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Autore: Vale__91    25/07/2009    2 recensioni
Una ragazza. Miami. Una villa. La famiglia Depp. Delle vacanze estive molto movimentate, dove una ragazza riceverà da sua madre un regalo che le segnerà la vita.25° CAPITOLO (EPILOGO)
(Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Con la testa affondata nel cuscino iniziai a sentire qualcosa vibrare sotto di me. Inizialmente non ci feci molto caso, poi mi accorsi che la vibrazione era seguita da una canzone e il tutto aumentava di intensità col passare dei secondi. Sbarrai gli occhi e mi resi conto che si trattava della sveglia che avevo impostato il giorno prima sul cellulare. Alzai il cuscino per prendere il telefono e guardare che ore fossero. Le sette in punto. In mezz’ora dovevo essere al Vivienne Bar per far colazione con Ben. Quando mi alzai e mi guardai allo specchio pensai che in fondo quella poteva essere la replica di una grandissima figura di merda come quella fatta il giorno precedente, il che prevedeva di rimanere seduta ad un bar senza far nulla aspettando una persona che non sarebbe mai arrivata, con intanto gli sguardi curiosi dei clienti e il proprietario che potevano tranquillamente pensare che fossi matta visto che oltretutto non avrei ordinato nulla per il nervoso. Quando mi innervosisco non riesco a mandar giù niente, nemmeno la cosa che amo di più al mondo.
Una volta finito il lavaggio del cervello decisi che forse era meglio andarci. Mentre mi vestivo ed ascoltavo un po’ di musica ebbi come un flashback della serata precedente, specialmente l’ultima parte era più nitida del normale. Possibile che avevo davvero baciato quel ragazzo che nemmeno conoscevo? A parte qualche avventura giovanile, in cui il primo bacio rigorosamente veniva dato al primo appuntamento, nemmeno fosse un rito, quando iniziai a crescere non mi capitò più di concedere le mie preziosissime labbra a qualcuno almeno prima del secondo o del terzo appuntamento. Volevo prenderla a ridere, ma la situazione era più seria di quanto immaginassi. E se per caso Matt fosse passato per lo stesso bar dove mi trovavo con Ben? E se invece Ben mi avesse visto la sera prima? E se, e se… Più mi ponevo quelle domane e più mi veniva voglia di murarmi viva nell’hotel.
Cosa avrei dovuto fare proprio non lo sapevo. Ok, ci eravamo baciati, ma questo cosa significava? Che dovevo frequentarlo? Che era stato il bacio di una notte? Che sarebbe successo qualche casino?
In particolare l’ultima ipotesi non mi rassicurò, ma mi sembrò la più possibile.
Terminato di preparami uscii dall’albergo e andai alla macchina voltandomi spesso come per paura di essere seguita dall’uomo invisibile.
Arrivai al bar e come promesso il giorno prima, lo trovai già seduto ad un tavolo con un sorriso sul viso e una tazza davanti a sé.
<< Buongiorno principessa >>
<< Ciao… Bravo, sei stato di parola >> dissi io ricambiando il sorriso.
<< Non potevo deluderti un’altra volta. Scusami, non mi sono permesso di ordinare anche per te, volevo evitare di sbagliare ordinazione >>
<< Oh, non c’è problema, posso… >>
<< Scherzavo l’ho già fatto. Spremuta d’arancia e una brioche alla crema >>
<< Hey, come facevi a saperlo? >>
<< Ti ho vista l’altro giorno ordinarlo al bar dell’albergo >>
<< Come siamo efficienti oggi >>
<< Ora che abbiamo smesso di incontrarci per caso, è giusto che faccia in modo che tutto sia perfetto. D'altronde è nel mio stile >>
<< Siamo anche molto modesti devo dire >> dissi posando il mio cellulare sul tavolo.
<< Allora com’è andata ieri? >>.
Appena me lo chiese, lo guardai impietrita per qualche secondo. Che cavolo mi prendeva?
<< Beh… Ecco… >>
<< Non eri a cena con tua madre? >>
<< Ah sì, certo, certo. Diciamo che non è andata molto bene… Stranamente abbiamo litigato >>
<< Mi dispiace >>
<< Sì e per giunta eravamo davanti a degli ospiti. Mi aveva proposto di posare come fotomodella per la sua nuova collezione di abiti, ma non ha capito che non ho niente a che fare con quell’ambito… Così ha iniziato a darmi della fallita eccetera, eccetera >>
<< Scusami se mi permetto, ma tua madre ha ragione >>
<< Mi stai dando della fallita?! >>
<< Assolutamente >> disse lui ridendo << Dico che è normale che vogliano te per fare la modella dei suoi abiti. Perché non accetti? >>.
Arrossì lievemente e mi sistemai una ciocca di capelli.
