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Autore: Mary P_Stark    13/06/2019    1 recensioni
Clearwater, Canada. 2018.
Il pellegrinaggio forzato di Irish Walsh ha una battuta di arresto a causa di un banale pneumatico forato. Ma, grazie a questo incidente - o al destino -, ciò le permetterà di scoprire particolari di un passato che non conosce e di una vita che non ha voluto ma che le è stata imposta da mani disattente.
Clearwater sarà il punto d'inizio di un viaggio di ri-scoperta di se stessa e delle sue radici ancestrali e, grazie ad altri come lei, depositari dell'antico sangue di Fenrir, i misteri di un passato comune e antico avranno finalmente una risoluzione.
Niente però avviene con facilità, e lunghe ombre si addenseranno su di loro, complicando un cammino di per sé già impervio. Starà ad Iris e ai suoi nuovi compagni di viaggio, riuscire a fare in modo che nulla interferisca con la scoperta della verità. - Segue le storie de La Trilogia della Luna
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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19.

 

 

N.d.A.: tempo di ferie. Vi anticipo due capitoli per due settimane di assenza, perciò gestiteli al meglio per non sentire troppo la mancanza dei nostri amici lupacchiotti. Ci rivediamo a luglio! A presto!

 

 

 

Era piacevole e quasi insperato veder ridere e scherzare Chelsey assieme a Iris, immerse nella piscina della villa dei Wallace assieme alle cugine di quest’ultima.

Devereux non aveva mai realmente sognato di trovare una donna che potesse apprezzare tanto la compagnia di sua figlia, avendo a torto chiuso con il genere femminile, almeno sul piano personale.

Il tentativo grossolano che aveva fatto con Sherry, culminato poi con il colpo di testa di Alyssia, era stato più un riflesso dovuto alla solitudine, non tanto un reale interesse a creare una nuova vita di coppia.

Sherry era una bella donna, e lui era un uomo di sani appetiti e, dopo anni di vita solitaria, gli era parso normale cercarsi una compagna.

La cosa, però, non aveva funzionato e, da quel momento, aveva semplicemente pensato di rimanere solo finché Chelsey non fosse stata adulta. In seguito, forse, avrebbe anche potuto pensare a un impegno di qualche genere.

L’arrivo a sorpresa di Iris, con la sua vita così complicata e i suoi modi così teneri nei confronti di Chelsey, però, lo avevano destabilizzato.

La sua bellezza lo aveva certamente colpito, ma era stato il suo carattere così tenace a fargliela apprezzare.

Era sempre stata schietta, con lui, non aveva mai finto condiscendenza, e Dev aveva potuto essere se stesso, sia nei pregi che nei difetti.

A sua volta, Iris non aveva mai finto di essere migliore di quanto non fosse, e non si era mai nascosta dietro ai propri difetti, non li aveva mai mascherati.

Con Julia non era mai stato così. Fin da quando aveva memoria, lui si era sempre annullato per farla felice, convinto com’era che, a quel modo, lei lo avrebbe amato.

Si era reso conto del suo errore nel modo peggiore, rimanendo solo con una bambina di tre anni, senza alcuna spiegazione a corollario. A quel punto, con quella dura realtà a fare da spartiacque nella sua vita, aveva finalmente capito di non poter concedere più nulla alla madre di sua figlia.

Aveva dato troppo, di sé, a Julia. Anche se l’odio era stato una parte del suo animo, per qualche tempo, anche quello era stato cancellato, sostituito dalla consapevolezza di aver amato la persona sbagliata, e per i motivi sbagliati.

Si era perciò impegnato per crescere al meglio Chelsey, lasciandosi aiutare da coloro che gli erano rimasti vicino … e poi era giunta Iris, con la sua parlantina sciolta e la sua lingua tagliente.

Vederla con Chelsey lo aveva scosso non poco, riscaldandolo dentro dopo anni di ghiaccio silente. Che fosse stato o meno il richiamo tra lupi ad avvicinarle, non poteva saperlo, ma era lieto che quella donna fosse entrata nella sua vita.

In quel momento, vederla mentre giocava con Chelsey, Helen e Liza nella piscina, era gratificante e lo appagava ma, in fondo in fondo, provava anche un po’ di inquietudine.

