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Autore: Mary P_Stark    01/07/2019    2 recensioni
Clearwater, Canada. 2018.
Il pellegrinaggio forzato di Irish Walsh ha una battuta di arresto a causa di un banale pneumatico forato. Ma, grazie a questo incidente - o al destino -, ciò le permetterà di scoprire particolari di un passato che non conosce e di una vita che non ha voluto ma che le è stata imposta da mani disattente.
Clearwater sarà il punto d'inizio di un viaggio di ri-scoperta di se stessa e delle sue radici ancestrali e, grazie ad altri come lei, depositari dell'antico sangue di Fenrir, i misteri di un passato comune e antico avranno finalmente una risoluzione.
Niente però avviene con facilità, e lunghe ombre si addenseranno su di loro, complicando un cammino di per sé già impervio. Starà ad Iris e ai suoi nuovi compagni di viaggio, riuscire a fare in modo che nulla interferisca con la scoperta della verità. - Segue le storie de La Trilogia della Luna
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'TRILOGIA DELLA LUNA'
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21.

 

 

 

 

Qualcuno avrebbe dovuto impiantarle una nuova mano perché, ormai, la sua era irreparabilmente danneggiata a causa delle troppe firme.

Perché c’era bisogno di così tanti autografi, al mondo? Ormai, ne serviva uno anche per chiedere il permesso per poter respirare!

Dopo una settimana passata a correre tra un ufficio e l’altro per sistemare le pratiche per il passaggio di proprietà delle sue quote, per la trasformazione del suo appartamento in una casa di accoglienza per madri single, era ormai distrutta.

Il bel tempo aveva solo facilitato le cose, ma Iris non aveva potuto godersi il sole e la brezza fresca dell’oceano neppure un attimo, in quella settimana così caotica.

Nel frattempo, sua zia e Liza si erano messe d’impegno per capire quale fosse la zona migliore dove costruire la loro nuova abitazione a Clearwater, e Helen aveva fatto il suo primo ingresso nel board della Walsh Inc.

Melissa e Ronn si erano dimessi, rimettendo le loro quote azionarie in Borsa. Nessuno dei due aveva voluto dare spiegazioni in merito ma, da quello che aveva saputo Iris, Melissa stava avendo un bel po’ di problemi con la giustizia, a causa degli esami pagati alla figlia.

Tramite un vecchio amico di famiglia, i Wallace e Iris avevano saputo che Susan si era ritrovata a ingiuriare la madre sul pianerottolo di casa, tacciandola di essere una strega, rea di tenerla lontana dal suo unico amore e di averla messa nei guai.

Fosse o meno Susan innamorata di Ronn, Iris non lo sapeva. Quel che era importante, era che nessuno di loro avrebbe più potuto danneggiare l’azienda dei suoi genitori.

Grazie al nuovo statuto – approvato in concomitanza con l’uscita di scena di Melissa e Ronn – Iris avrebbe seguito le riunioni ordinarie del Consiglio tramite video conferenza e, due volte l’anno, avrebbe presenziato a quelle straordinarie.

Così facendo, Iris avrebbe potuto gestire al meglio il suo duplice ruolo, senza venir meno agli impegni presi e continuando a occuparsi dell’azienda di famiglia.

Chiudendo l’ultima cerniera delle sue valigie, serrando di fatto anche quei pensieri in un angolo del suo cervello, Iris lanciò un’occhiata d’insieme al suo bagaglio e, annuendo tra sé, si ritenne soddisfatta.

Lì dentro aveva ciò che, della vita precedente, aveva voluto portare con sé a Clearwater. Fotografie, piccoli ricordi, oggetti appartenuti ai genitori, pezzi di vita vissuta che le erano rimasti nel cuore e nell’anima.

Tutto ciò avrebbe creato il tessuto di base da cui ripartire per creare quello che aveva sempre cercato, ma mai trovato fino all’arrivo in quel piccolo paese canadese.

Glenn l’avrebbe condotta al microscopico aeroporto di Clearwater – una striscia di terra battuta e poco altro – e, da lì in poi, avrebbe cominciato la sua nuova avventura.

Un quieto bussare alla porta riportò Iris al presente e, sorridendo alla zia, la giovane disse: «Ehi, ciao. Entra pure.»

Armata di fazzoletto ma con gli occhi ben asciutti, Rachel la raggiunse per un rapido abbraccio e, nell’osservarla piena di orgoglio, dichiarò: «Dirò a Devereux di farti ingrassare ancora qualche chilo.»

Iris rise di fronte al suo tentativo di apparire scherzosa e serena e, annuendo, asserì: «Tranquilla. Appena mi rivedrà, dirà sicuramente che senza di lui ho perso almeno due o tre chili» ironizzò Iris, dandosi dei pizzicotti sulle guance.

Erano passati i tempi in cui il solo camminare le costava sforzo, in cui gli abiti le cadevano addosso come sacchi informi, e il suo volto appariva sempre stanco e malaticcio.

Ora era una licantropa cosciente di se stessa e della razza a cui apparteneva, e avrebbe fatto il tutto e per tutto per essere degna di ciò che il Fato le aveva messo tra le mani.

Quella notte di quasi tre anni prima le aveva destabilizzato la vita, ma le aveva anche concesso le chiavi di un’esistenza che non sapeva di volere, fino a quando non l’aveva avuta tra le mani.

Sorridendo a sua zia, Iris seppe di aver finalmente raggiunto il traguardo tanto agognato anche da suo padre e sua madre; era una donna forte, orgogliosa, ma anche umile e pronta ad ammettere i propri sbagli.

