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Autore: Dominil    26/07/2009    4 recensioni
Quando finalmente la mia visuale aveva cominciato ad aprirsi, avevo subito notato Matt al centro del palco con entrambe le braccia nude in alto, i tatuaggi sgargianti che scintillavano sotto le luci colorate. Portò il microfono vicino alle labbra e riprese a cantare, godendosi il suo pubblico. Allungò la gamba destra fino a posarla sulla cassa davanti a lui spostando il peso in avanti e per un attimo venni attirato dalla forma tonica e perfettamente delineata della sua gamba, ben fasciata dal tessuto nero e aderente dei pantaloni.
Mi avvicinai a lui continuando a suonare, gli sorrisi per un istante e poi mi concentrai sulla folla in delirio, sorridendo e atteggiandomi come avevo sempre fatto.
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Nel circo ho tutto
E vivo solo di quel che sono.

*Accenni Bratt*
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matthew Shadows, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Il Pagliaccio.
Autore: me medesima u.u
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e bla bla bla…
Rating: Giallo.
Pairing / Personaggi: Synyster Gates, Matt Shadows.
Avvertimenti: Accenni di slash.
Note: One-shot, song-fic.
La canzone, che da anche il titolo a questa shot è Il Pagliaccio, di Cesare Cremonini.
Enjoy it.
 
 
 
Coriandoli colorati coprivano il palco e la mia vista ormai cieca, mentre le prime note di A Little Piece Of Heaven uscivano fuori dagli amplificatori, si diffondevano nel palazzetto, e scuotevano le anime di tutte quelle persone che erano lì, probabilmente a centinaia di chilometri dalle loro case, solo per noi; quelle stesse persone che ci seguivano su e giù per il mondo, che ci amavano, che ci facevano sentire a casa…
Le mie dita si muovevano lente sulle corde, mentre volgevo la testa a destra e a sinistra alla ricerca di Matt di cui sentivo solo la voce esplodermi nelle orecchie tramite gli auricolari. Quei coriandoli che ancora continuavano a scendere quasi come fosse fiocchi di neve, erano l’unica barriera che in quel momento mi dividevano da lui.
Feci un paio di passi in avanti fino a salire su una cassa, continuando a suonare mentre passavo in rassegna le ragazza in prima fila con uno dei miei sorrisi sghembi che tanto piacevano al grande pubblico.
Tornai per un paio di minuti a tenere il viso fisso sulle corde, leccandomi le labbra mentre eseguivo alcuni complicati accordi.
 
Ma infondo io sto bene qua
Tra le reti del mio circo che non va

Ma infondo io sto bene qua
Trovando in quel che sono
Un po' di libertà

 
Quando finalmente la mia visuale aveva cominciato ad aprirsi, avevo subito notato Matt al centro del palco con entrambe le braccia nude in alto, i tatuaggi sgargianti che scintillavano sotto le luci colorate. Portò il microfono vicino alle labbra e riprese a cantare, godendosi il suo pubblico. Allungò la gamba destra fino a posarla sulla cassa davanti a lui spostando il peso in avanti e per un attimo venni attirato dalla forma tonica e perfettamente delineata della sua gamba, ben fasciata dal tessuto nero e aderente dei pantaloni.
Mi avvicinai a lui continuando a suonare, gli sorrisi per un istante e poi mi concentrai sulla folla in delirio, sorridendo e atteggiandomi come avevo sempre fatto.
 
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Nel circo ho tutto
E vivo solo di quel che sono

 
Quello era il personaggio di Synyster Fuckin’ Gates, spavaldo e sicuro di sé, il dio della chitarra e il re indiscusso del palco, una sottile maschera di trucco che proteggeva e nascondeva Brian Haner, un ragazzo che amava solo divertirsi.
Feci cenno di sì con la testa come se la sapessi lunga e mi spostai indietro, prima di spostarmi verso destra dal mio fido Vengeance.
Terminai la canzone e il concerto accanto a lui. Matt salutò il pubblico, lo ringraziò e gli diede la buonanotte prima di scappare nel backstage, poi io tornai al mio posto iniziale e salutai i fan insieme a Zacky, alzando la chitarra. Subito corsi via anch’io, non prima però di aver recuperato la bottiglia di birra ancora mezza piena che avevo lasciato su un amplificatore a metà concerto.
Non appena sorpassai quella porticina che ridava nelle quinte, fu come se fossi stato svegliato di colpo dal sogno più bello della mia vita, come se mi avessero riportato brutalmente nella realtà prendendomi a calci nel culo.
Il sorriso figo che avevo sulle labbra si trasformò in un ghigno soddisfatti e i miei occhi divennero piccoli e stanchi.
Dietro di me sentii arrivare Zacky, Johnny e Jimmy ma non mi voltai, attirato ancora dalle grida sempre più lievi dei fan, le uniche cose che mi tenevano ancora aggrappato al sogno, che mantenevano in vita Synyster Gates.
Perché senza di loro, senza i fan, Synyster Gates non aveva motivo di esistere.
C’erano solo Brian e il suo straordinario talento.
Vidi Matt correre verso Val e abbracciarla, per poi scoccarle in bacio sulle labbra. Provai a deglutire ma la mia gola era secca e arsa perciò presi un sorso di birra dalla bottiglia che avevo ancora in mano ma la mia salivazione però era ancora a zero.
Con un sospiro mi diressi nel mio camerino, sbattei la porta con un’aria da star scazzata come facevo sempre, e mi abbandonai sulla sedia davanti allo specchio.
 
E sullo specchio del camerino
Mi faccio della stessa droga per cui vivo,

La vanità
 
I miei occhi non resistettero alla voglia di sbirciare la figura riflessa, di soffermarsi sul trucco nero un po’ sbavato agli angoli delle palpebre. Corrugai la fronte guardando le rughe d’espressione che venivano a formarsi e poi distesi la pelle, ripetendo queste azioni più volte senza motivo, fino a quando non decisi di cominciare a struccarmi.
 
La sera quando mi sciolgo il trucco
Riscopro che sono un pagliaccio
anche sotto
 
Non appena l’eyeliner cominciò a venir via, sentii Synyster morire e Brian tornare a vivere dentro di me, come una sorta di io egemone.
Quando tornai ad essere me stesso e fui psicologicamente pronto, tornai dagli altri che stavano ancora festeggiando la riuscita del concerto. Guardai subito Val sul divanetto, con la testa appoggiata sulla spalla di Matt che le accarezzava i capelli con dolcezza.
Lei si voltò verso di me sorridendo, e io non potei fare altro che altrettanto, nonostante la odiassi. La odiavo perché era seduta su di Matt, stava respirando il suo profumo e si godeva le sue coccole mentre io continuavo ad immaginarmi al suo posto.
“Ehi Val.” le dissi sedendomi al suo fianco. “E’ un piacere averti di nuovo in tour con noi.”
“Anche per me.”
 
Sono il pagliaccio e tu il bambino
Farò pagare caro ad ogni uomo il suo sorriso

 
Seguirono un altro paio di sorrisi e poi anche gli altri si unirono alla conversazione, ridendo e scherzando come al solito. Io però non mi sentivo a mio agio in quella stanza e in quella situazione, ma soprattutto nel mio corpo.
E faceva strano rendersi conto di avere una maschera, anche essendo me stesso.
   
 
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