da quando siamo venuti alla casa degli ospiti, lasciando andare Senma-san da sola al magazzino, per poi raccogliersi sul luogo dell'esplosione una volta udita lo scoppio…possiamo dedurne che "lui" non può essere uno di noi. Sarà anche bravo, ma nessuno lo è abbastanza da poter essere in due posti contemporaneamente.» - asserì lo scrittore.

 

«Già, sarebbe impossibile anche per lui» - dovette convenire il ragazzino - «Shannon-san e Ran-nēchan, sembrano state uccise anche loro in conformità all'epigrafe del ritratto… finora ha colpito persone che erano rimaste sempre da sole. In teoria non dovrebbero accadere più omicidi… se restiamo tutti insieme a qualcuno.»

 

Anche i detective in perlustrazione pensarono la stessa cosa, perché si divisero le zone da perlustrare: Hakuba e Soda il secondo piano, Mogi e Kogorō  al terzo piano e poi sarebbero scesi nella sala caldaia per perlustrarla tutti assieme.

 

«Trovato niente?» - domandò Saguru, chiudendosi la porta si una stanza alle spalle - «O forse dovrei dire… "recuperato" niente...» - si corresse estraendo da dietro la schiena un Winchester a canne mozze puntandolo verso la sua interlocutrice - «Adesso che siamo soli, posso anche giocare a carte scoperte»

 

«Giovanotto, non è un giocattolo pericoloso quello? Non dovresti puntarlo contro qualcuno con tanta noncuranza.» - ribatté Soda, osservando il liceale.

 

«L'ho trovato nell'armadio di quella che sarebbe dovuta essere la mia stanza, prima che decidessimo di sistemarci tutti sullo stesso piano. Probabilmente per far passare me per colpevole.» - affermò Saguru con un sorrisetto furbo sulle labbra.

 

«Che coincidenza» - sorrise la donna alzando il braccio destro che aveva tenuto sino a quel momento dietro la schiena e che impugnava lo stesso tipo di arma da fuoco - «Anch'io ho pensato la stessa cosa...»

 

Rumore dello sparo fu udito forte e chiaro da Kogorō e Mogi che stavano controllando le stanze proprio al di sopra di quelle da cui parve provenire lo sparo, cosa che li fece accorrere immediatamente giù dalle scale.

 

«Uno sparo?!» - esclamò Kogorō allarmato.

 

«Veniva dal piano di sotto!!»

 

Quando i due accorsero trovarono Hakuba disteso in corridoio con un rivolo di sangue alla bocca, Mogi lo sollevò per constatare se effettivamente gli avessero sparato, e dovette ammettere amaramente - «Niente da fare, il proiettile lo ha colpito dritto allo stomaco.»

 

Kogorō in quei momenti notò un ombra alla fine del corridoio, dunque si precipitò per raggiungerla - «Ferma non mi scappi!»

 

Tuttavia quando raggiunse quella che era la porta dello studio trovò Ikumi Soda a terra ai piedi di essa, e con una ferita d’arma da fuoco all ginocchio - «S...Soda!»

 

Mogi lo raggiunse e constatò anche la sua morte, avvicinandosi poi alla maniglia della porta - «Guarda… la maniglia è fatta in modo che se girata in modo avventato ne fuoriesca un'ago. Ha pensato che dato che il Winchester contenuto qui era stato rinvenuto al di fuori dal magazzino, allora doveva esserci un qualche modo alternativo per aprire questa porta oltre alla chiave. Magari muovendo il pomello in modo particolare, come fosse stata la manopola di una cassaforte o qualcosa del genere… Probabilmente credeva che rinchiudendosi qui sarebbe stata al sicuro, almeno finché il trambusto non fosse passato...» - speculò il detective - «In fondo era chiaro che il colpevole volesse farci fuori tutti in un modo o nell'altro…»
 

«Però dove si trova l'assassino?» - domandò Kogorō parecchio confuso.

 

Mogi a quel punto tirò fuori dalla giacca il Winchester che aveva trovato durante la perlustrazione puntando contro l'uomo coi baffetti e ripondendo con aria seria - «Non fare il furbo! Questa ragazza non sarebbe mai caduta in una trappola preparata da lei stessa ed è ovvio volessi far ricadere la colpa sul detective liceale che ora giace morto in corridoio facendo credere che aveva preparato questo trucco mentre io l'avevo mandato a controllare se la porta dello studio fosse ancora chiusa al momento della morte del domestico; oppure proprio perché sono stato io a chiedergli di controllare, avresti potuto darmi la colpa inventando qualche simpatica storiella… Peccato che non sia uno sprovveduto...» - disse - «Sai che tua figlia respirava ancora... sono pronto a scommettere che quel foro d'entrata sul vestito non fosse altro che un trucco e che la ragazza fosse solo priva di sensi.» - dopo quella deduzione, riprese il discorso precedente - «Se quello sparo era un falso allora poteva uccidere solo uno di noi due… se io non sono stato...» - premette il grilletto Harufumi, colpendo Kogorō alla gamba destra facendolo cadere in ginocchio, per poi puntargli il fucile all'altezza del petto - «Non resti che tu, no?»

 

Kogorō sgranò glo occhi con un'espressione di dolore dipinta in viso, Mogi sorrise e premette il grilletto per poi lasciare a terra il fucile ed andare a prendere una delle sue sigarette e l'accendino dalla tasca interna della propria giacca.

 

«Tsk… Dovevo punirti, non me ne volere Kogorō il dormiente.» - disse accendendo la sua sigaretta, ma subito dopo trasalì.


 «Uh? Gh…» - si portò le mani alla gola, sussurrando in agonia - «No… Non ci cre...» - non riuscì neppure a concludere la propria espressione di incredulità, che il detective cadde a terra con un tonfo, privo di vita.

 











 
"Fonti"
•Informazioni sui Kanji: Wikidictionary, Wikipedia EN

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Irene_Violet