Poteva realmente credere di aver trovato una persona che sarebbe rimasta con lui per la vita?

«Fa un po’ paura, vero?» chiosò al suo fianco Richard, sorseggiando del succo di mela all’ombra del gazebo sotto cui si trovavano.

Devereux lo guardò a mezzo, la camicia aperta sul torace e i pantaloncini corti per combattere il caldo di quella giornata, e assentì lentamente.

«Ho sempre il terrore di svegliarmi. O che Iris possa pensare che io e Chelsey non siamo abbastanza per lei. Dopotutto, qui ha voi e tutto questo mentre, a Clearwater, non avrebbe nulla di tutto ciò.»

«La vecchia Iris, forse, avrebbe potuto darti qualche pensiero» ammise l’uomo, sorridendogli divertito. «Sono abbastanza onesto per dire che, quando Iris era ancora vent’enne, i suoi capricci mi preoccupavano un po’, così come preoccupavano suo padre Aaron. Ma ora? No. Questa Iris non si permetterebbe mai di ferire te o Chelsey. Ciò che ha scelto è ciò che le dice il cuore. Inoltre, non siamo così distanti da non poterci vedere spesso.»

Dev rise sommessamente, ammettendo: «Sì, mi ha detto di non essere stata molto matura, a suo tempo. Ma chi non è stato un po’ egoista e superficiale, in gioventù? Io fui assai superficiale nel credere di poter cambiare Julia, la madre di Chelsey, ma fallii miseramente e, soprattutto, sbagliai nel pensare di cambiarla perché andasse bene a me. Mi convinsi che il mio amore potesse bastarle, o che lei mi avrebbe amato proprio per il mio modo di comportarmi, ma sbagliai alla grande. Ora so di non sbagliarmi, con Iris, ma il solo pensarlo mi terrorizza non poco, perché richiede anche che io sia all’altezza di un tale sentimento.»

«Non credo che Iris sia meno in pensiero, soprattutto in virtù del fatto che tu hai una figlia, e perciò non avrà a che fare solo con te, ma anche con quella splendida bambina» dichiarò Richard, sorridendo quando Chelsey levò un braccio per salutarli. «Ciò che posso dirvi è; il peggio lo avete passato, no? Ora, la strada è solo in discesa.»

Dev rise, asserendo: «Beh, sì, direi che venire a sapere che tua figlia è un lupo mannaro da una perfetta sconosciuta che, tra l’altro, muta in casa tua in un lupo enorme, sia un battesimo del fuoco assai singolare, ma molto allenante. Peggio di così non sarebbe potuta andare. Ma sono lieto che lei fosse lì, quella notte.»

«Iris mi ha detto che l’hai messa all’ingrasso» ironizzò Richard, guardandolo con curiosità.

«Beh, sulle prime, ho pensato che fosse giusto sdebitarmi in qualche modo, ma poi ho cominciato a preoccuparmi per la sua salute, perché era veramente troppo magra e rischiava di crollare da un momento all’altro. Inoltre, ha questa sua pessima abitudine di sfinirsi per gli altri, perciò…»

«Capisco bene cos’hai provato, perché era ciò che pensavo anch’io nel vederla ogni volta durante le nostre video-chiamate. Essere così distante da lei e non poterle essere d’aiuto, mi metteva a disagio. Sono lieto che abbia trovato qualcuno come te» assentì Richard, servendosi dell’altro succo prima di offrirne anche a Dev, che accettò.

«Mia madre direbbe che Iris è una santa, a volermi sopportare» ironizzò Devereux. «So benissimo di non essere un tipo sdolcinato ma, in tutta onestà, non mi è mai parso che Iris cercasse miele e fiorellini, da me.»

Richard scosse il capo, ridendo di un ricordo che poi condivise con Devereux.

«Rammento bene quando, a un gala, danzò per diverse volte con il figlio di un magnate dell’edilizia. Era uno snob plurilaureato a Harvard che non faceva che vantarsi dei suoi successi, e dispensava perle di saggezza a ogni piè sospinto. Mi chiesi per tutta la sera perché Iris si fosse ostinata con lui, visto che non mi sembravano compatibili ma, quando vidi quel che combinò a fine serata, compresi.»

«Tremo già al pensiero» esalò Dev, sollevando dubbioso un sopracciglio.

