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Autore: Ecila Lleryt    30/06/2019    2 recensioni
•Sospirò quasi esasperato e mosse qualche passo verso quella che sembrava essere una culla, non lontana dal suo letto e attaccata a una grande vetrata di vetro che mostrava i fondali marini in tutta la loro bellezza; gli era sembrata un’ottima idea all’inizio, credeva che la calma del mare potesse tranquillizzare la neonata, ma evidentemente non stava funzionando. Le mani tatuate si aggrapparono al bordo della culla e la schiena si curvò in avanti per dare un'occhiata alla piccola. Trafalgar Law conosceva bene sua figlia...•
So cosa la gente pensa di me quando mi vede...
Vai all'inferno!...E' solo una ragazza...Una brava ragazza...
Tutte le brave ragazze vanno all'inferno, Perché anche Dio stesso ha dei nemici,
E quando le acque inizieranno ad alzarsi, E il Paradiso non si riuscirà più a vedere,
Lei vorrà il Diavolo dalla sua parte
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sottomarino dei pirati Heart era immerso nel silenzio, il buio faceva da padrone in quel luogo rendendolo alquanto inquietante. Tutti gli uomini stavano dormendo, –fatta eccezione per Bepo impegnato a fare da guardia notturna- persino Trafalgar Law, che era solito star sveglio fino a tardi, si stava concedendo alcune ore di meritato riposo. Ma questa pace non era destina a durare ancora per molto. Urla –vagiti, per la precisione- squarciarono quel rassicurante silenzio, strappando Law dal mondo dei sogni. Gli occhi grigi, contornati dalle immancabili occhiaie, si schiusero lentamente e mentre la mano del capitano stropicciava gli occhi, un “Dannazione!” alquanto irritato uscì dalle sue labbra. Scacciò via le lenzuola stizzito e scese dal letto con fare svogliato, controvoglia; si passò una mano fra i capelli corvini, mentre i vagiti sembravano non voler smettere. Sospirò quasi esasperato e mosse qualche passo verso quella che sembrava essere una culla, non lontana dal suo letto e attaccata a una grande vetrata di vetro che mostrava i fondali marini in tutta la loro bellezza; gli era sembrata un’ottima idea all’inizio, credeva che la calma del mare potesse tranquillizzare la neonata, ma evidentemente non stava funzionando. Le mani tatuate si aggrapparono al bordo della culla e la schiena si curvò in avanti per dare un'occhiata alla piccola. Trafalgar Law conosceva bene sua figlia e sapeva riconoscere quando piangeva per attirare la sua attenzione o quando lo faceva per un motivo serio e, nel momento in cui quei occhioni grigi –sicuramente ereditari dal padre- si posarono su Law, il pirata ebbe la certezza che un altro incubo era venuto a disturbare il sonno della piccola Alice. Non pensava nemmeno che fosse possibile una cosa del genere, nei suoi vent'anni di vita non si era mai chiesto se i neonati potessero sognare o addirittura avere incubi, ma con Alice era così e quando accadeva solo lui riusciva a calmarla. Le mani si allungarono verso il corpicino e le manine allungate che chiedevano il naturale conforto del padre. La prese fra le braccia e si spostò dalla culla avvicinandosi di più alla vetrata e mentre la cullava un po’ le lasciava un dito da torturare –sembrava proprio che la piccola si divertisse particolarmente a giocare con le dita del genitore-. Incominciò a parlare con voce bassissima e quasi cantilenante, se lo si ascoltava bene stava raccontando una storia; era sicuro che la figlia non lo comprendesse ma di certo non si sarebbe messo a cantare una ninna nanna, non era cosa per lui, da buon pirata qual era, ad ogni modo funzionava in egual maniera. Alla vista della ritrovata calma della figlia gli occhi grigi diventarono più scuri, come se un velo d’ombra si fosse appena posato sulle iridi del pirata, forse inquietanti, forse tristi, capirlo non era semplice. La presa sul suo indice si fece sempre più debole e abbassò lo sguardo sulla figlia, quegli occhioni grigi –talmente grandi da non sembrar veri- si stavano pian piano chiudendo, segno che la piccola si stava riaddormentando. Law la posò delicatamente sulla culla e le lasciò un bacio sulla fronte, sapendo che la calmava maggior parte delle volte. Mentre Alice si riaddormentava del tutto, Law si avvicinò alla scrivania, ormai ogni traccia di sonno era sparita e comunque era meglio rimanere vigili di questi tempi. Si sedette sulla sedia e afferrò un libro sepolto fra tutti quei manuali di medicina, il titolo era insolito, un eccezione fra tutti gli altri inerenti alla chirurgia:  “Sogni e la loro interpretazione, Incubi e come superarli”. Non era certo il suo genere di libro e sinceramente, il pirata si sentiva decisamente ridicolo nello scorrere lo sguardo su quelle parole, a detta sua, "poco scientifiche e prive di una base oggettiva" nonostante ciò, quel libro era l'unico che lo potesse aiutare nel capire i problemi legati alla neonata. Probabilmente non l’avrebbe mai ammesso neanche a sé stesso, ma voleva bene a sua figlia più della sua stessa vita e l’avrebbe protetta come non era riuscito a fare con tutte le persone a lui care in passato.


