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Autore: LeanhaunSidhe    16/06/2019    9 recensioni
La lama brillava ed era sporca. Imuen girò il taglio della falce verso la luna e ghignò incontrando il proprio riflesso. Si sentiva di nuovo vivo. Non distingueva il rosso dei suoi capelli da quello del sangue dei suoi nemici. La sua voce si alzò fino a divenire un urlo. Rideva, rinato e folle, verso quel morto vivente che era stato a lungo: per quanto era rimasto lo spettro di se stesso? Voleva gridare alla notte.
È una storia con tanto originale, che tratta argomenti non convenzionali, non solo battaglia. È una storia di famiglia, di chi si mette in gioco e trova nuove strade... Non solo vecchi sentieri già tracciati... PS: l'avvertimento OOC e' messo piu' che altro per sicurezza. Credo di aver lasciato IC i personaggi. Solo il fatto di averli messi a contatto con nemici niente affatto tradizionali puo' portarli ad agire, talvolta, fuori dalla loro abitudini, sicuramente lontano dalle loro zone di comfort
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Kiki, Aries Mu, Aries Shion, Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Seleina aveva paura e non la aveva. Aveva scelto la sua strada in ogni cosa. Morire ingerendo un veleno o per mano del suo maestro non era poi tanto differente. Era tempo che tutto terminasse.

Era stata usata, umiliata e tradita dall'essere in cui aveva creduto ciecamente, fino a rinnegare se stessa, la sua famiglia, il suo onore. Ma la vita delle persone che amava era un prezzo troppo alto. Un sacrificio troppo grande da chiedere alla sua anima sfinita. Aveva estratto la boccetta dalla manica.

"Tu mi hai tradito."

Aveva risposto allo sguardo fermo del suo signore.

"Mi hai tradito dal primo giorno che ci siamo incontrati."

Aveva fatto saltare il tappo della boccetta.

"Tu non sei l'essenza della vita, solo la falsità ed il dolore."

Aveva vomitato quelle parole addosso al suo maestro che la ricambiava, sempre più iroso.

"Sia maledetto il giorno che bambina ti liberai da quella tagliola. Sia maledetto il mostro che mi hai fatto diventare."

Haldir, fermo, aveva ribattuto che non l'aveva affatto resa un mostro. Era solo diventata in grado di realizzare un desiderio: usare le sue mani per proteggere chi amava.

L'aura di Seleina, allora, era esplosa. Il ghiaccio vorticava, impazzito, attorno a lei.

"La notte in cui riportasti i cavalieri d'oro alla vita ero pronta a morire e soprattutto lo voglio ora, che conosco il prezzo della sopravvivenza. "

Portò il flacone alle labbra. Non aveva però fatto bene i conti perchè qualcuno, più potente di lei, non era d'accordo. La boccetta andò in frantumi tra le sue dita, in polvere di cristallo. Il veleno le bagnò la pelle ma non sortì alcun effetto. Haldir, ringhiando, l'aveva fatto esplodere.

"Io ti ho offerto il mio sangue e la vita."

Non accettava quell'ingratitudine da parte di un'umana, nata per sbaglio nella sua terra. La vita aveva strade misteriose, effetti collaterali. Terribile, le rammentò che lui aveva potere sulle anime viventi, compresa quella del suo amato fratello adottivo.

"Tu vivrai, invece, ragazzina, perchè io lo comando."

Poi, aveva spalancato la mano verso il campo, iniziando a concentrare una spaventosa quantità di energia, che fece brillare, ancora più pallido, il suo viso perfetto ed inespressivo.

"Tu vivrai a prezzo della vita che io esigerò."

Il fascio scaturì dalle sue dita, diretto verso Kiki, come una cometa. Urlando, Seleina lo vide schiantarsi, rilasciando un'esplosione incredibile. Il suo no si perse nel boato, inghiottito dal fumo. Distrutta, si accasciò nella polvere.

 

Quando si avvide di quella bomba cosmica diretta contro di lui, Kiki si teletrasportò, evitando del tutto la deflagrazione. Il suo cosmo brillò, intatto, potente. Urlò il nome di Seleina, che se ne stava immobile, in ginocchio. Quel richiamo, per la ragazza, fu una scarica di adrenalina pura. La rabbia si era fatta strada repentina, implacabile. Si era alzata, materializzando le spade. Non aveva esitato un istante a lanciarsi all'attacco. Haldir, però, afferrò al volo una delle sue lame, frantumandola. Con un altro globò di energia la scaraventò lontano.