«Oh, fai bene a tremare. Iris non solo gli rovesciò addosso una flûte di champagne – lui voleva portarla nel suo appartamento, scoprii in seguito – ma gli disse chiaramente che, se un uomo dava così tanta aria alla sua bocca, non aveva il tempo di pensare ad altro, figurarsi a una donna. Lo aveva preso in giro per tutta la sera, in pratica, illudendolo per poi mollarlo in tronco quando lui pensava di averla avuta vinta su di lei.»

Devereux scoppiò in una grassa risata che incuriosì le donne in piscina e, nel rivolgersi a Richard, esalò: «Ora capisco perché non si è mai lamentata dei miei silenzi. Di certo, non potevano darle fastidio!»

«Iris ha sempre cercato la sostanza, nelle persone, anche se a volte ha peccato di superbia, nel farlo. Ora, credo sia molto più umile di così» disse Richard, prima di ridere nel notare l’occhiata sardonica di Iris rivolta verso di lui. «Ci hai sentiti, tesoro?»

«Vi ho ascoltati per tutto il tempo, se è per questo. Devereux non si è ancora abituato, perciò si dimentica spesso che posso farlo» chiosò Iris, prima di tornare a giocare con Chelsey, che stava sogghignando fin quasi alle lacrime.

Dev, a quel punto, arrossì un poco e borbottò: «Mi ero proprio scordato.»

Richard, allora, gli batté una mano sulla spalla, consolatorio e, mentre Rachel li raggiungeva con degli stuzzichini per la merenda, disse: «Non è un male, se la tua donna sa quanto tieni a lei.»

«Sarà…» brontolò Dev, lanciando un’occhiata da sopra la spalla a Iris.

“Pensi me ne approfitterò?”

“Lo farai?”, replicò cauto Dev.

“Hai ben visto cos’ho combinato al Vigrond, per te. Più esposta di così, non avrei potuto essere, eppure non ho paura di averlo fatto.”

“D’accordo. Non mi preoccuperò, allora.”

Iris rise, balzò fuori dalla piscina senza alcuna difficoltà – causando così i fischi eccitati di Liza – e, raggiunto che ebbe Dev, lo abbracciò con fare possessivo e disse: «Non temere. Mi approfitterò della cosa solo in modo appropriato.»

Rachel ridacchiò a quella battuta e, nel posare il vassoio sul tavolino da giardino, chiosò: «Tesoro… sono cose da dirsi altrove.»

«Oh, fai finta di niente, zia. Tu non mi hai sentito, vero?»

«Io no, cara. Ho una sordità selettiva che è imbattibile» celiò Rachel, allungando uno stuzzichino alle olive a Devereux. «Pensavo piuttosto a una cosa, Devereux. Che tu sappia, ci sono lotti liberi, nei pressi di Clearwater, dove poter costruire una casa?»

Iris e l’uomo sobbalzarono sorpresi e la donna, con nonchalance, si accomodò accanto al marito e proseguì dicendo: «E’ inutile avere una casa ad Aspen, quando mia nipote abiterà a Clearwater. Ho controllato sul sito, e ho scoperto che il parco naturale che avete in zona è molto bello. Essendo un’appassionata di fotografia, potrei divertirmi non poco. Inoltre, se volessimo andare a sciare, Calgary sarebbe molto vicino.»

Devereux fissò dubbioso Iris, ma lei assentì tranquilla. «E’ vero. E’ una paesaggista di rara bravura. Inoltre, le piace anche dipingere. I quadri nel salotto sono tutti opera sua.»

Richard ridacchiò di fronte all’espressione basita quanto ammirata di Dev, e asserì: «Ci piace molto la vita all’aria aperta e, infatti, la casa di Aspen viene usata sia in estate che in inverno. Sapendovi però a Clearwater, pensavamo di poter acquistare qualcosa lì.»

«Ah, beh, non credo ci siano problemi. Mi informerò presso un mio amico impresario, e…»

Rachel lo bloccò subito e, scuotendo il capo, replicò: «No, caro. Penso di essermi spiegata male. Io intendevo dire che la casa dovresti costruirla tu. Liza mi ha mostrato il tuo sito internet e, a questo punto, esigo una di quelle splendide case, o penso che piangerò fino alla fine dei miei giorni, se non ne avrò una.»