 
Nel silenzio, nella freddezza
Nel pericolo, nella quiete
Nei momenti felici, nei momenti difficili,
Mia cara Alice,
Ti voglio bene. Sempre.



 
Piccola nota dell'autrice:
Oh ehi ciao! Non so bene come iniziare e moh vado dritta al punto: io sta storia l'avevo già pubblicata, un bel po' di tempo fa, l'avevo già conclusa sul pc ma ero arrivata a pubblicare i primi tre capitoli prima di ritirare tutto, cancellare persino account e tante altre storie, per il semplice motivo che non mi motivava abbastanza, la vita mi faceva particolarmente schifo rispetto al solito e volevo solo stare in un angolino, dimenticata da tutti, però non ho mai dimenticato questa storia, mi è sempre ronzata in testa e in questi due anni c'ho messo mano spesso, tanto da aver modificato parecchie cose, pur rimanendo nel mood generale, gli unici che non ho cambiato sono appunto i personaggi che appertengono ad Oda, quelli originali di One Piece dunque, che sono rimasti appunto per questo, i miei pilastri, i punti di riferimento per non sbarellare del tutto con questa storia. Detto questo non ho idea di quando pubblicherò il prossimo capitolo, pur avendolo già pronto insieme ai successivi, più che altro dipende dal fatto se piace o meno, questa non è una sorta di "o trovo dei commenti o non pubblico" nel senso che se trovo molta gente che legge, mi sento motivata a pubblicarlo e trovo un senso nel farlo perché qualcuno lo legge, allora probabilmente continuerò a pubblicare, seppur non sappia con quale frequenza. Potrete capire anche voi quanto sia avvilente passare letteralmente anni dietro una storia, deciderla e trovare il coraggio di pubblicarla e nessuno che se ne interessi. 
Detto questo, come avrete notato dall'intro e dal titolo, sono solita prendere spunti da varie opere, che siano canzoni, film, libri, serie tv, non posso farne a meno e non ho problemi ad ammetterlo, non lo trovo un "rubare idee altrui" è più che altro un modo per citare varie opere che mi stanno a cuore e che hanno ispiarato quello che ho scritto. In questo caso il titolo della fanfiction è un chiaro riferimento alla serie tv Netflix "Le terrificanti avventure di Sabrina" mentre nell'introduzione ho citato, verso la fine, il ritornello della canzone "All the good girls go to hell" di Billie Eilish, che vi consiglio molto di ascoltare.

Detto questo nulla vi lascio alla lettura, spero vi piaccia, se avete qualsiasi accorgimento o suggerimento da farmi arrivare vi prego fatelo, avrete ben capito ormai quanto ci tenga alla storia se avete qualcosa da dire per migliorarla, o aggiustarla in alcuni punti, prego fatevi avanti.
Non sono brava né con gli inizi ne con i finali quindi semplicemente vi dico ciao, spero vi piaccia e ci risentiamo forse alla prossima
   
 
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