Rachel annuì di fronte al suo sguardo volitivo, quasi avesse compreso i suoi pensieri e li condividesse appieno ma, dopo alcuni istanti di sorrisi forzati, scoppiò in lacrime e si gettò tra le braccia della nipote, mormorando: «Oddio, scusa, tesoro, scusa… avevo promesso a Liza e Helen di non piangere, ma…»

Battendole affettuosamente delle pacche sulla schiena, Iris replicò sorridente: «Non c’è problema, zia. Va bene così. So che sei emotiva, perciò mi sarei preoccupata se non avessi pianto

«Vorrei tanto essere forte come lo era Nancy, ma mi emoziono subito, e così…»

Al sentire nominare la madre, Iris accentuò l’abbraccio e disse: «La mamma era una roccia e papà ne aveva grande stima, ma sappiamo bene entrambe che mi aveva anche viziato e, per lungo tempo, io ne ho approfittato. Ognuno di noi ha pregi e difetti, e sta a noi avere la forza di amare entrambe queste parti. Perciò io non ho problemi con le tue lacrime, zia, e anzi, mi dicono che sei sempre tu.»

«Si vizia sempre un po’, chi si ama tanto» chiosò Rachel, scostandosi dalla nipote per poi tergersi le lacrime col fazzoletto.

«Lo so, e infatti non darò mai la colpa a lei, ma solo a me stessa per essermi adagiata in quei vizi. Ora, spero di essere cambiata in meglio, e ho tutta l’intenzione di dimostrarlo» assentì Iris. «Mi accompagni all’aeroporto, o preferisci restare a casa?»

«Verrò. Anch’io voglio migliorarmi» ammiccò la zia, prendendo poi una delle valigie della nipote per portarla dabbasso.

Iris si caricò di altre tre borse mentre Gilbert e Roland – l’autista e il giardiniere – pensavano al resto del suo bagaglio.

La Bentley fu caricata in breve tempo e, insieme a Rachel, Iris partì alla volta del LAX per il suo imminente viaggio di ritorno.

Richard e Helen l’avevano salutata quella mattina, prima di partire per i loro rispettivi lavori. Liza, invece, la sera precedente l’aveva abbracciata con tutte le sue forze, promettendole di scriverle dal Gran Canyon, luogo in cui era andata in vacanza con le amiche.

Impiegarono quasi un’ora per raggiungere l’aeroporto e, quando infine si trovarono dinanzi al Cessna e al suo pilota, Rachel salutò Glenn per poi abbracciare un’ultima volta Iris.

«Chiamami non appena atterri… e anche tu, Glenn. Dammi un colpo di telefono per farmi sapere che sei rientrato tutto intero» sottolineò Rachel, facendo sorridere entrambi.

«La mia Samantha non è altrettanto solerte, sa, Mrs Wallace?» ironizzò l’uomo.

«Solo perché lei ci è più abituata, e sa come compartimentalizzare le cose. Io devo ancora imparare, perciò accontentami» replicò con candore Rachel, sorridendogli.

«Sarà fatto, allora» gli promise il pilota, salendo poi a bordo per accendere i motori.

Rimasta sola con la zia, Iris le disse: «Ci rivedremo presto, zia, perciò stammi bene fino ad allora, d’accordo?»

«Va bene» assentì la donna, dandole un buffetto sulla guancia prima di allontanarsi e tornare alla Bentley.

Iris percepì il profumo delle sue lacrime, ma non vi fece caso. La zia aveva già mostrato di voler migliorare se stessa, accompagnandola fino all’aeroporto. Quelle lacrime sapevano di vittoria, perciò Iris ne sorrise fiera e salì a bordo.

La sera precedente aveva telefonato a Dev per comunicargli l’orario previsto per il suo arrivo, e l’uomo le aveva assicurato che non sarebbe stato là ad aspettarla come un allocco preda di una pena d’amore.

Iris ne aveva riso fin quasi a farsi dolere le guance e, dopo avergli lanciato un bacio con lo schiocco – ricevendo insulti per diretta conseguenza – aveva chiuso la chiamata e si era apprestata a riposare.

Non voleva che Dev cambiasse per lei, perché Iris amava tutto di lui, anche quel suo lato così ruvido e imprevedibile.

Se ci fosse stato, lo avrebbe abbracciato e, se non ci fosse stato, sarebbe andata bene comunque.

Non era così insicura da volere un uomo sempre al fianco, in ogni momento della giornata, pronto a porgerle la mano per saltare una pozzanghera, e sapeva che per Devereux era la stessa cosa.

Non agognava ad avere una donna sempre in trepidante attesa di una sua parola. Preferiva di gran lunga una persona con i propri pensieri e le proprie idee, con cui lui avrebbe potuto confrontarsi.

Le mancava, certo, ma restava comunque se stessa, anche quando era con lui. Era Iris, finalmente, in tutte le sue sfaccettature.

Stare con lui la completava, e questo era bellissimo, ma aver ritrovato un equilibrio con la nuova se stessa era il traguardo più importante che avesse mai raggiunto.

Fu per questo che molte ore dopo, quando discese sulla pista sterrata del piccolo aeroporto locale di Clearwater, non si stupì più di tanto nel non trovare Dev ad aspettarla.

Senza porsi problemi, perciò, salutò Glenn e chiese un passaggio fino al campeggio, aiutando il suo zelante tassista improvvisato a caricare e scaricare tutti i suoi bagagli.

Nel ringraziare il giovane che l’aveva aiutata – uno dei meccanici che le avevano aggiustato il camper –, raggiunse infine la casetta della reception del camping per salutare Lucas.

