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Autore: Lory221B    16/06/2019    4 recensioni
Apocalisse mancata, esecuzione scampata, cena al Ritz.
Tutto sembrerebbe andare per il meglio... forse... non proprio.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 3 - Cadere o non cadere?


Ooh, you make me live
Whenever this world is cruel to me
I got you to help me forgive
Ooh, you make me live now honey
Ooh, you make me live
- Best Friend - Queen


Erano già passati cinque giorni dalla visita di Gabriele, ossia da quando Aziraphale aveva ritenuto che la parola più adatta per definire lui e Crowley fosse “fregati” o  “ spacciati” o addirittura, dopo qualche bicchiere di ottimo vino conservato in cantina, anche “fottuti”.

Il guaio principale era che Crowley non ne aveva ancora fatto parola. Era sparito per giorni, poi era riapparso, non aveva spiegato dove avesse passato tutto quel tempo e, con fare rassegnato, si comportava come se non avessero una spada di Damocle, o più che altro una tinozza d’acqua santa e una piena di fuoco infernale, sulle loro teste.

In effetti il fuoco infernale non poteva essere contenuto in una tinozza, ma rendeva bene l’idea di quello che provava Aziraphale ogni volta che sentiva un rumore strano alle sue spalle o vedeva un lampo di luce, che si rivelava poi essere soltanto il normale traffico cittadino.

Passarono altri due giorni senza nessun piano, almeno finché il suo telefono squillò e sentì la voce di Crowley dall’altro capo della cornetta che lo invitava a incontrarsi a St. James Park.

Aziraphale tirò un sospiro di sollievo; se Crowley aveva intenzione di incontrarlo a St. James, significava che stava complottando qualcosa di segreto. Certo, forse non era più il luogo migliore dove elaborare insieme piani macchinosi alle spalle delle gerarchie celesti e demoniache, ormai sapevano che si erano incontrati lì per anni ma Aziraphale pensò che potesse anche essere geniale, nessuno si sarebbe aspettato che sarebbero tornati dove erano stati scoperti.

L’angelo si preparò all’incontro con rinnovato vigore, certo che il suo amico aveva già un piano o almeno una destinazione dove scappare. Nel dubbio di dover fare le valige in fretta, buttò qualche vestito e libro in una vecchia borsa tartan che aveva comprato negli anni ’50 e mai usato.

In effetti non ricordava come mai l’avesse acquistata, ma alla fine si sarebbe rivelata utile.

Alle 15 erano entrambi a St. James park, il luogo degli incontri segreti delle spie di tutte le nazioni. Aziraphale percorse la strada continuando a guardarsi intorno, certo che anche la più mite delle babysitter potesse celare Michele sotto mentite spoglie. Aveva anche cambiato direzione più volte, nella speranza di seminare eventuali inseguitori.

A differenza dell’angelo, Crowley sembrava più rilassato dell’ultima volta che si erano visti, l’atteggiamento era meno mogio e decisamente più “alla Crowley”.

« Ciao » bisbigliò Aziraphale, avvicinandosi di soppiatto senza guardarlo negli occhi, più preoccupato a fissare i passanti.

Di rimando Crowley si girò anche lui a controllare cosa stesse osservando l’angelo « Tutto bene? »

« Sì, no. Insomma, lo sai » affermò Aziraphale che non vedeva l’ora di sapere cosa il demone avesse in mente.

Crowley non era del tutto certo di seguire i pensieri dell’amico, se le cose recentemente erano diventate strane, ora sembrava lo fossero ancora di più.

« Ok » sillabò lentamente Crowley, ancora perplesso « Vuoi un gelato? »

« Un gelato? »

Aziraphale era sconvolto. Certo, avevano mangiato assieme più volte quando il mondo stava per finire e in effetti aveva un certo languore ma non gli sembrava davvero il caso di perdere del tempo a mangiare un gustoso gelato alla crema quando la minaccia di essere disintegrati incombeva su di loro.

