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Autore: la luna nera    03/06/2019    4 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il gran giorno era arrivato. Laura era elettrizzata all’inverosimile, le era costato tantissimo dover tacere la cosa alle amiche, ma non poteva fare altrimenti. Fatto sta che nel giro di poco meno di mezz’ora Leonardo sarebbe passato a prenderla per andare al Nelson Mandela Forum a vedere i Coldplay. Aveva appena terminato di asciugarsi i capelli, scelse di raccoglierli in una coda come raramente faceva, le sembrava più opportuno data l’occasione, si truccò in maniera leggera e prima di scendere si guardò allo specchio per un controllo finale: jeans chiari e maglietta di sua creazione, Converse e giubbino. Fece un paio di respiri profondi. “Ok, ci siamo.” Spense le luci di casa ed uscì.
 
Fiorini sarebbe arrivato a momenti, Laura guardava con evidente nervosismo ora a destra, ora a sinistra, non sapendo da quale direzione sarebbe comparso. Era elettrizzata al solo pensiero di andare ad assistere ad un concerto della sua band preferita, ancora non le sembrava vero, ma a peggiorare il suo stato emotivo facendolo precipitare pericolosamente vicino alla soglia dell’infarto era l’allettante prospettiva di passare la serata con quello che a bordo di una BMW Serie 1 nera fiammante, aveva appena accostato a meno di un metro da lei.
“Non è possibile, ha pure una delle auto che più mi piacciono….” Bisbigliò fra sé e sé aprendo la portiera della vettura con un sorriso ebete sulle labbra. Si accomodò sorridendogli senza smettere di guardarlo.
“Ciao!” Esordì lui. La osservava mentre prendeva posto sul sedile accanto al suo, notando al contempo lo sguardo della ragazza inchiodato addosso. "Perché mi fissi così?”
“Perché ti fisso così?” Ripercorse la sua figura per la centesima volta nell’arco di un minuto: non l’aveva mai visto in jeans, polo e giacchetto nero in similpelle. Portava i capelli sbarazzini e sistemati col gel e diffondeva un fresco profumo di dopobarba. "Perché stasera sei un figo da paura, commissario…..” Era semplicemente la sacrosanta verità.
Lui abbassò lo sguardo, visibilmente imbarazzato, con il viso rosso. “Lei invece, agente Torricelli, dovrebbe portare più spesso i capelli legati a quel modo.” Rispose guardandola di sbieco. “Sta molto bene anche con quella maglietta, però il pittore avrebbe dovuto lasciarlo a casa almeno oggi.”
“Oh, no, lui non c’entra nulla, questa l’ho fatta io.” Aveva infatti realizzato un mix di girasoli gialli ed arancio concentrati sul lembo inferiore del capo che invece era di color antracite. In fondo però si era ispirata a Girasoli.
“Davvero l’hai fatta tu?” Apprezzava moltissimo il suo talento. “Prima o poi me ne dovrai fare una, ma senza ispirazioni olandesi.”
“Molto volentieri, ma ti ripeto che lui non c’entra nulla.” Mentiva palesemente.
“Adesso andiamo, altrimenti facciamo tardi.” Partì con direzione Mandela Forum, riportando così l’attenzione alla guida. “Ascoltami bene: tu oggi sei l’agente Torricelli. Dovrai stare sempre vicino a me, non allontanarti per nessun motivo e fai solo quello che ti dico io, ok?” Attese il consenso della ragazza prima di proseguire. “Non appena giunti sul posto ci incontreremo con i colleghi per un breve briefing e poi ognuno prenderà la propria posizione. Pensi di farcela senza problemi?”
“Ce la metterò tutta, non ti deluderò.”


Giunsero presso la struttura. Come Laura vide il manifesto gigantesco dei Coldplay, sentì l’adrenalina crescere in maniera esponenziale, non le pareva ancora possibile di trovarsi lì, in quel momento, per vivere un concerto che sognava dall’attimo in cui, per la prima volta, aveva conosciuto la loro musica.
Oltrepassarono i cancelli d’ingresso, guardando con una certa soddisfazione tutti i fan in fila da ore, fra i quali a Laura sembrò di scorgere le sue amiche che, evidentemente, speravano di trovare un biglietto dai bagarini. Leonardo parcheggiò l’auto, scesero e si avvicinarono agli altri addetti alla sicurezza. Rapidamente ognuno prese conoscenza degli ordini di servizio ed altrettanto rapidamente si disposero nel luogo designato.
“Ecco.” Leonardo fece accomodare Laura in un vano mediamente grande in cui c’erano solo quattro sedie ma un’ampia apertura sull’interno della struttura, dalla quale si dominava tutto il palco, buona parte dell’area spettatori e l’accesso al backstage. “Noi stasera lavoreremo qui. Allora? Che te ne pare?”
“Io….” Aveva gli occhi lucidi. “Non mi sembra vero, ancora non ci credo…”
“Io sono un uomo di parola e quando faccio le cose, le faccio in grande.” Era felice di vederla così entusiasta e quella sera non avrebbe permesso a Van Gogh di rovinare tutto. “Vado a prendere qualcosa da mangiare e da bere, tu aspettami qui.”
“E chi si muove!” Lo guardò uscire dalla stanza con il sorriso sulle labbra, poi si concentrò di nuovo sul palco dove a breve i Coldplay si sarebbero esibiti.
 