Quando, però, non avvertì il suo odore, ma soltanto quello di Clarisse, si chiese dove egli fosse finito. Era raro che, a quell’ora del giorno, non si trovasse al suo posto di lavoro. Forse era in giro per il campeggio a sistemare qualche inghippo?

Nell’aprire la porta della baita di tronchi, Iris si esibì comunque nel suo miglior sorriso per rendere nota la sua presenza a Clarisse, ma comprese immediatamente che qualcosa non andava.

Il viso della madre di Lucas appariva tirato e stanco e, quando la vide, si coprì la bocca con una mano ed esalò: «Oh, cielo, Iris!»

Raggiuntala in pochi, rapidi passi, Iris la afferrò per le spalle, temendo di vederla crollare a terra per l’ansia e, turbata, le domandò: «Clarisse, cos’è successo?!»

«Julia! Julia è tornata!»

Quelle semplici parole raggelarono la giovane che, scostandosi lentamente da Clarisse, sgranò gli occhi e dovette aggrapparsi al bancone della reception per non crollare a terra.

Sorpresa, sconforto e confusione le balenarono sul volto in un susseguirsi caotico e, quando Clarisse le sfiorò un braccio per consolarla e, al tempo stesso, sorreggerla, Iris sobbalzò scioccata, esalando: «Spiegati, per favore.»

«E’ successo mentre Dev era al lavoro. Essendo Chelsey un licantropo, non aveva più alcun problema a lasciarla a casa da sola. Chi mai avrebbe potuto farle del male, ti pare?» scrollò le spalle la donna, ora più nervosa di prima. «Julia, invece, si è presentata a casa loro e l’ha portata via. Via, capisci?!»

Iris dovette stringersi le braccia attorno al corpo per trattenere la sete di sangue della sua lupa, oltre all’istinto protettivo del landvættir quale lei era grazie a Gunnar.

Prendendo grandi boccate d’aria, Iris si costrinse a sedersi e, a fatica, domandò con voce metallica: «Come sapete che è stata lei

Comprendendo al volo cosa stesse succedendo, Clarisse si portò alle spalle di Iris per praticarle un massaggio rilassante alle spalle e, tesa e preoccupata, asserì: «Lucas e Dev ne hanno riconosciuto l’odore. Inoltre, Dev aveva installato delle telecamere di sicurezza, un paio di anni fa, e dalle registrazioni ha potuto vedere cos’è successo.»

«Lucas non le ha avvertite avvicinarsi a Clearwater?» domandò turbata la giovane, mordendosi il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.

Il sapore metallico e forte del suo sangue la fece rabbrividire e, al tempo stesso, la portò a ringhiare a bassa voce mentre Clarisse, proseguendo nel massaggio, mormorava: «Deve averne controllato i movimenti per qualche tempo, per agire quando anche lui era assente da Clearwater. Non abbiamo saputo trovare altra spiegazione. Inoltre, c’è un altro problema. C’era anche Alyssia, con lei.»

Quella notizia non contribuì di certo a calmarla ma Clarisse, affondando maggiormente le dita nella sua carne, disse: «Respira, Iris, respira. Non lasciare che la rabbia abbia il sopravvento. Lucas e Devereux stanno setacciando il bosco alla loro ricerca. Le troveranno, vedrai.»

«Devo andare» mormorò Iris, risollevandosi a fatica dalla poltrona su cui era praticamente crollata. «Devo trovarla

«Ovviamente non ti fermerò. Come potrei? Ma ricorda questo, Iris. La vendetta ha molte sfumature e sono quasi tutte brutte, a lungo andare» le ricordò Clarisse, prima di batterle una mano sulla spalla.

«Devo raggiungere il mio Fenrir e proteggerlo, innanzitutto» dichiarò Iris, pur sapendo di non stare dicendo l’assoluta verità. «Solo dopo penserò a sistemare Julia. Dev non può farlo, e forse neanche Lucas, perché ha un cuore troppo buono, ma io sì che posso.»

«Oh, per come stanno le cose ora, penso che Dev potrebbe anche divorarla, tanto è furioso» replicò Clarisse. «Lucas mi ha detto che le tracce che hanno trovato puntavano verso nord-ovest, lungo la Clearwater Valley Road.»

Annuendo, Iris fece per correre fuori ma, prima di farlo, mormorò spiacente: «Ho lasciato tutte le mie valige all’ingresso. Sono molte, scusa tanto.»

Scrollando una mano, Clarisse ribatté: «Non mi importa se sono anche cinquanta. Vai, piccola, e non pensare a me. Trova quella bimba e proteggi il mio ragazzo, se puoi.»

«Lo farò» assentì Iris, lanciandosi letteralmente fuori dalla casupola per poi dirigersi a grandi passi verso il bosco.

Non era il caso di mutare in lupo nel bel mezzo di un campeggio gremito di ospiti.

***

Stordita dall’aconito, Chelsey riaprì a fatica gli occhi dopo un tempo a lei sconosciuto, e soltanto per ritrovarsi nel fitto del bosco, lontano da casa e dalla sua famiglia. Accantò a lei vide Alyssia e la donna che, a detta di quest’ultima, era sua madre. Julia.

Le fotografie che aveva sbirciato - non vista - nello studio del padre, ben nascoste in uno scatolone, le davano ragione, ma era difficile credere che quella donna fosse colei che l’aveva partorita.

In quel momento, coi capelli corti e scompigliati dalla corsa e gli occhi invasati quanto pericolosi, appariva sul chi vive, pronta a tutto pur di portare a termine la sua missione e ben decisa a uccidere chiunque l’avesse intralciata.

