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Autore: tess89    24/07/2009    5 recensioni
Ccosa succederebbe ai nostri amati vampirelli se per un giorno interminabile un loro desiderio si realizzasse? Uno e un solo desiderio per un solo giorno... Vedremo cosa combineranno!
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Saaaaaaaaaaaalve a tutti!! Chiedo venia per il ritardo! Ma ora sono qui! Poche parole prima del capitolo. Un grazie infinito per i bellissimi commenti! Mi riempite ogni volta di un immensa felicità! Purtroppo non riesco a rispondere a tutti.
(Unica nota per missele: mi farebbe molto piacere che tu mi faccia un tuo disegno!! Ne aspetto uno al più presto!)
Stavolta non ho potuto fare un disegno per mancanza di tempo. Ma la prossima volta prometto che inserirò un disegno come nel capitolo precedente.
Un immenso bacione a tutti e buona lettura!
Kisses Tess


Capitolo 9
“Ironia della sorte”

Esme

Entrando in casa nostra si capiva che c'era una sorta di tacito disagio che accomunava consapevolmente tutti i presenti. Non appena avvertii quel disagio divenne parte di me. Davanti a me si parò una scena incomprensibile. Riconoscevo solo Alice, Rosalie e Jasper. Due perfetti sconosciuti che si lanciavano sguardi e occhiate furtive, sedevano ai due angoli opposti del divano.
Un orso bruno enorme oziava beatamente sul tappeto persiano comprato il mese precedente. Alice teneva tra le braccia un bambino di appena tre anni portandolo al piano superiore. Sul pavimento inoltre giacevano dei vestiti appallottolati, che dall'odore li riconobbi appartenenti al licantropo Jacob Black. Ma di Black nessuna traccia.
Inoltre Nessie avrebbe voluto passare il pomeriggio con i suoi genitori, i quali non erano presenti.
Questa situazione mi allarmò tanto quanto mi fecero ammutolire le espressioni degli attuali abitanti del mio soggiorno.
Preoccupazione.
Tutti guardavano il bambino appena salito tra le braccia di Alice come se fosse stato un alieno. Rosalie non ostentava più la sua indifferenza o la sua superiorità. Era agghiacciata come tutti gli altri. Ma Jasper mi sembrò quello messo peggio di tutti.
Se i presenti erano preoccupati, lui era sul punto di un crollo di nervi. Come se si aspettasse la disgrazia da un  momento all'altro.
Questo mi fece credere che oltre ciò che vedevo c'era molto altro. Quando uscì scuotendo il capo con tutte le sue energie, mi sembrò trascurato e poco curato, come se la giornata lo avesse sfiancato più degli altri. Mi augurai che qualunque cosa fosse successa in casa mia, Jasper potesse trovare sollievo.
Poi Jasper urlò.