<< Non lo so… Ci devo pensare >> dissi con gli occhi rivolti verso il mio bicchiere << Tu piuttosto, raccontami com’è andata ieri. Se ti va naturalmente >>
<< Ieri in mattinata mi è arrivata la telefonata di mia sorella che mi informava dell’arresto di mio padre. In quel momento non sapevo se essere contento o distrutto. Da una parte pensavo che avesse finalmente avuto la sua punizione, dall’altra mi sono reso conto di quanto ormai la mia famiglia abbia perso anche le ultime briciole di dignità che ci erano rimaste >>
<< Non devi dire così, tu e i tuoi fratelli siete brave persone… E forse tua madre ha solo bisogno di aiuto >>
<< Jen, non sai quante volte ci abbiamo provato. Cliniche, sedute da psicologi… Tutti soldi buttati al vento. Mi sono visto nel pomeriggio con mia sorella e mio fratello per decidere come comportarci con nostro padre. Se pagargli la cauzione, se parlare con lui. Ogni volta che si faceva il suo nome mi veniva un blocco allo stomaco. Non è mai stato un padre presente, non ho mai sopportato il modo in cui ci ha trattati… Così un’ora dopo aver parlato con loro gli ho fatto sapere che non avrei dato un soldo e me ne sono andato. Lo so, posso sembrare uno stronzo, ma è difficile sopportare ancora quello che ci ha fatto passare >>.
Ascoltavo e ad ogni frase mi sembrava di leggere un romanzo basato sulla sua vita. Quelle sue parole mi fecero capire quanto dietro l’aria di super ragazzo, si nascondesse un bambino che ancora soffriva per mano del suo stesso sangue.
<< Ben, provo a capire i tuoi sentimenti, ma forse non dovresti negare a tuo padre almeno di vederti >>
<< Tanto sicuramente i miei fratelli gli avranno già pagato la cauzione, non farei in tempo ad arrivare al carcere che non lo troverei più >>
<< Quindi in realtà vorresti vederlo… Chiarirti con lui >>
<< Non c’è nulla da chiarire >>
<< Fargli capire quanto stai male, quanto ancora soffri >>
<< Non capirebbe… Non ha mai capito, è troppo stupido per poter capire. Scusa, ti sto annoiando >>
<< Non è assolutamente vero. Ascolta, quando ti sentirai pronto vorrei che me lo facessi sapere. Mi piacerebbe venire con te >>
<< V-venire con me? Saresti disposta ad accompagnarmi >>
<< Se non hai nulla in contrario >> dissi sorridendo e bevendo un sorso di spremuta.
<< Dovresti farlo anche tu >>
<< Cosa? >>
<< Parlare con tua madre. Lo si legge dai tuoi occhi. Quando ne parli sembri triste >>
<< Ogni mio tentativo sfocia in un litigio. Qualche volta mi viene voglia di legarla da qualche parte, imbavagliarla così da lasciarmi parlare. Se mai succederà, ti farò sapere come andrà a finire >>.
Decidemmo di cambiare discorso, per evitare di demoralizzarci di prima mattina con discorsi sulle nostre famiglie disastrose.
<< Beh ma almeno gli ospiti ieri sera erano simpatici o da mortorio? >>.
Fu lì che mi impietrì di nuovo. Più ripensavo alla sera prima, più il cervello andava in blackout.
<< Mah, nulla di che… Abbastanza gentili, ma niente di speciale >>
<< Sembra ti sia annoiata o sbaglio? >>
<< Sì, sì in effetti mi sono annoiata da morire, ma che ci vuoi fare, queste serata vanno sempre a finire così >> dissi ridendo nervosamente.
Ben mi guardò in modo curioso quando in una frazione di secondo il tavolo iniziò a vibrare. La stessa vibrazione di quella mattina.
Il cellulare appoggiato sul tavolo iniziò a muoversi e ad illuminarsi. Su display comparve una scritta grossa quanto una casa. “MATT”.
<< Oh cavolo… >> dissi prendendolo il più in fretta possibile, sperando che Ben non avesse visto il nome scritto sullo schermo.
<< Qualcosa non va? >>
<< No, niente >> dissi rifiutando la chiamata.
<< Guarda che se ti senti con qualcuno non devi… >>.
Non feci in tempo a finire di ascoltare la frase che il telefono ricominciò a vibrarmi tra le dita.
<< Scusami devo rispondere >> dissi alzandomi.
Guardai il display un’altra volta per assicurarmi che fosse lui. Perché diavolo stava chiamando? Perché a quell’ora? Perché in quel momento? Forse avevo dimenticato qualcosa in macchina.