Alyssia, seduta al suo fianco su un tronco caduto, sembrava invece frenetica ed eccitata, una neo-lupa appena risvegliata a quel mondo e disposta a qualsiasi sacrificio pur di seguire la vecchia amica del cuore. La sua guida in quella folle impresa.

Mugugnando a causa del dolore – Julia l’aveva colpita alla nuca, quando aveva cercato di sfuggirle – Chelsey cercò di mettersi seduta per non dover respirare l’umidore della terra su cui era distesa, ma finì con l’attirare l’attenzione delle due.

«Bene, ti sei ripresa. Ora, vedi di fare la brava, o dovrò sedarti di nuovo» dichiarò Julia, lanciandole un’occhiata piena di risentimento.

«Potremmo scappare più agevolmente, se la lasciassimo a loro» sottolineò Alyssia, grattandosi nervosamente un braccio nell’osservare la sua guida con occhi tremebondi e ammaliati al tempo stesso. «Se tornassimo con i rinforzi, non avremmo problemi a riprendercela, e…»

«Lei è mia! Non la lascerò in un mondo di rozzi umani perché cresca in una gabbia. Ora che è un lupo, non ha più motivi per rimanere con suo padre. Dev ha avuto la sua parte di tempo, con lei. Ora tocca a me. Imparerà a obbedirmi come dovrebbe fare qualsiasi altro cucciolo, esattamente come hai fatto tu, Aly…»

L’amica assentì, piena di letizia all’idea che l’amica l’avesse voluta al fianco per quella missione che Julia riteneva così importante.

Non che Julia l’avesse mai trattata con gentilezza, o da sua pari, nel corso della loro travagliata amicizia, ma almeno si era accorta della sua esistenza. L’aveva vista, anni prima, e l’aveva voluta di nuovo con lei, adesso, in quel meraviglioso e selvaggio mondo che le aveva appena fatto conoscere.

Trovarsela dinanzi nel giardino della rehab – dove il padre l’aveva spedita dopo la vicenda legata a Iris – l’aveva sorpresa e confusa. Erano anni che non si vedevano, e aveva ormai dato per scontato che lei fosse morta.

Quando Julia le aveva spiegato i motivi della sua presenza, così come della sua fuga da Clearwater, si era detta felice di essere stata scelta per quell’impresa e, soprattutto, scelta dall’amica per diventare come lei.

Al suo nuovo risveglio come licantropo aveva gioito come mai nella vita, sentendosi più forte e più potente che mai. Julia, inoltre, si era complimentata con lei, mostrandole l’attenzione che, da sempre, aveva sognato.

L’aveva così stupita sapere da Julia della sua licantropia, così come di quella di Lucas Johnson!

Aveva sempre ritenuto Lucas una mezza calzetta e, anche complice il suo carattere così docile, non gli aveva mai dato troppo peso, né come uomo e neppure come persona in sé e per sé.

Saperlo un mannaro a sua volta, e colui che per primo aveva riconosciuto Julia come un suo simile, l’aveva resa più guardinga. Avrebbe dovuto proteggere la sua amica, se mai si fosse presentato dinanzi a loro.

Attesa la partenza di Devereux per recarsi al cantiere, quindi, avevano raggiunto la casa, scoprendo così della licantropia di Chelsey e, ahimè, della sua strenua decisione di non seguirle.

Julia, così, l’aveva colpita alla nuca con un colpo di taglio della mano e, con estrema attenzione, le aveva somministrato della polvere di aconito per tenerla buona.

«Non… non sei il mio capoclan…» riuscì a dire la ragazzina, fissando la madre con occhi intrisi d’odio e strappando Alyssia ai suoi ricordi.

«Accetterai nuove regole, d’ora innanzi. Ho atteso anni, perché tu raggiungessi l’età giusta per comprendere se saresti diventata come me o meno. Ho sofferto la solitudine mentre imparavo a conoscere me stessa e quale fosse il posto adatto per persone come noi ma, infine, ho trovato l’unica creatura che potessi seguire come un maestro, e che mi ha insegnato a essere un vero licantropo» dichiarò Julia, con occhi ebbri di esaltazione. «Lui ci guiderà verso una nuova esistenza, lontano dagli indecenti umani e la loro progenie.»

«Io… voglio stare con papà… e Iris…» singhiozzò Chelsey, disperata.

Julia scoppiò in una risata perfida, replicando: «Tuo padre è un lurido umano! E quella ragazza californiana non è da meno. Aly mi ha parlato di loro e della loro tresca. Starai meglio con noi, te lo assicuro.»

Preferendo non dire loro della licantropia di entrambi, ipotizzando potesse andare a suo vantaggio, Chelsey si limitò a mormorare: «Mi troveranno, e ve la faranno pagare.»

«Devi lasciarti alle spalle la tua esistenza umana per godere appieno del tuo lupo, Chelsey. Ti insegnerò ciò che è giusto tu sappia sul tuo lato animale e alla fine mi sarai grata, figlia mia» la rassicurò Julia, sfiorandole una spalla.

Lei si ritrasse appena e la donna, accigliandosi, tornò a volgere lo sguardo verso Alyssia che, contrariamente alla figlia, sembrava pronta a esaudire qualsiasi suo desiderio.

«Controlla che nessuno ci segua. Non voglio ficcanaso nei dintorni del nostro campo. Uccidili, se necessario, mentre io ti precedo. Farò in modo che la nostra guida ti invii dei rinforzi ma, nel frattempo, io dovrò allontanarmi con lei. Troverai la mia scia senza problemi, non temere» dichiarò a quel punto Julia, lanciando uno sguardo vacuo al bosco.

«Lo farò» assentì la donna, levandosi in piedi in tutta fretta mentre Chelsey esplodeva in un grido di rabbia, provando a rialzarsi per fermarla.