 

I burattini di Imuen non riuscirono ad arrestare Kiki, che si liberò di loro in pochi secondi. Un attimo dopo era di fronte ad Haldir, al fianco di Seleina, pronto a darle man forte.

Imuen aveva soffiato, avanzò ringhiando ancora verso i cavalieri. Il piano del gemello sembrava stesse per realizzarsi alla perfezione. Avrebbe dovuto reggere il gioco, se tutto andava bene, solo per poco. Non avrebbe saputo dire, però, cosa andò storto. Ai suoi burattini ne sfuggì un altro e la voce di Haldir, nella sua testa, che gli dava del coglione, risuonò netta. Osservò il secondo lemuriano apparire nei pressi del più giovane. Dopotutto, per Haldir, uno in più non poteva essere una gran differenza.

 

 

Quando vide Kiki al suo fianco, Seleina perse un battito. Non riuscì neppure ad implorarlo di andarsene, che in quel confronto non c'entrava nulla. L'azione dell'avversario fu precisa e diretta. Kiki fu subito costretto a tenere immediatamente testa ad un flusso continuo e devastante di energia. Non riuscì neppure ad improvvisare una barriera difensiva. Rispose con un'emissione di cosmo altrettanto luminosa e devastante, tale a quella che Haldir sprigionava da una mano. Per un po', sembrarono pari.

Seleina, ancora offesa da quello che sembrava un tradimento terribile impugnò l'unica spada che le restava ed osò di nuovo. Forse, Kiki avrebbe potuto approfittare dell'istante in cui avrebbe distratto Haldir. Si fece forza. Attaccò.

Con la mano che non usava, Haldir le ghermì il braccio privo di arma. Una scossa elettrica devastante le percorse il corpo, lasciandola tramortita per un attimo. Con immane sorpresa, non aveva trovato la durezza del terreno a frenare il suo impatto ma una superfice solida, calda, rassicurante. Ad impedirle di massacrarsi subito, era stato quello che credeva il fratello di sangue di Kiki, l'ariete d'oro. Si scambiò con questo uno sguardo intenso, d'un istante che sembrò un secolo, chiedendosi lei perchè mai non uno ma addirittura due volessero morire li, inutilmente, e lui da cosa potesse nascere un sentimento così folle e puro da spingere a sfidare quasi una divinità solo per il benessere di una persona per molti versi estranea.

Haldir, che non aveva mai smesso di tenere occupato Kiki, lanciò con la mano libera una scarica di colpi anche contro di loro. Mu si portò avanti. La tela di cristallo a difendere se stesso e quella ragazza, che lo guardava incredula e si teneva un braccio mezzo bruciato. La sua barriera iniziò a vacillare presto sotto quella gragnola di sfere cosmiche. Si metteva male per loro: lui e Kiki cominciavano ad essere stanchi, il loro opponente inesauribile. Presto, si alzò il vento, aria fredda e cristalli che tagliavano, ad unirsi alla sua tela. Solo pochi attimi in più per la sua barriera, rinviorita.

"E' l'unica cosa che posso fare, se mai servisse a qualcosa."

Mu sorrise, intenerito da quella testa, più dura della sua, che si ostinava a pensare a loro due, nonostante tutto. Avvolto dall'aura di lei, ebbe accesso a tutti i dubbi e le incertezze che avevano portato quella ragazzina fino a quel momento. Per la sola colpa di aver tenuto a Kiki come lui avrebbe fatto al suo posto. Quella condanna a morte era un insulto a ciò che è giusto. Come non era giusto che perisse suo fratello. Risoluto, le ordinò di andarsene, prima che la tela di cristallo fosse venuta meno. Perchè lui avrebbe attaccato Haldir e l'avrebbe sconfitto per lei, insieme a Kiki. Ma lei aveva obiettato. Lo aveva supplicato di capire. Era la vita di Kiki per quella di lei. Nel cosmo di Mu passò solo un secondo di incertezza. Poi, il no risuonò di nuovo, ineludibile, nel suo cuore, che una maniera di venirne a capo l'avrebbero trovata.

"Scappa."

