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Autore: french_toast    23/06/2019    2 recensioni
"Ed è per questo che ovunque vai ti porti dietro anche me, perché io alla fine ti conosco, ti ho esplorato per una vita. No, non negarlo, e no, non sono ubriaco"
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanzo Shimada, Jesse Mccree
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'afa vi corrode, e ustiona la tua pelle squamosa come muta di lucertola. Lui si crogiola sotto i raggi battenti, ma non ne risente, e non è cosa di questo mondo: pensi davvero sia fatto d'avorio. Le membra, il profilo, l'arco delle labbra, le falangi affusolate, fino ai talloni e le punte dei piedi: d'avorio. Fa caldo. Forse il sole sta iniziando a darti alla testa. Ma tra un'ora ci sarà il crepuscolo nella polverosa Arizona, avete fatto di quella macchina guasta un'occasione. Persone come voi non hanno chi li salva e chi corre a prenderli, chi li aspetta all'aeroporto, chi traina la vostra trapassatissima Ford fino alla città più vicina. Avete conosciuto sulla vostra pelle tutte le forme che può assumere il mostro della solitudine. 

Quindi, ad ognuno il suo deserto: quello di Jesse era fisico e tangibile e in esso era nottivago; solo lui, le stelle, e i suoi demoni. Hanzo non veniva da terre d'arsura, ma il deserto era qualcosa che si sentiva dentro, un lupo che gli divorava l'anima. Quando ne parlarono per la prima volta erano in un bar sgangherato, odoroso di alcool e un trinciato abberrante, pessima qualità, Jesse di tabacco ne sapeva. Lui guardò a lungo nell'abisso degli occhi dell'altro e disse: "Ed è per questo che ovunque vai ti porti dietro anche me, perché io alla fine ti conosco, ti ho esplorato per una vita. No, non negarlo, e no, non sono ubriaco" 

Tra mezz'ora ci sarà il crepuscolo. Avete tirato su un giaciglio con il serape, è scomodo come una tavola di legno. Neanche quarant'anni e, distendendoti, i segni dell'artrite iniziano a farsi sentire, e anche quella ferita alla gamba, quella che facesti impigliandoti al filo spinato, avevi diciott'anni e ti pensavi immortale e ridi se ci ripensi, perché immortale non ci sei ma adesso un po' storpio sì. Poggi il dorso della mano sul suo petto come fosse un invito che lui coglie subito: la stringe di rimando. Il silenzio cala come la coltre della notte, ma non dà fastidio. 

"E se viene uno scorpione e ci punge?" 
"Ce la caveremo comunque. Ce la siamo sempre cavata" 

Da venti minuti è passato il crepuscolo, si iniziano a vedere le stelle.



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Una cosina piccina picciò che ho vomitato in una notte ascoltando Chakra de Le luci della centrale elettrica! Spero vi piaccia, non è molto, ma è un lavoro onesto--
   
 
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