Julia, però, le coprì il viso con un pannetto imbevuto di aconito e, suo malgrado, Chelsey crollò senza forze, ormai prossima allo svenimento.

Raccoltala inerme da terra, la madre la prese in braccio dopodiché, amorevole quanto gelida, disse: «Imparerai come hanno imparato gli altri bambini, Chelsey. Imparano tutti, alla fine

La ragazzina sgranò gli occhi, confusa e spaventata, ansimando: «In che senso, tutti

Sprezzante di fronte alla sua occhiata raggelata, Julia asserì: «Pensi di essere l’unica ragazzina strappata a un destino infausto, passato in mezzo a umani inconsapevoli? Io e altri come me abbiamo creato un paradiso in terra per voi tutti, in cui potrete essere liberi di vivere come veri lupi, senza dovervi mai più nascondere.»

Chelsey rammentò le parole di Brianna riguardo ai lupi allontanatisi volontariamente dalla civiltà, e rabbrividì. Era questo che sua madre le stava proponendo? O c’era qualcosa di molto peggiore, nelle sue parole?

Vivere in mezzo alla foresta, dimenticando il suo lato umano a favore di quello animale? No, davvero non lo voleva. Lei era entrambe le cose!

Voleva essere un lupo come Iris, il papà e Lucas, ma vivere con i suoi nonni e i suoi amici! Non desiderava essere solo una cosa o l’altra.

Iniziando a piangere, Chelsey reclinò il viso e mormorò: «Voglio il mio papà…»

Julia sbuffò di fronte a quell’inutile richiesta e, gettandole un sacchetto di pelle conciata tra le mani, borbottò: «Mangia. Parli così perché sei affamata.»

Chelsey però lo scansò con un gesto rabbioso della mano e, ributtandosi a terra, si ripiegò su se stessa per ignorare la donna, sperando di prendere sonno e fuggire almeno nel mondo dei sogni.

Sapeva infatti che, nel mondo reale, non avrebbe mai potuto salvarsi da sola.

***

Devereux era fuori di sé dalla rabbia, oltre che spaventato a morte. Si sentiva un idiota al pensiero di aver lasciato da sola la propria bambina, convinto com’era che nessuno avrebbe potuto farle del male, a questo punto.

Tornare a casa per l’ora di pranzo e scoprire che, non solo Chelsey non era dove avrebbe dovuto essere, ma che la sua abitazione era pregna di due aromi che mai si sarebbe immaginato di trovare, lo aveva mandato nel pallone.

Altri lupi erano stati nella sua abitazione.

Subito, aveva controllato le videocamere a circuito chiuso che, tempo addietro, aveva fatto sistemare dentro e fuori casa e, sgomento, aveva scoperto un’atroce quanto imprevista verità.

Chiamato Lucas per metterlo al corrente della presenza di Julia nelle vicinanze, aveva poi avvisato Clarisse perché attendesse al posto suo l’arrivo di Iris.

Aveva bruciato di contrizione al pensiero di non essere presente al suo ritorno, ma ritrovare la figlia e impedire che le tracce di Alyssia e Julia diventassero fredde, gli era parso un imperativo inderogabile.

Guardare le due donne attraverso il filtro offerto dalle telecamere di sorveglianza, non aveva reso più facile attendere l’arrivo di Lucas.

Vedere Alyssia e Julia avventarsi su Chelsey per poi stordirla – avevano usato l’aconito? Ne erano dunque a conoscenza? – lo aveva quasi del tutto privato del controllo ma, anche se a stento, aveva resistito.

All’arrivo di Lucas, trafelato per la corsa in auto da Kamloops – dove si era recato proprio quella mattina per alcuni acquisti – aveva chiamato Rock perché lo coprisse con una scusa qualsiasi al lavoro, dopodiché erano partiti per avventurarsi nel bosco. A Clarisse avevano lasciato l’ingrato compito di rispondere alle giuste domande di Iris.

Ora, al fianco di Lucas e ben lontani da Clearwater, i due licantropi stavano setacciando la boscaglia per trovare le tracce olfattive delle fuggiasche.

«Avrei dovuto sapere che Alyssia sarebbe scappata alla prima occasione utile. Metterla in una clinica riabilitativa è stato un atto fin troppo generoso. Avremmo dovuto sporgere una denuncia effettiva, quando vi ha sparato» brontolò Lucas annusando l’aria, satura di odori a causa del vento che spirava da nord.

Dev scosse le spalle, replicando irritato: «E’ inutile pensarci adesso. All’epoca, lo facemmo per far mantenere un basso profilo a Iris. Chi se lo immaginava che Julia sarebbe ricomparsa dal nulla per rapire Chelsey e tirarsi dietro Aly?»

«Adesso capisco quando Duncan mi disse che, essere a capo di un clan, vuol dire avere occhi e orecchie in ogni direzione. E’ stata una leggerezza da parte mia» sbottò Lucas, snudando i denti per la rabbia.

«Siamo in due a doverci dare la colpa, allora. Anch’io ero d’accordo per non far rinchiudere in galera Alyssia. Inoltre, se Julia c’entra qualcosa con la fuga di Aly, dubito che i muri di una cella l’avrebbero mai fermata» dichiarò Dev, riprendendo a correre quando percepì l’odore di Alyssia. «Da questa parte. Stanno proseguendo tenendosi a ovest della Clearwater Valley Road.»

Lucas assentì e lo seguì nel bosco, saltando cespugli e piccoli rii con facilità estrema, lasciando che il suo lupo prendesse il sopravvento sull’uomo per muoversi con un’agilità e velocità maggiori rispetto al normale.