<< Pronto? >>
<< Buongiorno splendore. Perché hai messo giù prima? >>
<< Ah ciao Matt, no scusami ho premuto per errore il tasto sbagliato >>
<< Senti che ne dici di vederci? >> chiese quasi evitando la mia banale spiegazione.
<< A-adesso? >>
<< Anche, perché no >>
<< No, perché adesso non posso >> dissi facendo di nuovo una delle mie risate nervose.
<< Ah giusto, devi lavorare. Beh questa sera magari, non accetterò un no come risposta >>
<< Quindi presumo debba dire di sì >>
<< Passo a prenderti alle nove >>
<< No >> dissi alzando la voce di qualche tono.
<< Preferisci più tardi? >>
<< Preferisco se ci incontriamo a metà strada >>
<< Ma così poi non posso accompagnarti >>
<< Ok, passa tu… Dove andiamo? >>
<< È una sorpresa. A stasera Jen >>.
Sentii cadere la comunicazione. Guardai il telefono e iniziai a imprecare contro me stessa. Perché gli avevo detto di sì? Per un attimo sperai in una richiesta dei Depp di trattenermi per la notte.
Oddio i Depp. Guardai l’orologio. Se non mi fossi mossa subito sarei arrivata ad un orario mostruoso.
Rientrai nel bar per salutare Ben che era rimasto lì ad aspettarmi. Non c’era tempo per le sue domande. Chiesi di pagare il conto, ma volle farlo lui, così lo salutai in tutta fretta e corsi alla macchina per non arrivare in ritardo al lavoro.
Quando arrivai avevo ancora il fiatone per aver corso durante il lungo vialetto. Mi aprii quel diavoletto di Jack accompagnato da sua sorella. Probabilmente sapevano del mio imminente arrivo.
<< Zia Jen >> urlarono all’unisono travolgendomi con un abbraccio.
<< Ieri ha detto papà che sei sparita >> disse Lily portandomi dentro.
<< Ha ragione… Sei sparita >>.
Sentii la voce di Johnny avvicinarsi sempre di più. L’ultima volta che l’avevo visto e sentito era stato in un mio sogno. Alquanto imbarazzante.
<< Ciao… Scusatemi per ieri, non volevo disturbarti ed ero tremendamente in ritardo >>
<< Sì, abbiamo visto il biglietto. Non preoccuparti, anzi sei stata molto gentile perché effettivamente mi sono addormentato con queste due pesti >> disse prendendo in braccio il più piccolo.
<< Ormai mi manca solo la sfera di cristallo >>
<< Buongiorno Jennifer >>.
Vanessa era appena entrata nell’atrio. Questa volta, lo capii dall’abbigliamento, non l’aspettava nessuna intervista o altro. Sarebbe sicuramente rimasta con i bambini.
<< So che ti abbiamo chiesto di occuparti dei nostri figli, ma oggi è una giornata un po’ particolare. Visto che sono due giorni che non sto con Lily e Jack volevo passare un po’ di tempo con loro. Non ti dispiace spero? >> chiese in modo gentile.
<< Assolutamente no, cioè adoro stare con loro, ma non potrei mai contrastare il desiderio di una mamma >>
<< Perfetto allora noi andiamo al mare >> disse prendendo per mano i due piccoli e uscendo dalla porta.
<< Certo, io darò una pulita alla casa, preparerò qualcosa da mangiare >> dissi cercando di farmi sentire da Vanessa. Poi mi voltai verso Johnny e mi accorsi che era rimasto lì dov’era da quando ero entrata.
<< Tu non li raggiungi? >>
<< Non oggi, e soprattutto non farai nulla di quello che hai detto, la casa è uno specchio >>
<< Ma io… >>
<< Ho un piccolo problema con il depuratore della piscina qui dietro, ti va di darmi una mano? >>.
Oddio. Fu l’unica cosa che riuscii a pensare. Ero rimasta da sola in casa loro, no anzi ero rimasta sola con lui.
Il depuratore? Perché non chiamava un tecnico e lo faceva riparare, dannazione.
Sin da quando ero finita a lavorare lì mi era capitato di stare sola con lui solo per pochi minuti e ripensandoci non erano stati attimi molto rilassati. Come potevo resistere un’intera giornata accanto a lui? Di certo non potevo prendere e uscire di casa… Forse se l’avessi contraddetto…
<< Ok… Dimmi tutto >> dissi seguendolo.
Non ce la feci proprio a dire di no.
Mi promisi però che avrei fatto di tutto per non pensare a quel sogno imbarazzante che avevo fatto il giorno precedente. Forse con un po’ di sforzo ce l’avrei fatta.
Persi le speranze quando, per il caldo, si tolse la maglietta.



Come promesso ho aggiornato il prima possibile...Spero il capitolo vi sia piaciuto, anche se ovviamente è solo l'inizio =)

   
 
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