Edward

Avevo paura a varcare quella soglia. Il terrore di scoprire che cosa fosse successo per l'ennesima volta in quella terrificante giornata, premeva con tutta la sua potenza.
L'urlo che aveva lanciato qualcuno, presumibilmente Jasper, dal prato antistante la casa, ci aveva congelato tutti quanti sul posto, come tante statue di marmo, un ragguardevole tributo a tutti gli scultori dell'età classica. Chi entrava nel salotto di casa nostra, poteva credere seriamente di essere entrato nella zona dei “marmi di Elgin” nel British Musem, dove sono presenti alcune sculture sottratte al Partenone.
Nonostante la paura folle di avere la conferma che qualcos'altro era accaduto, mi rendevo conto che  non potevamo non verificare.
Emmett, versione orso bruno, cominciò a strisciare il muso sulla porta, cercando in tutti i modi di attirare la nostra attenzione su ciò che dovevamo realmente fare.
Quando con gli artigli lasciò una zampata feroce sulla porta, mi decisi di intervenire.
La porta si aprì e i presenti si affacciarono oltre le mie spalle per vedere. La scena che si parò davanti i nostri occhi fu contemporaneamente ridicola e allarmante.
Jasper era inginocchiato sull'erba del prato intento a dondolare col busto avanti e indietro accompagnando i suoi movimenti con un lamento affranto e disperato.
Già il fatto di vedere Jasper in quelle condizioni era preoccupante. La sua tristezza si propagava attorno a lui come una sfera radioattiva che ci contagiava. Sentii il grizzly uggiolare tristemente sulla soglia.
Jasper, pur avendo sempre manipolato le emozioni altrui, non aveva mai mostrato eccessivamente le proprie. Vederlo così affranto e disperato, in un'altra giornata, mi avrebbe fatto ridere come un deficiente. Quel giorno invece mi preoccupava come avere visto la cosa più pericolosa al mondo.
Non era normale.
Si sentiva nell'aria attorno a noi, come una sfera di disgrazia che avvolgeva le nostre vite.
Alice raggiunse la piccola folla ammutolita davanti la porta. Io cercai di sondare la mente di mio fratello per capire cosa lo angosciava ma trovai stranamente i suoi pensieri intrisi solo di disperazione.
“Jazz! Tesoro... Cosa ti è successo?” L'allarme nella voce di Alice era ben evidente.
Il marito si limitò ad appoggiarsi con la fronte sul suo petto, continuando a dondolarsi su e giù.
“Jasper?” Chiese preoccupata Rosalie.
I singhiozzi continuarono ininterrotti. Quando si tranquillizzò abbastanza da essere capace di parlare si sollevò guardando affranto la moglie.
“Alice...” sussurrò con la voce spezzata.
“Si, Jazz, dimmi tutto” gli rispose lei incoraggiandolo.
“Alice...” Continuò lui. “Alice... io...”
“Calmati tesoro. È tutto a posto. Dimmi cosa ti è successo.”
Lui guardò la moglie. Aveva la perfetta aria da cane bastonato.
Prese un profondo respiro e cercò di mantenere un certo autocontrollo. Mi sembrò la lieve calma prima della bufera.
“Io... io... MI SI E'SPEZZATA UN UNGHIA!!!”
E con il sangue che mi si era congelato nelle vene, io decretai che più in basso di così, potevamo solo raschiare il fondo dal basso verso l'alto. Eravamo più in basso del basso.