L'onda di luce stellare nacque dalla sue mani per sbocciare, implacabile, come una supernova. Il vento, però, che fino ad allora aveva rinvigorito la sua barriera mutava forma e diveniva gorgo, circondandoli, proteggendoli. Mu si girò verso quella giovane che, ormai era chiaro, non avrebbe mai lasciato Kiki e, ci scommetteva, anche lui. Contattò telepaticamente il fratello, di nuovo libero dalla lotta, stanco anche lui.

"Non ve ne potevate stare da parte e basta."

Li richiamò lei. Entrambi negarono.

"Sel, io sono sicuro che da quando Haldir ti ha colpito al braccio sto bene. Sono libero."

In due, scettici, si girarono allora verso di lui, che stava in mezzo. A quella rivelazione, il cosmo in Seleina riprese a crescere ed era forte. Per un attimo, assomigliò al loro.

"Se non ve ne andate, allora, attaccherò con voi."

Mu aveva notato che la bruciatura al braccio della ragazza era strana: si muoveva, ed il suo potere cresceva, non sapeva se in bene o in male. Dovevano agire in fretta. Tanto più che Haldir non era avversario da lasciare ai nemici tempo per congetture.

Kiki avanzò per primo. Accumulò l'energia per l'onda di luce stellare ed aprì la strada al fratello che, pur meno efficace, si unì a lui nello stesso colpo. Il lampo sembrò così accecante da dover distruggere il cielo.

Haldir, però, seppur in lieve difficoltà, aveva incrociato le spade per difendersi ed attendeva. L'arma che le era destinata apparve nel momento esatto in cui la sua allieva liberò il proprio cosmo insieme a quello dei lemuriani.

Il gigante bianco sorrise. Impugnò più saldo le else e si preparò a controbattere il colpo, in attesa

 

 

Per una frazione di secondo, tutti e tre osarono sperare di averla fatta franca. Haldir sembrava sparito, inghiottito in un bagliore accecante, bianco come lui, tale e quale il sole.

Erano stati in grado di creare qualcosa che mai avrebbero creduto possibile.

Poi, era accaduto. La loro stella non avanzava più. Si era bloccata: rovinosa, tornava indietro.

Mu e Kiki lo capirono per primi che sarebbe finita. Mu non avrebbe mai voluto portare suo fratello con sè, negli inferi. Non dopo aver lottato così strenuamente, fianco a fianco. Lentamente, aveva stretto tra le braccia quella ostinata ragazza, per cui tutto era cominciato. Deciso ad impedirle la visuale, l'aveva guidata a poggiare gli occhi, chiusi, sulla spalla della sua armatura. Salutò, grato, con lo sguardo, suo fratello, che sapeva cosa stava per arrivare e lo ricambiava sereno.

Nella fulgore abbacinante che iniziava a divorarli, Mu percepì la presa di Kiki sulla spalla, le braccia esitanti di Seleina che gli cingevano il busto, come a supplicarlo di non lasciarla andare. Pregò solo che, per il fratello e la fanciulla che li accompagnava, dall'altra parte, non fosse mai stato duro come per lui, la prima volta.

 

 

Fu il freddo del metallo su una guancia a far aprire gli occhi a Mu, per primo.

"Adesso che abbiamo finito, la lasci andare?"

Il cavaliere d'Ariete, sbalordito, aveva visto Haldir rinfoderare la seconda spada, con cui gli aveva toccato la faccia.

Il domatore delle anime viventi lo studiava, tranquillissimo, aspettando che si decidesse a mollarla dalla sua presa. Mu aveva controllato Kiki e Seleina. Erano tutti vivi e stavano bene.

Kiki, confuso, chiese cosa stesse accadendo.

"Avevo bisogno che la mia allieva completasse l'addestramento per reclamare la sua arma."

Specificò il gigante bianco, indicando il braccio di Seleina, avvolto in un singolare guanto chiodato.

"Visto che è un tipo che combatte seriamente solo se le tocchi le persone care e volevo testarti, ho pensato di prendere due piccioni con una fava."

Haldir, con lui, aveva concluso. Non lo degnò di altra attenzione. Si era rivolto, invece, a Seleina, che iniziava a vergognarsi come una ladra, prendendo consapevolezza di come avesse insultato il proprio maestro.

Kiki, invece, insistette per capire il ruolo di Mu, in quella che, a tutti gli effetti, era stata una prova ed uno scherzo crudele.