Si sentiva responsabile per ciò che era successo, e provava infinita vergogna perché Julia e Alyssia erano penetrate nel suo territorio senza che lui si accorgesse di nulla.

Solo ora iniziava a comprendere cosa volesse dire essere un capo, quanto fossero indispensabili le figure delle sentinelle, e quanto l’avere un branco coeso e forte fosse vitale. Era stato manchevole, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per dimostrare di essere degno di fiducia.

Quando, però, avvertì altri odori oltre a quello di Alyssia, sia Lucas che Dev si preoccuparono non poco e, accelerando il passo, quest’ultimo borbottò: «E’ troppo vicina alle Spahats Falls. Potrebbe aggredire dei turisti per rallentarci.»

«Sembra quasi che vogliano portarci a crederlo» assentì Lucas, accelerando il passo. «Non vorrei che fosse proprio questa, la loro idea.»

Dev si bloccò quasi di colpo, rischiando che Lucas gli andasse addosso e, sconcertato, esalò: «Si sono divise! Ecco perché avvertiamo solo la scia di Alyssia!»

«Che diavolo vogliono fare?» si domandò Lucas prima di guardare Dev, ringhiare frustrato e mormorare: «Dobbiamo prima di tutto bloccare Alyssia. Non possiamo rischiare che attacchi qualcuno. Sappiamo che Julia non farà del male a Chelsey, ma con Aly non possiamo mettere la mano sul fuoco. E’ come un cucciolo senza guida, e non credo che Julia le abbia detto di non attaccare gli umani.»

Dev percepì senza sforzo l’irrigidimento di ogni sua fibra muscolare e, pur se attraversato da un’ira così profonda da poter arrivare a uccidere, non poté che dare ragione al proprio Fenrir.

Alyssia era il pericolo principale, in quel momento. Chelsey, per quanto sola con Julia, non rischiava nell’immediato.

Stringendo i denti fino a farli sanguinare, Dev ringhiò roco per poi scaricare un pugno a un incolpevole abete, che si spezzò sotto l’impeto della sua rabbia, finendo con il crollare sulle piante vicine.

Lucas non disse nulla, comprendendo più che bene la sua frustrazione e, dopo un attimo ancora concesso a Dev per recuperare la calma, riprese la sua corsa per raggiungere Alyssia.

«Giuro che la ammazzerò, stavolta…» sibilò Dev, livido in viso per l’ira.

«Di certo, non ti fermerò» sbottò Lucas, imprecando subito dopo.

Aumentando la velocità, Dev lasciò che l’odore di Alyssia divenisse la sua unica priorità. Quando però ravvisò l’ormai prossima vicinanza con l’enorme parcheggio che si trovava nei pressi della cascata, fece segno a Lucas di accerchiare la donna in modo tale che non potesse raggiungere i turisti.

Lucas si spinse sulla destra, mentre Dev proseguiva diritto, speranzoso – grazie alla sua maggiore velocità – di poterla raggiungere in tempo.

“Alla tua sinistra, Dev!” gli urlò nella mente Lucas, mettendolo in allarme.

Acuendo lo sguardo, l’uomo notò tra il fitto bosco la sagoma indistinta di una donna, piegata in avanti in una corsa sfrenata quanto selvaggia.

Lasciandosi dominare dalla sua parte animale, permise ai suoi istinti primari di avvolgerlo e, come il predatore quale era, si abbatté su di lei con tutta la sua forza.

Alyssia e Dev, quindi, divennero un tutt’uno, ruzzolando tra il sottobosco e contro i trochi di abeti sitka, artigliandosi a vicenda per difendersi e attaccare al tempo stesso.

Fu l’intervento di Lucas a dividerli, e a decretare la fine della rissa.

Senza troppi complimenti, Lucas afferrò Alyssia alla collottola e, con forza, la scaraventò contro un tronco, strappandole ogni stilla di ossigeno dai polmoni.

Febbricitante di rabbia, Dev fece per tornare ad aggredirla ma il suo Fenrir lo bloccò, fissando gelido la donna rannicchiata a terra.

Pur se ferita e sanguinante, Alyssia si sollevò sulle mani con aria di sfida e, fissando i due uomini dinanzi a lei, sibilò: «Siete due idioti… proprio come aveva previsto Julia, avete pensato agli umani prima che a Chelsey. Curioso, comunque, trovare te nelle vesti di mannaro, Dev.»

Ciò detto, ghignò all’indirizzo di Devereux e sputò a terra saliva e sangue in spregio alla sua novella doppia identità.

«Qualsiasi vita è importante, Alyssia. E’ questo che ci differenzia da voi» sottolineò Lucas, sprezzante.

«Poco importa. Vi ammazzerò entrambi e poi la raggiungerò al campo, dove vivremo libere da vincoli e dal puzzo degli umani» sbottò Alyssia, rimettendosi in piedi a fatica.

Lucas, però, le rise in faccia e replicò: «Sei lupa da quanto? ...una settimana? un mese?…e già sputi nel piatto in cui hai mangiato per una vita? I tuoi genitori ti hanno protetta per tutta la tua esistenza, e tu li ringrazi inveendo contro ciò che ti hanno dato?!»

«Se mi avessero amata come amavano Jeremy, non li avrei odiati così tanto!» gli urlò contro Alyssia, perdendo la pazienza.

«Cosa c’entra tuo fratello, adesso? E’ morto da quasi vent’anni» borbottò Dev, accigliandosi.

«Lui si prendeva tutte le attenzioni, e a me non rimaneva nulla… nulla!» gli sputò addosso Alyssia, muovendosi per attaccarlo.