Ciò detto, estrasse un kleenex e si pose dinanzi a lui con occhi così supplichevoli da rasentare il pianto. Sconfitto da quello sguardo strappalacrime, Devereux non poté che dire: «Se ci tieni così tanto, Rachel, mi informerò non appena rientrerò a Clearwater. Va bene?»

La donna sorrise immediatamente e, allungandosi per dargli una pacca sul braccio, dichiarò: «Non vi saremo d’intralcio, stai tranquillo. Ma sarei davvero felice di passare le mie vacanze in una casa costruita dal mio futuro genero.»

“Che ti avevo detto?”

“Mi informerò se cercano costruttori a Yellow Knife”, ironizzò l’uomo, facendola ridere.

***

«…quindi, cos’hai intenzione di fare, delle tue quote azionarie?» terminò di dire Richard, chiudendo la carpetta che aveva innanzi per poi osservare attento la nipote.

Non lo aveva stupito vederla comparire dinanzi alla porta del suo studio, subito dopo cena, pensierosa ma con lo sguardo sicuro e pronto a tutto.

Nel momento stesso in cui Richard aveva saputo della decisione di Iris di trasferirsi al nord, aveva anche intuito che, presto o tardi, quella discussione avrebbe avuto luogo.

In fondo, se l’era aspettato fin dall’inizio, a prescindere dall’esito che il viaggio della nipote avesse avuto.

Iris non aveva mai apprezzato quel lato della sua vita. Non era mai stato nelle sue corde e, fino a quel momento, a trattenerla in seno alla ditta era stato il ricordo dei genitori e la sua lealtà verso il loro progetto, non la sua reale volontà.

Iris, però, in parte lo sorprese, asserendo: «Non intendo abbandonare il Consiglio, perché mi sembrerebbe di fare uno sgarbo sia a te che ai miei genitori. Inoltre, sento di poter dire la mia, a questo punto, e di non essere più così terrorizzata dalle prospettive che mi offre il futuro. Però, vorrei vendere parte delle mie quote a Helen e se lo vorrà, quando Liza diventerà maggiorenne, ne venderò una parte anche a lei, così che entrambe facciano parte del consiglio interno.»

«Come mai hai deciso così?»

«Helen è più brava di me, in queste cose, e ha occhio per gli affari. Io rimarrei soltanto come socio minoritario, al pari di molti altri consiglieri del board, e seguirei l’andamento della ditta che papà e mamma fondarono anni addietro, e che tu stai egregiamente guidando, ma non sarei io ad avere in mano le sorti dell’azienda» gli spiegò Iris, convinta del suo dire. «Sei tu la roccia che ha tenuto in piedi tutto, fino a oggi, ed è giusto che sia tu il membro con le quote di maggioranza, ma non per questo voglio abbandonare la ditta, poiché vi è troppo dei miei genitori perché io la tagli fuori dalla mia vita.»

Richard assentì, mormorando: «Mi sembra una decisione sensata. Hai pensato a una vendita, invece di un lascito, per non scontentare i consiglieri, vero?»

«Sì, credo che donare semplicemente parte delle mie quote sia da irresponsabili. Ne ho parlato anche con Helen, e lei è d’accordo. Mi ha già detto di avere i fondi necessari per l’acquisto. A mia volta, devolverò quei soldi per gli studi di Liza, così mi sentirò un po’ meglio a livello morale, e anche in questo Helen è d’accordo.»

Richard rise sommessamente, replicando: «Potresti tenerli per gli studi di Chelsey.»

«Metterò da parte i dividendi che matureranno nel corso degli anni, per lei. Io, invece, farò in modo di diventare un’insegnante di Musica, genere molto più nelle mie corde» asserì Iris, scrollando le spalle.

«Sì, questo è vero. Sei sempre stata brava, in questo. Liza era felicissima, quando tu le davi ripetizioni. Accontentare lei era un dramma, e lo sappiamo entrambi. Non a caso, Nancy era felice che tu avessi condotto degli studi umanistici, e non economici.»

Iris assentì divertita, e ammise: «So che sarà un salto nel buio, ma sento di poterlo fare, che è giusto per me. Spero che durante la riunione di domani tutti siano d’accordo con le mie decisioni. Non voglio fare le cose sottobanco, non mi è mai piaciuto.»