 
 
La platea era gremita all’inverosimile, non c’era un solo posto libero. All’improvviso le luci si spensero, i riflettori illuminarono il palco su cui, dal fumo, comparvero Chris Martin, Guy Berryman, Will Champion e Jonny Buckland: semplicemente i Coldplay. Il boato dei fan riempì ogni centimetro della struttura, Laura si unì a loro, non era riuscita a controllarsi e Leonardo la osservava con sguardo divertito. Fra giochi di luce ed effetti speciali di altissimo livello i quattro artisti iniziarono la loro performance fra il delirio dei fan, regalando loro uno dopo l’altro molti dei loro successi. Iniziarono con A head full of dreams, poi riscaldarono il pubblico con l’energia di Every teardrop is a waterfall, Hymn for the weekend, Viva la vida, A sky full of star, passando poi per pezzi come God put a smile upon your face, Yellow, Paradise, Clocks e scivolando verso il finale con brani decisamente più soft e romantici, tipo The scientist, True love, Princess of China, Amanzing day.

Laura aveva perso quasi totalmente la voce, tanto aveva urlato e cantato. I ripetuti richiami di Fiorini non erano stati ascoltati più di tanto, fortunatamente nessuno aveva notato il comportamento poco professionale della ragazza dato che era rimasta sempre all’interno della piccola saletta come da programma. Lui invece era costantemente in contatto con gli altri colleghi, non vi erano stati problemi di ordine pubblico neppure all’esterno che, comunque, era presidiato da uomini e mezzi.
“Prima di questo concerto mi sono informato su di loro, ho ascoltato qualche brano e devo dire che non sono male.”
“Non sono male?” Laura si voltò, aveva gli occhi pieni di stelle. “Dopo questo spettacolo impagabile sai solo dire che non sono male?!”
“Ok, se dico che sono forti sei contenta?”
Ridacchiò massaggiandosi la faccia. “Se sono contenta? Tu mi hai regalato una serata che non dimenticherò mai. Io….bah… non so che dire, è tutto….tutto perfetto, meraviglioso, incredibile. Ho solo il terrore di aprire gli occhi e trovarmi nel mio letto e…. scoprire che è tutto un sogno.”
“Davvero?” Era sorpreso dalle sue parole. “Non immaginavo ci tenessi tanto.”
“Tu non hai sogni, Leo?”
Il battito del suo cuore accelerò improvvisamente: Leo… Lo aveva chiamato Leo per la prima volta, proprio come faceva Cecilia. Era forse un segnale da parte sua? “Sogni? Io?” Restò leggermente spiazzato, mentre l’aria si riempiva delle note, sempre accompagnate dall’acclamazione del pubblico, della ballata romantica per eccellenza, ovvero In my place. “Beh, forse qualcuno.”
“Questo è uno dei miei sogni ed è grazie a te che è diventato realtà.”
Si sentì in colpa poiché dietro questa sua apparente generosità c’era un ricatto. Era per una giusta causa, sì, ma era pur sempre un ricatto. “Non mi devi ringraziare.” Tentò di rispondere in modo secco, sentiva che l’uomo stava prendendo il posto del commissario, voleva e non voleva che ciò accadesse. Oltre tutto Laura gli si era fatta pericolosamente vicina, li separavano sì e no due-tre centimetri.
“E perché no?” Lo guardava in faccia sorridendogli dolcemente.
“Perché sono uno stronzo.” Anche lui faticava a non fissarla.
“Questo lo so bene. E so anche che sei antipatico, inflessibile, brontolone e un gran rompiscatole.” Sentiva un nodo alla gola che tuttavia non le impedì di parlare. “Però mi piaci, commissario, accidenti se mi piaci .”
Lui restò spiazzato, spiazzato ma felice di aver sentito quelle parole, il suo cuore aveva ripreso a battere dopo anni di calma piatta, in cui nessuna forte emozione lo aveva scalfito. Doveva arrivare quel momento perfetto, lì, con lei, con quelle luci soffuse e quella musica dolcissima a far da colonna sonora, per far avvicinare le loro mani, a far in modo che le loro dita di intrecciassero delicatamente. Le sue labbra si piegarono in un sorriso ed avvicinò leggermente la testa alla ragazza che pure gli stava vicinissima. Ed accadde ciò che entrambi tacitamente desideravano: un bacio, un semplicissimo bacio li unì per pochi istanti, pochi ma sufficienti per creare uno sconvolgimento tale da lasciarli quasi senza fiato.
Fu lo squillo del telefono a destarli dal torpore del momento. “Scusa…” Sussurrò lui per poi allontanarsi di qualche passo e rispondere.

Scusa per cosa? Per il bacio? Per dover interrompere tutto e rispondere al telefono?

Laura si voltò verso il palco, ancora incredula e stordita. “Porca puttana, ma che cavolo sta succedendo stasera?” Portò le dita fino a sfiorarsi le labbra, forse cercando una traccia concreta di ciò che era appena accaduto. “Sono impazzita?”