« Pensavo che certe abitudini... Sai, quello che abbiamo sempre fatto… in memoria dei bei vecchi tempi » Crowley aveva  in testa un discorso molto più complesso, ma ne uscì una frase incerta che non fece che minare ulteriormente le certezze di Aziraphale.

L’angelo era molto più insicuro di quanto cercasse di esternare e gli era bastata quella sgradevole conversazione con Gabriele unita alla convinzione che Crowley si stesse stancando di lui, per fargli venire il dubbio che il suo migliore amico non avesse deciso di evitare la loro punizione ma che stesse pensando davvero di metterla in pratica; altrimenti perché fare il nostalgico e mantenere un atteggiamento reticente?

Uno scoppio alle sue spalle, provocato da una pistola giocattolo, fece fare ad Aziraphale un salto di un metro.

« Angelo, sei nervoso? » chiese Crowley.

« Non dovrei? Insomma, sparisci, non dici niente, il gelato… » e sottolineò la parola “gelato” agitando le mani.

« Giuro che non ti seguo, preferivi una crepe? »

L’angelo si fece serio e cercò di mantenere una dignitosa calma,  « Oh scusa caro, vado troppo veloce? »

Crowley non riuscì più a trattenere giorni di fastidio e frustrazione e scoppiò in una risata vuota « Beh, è ironico che sia tu a dire questa frase. Credevo che il problema fosse la mia velocità contraria alla tua determinazione nel restare ancorato a un’eccesiva moralità. Dovresti staccarti da loro e basta »

Aziraphale trattenne il fiato « Quindi questa sarebbe la soluzione? “Staccarmi” nel senso di “cadere”? Così gli scombussoleremmo i piani? »

« Aziraphale hai iniziato a provare droghe umane? Se questo è il risultato, te le sconsiglio » rispose e gli passò una mano davanti alla faccia, come a controllare che fosse presente a se stesso.

Uno sguardo risentito e l’angelo era già in cammino verso la sua libreria. Crowley rimase a fissarlo, non riuscendo a comprendere dove avesse esattamente sbagliato. Di tutte le conversazioni assurde avute in seimila anni, questa le superava tutte.



Qualche giorno dopo, Crowley era nuovamente intento a non fare niente nel suo appartamento, con la ferma intenzione di non ripensare allo scambio di battute che aveva tanto irritato l’angelo e alla loro improvvisa incapacità di comunicare.

« Volevo solo prendere un gelato! » gridò alla Tv che invece di rispondergli stava trasmettendo un reality show; sfortunatamente per Crowley era stato proprio lui ad inventare i reality show ma se ne era presto pentito, soprattutto da quando non riusciva più a trovare un programma decente da guardare.

Pensò di andare a fare un giro in auto per schiarirsi le idee, quando Aziraphale, che stava diventando più imprevedibile di quanto lo fosse stato praticamente da sempre, tranne forse la volta che lo aveva incontrato nel mezzo della folla di Woodstock, entrò nel suo soggiorno.

« Sai, ci ho pensato » esordì senza tante cerimonie.

« Bene » anche se in realtà voleva commentare « Quindi hai bevuto un buon tè e ti sei reso conto che stavi delirando? »

« Io vedo solo due opzioni percorribili ed entrambe prevedono un mio sacrificio, ma sono pronto a compierlo » affermò incoraggiando se stesso agitando il pugno « insomma, una volta forse non lo avrei fatto ma… beh se quelli che dovrebbero essere i buoni arrivano a tanto, non so più da che parte stare »

Crowley avrebbe voluto rispondere d’istinto “la nostra”, ma stava ancora cercando di elaborare il perché Aziraphale parlasse di sacrificio.

Quello che avrebbe voluto chiedere era « Tu pensi che se noi due facessimo un passo avanti ti danneresti? Io non credo, Dio è amore e cose simili, approverebbe » ma ne uscì soltanto «  Azi, credo che tu stia esag… »

« No » lo zittì e Crowley rimase piuttosto sorpreso da tanta determinazione « Non lo so se farebbe più male cadere o essere bruciato dalle fiamme infernali ma almeno nel primo caso, saremmo insieme, sempre che i demoni lo permettano » la voce si era fatta più incrinata sul finale della frase e Crowley, di norma contrario a esternare affetto, stava combattendo con la voglia di alzarsi e abbracciarlo o almeno coprirlo con le sue ali, ma optò per una via di mezzo e fece un passo verso l’amico nel tentativo di calmarlo.