«Si battibecca sempre, quando ci sono dei cambiamenti ma, tra i progetti di modifica che vorresti proporre e la decisione di vendere parte delle tue quote, vedrai che qualcosa di buono ne verrà fuori» dichiarò Richard, annuendo soddisfatto. «Naturalmente, quando sarai a Clearwater, terremo le riunioni in videoconferenza, così che tu possa parteciparvi sempre e, quando potrai, verrai in ditta di persona.»

«Credi che i membri del board saranno ancora disposti ad accettare questa trafila?» domandò allora Iris.

«Oh, qualcuno storcerà il naso, ma sappiamo bene che la maggioranza del Consiglio ha sempre dato man forte a tuo padre… così, sarà anche per te.»

Lei allora assentì, più rilassata e, sprofondando nella poltrona su cui era assisa, mormorò: «Mi piace l’idea di affrontare questa nuova avventura. Non ne sono spaventata. Dici che è un buon segno?»

«Dico che è un ottimo segno. So bene quanto ti stesse stretto il tuo ruolo prioritario in seno al Consiglio, perciò capisco perché tu abbia voluto fare un passo indietro. Avere Devereux al tuo fianco, inoltre, ti aiuterà ad affrontare anche i momenti più difficili che potranno, eventualmente, apparire all’orizzonte. Non è poca cosa avere una spalla così forte a cui aggrapparsi.»

Iris annuì, coprendosi il viso prima di singhiozzare: «Avrei tanto voluto che mamma e papà potessero conoscerlo!»

Richard si levò immediatamente dalla poltrona per raggiungerla, alla sola vista delle sue lacrime e, stringendola a sé, mormorò: «Sono sicuro che loro ti vedono, Iris, e sono felici per te.»

Tuo zio ha ragione. E’ possibile vedere il mondo reale attraverso le Polle della Visione, quando ci si trova su Niflheimr. Se i tuoi genitori avevano anime senzienti, possono sicuramente vederti e, poiché io sono qui, è possibile che anche i tuoi genitori non fossero dissimili da te, dichiarò Gunnar con calore.

“Lo dici solo per consolarmi?”

Sarebbe sbagliato?

“No, affatto. Grazie, Gunnar.”

Scostandosi da suo zio, Iris perciò gli sorrise e disse: «C’è ancora una cosa che non ti ho detto, ma è stato già abbastanza difficile da accettare per noi, e non so se sarebbe facile, per voi, conoscere tutta la verità. A ogni buon conto, non cambia nulla, saperlo o meno ma, quando mi sentirò pronta, te ne parlerò.»

«Mi basta sapere che non sei sola, che hai persone che ti amano e che tu ti senti felice. Il resto può aspettare» dichiarò Richard. «Ora, però, sarà il caso che tu vada a dormire. Domani avremo un sacco di impegni, tra la ditta e il tuo appartamento di Santa Monica.»

«Già. Sarà il caso che vada. Buonanotte, zio» mormorò lei, baciandolo su una guancia per poi uscire.

Rimasto solo, Richard tornò alla sua scrivania, sfiorò il ritratto di sua sorella e disse: «La tua Iris è cresciuta, Nancy, e ne saresti davvero orgogliosa.»

Ciò detto, sospirò e, con calma, raggiunse la sua stanza, dove trovò Rachel impegnata a pettinarsi i lunghi capelli castani.

Nel vederlo, gli sorrise attraverso il riflesso dello specchio e, poggiata la spazzola sulla toeletta, si volse e domandò: «Allora, tu e Iris avete parlato di affari?»

Annuendo, Richard si sedette sul bordo del letto e mormorò: «Vuole inserire Helen nel consiglio direttivo e, se Liza lo vorrà, anche lei ne farà parte, perché Iris vuole vendere a entrambe parte delle sue quote.»

«Oh, cielo! Ma è…»

«… troppo? Secondo me sì, ma capisco anche Iris. Non ha mai amato quel ruolo, non è mai stato nelle sue corde, e anche Aaron lo sapeva bene. Ne parlammo poco prima del suo viaggio, quel maledetto viaggio, e lui era concorde con me. Iris avrebbe dovuto ritirarsi per poter fare ciò che più le piaceva» mormorò Richard, passandosi una mano sul viso per la stanchezza.

