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Autore: Federico    24/07/2009    1 recensioni
Da sempre gli uomini credono di vedere creature che non dovrebbero esistere o dovrebbero essere estinte da tempo...Ma se dietro le leggende ci fosse qualcosa di vero? In quest Au ambientata ai giorni d'oggi in ogni capitolo un personaggio si metterà sulle tracce di una "leggenda" per sfatarla o confermarla.Leggete e fatemi sapere se vi piace, ciao!
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Sulle tracce dei mostri'
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Salve! Vedo che la storia sta avendo un discreto successo.

Ma quel che vorrei è sapere che cosa ne pensate voi lettori, se le storie sono avvincenti e/o interessanti, se le teorie scientifiche hanno un qualche fondamento.

Gradirei quindi che qualcuno recensisse, tanto per farmi sapere il suo parere,q qualunque sia.

Dai, cosa vi costa farmi questo favore? Ne basta anche uno a capitolo!

 

Pain- L’orrore nei sotterranei

 

Scozia, maggio 2006

La mattinata era tiepida, rinfrescata dal vento che soffiava da nord.

La comitiva aspettava assonnata e annoiata davanti al vecchio castello ridotto ormai a un rudere.

Sulle sue torri crescevano arbusti ed edera e facevano il nido gli uccelli; essi volteggiavano sopra le torre danneggiare dal tempo e dalle battaglie e i merli sgretolati delle possenti mura di blocchi squadrati: ogni tanto sembrava che qualcuno spiasse i turisti da brecce e feritoie, mentre l’ingresso ornato da bassorilievi era collegato al terreno da un ponte levatoio costantemente abbassato che scavalcava il vecchio fossato.

“Ma là tenevano i coccodrilli?” chiese uno dei visitatori con l’aria candida di chi ha appena proferito una grossa stupidaggine.

Mentre la guida si dilungava in noiose chiacchiere per rispondergli, l’uomo dai capelli rossi avvolto in un soprabito nero posò a terra la valigia e si chinò.

Pain osservò estasiato la dettagliata incisione che rappresentava proprio ciò che voleva vedere: un’enorme serpente, raffigurato con tale verosimiglianza da incutere paura in chiunque vi posasse lo sguardo, avvolto su sé stesso in numerose spire che teneva fra le zanne un uomo urlante con la faccia distorta dal terrore e che fronteggiava un gruppo di soldati armati di lance, spade e scudi.

Una scritta maiuscola in latino recitava solennemente: “Il basilisco, re dei serpenti, servo del signore, combatte i nemici.

“Allora non è una frottola campata in aria se gli hanno dedicato persino un ritratto” pensò compiaciuto, quindi tornò ad ascoltare il cicerone che per aumentare l’atmosfera pittoresca era abbigliato con kilt, berretto e borsa di pelo.

“Come vi avevo detto, il castello McGregor fu costruito nel XIII secolo dall’omonimo clan per controllare questa zona. Nel tempo sopravvisse a numerosi assedi, ma non è a una battaglia che deve la sua notorietà, bensì alla leggenda del mostro che lo avrebbe abitato e forse continuerebbe ad aggirarvisi”.

Gli altri tre turisti emisero uno strano verso, estasiati, mentre Pain diceva fra sé e sé: “Bravo bastardo, arriva al punto visto che è per questo che sono venuto fin qui”.

“Seconda questa storia nel XVI secolo il castellano, Ian McGregor, allevò per anni un basilisco e lo impiegò in battaglia contro i propri nemici. Il mostro gli era fedele come un cane e nessuno poteva ucciderlo, perché divorava e pietrificava con lo sguardo anche i più forti guerrieri”.

“Ma è vero?” chiese un tipo alto e scarno, maggiordomo in ferie.

“E’ impossibile da dire, perché nessuno ha più abitato il castello dopo che nel 1642 è stato espugnato dagli inglesi. Tuttavia, ogni tanto qualcuno ha giurato di aver sentito strani rumori provenire dai sotterranei, e chi è penetrato nelle rovine è scomparso misteriosamente”.

“Secondo me è solo una trovata pubblicitaria” proruppe un francese basso e tarchiato.

“E se invece così non fosse? E’ un buon motivo per andare a visitarlo, no?” intervenne Pain.

Tutti si voltarono verso di lui, e allora un ragazzo dalla chioma rossa, riconoscendolo, si precipitò a stringergli la mano e a chiacchierare incessantemente con un marcato accento scozzese: “Ma voi siete il professor Pain, l’illustre criptozoologo ( la criptozoologia è la scienza che studia gli animali ritenuti leggendari nda)! Ho letto tutti i vostri libri! Credo fermamente nelle vostre teorie! Cosa vi conduce nelle Highlands? Dev’essere stato un duro viaggio fin da Londra!”.

Lo scienziato si strinse nelle spalle e rispose: “Beh, volevo svagarmi un po’, e in più cercare materiale per il mio nuovo libro dedicato al mito del basilisco. Ma se vuoi ti racconterò tutto più tardi, all’interno”.