"Mu è solo l'ennesimo segno della forza dei sentimenti umani e di quanto sia coglione il mio gemello, a cui avevo affidato il semplice compito di non far intromettere nessuno oltre te e Seleina."

Poi, Haldir fissò di nuovo il cavaliere d'ariete, più rosso che bianco, per la battuta che gli era stata rivolta prima e quello dell'altare, sollevato, a conversare con gli altri due, come se, apparentemente, niente fosse avvenuto. Gli conveniva andare dagli altri umani, che quei tre se ne restavano li, immobili, a perdere tempo. Lui, invece, iniziava letteralmente a cascare dal sonno.

 

 

Cercando di metabolizzare la mole di sentimenti che l'avevano sconvolta in quegli ultimi giorni, Seleina aveva chiuso gli occhi, dimentica di dove e con chi fosse. Poi, il battito forsennato di un cuore accanto all'orecchio, l'odore di una persona che non sapesse che pesci prendere in quella situazione, l'aveva riportata prepotente alla realtà, ricordandole cosa fosse appena accaduto e svelando l'imbarazzo totale di chi aveva vicino. Perchè se Kiki la considerava una sorella, poichè si conoscevano da che erano praticamente bambini, per l'altro era diverso. Lo allontanò lentamente, poggiando la mano aperta sul suo torace, faticando a riconoscere come proprie dita ornate da un tatuaggio che non aveva mai avuto addosso e non se ne sarebbe più andato. Privata del sostegno del cavaliere d'ariete, si sentì come una bussola privata dell'ago principale, senza direzione, senza un polo magnetico da seguire. Ogni sua certezza era svanita e faticava a ricomporsi. Aveva bisogno di qualcosa di tangibile per non confondersi del tutto.

"Siamo vivi."

Aveva espresso in un soffio, vacillando, come se i suoi stessi piedi non la reggessero, reagendo alle sensazioni dello spirito. Lei era nata sana, anche se riusciva a vedere cose che ai più erano inaccessibili. Poi, era arrivato Haldir ed il suo mondo era stato sconvolto. Il male degli uomini le entrava nella testa e non riusciva cacciarlo. Ne era attirata come una falena. Ci viveva in mezzo. Lo purificava. Ma aveva significato perdere quasi il contatto con la realtà. Kiki era stato l'unica fonte di luce in mezzo a quel buio. Fino a quando il male era diventato troppo, anche per cercare di brillare un po' accanto a lui. Ed Haldir era tornato, ad aprirla un po' di più su quel mondo che non avrebbe dovuto vedere, a riportare quei paladini alla vita, a scombussolare ancora precari equilibri, mutando quel suo corpo fragile che si consumava al ritmo in cui cresceva la sua mente. Poi, di nuovo Kiki a far da ago della bilancia della sua singolare esistenza, perchè quando la sofferenza del suo amico era diventata reale aveva trovato la forza di reagire, una volta per tutti, non solo di subire eventi che la schiacciassero. Prendendolo ad esempio, aveva trovato la forza di brillare da sola. Era tornata ad essere la bambina che era stata, nel corpo di una donna.

Haldir le aveva detto, una volta, che gli esseri umani avevano sia il potere di distruggere che salvare quelli come loro. Allora, la sua nuova arma pulsava sul suo braccio, viveva nella sua mano. L'aveva richiamata ed ebbe l'assoluta incrollabile certezza che d'ora in avanti sarebbe stato davvero diverso, una volta per tutte, come avrebbe dovuto dopo la sua prima trasformazione, da umana a Dunedain. Quella era l'ultima volta che il suo corpo doveva mutare per permetterle di stare bene. Non avrebbe più danneggiato Kiki. Nessuno avrebbe più potuto farle del male, a meno che non fosse stata una sua scelta. Non sarebbe più dovuta essere il relitto di una nave sbattuta dalla tempesta. Senza saperlo, Kiki e Mu l'avevano salvata. Sarebbero stati pronti a farlo fino alla fine.

Agguantò entrambi i lemuriani con un unico abbraccio e, se uno si fosse imbarazzato, non sarebbe stato un problema. Furono le prime vere lacrime che pianse di gioia, per se stessa, per la fiducia che in lei era stata riposta. Quelli come lei faticavano a farsi comprendere con le parole. In questo, lei non era troppo diversa. Sperò che, con quel gesto istintivo, fosse almeno in parte riuscita a spiegare.


 

   
 
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