Rachel lo raggiunse per carezzargli una spalla, comprensiva, e mormorò: «Iris è felice? Della sua scelta, intendo.»

«Credo di sì. E’ davvero molto maturata, in questi due anni e mezzo, e vederla assieme a Devereux e Chelsey me l’ha confermato. E’ quella, la sua vita.»

«Allora, direi che va bene così. Devereux mi è parso un uomo con le spalle robuste… e non parlo solo del suo fisico» ironizzò Rachel, ritrovandosi addosso lo sguardo divertito del marito. «Sa accenderle lo sguardo, e lui ha gli occhi giusti, quando la guarda. Mi piace.»

«Sì, piace anche a me. Le sa tenere testa, il che va bene, ma sa anche essere affettuoso. Mi spiace soltanto che Nancy e Aaron non lo abbiano incontrato. Sono sicuro che Aaron avrebbe avuto di che parlare, con lui.»

«Cercheremo di essere noi, i loro occhi» sussurrò Rachel, stringendolo in un abbraccio.

Richard assentì, avvolgendo la vita della moglie con un braccio, sentendo attorno a sé il calore e la fiducia di Rachel.

Lei poteva anche essere emotiva e facile alle lacrime ma, quando serviva, diveniva la roccia di cui lui aveva bisogno per aggrapparsi e non cadere.

Sperò con tutto il cuore che Iris trovasse questo, nell’abbraccio di Devereux.

***

«Tutto bene?» domandò Devereux, in piedi accanto alla porta-finestra della stanza che divideva con Iris.

La luce dei lampioni filtrava attraverso la tenda di batista bianca, allungando nere ombre sul pavimento in parquet.

Iris seguì con lo sguardo per alcuni istanti le sagome simili a sottili dita distese sull’assito di legno, prima di tornare a scrutare il viso in ombra di Devereux.

Era così strano poter cogliere le sfumature del suo volto a quel modo! Se fosse stata ancora umana, non avrebbe mai potuto notare le infinitesimali increspature della sua pelle, o la sua espressione.

Da licantropo, invece, poteva scorgere senza problemi il leggero tremolio delle vene sul suo collo, così come l’aumento della sua pressione sanguigna o il formicolio del sangue nei suoi occhi. Lupo e uomo la desideravano, eppure ancora non si muovevano verso di lei, consci del suo nervosismo.

Lei assentì muta, lo avvicinò per togliere dubbi a entrambe le entità di Dev e, spogliandosi completamente, lo abbracciò. Devereux allora la prese tra le braccia per depositarla sul letto e, dopo averla imitata, le si sdraiò accanto per avvolgerla con un braccio.

«Mi spiace che domani dobbiate ripartire, ma è giusto che tu non ti assenti troppo. Qui, finirò tutto in una settimana, poi vi raggiungerò» mormorò Iris, nel buio della stanza.

«Se vuoi, possiamo rimanere ancora» le propose Dev.

«Non serve. Inoltre, preferisco tornare a L.A. con tutta calma e farla visitare a entrambi quando avremo davvero tempo, e non così, di corsa. Faremo le cose per bene. E ciò prevede che io chiuda i ponti col passato, prima di cominciare con voi la mia nuova vita» replicò Iris, scuotendo il capo.

«Ti terrò caldo il letto, nel frattempo» le promise lui, baciandole la carne tenera dietro l’orecchio.

Lei si inarcò contro il suo torace, mormorando: «Capisco perché i lupi si annusano in quel punto. La sensazione di contatto è magnifica.»

Devereux la strinse maggiormente a sé e sussurrò: «E’ magnifico in ogni caso. E’ come essere percorsi da una carezza di velluto.»

Ridendo sommessamente, lei replicò: «Non ti facevo così poetico.»

«Non saprei in che altro modo descrivertela. Non fare la pignola e assecondami» brontolò lui.

Iris assentì, si volse tra le sue braccia e lo baciò. «Quando parli così, potrei assecondarti in tutto.»

«Molto spiritosa. Meriteresti una punizione, sai?» mugugnò l’uomo. «Ma sarebbe una scocciatura perdere tempo in punizioni, quando posso fare altro, con te.»

Lei non poté che sorridere e, per il resto della notte, Devereux le fece capire più che bene cosa intendesse lui, per ‘fare altro’.