« Ok, alt. Io credo che tu effettivamente stia correndo troppo. Non penso che se finalmente ci dicessimo cosa proviamo, tu ne usciresti dannato, o bruciato o altre amenità. Non la vedo così tragica come la stai descrivendo. Capisco che per te sia difficile, forse più che per me, ma ammettiamolo siamo noi due, dall’inizio dei tempi. Magari facciamo parte anche noi del piano ineffabile. Dio non ti punirà e che gli arcangeli vadano al diav… insomma, da qualche parte. Non credo avremo problemi da loro »

« Di cosa stai parlando? » chiese Aziraphale stranito.

Si guardarono come se entrambi avessero appena ricevuto una botta in testa « Tu di cosa stai parlando? »

« Del fatto che  Gabriele mi ha intimato di ucciderti per essere perdonato e Belzebù ha fatto lo stesso con te »

« Cosa? » gridò Crowley « Non ho mai parlato con Belzebù, non lo vedo dall’Apocalisse »

L’angelo realizzò soltanto in quel momento che stavano conducendo due conversazioni diverse da molti giorni.

Si grattò il capo distrattamente, prima di sedersi costernato su una poltrona del soggiorno di Crowley. Non si sentiva così stupido da quando si era fatto fregare dalle spie doppiogiochiste naziste.

« Oh, brutto str…atega,  quindi Gabriele mi ha mentito? » chiese più a se stesso che al demone.

« Tu non sai niente? Voleva solo che ti uccidessi? » si rivolse all’amico in cerca di conforto ma Crowley non era del tutto sicuro di volerglielo dare; stava iniziando a mettere insieme i pezzi delle loro ultime conversazioni e si era insinuato in lui un terribile sospetto « Fammi capire, quanto tempo fa hai visto Gabriele? »

« Ormai sono dieci giorni » esalò Aziraphale.

« E me lo dici soltanto oggi perché? …oh inferno, hai pensato che volessi ucciderti? »

Rimase a bocca aperta almeno qualche secondo mentre Aziraphale cercava una risposta che non comprendesse errati e, a ben pensarci stupidi, sospetti sul suo amico.

« Bhe, non proprio, io credevo che … »

« Pensavi volessi costringerti a cadere o ucciderti? Questo hai davvero pensato? » urlò e l’angelo si sentì terribilmente in colpa.

« Potrei aver equivocato il tuo atteggiamento sfuggente » mormorò al demone che si era voltato per dargli le spalle e non guardarlo; se Aziraphale avesse potuto vedere  l’espressione di Crowley, che non era infuriata come l’angelo credeva ma solo estremamente delusa, si sarebbe sentito ancora più in colpa o forse avrebbe provato a chiedere scusa in maniera più convincente possibile.

Quello che uscì fuori da Aziraphale fu invece un tentativo di sdrammatizzare che poco si confaceva al cuore spezzato di Crowley  « Bene, ora che abbiamo potenzialmente risolto il problema, anche se non sono ancora certo che Gabriele non voglia comunque eliminarmi, possiamo parlare di quello di cui stavi parlando tu? » provò allegro, sperando che avrebbero ripreso il discorso “sentimenti reciproci” che era decisamente più interessante di “Gabriele mi ha giocato un brutto scherzo e sono stato tanto stupido da non fidarmi di te”.

Probabilmente era chiedere un po’ troppo.

Crowley si girò di scatto e l’espressione congelò Aziraphale sul posto « Direi di no, angelo. Vattene subito »

E nuovamente il mondo di Aziraphale ebbe una battuta d’arresto.


****** * *****
Angolo autrice
Grazie a chi è arrivato fino a qui :) Al prossimo capitolo!!!

   
 
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