“Torricelli, venga.” Si voltò e vide Leonardo di nuovo in veste ufficiale di commissario. “Suoneranno ancora due pezzi, poi il concerto termina e noi dovremo sorvegliare l’uscita del pubblico dalla struttura.”
Fece come lui aveva ordinato, seguendolo in totale silenzio assieme agli altri poliziotti, agenti veri, non come lei che si era trovata lì per altre vie. Raggiunsero la zona che portava alle uscite, già presidiata dagli stewards, mentre altri agenti stavano all’esterno pronti a sorvegliare gli spettatori che iniziavano a defluire all’esterno. Tutto filava regolarmente, c’era solo qualche gruppetto di fan a cantare a squarciagola i brani ascoltati durante il concerto, ubriachi solo di musica ed euforici per lo spettacolo di cui avevano goduto.



Mancavano poco più di dieci minuti alle tre del mattino, era tutto finito. Fiorini e l’agente Torricelli si congedarono dai colleghi e se ne andarono via senza dire una sola parola. Attraversarono quasi tutta la città, immersa nel silenzio della notte, bella e misteriosa come solo Firenze può essere. L’Arno rifletteva sulle sue acque la luce dei lampioni che ornavano il suo corso, incorniciando Ponte Vecchio a quell’ora vuoto e silenzioso. E silenziosi erano pure loro, quel silenzio era rotto solo dalla musica soffusa dello stereo che sembrava volerli accompagnare in punta di piedi.
Leonardo fermò l’auto sotto casa della ragazza, l’imbarazzo era tangibile.
“Allora…grazie per la serata.” Laura ruppe finalmente il silenzio.
“Figurati, è stato un piacere.”
Seguì un silenzio carico di imbarazzo, lei voleva affrontare la questione del bacio, capire se lui provava qualcosa nei suoi confronti o era stato solo qualcosa dovuto al contesto in cui era accaduto. “Senti… Riguardo a quello che è successo prima, io…”
“Ne riparliamo un’altra volta, ti va?” Rispose in modo secco, come era solito fare. Notò la sorpresa nei suoi occhi. “Immagino tu sia stanca, vorrai riposare un po’.”
“Beh, un po’ sì.”
“Io domani, voglio dire, fra qualche ora dovrò recarmi al lavoro ed ho bisogno di dormire almeno un paio di ore.” Sapeva già che invece non avrebbe chiuso occhio. “Magari mangiamo un boccone assieme per pranzo, ti va?”
“D’accordo.” Non era entusiasta, ma accettò la sua proposta. “Mi chiami tu?”
“Certo. Buonanotte.” La guardò scendere dall’auto e non se ne andò fino a che non vide il portone chiudersi alle sue spalle.

Poi, invece di dirigersi verso casa, prese la strada che conduceva nella località di Trespiano, fuori città, dove si trova il grande cimitero di Firenze. Si fermò di fronte all’ingresso monumentale, ovviamente chiuso, immergendosi nel silenzio totale di quel luogo. Cecilia era lì da anni, raramente le faceva visita e quelle poche volte che si recava sulla sua tomba era una nuova coltellata al cuore. Non voleva dimenticarla, ma doveva trovare il modo di superare quel grande dolore, imparare ad amare di nuovo senza temere di ferirla. Forse ci stava riuscendo con Laura, non certamente con Arianna poiché per lei aveva avvertito solo una ruvida attrazione fisica, nient’altro. Quella sera Laura lo aveva chiamato Leo per la prima volta, nessuno lo faceva più da anni e forse era il segnale che attendeva, che era giunto il momento di voltare pagina.
Fece il Segno della Croce e gettò un bacio in direzione delle tombe, rivolto a lei. Aprì la portiera dell’auto e proprio in quel momento nella sua mente udì la sua voce: Grazie Leo. Io voglio vederti felice, solo questo ti chiedo. Tu sai cosa fare per essere felice, vero?  Vai, Leo! Non fermarti, per favore. Ti starò sempre vicino e veglierò per sempre su di voi, non temere.
Capì che doveva andare avanti, era ciò che Cecilia voleva e mentre il cielo ad est iniziava a tingersi dei colori dell’alba, ripartì per tornare a casa con la consapevolezza di essere riuscito a superare in buona parte quell’ostacolo che da anni gli impediva di amare.
 
 
 




 
 
Buon lunedì a tutti!
Il caldo è arrivato in modo improvviso e dirompente, almeno dalle mie parti, ma questo non mi ha impedito di regalarvi un nuovo capitolo. Oramai manca poco al finale, penso di chiudere la vicenda con altri due capitoli che sono quasi pronti, quindi state all’erta.
Allora che mi dite? Concerto del Coldplay, luci, musica, atmosfera…. Accade qualcosa che probabilmente qualcuno di voi sperava, mentre Van Gogh sembra momentaneamente assente. Se ne starà buono a veder cadere Laura fra le braccia di Fiorini?

Scatenatevi con i vostri commenti!!

Grazie a tutti per il vostro supporto! Siete meravigliosiii!!!!
A presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera
  
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