La mattina perciò venne velocemente e, quando la coppia discese per la colazione, trovò una Chelsey particolarmente divertita, al tavolo della cucina.

Iris si limitò a un bacetto sulla testa dell’amichetta mentre Devereux, dandole un pizzicotto sulla guancia, borbottò: «Non un fiato, nanerottola.»

«Chi dice niente?» ironizzò la figlia, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del padre.

Barbara fece finta di nulla, di fronte a quello scambio di battute e, nel consegnare ai due una tazza generosa di caffè, disse: «I pancake saranno pronti a minuti. Nel frattempo, ho messo marmellata e toast sul tavolo.»

«Potrei abituarmi davvero male… grazie, Barbara» dichiarò Dev, sedendosi al tavolo.

Nel breve decorrere di qualche minuto, anche la famiglia Wallace si ritrovò al tavolo della cucina e, mentre le chiacchiere si diffondevano come un’onda leggera e piacevole, Iris non poté che sorridere compiaciuta.

Trovava surreale quanto bellissimo ritrovarsi a quel tavolo che, per tante volte, l’aveva vista assieme ai suoi genitori e che, in quel momento, vedeva un’altra famiglia, un’altra realtà, al suo fianco.

La sua nuova vita, assieme al suo uomo e alla figlia di quest’uomo, che lei già amava come se fosse sua, erano lì accanto a lei, pronti a condividere tutto.

Dall’altro lato, la sua vecchia vita, la sua famiglia, coloro che l’avevano saputa amare nel bene e nel male, apprezzandone le virtù e accettandone i difetti.

Riuniti insieme, magicamente, e pronti a muovere i passi in quella nuova dimensione.

Non stai diventando sdolcinata?

“Concedimi cinque minuti in stile soap opera, dai… tra poco, dovrò affrontare una riunione del Consiglio, un trasloco e una noiosissima compravendita con l’immobiliarista.”

Sii sdolcinata, allora. Alla parola ‘riunione’ ero già nel panico per te.

Ridendo tra sé, Iris asserì: “Come antico guerriero, preferivi i fatti alle parole, vero?”

Nel bene e nel male, temo di sì.

“Beh, oggi armati di pazienza.”

Nel caso, dormirò. Per un po’, posso farlo… esattamente come ho fatto stanotte. Tu e Dev sapete essere assai indisponenti, quando volete.

“Ti abbiamo disturbato?”

I film a luci rosse non sono il massimo, quando sei da solo a guardarli.

Iris faticò molto a non ridere a crepapelle e Dev, nell’intercettare quella chiacchierata, asserì: “Il tuo spirito si è lagnato?”

“Lo abbiamo disturbato.”

“Non mi scuserò, sappilo.”

“Neanche se lo aspetta, credo. Ha detto che si è messo a dormire per non vedere troppo.”

“Buono a sapersi. Potrei anche decidere di essere geloso di lui, sai?”

“Caschi male. Il mio Gunnar non si tocca”, ironizzò Iris, sorridendo ammiccante a Dev, che sbuffò.

“Ti salvi soltanto perché non si può fare altrimenti, sennò lo gonfierei di botte.”

Il tuo uomo sa essere molto territoriale, sai?

“Lo so, infatti la cosa mi diverte molto, tutto sommato.”

Gunnar preferì non replicare e, quando Iris ebbe terminato la sua colazione, guardò lo zio e domandò: «Hai già avvisato i consiglieri della mia presenza, oggi al Consiglio?»

«Ho mandato un messaggio a tutti ieri sera, dopo che te ne sei andata dallo studio» assentì Richard. «Ho anche accennato alla tua idea di far subentrare Helen e, come pensavo, almeno tre consiglieri hanno avuto da ridire.»

Iris sogghignò, replicando: «Non ti devo neanche chiedere chi. Posso ipotizzare che siano stati Robson, Starling e Fletcher?»

Lo zio sorrise divertito e assentì. «Vedo che, anche se manchi da un po’, ricordi bene le loro intemperanze.»

«Non fosse che sono vecchi collaboratori di papà, ne chiederei la radiazione dal Consiglio» brontolò Iris, levandosi in piedi per raggiungere la finestra e scrutare il giardino.