La comitiva si incamminò dunque lungo il ponte levatoio ed entrò, attraversando un’enorme cortile illuminato dal sole che conduceva a una misera porticina dietro cui forse si celava un enigma da risolvere e temere.

 

***

La visita alle mura e alle stanze dove si svolgeva la vita di tutti i giorni era stata abbastanza noiosa, ma desso veniva il bello: i visitatori si stavano incamminando nei sotterranei.

Giunti nella sala delle torture, la guida iniziò a mostrare i truci attrezzi esposti alle pareti.

“Ma i McGregor avevano un’arma molto più convincente, vero professore?” disse il ragazzo, che si chiamava Malcolm.

Mentre il gruppo si spostava verso il deposito delle armi percorrendo un corridoio oscuro, basso e umido, il rosso e il criptozoologo discutevano animatamente.

“E quindi com’è andata la vostra ultima spedizione in Galles? Avete trovato qualche drago?”.

“Non abbiamo avuto più fortuna di quando cercavamo serpenti marini nella Manica. Ma questo caso è interessante. Sai, nel mio nuovo libro sostengo che il basilisco probabilmente era un animale reale, forse un parente di grosse dimensioni dei cobra, visto che secondo gli antichi greci proveniva dall’Africa. McGregor potrebbe aver comprato il suo all’estero, averlo portato qui e averlo addestrato a combattere, anche se è fisicamente e anatomicamente impossibile che pietrificasse con lo sguardo: certo è che i suoi denti dovessero essere velenosi”.

“E secondo voi…” continuò il giovane incuriosito “ …potrebbe essere ancora in vita?”.

“E chi può escluderlo? Secondo la leggenda il basilisco viveva molti secoli, e si sa che certi rettili possono superare il secolo. Potrebbe aver continuato a vivere qui, in una sorta di letargo, dato che i serpenti hanno un metabolismo molto lento, in attesa che arrivasse la cena…qualcuno come noi”.

In quel preciso istante, la torcia della guida esaurì le pile lasciando tutti al buio.

Mentre l’uomo cercava quelle di ricambio imprecando, si udì un suono cupo e misteriosamente si aprì una porta segreta nel muro.

Il tipo in kilt si avvicinò per controllare e in quell’istante fu scaraventato via con violenza da qualcosa: quando si rialzò in piedi e lo vide ne fu talmente terrorizzato da avere un arresto cardiaco.

Con fare sinuoso sgusciò fuori dall’apertura un grandissimo corpo squamoso, che quando si drizzò in aria per guardarsi in intorno si rivelò essere un gigantesco serpente di colore verdastro, dai grandi occhi gialli, con una sorta di cresta rossastra sulla schiena e la bocca piena di zanne acuminate.

“Il basilisco…Esiste davvero…Ed è qui!” mugolò Malcolm che non credeva ai propri occhi.

Il rettile si fece avanti, sempre con il corpo per metà eretto, quindi scattò rapidissimo con le mascelle spalancate verso i turisti.

Tutti riuscirono a salvarsi, tranne il grasso francese che incespicò e venne raggiunto dal mostro che lo morse alla schiena facendolo urlare di dolore.

Dopo averne consumato in parte le carni si volse verso i restanti tre.

Nonostante la situazione fosse degenerata, Pain non aveva perso la calma e, a gesti, indicò ai due di afferrare delle alabarde attaccate al muro; così armati, si scagliarono sul basilisco.

“Ricordatevi, attenti ai denti: sono velenosi!” gridò ancora il criptozoologo mentre tormentavano con le acuminate punte di ferro la creatura che si contorceva sibilando.

Purtroppo per lui, il maggiordomo fu colpito dalla coda del serpente e disarmato; un’altra terribile frustata lo colse e lo mandò a schiantarsi su una parete, per poi cadere morto.

Malcolm, inferocito dall’odio, piantò l’alabarda tanto in profondità nel corpo del mostro da non poterla più estrarre: cercò allora di afferrare le spire a mani nude, ma scivolò e fu dilaniato da tremendi morsi.

“Noooo!!! Brutto bastardo! Se proprio devi comparire nel mio libro, lo farai da morto!” urlò il professore sconvolto da tanta crudeltà, e trafisse il mostro: ma mentre alzava l’arma per vibrare un secondo fendente, il rettile tranciò in due l’asta con i denti.

Pain fuggì, inseguito dal basilisco che strisciando agitava la lingua biforcuta in aria, e, raggiunta la parete ne staccò una spada.

Bilanciandola, la scagliò e centrò il mostro accecandolo da un occhio.

Il serpente si preparò a scattare in avanti, ma all’improvviso il soffitto cominciò a tremare.

Pezzi sempre più grossi di pietra presero a franare, seppellendo l’orrida creatura forse per sempre,

mentre Pain riuscì a salvarsi per puro miracolo, fuoriuscendo da una breccia nella roccia.

I quattro morti furono ufficialmente attribuiti al crollo del castello.

  
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