Lucas, però, glielo impedì, bloccandola con la Voce del Comando e Alyssia, nonostante tutto, fu costretta a obbedire, fissandolo comunque con un odio viscerale dipinto negli occhi di pece.

«Cosa stai cercando di dirci, Alyssia? Cosa c’entra Jeremy con tutto questo?» domandò Lucas, imprimendo il tono del comando nella sua voce.

Alyssia imprecò, si dimenò per non rispondere ma, suo malgrado, dovette dar seguito alle richieste di Lucas.

Fu così che ammise con loro l’omicidio del fratellino, affogato nel Dutch Lake per mano sua.

Con una dovizia di particolari davvero agghiacciante – mista alla follia più pura – Alyssia spiegò come avesse congeniato quel piano ma come, a sorpresa, le si fosse rivoltato contro.

Ansimante e stremata dal peso della Voce, la giovane ringhiò: «I miei genitori lo piansero, e lo piansero, senza mai rendersi veramente conto che io ero ancora lì. Non pensarono mai di riversare le loro attenzioni su di me, perché erano troppo depressi e spezzati, per farlo. Così li odiai ancora di più… fu Julia a darmi ciò che mi mancava e, solo per questo, io le sarò fedele a vita!»

«Non riesci a capire che ti ha solo sfruttata?!» esclamò Dev, furioso. «Ci ha sfruttati entrambi, e ha abbandonato sua figlia quando le è tornato comodo!»

«Doveva prima ritrovare se stessa e, ora che è forte e libera, potrà prendersi degna cura di Chelsey» replicò serafica Alyssia.

«Sei pazza» sentenziò sconvolto Devereux, scuotendo il capo per lo sgomento.

«Sei ancora in tempo per cambiare idea, Dev. Rifuggi gli uomini e vieni con noi. Io e Julia saremo le tue lupe, e tu potrai crescere Chelsey lontano dall’odio e dalla discriminazione» gli propose allora Alyssia con tono sottomesso.

Dev, però, la fissò con estremo disgusto e replicò: «Non mi abbasserei a toccarvi neppure se foste le ultime due donne rimaste sulla faccia della Terra.»

Accigliandosi, Alyssia ringhiò: «Cosa dirai, allora, alla tua puttana umana, quando sarà troppo difficile trattenere il lupo che è in te? La muterai per poterla rendere schiava di una vita a metà?»

Scoppiando a ridere con una certa cattiveria, Dev replicò: «Iris è lupa da più tempo di te, ed è stata così coraggiosa da mettere a rischio il suo segreto, e se stessa, soltanto per aiutare Chelsey. Lei è, e sarà, l’unica donna – e lupa – che io mai sfiorerò e amerò, e questo perché la ammiro e la rispetto, oltre ad amarla come non ho mai amato Julia.»

«Allora muori con lei, visto che non sei in grado di essere un vero lupo» decretò Alyssia, estraendo dalla tasca dei pantaloni una Beretta Tomcat nichelata.

Prima ancora che potesse sparare, però, Lucas la bloccò con la Voce del Comando e, furioso come non mai, ringhiò: «Ti sei giocata la tua ultima carta, con questa stronzata, Alyssia. Ora assaggerai il mio lato peggiore.»

Bloccata con ancora il braccio a metà del suo percorso, la giovane lo fissò tremante e confusa e, con voce resa roca dall’odio, sibilò: «Lasciami andare!»

«Non ci penso proprio. Adesso, mi obbedirai per filo e per segno e, se non mi piaceranno le tue risposte, vedrai l’abisso dietro di te, e poi più nulla» la minacciò Lucas, vedendola finalmente impallidire.

Dopo un attimo di teatrale sospensione, Lucas sibilò: «Dimmi dov’è Chelsey

Alyssia uggiolò dolorosamente, crollando su un fianco mentre il suo corpo veniva squassato dai tremiti e Dev, rabbrividendo a sua volta, borbottò: «Cristo, Lucas, vacci piano con la Voce…»

«DIMMELO! ORA!» gridò subito dopo Lucas e Alyssia, con uno strillo carico di dolore, crollò nuovamente sul sottobosco ricoperto di aghi di pino. Piangendo, spezzata e vinta, cominciò a parlare.

«Morirete, se vi avvicinerete al campo. Non avete speranze… sono troppi, per voi. Chelsey diventerà una lupa libera e felice, lontana dalle ipocrisie dell’uomo» mormorò ansimante Alyssia, fissando con odio puro il volto contratto di Lucas.

«Dove la sta portando?» ripeté per la terza volta Lucas.

Alyssia si strinse le mani al petto, ormai priva di forze, e gorgogliò: «Al nord. Vicino al McDougall Lake.»

Lucas, allora, squadrò preoccupato Dev e borbottò: «E’ parecchio distante da qui. Julia ci ha trascinati lontani da lei, sacrificando Alyssia per poter avvicinarsi ai suoi alleati. Forse, ha pensato di usare Aly fin dall’inizio, sapendo che io avrei tentato di impedirle di portare via Chelsey. Creando un’esca, mi ha attirato lontano perché non potessi nuocerle.»

«Lei mi aspetta» lo rimbeccò irrispettosa Alyssia, ridendogli in faccia.

«Non credo proprio. Tu non ti muoverai da qui finché non deciderò diversamente» replicò Lucas, gelido quanto lapidario.

«Tu non puoi ordinarmi…» iniziò col dire Alyssia prima di venire schiacciata a terra da una forza terrificante, che la fece urlare di dolore. «Come puoi?! Come, dimmelo!»