Alcune cinciallegre stavano balzellando su e giù dalle sedie da giardino, ciangottando nel raccogliere le poche tracce di ciò che avevano mangiato il giorno precedente nel patio. Poco lontano, un corvo le osservava con interesse.

Fu assai strano notare come gli uccelli fossero consapevoli della presenza di un predatore nelle vicinanze; i loro piccoli corpi fremevano per la fretta di mangiare il più possibile, non sapendo se essere più preoccupati per il corvo, o per il lupo.

“Povere bestiole… dobbiamo sembrare loro degli scherzi della natura coi fiocchi” pensò tra sé Iris prima di volgersi a mezzo, scrutando la tavolata dietro di sé e aggiunse: «A tal proposito, zio… non potrei comprare le loro azioni, se vi fossi costretta?»

«Il tuo capitale te lo permette, ma dubito che le metterebbero su piazza» scrollò le spalle Richard, mentre Dev levava sorpreso le sopracciglia e fissava curioso Iris in cerca di spiegazioni.

“Ne riparliamo un’altra volta” disse sbrigativa la giovane.

“Vuoi evitare di dirmi che sei una sottospecie di Paperon dè Paperoni?”

“Ti preoccupa?”

“Magari un po’ sì. E se tuo zio pensasse che sono un cercatore di dote?”

“Lo sei?”

“VAI AL DIAVOLO, SCEMA! SAI CHE NON LO SONO!”, sbottò a gran voce Dev, mandandole quel messaggio mentale corredato da un’occhiata raggelante.

Lei però non vi badò, regalandogli solo un sorrisino divertito.

“Di che ti preoccupi, allora?”

“A volte mi chiedo perché sia stato tanto idiota da innamorarmi di te” grugnì Devereux, ingollando il suo caffè per poi alzarsi e scusarsi con la famiglia di Iris, dirigendosi poi al piano superiore per preparare le valige.

Richard, allora, fissò la nipote con aria vagamente confusa e Iris, scrollando le spalle, ammise: «E’ preoccupato che tu possa vederlo come un cacciatore di dote.»

«Oh… per il mio accenno di prima?» esalò sorpreso l’uomo. «E’ chiaro che non lo è, ma è anche carino che si sia arrabbiato con te per questo. Perché immagino che tu lo abbia punzecchiato in merito, vero?»

Iris fece la linguaccia e assentì, facendo sorridere zia Rachel, che asserì: «Sei davvero dispettosa, quando vuoi, tesoro.»

Chelsey, allora, intervenne dicendo: «Al papà passerà. Anche quando lo faccio arrabbiare io, fa così, ma poi si calma.»

Liza, che era al suo fianco, le diede una pacca sulla spalla e disse: «E’ un po’ diverso, ma sono sicura che il tuo papà non terrà il broncio troppo a lungo.»

Ciò detto, guardò la cugina con divertimento e aggiunse: «E’ troppo cool questa cosa della lettura del pensiero. Ti invidio un sacco.»

«Se si potesse fare con tutti sarebbe utile ma, da quel che sappiamo, possiamo farlo solo tra lupi» le spiegò Iris, facendo spallucce. «Vado a cambiarmi. Non vorrei mai presentarmi al Consiglio meno che perfetta.»

Nel risalire le scale, Iris sperò davvero che quella fosse l’ultima volta in cui si trovava a lottare all’interno del Consiglio. Era già stato difficile la prima volta quando, alla morte dei suoi genitori, lei era diventata azionista di maggioranza.

La sua decisione improvvisa di partire, e di lasciare la gestione delle sue quote in mano allo zio, aveva generato più di un malcontento ma, alla fine, la maggioranza aveva prevalso.

Il suo ritorno – oltre alla scelta di proporre Helen come nuovo membro del Consiglio – avrebbe scatenato ulteriori attriti, ma sperava di essere giunta a un livello di sicurezza tale da poterli affrontare a testa alta.

Non era più la spaurita Iris, la donna che era fuggita da L.A. senza sapere nulla di sé stessa. Ora era la lupa Iris, la landvættir del branco di Lucas, la donna di Devereux.

Raggiunto il primo piano, sorrise nel vedere Dev sulla porta della sua stanza che, con un mezzo sorriso, le disse: «Stendili tutti, lupetta.»

«Contaci» assentì lei, raggiungendo infine la sua stanza per cambiarsi d’abito.


  
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