Bella

La situazione poteva solo considerarsi disperata. Non c'era altro modo per definirla.
Poteva anche sembrare ridicola. Ma stranamente nessuno aveva la voglia di ridere.
Oltretutto avrei scommesso che il primo che avesse cercato di ridere per la nostra disgrazia avrebbe rischiato di fare il ruolo del combustibile per accendere un fuoco. Un bel falò di primavera.
Il sole stava calando dietro le colline. Aspettavamo tutti Carisle.
I bambini (in quale altra maniera potevamo definirli?) costruivano una torre di carte, già alta quasi un metro, sul pavimento del salotto davanti a noi.
Alice passeggiava su e giù per il salotto. L'orso occupava tutto lo spazio tra divano e televisore per guardare una partita di Baseball. Rosalie osservava la televisione dal divano e con i piedi accarezzava il pelo folto dell'orso sottostante.
Eravamo inoltre riusciti a convincere Jasper ad entrare in casa e la sua disperazione si era repentinamente trasformata in un narcisismo degno di un foto-modello. La sua vanità arrivava al punto che se passava davanti uno specchio, si sbottonava la camicia per contemplare soddisfatto i suoi addominali. Già più di una volta avevo incocciato Edward (versione Barbie) che sbirciava oltre il pilastro del corridoio, nella sua direzione. La mia occhiata nei suoi confronti fu eloquente.
Nessuno riusciva, però, a capire il collegamento tra tutti questi strani avvenimenti. Impossibile che fossero tutti eventi scinti e autonomi tra loro.
Quale era la causa scatenante? C'era una soluzione a tutto questo?
Sospirai con profonda frustrazione.
L'ennesimo urlo da parte di Jasper non sortì l'attenzione desiderata. Durante la serata aveva urlato non solo per un misero unghio scheggiato, ma anche per cose futili come l'accostamento cromatico dei cuscini sul divano, la mia camicia che usciva dai jeans, i peli di Emmett che si disperdevano sul pavimento immacolato, la decoltè sinistra di Rosalie che riportava un leggero graffio vicino al tacco e una delle due codine dei capelli di Renesmee che rispetto all'altra pendeva leggermente più di lato. Immaginate il suo orrore nell'osservare i vestiti presi a casaccio dal mio armadio da parte di Edward e nel vedere la montagna di vestiti disseminata al piano di sopra dall'armadio esploso. O quanto venerava la figura di Alice, elogiandone l'eleganza e il gusto.
Ovviamente quell'ultimo urlo di Jasper non ci fece sobbalzare sul posto come le volte precedenti.
“Ragazzi! No, questa la dovete proprio vedere! Sono scandalizzato, mio Dio!” ancheggiò fino al centro esatto del salotto. Secondo me aveva cominciato a soffrire di megalomania.
“Che succede tesoro?” Chiese Alice con un sorriso leggermente tirato. Evidentemente non si era abituata a quel comportamento di suo marito.
“Bè, cara, non lo vedi tu stessa?”
“Ma di che diamine sta parlando?” chiesi sconvolta ad Edward. Ora con lei... ehm, pardon... lui riuscivamo a parlare un po' più di prima.
Edward si strinse nelle spalle.
Rosalie aveva la faccia perplessa. Emmett non si degnò di alzare il muso dalla partita in televisione.
“Ma non vedete? È evidente!” sbottò lui indignato.
Io mi imposi l'autocontrollo. Dovevamo mostrarci come minimo interessati alle sue opinioni da divo narcisista e megalomane, altrimenti avrebbe usato il suo potere per infervorirci in un entusiasmante discussione sulla moda attuale. Alice, grazie ad una delle sue visioni, scampò miracolosamente ad un incontrollabile entusiasmo nel voler accompagnarlo a “vedere una cosa” in camera da letto. Non volevo immaginare nemmeno lontanamente le performance di Jasper in quelle condizioni. Mi stupivo pure che avesse mantenuto le sue originali tendenze.
Sorridere e annuire.
“Jasper, dicci cosa ti è capitato questa volta” sorriso di circostanza accettabile, stavo migliorando.
“Non l'avete notato?”
“No, se non ci dici di che si tratta”
“Ma... ma... ho i capelli ondulati!”
Ci scambiammo un occhiata preoccupata. Ma la cosa più preoccupante era che Alice si era avvicinata a lui per sfiorargli i capelli con fare emozionato.
“È vero” sussurrò. “Che è successo ai tuoi capelli?”
A me sembrava che Jasper avesse gli stessi capelli di sempre. Avevo le allucinazioni?
“Ma non capite che significa?” Jasper sembrava emozionato come un bimbo il giorno di Natale.
“No. Illuminaci.” sibilò Edward con la sua voce scampanellante e acuta da soprano.
“Io volevo i capelli ondulati e... adesso ce li ho!”
Di nuovo ci scambiammo un occhiata. Che diavolo stava dicendo quel pazzo affemminato?!?
Poi Alice sussultò come in preda ad una rivelazione. “I desideri!”
“Eh??” fu la mia geniale battuta. Ma perfino Emmett con il suo grugnito sembrò dire la stessa cosa.
“Ma certo! È così ovvio!”
“Tanto ovvio che nessuno di noi ha capito qualcosa di tutto questo!” fu la risposta di Rosalie.
“Spiegaci.” Dissi seccamente ad Alice.
“Bè, io volevo che il mio armadio scoppiasse di vestiti e così è successo! E Rosalie mi ha detto che Emmett avrebbe gradito che lei non riuscisse a pagare al centro commerciale! E lei stessa aveva preferito un orso mansueto e ubbidiente rispetto all'esuberante Emmett, non appena le ha rivelato del suo desiderio appena espresso sulla carta di credito!”
“Ma questo non spiega questi due citrulli qui.” Rosalie indicò scettica me ed Edward.
“Bè in realtà, se questa teoria è vera, la nostra situazione è ben spiegabile...” disse imbarazzato Edward.
“E Jacob che c'entra?” Chiesi io.
Tutti gli sguardi si rivolsero ai due bambini nel pavimento. Nessie era felice come una Pasqua nell'avere un compagno di giochi come non lo era mai stata. Situazione giustificabile anche lì.
“E Jasper?” Chiese Alice con una punta di veleno nella voce. “Chi è che l'ha ridotto così?”
improvvisamente vidi Edward voltarsi con l'espressione sconvolta verso Esme.
“Mamma?!?”


  
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