«E’ il mio dono e il mio peso…» mormorò Lucas, fissandola con astio in quegli occhi iniettati di rancore. «…ma questo tu non puoi saperlo, visto che Julia ti ha raccontato solo una parte della storia.»

«Muterò in lupa e mi trascinerò fino a lei…»

«Muta pure, ma nulla cambierà. Rimarrai qui fino a mio nuovo ordine, perché tu non puoi nulla contro di me» dichiarò lapidario Lucas.

Alyssia, allora, gli rise in faccia e replicò acida: «Julia è cento volte più coraggiosa di te! Non si abbasserebbe mai a usare un vantaggio del genere sul proprio nemico.»

Scrollando le spalle, Lucas allora la lasciò andare e, come una furia, le si avventò contro, esclamando: «Affronta la ferocia di un lupo, allora!»

Alyssia mutò in lupo per respingere l’attacco in forma umana di Lucas, ma a nulla servì l’essere diventata una lupa, messa di fronte alla forza primigenia del licantropo lanciato contro di lei.

Dev lo lasciò fare, ben sapendo che Alyssia aveva messo in dubbio le sue capacità decisionali, con quella provocazione, e spettava solo a lui mettere in chiaro la verità.

Fu comunque difficile vedere l’amico combattere a mani nude contro quell’enorme lupo maculato, pur se cosciente della sua reale forza.

Con tutta probabilità, se Rock fosse stato presente, avrebbe dato di matto. Era un bene che, almeno per il momento, Lucas non lo avesse mutato in lupo.

Alla vista del suo compagno impegnato nella lotta, non avrebbe saputo trattenersi, e avrebbe rischiato il tutto e per tutto per evitargli delle ferite, o peggio, finendo però per mettere in pericolo se stesso.

Seguendo il combattimento con lo sguardo, Devereux non ebbe comunque alcun dubbio su chi avrebbe vinto e, pur provando odio nei confronti di Alyssia, non fu lieto di saperla già perdente.

Julia l’aveva manipolata, sfruttando le sue debolezze per una vita intera. Anche adesso, l’aveva spinta contro un altro lupo con la quasi totale certezza che avrebbe perso.

Nessun giovane licantropo avrebbe potuto tenere testa a un qualsiasi mannaro anziano e Lucas, di fatto, lo era più di tutti loro messi assieme, poiché che era nato così. Essere Fenrir, inoltre, gli conferiva una forza che nessun lupo normale avrebbe mai potuto avere.

Il gap tra i due contendenti, non a caso, divenne sempre più evidente finché, nel lento procedere della lotta, Alyssia non riuscì più a mantenere la sua forma di lupo, mutando nuovamente in donna.

Ricoperta di ferite ed ecchimosi, aveva in gran parte perso la bellezza che l’aveva sempre contraddistinta, e la rabbia che ne sfigurava il volto completava l’opera.

Quella non era più Alyssia. Era una creatura guidata solo dai suoi più bassi e laidi istinti.

«Ora, basta, Alyssia. Hai perso. Non ha più senso lottare» sentenziò Lucas, il viso percorso da un’infinita tristezza.

Lei, però, scosse il capo con violenza e, rimessasi in piedi con fare caracollante, gli urlò contro: «Non guardarmi come se fossi mio padre!»

«Ti guardo come guarderei qualsiasi creatura persa in una bugia» replicò Lucas, allungandole una mano.

Alyssia indietreggiò di fronte a quell’offerta di pace e, terrorizzata, scosse la zazzera di capelli che le ricadeva come una mantello sul volto e le spalle, sibilando: «Non mi toglierete la libertà. Non farò mai più ciò che non voglio!»

L’attimo seguente, sorrise vittoriosa e, sorprendendo sia Devereux che Lucas, annullò la distanza che la separava dallo strapiombo e si gettò dabbasso, andando a schiantarsi sul fondo del burrone, a poca distanza dal Spahats Creek.

«Cristo Santo…» ansimò sgomento Devereux, guardando verso il basso prima di sentire Lucas imprecare.

Guardandolo a mezzo, mormorò: «Amico, non voleva essere salvata. Non puoi fartene una colpa.»

«Avrei potuto tramortirla» replicò Fenrir.

«E per cosa? Per vederla fuggire alla prima occasione? Alyssia non ha mai voluto la vita che le è stata donata alla nascita, ma una che non avrebbe mai potuto avere. Anime così sono destinate soltanto a soffrire» dichiarò Dev, battendogli una mano sulla spalla.

Lucas assentì dopo alcuni istanti e, mentre le prime voci sgomente si levavano dai poco distanti punti di osservazione della Spahats Falls, Dev mormorò: «Andiamo. Qui non possiamo fare più niente.»

Le urla dei turisti si elevarono per forza e virulenza, e fu con questo coro infernale alle spalle che i due licantropi si allontanarono dal luogo in cui Alyssia aveva esalato il suo ultimo respiro.

 

N.d.A.: eccoci di nuovo con  Iris e soci! La pacchia è finita, per così dire, e i nostri amici devono affrontare la peggiore delle loro paure... il rapimento del membro più debole del loro piccolo branco!

Alyssia e Julia hanno giocato subdolamente le loro carte, preferendo non attaccare direttamente, ma aggirando l'ostacolo per poter avere libero accesso a Chealsey senza combattere. Julia, però, non ha esitato ad abbandonare la compagna, una volta riottenuta la figlia e Alyssia ha dovuto affrontare - impreparata - le ire di un Fenrir e del suo secondo.

Iris, nel frattempo, si è messa sulle loro tracce non appena saputa la notizia... li raggiungerà in tempo per unirsi alla lotta, o Dev e Lucas risolveranno tutto prima del suo arrivo?

  
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